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SANITÀ
SANITÀ MALATA: BILANCI IN REGOLA E SERVIZI
A PEZZI
AMBIENTE LE GROTTE
DELL’ESTATE
SALENTINA pag. 17

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SANITÀ
SANITÀ MALATA: BILANCI IN REGOLA E SERVIZI
A PEZZI
AMBIENTE LE GROTTE
DELL’ESTATE
SALENTINA pag. 17
Anno VII n.1 / Giugno 2024
Supplemento a Corriere Salentino
di Dario De Carlo.
Iscritto presso Tribunale di Lecce n° 1011 del 29/12/2008
Direttore Responsabile
Flavio De Marco
Direttore Editoriale
Gaetano Gorgoni
Hanno collaborato a questo numero
Giorgia Durante
Claudia Forcignanò
Cosimo Enrico Marseglia
Manuela Marzo
Marcella Negro
Giulio Rugge
Claudio Tadicini
Foto
Giulio Rugge
Michel Caputo
Toti Bello
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Atalanta o Leicester, il vero miracolo è il modello Lecce
Arriva l’estate e sotto l’ombrellone ci sarà molto tempo per discutere di calcio, di Lecce e di futuro. Dopo un campionato entusiasmante che, all’inizio ha fatto gridare alla “squadra rivelazione” e a traguardi inattesi, il Lecce, allenato da mister D’Aversa prima e mister Gotti poi, ha dimostrato di avere un arsenale calcistico dal potenziale imprevedibile. Qualcuno ricorderà l’impresa di mister Ranieri nella Premier League di qualche anno fa, il suo Leicester vinse uno scudetto tra lo stupore dei club calcistici di tutto il mondo. Alcuni colleghi ed anche degli ex allenatori di serie A hanno parlato di un parallelismo fra l’Atalanta ed il Lecce. Questi due paragoni sono atti
a rimarcare che il Lecce può fare addirittura di più di quanto dimostrato nel campionato di serie A 2023-2024. E su questo io non ho alcun dubbio: ci sono analisti che sostengono (giustamente) di dover ringraziare D’Aversa per il bottino accumulato all’inizio, ma, maggiormente va ringraziato mister Gotti per la capacità di valorizzare al massimo il collettivo ed i singoli, se così non fosse stato non ci saremmo salvati. E, da qui, ci viene da mettere le cose ben in chiaro, il Lecce è un modello a se’ stante, nuovo e senza precedenti. Uno schema che se vogliamo è inverso ad alcuni club italiani di successo, anche l’Atalanta: la società giallorossa non chiede uno sproposito (come altrove avviene) per un abbonamento in centrale o in altri settori. Al partner commerciale non si chiedono cifre eclatanti, il tessuto imprenditoriale salentino è diverso da quello della Mitteleuropea. Si voglia o no noi siamo discendenti da contadini e pescatori (a proposito te le radici ca tieni). Ma il “miracolo” lo abbiamo fatto lo stesso, dal Presidentissimo Sticchi Damiani allo staff tecnico, alla squadra e anche all’ambiente tutto, anche agli operatori della comunicazione che anche in tempi non sospetti hanno creduto nella A, come fatto storico e come condizione esistenziale. Uscire dal provincialismo è un’operazione non facile ad ogni livello e per il prossimo campionato anche quella sarà una sfida. Per il futuro sono tanti i gioielli del Lecce che il mercato di tutta Europa tiene sotto la lente: può accadere anche che ci sia una crescita dovuta alla oculata gestione delle risorse in entrata. Messi apposto i conti, incamerato qualche utile, sistemato lo stadio, perché non osare? Osare sul campo e fare ciò che
abbiamo dimostrato di saper fare, dare lezioni di calcio anche alle blasonate e milionarie big. Mentre altrove il calcio rischia di scomparire sotto il macigno delle speculazioni finanziarie e dei “doppiogiochismi” di pseudo dirigenti, il Lecce vien fuori con il suo potente messaggio: fieri come la propria terra ed impetuosi come il proprio mare. Sognare non costa molto ed il futuro è nelle mani di chi saprà sfruttare il potenziale in ogni delicato risvolto dell’Olimpo del calcio.
Il vero miracolo è il modello Lecce pag.3
Sanità malata: bilanci in regola e servizi a pezzi
L’odissea giudiziaria di una casalinga per un numero sbagliato: è sotto processo da 4 anni per errore
Le Grotte del Salento: lontane dal caos, a pochi passi dalla storia
Vescovo, scienziato, artista: il ‘genio’ di Giuseppe Candido a Lecce
In principio era il calzino
Stop agli autovelox selvaggi per rimpinguare le casse comunali
Le Quattro Colonne a Santa Maria al Bagno
Dolmen, menhir e megaliti a Giuggianello
AMBIENTE
Intervista a Giuseppe Scordella, Direttore del Parco Naturale Regionale “Litorale di Ugento”
La Puglia cresce con le Bandiere Blu: Patù, San Cataldo e Manduria le novità
A Lecce l’alta cucina si fonde con l’arte dello chef Ivan Tronci e la passione di Simone De Mitri
Dolce o salata? Dal 1959 la colazione in Salento si fa al Bar Lucia di Tonio Barba
Anniversario numero 10 per il Pausa Caffè di Squinzano, il bar della tripla A
Tutto pronto per la 3° edizione di Salento Street Food
La corsa alla spesa di fondi pubblici per costruire cattedrali nel deserto
Qual è lo stato di salute della sanità pubblica? Abbiamo fatto progressi rispetto a 20 anni fa, quando il dottor Maurizio Portaluri pubblicò “La sanità malata”, denunciando conflitti d’interesse e altri mali di questo fondamentale servizio pubblico per il quale ogni regione spende circa l’80% delle sue risorse? Dopo la sciagura del covid la politica ha rispettato la promessa di recuperare tutti gli screening, gli esami e le visite non effettuate? Il termometro sono i CUP: basta fare una chiamata per scoprire che le liste d’attesa per una gastroscopia a Lecce sono chiuse, anche se per
legge non potrebbero esserlo. Si fanno in questo modo le diagnosi precoci? Potremmo aprire mille capitoli sulle liste d’attesa che non funzionano. Eppure, basterebbe applicare la legge di cui tanto si parla. Non c’è posto nel pubblico?
Faccio l’esame privatamente e poi paga la pubblica amministrazione, come io pago le tasse per la sanità pubblica. Lo dice la legge, ma le Asl non si mettono le mani in tasca: si prevedono molti contenziosi per scoraggiare i cittadini a far valere i loro diritti. Si tratta di uno dei casi anomali, all’italiana, di legge nascosta ai cittadini e spesso disapplicata: stiamo parlando del decreto
legislativo 29 aprile 1998 n.124. Di fronte al ritardo e al diniego del pubblico, si può fare visita o esame privato e poi presentare il conto all’ASL.
Ci sarebbe anche un’altra soluzione, se la politica lo volesse: visto che la sanità pubblica non ce la fa, si allarghino le convenzioni con i privati. Così invece di rimborsare le visite private si potrebbe fare un accordo più conveniente col settore privato. È troppo facile a fine anno sciorinare bilanci impeccabili dopo che non si garantisce il servizio! Basta con quest’ipocrisia dei conti in regola con i servizi a pezzi!
Ma le cose non cambiano, anzi peggiorano. I soldi dell’Europa ce li stiamo bruciando in quelle che sembrano “cattedrali nel deserto”, fornite di tecnologie e ambienti all’avanguardia costati milioni, ma senza che ci sia il personale per garantire continuità assistenziale ed esami istantanei come in un pronto soccorso: sto parlando delle decine di case di comunità che hanno l’obiettivo di decongestionare i nosocomi di tutta Italia, sempre più in tilt e sottodimensionati dal punto di vista del personale. La corsa alle infrastrutture sanitarie territoriali è cominciata anche nel Salento, con i soldi del PNRR, ovvero quelli presi a debito dall’Europa (che poi dovremo restituire). Il 20 maggio il direttore generale di ASL Lecce, Stefano Rossi, e il Sindaco di Racale, Antonio Salsetti, hanno sottoscritto il Protocollo d’intesa per la concessione ad ASL Lecce della proprietà superficiaria su un immobile di proprietà comunale situato in via F. Quarta a Racale. L’immobile sarà destinato a una delle 24 “Case della comunità” finanziate con fondi PNRR in ASL Lecce.
Ma si sa ben poco del personale che dovrebbe andare a lavorare lì: rischia di essere un “travaso” di medici di base e medici della continuità assistenziale (guardia medica), senza che effettivamente sia allestito un servizio simile a un pronto soccorso territoriale operativo per 24 ore e capace di evitare di congestionare gli ospedali. In molte zone del nord è andata male: se si va a bussare nelle case di comunità, difficilmente si troverà qualcuno disposto a visitare o a fare
esami, perché bisogna fare impegnative, mettersi in lista. Andando a curiosare in molte di queste strutture sanitarie per la medicina territoriale si scopre che questi centri territoriali restano chiusi e allora ci si rivolge, ancora una volta, al pronto soccorso. Dunque, il rafforzamento della sanità territoriale così è già fallito. Se qualcuno sente puzza di bruciato, ha ragione: far funzionare le strutture territoriali significa dire addio agli affari nel privato (spesso fatti da chi lavora pure nel pubblico), quelli che vengono gonfiati proprio per le lunghissime liste d’attesa. “Abbiamo posto il problema con l’Ordine dei Medici in tempi non sospetti sia per le case di comunità che per le liste d’attesa - dichiara il presidente Donato de Giorgi - È frustrante per gli stessi medici di base prescrivere una gastroscopia e non ricevere risposte. Ora, con le inchieste televisive che ci sono state, non possono più dire che le liste sono chiuse, ma il risultato è lo stesso se programmano un esame per il 2018”.
Dalle case di comunità alle improbabili piste ciclabili senza connessioni con il contesto (con barriere architettoniche annesse), fino alle rinaturalizzazioni senza un piano di mobilità compensativo (che rischiano di portare al collasso della mobilità e dell’economia): basta spendere i soldi, intercettarli, poi i problemi collaterali si analizzano dopo. Ve la ricordate la Piattaforma Logistica Intermodale di Melissano? Milioni di fondi pubblici spesi per un’opera mai entrata in funzione: ce ne siamo occupati in un’inchiesta di qualche tempo fa. Lo scalo merci realizzato a Melissano più di un decennio fa che oggi si pensa di trasformare in deposito di idrogeno non ci ha insegnato a non buttare via i soldi senza una visione. Non impariamo nulla. Non abbiamo fatto tesoro nemmeno dell’esperienza pandemica. Si parlava dell’importanza della prevenzione e ora per farti una visita o un’esame ci vogliono ancora tempi biblici. Nel frattempo è arrivata l’inflazione, i prezzi alle stelle grazie a una speculazione selvaggia, che ha dimezzato gli stipendi del ceto medio e basso. Questo sta producendo enormi
problemi di carattere occupazionale e anche di gestione dei servizi sanitari. Si pensi alle RSA: in molti sono con l’acqua alla gola perché i prezzi dell’energia e delle materie prime sono schizzati alle stelle e la Regione Puglia non ha ancora adeguato le tariffe.
Diecimila posti di lavoro che scricchiolano solo in Puglia. Al nord gli adeguamenti ci sono stati. Le residenze sanitarie per anziani non autosufficienti sono fondamentali anche per evitare che questi pazienti cronici affollino i pronto soccorso. Le RSA devono essere in grado di fornire un’assistenza a 360 gradi, con esami, cure e altro. Lasciare un anziano non autosufficiente nelle mani di una badante non dà garanzie, inoltre costringe le famiglie a pagare costi spesso proibitivi per chi ha un semplice stipendio da offrire. Gli standard richiesti dalla Regione sono alti, ma l’adegua-
mento dei prezzi non arriva. Cosa ce ne facciamo di una sanità come questa, dove scappiamo a curarci al nord e non possiamo gestire cronicità e i “codici bianchi o verdi” senza andare al pronto soccorso ad attendere la visita un giorno intero? Che sanità pubblica è quella che non ci garantisce una gastroscopia prescritta da un medico? Questa sanità tutta tagli e bei bilanci non risolve niente. Un esame non fatto in tempo può essere fatale. Il governatore Emiliano oggi dice che con le liste d’attesa le cose devono cambiare, ma dopo 20 anni i problemi sono peggiorati. È vero, ci sono i percorsi oncologici e d’urgenza, ma lì ci potresti arrivare quando ormai è tardi. La sanità pubblica pugliese ha bisogno di cure importanti prima che ci lasci, cominciando dal reclutamento dei medici: una cura di sistema definitiva.
La kafkiana vicenda di una salentina, che rischia fino a 6 anni di carcere
Èaccaduto a lei, ma sarebbe potuto accadere a chiunque. Da quasi quattro anni, una casalinga cinquantaduenne, residente nel basso Salento, sta vivendo un’odissea giudiziaria per un reato che non ha mai commesso: la ricettazione di uno smartphone rubato.
Tutto è iniziato a causa di un mero errore materiale: un “9” trasformato in uno “0”, che ha fatto sì che la donna si trovasse improvvisamente nei guai, costretta a sopportare ansie e stress, oltre a sostenere spese per avvocati e consulenti nel tentativo di dimostrare la sua innocenza.
L’incubo per la malcapitata è iniziato nel 2019, quando è stata accusata di aver utilizzato la sua sim in un iPhone 6, provento di un furto avvenuto a Melissano nel marzo di quell’anno, rubato dall’interno di una vettura lasciata aperta.
La Procura aveva disposto l’acquisizione dei tabulati del traffico telefonico effettuato con il telefono avente il codice Imei (il numero che identifica in modo univoco un dispositivo mobile) dell’iPhone rubato. Ma nel tabulato presentato dalla società telefonica - ed è questa l’eccezione sollevata dall’avvocato Simone Viva e dal perito di parte della difesa, l’ingegnere Luigina Quarta - l’ultima cifra dell’Imei è stata confusa: “0” anziché “9”. E così, dal momento che l’Imei con
l’ultimo numero errato è risultato corrispondente al Samsung in uso da un decennio alla donna, quest’ultima si è ritrovata indagata e davanti a un giudice.
Nel giugno 2020, la casalinga ha ricevuto un decreto di citazione a giudizio e ora rischia una condanna fino a un massimo di sei anni, ma non si arrende e continuerà a combattere in aula per dimostrare la sua innocenza.
Il passato incontra il presente in un Salento che sa accogliere e conservare le testimonianze di chi ha abitato questa terra creando quel legame ancestrale con culture lontane
Il Salento delle coste sabbiose, delle spiagge che si tingono di oro al tramonto, delle dune e delle insenature, è la meta preferita di un turismo che di anno in anno cresce sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo.
Nulla, o quasi nulla, è rimasto di quel Salento segreto che conoscevano e vivevano solo i salentini. Ogni anfratto, ogni spiaggia, ogni pineta è ormai svelata agli occhi del mondo, complici anche i social, su cui foto, reel e video viaggiano in tempo reale contribuendo alla notorietà di una terra che ha molto da offrire, ma ancora fatica a trovare una valida strategia per veicolare le proprie risorse verso un turismo che ne sappia realmente apprezzare la bellezza.
Tra le meraviglie del Salento che ancora resistono agli attacchi del turismo di massa, ci sono le grotte, cavità più o meno facili da raggiungere, sia via terra che via mare, scolpite col duro lavoro dei secoli, narratrici di storie e leggende. Ecco le più belle:
Grotta della Poesia: uno dei più importanti e suggestivi siti archeologici del territorio, custodisce la piscina naturale diventata famosa in tutto il mondo per la sua acqua dai riflessi color smeraldo e l’insenatura di pietra friabile, che si colora con i raggi del sole di oro, ocra, terra bruciata. Spazio aperto e di libero accesso, a causa di turisti incivili, che sono arrivati a bucare la roccia
per piantare i propri ombrelloni, da alcuni anni, prevede ingressi contingentati con pagamento di ticket
Grotta della Zinzulusa: testimonianza preziosa del carsismo costiero in Italia, questa grotta si trova a Castro. Il suo nome deriva dalle stalattiti che si trovano all’ingresso, che ricordano panni stesi ad asciugare al sole, detti in dialetto salentino, zinzuli. La grotta della Zinzulusa è divisa in 3 parti, la prima ospita varie stalattiti e stalagmiti che fanno da cornice alla “Conca”, una piscina naturale di acqua limpida. La seconda parte è caratterizzata da rocce meno compatte, ci sono meno stalattiti e stalagmiti. Nell’ultima parte, si trova il Cocito. Secondo uno scritto di Monsignor Del Duca nel 1793, la Grotta potrebbe aver ospitato il Tempio di Minerva edificato da Idomeneo.
Grotta Azzurra: a poca distanza dalla Grotta della Zinzulusa, quindi sempre a Castro, si trova questa grotta che prende il nome proprio dal colore cobalto dell’acqua che si riflette sulla parete rocciosa creando suggestivi giochi di luce. Chi volesse visitarla, può raggiungerla in barca o con un kayak dalle spiagge vicine, l’interno è talmente ampio da scongiurare il rischio di claustrofobia e l’acqua limpida permette di ammirare il fondale.
Grotta delle Tre Porte: spostandosi verso Santa Maria di Leuca, un’altra grotta, è quella delle Tre porte, famosa perché al suo interno, in
quello che è denominato “Antro del bambino”, è stato rinvenuto il dente di un bambino di Neanderthal di 10 anni. Facilmente raggiungibile via mare, questa grotta deve il suo nome ai 3 ingressi che convergono tutti in un unico antro, con un cunicolo della lunghezza di circa 30 metri che termina in un’altra stanza in cui si conservano stalattiti e stalagmiti.
Grotta del Soffio: Sempre a Santa Maria di Leuca, è possibile visitare una delle grotte più suggestive del Salento. Raggiungibile via mare, per potervi accedere, è necessario attraversare un breve tratto sott’acqua caratterizzato dalla presenza di un soffione sommerso che produce caratteristici sbuffi d’acqua che danno l’impressione che la grotta respiri.
Grotta della Monaca: questa insenatura si trova a Otranto ed è incastonata tra le rocce ricoperte di macchia mediterranea e il mare cristallino del litorale adriatico. La baia è facilmente
raggiungibile via mare. Al dì là della sua indubbia bellezza, a rendere questa grotta meta di visitatori, è la curiosità legata al fatto che un tempo, al suo interno vivesse una foca monaca, notoriamente abitante di mari puliti.
Grotta di San Cristoforo: una tra le più conosciute grotte del Salento, si trova a Torre dell’Orso, nei pressi di un altro monumento naturale, le Due Sorelle. Le iscrizioni in lingua greca e latina rinvenute al suo interno, raccontano del passaggio di marinai, navigatori e mercanti, che prima di avventurarsi lungo il Canale d’Otranto, al suo interno cercavano rifugio e si raccomandavano alle divinità. Nel 1981 è stato rinvenuto un graffito di età medioevale, che raffigura una nave da trasporto, con frammenti di iscrizioni cristiane e croci.
Grotta grande del Ciolo: A poche centinaia di metri dalla celebra baia che ospita il ponte più famoso del Salento, si trova Grotta Grande del
Ciolo, col suo monumentale ingresso di 30 metri e il cunicolo che porta ad un lago generato da una sorgente d’acqua dolce. Da segnalare anche un’altra grotta, più piccola, nota come Grotta piccola del Ciolo che è però completamente allagata.
Grotta dei Cervi: annoverato tra i più imponenti complessi neolitici d’arte parietale d’Europa, la Grotta dei Cervi a Porto Badisco, ospita numerose pitture realizzate in guano di pipistrello e ocra rossa. Si tratta di oltre 3000 pittogrammi che rappresentano per lo più figure astratte, ma anche scene di vita quotidiana, di caccia al cervo, da cui prende il nome la grotta, danze tri-
bali, riti propiziatori e figure femminili. La presenza di simboli di forma spiroidale, fanno pensare al culto della Dea Madre e l’intero complesso potrebbe essere interpretato come un luogo di culto, anche se molti pittogrammi, dal 1970, anno della scoperta della grotta, a oggi, non sono stati ancora decifrati.
L’accesso è consentito solo accompagnati da speleologi abilitati, per motivi di studio o giornalistici.
Grotta Romanelli: questa grotta si trova nei pressi di Castro, di lei si parlava già nel 1869. Al suo interno sono state ritrovate tracce che fanno pensare ad un rifugio naturale risalente al Paleolitico. Non è molto profonda, appena 35 metri, con un ingresso di 16 metri. Questa grotta è di particolare rilevanza perché al suo interno, oltre a vari frammenti incisi con motivi geometrici di difficile interpretazione, dipinti e graffiti, sono stati rinvenuti anche gli scheletri di due adolescenti e alcune mandibole. Nel 2021 sono stati presentati i risultati di un’indagine che ha portato alla luce 32 nuove figure.
Una struttura di vigilanza per evitare che i pirati ottomani si approvvigionassero di acqua potabile
Chiunque si trovi a passare da Santa Maria al Bagno, frazione di Nardò, non può evitare di soffermarsi sulle
Quattro Colonne, una antica struttura difensiva che ora ospita all’interno anche un rinomato locale per ricevimenti e sala da ballo. Si tratta in realtà delle quattro torri angolari bastionate e scarpate, superstiti di una struttura fortificata un tempo più imponente, realizzata a cavallo fra il XVI ed il XVII secolo, allo scopo di difendere la limitrofa sorgente di acqua dolce, dalle frequenti incursioni dei pirati ottomani. Infatti il nome originale della struttura era Torre del Fiume.
Il progetto della fortezza, che più che di una torre si trattava in realtà di un piccolo castello, rientrava nel programma di difesa delle coste del Regno di Napoli, con l’erezione di diverse torri costiere lungo il litorale, quali baluardi contro i pirati. I lavori di costruzione durarono otto anni, infatti ebbero inizio nel 1597 e si conclusero nel 1605. Il maniero, a pianta quadrangolare, era costituito da quattro cortine non più esistenti, lunghe 18 metri, spesse 9 alla base ed alte 22, con le quattro torri bastionate agli angoli. Due tori marcapiano correvano lungo il perimetro mentre la parte superiore era coronata con beccatelli e mensole che reggevano il cammino di ronda, avanzato rispetto al perimetro del complesso, mentre piombatoi e caditoie, per la difesa piombante, e feritoie, per il tiro con armi da fuoco, completavano i dispositivi difensivi.
Al piano terra del maniero era posta una cisterna che garantiva l’approvvigionamento idrico per le truppe all’interno, mentre l’accesso avveniva, per motivi di ulteriore sicurezza, al primo piano mediante una normale scala a pioli lignea che, successivamente, veniva ritirata all’interno. Con ogni probabilità nella torre erano presenti, oltre alle armi portatili come archibugi e spingarde, anche piccoli pezzi di artiglieria come falconetti e bombardelle.
Diminuiti i rischi di incursioni dal mare, le funzioni della struttura furono dirottate verso il controllo e lotta al contrabbando, in special modo del sale.
Non sappiamo per quale motivo crollarono le quattro cortine, molto probabilmente fu a causa di eventi sismici, di sicuro però sappiamo che, nell’intervallo fra i due conflitti mondiali, esse arrivavano sino al primo piano.
Giuseppe Scordella, Biologo marino e project manager di progetti di ricerca e sviluppo industriale e precompetitivo, da dicembre 2022 è Direttore del Parco Naturale Regionale “Litorale di Ugento”
Il Parco Naturale “Litorale di Ugento”, istituito con L.R. 13/2007, già Sito di Importanza Comunitaria, ricade interamente nel territorio comunale di Ugento e con una superficie totale di circa 1.626 ettari comprende diversi habitat ambientali.
L’Ente Parco, sin dalla creazione, si è sforzato di conservare un approccio sostenibile alla gestione ed alle pressioni che solitamente si hanno su un territorio a forte vocazione turistica come quello di Ugento e che, ultimamente, sta dando particolari soddisfazioni per quanto riguarda la tutela ambientale ed il coordinamento delle iniziative orientate in questa direzione.
Parliamo un po’ dei progetti e delle iniziative del Parco.
La realizzazione del Centro Visite, che ha consentito di “rilanciare” la figura del Parco collocandola come presidio non solo ambientale ma anche di legalità.
Realizzato all’interno di un bene confiscato alla criminalità e concesso in uso al Comune di Ugento che, in quanto Ente Gestore del Parco ha inteso adibirlo a sede dell’Area protetta. L’inaugurazione è avvenuta a febbraio 2024 ed è stata particolarmente partecipata dalle scuole e dai
giovani, ma anche dalle Istituzioni, come Prefettura e Regione Puglia. Presente anche il Vescovo di Ugento, con l’intesa e lo spirito guida comune di realizzare un vero e proprio distretto di legalità a cui tutti possano tendere.
Il Parco Naturale Litorale di Ugento aderisce da sempre a “Federparchi” che costituisce un punto di riferimento a cui tutti noi tendiamo, sia per “gestire” le problematiche esistenti, sia per avere la possibilità di replicare le buone pratiche implementate in altre realtà.
Il Parco, nella figura del suo Legale Rappresentante, il Sindaco Salvatore Chiga, è stato scelto come “Coordinatore Federparchi Puglia”, punto di riferimento per la Regione, soprattutto per quanto riguarda il raccordo fra gli iscritti e gli aggiornamenti sulle normative dei parchi regionali.
Come Parco, quindi, abbiamo un importante ruolo di responsabilità ed un punto di forza per Ugento ed il suo territorio.
Ugento ed il suo territorio sono una fra le mete turistiche più importanti del Salento. Com’è la convivenza Parco – Turismo?
È una convivenza complessa, a tratti critica, che si cerca di affrontare con un occhio strate-
gico. Diverse le cattive abitudini su cui lavorare: prima fra tutte il parcheggiare quanto più vicino possibile al mare ed all’ombra, con il rischio di causare danni all’ambiente.
L’abbandono dei rifiuti, che è più un problema culturale che un problema gestionale.
Purtroppo c’è ancora la cattiva abitudine di abbandonare i resti del pranzo in spiaggia, lungo le strade di campagna o nei parcheggi. Una volta consumato il pasto bisognerebbe riportare a casa quello che è rimasto, per poter smaltire in maniera corretta, secondo le regole della raccolta differenziata.
È una questione di buone maniere, una questione di sensibilità ambientale che per fortuna interessa pochi, ma i pochi sul numero di turisti che Ugento ospita sono comunque tanti. Ed è questa la vera sfida che dobbiamo affrontare: far sì che l’impronta ecologica che noi lasciamo sul territorio si riduca al minimo possibile.
Lupi, cinghiali, granchi blu, etc. – vecchie conoscenze e facce nuove - come sta cambiando realmente l’ambiente nel Salento?
L’ambiente cambia e arrivano nuovi inquilini. Quando arriva il nuovo inquilino, se è un buon in-
quilino, ci convivi. Se è un inquilino cattivo, come il granchio blu, soccombi. E quindi bisogna essere pronti. La stessa Xylella è una specie aliena, non puoi fare altro che gestirne gli effetti. L’ambiente non è mai un sistema statico, è un sistema mutevole. Oggi abbiamo questa situazione, fra vent’anni non sappiamo che cosa ci troveremo, però fa parte delle regole del gioco e con queste dobbiamo convivere.
Ultima domanda, una domanda personale: com’è la vita di un Direttore di un Parco? Personalmente immagino auto elettrica, vestiti ecosostenibili, alimenti bio…
La vita di un Direttore di un Parco comincia all’alba e finisce la sera tardi, una vita assolutamente normale, nella normalità del buon senso. Personalmente, da quando mi occupo del Parco, affronto il quotidiano in maniera diversa. Nulla di eccezionale, nulla di rivoluzionario, più attenzione nella gestione dei rifiuti o nell’utilizzo dell’auto, magari parcheggiando più lontano per muovermi di più a piedi. Però la rivoluzione è proprio nella vita quotidiana. Le “buone prassi” dovremmo iniziare a farle prima in casa e poi mantenerle quando si esce.
La straordinaria vita di Giuseppe Candido, vescovo e scienziato che seppe fare delle sue passioni un esempio da tramandare ai posteri con umiltà e abnegazione
Nella lettura della storia umana, i personaggi che hanno lasciato un segno, un’impronta indelebile, rappresentano testimonianze preziose che, intrecciandosi, permettono una ricostruzione della storia e della cultura locale. Ogni nazione, ogni comunità ha i suoi pensatori, uomini di cultura e di scienza, di arte e di fede che delineano la fisionomia dell’identità di un luogo in modo unico e significativo. L’esplorazione storico letteraria del legame tra i personaggi di un tempo e la cultura locale non solo arricchisce la nostra comprensione del passato, ma ci connette anche in modo profondo alla nostra eredità culturale che diventa linfa per il presente, patrimonio inestimabile per il futuro.
Giuseppe Candido, vescovo e scienziato, ma anche artista e uomo di Chiesa, rappresenta una figura di spicco nell’ambiente culturale e scientifico salentino, in particolare nella città di Lecce dove introdusse tecnologie molto avanzate per quei tempi. Fu, tra l’altro, uno studioso appassionato della misura del tempo e inventore della prima rete di orologi pubblici elettrici in Italia.
Giuseppe Candido nasce a Lecce il 28 ottobre 1837, da Ferdinando e Stella De Pascalis, secondo di otto figli. La famiglia Candido, originaria di Cava dei Tirreni si trasferì, inizialmente, per motivi di commercio a Mesagne per poi stabilirsi a Lecce, acquistando il feudo Ceriescio.
Il piccolo Giuseppe, all’età di 10 anni viene iscritto al Reale Collegio dei Gesuiti, istituzione di alto livello per l’eccellenza del corpo docente. Si distingue subito per il suo talento in matematica e in fisica, tanto da essere insignito nel 1855, all’età di 18 anni, del Giglio d’Oro con nastro rosso, una decorazione che riconosce l’eccezionale rendimento degli allievi più meritevoli del Collegio.
Aiuta padre Nicola Miozzi, fisico eminente, che gli trasmette la passione per gli studi sull’elettricità e proprio con padre Miozzi, Candido partecipò, dal 14 al 27 gennaio 1859, alla realizzazione di uno dei primi esperimenti di illuminazione pubblica, alla presenza del Re Ferdinando II, in visita a Lecce. Conseguita la laurea in Matematica e Fisica presso l’Università di Napoli, già ordinato sacerdote, Giuseppe Candido nel 1861 ritorna a Lecce, dove apre una propria scuola privata di Fisica sperimentale in via Regina Isabella. Si dedica al problema della generazione dell’elettricità, brevettando la pila a diaframma regolatore, ottenendo una menzione speciale all’Esposizione Universale di Parigi del 1867. Fino al 1869 insegna in diverse scuole leccesi, tra le quali il Liceo-Ginnasio “Palmieri” e il Seminario diocesano.
Tra il 1868 ed il 1874 progetta e mette in funzione la rete degli orologi pubblici elettrici di Lecce. Come riportato nel saggio “Giuseppe Candido,
Vescovo e Scienziato” Edizione Grifo, il 1° febbraio 1868 Candido scrive al Consiglio Municipale di Lecce: «Signori nella nostra Lecce si sente, ogni giorno dippiù, la mancanza di buoni Orologi Pubblici (…). Noi possiamo dire con verità che la nostra Lecce non à orologi pubblici e che dalla massa del popolo non si sa che ora sia». Propone quindi la realizzazione, prima del genere in Italia e una delle prime in Europa, di quattro orologi pubblici e due detti regolatori oppure orologi di riferimento, di cui uno di riserva. Lo stanziamento, firmato dal sindaco Michele Lupinacci, era di 1500 lire, una somma veramente elevata per quel tempo. I quadranti erano collocati: sul Sedile, un edificio del XVI secolo già municipio della città salentina; sulla Prefettura; sul Liceo ”Palmieri” e
sull’Ospedale dello Spirito Santo. Questa rete di orologi elettrici rimase in funzione sino al 1937. Giuseppe Candido è ricordato soprattutto per i suoi studi scientifici. Di fatto, oltre la pila e gli orologi, tra le sue realizzazioni vanno citate anche il pendolo sessagesimale elettromagnetico, la sveglia-accenditoio-spegnitoio elettrico, il metodo eliografico per il tracciamento della linea meridiana e il gassogeno ad acetilene a prova di scoppio. Sovente si tratta di Candido scienziato quindi, ma non va dimenticata la sua passione e predisposizione anche per l’arte. Ha dipinto infatti anche numerosi quadri dei quali pochi sono stati ritrovati presso i suoi parenti, tra i quali Le nozze di Cana, Cristo e l’Adultera, Cristo e la Maddalena; di altri dipinti si ha memoria in lette-
re, ma non traccia. Un quadro rappresentante La Maddalena della Purità è conservato nella cappella dell’Episcopio a Ischia. A lui si deve anche un altorilievo in marmo La lotta per la sopravvivenza. La scarsa documentazione delle sue produzioni artistiche si chiude con un Presepe, di cui è autore dei personaggi in cartapesta della Madonna e S. Giuseppe e un disegno con uno Studio di paesaggio.
Nel 1881, a sua insaputa, Papa Leone XIII lo nominò Vescovo di Lampsaco e coadiutore del Vescovo di Nicastro, in Calabria. E così Giuseppe Candido, nonostante avesse cercato invano, di sottrarsi all’incarico, iniziò una nuova vita molto impegnativa: “Candido era prima di tutto sacerdote e obbedì perché dell’obbedienza ne aveva fatto, e ne fece sempre, una ragione di vita”. Nel 1888 venne nominato Vescovo di Ischia e in occasione del suo insediamento ricevette onori e riconoscimenti anche da molti dei più famosi scienziati. Contribuì attivamente a far risorgere l’isola dalle rovine del terremoto del 1883 recuperando o ricostruendo, anche con risorse personali, le chiese e il Seminario, in cui, per la prima
volta, vennero chiamati ad insegnare professori laici. Il 18 febbraio 1900 la Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei lo nominò Socio corrispondente, in riconoscimento della sua attività di scienziato.
Guidò, con uno stile pastorale aperto e inclusivo, la piccola diocesi per 14 anni, dal 1888 al 1902 quando, per una grave malattia, fu costretto a rinunziare alla carica di Vescovo. Morì il 4 luglio 1906 a Ischia, dove è sepolto.
Giuseppe Candido, con la sua straordinaria poliedricità, incarna un esempio unico di come la passione e la dedizione possano trasformare la vita di una persona e plasmare il destino di una comunità. Attraverso le sue imprese scientifiche, artistiche e pastorali, Candido ha lasciato un segno indelebile non solo nella storia di Lecce. La sua vicenda ci ricorda, infatti, che le grandi menti e le anime generose possono superare ogni ostacolo e lasciare un’impronta duratura nel mondo. Che la sua eredità fatta di innovazione scientifica, sensibilità artistica e fervente devozione, possa continuare ad ispirare e ad illuminare il cammino di coloro che si dedicano al servizio della conoscenza, della bellezza e della fede!
Un viaggio nel passato attraverso il racconto del lavoro a maglia. Un’arte antica che unisce le donne, e oggi anche gli uomini, di tutto il mondo
Una volta si sarebbe detto “lavorare a maglia” o “lavorare ai ferri” e subito, nell’immaginario comune, sarebbe venuta in mente la nonna, la mamma o la zia che sferruzzavano tra un’incombenza e l’altra della giornata. Un’arte che, nata nella notte dei tempi per assolvere essenzialmente al bisogno primario di coprirsi, noi donne ci siamo tramandate per generazioni dando prova, in diversi momenti critici, di grande resilienza proprio attraverso il lavoro a maglia.
Come spesso accade, infatti, il contributo delle donne finisce nel dimenticatoio della storia dove sembra non siano destinate a lasciare tracce ma, basta grattare un po’ la patina in superficie per restare sbalorditi di quello che le donne sono sta-
te capaci di fare, in questo caso grazie a due ferri e un gomitolo di lana. Illuminante in tal senso il libro di Loretta Napoleoni “Sul filo di lana. Come riconnetterci gli uni con gli altri”, edito da Mondadori. Un incredibile excursus storico che parla di come il lavoro a maglia sia stato determinante ad esempio durante i due conflitti mondiali, quando gli indumenti di lana fatti a mano da chi stava a casa hanno contribuito a tener caldi i soldati in trincea e di come, durante la Seconda guerra mondiale, esperte magliaie sono diventate insospettabili spie che, servendosi della maglia, inviavano messaggi in codice.
Il lavoro a maglia ha cavalcato i secoli e la storia entrando in contatto con il movimento hippie, diventando così uno strumento di rifiu-
to dell’omologazione e del consumismo imposti dal «sistema». Lo stesso movimento femminista ha infine smesso di considerare quest’attività un simbolo della sottomissione femminile, ma l’ha anzi rivalutata tramutandola in un segno di liberazione dagli stereotipi di genere. Un’immagine emblematica diventa così quella della commissaria europea agli Affari Interni Ylva Johansson ripresa mentre lavora a maglia durante il discorso sullo stato dell’Unione della presidente Ursula von der Leyen.
E a proposito di stereotipi è sbagliato pensare che il lavoro a maglia sia un’attività prettamente femminile: non è così. Sono tantissimi infatti gli uomini che si dedicano a questa arte con ottimi risultati. Un esempio eclatante in tal senso è il tuffatore olimpico Tom Daley, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo 2021, famoso anche per aver sferruzzato sugli spalti tra una gara e l’altra. Tra gli appassionati della maglia dobbiamo annoverare l’inossidabile “Gladiatore” Russell Crowe o l’interprete di Ken nel recente film “Barbie”, Ryan Gosling.
Ci siamo da poco lasciati alle spalle uno dei periodi più neri della storia dell’umanità: gli anni
della pandemia ci hanno colti impreparati e impotenti. Isolati nelle nostre case nell’impossibilità di uscire, con un carico di stress molto difficile da gestire, di fronte alla necessità di trovare una via di fuga che alleviasse in qualche modo la nostra ansia, anche in questo caso il lavoro a maglia per molti è stato quel toccasana che ha fatto la differenza. Perché, è stato dimostrato anche dalla scienza (una ricerca promossa da Gomitolorosa Onlus e realizzata dall’Istituto neurologico Besta di Milano ne ha indagato i correlati neurologici, gli effetti, dello sferruzzare) che lavorare a maglia è un fantastico antistress, migliora l’umore, l’autostima e aiuta la concentrazione; un’attività che risulta essere di grande aiuto anche per i pazienti oncologici. Perfino l’università di Milano-Bicocca ha dato il via ad un laboratorio di uncinetto e di maglia che supporta la knitting therapy. Nell’era della globalizzazione, internet ha svolto un ruolo determinante per la diffusione e la condivisione dell’arte della maglia. Gli knitters di tutto il mondo e di ogni età, grazie a internet, hanno messo a disposizione il loro sapere. Questo scambio di esperienze ha fatto nascere una comunità di immensa vitalità e creatività. Non dimentichiamo che lavorare a maglia non è solo un hobby ma artigianato di grande pregio. Gli eventi, i festival, le manifestazioni dedicate al mondo della maglia si sono diffusi un po’ dappertutto. Lo Yarn bombing ne è un esempio. Al lavoro a maglia è stato dedicato anche un giorno: l’11 giugno è diventata, infatti, la giornata internazionale del lavoro a maglia in pubblico.
di Giorgia Durante
Tra storia e leggenda, i megaliti di Giuggianello sono silenziosi custodi di un tempo lontano e del patrimonio culturale del Salento
GIUGGIANELLO – Immersi tra gli ulivi
secolari, nel silenzio delle campagne, riposano da millenni i megaliti di Giuggianello, pietre miliari di questo comune del Sud Salento. I blocchi lapidei, sotto forma di dolmen (formati da più rocce) o di menhir (composti da una sola), avevano originariamente una funzione sepolcrale o rituale e continuano, ancora oggi, ad affascinare migliaia di visitatori e studiosi.
Diverse sono le leggende che si tramandano
sul loro conto.
Una molto particolare riguarda, ad esempio, il sito dei massi della vecchia: compatte formazioni calcaree di epoca miocenica modellate dal vento e dagli agenti atmosferici, con forme e nomi curiosi. Qui, sulla cosiddetta collina delle ninfe e dei fanciulli, la tradizione popolare vuole che vivesse una vecchia strega che si divertiva a mettere alla prova le persone che incontrava. A queste era solita rivolgere una domanda, promettendo, in caso di risposta corretta, una gallina dalle uova d’oro.
Nessuno però riusciva a indovinare e per questo la strega li trasformava in pietre, che un orco, suo aiutante, distribuiva poi nei terreni intorno.
Ecco perché due dei megaliti presenti sono chiamati: Lu Furticiciddhu te la Vecchia e Lu Lettu te la Vecchia. Il primo ricorda la forma di un fuso, con il quale si dice che la strega filasse la lana, mentre il secondo, circolare, pare fosse il suo giaciglio. Il terzo prende invece il nome di Il
Piede d’Ercole e si pensa che riproduca l’impron-
ta del dio greco.
Poco distante dal complesso dei massi della vecchia, si trova il Dolmen Stabile, conosciuto anche come Quattromacine, per via dell’antico casale nei pressi del quale è stato rinvenuto nel 1893, al confine tra i territori di Giuggianello e Giurdignano. Composto da 9 ortostati (cioè lastre con funzione di sostegno), di cui 2 monolitiche e 7 di pietre sovrapposte, è caratterizzato da un blocco di copertura rettangolare di circa 20 centimetri di spessore.
Il Dolmen Ore, invece, scoperto nel 1979, presenta un lastrone di copertura quadrangolare spesso 25 centimetri ed è sostenuto da tre ortostati, di cui solo uno monolitico.
Sul fronte menhir, ve ne sono due: il Menhir Polisano, alto 3 metri e mezzo, abbattuto da ignoti nel 1977 e in seguito recuperato e restaurato, e il Menhir Crocecaduta, attualmente adagiato al suolo e costituito da un unico blocco parallelepipedo in pietra leccese lungo circa 4 metri.
Di fronte a queste incredibili testimonianze del passato riuscite ad arrivare fino ai nostri giorni, il mistero cede il passo allo stupore e lo stupore, a sua volta, ad una silenziosa contemplazione.
Ora c’è il decreto che impone criteri più restrittivi per le autorizzazioni
ROMA – È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto interministeriale Infrastrutture/Interno che disciplina le modalità di collocazione e uso degli autovelox: stop alla proliferazione della rilevazione automatica. Una giungla che tartassa le famiglie: basta una piccola distrazione, un chilometro in più di velocità oltre i 5 di tolleranza, e scattano le sanzioni. Costi, tra l’altro, altissimi se commisurati agli stipendi bassi dei lavoratori medi italiani. L’autovelox sulla Lecce-Gallipoli, in agro di Galatina, ha fruttato nel 2023 110mila multe e 4,7 milioni di incassi: milioni di euro che fioccano nei comuni di tutta la Puglia. Persino comuni come Trepuzzi e Gallipoli sono riusciti a incassare rispettivamente 4,5 e 2,5 milioni con le multe solamente nel 2023. La piccola comunità di Melpignano incassa 1,1 milioni di euro nello stesso anno. Non si dica che non è un metodo eccellente per rimpinguare le casse comunali. Nel nuovo decreto voluto da Salvini “si mette al primo posto la tutela della sicurezza della circolazione,
ponendo regole certe sul posizionamento dei dispositivi e sulle sanzioni” – spiegano dal Ministero. L’intervento è arrivato sull’onda delle proteste degli automobilisti, che hanno portato anche a gesti estremi e fuori legge, come l’abbattimento di alcuni strumenti di rilevazione automatica delle infrazioni.
Sarà un provvedimento del prefetto a individuare gli autovelox che sono effettivamente necessari, sulla base di un effettivo pericolo, provato da dati certi che riguardano la strada specifica dove installare l’apparecchiatura fissa di rilevazione. L’avviso dovrà essere posizionato un chilometro prima nelle strade extraurbane. Stop agli autovelox sulle strade urbane che hanno un limite di velocità di 50 km orari. La minima di-
stanza tra autovelox dovrà essere di 3 km l’uno dall’altro nelle strade extraurbane e di un chilometro nelle strade secondarie. Il dispositivo per la rilevazione della velocità può essere utilizzato solo se il limite è fissato ad almeno 90 km/h ma non per limiti inferiori sulle extraurbane. Stretta anche per gli autovelox mobili, quelli montati su auto della polizia in movimento: la contestazione dev’essere immediata, altrimenti bisogna collocare sulla strada postazioni autovelox fisse o mobili ben visibili. Le reazioni politiche a questo nuovo intervento sono diverse: critiche a sinistra, apprezzamento a destra per aver posto fine alla giungla degli autovelox. Intanto, cresce l’uso delle app come WAZE per intercettare per tempo tutti i rilevatori di velocità.
Tante conferme, da Melendugno a Castro, manca ancora Otranto
ROMA – Salgono a 236 le località costiere che potranno fregiarsi del riconoscimento “Bandiera Blu 2024”, dieci in più dell’anno scorso. Nel Salento ci sono 2 importanti new entry (Patù e Lecce, con la marina di San Cataldo) e tante conferme. Manca ancora Otranto, che fino a 3 anni fa sventolava questa bandiera. Quest’anno, per la 38ª edizione, 485 spiagge potranno sventolare il vessillo blu, con mare eccellente per 4 anni consecutivi (27 in
più rispetto al 2023) che corrispondono a circa l’11,5% di quelle premiate a livello mondiale. La Puglia è al secondo posto e sale a 24 Bandiere (Isole Tremiti, Rodi Garganico, Peschici, Vieste e Zapponeta (in provincia di Foggia), e Bisceglie nella provincia Barletta-Andria-Trani; Polignano a Mare e Monopoli (Bari); Fasano, Ostuni e Carovigno (in provincia di Brindisi); Ginosa, Castellaneta, Leporano, Manduria e Maruggio (in provincia di Taranto); Lecce, Melendugno, Castro, Salve,
Ugento, Gallipoli, Patù e Nardò (in provincia di Lecce) con 3 nuovi Comuni (Lecce San Cataldo, Manduria e Patù). Nella classifica seguono a parimerito con 20 Bandiere la Campania e la Calabria, con un riconoscimento in più ciascuna. La Basilicata conferma invece le sue 5 località: Maratea, Metaponto di Bernalda, Nova Siri, Pisticci e Policoro.
La Bandiera Blu è un riconoscimento internazionale, istituito nel 1987 Anno europeo dell’Ambiente, che viene assegnato ogni anno in 49
paesi, inizialmente solo europei, più recentemente anche extra-europei.
La Puglia si conferma regione dalle acque “eccellenti”, come da analisi effettuate da Arpa Puglia, e tra le prime in Italia per numero di località costiere cui è stato assegnato il riconoscimento di Bandiera Blu 2024: sale il numero delle spiagge e dei lidi, con tre nuovi ingressi che, secondo la Foundation for Environmental Education (FEE), rispettano i criteri riguardanti la gestione sostenibile del territorio.
Il racconto di un’avventura di successo con le parole dei suoi protagonisti
ALecce, capitale del Barocco e della buona cucina, una delle arterie cittadine in cui si respira maggiormente l’aria di una città viva, in fermento, proiettata verso un nuovo concetto di life style, Classé Restaurant è il perfetto connubio tra raffinatezza, eleganza, attenzione alle esigenze del cliente. Massima espressione di una cultura del mangiar bene che si traduce in un menu variegato, studiato nei minimi dettagli e rielaborato in piatti in cui il colore e i profumi delle materie prime esplodono in una festa per gli occhi e il palato, Classé Restaurant a La Dogana, è un progetto innovativo che accoglie una clientela accomunata dalla voglia di sperimentare nuovi sapori senza tradire la migliore tradizione salentina e che può vantare una delle più prestigiose carte dei vini di Puglia.
Ed è per soddisfare anche i palati più esigenti, che da gennaio 2024 il menu è a firma dello chef Ivan Tronci, rivoluzionario artista dei fornelli che porta in tavola una “cucina del sole”, nata in anni di viaggi ed esperienze in giro per il mondo che lo hanno visto lavorare a Roma, Milano, Sardegna, Parigi, Marsiglia, Dubai, Portogallo e a studiare la cultura enogastronomica dell’Asia, del Sud America e del Nord Europa.
Ecco come Ivan Tronci, “Chef giramondo”, tornato a Lecce per amore e per un progetto lavorativo in cui crede fermamente, si racconta:
Nelle tue vene scorre il sangue del Sud e la salsedine del mare di Otranto, sei conosciuto come lo chef giramondo, hai lasciato questa terra giovanissimo. Quanto è importante allontanarsi da casa per potersi appropriare di nuovi sapori e creare un proprio stile?
Sono partito da Otranto all’età di 18 anni perché appena finita la scuola, avevo già in mente di girare il mondo per diventare un grande chef. Volevo viaggiare in tutti e cinque i Continenti per esplorare e conoscere i diversi stili, sapori, cotture e i profumi delle varie cucine. Ho costruito il mio stile, che è appunto, una fusione di culture, sapori, profumi e tecniche assemblate, diverse tra loro. Nei miei piatti si trova una mixologia di tutto il mondo.
Nella tua carriera hai collezionato stelle Michelin e riconoscimenti, hai lavorato nei migliori ristoranti. Eppure hai i modi di chi davanti a sé vede una strada ancora tutta da percorrere. Cosa dici a te stesso ogni volta che raggiungi un nuovo traguardo?
Esplorare e fare gavetta è fondamentale per un giovane. Io cambiavo nazione ogni sei mesi, tra i 18 e i 26 anni ho visitato dodici Stati. A 27 anni, mentre lavoravo per Heinz Beck come suo braccio destro nel ristorante romano La Pergola, fui promosso e mandato a Dubai dove feci la mia prima apertura da chef.
Ho collezionato molti premi, una Stella Michelin in Portogallo, il premio Chef Rivelazione degli Emirati Arabi a Dubai, riconoscimenti dalla Regione e dai Lions, oltre che da parte di chef, maître, ambasciatori, ho collaborato con diverse aziende, ma la mia filosofia è sempre testa bassa e andare avanti, cercare di migliorarsi e andare oltre le proprie possibilità, non soffermarsi mai e non cullarsi dopo aver raggiunto un traguardo, quando poi magari nel proprio animo si percepisce di avere un motore che può raggiungere risultati ancora migliori. Aver fatto qualcosa di grandioso non vuol dire nulla, la cosa più difficile è farlo e rifarlo ogni giorno. Ecco perché è necessaria la concentrazione, il focus, sia mentale che spirituale verso un obiettivo che cambia giornalmente.
Possiamo dire che la tua cucina è il racconto di tante storie che si mescolano con la tua?
A Lecce l’alta cucina si fonde con l’arte dello chef Ivan Tronci e la passione di Simone De Mi-
tri. Il racconto di un’avventura di successo con le parole dei suoi protagonisti - Corriere SalentinoI miei piatti sono una mixologia di tutto il mondo, ma con un occhio di riguardo per la nostra tradizione e le mie radici, anche se mi ritengo figlio del mondo perché sono cresciuto intorno al mondo per la velocità con cui ho viaggiato e per la quantità di posti che ho visto e in cui mi sono formato. Porto la tradizione nel cuore e la riporto nei miei piatti in simbiosi con i profumi e i sapori del mondo.
I tuoi ingredienti preferiti?
A Lecce l’alta cucina si fonde con l’arte dello chef Ivan Tronci e la passione di Simone De Mitri. Il racconto di un’avventura di successo con le parole dei suoi protagonisti - Corriere SalentinoSenza dubbio sono le verdure, la frutta, i cereali e tutto ciò che viene dalla natura. Anche perché sono loro che ci danno i valori nutrizionali più importanti. Quando ho iniziato a viaggiare ero molto affascinato dai profumi. In Thailandia ri-
masi estasiato dalle bacche di lemongrass o dalle foglie di limone thailandese, mi colpì molto anche l’utilizzo del latte di cocco in cucina. In Giappone invece rimasi estasiato dall’utilizzo del pesce crudo e dalla delicatezza, dall’amore e dall’attenzione con cui viene trattato. Oppure penso ai profumi del Portogallo dove ho lavorato in una struttura che si chiama Villa Gioia, con la brigata internazionale dello chef Dieter Koschina che essendo austriaco parlava tedesco. Erano 25 cuochi, ognuno o quasi di una nazionalità differente ed è stata la cucina più internazionale in cui ho lavorato.
La cucina che più ti ha stupito?
Senza dubbio sono la cucina thailandese, giapponese e spagnola. Tuttavia non trascuro la cucina francese, quella portoghese e le tecniche che ho appreso in Sud America e in Africa perché da semplici gestualità, da pochi ingredienti si può prendere ispirazione per creare un piatto stallato.
I miei piatti trasmettono grande tecnica, bellezza, infatti chiamo la mia cucina cucina del sole, proprio perché i miei piatti sono molto colorati e mettono allegria. Molti sono frutto di accostamenti unici con ingredienti locali abbinati ad altri che vengono da altre culture. Ad esempio facciamo un piatto che è un battuto di gambero viola di Gallipoli abbinato ad un dressing di bacche di lemongrass e succo di yuzu giapponese con crema di avocado, lamponi ghiacciati, cipolle in carpione. Un altro piatto molto particolare che facciamo sono gli spaghetti crudi di tonno servito con dadolini di mela verde e rapa rossa, con una zuppa allo zenzero e caviale al wasabi. Oppure faccio il fagottello ripieno di carbonara liquida, che è un omaggio al mio maestro Heinz Beck. Tra le carni, facciamo la guancia di vitello, il secreto di maialino iberico, tutte carni cotte a bassa temperatura con tecniche che ho imparato in Francia e in Spagna per mantenerle morbide.
Cosa può aspettarsi chi assaggia i tuoi piatti?
I sapori dei miei piatti sono floreali, sono molto attento al bilanciamento, ogni ingrediente deve rispettare ed esaltare l’altro, quindi la mia cucina, oltre che molto colorata, è anche molto salutare. A breve realizzeremo delle tabelle nutrizionali su alcuni piatti perché siamo ciò che mangiamo. Ad esempio il rombo è cotto a basse temperature all’interno dell’estrazione del cavolo cappuccio, oppure il risotto alla barbabietola, viene cotto con l’estratto delle barbabietole crude per salvaguardare i valori nutrizionali e garantire una cucina leggera e gustosa allo stesso tempo perché è importante mangiare con gusto, ma in modo sano.
Il cliente che viene da noi, una volta finito di mangiare proverà una sensazione di benessere, perché non ha mangiato per riempiersi la pancia, ma ha curato il corpo e lo spirito, il cibo è energia, nutre l’anima, non si mangia solo per nutrirsi, ma anche per risvegliare emozioni e ricordi e in tal senso la mixologia di sapori è fondamentale. La mia cucina trasmette emozioni.
Il Director Manager Simone De Mitri, racconta
Classé Restaurant con l’entusiasmo e la consapevolezza di chi ha davanti una strada che punta verso l’eccellenza della ristorazione: “Raffinatezza, attenzione alle materie prime, e libertà di scelta. Espressioni che per noi racchiudono l’anima di Classé Restaurant a La Dogana, in cui abbiamo voluto essere i primi a proporre una nuova direzione di fine dining a Lecce – dice – L’obiettivo dichiarato è diventare presto punto di riferimento di una nuova generazione di ristoratori, affidando la nostra visione di sala e cucina nelle mani esperte dello Chef Ivan Tronci.”
Non solo un menu eccellente, ma anche una raffinata carta dei vini che porta a Lecce le migliori cantine e un’attenzione al cliente frutto della competenza di Simone De Mitri: ”La personalità di Classé Restaurant emerge in modo evidente nella mia passione per la cura del servizio di sala, e l’attentissima selezione di etichette che ha reso la nostra carta vini una delle più ampie e prestigiose della Puglia con interesse particolare per i prodotti ‘signature’ di alta gamma dalla Borgogna, dallo Champagne e da Bordeaux ma anche con i grandi produttori dal Piemonte, dalla Toscana e dal Veneto, vanto internazionale della produzione italiana. Competenza, grande presenza in sala e tecnica di servizio sono protagonisti a fianco del nuovo concept gastronomico di Ivan Tronci, espressione di una cucina innovativa che punta all’uso di materie prime di grande livello, ma con grande attenzione al benessere fisico e spirituale.”
Il vino diventa quindi protagonista della tavola al fianco dei piatti dello chef Ivan Tronci: “Proprio la scelta del vino è uno dei nostri fiori all’occhiello, che definisce l’esperienza gustativa degli ospiti con grande competenza nel descrivere non soltanto le caratteristiche delle bottiglie, ma arricchendone la storia con aneddoti poco conosciuti – prosegue Simone De Mitri -
Non di meno, la scelta accurata del giusto calice, tra i molti presenti nella nostra selezione, ha per noi un valore essenziale per rispettare pienamente il carattere del vino e offrire una mise en place di grande livello.”
E a concludere nel miglior modo possibile il racconto di un’avventura di successo, che attinge a piene mani dall’energia di due giovani talenti, è ancora Simone De Mitri: “Siamo convinti che il bellissimo viaggio di Classé sia appena iniziato, un percorso che punta ad andare oltre la semplice degustazione in chiave gourmet, ma ridefinendo in stile moderno gli standard della ristorazione in Salento, in modo coinvolgente ma leggero, con sobria eleganza racchiusa in ogni nostro piatto.”
La colazione è il pasto più importante della giornata. In Salento, nel Bar Lucia di Tonio Barba, si può gustare ogni morso, respirando l’aria fresca delle mattine d’estate e i sapori autentici della migliore tradizione gastronomica
Le mattine d’estate in Salento hanno il battito lento dei giorni assolati in cui chi ha premura di raggiunge il posto di lavoro, si mescola a chi gode le meritate vacanze, ma fare colazione al bar, comodamente seduti al tavolino o in piedi al bancone, è un rituale a cui nessuno rinuncia.
Che la giornata inizi con un pasticciotto accompagnato dall’aroma penetrante del caffè, o con un toast e spremuta d’arancia, la colazione diventa un momento di riconnessione con sé stessi e con la terra.
E in questo angolo di mondo in cui le tradizioni si intrecciano con la modernità, la colazione al Bar Lucia di Tonio Barba a Salice Salentino, dal lontano 1959 è una certezza per i salentini e per tutti i viaggiatori che vogliono vivere l’emozione di sentire sul palato il gusto dei prodotti realizzati con la maestria di chi ha fatto della propria passione un lavoro.
Abbiamo chiesto a Tornio Barba di raccontarci, attraverso la sua esperienza, il mondo delle colazioni e quali saranno le novità del prossimo futuro:
Come è cambiato il modo di fare colazione dal 1959 a oggi?
Diciamo che piuttosto che dire che è cambiato il modo di fare colazione, sarebbe più corretto dire che si è rafforzata l’abitudine a fare colazione, in quanto anni fa si acquistavano i prodotti x la prima colazione in quantità maggiore, da portare nelle case e consumarli in famiglia. Dagli anni 90 in poi, la maggior parte delle donne lavoravano e in molte famiglie si è persa l’abitudine di far colazione in casa.
I turisti che si fermano nel vostro bar, hanno preferenze particolari?
I turisti, fedeli alle loro abitudini, inizialmente sono orientati verso i gusti tradizionali: croissant vuoto o con le marmellate, biscotti da the, ma trovandosi di fronte a circa venti tipi di colazione sono tentati a cedere e…una volta provata la nostra crema non possono più farne a meno.
Se vi chiedessi di preparare una colazione per i nostri lettori, cosa proporreste?
In un’ipotetica selezione di prodotti per prima colazione, metterei al primo posto il PASTICCIOTTO, rigorosamente classico (quello con sola crema pasticcera), una Brioche col tuppo da pucciare nel latte macchiato e una golosissima selezione di biscotti, anch’essi una tradizione della nostra pasticceria.
Qual è il segreto per realizzare dei perfetti lievitati per colazioni leggere e allo stesso tempo nutrienti?
IL TEMPO! Sono prodotti che richiedono lunghe lievitazioni per essere leggeri e digeribili e ovviamente materie prime nobili, come il burro di latteria, e per ultimo ma non in ordine di importanza, tanta conoscenza.
C’è un prodotto che realizzi con particolare piacere?
Ho un debole per i Panettoni…ma adoro anche le crostate alla frutta
In base alla vostra esperienza, il caro vita ha inciso sulle abitudini degli italiani in merito alla colazione?
Il caro vita ormai incide su tutto. Fortunatamente le persone, oggi, hanno imparato a prediligere la qualità e preferiscono spendere per un prodotto artigianale piuttosto che industriale.
I nuovi trend raccontano di grandi classici rivisitati nella forma e nelle dimensioni. Cosa possiamo aspettarci per il futuro?
Una novità che arriverà nel futuro prossimo è il “cornetto piastrato”, ma anche la Veneziana si sta facendo spazio. Attualmente quello più in voga è il cornetto cubico, ma non possiamo aspettarci che questi trend prendano il posto dei grandi classici
VERNOLE/CAVALLINO PASTICCERIA ALABAMA
Via Sant’Anna, 40 - Vernole
Via Lizzanello, 49 - Cavallino
Nato come piccolo laboratorio di pasticceria e gelateria artigianale nel 1989 da due fratelli: Giovanni e Giuseppe Montinaro, Pasticceria Alabama si trova a Vernole, a 15 km da Lecce. Nel 2009 è stata inaugurata la nuova sede a Cavallino, allargando il raggio d’azione ma mantenendo sempre ricette e lavorazione tradizionale. Produzione artigianale di pasticceria fresca, prodotti tipici del Salento, deliziosi gelati, panettoni artigianali.
LECCE ALEX RISTORANTE
Via Vito Fazzi, 15/23 - Lecce
Tel. 320 80 34 258 - alexristorantelecce@gmail.com
Situato nel cuore del centro storico di Lecce, a due passi da Piazza Sant’Oronzo, Alex Ristorante offre una cucina basata su un’attenta ricerca delle materie prime attraverso cui raccontare il territorio salentino, non perdendo mai di vista un binomio fondamentale: tradizione/innovazione. Alessandra Civilla, talentuosa Chef salentina, coltiva la sua passione per la cucina sin dall’infanzia. Dedizione, studio e sperimentazione sono i suoi compagni di viaggio verso quel sogno chiamato cucina.
Castello
La più autentica cucina salentina vi aspetta a Lequile da Anima Trattoria-Pizzeria. Preparatevi a vivere un’esperienza culinaria indimenticabile grazie ai piatti di terra e di mare realizzati utilizzando solo materie prime fresche e di alta qualità, trattate nel pieno rispetto della tradizione. In un ambiente accogliente e familiare, potrete trascorrere ore spensierate, coccolati dal personale e gustare anche le loro deliziose pizze, considerate tra le migliori in commercio, per l’impasto leggero e il perfetto equilibrio degli ingredienti.
Piazza Vittoria, 72 - Corigliano d’Otranto Cell. 338 2861079
Il Caffè dell’Arco a Corigliano d’Otranto, è il luogo dove tradizione e innovazione incontrano il gusto. Questo bar è anche pasticceria, rosticceria e gelateria rinomato per la qualità dei prodotti realizzati con prodotti biologici a km 0, come limoni, menta, camomilla con cui vengono prodotte mousse e torte moderne eccellenti. Perfetto per una pausa rilassante a pochi passi dal castello, il Caffè dell’Arco è l’ideale per assaporare la vera gastronomia locale in un angolo di paradiso nel cuore del Salento.
Quando vuoi fare un pit stop a Lecce e vuoi qualcosa di buono, gustoso e veloce. Dolci, tipicità salentine, panettoni mignon, caffè e affini di ottima qualità per una colazione dal sapore caldo e avvolgente, ma non solo, ricchissima scelta di tortini salti per un aperitivo al volo, tutto a due passi dal centro. Caffè Antonucci, con il suo personale gentile e attento alle esigenze del cliente; è lieto di coccolare te e i tuoi ospiti con professionalità e cordialità nei tuoi mini pasti per una pausa tutta da gustare.
Via Archita da Taranto, 65/67 – Lecce | Tel. 0832 398125 instagram.com/enoteca_calabrese
Frizzanti e vivaci bollicine ti portano da Enoteca Calabrese a Lecce, vasto assortimento di vini, champagne, liquori nazionali e internazionali. Enoteca Calabrese propone prodotti casarecci, prodotti tipici calabresi, olio e bevande in genere. Consegna a domicilio e spedizioni in tutta Italia. Brindare ha un gusto divino.
Piazza L. Ariosto n. 35, Lecce
Tel: 0832 458088
Situata nella centralissima Piazza Ludovico Ariosto a Lecce, la pasticceria Chantilly dal 1977 è nel cuore dei leccesi, ma anche di tutti i salentini e dei turisti che apprezzano i prodotti genuini e l’alta professionalità del personale. In un locale elegante caratterizzato dalle ampie vetrine, potrete scegliere tra paste secche, mignon e torte finemente decorate, fare colazione oppure consumare il ricco aperitivo servito ai tavolini per gustarsi un momento di relax lontani dal tran tran di tutti i giorni.
LECCE CLASSÉ RESTAURANT
Viale della Libertà, 93 - Lecce Cell. 320 9376767
Prova la Lecce più raffinata. Il Classé Restaurant, vero gioiello della ristorazione fine dining di Lecce, è stato pensato subito così: diretto ed elegante, senza compromessi. Una location esclusiva e raffinata per i palati più esigenti, per chi cerca il pesce fresco o le selezioni di carni più pregiate, e una delle cantine migliori della Puglia, con oltre 1000 etichette.
LECCE CHECCO PIZZA
Via Torquato Tasso 5, Lecce
Tel. 333 599 3069
Se la pizza napoletana è arte, allora da Checco Pizza potrete assaggiare veri capolavori. Impasto realizzato secondo la migliore tradizione partenopea, ingredienti di altissima qualità, lievitazione perfetta per garantire un prodotto gustoso e leggero, fanno di Checco Pizza un ritrovo per i veri amanti della pizza. Un ambiente rustico, con lanterne e mattoni a vista accoglierà gli avventori che potranno scegliere tra una vasta selezione di pizze, dalle più classiche alle più elaborate che soddisferanno anche i palati più esigenti, accompagnate da antipasti realizzati al momento.
Via Gallipoli, 21 - Racale Cell. 348 3589030 - colazione_darte@hotmail.com
Colazione d’arte, storica pasticceria nella centralissima
Via Gallipoli a Racale qui troverete prodotti classici e rivisitati della pasticceria Salentina con solo materie prime di altissima qualità, da provare assolutamente l’originale TARALLO RACALINO con sfoglia e pasta di mandorla. Siamo aperti anche il sabato notte e per tutto il mese di agosto tutte le notti con cornetteria artigianale fatta al momento. Dal 2021 colazione d’arte è anche laboratory (B2B).
CAPILUNGO COLAZIONE D’ARTE
Venite a vivere una full immersion nel gusto a Capilungo, dove Colazione d’Arte vi aspetta per accompagnarvi in un viaggio attraverso i sapori più autentici della più autentica tradizione dolciaria. Oltre ai classici lievitati e alla piccola pasticceria, in una raffinata location, potrete gustare gelati realizzati artigianalmente con materie prime fresche e di alta qualità, declinati in una vasta gamma di gusti, per accontentare tutti i palati. Passione e creatività sono infatti il motore che porta questa Colazione d’Arte verso la pole position dei migliori locali del Salento.
LECCE CROSTA GIARDINO DEI SAPORI
Via Gaetano Salvemini, 6 – Lecce Cell. 351 227 8046
Tra i tavoli di Crosta, il Giardino dei Sapori, vivrete un’esperienza culinaria che abbraccia il gusto e la bellezza. Una vera chicca è l’incantevole spazio esterno allestito su una piazzetta circondata da alberi decorati con suggestive luci che la trasformano in un’oasi di tranquillità, mentre l’interno è spazioso e accogliente. Le pizze, in perfetto stile napoletano soddisferanno ogni palato grazie soprattutto alla leggerezza dell’impasto e la magia si completa con un menu ristorante curato nei minimi dettagli e realizzato con materie prime di alta qualità.
Prenota la tua visita guidata della cantina Conti Zecca e immergiti nel mondo del vino, alla scoperta della storia aziendale, dei vitigni autoctoni salentini e delle tecniche di produzione. Dopo la visita ai locali di vinificazione, potrai degustare una selezione di vini accompagnati da prodotti locali. I tour si effettuano la mattina dal lunedì al sabato con prenotazione obbligatoria. Per info: 0832925613 - enoteca@contizecca.it - www.contizecca.it. (Conti Zecca, via Cesarea sn-Leverano).
Piazzetta Leandro Alberti, 9 - Frigole Cell. 339 415 3251
Situata nella storica piazza di Frigole, la Macelleria-Braceria De Santis è un punto di riferimento per gli amanti della carne. In un ambiente semplice e accogliente, sarà possibile sperimentare un’esperienza gastronomica di alta qualità scegliendo direttamente dal bancone la carne da gustare. L’eccellente qualità delle materie prime e il vasto assortimento di prodotti, dalle semplici bistecche alle bombette più elaborate, rendono ogni piatto unico, insieme al servizio efficiente e cordiale, come nella più autentica tradizione salentina.
È il posto perfetto per passare dalle semplici e tranquille serate a serate indimenticabili. La cucina di qualità, l’attenta selezione delle birre alla spina e in bottiglia, il personale sempre molto attento a soddisfare il palato del cliente, contribuiscono a rendere il Douglas Hyde Irish Pub un punto fermo nella bellissima Lecce. È un piccolo angolo d’Irlanda, arredato rigorosamente in legno con ottima musica e dove si può vedere tutto lo sport di sky. In questo posto si respira aria di casa, un’atmosfera tutta da provare.
TRATTORIA FILIPPU E PANARU
Via Costantini, 66 Calimera (LE)
Tel. 0832873453 - 3271010600
Da un’idea di Valentina e Roberto, nel suggestivo centro storico di Calimera, cuore della Grecìa Salentina, “Filippu e Panaru”, tipica Trattoria che vi accoglierà in un ambiente tradizionalmente curato, dai rilassanti toni della macchia mediterranea. Dotata di trentacinque coperti e di una suggestiva corte propone, seguendo le stagionalità ed utilizzando le migliori materie prime a chilometro zero, piatti e sapori della tradizione culinaria salentina. Pasta fresca per i primi piatti, preparata secondo tradizione, secondi a base di carne o pesce, accompagnati da verdure fresche o cotte tipiche del territorio.
Espressione della capacità di integrare passato e presente, il Tesoretto si inserisce armonicamente in un paesaggio intriso di storia e di archeologia, attraverso una particolare cura nella scelta dei materiali, nella tecnica di lavorazione degli stessi, nell’ individuazione di immagini il cui valore va ben oltre la semplice funzione decorativa. Un luogo dove tornare per scoprire le novità sul menù, ed il vino, eletto protagonista della tavola, in un’inedita proposta di degustazione.
Via Salvatore Trinchese 43, Lecce
Tel. 3286673160
A Lecce, in pieno centro, il laboratorio artigianale che soddisfa anche i palati più esigenti grazie alla genialità di Andrea Scalinci, che quotidianamente sperimenta e crea capolavori per tutti i gusti. La gelateria Fior di Gelato offre anche nel periodo invernale prodotti dal sapore fresco e gustoso realizzati con materie prime di qualità senza grassi vegetali idrogenati. Tra gelati light, senza lattosio, senza glutine, spumoni, granite, semifreddi, frappé, monoporzione, yogurt e torte gelato, il cliente avrà l’imbarazzo della scelta.
Via Benedetto Croce 52, Lecce Tel. 0832 396523
Attiva a Lecce dal 1976, la pasticceria Ideal è il tempio della più raffinata arte pasticcera. Il maestro Uccio ha negli anni formato con passione pasticceri competenti e attenti a preservare non solo la tradizione salentina, napoletana e siciliana di cui è custode, ma anche ad accogliere le richieste dei clienti più esigenti senza mai perdere di vista le novità proposte dal mercato. Accanto ai dolci tipici, amati e conosciuti da tutti, la Pasticceria Ideal produce da oltre 6 anni anche prodotti vegan.
UGENTO (LE)
L’ANGOLINO DOLCE
Via Fratelli Molle, 60 - Ugento
Tel. 0833 555957
Nel centro di Ugento, la pasticceria L’Angolino Dolce è rinomata per la sua capacità di trasformare ingredienti semplici in autentiche esperienze culinarie da gustare in un’atmosfera calda e accogliente. Accolti dai titolari e dal personale che soddisferanno ogni vostra esigenza con gentilezza e professionalità, vi sentirete subito a casa. Dai classici pasticciotti agli originali sigari leccesi, ogni dolce è realizzato con maestria artigianale, utilizzando ricette tradizionali e un pizzico di creatività.
LA LOCANDA DEL MACELLAIO
La migliore carne di Lecce si mangia nella Locanda del Macellaio, lo storico locale situato in una delle vie più vitali della città. Raggiungibile sia a piedi che in macchina, la Locanda del Macellaio è il ritrovo preferito dagli amanti della buona cucina che potranno scegliere direttamente al bancone il loro taglio preferito e la tipologia di cottura. Da non perdere le bombette accompagnate con buon vino locale o patate al forno, da gustare all’interno o nel comodo spazio esterno serviti da personale professionale e cortese.
Via L.Sturzo, 34 - Lecce Tel 375 625 0961
La Trattoria Lu Ivanu, con il suo ricco menu, non solo rende omaggio alla migliore tradizione culinaria del Sud, ma sfizia ogni palato con ricette semplici, di mare e di terra, che raccontano l’amore per la cucina attraverso sapori autentici. L’ambiente accogliente e l’arredamento curato creano un’atmosfera calda e familiare, perfetta per ogni occasione. Il personale, sempre gentile e attento, completa l’esperienza rendendo ogni visita in questa trattoria, un momento di incontro e condivisione in totale relax.
Tel.
Il Bar Lucia di Tonio Barba a Salice Salentino è un vero e proprio laboratorio di idee in cui si sperimentano sapori e ingredienti che si fondono perfettamente con la più alta tradizione gastronomica. Un esempio è il famoso Trullo Salentino, dolce amato per il suo impasto morbido e il sapore inconfondibile della farcitura a base di gocce di albicocca. Fiore all’occhiello dell’attività sono i lievitati da forno realizzati con lievito madre, orgoglio dell’attività avviata nel lontano 1959. L’ambiente è elegante e accogliente, le vetrine vi inviteranno ad un incontro a tu per tu con i prodotti tipici salenti, la piccola pasticceria, paste secche e biscotti, oltre alle favolose torte finemente decorate.
LECCE MAMMA LUPA
Via degli Acaya, 12 - Lecce
Cell. 340 783 2765
Situata nel cuore del centro storico di Lecce, la Trattoria
Mamma Lupa è il luogo ideale per chi vuole immergersi nell’autentica cultura gastronomica salentina. L’atmosfera accogliente e intima di questo locale, esalta il menu che offre una succulenta scelta di antipasti e secondi piatti realizzati selezionando con cura i migliori ingredienti locali. Assolutamente da non perdere, le famose bruschette, le polpette di carne di cavallo e la raffinata selezione di formaggi freschi, ma sopratutto gli arrosti realizzati su brace di carboni vegetali per coniugare gusto e attenzione alla salute.
Via Fiumi Marina, 21 - Racale
Tel. 0833 606418
Nel cuore di Racale, la pizzeria Made in Sud 2.0 offre ai suoi clienti un’esperienza gastronomica indimenticabile. Con il suo giardino estivo,considerato uno dei borghi più belli del Salento,dove ogni piatto è una dichiarazione d’amore per la pizza e la mediterraneità. L’impasto, lievitato alla perfezione, si fonde con ingredienti freschi e locali, mentre il personale, cordiale e professionale accoglie i clienti mettendoli subito a proprio agio. Se volete scoprire il vero significato di qualità e genuinità, Made in Sud 2.0 a Racale è la pizzeria che fa al caso vostro. Aperitivo Time a partire dalle 19.
Tel. 0833 726097
Email: info@martinuccilaboratory.it
Martinucci Laboratory è un grande laboratorio artigiano di pasticceria, gelateria e cioccolateria con numerosi punti vendita nelle località più belle della Puglia e non solo. Con la prelibatezza dei suoi gelati, l’assortimento della pasticceria, il buonissimo pasticciotto , i tradizionali rustici, le pregiate creme spalmabili artigianali ai panettoni e i dolci delle ricorrenze è ormai un punto di riferimento di residenti e turisti.
Situato nel suggestivo centro storico di Nardò, il ristorante Il Mignano Germogli è la location perfetta per gustare piatti di alta qualità che abbracciano la migliore tradizione gastronomica italiana e quella giapponese. Piatti di mare e di terra realizzati con materie prime freschissime, si alternano infatti ad una raffinata selezione di sushi. Eleganza, professionalità e gentilezza, sono le parole chiave che guidano il personale nell’accoglienza degli ospiti, che oltre a gustare ottimo cibo, potranno godere della magnifica vista che si gode dalla terrazza panoramica o della romantica atmosfera del giardino nel periodo estivo, mentre la sala interna nel periodo invernale offre calore e confort per una cena indimenticabile.
ZOLLINO (LE) NON SOLO PANE
Via Giuseppe Chiriatti
Cell. 389 297 9620
Nel cuore di Zollino, uno dei comuni più caratteristici del Salento, sorge Non Solo Pane. I prodotti tipici salentini realizzati dalle sapienti mani del mastro fornaio, sono una certezza per i clienti fissi e per i turisti che ogni anno ne apprezzano la genuinità. Pucce, frise, taralli, stuzzichini vari, focacce condite con ingredienti di prima qualità, la classica sceblasti, crostate e torte realizzate con amore e sapienza, accoglieranno i clienti in questa piccola roccaforte della tradizione locale. La cortesia del titolare e di tutto il personale, renderanno speciale la vostra esperienza in questo forno.
Lasciatevi inebriare dal profumo e dal sapore dei migliori prodotti vinicoli accuratamente selezionati da Andrea Colitta, titolare di Mosto DiVino, sommelier professionista 3°livello A.I.S. Classificatosi per il quarto anno tra le mete consigliate dalla guida Restaurant Guru e attualmente nella Top Ten dei migliori enotecari italiani, da Mosto DiVino troverete anche un vastissimo assortimento di grappe, champagne, birre e liquori. Con competenza e passione verrete guidati nella scelta del prodotto più adatto alle vostre esigenze per un brindisi in compagnia o per un momento di meritato relax.
Piazza Nardò n 3, Santa Maria al Bagno Tel. 0833 574160
Il Bar la Pergola a Santa Maria al Bagno, uno dei lungomari più belli d’Italia. Un attimo di relax immersi nella bellezza del paesaggio:colazioni, aperitivi sfiziosi godendo di tramonti unici e la sera musica live.C’è solo l’imbarazzo della scelta: spremute, frullati, Ice Crepes, semifreddi al pistacchio, rosticceria e pasticceria tradizionale artigianale ma anche le bevande e cocktail più in voga del momento.
PIZZA DO.C DA DONATELLO
Via Bari, 21 - Lecce
Tel. 3925150848
Se volete vivere un’esperienza di gusto irripetibile, Pizza Do.C. di Donatello Cordella è la pizzeria che fa per voi. Situata nella tranquilla via Bari a Lecce, Pizza Do.C. delizierà anche i palati più esigenti con il suo variegato menù che propone pizze classiche, bianche, speciali o vegane, realizzate con materie prime di altissima qualità. Nei suoi 20 di esperienza, Donatello Cordella ha creato impasti innovativi che rendono le sue pizze succulenti capolavori da assaporare godendo del piacere di un ambiente accogliente e famigliare che non perde mai di vista la professionalità che ha reso grande questa pizzeria.
LECCE ROAD
Via Dei Perroni, 8 - Lecce
Tel. 0832 246568
Il Road 66 è il primo Pub in stile Old America aperto in Puglia. Ad oggi il locale viene gestito da Danilo, Simona e Vanessa (the streets fork) in maniera allegra, simpatica, informale e con una grande esperienza nel campo della ristorazione. Da anni il Road 66 è un punto di riferimento della Lecce by night; la sua atmosfera, la sua musica dal vivo, la cucina tipicamente TEX-MEX STEAK-HOUSE e le lunghe serate di birra spillata e bevuta a fiumi, lo hanno reso famoso in Italia e fatto segnalare dai maggiori mass-media.
Piazza Castello – Otranto
Scrivici su Whatsapp +393669722056
Radici del Salento, piccolo liquorificio artigianale, nasce a Otranto grazie all’Arch. Convertino M.Luigia, giovane pugliese che trasforma la sua passione per i liquori in lavoro dando vita nel 2018 all’Amaro di Ulivo, l’unico amaro al mondo realizzato con foglie di ulivo ed erbe aromatiche. Riscopre antiche ricette tra cui Amaretto del Salento e ne realizza delle nuove con Liquore al Vino Primitivo, Crema di agrumi,Finocchietto Selvatico. L’unione tra architettura e design, porta l’architetto a disegnare e realizzare bottiglie in ceramica, dalle forme tipiche dell’architettura rurale pugliese: la “pagliara”e il “trullo”, scelte come bomboniere gastronomiche dai futuri sposi, per regalare ai propri ospiti in un’unica soluzione tutta l’espressione del Salento.
Via Salvemini, 5 – Lecce
Telefono 0832/ 245954
Il panificio “Santa Maria” a Lecce sforna quotidianamente mille forme e varietà di pane, dal tradizionale al biologico, da quello ai cereali a quello di kamut accompagnando il tutto con tanti altri prodotti come il nostro rinomato Pizzo Salentino. Siamo Inoltre specializzati nella vendita di tutta una serie di prodotti gastronomici e da forno. Tra i più ricercati la parmigiana di melanzane, la cipollata, la focaccia barese, gli arancini siciliani inimitabili e tanto altro ancora. Siamo aperti tutti i giorni anche i festivi. Orari : lunedì / venerdì ore 7:30 14:30 - Festivi e domeniche ore 7.30/ 13.30
Provinciale Lizzanello - Pisignano
Cell. 379 2935613
Un trionfo di gusto che affonda le sue radici nella migliore cucina salentina, piatti ricchi di storia realizzati da mani sapienti che lavorano le materie prime di alta qualità con amore e competenza, per offrire ai clienti una scelta che soddisfi ogni palato. Tutto questo è Sapori Salentini. Tra antipasti ricchi, primi piatti di mare e di terra e arrosti cotti in maniera impeccabile, verrete accolti in un ambiente curato in ogni particolare e personale che con cortesia e professionalità, renderà ogni pasto un’occasione speciale
Provinciale Maglie – Castro
Tel. 0836 904353 – Email: info@tesoretto.org
Espressione della capacità di integrare passato e presente, il Tesoretto si inserisce armonicamente in un paesaggio intriso di storia e di archeologia, attraverso una particolare cura nella scelta dei materiali, nella tecnica di lavorazione degli stessi, nell’ individuazione di immagini il cui valore va ben oltre la semplice funzione decorativa. Un luogo dove tornare per scoprire le novità sul menù, ed il vino, eletto protagonista della tavola, in un’inedita proposta di degustazione.
Il Ristorante Small and More, dal 2013, è un tempio della cucina salentina innovativa. Lo chef Antonio Fragola, cresciuto tra i profumi della cucina tradizionale, ha assorbito in anni di esperienza tutti i sapori che propone nel suo ristorante. Small offre piatti che esaltano i prodotti locali in chiave moderna, con una presentazione impeccabile. Inoltre, con Small Events, il servizio catering di Small and More potrete stupire i vostri con un menu scelto appositamente per ogni occasione. Da non perdere infine, la pregiata e variegata selezione di vini e birre, con etichette di alta qualità.
Piazza S. Pertini, 3 - Zollino, (Le)
Tel. 0836 600 091
Nella pasticceria Top Orange di Zollino, viene prodotto un dolce del quale molti ormai sono a conoscenza, la “Sibilla”. L’idea nasce nel 1990 e in più di 30 anni è stato apprezzato da tantissimi palati sopraffini. Con “un’esplosione di gusto” che delizia chi ne resta coinvolto, il noto dolce è arrivato fino alle mani di Papa Bergoglio, che ne ha da subito apprezzato l’unicità e la bontà.
Caprarica di Lecce Cell. 338 7646100 – Tel. 0832.825252
Il Vizio del Barone è un ristorante tipico salentino di Caprarica di Lecce. È un ambiente accogliente, adatto alle grandi cerimonie ma ideale anche per festeggiamenti più intimi. Alla base di tutto vi è la qualità del cibo, la professionalità e l’accoglienza. La mission del ristorante tipico è offrire buon cibo, coccolando gli ospiti con pietanze che spaziano dai piatti della tradizione tipica salentina alle pietanze succulente a base di carne e pesce senza dimenticare la pizza, cotta nel tradizionale forno a legna, e altamente digeribile per la lenta lievitazione che conferisce all’impasto gusto e leggerezza.
È nella cura e nella ricerca delle materie prime che Zio Giglio dedica una parte importante del suo tempo. In effetti, le caratteristiche principali del nostro ultimo impasto sono: un basso contenuto di glutine, ricchezza di fibre e, naturalmente , italianità. Oltre al servizio ai tavoli, offriamo catering, buffet, feste di compleanno ed il meraviglioso “ aperigiglio” , con e senza glutine. Vi aspettiamo per deliziarvi con la nostra produzione.
di Oronzo Perlangeli
Quando entro in un bar, più della qualità del caffè, mi importa la sincerità del sorriso con cui chi sta dietro al banco mi saluta
Ha festeggiato nei giorni scorsi il suo decimo anniversario il “Pausa Caffè”, il bar della tripla
A della sua titolare Anna Cordella, coadiuvata in maniera egregia dalle sue eclettiche collaboratrici Alessandra De Giorgi e Alessandra Bianco.
Il grazioso bar, ubicato fra Via Anime e Via Cavour, con affaccio sulla trafficata Via Brindisi, si pone come un’oasi per sostare e ritemprarsi prima di riprendere la giornata lavorativa.
Anna Cordella, la titolare, ha maturato la sua esperienza nel corso degli anni e ad un certo punto ha deciso di metterla a frutto a Squinzano, aprendo un bar tutto suo offrendo un servizio di livello, confidando nell’apprezzamento che è venuto sin da subito da parte dei clienti che hanno preso a frequentare il locale in maniera assidua e continuativa, diventando dapprima semplici clienti, poi pazienti e ad oggi lungodegenti.
Tre le fila dei lungodegenti, un gruppo che si è autodefinito “gli spasulati” del Pausa, ormai fanno tappa fissa al bar per più o meno brevi periodi della giornata.
Lo staff del Pausa Caffè, dopo un brevissimo periodo di rodaggio è ormai da tempo composto dalle due Alessandre, brave, cordiali, spiritose e ironiche.
Superato il terrificante periodo del covid, la struttura si è incamminata a passo spedito verso un completo recupero dello spazio che si è creato nel panorama locale dell’offerta Squinzanese.
Un ambiente rassicurante che permette una Pausa con amici per parlare di tutto e di più. Dunque lunga vita ai luoghi immutabili e rassicuranti, sempre più rari e preziosi in un mercato dominato dal turnover compulsivo, dove tanti locali storici cambiano proprietà e identità oppure scompaiono.
La strada è il luogo in cui si incontra il cuore gastronomico di un paese, il vivere quotidiano della gente, le abitudini di un popolo che ha voglia di consumare del cibo in maniera informale, veloce e in mezzo agli altri. Cibo popolare che negli anni sta attirando un pubblico sempre più nutrito ed eterogeneo, perché questa moda piace, e non solo ai giovani. Dal panino frugale ai panini gourmet è il tempo dei Food Truck. E quest’estate andrà in scena grazie al Salento Street Food una manifestazione che unisce cibo da strada e musica. Si terra a Soleto il 12-13-14 Luglio e a Galatina il 26-27-28 sempre a Luglio. Tanti gli artisti presenti: Gemelli Diversi-Sud Sound System-Apres La Classe ed Enzo Petrachi solo per citarne alcuni. Segna le date e vivi l’estate salentina da protagonista.