Corriere Vicentino Marzo 2012

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fece un bellissimo gol, quello dell’1 a 1 che ci portava in finale. La cosa più bella di Vicenza era che la gente si identificava in questa compagine di ragazzi che aveva voglia di farcela. Era la voglia della gente comune, è stata come una trasposizione della realtà sul campo”. A Vicenza si forma il gruppo storico. Con Mimmo Di Carlo, Fabio Viviani e capitan Giò Lopez. I quattro moschettieri. Murgita e Viviani protagonisti di un programma radiofonico “Attenti a quei due” e con Mimmo Di Carlo sono in vacanza a Londra mentre avviene il passaggio di proprietà della società all’Enic. “Quasi quasi andiamo a vedere i nuovi padroni” si dicono. Un legame forte tra compagni, “con un grande senso di appartenenza ai colori biancorossi che erano parte di noi” ricorda. È lì che diventa speciale il legame con Di Carlo, che vorrebbe Murgita a Mantova quando lo allena: “mi rinfaccia ancora di non aver accettato”. Le strade si incrociano comunque, dopo i due anni di Murgita in panchina a Rapallo nei Dilettanti. “Mi sono serviti come esperienza formativa, ho imparato molto”. Così arriva al Mantova come secondo di Di Carlo. E da lì inizia una nuova storia. Parma, Chievo Verona, nel 2010 alla Sampdoria e dallo scorso anno nuovamente al Chievo. “Vicenza? Non è detto che non si possa tornare a fare imprese come la nostra. Dipende sempre dalle motivazioni. Allora coincise tutto: organizzazione societaria e tecnica, il riavvicinamento della gente alla squadra… Ancora oggi mi stupisco quando su internet vedo tra le stagioni migliori del Vicenza le nostre. Insieme a quelle di Paolo Rossi e del Real Vicenza. E pensare che tifavo per la squadra di G.B. Fabbri” Corriere Vicentino |

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vicenza

Roberto Murgita

Scheda Roberto Murgita allenatore 2004-2005 2005-2006 2006-2007 2007-2008 2008-2010 2010-2011 2011-

biancorossa

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a ripreso con la videocamera la sua casa a Vicenza prima di lasciare la città. Era l’estate del 1997 e Roberto Murgita, dopo i successi ottenuti in biancorosso (la serie A e la Coppa Italia), viene ceduto al Piacenza. Per lui, genovese doc, classe 1968, che proprio a Vicenza ha raggiunto il top della carriera, un passaggio inaspettato. “Il distacco per me, rispetto ad altri compagni, fu molto più traumatico – racconta – mi sentii in qualche modo tradito dalla società. Non pensavo di essere sul mercato, mi sentivo importante per la squadra soprattutto quando si doveva rinunciare a giocatori come Lopez, Sartor, Maini. Invece fui oggetto di scambio per arrivare a Luiso. Non la digerii. Poi col tempo capii che c’era una ragione economica e per trovare un altro attaccante che facesse gol l’unico modo era uno scambio. Ricevetti una chiamata di Guidolin, un attestato di stima che mi consolava in qualche modo”. Del resto staccarsi da Vicenza significava lasciare qualcosa di importante. La carriera calcistica di Murgita (Genoa, Legnano, Pro Vercelli, Massese e ancora Genoa) è esplosa proprio qui. “Arrivavo dopo quasi nove mesi di panchina a Genova e quindi con tutte le motivazioni possibili. È stato Gasparin a portarmi a Vicenza. Ero al calcio mercato per firmare con l’Ancona quando arrivò la proposta della società biancorossa e, ricordando il calore dello stadio e dei tifosi visto con la Massese, accettai”. Roberto Murgita arriva a Vicenza in serie B nel 1994, fresco di matrimonio con Emanuela, e in biancorosso diventa Roby Bum Bum. “Dopo un’estate ricca di gol e di promesse, parte il campionato e… blocco totale, non riesco a segnare. Poi saranno 19 + 1, quello non visto contro l’Ancona per un buco nella rete”. Tante soddisfazioni. La promozione, lo stadio carico, trainante. E poi in A contro il Milan, la vittoria sulla Juve. Il 2 a 0 con la Lazio di Zeman. E ovviamente la Coppa Italia. “Il mio gol in semifinale col Bologna al Menti. E poi la sofferenza del ritorno, io ero squalificato. Ricordo la gioia di Cornacchini che

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