Corriere Vicentino dicembre 2017

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Copia omaggio / anno XVII - dicembre 2017

EROI DELLO SPORT


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EDITORIALE

VEDIAMOCI CHIARO di STEFANO COTROZZI

N

on è del tutto chiaro come si pronunci la parola Pfas, se accentuando la “p” iniziale con un suono duro, quasi fosse Eta Beta a pronunciarlo, oppure con una “f” sibilante come il suono di una gomma che si sta lentamente sgonfiando. Quello che è certo è che negli ultimi anni questa parola è entrata nel nostro vocabolario quotidiano incutendoci via via un timore sempre maggiore, come riescono a fare certi acronimi usati per indicare qualche brutta malattia conosciuta solo dai medici e non da noi poveri mortali. A dire la verità in questo caso neanche i medici o i chimici hanno le idee ben chiare. Sugli effetti dei Pfas spesso ci sono opinioni contrastanti, non c’è una risposta ufficiale della scienza e questo fa ancora più paura, come quando da piccoli dovevamo aprire la porta di una stanza buia e non sapevamo cosa ci fosse dietro. Nel gioco dei colori con cui abbiamo imparato a individuare le aree a rischio, sembra tutto molto facile. Se sei della zona rossa pericolo massimo, hai perso, se invece capiti nella zona gialla ti puoi ancora salvare (forse) e poi c’è la zona verde, quella della salvezza, quella del “Chi se ne importa, è un problema vostro tanto noi siamo stati fortunati”. Ecco, siamo davvero sicuri che le zone verdi siano prive di Pfoa (sottotipo della famiglia dei Pfas)? Il gioco dei colori si sta trasformando nel gioco dello scaricabarile, in questo caso tra Stato, Regione, Ulss e Comuni. Chi si deve prendere in carico le analisi o la responsabilità di dare una risposta certa ai cittadini? Il fatto che in un comune della zona rossa come Lonigo il limite imposto sia 40 nanogrammi per litro, mentre ad Arzignano che si trova nella zona verde sia di 60, ci lascia particolarmente perplessi. Perché un limite più alto proprio dove non ci dovrebbe essere inquinamento? Secondo Greenpeace, che ha effettuato le analisi in una scuola pubblica di Arzignano, il dato riscontrato è 77 nanogrammi per litro di Pfoa. Ma il dato è confermato anche da noi che abbiamo commissionato a nostra volta un’indagine. Ci è stato spiegato da Regione e Comune che un solo prelievo non è sufficiente, che bisogna monitorare la situazione per un lungo periodo. Mah, sarà realmente così? A noi resta un forte dubbio e nel frattempo le vendite di acqua nei supermercati sono a pieno regime.

Mensile d’informazione Registrazione del Tribunale di Vicenza n° 965 del 12-01-2000 Bericaeditrice s.r.l. Direttore Responsabile Stefano Cotrozzi. Vicedirettore Nicoletta Mai. Redazione: Guido Gasparin, Giuseppe Signorin, Elia Cucovaz, Davide Ghiotto, Carlo Calcara e Laura Masiero. Editorialisti Alberto Fabris, Gianfranco Sinico, Francesco

Meneghini e Luisa Nicoli. Art director Alice Molon Foto di copertina Alberto Saltini Stampa: Centrooffset Redazione e Sede legale Piazza Campo Marzio, 12 - 36071 Arzignano (VI) tel. 0444 450693 fax 0444 478247 e-mail: info@corrierevicentino.it Per la pubblicità: Federico Hanard 335 5293582

SOMMARIO INCHIESTA

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Eroi dello sport

INTERVISTA 14

Christian Maggio

ARZIGNANO 18

Arzignano tra i PFAS?

MONTECCHIO 26 Passione Nordic Walking

CHIAMPO 30

30 anni di Fibrosi Cistica

MONTORSO 32

Il nuovo Parroco

MONTEBELLO 33

Hollywood a portata... di spazzola

ZERMEGHEDO 34 Legno, vernice e rock ‘n’ roll

ALTA VALLE 37

Da Altissimo alla vetta del mondo

SPECIALE CONCIA 40

© 2017 Le immagini ed i testi sono di proprietà riservata della rivista. Ne è vietata a tutti la riproduzione totale o parziale e l’uso pubblicitario in altra sede. L’editore è a disposizione dei proprietari dei diritti su eventuali immagini riprodotte, nel caso non si fosse riusciti a reperirli per chiedere debita autorizzazione.


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4 | DICEMBRE 2017 | CORRIERE VICENTINO | OPINIONI


BUFALA LA

FRANCESCO MENEGHINI

C

i siamo. È arrivato quel periodo dell’anno durante il quale anche gli ultimi ritardatari si accingono a sistemare in casa gli addobbi natalizi, primo fra tutti il tradizionale presepe. Una volta sistemata la capanna, si posiziona all’interno la Sacra Famiglia accompagnata da due bizzarri ospiti: un bue e un asinello che, pur emettendo un gradito calduccio, non sono mai menzionati nel racconto biblico. Ad una certa distanza si intravedono già dei personaggi esotici (uno pare essere addirittura africano), si tratta dei tre Magi. Questi sì che compaiono nella Bibbia, ma

BUFALE E ASINELLI in nessun punto si dice che fossero effettivamente tre, e men che meno se ne citano i nomi, praticamente ogni chiesa cristiana gliene assegna di diversi. Per gli amanti della botanica, immancabile un vaso con Stella di Natale; da tempo gira la convinzione che sia altamente tossica per animali e bambini se ingerita: è un falso senza alcun fondamento, non essendo noti casi di intossicazione. Per quanto mi riguarda, mi limiterò ad andare contro la tradizione celta/germanica dell’abete rosso, optando per un magnifico cactus addobbato in soggiorno. Buon Natale!

G

OPINIONI RANCORN NF E A I

R

M

a vuoi vedere che sto giro tortroppo: “radunò una decina di persone: l’edicolante, il fruttivendolo del quartienerò a svolgere il mio diritto-dovere di cittadino? Vuoi re, un paio di parenti, un pensionato…” vedere che questi giovani rampanti che ho il naso sullo schermo e trattengo il stanno spazzando via l’inguardabile respiro per non appannarlo: “Le loro riKasta, col loro giovanile entusiasmo, sposte furono molto aspre..”, “mandai la loro voglia di pulizia, porteranno un un messaggio a Virginia: sulle Olimpiavecchio cinico e disindi nessuna esitazione, N R E O8 INT linea durissima. La cantato come me a stragrande maggiotornare alle urne? Ma guarda, proprio ranza dei romani sta adesso, ho sotto agli dalla nostra parte”. occhi un estratto Dunque: le Olimpiadi dell’ennesima fatica a Roma non si fanno editoriale dell’enfant perché il meccanico prodige della new di Di Battista, con i ALBERTO FABRIS wave politica italiana. DIREI DIRETTISSIMA suoi amici, ha bocciaEccolo, il Di Battista, to l’idea. Democrazia detto Dibba, come spiega il no di Roma diretta, si chiama, direi direttissima. (e quindi dell’Italia) alle Olimpiadi: Bene, sarà in primavera, probabilmen“Decisi di telefonare a Massimo, il mio te, e io me ne starò a casa, sarà sicurameccanico, e gli chiesi di radunare un mente una domenica di sole, addenterò po’ di amici…” Eh? Mi avvicino allo una bistecca di soia dall’aspetto discuschermo del computer come se faticastibile, dalla tv i dati sull’astensione dal voto, toh: in aumento. si a vederci, ma ci vedo benissimo, pur-

GIANFRANCO SINICO

TEMPUS FUGIT

H

o pochi capelli e una barba bianca, una pinguedine rispettabile, un amabile assortimento di rughe, vivo di pensione… insomma galleggio in quella che chiamano la terza età. E capita spesso, mentre sono allo sportello dell’Ufficio Postale, di percepire nel diffuso brusio qualche lamentela sollevarsi dalla fila in attesa dietro di me. “Ci si mettono anche i pensionati, a farci perdere tempo… Con tutto il tempo che hanno questi vecchiardi…” Cari ragazzi, siete voi che avete più tempo di noi vecchiardi. Il nostro tempo sta per scadere e conosciamo più di tutti il suo valore. Anche perché, contrariamente a quello che crede la maggior parte della gente, noi veterani non viviamo solo di ricordi. Così, siccome anche noi (benché qualcuno ne dubiti) abbiamo un cuore e un’anima, aggiungo una breve giocosa considerazione sullo scorrere del tempo, dedicata alle fanciulle di ogni età. Forse vi potrà succedere di misurarvi in una gentile schermaglia amorosa con qualcuno dalla barba bianca, di incontrare affettuose attenzioni da parte di qualche vegliardo. Lo sapete, i sentimenti non hanno età. Beh, se vi capitasse questa fortuna, vorrei chiedervi di mettervi una mano sulla coscienza e di tagliar corto senza menar tanto il can per l’aia e senza lasciare dietro di voi, comme d’habitude, quella torbida scia di punti di domanda. Sì o no. E tenete presente, care amiche, che il nostro tempo si sta rapidamente esaurendo. Non possiamo permetterci insostenibili attese. Abbiamo i minuti contati…

OPINIONI | CORRIERE VICENTINO |DICEMBRE 2017 | 5


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6 | DICEMBRE 2017 | CORRIERE VICENTINO | OPINIONI


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L’AVVOCATO

L’INGEGNEREF

MAR CO B E R N A B È

A N D R EA FR A CA S S O

PUÒ UN SMS COSTITUIRE PROVA SCRITTA PER RICHIEDERE AL TRIBUNALE L’EMISSIONE DI UN DECRETO INGIUNTIVO?

Anche nei rapporti economici lo scambio di informazioni rilevanti avviene sempre più spesso attraverso i mezzi di comunicazione elettronica. Tra questi, evidentemente, non possiamo di certo dimenticare gli SMS che, come le e-mail, sono strumenti tali da facilitare ancora più velocemente la trasmissione di comunicazioni. Non è sicuramente inusuale che anche elementi a prova di un credito possano desumersi da un SMS, laddove il debitore, ad esempio, a chiare lettere, si dichiari tale, confermando di essere ben consapevole di dovere una determinata somma, ma, ciò nonostante, di non aver l’intenzione di corrisponderla a breve (o di non voler corrisponderla affatto!). Un SMS, per la giurisprudenza più recente (cfr. Trib. Genova, provv. del 24.11.2016), ai sensi dell’art. 2712 c.c., rientra nella categoria delle cc.dd. RIPRODUZIONI INFORMATICHE. Quindi, chiunque dovesse trovarsi in una simile situazione sa che – pur in assenza di un contratto o altro documento scritto – potrà legittimamente chiedere l’emissione di un decreto ingiuntivo che obblighi il debitore a dare quanto dovuto, allegando quale prova il contenuto di un SMS; decreto ingiuntivo che sulla base delle più recenti decisioni dei Tribunali con ogni probabilità verrà poi concesso. Sia chiaro però un punto: se il debitore dovesse opporsi al decreto ingiuntivo, contestando il contenuto dell’SMS, il creditore dovrà rafforzare la prova del proprio credito con altri mezzi, magari attraverso testimoni. È sempre consigliabile pertanto, in chiave preventiva, premunirsi di un contratto o di altro documento probatorio scritto.

HO DOLORI ARTICOLARI. LA CAUSA È IL MIO LAVORO?

TERAPISTA IL FISIO G I A COMO R OS S ETTINI

COME CI SI PREPARA PER LA STAGIONE SCIISTICA?

Le patologie muscolo-scheletriche sono le malattie professionali di gran lunga più diffuse (circa il 60% del totale per l’Inail) e il rischio di contrarle riguarda tutti coloro che svolgono mansioni gravose o ripetitive. Evitarle, anche nell’ottica di un allungamento della vita lavorativa, è nell’interesse dei lavoratori, ma anche dei datori di lavoro. Detto ciò, è difficile dire a priori se un disturbo articolare sia o no correlato al lavoro. Bisogna innanzitutto rivolgersi al proprio medico di base o ad uno specialista. Se viene riscontrato un problema, il medico del lavoro decide sull’idoneità del lavoratore alla mansione in cui è impiegato. A questo fine è necessaria una valutazione analitica (per esempio OCRA o NIOSH) dalla quale emerga il livello di rischio e le eventuali contromisure necessarie. Per le aziende, comunque, è bene eseguire questa valutazione a scopo preventivo. Un esperto infatti può indicare i cambiamenti, a volte molto semplici, con cui riportare il rischio a livelli accettabili ed evitare l’insorgere di patologie.

In generale quando ci si accinge a fare un’attività sulla neve è fondamentale una fase preparatoria che viene definita generalmente pre-sciistica. Si tratta di un percorso fondamentale in cui nei mesi precedenti all’inizio dell’attività si vanno a compiere dei movimenti preparatori e propedeutici allo sci, andando a svegliare determinati muscoli che verranno utilizzati sulle piste. Questo permette di potersi poi divertire in sicurezza sulle piste, riducendo il rischio di avere dei traumi anche gravi. Per evitare gli infortuni è anche necessario un po’ di buonsenso e di amor proprio. Quindi oltre alla pre-sciistica è importante ricordarsi di fare un buon riscaldamento prima di mettere gli sci ai piedi, preparando tutte le articolazioni che verranno sollecitate, ginocchia, caviglie, anche e schiena, perché con le basse temperature la resistenza dei tessuti è maggiore, e questa rigidità aumenta il rischio di lesioni. È inoltre fondamentale evitare di continuare nell’attività quando si è molto stanchi, perché è proprio in quei momenti che, anche per semplice distrazione, si rischia di farsi male. Alla fine della nostra giornata sulle piste ricordiamo anche di ritagliarci un po’ di tempo per lo stretching. Corretta idratazione e alimentazione, un occhio di riguardo al nostro fisico e siamo pronti a sfrecciare sulle piste. Buone Feste a tutti!

Andrea Fracasso / e_labo - Arzignano / e-labo@e-labo.it

Giacomo Rossettini / Fisiopoint Italia - Arzignano / www.fisiopoint.org


INCHIESTA

EROI DELLO

SPORT

di CARLO CALCARA, ELIA CUCOVAZ, DAVIDE GHIOTTO E STEFANO COTROZZI

“Possiamo essere eroi, anche solo per un giorno” cantava David Bowie nella sua “Heroes”. Questi eroi di ogni giorno sono anche quelli che stanno sotto la pioggia ai bordi di un campo fangoso. Quelli che vanno a prendersi i fischi perché alla fine, a sbagliare, sono sempre loro. Quelli che organizzano campionati mondiali dopo l’orario di lavoro. Quelli che sanno rimettersi in piedi dopo una caduta. E un’altra. E un’altra. Perché che cosa, se non lo sport, può insegnarci ad essere un po’ eroi ogni giorno? Lo sport migliore. Quello che a volte si trova così vicino a noi che non lo vediamo nemmeno.

8 | DICEMBRE 2017 | CORRIERE VICENTINO | INCHIESTA

FISCHIO D’INIZIO Marco Cazzavillan, classe ‘99, e Ibrahim Sidibe, classe ‘98, entrambi di Arzignano, sono due giovani arbitri, rispettivamente di calcio e di basket. Quando e perché hai cominciato? M: “Tre anni fa. Ho sempre avuto una grande passione per il calcio e ho sempre voluto cercare di vederlo dal lato della persona con cui tanto ce l’avevo quando giocavo”. I: “Tre anni fa anch’io. Ho sempre giocato e aiutato la mia squadra di basket, capitava spesso che mi chiamassero per arbitrare le partite dei più piccoli. Così ho fatto il corso e ho cominciato ad arbitrare seriamente”. Ti ricordi la tua prima partita? M: “Certo, a Sarego, una partita di Giovanissimi provinciali. Avevo 15 anni e mi accompagnava il tutor che assiste i giovani arbitri per le prime tre gare”. I: “La prima partita che ho diretto era a Vicenza. Non avevo ancora la divisa, me l’ha portata un referente della federazione poco prima della gara”. Qual è la cosa più bella del tuo ruolo? M: “La visione completamente diversa del gioco che riesci ad avere. E l’ingenuità e i valori dello sport che ancora resistono nei giocatori più giovani”.


INCHIESTA I: “La cosa più bella per me è riuscire a interpretare il gioco del basket attraverso il regolamento. Mi piace riuscire a prevedere cosa succederà durante la partita avendo studiato tutte le norme”. La cosa più brutta? M: “Ammonire o espellere qualcuno. Significa non aver gestito bene la partita”. I: “Prendere provvedimenti disciplinari. Non è piacevole per niente ma a volte è indispensabile per poter tenere il controllo della gara”. Cosa manca al tuo sport? M: “Secondo il mio punto di vista manca un po’ di cultura sportiva a tutti i livelli. Già dai più piccoli cominciano a intravedersi i primi tentativi di imitazione dei giocatori professionisti che a volte non eccellono in spirito di condivisione e comportamento sportivo”. I: “Credo che l’unica cosa che manca al basket italiano sia un po’ più di pubblicità. Se chiedi a un bambino cosa vuole fare da grande quasi sicuramente risponderà “il calciatore”. Sarebbe bello che la pallacanestro fosse più sponsorizzata”. L’arbitraggio vi ha cambiati come persone? M: “Assolutamente sì. Ho notato che cambiano le priorità: si rinuncia facilmente a un sabato sera con gli amici pur di essere in forma la domenica”. I: “Sì, mi sento molto più responsabile. Anche nelle piccole cose: per esempio nel controllare molto più frequentemente le email. Essere arbitro mi ha aiutato anche a gestire e organizzare meglio la mia vita in generale”. Com’è arbitrare persone molto più grandi di voi? M: “Devi dimostrare molto di più rispetto a un arbitro già navigato. Ma questo non mi spaventa, è uno sprone per fare meglio”. I: “All’inizio è difficile perché molti giocatori ti vedono come l’arbitro inesperto e cercano di approfittarsene. Con il tempo migliora e alla fine si riesce ad ottenere rispetto dando rispetto”. Fare l’arbitro ti ha più dato o più tolto? M: “Sicuramente ho più ricevuto. Qualche sabato l’ho sacrificato, ma poi la domenica le soddisfazioni sono tantissime”. I: “Assolutamente le soddisfazioni superano i sacrifici. In campo è bello vedere che si migliora di partita in partita”. Obbiettivi? M: “Cercare di andare avanti il più possibile. Almeno finché riuscirò a conciliare gli impegni scolastici e l’arbitraggio”. I: “Voglio continuare a migliorarmi e, chissà, arbitrare categorie più importanti. Anche per ripagare gli sforzi che la mia famiglia ha fatto in questi primi tre anni”.

DI NUOVO IN PISTA Essere eroi nello sport significa a volte anche dover lottare contro la sfortuna. È il caso di Anika Angriman, giovane campionessa degli sci made in Arzignano e ora trapiantata per studio e per sport negli Usa, a Salt Lake City. Nonostante gli infortuni che l’hanno colpita, non si è mai arresa ed è riuscita a tornare a sfrecciare sulle piste. Ma com’è nata questa sua passione? “Ha praticamente sempre fatto parte di me - ci racconta Anika -. Ho mosso i primi passi sugli sci all’età di due anni. Quando ero piccola la mia famiglia era solita trascorrere le vacanze di Natale vicino a Bressanone e, vedendo mio fratello maggiore Niccolò, ho voluto provare anch’io”. Dalle piste alle prime vittorie il passo è stato breve, e le soddisfazioni non mancano di certo. “Su un piano oggettivo il risultato più importante è sicuramente la partecipazione ai Giochi Olimpici Giovanili nel 2012, anche se a livello personale la vittoria più importante per me è quella ottenuta ai Campionati italiani del 2014. È stata una delle gare più emozionanti della mia carriera. Venivo da un grave problema alla schiena, e stavo lottando per riprendermi il posto nella squadra nazionale. Sentivo molta pressione su di me quel giorno, ed essere stata in grado di trasformarla in energia positiva e carica mi ha resa orgogliosa di me stessa”. Successi e cadute, da cui però Anika ha sempre imparato a rialzarsi. “Gli infortuni mi hanno messo i bastoni tra le ruote spesso e volentieri, e affrontarli non è mai cosa facile, perché si prova costantemente la sensazione di dover tornare in gara il prima possibile, di dover accelerare i tempi di recupero. Io ho sempre reagito fissandomi un obiettivo, così da affrontare la fisioterapia e il recupero con positività. Tornare a sciare poi è sempre un’avventura, perché le prime sensazioni sono sempre molto particolari, e ovviamente la fiducia poca. Nei momenti più difficili per fortuna ho sempre potuto contare sulla mia famiglia, che mi ha sempre sostenuta e appoggiata in ogni decisione, in ogni grande cambiamento. Per questo devo

INCHIESTA | CORRIERE VICENTINO | DICEMBRE 2017 | 9


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INCHIESTA ringraziare infinitamente mamma Roberta, papà Elio, e mio fratello Niccolò”. Grande cambiamento, come quello che sta vivendo adesso. “Ho deciso di trasferirmi negli Stati Uniti perché sentivo il bisogno di tornare a studiare, ma gestire università e sport ad alto livello in Italia è praticamente impossibile. Qui riesco a vivere il mondo delle gare senza sentire una pressione esagerata su di me, il che rende la vita da atleta più vivibile”.

IL PRESIDENTE Lui non ha mai praticato sport, però partecipava alle marce. La domenica si presentava con le sue scarpe da ginnastica rosse – raccontano Paola e Stefano, i figli ma sempre in giacca e cravatta e con tutti i ragazzi della squadra partiva per il giro, diceva che era un buon allenamento per gli atleti. Lui era Fernando Anzolin. Siamo a Villaggio Giardino all’inizio degli anni 60, sta nascendo un nuovo quartiere ad Arzignano, le case crescono come funghi ma non ci sono punti di incontro per i ragazzi, non esiste neanche la parrocchia con la sua chiesa. “Qualcosa per i ragazzi bisogna pur farlo” dice Don Nilo, il parroco che vive nella casa di riposo al giovane imprenditore Fernando Anzolin, che nel quartiere è appena andato a vivere”. E così nasce la J.F. Kennedy. “Mi devi aiutare solo un anno – assicurava Don Nilo a Fernando – poi le cose partiranno da sole”. L’idea era quella di creare uno spazio per ragazzi dove poter praticare sport, di allontanarli dalla strada che in quegli anni cominciava ad essere pericolosa. Si comincia con la squadra di calcio e poi quella di pallavolo, l’atletica leggera, la lotta greca romana, il tennis tavolo che arriverà a giocare in serie B, e non poteva mancare la danza. La squadra oramai non serve solo il quartiere ma tutta Arzignano. Lui è guidato dalla sua passione, investe comprando magliette, pantaloncini, scarpe, perché i ragazzi possano giocare liberamente. “Lui è partito solo con la sua passione – ci spiegano Paola

e Stefano – e con tante persone che lo hanno seguito a titolo gratuito e a servizio della comunità. Aveva dei principi saldi dai quali non si sgarrava: non si paga nessuno, giocano tutti e bisogna comportarsi bene. Lui più che al campionato ambiva alla coppa disciplina e a casa ne abbiamo una grande collezione. Ci teneva, lo sport per lui era un modo per imparare lo spirito di squadra, il sacrificio. Aveva anticipato i tempi creando il terzo tempo: dopo le partite tutti assieme al bar Stadio perché il sacrificio merita la ricompensa. I giocatori non sono mai stati vincolati alla società, chi voleva poteva prendere il suo cartellino e andarsene, era lo spirito che a lui interessava, anche se poi i risultati sono arrivati. Chi si dimentica l’arrivo trionfale ad Arzignano dei ragazzi dei Giovanissimi della Kennedy appena proclamati Campioni d’Italia in una memorabile partita giocata a Roma? Forse quella squadra è stata il simbolo della Kennedy, erano ragazzi bravi ma non dei campioni, eppure con lo spirito di gruppo sono riusciti a portare ad Arzignano il tricolore”. Al suo funerale c’era un grande striscione con sopra scritto “Addio Presidente”, perché lui presidente lo è sempre stato, sobbarcandosi i costi ma senza mai mettere neanche il logo della sua azienda sulle magliette. In tanti se lo ricordano sempre presente alle partite, una passione per lo sport unica che ha permesso a tanti di poterlo praticare e con la squadra che anche oggi, portata avanti dai figli, mantiene intatto lo spirito iniziale.

PASSIONE INARRESTABILE Eroi sono anche quelli che difendono il proprio sport contro tutto e contro tutti. Contro l’indifferenza di chi pensa che una disciplina di nicchia non interessi a nessuno. Contro le accuse di quanti pensano che il fuoristrada sia sempre brutto, sporco e cattivo. Uno di questi eroi della porta accanto è Armando Castagna. Il suo sport è lo speedway, in cui i piloti si sfidano su tracciati di terra battuta su moto senza freni, cambio e sospensioni posteriori. Castagna è stato pluricampione nazionale ed europeo, più volte INCHIESTA | CORRIERE VICENTINO | DICEMBRE 2017 | 11


INCHIESTA piazzato fra i primi a livello mondiale, e in seguito, per anni, CT della nazionale. Oggi è coordinatore nazionale per speedway e flat track (una specialità simile) nella Federazione motociclistica italiana, nonché direttore della commissione internazionale di questi sport. Cariche che ricopre con tanta passione, anche se continua a lavorare nella trattoria di famiglia. Perché di speedway, la “cenerentola” degli sport motoristici, non si vive. Neanche se si è ai vertici mondiali. “Ogni anno organizziamo decine di gare in Italia e in tutto il mondo - racconta -. Inoltre siamo sempre a battagliare con amministrazioni locali e con la stessa federazione per evitare la chiusura dei pochi impianti rimasti in Italia. Nonostante tutto, noi italiani abbiamo ottimi risultati e tanti bravi giovani: questo mi ripaga di tutto”.

UNA VITA DA MEDIANO Lo canta Ligabue in una delle sue più celebri canzoni: non bisogna per forza nascere con le stimmate del campione per arrivare ad alti livelli nello sport. Lo sa bene Giorgio Biasiolo, mediano Vicentino - anzi per la precisione Montecchiano - classe ‘46, che con il costante impegno è diventato un vero e proprio eroe per i ragazzini che tiravano i primi calci in Valle del Chiampo negli anni 70. “Ho iniziato a giocare nel Garcia Moreno, quando a 12 anni ci siamo trasferiti con la mia famiglia da Montecchio Maggiore ad Arzignano. Poi mi hanno scelto per giocare a Valdagno in Serie C, nella squadra dei Marzotto. All’inizio non giocavo molto, ma nell’ultima stagione sono riuscito a guadagnarmi più spazio, facendomi notare dal Vicenza”. Inizia così, dopo una lunga gavetta, l’avventura in Serie A, a 22 anni. “Mi chiamarono perché mancavano giocatori in quel ruolo, e mi sono ritagliato un posto da titolare, giocando 29 partite, compresa la vittoria sul Verona all’ultima giornata, quella che ci ha consegnato la salvezza”. Poi, dopo due anni in biancorosso arriva la vera grande chiamata della carriera di Biasiolo. “Al Milan mi trovai subito bene. Nereo Rocco era un grande allenatore, e in quella squadra era facile giocare al fianco di grandi campioni come Rivera, Trapattoni e Cudicini tra gli altri. Era una squadra piena di talento, e ovviamente le aspettative erano molto alte, ma dopo il primo impatto mi sono subito sentito a mio agio”. Impatti che sono stati tanti in quegli anni in rossonero. “Le vittorie sono arrivate, e anche tante. Nei miei sette anni a Milano abbiamo vinto tre Coppe Italia e una Coppa delle Coppe, ma purtroppo anche tante mancate vittorie in campionato, che sono un 12 | DICEMBRE 2017 | CORRIERE VICENTINO | INCHIESTA

po’ un rammarico”. Una in particolare gli brucia particolarmente e non solo per il risultato. “Il giorno della fatal Verona, quando abbiamo perso il campionato proprio all’ultima giornata, non ero in campo a lottare con i miei compagni. Mi ero infortunato nella semifinale di Coppa delle Coppe e affrontarla da fuori è stata una vera mazzata! Poi sarebbero arrivati i successi in campo internazionale, con la Coppa delle Coppe alzata a Salonicco sconfiggendo il Leeds, e la seconda Coppa Italia conquistata a Roma contro la Juventus, ma quella sconfitta è ancora un ricordo amaro”. In seguito il Milan vive un momento di lento declino, arriva la terza Coppa Italia della carriera di Biasiolo, ma anche tanti risultati deludenti in campionato. Nel 77 si sposta al sud, tra Lecce e Siracusa, per chiudere infine la carriera alla Cerretese. Biasiolo aveva anche pensato di intraprendere la carriera di allenatore. “Avevo fatto il patentino come allenatore dei dilettanti, ma la mia famiglia mi disse che così sarei stato sempre in giro, quindi ho deciso di continuare ad allenare ma vicino a casa. Ora sto seguendo il settore giovanile in Valdalpone, ma vedremo quanto andrà avanti, inizio a non avere più le forze per gestire l’impegno”. Eppure nel congedarmi ho l’impressione che Giorgio Biasiolo sembri ancora lontano dal separarsi dai campi di calcio. Lo riesco a leggere in fondo ai suoi occhi azzurri, mentre mi stritola la mano per salutarmi.


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SPORT

CHRISTIAN MAGGIO DIECI ANNI DOPO di DAVIDE GHIOTTO

Essere un eroe dello sport vuol dire anche partire dal calcio provinciale e, con il duro lavoro e tanti sacrifici, arrivare a coronare il sogno di ogni bambino che prende a calci un pallone. Parlando di eroi dello sport non potevamo non dedicare questo spazio a Christian Maggio, nato e cresciuto calcisticamente fra Montecchio e Vicenza, e che dal lontano 2003 porta in alto i valori dello sport vicentino nelle competizioni più importanti a livello italiano ed internazionale. Il suo palmarès recita: 2 Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana e un Terzo posto alla Confederartions Cup. Un talento “nostrano” che abbiamo voluto intervistare 10 anni dopo la sua ultima apparizione fra le pagine di questo giornale.

Esordio in Sere A: Fiorentina stagione 2003/04

488 presenze fra Serie A e Serie B - 39 gol 54 presenze in competizioni europee - 3 gol 34 presenze in Nazionale maggiore

14 | DICEMBRE 2017 | CORRIERE VICENTINO | INTERVISTA

L’ultima volta che sei stato ospitato sulle pagine del Corriere Vicentino era il 2008 e giocavi nella Sampdoria. Cos’è cambiato da allora? Nel 2008 sono approdato al Napoli, quest’anno festeggio i miei 10 anni in questa società. Da allora sono cresciuto tantissimo calcisticamente, ho acquisito molta più consapevolezza nei miei mezzi e credo di essere arrivato all’apice della mia carriera proprio qui a Napoli.

Cos’hai imparato da questa tua esperienza a Napoli? Ho assistito alla crescita di questa società che si era appena ripresa dal fallimento e dalla permanenza in serie C1. Si può dire che siamo cresciuti insieme. A Napoli io e la mia famiglia ci troviamo benissimo e anche il rapporto con i tifosi è fantastico.

Sei stato l’ultimo vicentino ad indossare la maglia della Nazionale, cosa ti ha lasciato quella esperienza? Essere convocato in Nazionale è un orgoglio. È il sogno che insegue chiunque cominci a giocare a calcio e, una volta raggiunto, ripaga di tutti i sacrifici fatti per arrivarci. È sicuramente un’esperienza che ti segna e


SPORT che ti regala emozioni uniche, che ti porti dentro per tutta la vita.

La maglia biancorossa è quella che ti ha lanciato nel calcio che conta, ti senti ancora legato alla tua città e al Vicenza? Certo, mi ricordo molto bene i miei primi anni al Vicenza, sono stati anni importantissimi per la mia carriera. Quando torno a casa è sempre bello incontrare i colori biancorossi e mi piace andare a seguire la squadra durante le partite.

percoppa italiana e gli esordi in Champions League. Ma la vittoria della Prima Coppa Italia nel 2012 è stata speciale. Dopo la finale vinta 2-0 contro la Juventus i tifosi hanno aspettato il nostro rientro da Roma per festeggiare insieme a noi. È un ricordo stupendo che dimostra l’attaccamento dei tifosi napoletani alla maglia azzurra.

Il futuro? Non ho ancora pensato al mio futuro calcistico. Il mio contratto con il Napoli è in scadenza a giugno 2018 e fino ad allora cercherò di dare il mio contributo alla squadra e onorare la maglia che porto da 10 anni.

Cosa pensi dell’attuale situazione del Vicenza? Purtroppo questo è un brutto periodo e fa male vedere il “Lane” ridotto così male. In particolare credo che i tifosi vicentini non se lo meritino per tutto quello che hanno dato alla squadra negli anni. Sono stati sempre presenti e calorosi anche nei momenti più bui, si meriterebbero qualcosa di più.

Com’è cambiato il mondo del calcio da quando hai cominciato? Più che il calcio è cambiato il modo di pensare il calcio. Quando ho cominciato io per un giovane calciatore era molto più difficile trovare spazio in una grande squadra. La maglia dovevi davvero sudartela. Oggi è forse un po’ più facile avere una possibilità perché molte società puntano sui giovani.

Qual è il giocatore più forte con il quale hai condiviso la maglia? Ho giocato con calciatori straordinari ma i tre attaccanti del Napoli restano per me i più forti: Cavani, Lavezzi e Hamsik.

E come avversario? Senza dubbio Messi e Cristiano Ronaldo che ho avuto la fortuna di affrontare in Champions League. È un’esperienza molto stimolante condividere il campo con campioni del genere.

Il ricordo più bello della tua carriera? Ce ne sono tanti, per esempio la conquista della Su-

Foto di Ciro Sarpa INTERVISTA| CORRIERE VICENTINO | DICEMBRE 2017 | 15


VICE

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BIANCORO A Z N

SPORT

di LUISA NICOLI

RENZO ULIVIERI

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a guidato il Vicenza più volte. In serie B nel 1979/80. E poi dal 1991 al 1994, partendo dalla C1, conquistando la promozione e poi la salvezza nella serie cadetta. Nel 1994 ha lasciato i colori biancorossi per allenare il Bologna e vincere un altro campionato. In una carriera lunghissima e ricca di soddisfazioni. Del resto Renzo Uliveri, 76 anni, toscanaccio doc di S. Miniato, presidente dell’Associazione Italiana Allenatori, calciatore e tecnico, con una parentesi politica, ha lasciato il segno in diverse piazze d’Italia, alla guida tra le altre di Sampdoria, Bologna, Cagliari, Parma, Modena. E di certo lo ha lasciato a Vicenza. Ormai ritorna in pochissime occasioni, ma resta tra i più amati. Un affetto fortemente ricambiato. “Vicenza mi è rimasta nel cuore per la sua dolcezza” spiega Renzo Ulivieri. Che conserva tantissimi ricordi biancorossi. A partire dal campionato 1979/80 in B, presidente Giussy Farina. “Arrivai a Vicenza dopo il corso a Coverciano – ricorda il mister – e pensavo di saperne. Poi vidi giocare i ragazzi, che avevano avuto come maestro G.B. Fabbri. Allora ebbi l’intelligenza e la modestia di imparare io qualcosa da loro. Giocavamo un bel calcio. Che poi si è visto in seguito. Venne promosso il Como, ma noi facemmo 16 gol in più, arrivando

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quinti. E Farina è stato un grande presidente. Un giorno mi mandò a chiamare dopo l’allenamento. Venivamo da qualche risultato negativo. Pensai: questo mi manda via. E mi sarebbe dispiaciuto. La gente veniva allo stadio e si divertiva. Cominciò a dirmi: lei è un grande allenatore, una persona eccezionale. A quel punto ero certo che mi cacciasse. Invece mi fa: lei ha capito tutto, adesso c’è da completare l’opera. Perdiamo le prossime tre partite e al primo pareggio in casa la gente ci porterà in trionfo. Questo era il personaggio. Nel raccontarsi come uomo di campagna ma di sapere, nel mondo del calcio a modo suo ci sapeva stare”. Dieci anni dopo Ulivieri è di nuo-


SPORT

vo a Vicenza. Alla guida della società c’è Pieraldo Dalle Carbonare. E al secondo anno, 1992/93, arriva la B. “Ho voluto tanto bene e gliene voglio ancora a Dalle Carbonare al di là del ruolo di presidente, mi è rimasto nel cuore come persona. Nel 1992/93 un giorno gli dissi: faccia l’assicurazione sul premio da dare alla squadra, perché noi si va di sopra. Glielo dico io. Ero sicuro che avremmo conquistato la B. Perché avevo un gruppo di uomini prima che di giocatori. I problemi di stipendi? Sapevamo che per salvare tutto bisognava vincere il campionato. Ai ragazzi dissi: chi vuole andare via, vada. E se vi mancano 10mila lire per la spesa ve li dò io. Ma la cosa importante fu chiamare le compagne dei giocatori. Le portai in spogliatoio: ragazzi da una parte e mogli dall’altra. Bambine – dissi – parlo a voi perché loro non contano nulla. Se contassi solo sulla squadra potrei anche retrocedere, se ci date una mano voi possiamo farcela. Erano in gamba. E a fine campionato, conquistata la promozione, fu alle mogli che feci un pensierino. Avevano vinto loro”. L’anno dopo arriva la salvezza in B, poi Ulivieri saluta Vicenza per Bologna. “In B è stata una grande annata. Lo racconto ancora a Coverciano al corso allenatori. Dopo aver perso 5 a 1 in casa col Bari si va a Firenze. Ragazzi, si gioca chiusi e se si perde 1-0 è una sconfitta onorevole. Invece si ebbe la fortuna di pareggiare, dopo il vantaggio della Fiorentina, con Viviani. Alla fine tutti ad abbracciarsi felici.

È me che dovete abbracciare – dissi – che mi sono fatto espellere a pochi minuti dalla fine per spezzare il ritmo alla partita. Altrimenti alla fine con l’1 a 1 non s’arrivava. Con loro era un gioco continuo. Per quello poi decisi di andarmene. Lo spiegai alla squadra. Ho preso le distanze dal quel Vicenza per troppo amore. Fu difficile ma dovevo farlo. Altrimenti non avrebbero raggiunto quello che poi hanno conquistato. Ci voleva un altro. Avevamo vissuto troppo cose insieme, c’era troppa complicità. Ma Vicenza ha una dolcezza speciale. Una volta, dopo una partita in cui mi gridarono ‘scemo scemo’ per venti minuti, e la vinsi, dissi che volevo andarmene. Il giorno dopo in centro la gente continuava a fermarmi: ‘Noi gli si vuole bene, lei è il nostro allenatore. Non può andare via’. A Pisa, Livorno o Firenze mi avrebbero preso a calci”. E la scaramanzia, sciarpa e cappotto portafortuna a giugno? “Provai a cambiarmi, ma furono i ragazzi a chiedermi di non farlo. Portava bene”. Oggi il Vicenza è in C, in fase di cambio di proprietà. “Il primo obiettivo di chi entrerà deve essere di non disperdere il capitale di affetto che questa città ha per la squadra. Ai tifosi dico di restare quelli che ricordo. Ci vorrà un po’ di tempo ma il Vicenza tornerà in altri palcoscenici. L’allenatore? Deve essere soprattutto due cose: primo una brava persona, secondo uno che dice in faccia le cose. Il giocatore può essere trattato male ma non deve essere tradito mai”. SPORT | CORRIERE VICENTINO | DICEMBRE 2017 | 17


INCHIESTA

ARZIGNANO TRA I PFAS? di STEFANO COTROZZI E LAURA MASIERO

Da tempo dalla piazza di Arzignano con i gazebo della Cillsa lancia l’allarme distribuendo volantini e parlando con la cittadinanza. Giovanni Fazio, per tutti Titta, è un medico per l’ambiente “E in questo ambito – ci spiega - sono anche il vicepresidente dell’ISDE della nostra provincia. Per questo sono stato chiamato da un gruppo di mamme di Lonigo preoccupate. Mi immaginavo uno sparuto numero invece mi sono trovato una stanza piena di gente che chiedeva risposte. Dal 2013 mi occupo di questo problema perché purtroppo la nostra classe medica non è stata preparata per dare risposte adeguate ai cittadini. Mi sono anche chiesto perchè Arzignano – continua Fazio – fosse fuori dalla mappatura delle zone inquinate, visto che l’impianto di Canove che serve la città si trova a poche centinaia di metri dalla Miteni. Con mia moglie abbiamo deciso di farci le analisi vivendo ad Arzignano. Abbiamo contattato l’unico laboratorio abilitato nel Veneto e abbiamo effettuato i prelievi. Il risultato è stato particolarmente duro: tutti e due abbiamo 30.000 nanogrammi/litro di Pfoa nel sangue. Molto al di sopra ai livelli massimi del18 | DICEMBRE 2017 | CORRIERE VICENTINO

le zone non contaminate. Abbiamo avvertito immediatamente il dipartimento di prevenzione del distretto di Arzignano, tuttavia nessuno ci ha mai risposto. Abbiamo scritto più volte anche al sindaco di Arzignano, che tra l’altro è il responsabile per la sanità della nostra città. Non abbiamo ottenuto alcuna risposta. Allora abbiamo inviato una diffida per raccomandata ma, anche in questo caso, silenzio assoluto. Abbiamo unito le nostre forze fondando il Comitato Zero PFAS Agno-Chiampo. Non stiamo chiedendo cose dell’altro mondo ma semplicemente che vengano chiusi i pozzi di Canove. Chiediamo che l’acqua arrivi dalla derivazione di Recoaro che è già stata realizzata, che vengano inseriti subito dei filtri a tutti gli acquedotti comunali visto che a Brendola e Lonigo sono stati installati in meno di una settimana. Abbiamo spiegato più volCOSA SONO I P.F.A.S? Sono molecole artificiali di composti del fluoro, idro e grasso repellenti, usate per produrre rivestimenti antiaderenti di pentole, impermeabilizzanti. I PFOA e i PFOS fanno parte di questi composti.

te al sindaco Gentilin che il problema non è quello determinato dall’essere o meno l’inquinamento da PFAS dentro i limiti previsti dalla legge, ma che tali sostanze si accumulano nel nostro organismo che per anni non riesce ad espellerle. Chiediamo quindi che almeno venga distribuita nelle mense scolastiche, negli asili nido e alle donne in gravidanza acqua esente da contaminazione”. “Già durante la campagna elettorale - ci spiega Piero Magnabosco, consigliere d’opposizione - parlavo del pericolo dei Pfas e dell’inquinamento della falda che è un problema già noto dal lontano 1977. Ho affrontato il tema a più riprese in Consiglio Comunale. Il mio scopo era capire se ci sono controlli sulla presa di Canove, che dista solo duecento metri dalla zona rossa. Proprio lì si stanno eseguendo lavori importanti come quelli della Pedemontana e per il bacino di laminazione dell’Agno con grandi spostamenti di terreno. Dal mio punto di vista la cosa è preoccupante e a più riprese ho chiesto al sindaco che la zona fosse messa in sicurezza. Mi è sempre stato risposto che le mie proteste era-


ARZIGNANO no inutili e che l’acqua è nei parametri di legge. Non mi hanno mai risposto sulla questione dell’impatto dei lavori perché è compito della Regione. Non hanno accettato la mia richiesta di controlli quotidiani sull’acqua come avviene a Lonigo e neanche un controllo specifico sulle scuole, secondo il sindaco Gentilin sono le scuole che devono fare richiesta. Eppure le analisi allarmanti eseguite da Greenpeace sono state fatte in una scuola di via Mazzini ad Arzignano. A Porta Palio a Verona, in un prelievo campione sono state trovate tracce di Pfas e hanno subito scollegato la fonte dall’acquedotto. Qui ad Arzignano i filtri li metteremo nel 2022… nonostante la presenza acclarata di inquinanti”. Abbiamo chiesto un intervista al sindaco di Arzignano ma il suo ufficio stampa ci ha comunicato che il primo cittadino preferiva rispondere alle nostre domande per mail. Un’intervista è un momento in cui da una risposta possono scaturire nuove domande ma vista l’importanza del tema abbiamo deciso di accettare. Quindi alle dichiarazioni di Giorgio Gentilin non abbiamo potuto rispondere o replicare. Quello che ci è arrivato è quello che potete leggere di seguito. Perché il valore limite PFOA nel sangue a Lonigo è di 40 ng/l mentre ad Arzignano è 60 ng/l? Da quali fonti ufficiali ha ricavato questi valori e soprattutto sono stati segnalati all’Ulss? Le ricordo che sul monitoraggio sanitario la competenza esclusiva è della Sanità. La rilevazione dei livelli di PFOA nel sangue non compete nè ai Comuni nè all’Ente Gestore, ognuno deve fare il proprio mestiere. Uno screening approfondito è stato effettuato, come è noto, nella c.d. Zona Rossa a Massima Esposizione Sanitaria, e Arzignano non ne fa parte. Quali scuole si servono di acqua dal pozzo di Canove? La loro si-

tuazione è monitorata? I risultati aggiornati sulla qualità dell’acqua vengono indicati regolarmente in bolletta in occasione dell’emissione delle fatture con cadenza quadrimestrale e pubblicati con la stessa frequenza sul sito internet Acquedelchiampospa.it e nell’App. A dicembre il Comune di Arzignano ha richiesto alla Società di effettuare un monitoraggio aggiuntivo e gratuito dell’acqua fornita nei plessi scolastici e in altre strutture ad uso pubblico. L’attività inizierà nei prossimi giorni. Perché per avere i filtri per bloccare i PFAS ad Arzignano si aspetterà il 2022? Il verbo che lei usa “aspettare” è decisamente ingeneroso e non veritiero. Premesso che il 2022 è una data prudenziale per completare il progetto complessivo, ricordo che tale progetto è composto da più stralci e che quello relativo alla vasca di accumulo (da 750 mc) dotata di impianto di filtrazione a carboni attivi sarà realizzato due anni dopo aver completato il percorso di progettazione e autorizzativo, quindi abbondantemente prima del 2022. In ogni caso è bene ricordare che Arzignano non è in zona rossa, che i limiti sono rispettati e che Acque del Chiampo si è già attivata anche per individuare fonti alternative di approvvigionamento di acqua di qualità. Perché nello studio per distribuzione acqua esente da PFAS non rientra Arzignano? Anche qui lei sta confondendo sindaco e Comune con Ulss e Regione. Le domande vanno poste a loro. Per agevolarla le segnalo che l’individuazione delle aree è stata definita con DGRV

1517/2015. Visto l’utile di Acque del Chiampo di 2 milioni €, perché non pensate ad un monitoraggio quotidiano della situazione PFAS ad Arzignano? Ma come fa a dire che non si sta monitorando? Come già detto precedentemente le analisi sono regolarmente effettuate e periodicamente pubblicate nel sito internet della società. Ricordo poi che Acque del Chiampo è una s.p.a. e, come tale, ha il dovere di realizzare degli utili e non andare in perdita, per il bene dei cittadini e delle amministrazioni delle quali è riferimento, oltretutto AdC ha già ha investito e continuerà ad investire buona parte dei propri utili in maniera massiccia per fronteggiare la problematica PFAS (interventi di filtraggio e controllo). Cosa risponde ai componenti del neo comitato ZERO PFAS Agno-Chiampo che, analisi alla mano, hanno confermato valore di PFAS nel sangue uguale ad un cittadino in zona rossa? Rimando alla risposta alla prima domanda e suggerisco di interessare senza indugio della questione l’Ulss territorialmente competente. Ribadisco che, se lei è in possesso di questi dati sensibili, spero li abbia già consegnati all’Ulss stessa che è l’Autorità competente.

Tutte le vie di Arzignano sono servite dal pozzo di Canove, tranne le seguenti:

Via A.Ascari, A.Asnicar, A.Consolini, Adige, Arno, Astico, Bergamo, Bondi, Brenta, Campagnola, Chiampo, Coffele Don Lino, Cornale, Dei Gonzati, Del Ballo, Della Miniera, Della Radura, Delle Fontane, Forlì, Gennari, Giotto, Main, Marchetti, Novara, Pavia, Po, Poiaracca, Rancan, San Zeno, Sasso Moro, Tagliamento, Tevere, Ticino, Tiepolo, Tiziano, Torino, Vercelli.


Menu di Natale e Capodanno Per il pranzo delle feste natalizie la rosticceria Mazzocco ha in serbo prelibatezze che condiranno di buon gusto e raffinatezza la vostra tavola. Ecco le nostre proposte.

Antipasti Involtino di mazzancolla al lardo di colonnata Tortino di patate con gamberoni Lumache alla borghignonne Spiedini di lumaca Tartine e tramezzini Tortine salate a scelta

Primi piatti Crespelle ai Porcini,agli asparagie alla certosina Lumaconi ripieni Pasticcio alla Bolognese, ai porcini e ai quattro formaggi Spirali con speck e scamorza Cannelloni alla Rossini Cannelloni ricotta e Spinaci Cappellacci alla zucca Fondi per risotti e sughi a richiesta

Secondi Piatti Tacchinelle e Capponi allo spiedo, all’arancia e ai marroni Cappone ripieno salame e castagne Tacchina ripiena al radicchio e salsiccia Tacchina ripiena con miele e marroni Porchetta, Sella di coniglio ripiena Stinco di vitello o maiale Coniglio alle mele e aceto balsamico Cappello del prete di vitello Tagliata di Soranella al rosmarino Carrè di Maiale al Latte Rosetta di vitello al tartufo Filetto di maiale alla valdostana Filetto di faraona ai porcini Capriolo, Lepre e Fagiano Filetto di orata o branzino Capesante ripiene Trancetti di salmone al pepe Contorni a scelta

Si consiglia la prenotazione Gastronomia Mazzocco - Corso Mazzini, 5 Arzignano (VI) tel. 0444 670128


ARZIGNANO

COMBATTIAMO L’ISOLAMENTO di DAVIDE GHIOTTO

L’Alzheimer non è una malattia come tutte le altre; ai malati di Alzheimer e alle loro famiglie, serve stare in compagnia, essere impiegati in lavori di comunità e socializzare. E AMA questo lo sa bene… L’Associazione Malati di Alzheimer sta infatti portando avanti due nuovi progetti che hanno l’obbiettivo di offrire ai malati e alle loro famiglie tutto il supporto necessario per vivere più serenamente la loro vita. “Il primo si chiama “1, 2, 3…Insieme” - spiega la Presidente Francesca Sgevano - è un progetto che abbiamo intrapreso in collaborazione con la Parrocchia di San Giovanni Battista. Si tratta di un servizio attivo tutti i giovedì mattina nella Casa della Comunità di Villaggio Giardino”. Cosa succede negli incontri di 1, 2, 3…Insieme? “Uno psicologo e i volontari di AMA accolgono le persone all’inizio della demenza e, con dei piccoli lavoretti manuali, con il canto o semplicemente con la compagnia reciproca, operano una vera terapia riabilitativa”. Avete contattato anche le scuole di Arzignano... “Si, il nostro obbiettivo era quello di far incontrare ai nostri pazienti i ragazzi delle medie di Arzignano. Così durante il periodo natalizio abbiamo organizzato un concerto natalizio con gli studenti che si terrà proprio negli spazi di 1, 2, 3...Insieme”. Il secondo? “Il secondo progetto è invece stato

inaugurato pochi mesi fa ed è un Centro d’Incontro nato grazie alla sinergia fra il reparto di neurologia dell’ULSS 8, il Comune di Arzignano e i volontari di AMA”. Com’è nato? “La nascita di questo centro è dovuta ad una donazione anonima di una persona che ha voluto lasciare dei fondi per la comunità di Arzignano. L’amministrazione comunale, in accordo con il reparto neurologia di Arzignano, ha deciso di impiegare nel supporto ai malati di Alzheimer quei fondi”. Come funziona il Centro? “Il centro è attivo il lunedì mattina ed è stato pensato sia per le persone malate sia per i familiari. Il personale è composto da medici coordinati dal Dr. Moro della Neurologia di Arzignano, psicologi, infermieri e volontari, in modo da offrire un supporto riabilitativo ai malati attraverso varie attività e un supporto psicologico ai familiari”. ARZIGNANO | CORRIERE VICENTINO | DICEMBRE 2017 | 21


main S E R V I ZI F U NE B R I

Ad Arzignano la prima Casa funeraria del vicentino

Via del Commercio, 17 Arzignano tel.0444 450791 info@mainservizifunebri.it 22 | DICEMBRE 2017 | CORRIERE VICENTINO | ARZIGNANO


ARZIGNANO

I DUE DI RADIO MARIA di ALESSANDRO SCOTTI

Sintonizzandosi sulle frequenze di Radio Maria può capitare di imbattersi nelle voci di Anita Baldisserotto e Giuseppe Signorin. La loro è una storia curiosa cominciata nel 2013 quando sono diventati una “maritomoglie band”, i “Mienmiuaif”, nome a prima vista incomprensibile che altro non è se non la maniera italiana di scrivere “me and my wife”, “io e mia moglie” in inglese. I due arzignanesi partono con tante canzoni registrate nel salotto di casa e condivise sui social, un libro (“Lettere a una moglie”, edito da Berica Editrice), un blog (mienmiuaif. wordpress.com/) per poi diventare una band di culto e avere date ormai in tutta Italia, dove vengono chiamati per raccontare con parole e musica il matrimonio e la fede vissuti oggi. Ma forse quello che più colpisce è che un progetto così “casalingo” sia sbarcato a Radio Maria. “L’anno scorso racconta Anita - Giuseppe si è messo a strimpellare con la chitarra e ha tirato fuori una delle sue canzoni un po’ demenziali, questa volta su Radio Maria, la radio che ascoltava sempre sua nonna e che ora ascoltiamo anche noi. Abbiamo deciso di registrarla al volo, col cellulare, e l’abbiamo condivisa sui social, con una richiesta finale: ‘Siamo i Mienmiuaif, aiutateci ad andare su Radio Maria’. Nel giro di pochi giorni ci hanno chiamati da Radio Maria dicendoci che proprio in quel periodo padre Livio, il direttore, cercava una coppia di

giovani per un nuovo programma. Si sono informati su chi eravamo e cosa facevamo e ci hanno proposto di fare i conduttori…”. Reazione? “Non avevamo la più pallida idea di come si facesse una trasmissione radio, ma

non potevamo non accettare… Poi è nata l’idea di registrare alcune canzoni in studio e di proporne a ogni puntata una relativa all’argomento che avremmo trattato. È stata l’occasione per realizzare un vero e proprio album, finanziato tramite un crowdfunding (raccolta fondi). Si chiama ‘Quando saremo piccoli’”. Com’è andare a Radio Maria? “In realtà ci siamo andati per la prima volta solo l’11 novembre di quest’anno. Ci hanno invitati a Erba come ospiti per una trasmissione di intrattenimento. Fino a quel momento siamo andati in diretta da casa di una coppia di amici, Matteo e Laura, che hanno due telefoni fissi (e che ringra-

ziamo!)… Noi abbiamo solo il cellulare e per le dirette è meglio un fisso, ci avevano detto”. Come fate? “Prima prepariamo una scaletta e loro ce la confermano. Poi il giorno della trasmissione ci chiama una persona dalla regia e ci guida direttamente dal telefono. La maggior parte dei programmi di approfondimento di Radio Maria sono condotti da volontari in questo modo qui”. Cosa vi ha colpito degli studi? “Che sono semplici ma belli, professionali, e poi ci lavorano tantissimi giovani. Gli ascoltatori medi hanno un’età piuttosto avanzata… ma chi lavora in redazione, anche per via delle nuove tecnologie, sono in buona parte ragazzi”. La difficoltà maggiore? “Le domande da casa a fine trasmissione… È strano sentirsi chiedere consigli da persone molto più grandi (il più delle volte è così…), ma ci proviamo, cercando di non dare risposte troppo strampalate…”. Per chi volesse ascoltarvi? “Nel nostro blog - mienmiuaif. wordpress.com - c’è una sezione con tutte le registrazioni. Poi proseguiremo anche per il prossimo anno, siamo stati confermati. Per sapere quando basta seguirci su Facebook!”. ARZIGNANO | CORRIERE VICENTINO | DICEMBRE 2017 | 23


ARZIGNANO

NELLA MIA CITTÀ 2017 di CARLO CALCARA

“Respiravo. Respiravo affannosamente con la testa rivolta verso l’alto. Respiravo a fatica l’aria gelata, la sentivo in gola e poi di nuovo sotto. Mi sentivo affogare ancora una volta. Sentivo il peso dell’acqua che si aggrappava a me, come se fosse lei a dover essere salvata. Mi portava sempre più giù, anche se il fondo non lo toccavo mai. Per sole tre o quattro volte ancora sono riuscita a risalire, a sfuggire alla sua presa. Ho potuto sentire il vento forte sul mio viso e vedere le nuvole nere che promettevano morte, rintronata dal fragore dei tuoni. La luce bianca dei fulmini, invece, illuminava il mare e in quei pochi secondi in cui riuscivo ad emergere intravvedevo la vela piegata dalla tempesta e la barca che in poco tempo avrebbe fatto la mia stessa fine.”

Ad aggiudicarsi la quarta edizione del concorso “Nella mia Città” è stata Eleonora Savoiani, studentessa del Galilei, con un racconto molto emozionante dal titolo “A fior di pelle” (di cui riportiamo l’inizio nel box qui sopra). Il tema proposto per quest’anno è stato “la pelle”. Gli

studenti del Liceo Da Vinci e dell’Istituto Galilei sono stati invitati ad affrontare un argomento particolarmente caro al territorio tramite dei testi creativi, di vario genere. La giuria, composta da Giacomo Zorzi di Unic (Unione Nazionale Industria Conciaria), Stefano Cotrozzi del Cor-

riere Vicentino e Giuseppe Signorin di Berica Editrice, ha letto i racconti dei ragazzi che hanno preso parte al progetto e ha selezionato i migliori tre, che insieme ad altri particolarmente meritori per la qualità della scrittura sono stati inseriti in un libro edito e curato da Berica Editrice.

LIBRIAMOCI IN ARIA (PULITA) di LAURA MASIERO

Quando i bambini chiedono “perchè non sempre si vedono le stelle di notte?” non è facile rispondere. Simona De Troia, di Cesena, residente ad Arzignano, prende spunto dalla sua infanzia legata al territorio romagnolo e dai ricordi di cui lei fa tesoro sensoriale, per scrivere un libro rivolto ai più piccoli ma non solo. Si intitola “Ma che fine ha fatto l’in24 | DICEMBRE 2017 | CORRIERE VICENTINO | ARZIGNANO

verno?”, edito da La Ruota Edizioni e vuole avere uno scopo di sensibilizzazione all’inquinamento. Com’è nata quest’idea? “Per gioco, 3 anni fa. È la rielaborazione del testo di un copione scritto da me per lo spettacolo di Carnevale che i genitori organizzano per i loro bambini all’asilo di San Bortolo. Mia figlia era entusiasta e ho pensato: perchè non sensibilizzare i più piccoli attraverso una lettura divertente?”. Quali sono gli ingredienti di questo libro? “Rispettando l’ambiente, si rispet-

tano anche gli altri e soprattutto noi stessi. Sarebbe bello che le generazioni future imparassero a proteggere la stessa terra che ci permette di vivere”. Scriverà altri libri? “Chi lo sa... scrivo da sempre ma non ho mai pubblicato nulla, per me la scrittura è piacere personale. Ho letto il mio libro ad alcune classi di scuole primarie e mi ha reso felice vedere la curiosità e l’attenzione dei bambini verso la tematica ambientale oltre che verso la scrittura come attività didattica. Credo nel ruolo della scuola e nel valore della lettura”.


ARZIGNANO

PERICOLO SMARTPHONE di GIUSEPPE SIGNORIN

Pier Paolo Frigotto, Dirigente scolastico presso l’Istituto Comprensivo Statale “G. Parise” di Arzignano e scrittore, ha da poco pubblicato il suo ultimo libro, “Pericolo smartphone”, per le Edizioni Corsare, una guida per genitori e insegnanti sui rischi a cui gli adolescenti di oggi sono sottoposti quotidianamente a causa delle nuove tecnologie. “Solo una scuola che prende seriamente in considerazione le opportunità ma anche i rischi di una connessione continua può offrire un insegnamento

adeguato con i media e sui media spiega Frigotto -. Aiutando gli adolescenti a utilizzare la tecnologia e gli smartphone in modo consapevole, creativo e sicuro, li prepara alla società di domani”. I rischi maggiori? ”L’uso scorretto dei social network e delle app di messaggistica, i giochi on line, il cybersesso, i selfie estremi e il sexting, il revenge porn e il sextortion, la cyberpedofilia e il grooming, la pornografia online, il cyberbullismo e l’autolesionismo, il deep e dark web, e, infine, ultime ma non ultime, le radia-

zioni e le malattie ‘da cellulare’”. Cosa possono fare gli adulti? “Come non si dà un’automobile prima dei 18 anni (e comunque con limitazioni di cilindrata e potenza), con lo stesso principio bisognerebbe gestire il cellulare di cui i ragazzini non hanno assoluta necessità. E ci sono cose che per un po’ di tempo ancora dovrebbero essere filtrate dai genitori: è fortemente diseducativo dare l’idea che, eseguita la ricarica, il loro ruolo si esaurisca. È auspicabile che la scuola rafforzi le iniziative di educazione a un uso consapevole, attraverso un’autentica innovazione didattica e digitale. Moltissimo deve essere fatto anche dallo Stato, finora quasi completamente assente”.

25 SCACCHI MATTI di LAURA MASIERO

Visto che quest’estate non saremo impegnati a seguire i Mondiali di calcio, potremmo avvicinarci a uno sport dove non sono le gambe a correre ma il cervello? Ci può aiutare Piero Molon, che con l’associazione “Il Grifone” promuove ad Arzignano il gioco degli scacchi. “Non solo un gioco ma uno sport riconosciuto dal CONI” spiega Piero, figlio di Antonio, presidente e fondatore dell’Associazione che quest’anno festeggia 25 anni di attività. Antonio è l’eroe dello sport, che per oltre 40 anni ha fatto la giusta mossa. Com’è nata questa passione? “In famiglia, mio padre ha fondato nel 1972, insieme ad altre persone, il

primo Circolo Scacchistico Arzignanese”. Come ricorda i primi momenti di gioco? “Negli anni 70 il bar La Rosa accoglieva mio padre e altri amici che si riunivano per giocare. Mi ricordo un suo discorso che mi fece appassionare a questo gioco: ‘Negli scacchi non esiste fortuna ma strategia, matematica e creatività; forma il carattere e la personalità di una persona’. Ed è proprio così”. Gli scacchi si possono associare dunque ad un allenamento intellettuale? “Secondo me sì. Come disse Alexander Alekhine, campione mondiale

a Molon la famigli In azione

e i primi

membri

di scacchi: ‘Grazie agli scacchi ho temprato il mio carattere, perchè ci insegnano a essere obiettivi’. In questo gioco diventi bravo solo se sai riconoscere i tuoi punti deboli e i tuoi errori, come nella vita”. I risultati più belli? “Abbiamo raggiunto la serie Master, nella quale giocano le migliori 18 squadre d’Italia. Ma per me uno dei risultati più belli è vedere i nostri soci divertirsi e i giovani appassionati che si avvicinano agli scacchi”. ARZIGNANO | CORRIERE VICENTINO | DICEMBRE 2017 | 25


MONTECCHIO MAGGIORE

PASSIONE NORDIC WALKING di DAVIDE GHIOTTO

associazioni in giro per il Paese con lo scopo di insegnare la tecnica a chi decide di approcciarsi a questo sport”.

Due bastoncini, sentieri di montagna e una tesi di laurea. Se volessimo riassumere la storia del Nordic Walking tramite l’utilizzo di parole chiave, suonerebbe più o meno così. È infatti grazie alla tesi di laurea di uno studente finlandese che lo sport che ha ormai conquistato l’Ovest vicentino e l’Italia intera, ha visto la luce. “Facevo parte delle Fiamme Gialle di Predazzo e già negli anni 70 utilizzavamo la camminata coi bastoncini per i nostri allenamenti – racconta Pino Dellasega, Presidente della Scuola Italiana Nordic Walking -. Poi nel 1997 Marko Kantaneva ha codificato la tecnica e i movimenti del Nordic Walking nella sua tesi di laurea e così è nata ufficialmente questa disciplina”.

iti dei corsi di formazione a cui hanno partecipato persone da tutto il mondo che, successivamente, hanno portare la cultura del Nordic Walking nel loro paese d’origine”. Com’è la situazione in Italia? “Direi ottima. Credo che l’Italia sia il paese più all’avanguardia nella promozione e nello sviluppo del Nordic Walking. Basti pensare che esistono già 3200 istruttori formati e qualificati. Istruttori che fondano gruppi e

Come si è sviluppata? “Dai primi anni 2000 ha avuto un successo sempre crescente in Finlandia e nei paesi nordici. Poi sono stati istitu26 | DICEMBRE 2017 | CORRIERE VICENTINO | MONTECCHIO MAGGIORE

Qualche mese fa è stato inaugurato il Nordic Walking Park di Montecchio Maggiore… “Si tratta del Nordic Walking Park più grande d’Italia ed è un bellissimo esempio per tutto il territorio nazionale. L’Associazione di Luca Rigodanzo è composta da moltissimi istruttori appassionati e, grazie al grande supporto dell’Amministrazione comunale, è riuscita a creare un interesse vivo attorno a questa disciplina”. Cos’ha rispetto agli altri? “Innanzitutto la sua caratteristica principale è che parte dal centro della città, risultando quindi accessibile a tutti. Poi è inserito all’interno del territorio di Montecchio che è disseminato di bellezze naturali e storiche. Il Park diventa quindi un importante mezzo di promozione turistica che cittadini e visitatori hanno a disposizione”.


MONTECCHIO MAGGIORE

QUESTIONE DI BARBA di DAVIDE GHIOTTO

Di competizioni strane o quanto meno curiose ce ne sono ormai a centinaia. Dal lancio del telefono cellulare alla gara di sedie da ufficio ne esistono per tutti i tipi di fisici. La particolarità di queste competizioni è che non tutte necessitano di un allenamento costante e una meticolosa preparazione. A volte basta la benedizione di Madre Natura per vincere. È questo il caso del Campione Europeo di Barba Naturale 2017. Si chiama Gigi Sciviero, è nato nel 1962 e da più di 20 anni gestisce uno studio di tatuaggi ad Alte Ceccato. Partiamo dalla fine, sei stato nominato Campione europeo di barba naturale con baffo elaborato. Cosa significa? “La barba naturale è la categoria che vede gareggiare tutte le persone che lasciano crescere la barba così come nasce. È severamente vietato infatti fare qualsiasi tipo di ritocco, taglio e anche applicare prodotti cosmetici.

I giudici sono molto severi su questo punto, a volte possono addirittura chiedere di ‘perquisire’ la barba in caso di sospetti. Il baffo invece può essere ‘elaborato’ con cere o altri prodotti da barba per potergli dare la forma che si vuole”. Hai sempre avuto la barba o l’hai fatta crescere apposta per questo obbiettivo? “Ho sempre avuto la barba, più lunga, più corta, con forme diverse ma l’ho sempre portata. Non era assolutamente in programma di prendere parte a questa gara”. Come sei finito all’interno del mondo di barba e baffi “da competizione”? “È iniziato tutto nel 2015 quando io e un mio amico siamo venuti a sapere che a Leogang, in Austria, si sarebbe tenuto il campionato mondiale. Abbiamo deciso di partecipare quasi per scherzo. Appena siamo arrivati abbiamo visto persone da tutto il mondo con delle barbe veramente troppo più grosse delle nostre. Ma, contro ogni ragionevole aspettativa, mi hanno chiamato fra i finalisti e mi hanno conferito il quarto posto”. Così poi hai deciso di provare anche il Campionato Europeo, due anni dopo… “Sì, ho saputo che il campionato si sarebbe tenuto in Alsazia nel 2017 e così mi sono iscritto. Alla fine è andata benissimo, sono stato incoronato Campione Europeo”. Come curi la barba? “Non la curo affatto. La lavo con un normalissimo sapone e la pettino al massimo una volta al giorno, altri-

menti rischierei di sfibrarla”. In Italia esiste un vero e proprio movimento di amanti di barba e baffi… “Esiste, anche se non se ne parla molto. Io faccio parte del Club Baffi e Barbe F.lli Locatelli di Carvico (BG), che dal 1965 si occupa di organizzare eventi, competizioni e rimpatriate fra soci da tutta Italia. Sono anche stato da poco nominato presidente del Lion Beard Club Italia, club australiano che conta più di un milione di membri in giro per il mondo”. La tua barba ti ha portato anche in televisione… “Sì, tramite li mio club sono stato contattato dalla trasmissione I soliti Ignoti di Amadeus su Rai 1. Così io e mia figlia siamo stati a Roma e abbiamo preso parte alla registrazione della puntata in cui la concorrente doveva indovinare con chi, fra noi ‘personaggi’, fosse imparentata mia figlia. Purtroppo non è riuscita a vincere ma ci siamo comunque divertiti moltissimo”.

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MONTECCHIO MAGGIORE

SEMPRE GIOVANI (E STUDIOSI) DA 20 ANNI di LAURA MASIERO

Lezioni universitarie infinite, affollate e magari anche noiose? Non per la sede a Montecchio Maggiore dell’Università adulti/anziani, che quest’anno spegne 20 candeline! Era il 1997 quando Giuseppe Roccoberton ha dato il via a questa iniziativa culturale. Il resto poi è entrato nella storia, tanto da diventare anche un libro: “Me volto indrio”, scritto da Anna Sprea, alunna che racconta aneddoti sui 20 anni di università adulti/anziani da lei frequentati. L’autrice e i suoi compagni di corso spiegano quanto sia soddisfacente e divertente dare uno sguardo al passato. “Perchè è bello guardarsi indietro - affermano - e capire che noi agli alti e bassi ci siamo abituati ancor prima che inventassero le montagne russe. La vita è così”. Riflettendo su queste parole l’occhio lucido è in agguato ma lei e altri studenti ventennali tranquillizzano subito: “Su su, che le rughe vengono a tutti e diventiamo automaticamente più saggi”. Le attività “Ci sono molti laboratori da seguire” - ci spiega Claudio Beschin, l’attuale coordinatore della sede -. Dalla scrittura creativa alla coralità,

dal caffè letterario alla recitazione, dal corso di tablet alla pittura; c’è chi si riscopre un bravo pittore o un

Alcune alunne ventennali, tra cui Anna Sprea e il referente comunale Giuseppe Roccoberton

bravo scrittore di poesie. Vengono organizzati anche concorsi relativi alle attività svolte”. Fermi tutti: corso di tablet? “Certamente. Bisogna pur aiutare i nostri studenti a capire come prendere appunti su supporti tecnologici! Sono contenti di mettersi finalmente alla pari con figli e nipoti, protagonisti dell’era social”. E così la tecnologia manda in pensione quadernoni e vecchie penne stilografiche.

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Tra libri e pic-nic “Vere e proprie gite scolastiche sono il pepe della nostra Università” - continua Beschin -. Cerchiamo di valorizzare anche quello che il nostro territorio può offrire, visitando siti geologici e archeologici nelle vicinanze. Ci divertiamo con mostre, gite e scampagnate che spesso e volentieri si concludono con ‘pan e salado’ e un bicchiere di buon vino”. I festeggiamenti Per festeggiare i 20 anni alunni e docenti dell’Università adulti/anziani si sono ritrovati anche per una cena in grande compagnia, per non perdere le buone abitudini. Durante i festeggiamenti è stata presentata una parodia dei Promessi Sposi messa in scena dagli alunni del laboratorio teatrale, che ha suscitato particolare interesse. “É stato uno spasso, i Promessi Sposi come non li avevo mai visti - racconta Maria Crisetti, una delle docenti volontarie -. Manzoni è diventato un personaggio che si lamenta con i suoi personaggi di non essere fedeli al romanzo, e tra risate e colpi di scena alla fine riesce a mettere in scena la realtà oggettiva che voleva rappresentare.”


CHIAMPO

MONTECCHIO MAGGIORE | CORRIERE VICENTINO | OTTOBRE 2017 | 29


CHIAMPO

30 ANNI DI FIBROSI CISTICA di GIUSEPPE SIGNORIN

Tredici anni: questa era la speranza di vita media per un malato di fibrosi cistica fino a tre decenni fa, quando Dario Antoniazzi e la moglie Annamaria si trovarono ad affrontare questo male poco conosciuto e tremendo che aveva colpito la loro prima figlia, Chiara.

cistica. I fondi che verranno raccolti con questo libro serviranno a finanziare un altro importante progetto di ricerca. “Certo non è facile, ma gli ostacoli sono quelle cose che si materializzano quando togli gli occhi dal traguardo… Il mio traguardo rimane quello

Hanno lottato con tutte le forze, giorno dopo giorno e in questi trent’anni, anche grazie al loro instancabile impegno, la speranza di vita media è aumentata fino a raggiungere i 43 anni. Un anno in più di vita per ogni anno di lotta di Dario e Annamaria, e come loro tanti altri genitori o volontari o ricercatori che si sono spesi per questa importantissima causa. Trent’anni durante cui è completamente cambiata la qualità di vita per chi soffre di questa malattia, raccontati in un libro, “Tredici/43”, che contiene la storia della Delegazione di Vicenza della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica e delle persone che ne hanno fatto parte e ne fanno ancora parte: dai medici ai volontari, passando per chi quotidianamente combatte la fibrosi cistica in prima persona e i tanti amici che hanno sempre cercato di dare una mano con generosità. Come ha scritto Matteo Marzotto nella prefazione al libro, “Annamaria e Dario (e Chiara...) sono gli attori protagonisti di una storia formidabile fatta di forza, perseveranza, speranza, amore, simpatia, unità e unione”. L’iniziativa nasce infatti proprio da loro, e vuole essere un ulteriore strumento per sensibilizzare le persone sul problema della fibrosi 30 | DICEMBRE 2017 | CORRIERE VICENTINO

di sconfiggere la fibrosi cistica e lo vedo sempre più vicino.”, ci dice Dario Antoniazzi, con quell’entusiasmo contagioso che traspare in ogni riga del libro.

RINGRAZIAMENTI Un libro per realizzare il quale è stato fondamentale il contributo di tante realtà del nostro territorio: Berica Editrice e Hassel Comunicazione per i contenuti e la realizzazione della pubblicazione, lo studio on_office Architettura che ha pensato e realizzato la copertina, Mediaprint che si è occupata della stampa, le famiglie Bonetti per il Gruppo Fimauto Autogemelli e Sacchetto per Cattolica Assicurazioni che con il loro aiuto hanno permesso tutto questo. E poi i giornalisti e gli scrittori che hanno dato un contributo dedicando tempo e professionalità, ma anche qualcosa di più: Rachele Perbellini, Elia Cucovaz, Alberto Tonello, Giuseppe Signorin, Guido Gasparin, Stefano Cotrozzi, Lino Zonin, Karl Zilliken, Paolo Fongaro, Alessandro Scotti, Davide Orsato, Michele Piazza, Giovanni Campari, Piero Magnabosco, la dott.ssa Graziella Borgo e il maestro Bepi De Marzi.


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MONTORSO

NUOVO PARROCO di GIUSEPPE SIGNORIN

e Montorso, che formano un’unica Unità Pastorale: alcuni impegni saranno comuni, altri separati. E poi è molto importante la formazione dei laici, per arrivare ad avere una fede matura da parte di tutti”. Che cosa manca? “La Caritas è una bellissima realtà, vorrei si formasse nel tempo anche qui perché c’è sempre chi ha bisogno di aiuto. Il valore della carità è al centro del Vangelo, ma deve essere proposto in maniera intelligente aiutando le persone a diventare autonome. Noi cristiani dobbiamo riscoprire la Dottrina Sociale della Chiesa”.

Don Danilo Meneguzzo è il nuovo Parroco dell’Unità Pastorale Montorso Zermeghedo. Don Alvidio Bisognin resterà a disposizione come collaboratore. La nuova avventura per don Danilo è iniziata l’8 ottobre, in un territorio che gli era completamente sconosciuto. Ordinato sacerdote nel 1973 da monsignor Onisto, ha prestato servizio in numerose parrocchie, prima come Vicario a San Quirico di Valdagno, San Giuseppe di Cassola, San Pietro di Montecchio Maggiore, poi nel 1990 come Parroco a San Pietro Mussolino, dal 2000 a Belvedere di Tezze sul Brenta e dal 2010 a Tavernelle, fino ad arrivare appunto a Montorso. “Sono stato accolto subito bene, ho trovato una comunità aperta e vivace, con tanti gruppi attivi che sto imparando man mano a conoscere. Anche la partecipazione, rispetto ad 32 | DICEMBRE 2017 | CORRIERE VICENTINO | MONTORSO

Papa Francesco sta facendo molto per gli ultimi. “Sì, ci sprona a essere una Chiesa dalle porte aperte, accogliente, che privilegia i poveri. L’anno scorso, a Tavernelle, abbiamo organizzato un momento di solidarietà con i siriani: abbiamo condiviso la loro storia, cenato insieme, raccolto fondi. È un popolo che sta soffrendo molto. Sarebbe bello se in futuro riuscissimo anche qui a fare qualcosa di analogo”.

altre realtà in cui sono stato in passato, mi pare buona. Penso che siamo attorno al 30-35%”. Obiettivi di questo primo anno? “Soprattutto entrare in relazione con le persone e riuscire a gestire le due parrocchie di Zermeghedo

Un versetto del Vangelo a cui è legato? “‘Vi è più gioia nel dare che nel ricevere’, dagli Atti degli Apostoli. Una frase che viene riferito essere stata pronunciata dallo stesso Gesù. Oggi siamo malati di individualismo e l’unica medicina possibile è uscire da noi stessi, scoprendo così il vero amore che si esprime con il termine greco ‘agape’ (amore disinteressato, fraterno, smisurato, NdR)”.


MONTEBELLO

QUANDO HOLLYWOOD È A PORTATA DI... SPAZZOLA di LAURA MASIERO

A colpi di spazzola ha conquistato le star di Hollywood, ma lui, parrucchiere di Montebello, resta con i piedi per terra. Lorenzo Trevisan ha avuto l’onore e l’onere di pettinare il cast del film “The Broken Key”, uscito il mese scorso nelle sale. Trevisan durante le riprese ha seguito da vicino anche Geraldine Chaplin, figlia di Charlie Chaplin, con la quale sembra essere entrato in meravigliosa sintonia! Questa opportunità gli è stata offerta in quanto membro dello staff di Marco Todaro, hair stylist di Torino, ingaggiato per seguire tutte le acconciature del film. E il vicentino l’ha presa al volo. Che impressione le hanno fatto i divi di Hollywood? “Persone normali, come noi. D’altronde ognuno fa il proprio lavoro, loro hanno deciso di recitare ed io di essere a disposizione per curare il loro look. Tutto il cast era sempre disponibile per una chiacchiera, un break insieme, per confessioni e consigli anche personali. Come quando un attore - non dirò chi - mi ha raccontato di un suo recente litigio con la moglie e io gli ho risposto in italiano ‘l’amore non è bello se non è litigarello’, facendolo ridere”. Con che attori hai avuto a che fare? “Con alcuni volti famosi di Hollywood: Kabir Bedi, il noto Sandokan, Michael Madsen, attore ‘feticcio’ di Tarantino con ruoli di primo piano in Kill Bill, Le Iene e il recente The Hateful Eight. Ho conosciuto anche l’attore di Highlander, Christopher Lambert. Ma nel cast appaiono an-

che nomi italiani come Franco Nero, Andrea Cocco, Diana Dell’Erba”. Quanto è importante l’acconciatura di un personaggio per farne risaltare le caratteristiche? “É interessante come domanda… I capelli sono una cornice estetica della personalità e dunque devono rispecchiare il soggetto. Per esempio, per creare dinamismo e velocità abbiamo usato un sistema particolare per creare delle sfumature rosso fuoco per i capelli della protagonista Diana Dell’Erba: l’Arpège. Penso che l’acconciatura sia un canale tra il grande schermo e lo spettatore, anche per capire il ruolo dell’attrice o dell’attore”. Un discorso che… non fa una piega. E cosa mi dice di Geraldine Chaplin? É molto estroversa, con uno spirito sempre giovane. Per il suo personaggio abbiamo sottolineato la misticità che i capelli possono trasmettere a chi la guarda, con una parrucca di capelli bianchi. Ma nella vita ha un caschetto nero tutto pepe, come lei.

Non sta mai ferma e ama far ridere tutti, anche con il suo look. Mi ricordo un giorno, aveva freddo e per scaldarsi ha cominciato a ballare mettendo in mostra le gambe con dei simpaticissimi collant con teschi fluo”. Dove è stato girato questo film? “Essendo un film fantasy-archeologico che intreccia la storia di Torino con quella degli antichi egizi, è ambientato in luoghi meravigliosi del panorama italiano poco sfruttati dal cinema, trasformando la città della Mole in un ‘santuario a cielo aperto’, centro di tutta la spiritualità magica dai tempi delle piramidi. Le scene sono state riprese in molti siti torinesi conosciuti come la Sacra di San Michele, Piazza Castello… E ovviamente il museo egizio”. Quest’esperienza le è stata utile da un punto di vista più professionale o umano? “Entrambe. Non ha fatto che confermare la mia passione per questo lavoro e mi ha permesso di incontrare persone singolari su un set cinematografico: un’esperienza che mi ha reso molto felice sia dal punto di vista lavorativo che personale”.

Lorenzo con Geraldine Chaplin MONTEBELLO | CORRIERE VICENTINO | DICEMBRE 2017 | 33


ZERMEGHEDO

LEGNO, VERNICE E ROCK ’N’ ROLL di LAURA MASIERO

poi la vernice. La vernice per me è “Il legno contiene già la chitarra, ocmigliori per me sono stati quelli del fondamentale, deve essere un velo, il corre solo liberarla della materia in liceo. Tutto il mio mondo ha cominlegno deve rimanere bene in vista”. eccesso” esordisce Michele Bertociato a essere elettrico, quando suoA chi vanno i tuoi strumenti? la citando Michelangelo. no mi vibrano il cuore e le cellule”. “Lo faccio in primis per me, ma sodMichele è un venticinquenne di ZerCom’è nato questo progetto? disfo anche richieste ben precise di meghedo che si è avvicinato all’arte “Tutto parte dalla mia volontà di ripersone. Però chi ha fretta è pregato del liutaio partendo dalla sua forte produrre chitarre suonate dai miei di non rivolgersi al sottoscritto: tra passione per la musica rock. miti del rock. La prima chitarra che Antonio Stradivari forse non si ho realizzato è tigrata, l’ho fatta per aspettava questi risvolti nel lasciar me, per rispecchiare il mio animo traccia delle sue abilità. ‘glam metal’. Mi sono creato una Ma il suo spirito non si è spento nelrete di amici liutai con i quali sono la nostra società tecnologica che tutsempre in contatto per confrontare to prende dalle macchine. Michele, per gli amici Tola, conosce il suono di legno e corde e l’importanza dei tipi di legno per utilizzi diversi. Nel suo laboratorio artigianale costruisce chitarre soprattutto elettriche, con l’anima più Esposizione. Il prima e dopo del restauro del violoncello. Michele felice della sua opera vibrante di un martello pneumaverniciatura e pignoleria, posso mettico. i prodotti e le tecniche da utilizzare”. Dai Guns N’ Roses (ha anche fatto terci anche 4 mesi”. Il modo per riconoscere una Restauri anche strumenti già parte di una loro cover band) pasvalida chitarra? sando per i Doors fino a Mark Treesistenti? “Se quella elettrica è fatta in modo “Sì, restauri e riparazioni. Di recenmonti, trova stimoli a livello tecnico accurato, suonandola su un tavolo musicale per creare gli strumenti te, per un amico, ho restaurato un o sulla tua gamba, vibrano il tavolo violoncello costruito nel 1850 dal che altri oltre a lui manipoleranno. e la gamba. Per la chitarra acustica suo bisnonno, e sentirlo suonare di Quando è iniziata la tua passione? uno dei miei test è parlarle, vicino nuovo è stata un’emozione inconte“A 11 anni, prendendo le prime lezioal foro, e sentire se il legno vibra. Ci ni di chitarra da un ragazzo di Monnibile per entrambi”. vuole legno sottile per diffondere le tebello, a cui devo tutto. Gli anni vibrazioni sonore alla perfezione. E 34 | DICEMBRE 2017 | CORRIERE VICENTINO | ZERMEGHEDO


NOGAROLE

AVVIATI I LAVORI PER L’ECOCENTRO

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di MARCO ALESSANDRI

L’attenzione per l’ambiente e il territorio è da sempre un fiore all’occhiello tanto per gli abitanti quanto per le associazioni e per l’Amministrazione comunale di Nogarole Vicentino. In questi anni si sono moltiplicate anche le iniziative rivolte ai più giovani, ad esempio con la giornata dell’albero per raccogliere rifiuti e ripristinare il boschetto attorno all’antica chiesetta del Castellaro, oppure con i centri estivi focalizzati sull’importanza dell’acqua come risorsa non rinnovabile che non va sprecata. Inoltre le passeggiate organizzate in occasione della Festa del Formaggio e altri eventi hanno contribuito a far conoscere le bellezze naturali e paesaggistiche di questa zona collinare e montana finora poco considerata. Non è quindi un caso se nelle classifiche di Legambiente il piccolo comune dell’Alta Valle si merita la menzione tra i comuni con la più

alta percentuale di raccolta differenziata in Veneto. “Parte del merito di questi risultati è dovuto alla presenza di un piccolo Ecocentro sul territorio comunale, molto utilizzato dalla cittadinanza e che necessitava da tempo di un importante intervento di ammodernamento – ci spiega il sindaco Romina Bauce -. Il 22 agosto di quest’anno la Giunta regionale del Veneto ha emanato un bando finalizzato nello specifico all’adeguamento e ottimizzazione di centri comunali di raccolta di rifiuti urbani, e così abbiamo preso la palla al balzo”. La finestra temporale per candidare un progetto era molto stretta, appena venti giorni dal 1 al 21 settembre, ma la stretta collaborazione tra Ufficio tecnico e Amministrazione comunale ha permesso di ottenere l’approvazione dell’iniziativa da parte della Regione, e nei primi giorni

di dicembre i lavori sono iniziati. “In primo luogo l’obiettivo che ci poniamo è l’ampliamento dell’isola ecologica per l’inserimento di nuovi cassoni e nuovi contenitori così da aumentare l’area di stoccaggio. Sarà installato un box adibito a servizio igienico ma soprattutto sarà allargata la tettoria di copertura già esistente così da consentire uno spazio più ampio per il deposito dei rifiuti pericolosi. Verrà inoltre realizzata una viabilità con strada di uscita diversa da quella di entrata, al fine di favorire un corretto deflusso degli utenti”. La spesa totale ammonta a circa 53.000 €, di cui metà finanziati con il contributo regionale e metà invece da fondi del bilancio comunale. “Chiediamo ai cittadini un po’ di pazienza fino al termine dei lavori – conclude il primo cittadino – poi l’ecocentro potrà tornare in funzione offrendo un servizio migliore”. NOGAROLE | CORRIERE VICENTINO | DICEMBRE 2017 | 35


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Foto di Giuliano Rancan

DA ALTISSIMO ALLA VETTA DEL MONDO di ELIA CUCOVAZ

Da Altissimo alla vetta del mondo, senza mai dimenticare le proprie radici. La Came Spa, azienda produttrice di componenti per motori elettrici che collabora con realtà top a livello globale, registrando una costante crescita in termini di risultati e qualità, ha festeggiato in settembre i suoi primi 40 anni. Una storia di successo che continua a trovare linfa vitale nell’Alta Val Chiampo. Abbiamo chiesto il segreto di questa simbiosi tra industria e territorio al suo fondatore, Lino Chilese. “CI AVEVANO CHIESTO DI TRASFERIRCI ALL’ESTERO” “In passato abbiamo ricevuto proposte di trasferirci in Austria o Slovenia” ricorda Chilese, che guida l’azienda insieme ai figli Cristian e Matteo. È noto, in effetti, che ci sono altri Paesi che cercano di attrarre imprese dinamiche e profittevoli entro i loro confini. Politiche ben diverse da quelle che le aziende italiane sono abituati a trovare a casa loro. “Pensi - prosegue l’imprenditore -, ci avrebbero

addirittura regalato il terreno. Nonostante tutto, non abbiamo mai pensato di accettare”. “LA DIFFERENZA, QUI, LA FANNO LE PERSONE” Ma allora qual è il motivo per cui Came ha scelto di restare piuttosto che accettare la “corte” fatta da Paesi esteri? O non ha seguito l’esempio di quanti hanno delocalizzato cercando costi del lavoro più bassi? “Semplice. Qui la differenza la fanno le persone - risponde l’imprenditore -. Qui il lavoro è un valore e, in tanti casi, una vera e propria cultura. E poi, qui, è dove siamo nati. Tra la nostra azienda e tante famiglie locali c’è un rapporto di reciproca stima e gratitudine”. “NONOSTANTE TUTTO IL NOSTRO FUTURO È QUI” Lo stesso Chilese ammette che negli anni tante cose siano cambiate. I giovani, tra l’altro, non sono più quelli di ieri. “Non voglio fare di tutta l’erba un fascio - precisa -, però vedo meno spirito di sacri-

ficio. Meno umiltà”. Ma l’imprenditore ammette anche gli aspetti positivi. “Oggi i giovani sono preziosi per le aziende: di fronte a un computer sono a loro agio, mentre io ‘no so che boton strucare’. Una differenza non da poco in un mondo in cui le macchine sono sempre più automatizzate”. “I ROBOT NON CI RUBANO IL LAVORO. ANZI” Parlando di automazione, una domanda è d’obbligo: ma è vero che “i robot ci ruberanno il lavoro”? Per Chilese non c’è niente di più falso. “Abbiamo sempre creduto nella tecnologia e nella nostra azienda ci sono già diversi robot. Nondimeno negli ultimi tre anni i dipendenti sono cresciuti di oltre cento unità, fino a sfondare la soglia dei 300. L’automazione non è un rischio, ma una necessità e un’opportunità”. E i lavoratori di domani, anche nell’Alta Valle del Chiampo, devono tenerne conto per mantenere vitale quel rapporto di simbiosi che lega il territorio ad aziende come Came. ALTAVALLE | CORRIERE VICENTINO | DICEMBRE 2017 | 37


ALTA VALLE

LA FENICE DELLE MONTAGNE di GUIDO GASPARIN

SETTANT’ANNI FA LA RICOSTRUZIONE DI CRESPADORO, RASA AL SUOLO DAGLI INCENDI APPICCATI DAI NAZIFASCISTI. “Da Castelvecchio vedevamo in fondo alla valle il nostro paese bruciare, impossibile scordare quelle terribili immagini”. Santina Ferrari aveva soltanto quattro anni quando, nel luglio 1944, i nazifascisti incendiarono il centro di Crespadoro, paese che all’epoca contava 2905 abitanti: volevano fare terra bruciata in un territorio ad altissimo tasso di incursioni partigiane. A farne le spese i civili, costretti ad abbandonare le loro case, le stalle, tutto ciò che avevano: sfollati a Castelvecchio, dove aveva base locale la Croce Rossa Italiana. “Mio papà mi fece salire sulla schiena – ricorda Santina – e assieme alla mamma, alla nonna paterna e ai miei tre fratelli,

di cui uno di pochi giorni, fuggimmo a piedi verso la Laita e poi su fino a Castelvecchio. Rimanemmo lì una settimana, dormendo nel fieno tra i pidocchi. Poi tornammo nella nostra casa, che per fortuna era stata in parte risparmiata dalle fiamme”. Anche la chiesa fu data alle fiamme, accatastando sedie e panchine al centro della navata, ma si salvò assieme al prezioso archivio parrocchiale, perché i paesani corsero a spegnere l’incendio nell’edificio sacro ancor prima di preoccuparsi dei roghi nelle loro abitazioni, commovente esempio di devozione popolare. Anche il parroco, Monsignor Luigi Godo, si salvò, rifugiandosi nel campanile. A guerra ultimata sarebbe stato insignito dell’onorificenza di Canonico Onorario della Cattedrale di Vicenza, come riconoscimento per non aver abbandonato la sua parrocchia in quei terribili giorni. Due anni dopo le fiamme, Crespadoro tornò a vivere. Il 12 ottobre 1947 in paese si celebrò la Festa della Ricostruzione, avvenuta in tempi record grazie agli

aiuti statali e ai benefattori, ad un efficace piano edilizio, ma soprattutto alla volontà di ripartire dei paesani. Come riporta il volumetto realizzato dalla Pro Loco di Crespadoro con il patrocinio dell’Amministrazione comunale, in occasione della consegna della medaglia d’argento al valor militare al gonfalone del Comune, quel giorno erano già state completate 217 case nuove. Un’impresa incredibile, se si pensa che tra l’aprile ’44 e l’aprile ’45 in tutto il territorio comunale furono distrutti dal fuoco 699 fabbricati tra edifici pubblici, abitazioni in uso, case vuote, stalle, fienili, baite e rustici e che 186 di queste abitazioni furono distrutte integralmente. I senzatetto furono 2184 (quasi l’intera popolazione), i capi bovini uccisi o asportati 358, i capi di bestiame minore uccisi o asportati 1579. Un paese raso al suolo e spogliato di qualsiasi ricchezza, se di ricchezza in quegli anni si poteva parlare. E poi il pesantissimo tributo di sangue. Le vittime civili di Crespadoro, cadute durante la lotta di liberazione, furono 28, a cui vanno aggiunti i massacri dei partigiani giustiziati in centro, nelle contrade e sui monti. I 70 anni della Festa della Ricostruzione saranno celebrati il prossimo 28 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, con una mostra allestita in Municipio, dedicata ai fatti del ’44 e alla figura di Pasquale Rovetti, Caporale Alpino del Battaglione Vicenza, insignito di Medaglia di Bronzo e d’Argento al Valor Militare durante la Seconda Guerra Mondiale nella Campagna di Russia. Il giusto tributo ad un paese che ha pagato un prezzo altissimo, ma come la Fenice è risorto dalle sue ceneri. Fiera gente di montagna, che ha saputo risollevarsi con orgoglio dalla più immane delle tragedie.


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NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE

IL DISTRETTO DA TERRITORIO DISCARICA A MINIERA PER L’ECONOMIA CIRCOLARE di CARLO CALCARA

Paolo Gurisatti, economista vicentino esperto di di-

risolti e SSIP inizia a erogare servizi di valore alle imprese

stretti, è stato eletto presidente della Stazione Sperimen-

conciarie italiane e vicentine. Sono contento dei risultati

tale (SSIP) a marzo 2015. All’avvicinarsi della scadenza

raggiunti”.

del primo mandato fa un bilancio del lavoro finora svolto. Quali in particolare? “Quando ormai tre anni fa sono stato chiamato a far de-

“In primo luogo c’erano da superare i classici problemi

collare la nuova società, affidata alle Camere di Commer-

gestionali di un’azienda pubblica, sia pure sui generis:

cio di Vicenza, Pisa e Napoli, dall’allora presidente UNIC

mettere d’accordo i soci, attivare le procedure previste

Rino Mastrotto, il compito non era semplice - esordisce

dalle normative, scegliere il direttore, certificare i proces-

Gurisatti -. SSIP era rimasta ferma per quasi cinque anni,

si, motivare i 17 dipendenti/ricercatori. In secondo luogo

con grandi problemi di carattere istituzionale e strategi-

c’era da definire una strategia di investimento e di rilan-

co. Direi che, a distanza di tre anni, quei problemi sono

cio della ricerca, condivisa da tutti i distretti.

40 | DICEMBRE 2017 | CORRIERE VICENTINO | NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE


NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE Oggi abbiamo un CdA rappresentativo di tutti i territori

della Valle del Chiampo venga riconosciuto come punta

di insediamento dell’industria concia-

avanzata dell’innovazione nell’econo-

ria, un capitale disponibile di oltre 10

mia circolare e non più come manifat-

milioni di euro, un direttore generale

tura obsoleta e inquinante”.

capace di attuare i progetti di interesCome mai si è dimesso da presi-

se delle imprese e anche di procurare risorse aggiuntive dai fondi di ricerca nazionali e internazionali. Nel 2018 abbiamo in previsione di spostarci in una nuova sede, all’interno di un’area di ricerca collegata al

LA VALLE DEL CHIAMPO È UNA GRANDE PIATTAFORMA DI TRASFORMAZIONE DEI MATERIALI ORGANICI

dente del Distretto della Pelle? “Sono rimasto deluso dalla Regione Veneto. All’inizio, quando nel settembre del 2015 sono venuti a trovarci tre assessori della giunta Zaia, confidavo

CNR, di completare gli investimenti

nella possibilità di sottoscrivere un

sul nuovo laboratorio e di aprire nuo-

accordo di programma (come previsto

ve sedi nei distretti, incluso il nostro

dalla legge regionale sui distretti) per

della Valle del Chiampo”.

avviare la costituzione di una sorta di Po.Te.Co. Veneto, specializzato, a differenza di quello toscano, sulle analisi

Cosa può fare la Stazione Sperimentale per Arzi-

e sulle ricerche relative alla produzione di materie prime

gnano?

seconde (ad esempio cheratine per la cosmetica, dalla

“SSIP ha già iniziato a sostenere alcuni progetti del nostro

trasformazione del pelo). All’inizio di quest’anno ho capi-

distretto: uno studio dell’Università di Padova sugli effet-

to che questa prospettiva non è all’ordine del giorno. Ho

ti della concia in white, in collaborazione con Acque del

lasciato dunque alle associazioni di categoria e alle rap-

Chiampo; il progetto IDEE, per nuovi sistemi di raccol-

presentanze politiche del territorio il compito di definire

ta/trattamento differenziato dei reflui, in collaborazione

come procedere”.

con Medio Chiampo, l’Università Ca’ Foscari, le aziende utenti, i comuni e altri soggetti del territorio. E poi c’è il progetto forse più interessante, quello di un Politecnico del Cuoio, concretizzatosi nel nuovo corso di formazione superiore al Galilei, portato avanti con COSMO, UNIC e CPV. Nei prossimi anni abbiamo previsto di aprire una sede all’interno dell’ITIS Galilei e abbiamo programmato investimenti sui laboratori e sulle iniziative culturali a favore di una conceria sostenibile”. Il tema della sostenibilità è fondamentale per il futuro della concia. Come vede la situazione nella Valle del Chiampo? “La Valle del Chiampo è una grande piattaforma di trasformazione dei materiali organici. Le imprese conciarie trasformano uno scarto del sistema alimentare in prodotti del Made in Italy che ‘catturano CO2’. Imprese come SICIT e ILSA sono all’avanguardia nel recupero degli scarti organici, per offrire nuovi fertilizzanti e bio-stimolanti per l’agricoltura. Nuove imprese potranno nascere per recuperare le cheratine del pelo e produrre energia dai fanghi. SSIP darà il suo contributo, perché il distretto

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NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE

MEDIO CHIAMPO RINNOVA L’IMPIANTO: EFFICIENZA E SOSTENIBILITÀ di CARLO CALCARA

È una progettualità di ampio respiro quella che sta alla

dei reflui. Più nel dettaglio, l’aumentata capacità di ossi-

base del piano di interventi a cui Medio Chiampo spa ha

dazione asservita al trattamento chimico fisico consente

dato avvio già nel 2016 e che sta portando a un totale am-

di ottenere rese di separazione maggiori, alleggerendo in

modernamento dell’impianto di depurazione di Monte-

questo modo il carico inquinante da sottopporre al trat-

bello Vicentino.

tamento biologico posto a valle. Tutto ciò si traduce in un miglioramento complessivo del rendimento dell’impian-

A fine agosto è stata completata una prima importante

to, in termini di affidabilità, potenzialità residue, stabilità

fase, con la realizzazione della nuova sezione di tratta-

delle rese depurative e caratteristiche dell’effluente finale.

mento chimico fisico delle acque reflue industriali in ingresso e di due nuovi comparti di sedimentazione prima-

Il nuovo comparto è entrato in funzione a fine agosto e il

ria. Un intervento importante per un investimento totale

bilancio è senz’altro positivo, con dati in uscita che con-

di 3.300.000 euro.

fermano quelli attesi dall’intervento.

Si tratta di un impianto ex novo, che ha sostituito comple-

Da poco è stata completata anche la realizzazione di una

tamente il precedente che era in funzione dagli anni 80.

quarta linea di essicazione fanghi per un investimento di

Le nuove vasche possono contenere un volume di 3.000

1.800.000 euro.

m di reflui, contro i 1.200 delle precedenti. Inoltre, l’ap3

proccio progettuale ha tenuto conto di tutti i più moderni

“Lavorare sulla progettualità e investire sulla ricerca per

criteri di riduzione dell’impatto ambientale: impermeabi-

ripensare i sistemi di depurazione sono aspetti impre-

lizzazione interna delle vasche, copertura in vetroresina e

scindibili della nostra gestione - spiega il presidente di

trattamento dell’aria aspirata dall’interno.

Medio Chiampo spa Giuseppe Castaman -. Abbiamo una capacità di autofinanziamento che ci ha permesso

Tutto l’ammodernamento è stato pensato per avere, a

di realizzare opere importanti; con i finanziamenti attesi

parità di reflui in entrata, un impianto più performante

grazie all’accordo di programma potremo procedere con

e in grado di adattarsi meglio alle caratteristiche attuali

ulteriori interventi”.

42 | DICEMBRE 2017 | CORRIERE VICENTINO | NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE


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NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE

IL FUTURO DELLA CONCIA È AL LAVORO TRA I BANCHI DI SCUOLA di CARLO CALCARA

Formare i futuri manager della concia: questo è l’obiettivo dichiarato del nuovo corso per Tecnici Superiori per la progettazione, trasformazione e innovazione della pelle, inaugurato ufficialmente presso l’ITIS Galilei di Arzignano lo scorso 19 ottobre. Un percorso sperimentale nato dalla collaborazione tra l’istituto di istruzione superiore della città del Grifo con la Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli, il Distretto della Pelle, l’Associazione Italiana Chimici del Cuoio, l’Unione Nazionale Industria Conciaria, la Fondazione Cosmo e il Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università di Padova.

La struttura del corso si compone in totale di 1200 ore

Venticinque i ragazzi che si sono iscritti all’anno scola-

di lezioni teoriche, esercitazioni pratiche e laboratoriali

stico inaugurale del corso. Una parte di loro sono neodi-

presso la conceria dell’istituto, team working e visite ad

plomati in Tecniche della Concia presso lo stesso istituto

aziende e fiere del settore.

Galilei, che hanno già trovato modo di inserirsi nel mon-

Sono sette le aree tematiche che verranno affrontate nel

do del lavoro e che hanno ottenuto dalle aziende la pos-

corso delle lezioni del biennio:

sibilità di lavorare part-time per partecipare alle lezioni

- Ricerca e sviluppo dei prodotti e dei processi.

pomeridiane e poter così maturare un’esperienza utile al

- Organizzazione e gestione aziendale.

loro percorso lavorativo.

- Studio e gestione del ciclo di concia.

“Credo sia una testimonianza importante - sottolinea Pa-

- Studio e gestione del ciclo di riconcia.

olo De Marzi, vice-presidente del Distretto della Pelle

- Studio e gestione del ciclo di rifinizione.

- di come le aziende del settore concia, partendo dalle re-

- Progettazione e ottimizzazione degli impianti conciari.

altà più strutturate, siano alla ricerca di una figura come

- Analisi e prove di laboratorio.

quella che uscirà da questo corso. Una conferma dell’in-

Ulteriori 800 ore del programma saranno invece dedicate

tuizione avuta e resa possibile in tempi brevissimi grazie

al tirocinio aziendale. Per il primo anno si partirà dalla

allo stretto lavoro di collaborazione tra enti pubblici e

base, ossia dai processi che sono la base della lavorazio-

realtà private”.

ne conciaria, per poi svilupparsi nello studio pratico delle

Una volta finito il percorso di studi biennale i ragazzi rice-

operazioni a secco nel secondo anno.

veranno il diploma di green leather manager. Il titolo an-

“Abbiamo puntato molto sull’esperienzialità nello svilup-

glosassone non è una casualità perché, per poter rispon-

pare questo corso - afferma Carlo Alberto Formaggio,

dere alle esigenze di un mercato in continua espansione

dirigente scolastico dell’ITIS Galilei -. Abbiamo ragazzi

al di fuori dei confini nazionali, la figura che uscirà dal

già inseriti in realtà lavorative del distretto conciario, che

biennio di specializzazione dovrà essere capace di inte-

sono desiderosi di acquisire nuove conoscenze sui pro-

ragire con tecnici e manager internazionali. Per questo

cessi e sulla gestione anche in ottica ambientale della pro-

circa il 50% delle lezioni sono tenute in inglese, compreso

duzione della pelle. Per questo gli stessi docenti chiamati

un corso di 100 ore che certificherà il raggiungimento del

a dirigere i diversi corsi del biennio sono dei tecnici, per-

livello B2.

sone altamente qualificate perché ad un grosso bagaglio

44 | DICEMBRE 2017 | CORRIERE VICENTINO | NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE


NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE di esperienza accumulata sul campo nel corso degli anni,

ploma. “Questo essicatore sottovuoto - dichiara Marco

uniscono un continuo aggiornamento sulle esigenze del

Agostini, uno dei due soci fondatori di MecMan S.r.l. -

settore grazie al loro vivere quotidiano all’interno delle

consentirà infatti di essiccare le pelli a basse temperature,

aziende della filiera. Per questo è in corso un progetto di

cioè sotto i 40°. È un bel cambiamento rispetto ai vecchi

ristrutturazione anche del nostro laboratorio. Abbiamo

sottovuoti che di fatto ‘cuocevano’ la pelle a causa delle

bisogno di stare continuamente al passo coi tempi per

alte temperature della loro lavorazione. Devo ringraziare

poter sviluppare delle figure che sappiano rispondere alle

il vice presidente del Distretto della Pelle, Paolo De Marzi

esigenze delle aziende del settore”.

e il preside dell’ITIS, il prof. Formaggio, perché per noi

UN NUOVO SOTTOVUOTO

La ristrutturazione della conceria all’interno del Galilei è già in corso, un passo necessario per innovare i mezzi con cui istruire i futuri diplomati. È infatti in arrivo un nuovo macchinario, un essicatore sottovuoto, frutto della generosità di un’azienda vicentina, la MecMan di Lugo di Vicenza, un prezioso sostituto di quello vecchio già in possesso del laboratorio conciario dell’ITIS Galilei, che agli inizi del prossimo anno andrà in “pensione”. Quello in arrivo è un macchinario di ultimissima generazione, una vera innovazione per i processi produttivi dei corsi,

si tratta di un vero e proprio investimento nel futuro. Vogliamo che i ragazzi imparino a riconoscere il valore dell’innovazione nei processi della concia”. Un pensiero condiviso anche dal dirigente scolastico del Galilei. “È fondamentale che i nostri studenti imparino i processi che utilizzano le aziende all’avanguardia, riducendo quindi il divario con la realtà scolastica. Per questo ringrazio di cuore la MecMan e in particolare Marco Agostini, per la loro generosa donazione, e per aver capito che proprio dalla stretta sinergia tra le aziende e la scuola può nascere quell’impulso innovativo che farà fare un ulteriore salto di qualità ai processi di produzione conciaria”.

sia del quinquennio scolastico che del biennio post-di-

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NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE

UNA RESPONSABILITÀ SOCIALE di CARLO CALCARA

Promuovere politiche e pratiche sostenibili, attivando un dialogo e una comunicazione aperti con clienti, fornitori e attori della filiera, nell’ottica di realizzare prodotti e servizi sicuri, a basso impatto ambientale. Questi gli obiettivi che stanno alla base di una filiera della pelle responsabile, e che hanno spinto il Distretto della Pelle a cercare di sviluppare un progetto per valorizzare e promuovere un effettivo miglioramento dell’impatto sia ambientale che sociale dei processi conciari. Il risultato è un progetto promosso da Cesar formazione e che vede tra i partner operativi lo stesso Distretto della Pelle, insieme a Confartigianato Vicenza, Niuko, Federazione Artigiani Imprenditori Vicentini, Istituto Veneto per il Lavoro, Centro API Servizi e Green Decision. Il progetto, finanziato grazie alla partecipazione al bando

dali, nell’ottica di promuovere e diffondere gli obiettivi

del Fondo Sociale Europeo, avrà una durata di due anni,

proposti. La seconda fase, quella destinata alla formazio-

e intende definire le azioni per lo sviluppo di una filiera

ne, si svilupperà intorno a otto macro tematiche:

integrata con il territorio. Nel concreto si andranno a pro-

- Responsabilità sociale d’impresa.

muovere nuove strategie per l’innovazione nel recupero

- Gestione responsabile della catena di fornitura.

degli scarti industriali, nella lavorazione della pelle e nel-

- Sostenibilità di prodotto.

la tracciabilità dei prodotti chimici, e per l’investimento

- Bilancio di sostenibilità ambientale del Distretto.

sui sistemi di certificazione e sulla comunicazione, per

- Gestione degli impatti ambientali e sostenibilità dei pro-

assistere le imprese nell’ambito della concorrenza inter-

cessi.

nazionale. Nel medio periodo questo progetto si tradurrà

- Efficienza energetica.

in strategie di sostenibilità e inclusione quali la progetta-

- Mediatori nella contrattazione delle pelli.

zione condivisa tra impresa e scuola di percorsi formativi

- Controllo qualità.

incentrati sullo sviluppo delle competenze sulla qualità

L’ultima fase del progetto è quella relativa all’accompa-

e sostenibilità ambientale delle produzioni, e anche la

gnamento, che prevede un programma di workshop e

presenza di imprese con sistemi avanzati di sostenibili-

consulenze, sia individuali che di gruppo.

tà che siano disposte a trasferire buone prassi aziendali,

Il progetto prevede il coinvolgimento tra imprese, istitu-

nell’ottica del mutuo sostegno che può essere volano di

zioni ed enti di formazione, e oltre all’obiettivo di fare rete

una crescita importante del distretto in ambito interna-

all’interno del distretto cerca anche di creare occupazione

zionale. Sono più di 30 le aziende che hanno presentato

attraverso il coinvolgimento dei disoccupati nella fase di

manifestazione d’interesse, numero destinato a crescere

formazione. Per questo è stato tarato sui bisogni dichia-

visto che la raccolta di adesioni è ancora aperta. Queste

rati dalle aziende, puntando al contempo a creare nelle

aziende saranno sostenute in un percorso individuale o

stesse imprese coinvolte la consapevolezza che, attraver-

di gruppo nell’analisi delle pratiche già esistenti al loro

so la crescita di una coscienza sostenibile nello sviluppo

interno, e saranno sostenute nello sviluppo di compor-

innovativo dei processi conciari, si possa far crescere il

tamenti socialmente responsabili. La prima delle tre fasi

valore del loro lavoro e cercando al tempo stesso di co-

del progetto prevede una fase di workshop e visite azien-

struire nell’ottica di un ambiente e una società migliori.

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NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE

LA CONCERIA CON IL BOSCO DENTRO di ELIA CUCOVAZ

Conceria Montebello festeggia i suoi 50 anni regalando a tutti una boccata d’aria pura. La famiglia Dalle Mese, in occasione dello storico anniversario della sua azienda, ha annunciato infatti di aver adottato una misura profondamente innovativa per la purificazione dell’aria tanto all’interno quanto all’esterno del proprio stabilimento. Un’azione il cui effetto sull’ambiente è pari a quello che avrebbe un bosco di 4.500 metri quadrati. Un risultato ottenuto attraverso il trattamento delle pareti con Airlite, una “smart paint” che, grazie alla sua composizione, riesce a neutralizzare sostanze inquinanti presenti nell’aria (in particolare gli ossidi di azoto, le più pericolose

sostanze emesse dalle auto) ed eliminare odori e batteri. Lo stesso effetto di un filtro, con il vantaggio di essere completamente naturale, di non consumare energia e di migliorare anche l’efficienza energetica. Montebello è la prima conceria a sperimentare Airlite, in coerenza con la propria politica di responsabilità ambientale e di innovazione continua. Si stima che i primi 4.500 metri quadrati già trattati con la pittura hi-tech elimineranno l’inquinamento generato da oltre 157 mila auto “Euro 6”. “Ci distinguiamo da sempre - ha concluso l’imprenditore Franco Dalle Mese -. E ora siamo anche l’unica conceria che rende migliore l’aria intorno a sé. È il futuro”.

L’INNOVAZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ di ELIA CUCOVAZ

Innovazione e sostenibilità sono le due facce di una stessa medaglia. È la convinzione alla base della metamorfosi del gruppo Dani, già proiettato nel mondo dell’industria 4.0 con il progetto “Linkki”. Un piano di rinnovamento che rilancia anche il percorso di responsabilità ambientale che ha già portato Dani a piazzarsi tra le prime cento industrie “verdi” d’Italia, oltre che a porsi quale capofila del progetto “Greenlife” del distretto. Non a caso, in effetti, neanche un mese fa, in occasione di “Open factory” (il più importante evento itinerante di cultura industriale e manifatturiera del Triveneto, che l’ha vista protagonista lo scorso 27 novembre), il gruppo

si è fatto promotore di un convegno dal titolo “Il futuro delle industrie delle Venezie: green e industry 4.0”, che ha analizzato le condizioni per un’economia prospera con al centro la tutela del territorio. Da anni Dani ha scelto di essere un’azienda sostenibile, riconoscendo nella responsabilità socio ambientale i principi che guidano le sue azioni imprenditoriali, orientate allo sviluppo dell’azienda, delle persone che vi lavorano e alla salvaguardia delle generazioni future. Il gruppo annovera numerose certificazioni di sistema e di prodotto ed è la prima conceria al mondo ad ottenere le certificazioni “Carbon Footprint” e “Process EPD”. NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE | CORRIERE VICENTINO | DICEMBRE 2017 | 47



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