Quattordicesima Edizione
“Le imprese che crescono sono un patrimonio di tutti”
Dove andiamo? Chi siamo? Come stiamo? Lo stato dell’economia in Emilia-Romagna e in particolare nel cuore delle province che lo animano, lo sostengono, lo spingono - ovvero Bologna, Modena e Ferrara -, ci induce a pensare, dopo tanti anni bui, a una moderata crescita. Non che i disequilibri internazionali non ci siano, ma dopo le crisi energetiche, la scure dei dazi e delle guerre, forse qualcosa si muove. Confermando la regione e l’area di Confindustria Emilia Area Centro tra le aree più dinamiche d’Italia e d’Europa.
Le previsioni più recenti indicano per il Prodotto Interno Lordo regionale una crescita stimata intorno al +0,7%, mantenendo il ritmo del 2024. Questo posizionerebbe l’EmiliaRomagna, insieme alla Lombardia, subito dopo il Veneto (+0,8%) tra le regioni del Nord. A sostenere questa dinamica sono principalmente i servizi: si attende un aumento del valore aggiunto, stimato attorno al +1%, trainato anche da una ripresa dei consumi delle famiglie (+0,8%) favorita da un mercato del lavoro stabile. Ma l’altro pilastro fondamentale è quello dell’industria: si prevede una crescita del valore aggiunto intorno al +0,8%, pur in un contesto internazionale ancora incerto che preoccupa per l’andamento degli investimenti (stimati in crescita modesta, +0,2%). E questo è un dato che non va sottovalutato e che la politica, prima di ogni altro, non deve sottovalutare.
Infine, nonostante la crescita complessiva, si notano dinamiche settoriali eterogenee, come una decrescita per le costruzioni o le tante complessità dell’agricoltura. E l’occupazione? È prevista in aumento (+0,3%), seppur a un ritmo più contenuto rispetto all’anno precedente. Tutto questo ci fa capire cosa sia il premio Mascagni: è grazie alle storie di queste aziende e al coraggio degli imprenditori come voi, è grazie al cuore ma soprattutto al cervello, al tenere la barra dritta, al lavoro capillare e importante che Confindustria svolge, che Bologna, Ferrara e Modena restano pivotali nel sistema Paese. Questo anche con le insidie derivanti dal commercio estero. È un grande orgoglio poter essere parte di questo treno che ha raccontato i nostri territori. Il Mascagni è una grande occasione per fare bene il nostro lavoro, passando per le storie, le vostre e le nostre storie. Questo volume e l’appuntamento annuale che celebriamo consacrano le esperienze.
Agnese Pini
Direttrice de Il Resto del Carlino, QN, La Nazione e il Giorno
Fare impresa non è mai stato facile, ma mai come in questi ultimi anni le scelte, le decisioni, i cambi di rotta si sono presentati così complessi. Tra una situazione geopolitica internazionale sempre più caotica e le prospettive che non si mostrano rosee, i nostri imprenditori operano in contesti più che difficili.
Ma guardando le interviste delle aziende che quest’anno hanno partecipato al “Premio Paolo Mascagni - Imprese che crescono”, istituito da Confindustria Emilia con la collaborazione del Resto del Carlino, si nota con piacere che, comunque sia, la nostra è una realtà forte, positiva, che non si piange addosso. Lo dico spesso: dai momenti difficili vengono spesso fuori le idee migliori, gli stimoli migliori, le alleanze più forti.
Ed è quello che in questi lunghi mesi, da febbraio a ottobre, i lettori delle pagine regionali del Resto del Carlino, hanno trovato sul giornale, grazie alla indispensabile collaborazione con il quotidiano e i suoi giornalisti, che hanno saputo raccontare, ogni settimana, tante storie di imprese, ognuna diversa, per dimensione, anno di fondazione, struttura, ma con un nucleo comune fatto di valori, idee, lavoro e costanza. Tutti concetti resi reali dalle persone, che uniscono l’industria che ci caratterizza alla comunità in cui viviamo.
Sono 14 anni che abbiamo istituito questo riconoscimento, intitolato a un valente collega, con l’obiettivo di commemorare e tenere alto il suo ricordo come uomo e come imprenditore, e attraverso questo premio abbiamo contribuito a mostrare ai territori di Bologna, Ferrara e Modena oltre 500 imprese e le loro storie.
Come abbiamo detto, ogni storia è a sé, ma non manca un filo conduttore: rendere evidente come, anche nei momenti più duri, il nostro tessuto imprenditoriale riesca a non cedere agli ostacoli, e anzi sia capace di reagire e mettere in atto sempre nuove azioni, attività, soluzioni che rispondono alle sfide.
È positivo per tutti noi vedere la vitalità e le capacità fattive delle nostre tre province e, grazie allo spazio messo a disposizione dal primo quotidiano in regione, condividerlo con tutti. Perché siamo orgogliosi di essere parte di una componente importante della società e di poter portare la nostra cultura d’impresa alla collettività.
Sonia Bonfiglioli Presidente
Confindustria Emilia Area Centro
Le aziende dalla A alla Z
ELA SISTEMI
Un modello che non c’era

Ela Sistemi, il successo è donna
«Mamma pioniera nell’elettronica»
L’azienda bolognese fondata nel 1975 da Franca Ferroni
«Sfondò il soffitto di cristallo»
Le donne possono fare tutto, superando gli stereotipi di genere. Farlo oggi è più semplice, ma riuscirci negli anni Settanta era un’altra storia. Storia che dà origine a Ela Sistemi Srl, eccellenza bolognese nel settore meccatronico, che affonda le radici nella tradizione dell’assemblaggio e della costruzione di apparecchiature elettroniche. Una realtà nata da Franca Ferroni, una delle prime sei diplomate in elettronica all’Istituto Aldini Valeriani Cà Selvatica. A raccontarlo è la figlia Monica Tomesani, socia e seconda generazione dell’azienda.
Tomesani, come inizia questa avventura?
“Mia madre non era la classica donna di
casa: studia elettronica, su cui basa la sua carriera. Non sapeva stare con le mani in mano e cominciando con un micro tavolino nell’appartamento in cui abitava con mio padre, che è poi entrato in azienda, è iniziato tutto”.
Come si è arrivati al presente?
“Nel 1975 mia madre dà vita ad Alfa OR, una società che diventa snc, poi srl. Nel frattempo, viene aperta una succursale in Ungheria, ma poi si decide di concentrare tutte le sigle in Italia, che confluiscono in Ela Sistemi Srl, che compie 50 anni”.
L’azienda è a conduzione familiare?
“Sì e manteniamo questa impronta con i
dipendenti e i fornitori. I problemi dei nostri dipendenti sono i nostri, la nostra porta è sempre aperta, così come per i clienti, alcuni dei quali lo sono da oltre 35 anni”.
Perché vi scelgono?
“Diamo risposte tempestive, creando soluzioni adatte e adattabili alle richieste e al mercato. C’è un rapporto di fiducia che spazia tra progettazione, ingegnerizzazione e produzione”.
In quali settori operate?
“Illuminazione aeroportuale, automotive e radiofrequenza sono i settori di punta in questo periodo”.
Come riuscite a rimanere al passo con l’innovazione?
“Negli ultimi 15 anni abbiamo investito quasi un milione di euro in macchinari: anticipiamo le mosse e le richieste del mercato. Alcune di queste macchine, che ci consentono di essere tecnologicamente avanzati rispetto ai competitor, dovrebbero farci raggiungere nuovi traguardi”.
Per esempio?
“Dovrebbero portarci a un importante aumento di fatturato, che nel 2024 è stato di 1,4 milioni di euro. Tra gli obiettivi, c’è l’espansione verso l’estero, grazie anche a un percorso con Confindustria: siamo già presenti in Francia e nell’America del Nord, ma vogliamo aprirci a nuovi mercati e fiere”.
Quanto ancora c’è da fare per sostenere l’empowerment femminile?
“Negli istituti tecnici si stupiscono ancora quando a parlare di elettronica c’è una donna. Dobbiamo fare capire alle nuove generazioni e ai genitori che la donna non è taglio e cucito: mia madre ha sfondato il soffitto di cristallo e io ho seguito le sue orme. Questa cosa mi rende immensamente fiera. Nella nostra azienda, il reparto di montaggio tradizionale è gestito da una donna, così come il magazzino”.

LA SCHEDA
Un’Academy aziendale per la formazione
Ela Sistemi Srl ha sede ad Altedo (Bologna), dove c’è anche un’Academy aziendale: “Qui dipendenti e collaboratori seguono corsi tecnici, di formazione, e trasversali – spiega Tomesani –. Questi ultimi sono concentrati sul time management, sulla gestione del burnout o la risoluzione dei problemi, ragionando sull’ascolto e sul sostegno reciproco». Fondamentale l’interazione con le scuole:
“Negli ultimi 30 anni si è scelto di mandare i propri figli, soprattutto le ragazze, ai licei, quando in realtà gli istituti tecnici in Italia sono dei fiori all’occhiello. Non è una vergogna scegliere un istituto tecnico e noi ne siamo la prova».
BRUNATA ZENNER
Nella foto: Stefano Castagna, direttore commerciale
il Resto del Carlino 25/02/2025

Brunata Zenner per l’ambiente
«Con noi immobili più green»
Il direttore commerciale: «I nostri contatori di acqua e calore alleati nel revamping di edifici» di Mariateresa Mastromarino
Unire due aziende per allargare il raggio di azione di due realtà leader nel settore delle soluzioni per la misurazione di acqua e calore. Questo è il progetto del gruppo multinazionale Brunata-MinolZenner, che nel 2020 dà vita alla società Brunata Zenner Srl di Funo di Argelato, nel Bolognese. Una fusione che consente al gruppo di ampliare l’offerta delle soluzioni di misurazione e di monitoraggio dei consumi energetici, offrendo assistenza tecnica e copertura commerciale nel mercato italiano.
Stefano Castagna, direttore commerciale e marketing, come nasce la società?
“Brunata e Zenner sono due multinazio-
nali presenti sul territorio europeo ed extraeuropeo. Nel 2018, Zenner acquista Brunata e da qui nasce la fusione delle due filiali in Italia, diventando un’unica azienda”.
Che servizi fornite?
“Abbiamo unito i compiti: Zenner è produttore di dispositivi per la contabilizzazione dell’acqua e il calore, che si rivolgeva al mercato B2B; Brunata, invece, è un fornitore di servizi per il settore immobiliare”.
Di che volumi parliamo?
“La filiale italiana conta 4.000 contatori di calore, 8.000 dell’acqua, 500 mila ri-
partitori di calori, fornendo servizi a 2.500 condomini e a circa 70 mila appartamenti. Dati che riguardano solo il mercato italiano, perché la presenza delle altre filiali permette una copertura internazionale”.
I numeri cosa indicano?
“Il fatturato globale Italia del 2024 è stato di 6,3 milioni di euro. Per il 2025 vorremmo replicarlo, con la possibilità di generare un altro forte impulso”.
Quanti dipendenti conta la società?
“Siamo in 29, ma stiamo facendo delle selezioni per nuovi ingressi: vorremmo arrivare a essere 31/32 entro la metà di quest’anno”.
In che campo sono previste le assunzioni?
“Vogliamo rafforzarci nel settore commerciale perché prevediamo, nei prossimi anni, un picco di domanda per i nostri prodotti, dovuto al revamping di alcuni immobili, dotati dei nostri sistemi, di cui ci occupiamo da dieci anni. In generale, il nostro riferimento sono i commerciali, ma anche i tecnici che si occupano dell’installazione dei sistemi nei condomini e sono di supporto per il cliente”.
Consumo energetico e sostenibilità vanno a braccetto. Come seguite l’onda green?
“I nostri prodotti seguono le direttive europee e spingono a consapevolizzare l’utente finale dei propri consumi, non solo mensilmente, ma anche in tempo reale grazie al supporto di telefoni o app. Se il condomino sa quanto consuma, può regolare il proprio comfort in base alla spesa che sta affrontando. Per questo parliamo di monitoraggio energetico, che è il punto di forza del nostro business”.
Qual è il vostro settore di punta?
“Il nostro target principale è il settore immobiliare, ma siamo pronti con un modello di business da presentare nel settore industriale per quelle aziende che vorrebbero utilizzare i fondi europei per l’industria 5.0”.

LA SCHEDA
Un logo speciale per i primi 15 anni
Dalla competenza alla rete di vendita
Il 2025 è un anno importante per Brunata Zenner Srl, che festeggia 15 anni di fondazione. Per l’occasione, “avremo un logo dedicato a questo evento – dice il direttore commerciale e marketing Castagna –. Vogliamo rinforzare la nostra presenza sul territorio, dando un segnale di longevità e di presenza”. In programma, una serie di “iniziative che coinvolgeranno la nostra forza commerciale indiretta e i clienti”. Questo per “sottolineare la solidità dell’azienda, che da 15 anni affianca i clienti, proponendo sempre nuove soluzioni e sempre più aggiornate, nel settore immobiliare. Un risultato continuativo e preciso che non è per tutti”.
Sensormatic nasce a Bologna nel 1979 come distributore di sensori e prodotti per macchine automatiche grazie a Marco Marziani, che stringe i primi accordi di rappresentanza con ditte estere, in particolare tedesche e giapponesi, specializzate nel campo dei sensori e dei trasduttori elettronici per l’industria. Negli anni Sensormatic inizia ad occuparsi con competenza specifica di tutto ciò che riguarda l’automazione industriale. Con l’ingresso in azienda della figlia del fondatore, Elisabetta Marziani, Sensormatic ottiene nel 1996 la certificazione del proprio sistema qualità secondo la normativa UNI EN ISO 9002, garantendo alla propria clientela un servizio e una gestione che tendono al massimo rispetto delle richieste del mercato. Sensormatic conta 11 dipendenti e si avvale della collaborazione della propria unità produttiva Sm.Prox, specializzata nella realizzazione di sensori induttivi, puntatori laser e lavorazioni custom. La rete di vendita è composta da ingegneri ed esperti in elettronica e automazione, un’organizzazione esterna di agenti che coprono le aree principali del mercato italiano e una buona rete di distributori. Il 2018 si è chiuso con un fatturato di 4 milioni di euro, in crescita del 5% sull’anno precedente e del 14% sul 2016, lo 0,6% del quale derivante dai mercati esteri, in particolare Repubblica di San Marino, Francia e Austria.

ABM Automazioni senza confini
«Pronti a crescere nell’export»
L’estero vale già il 60% del fatturato. Il ceo:
«Le nostre macchine su misura come in sartoria» di Mariateresa Mastromarino
L’automazione industriale è il suo campo di azione, dove poter portare l’eccellenza tecnologica e la qualità del Made in Italy. Il tutto riuscendo a “creare un abito su misura a ogni cliente”. Questo il potere e la forza di ABM Automazioni, che a Calderara di Reno (Bologna), è un punto di riferimento per diversi settori industriali.
Simone Baratta, socio e ceo dell’azienda, come fate a essere i ‘sarti’ dell’automazione?
“Siamo produttori di macchine automatiche, linee e impianti robotizzati. Il nostro focus è l’assemblaggio di componenti
su misura, per questo abbiamo un taglio ’sartoriale’. Costruiamo l’automazione sulle specifiche esigenze del cliente”.
In quanti settori siete presenti?
“Siamo leader nella realizzazione di impianti per la produzione di condensatori elettronici e siamo tra gli ultimi produttori europei che si occupano di questo. Ma siamo anche specializzati in automazioni per l’assemblaggio e la manipolazione di componenti”.
Quali?
“Organi di trasmissione di potenza, com-
ponentistica idraulica, dell’automotive, medicali o beni di largo consumo”.
Come riuscite a rimanere al passo con i tempi?
“Eccellenza tecnologica e qualità del Made in Italy sono le chiavi. Alle spalle abbiamo una lunga tradizione: molte tecnologie per noi sono consolidate, al servizio della continua innovazione. Ma c’è anche altro”.
Cioè?
“Siamo nell’ottica di innovarci e stare sempre al passo con le tendenze del presente e del futuro. Stiamo già integrando componenti che hanno a bordo l’intelligenza artificiale”.
Quando nasce l’azienda?
“Nel 2006 sotto l’impulso di mio padre, che ha portato il suo precedente knowhow in azienda”.
Qual è stato il vostro processo di crescita?
“Fino al 2012 circa, il core business è sempre stato legato alla realizzazione di macchine per la produzione di condensatori. Poi si è aperto l’orizzonte dell’assemblaggio dei componenti. L’evoluzione aziendale, invece, dipende da altri fattori”.
Ci spieghi.
“La rete estera si è ampliata: ormai l’export è quasi sempre il 50-60% del nostro fatturato, ma nel 2024 (4,2 milioni di euro in totale, ndr) ha toccato il 92%. E vogliamo aumentare ancora all’estero (Europa, Asia, Usa), anche se non abbiamo una sede fuori Italia”.
Nel vostro team non ci sono solo macchine, ma anche risorse umane.
“In totale contiamo circa 30 persone, a metà tra dipendenti e collaboratori esterni. Fondamentale per noi la figura dei tecnici con alta specializzazione per la parte di progettazione meccanica e software”.

LA SCHEDA
Da Calderara al mondo puntando sulla robotica
Dal 2006 sul mercato, ma con un’esperienza pregressa di più di 40 anni, ABM Automazioni da Calderara di Reno raggiunge tutto il mondo. Tra le competenze, la robotica. “Integriamo tanta robotica nei nostri impianti e abbiamo una solidissima partnership con Abb – racconta Baratta –. Nel 2024 abbiamo ricevuto la certificazione AVB, Abb Value Provider. Questo vuol dire che non solo integriamo i loro sistemi, ma che siamo tra le poche aziende in Italia ad avere questo riconoscimento. Che conferma il nostro biglietto da visita”.

Il management di Seft: da sinistra, Katia Tarter, responsabile finanziario, Paolo Barbieri, presidente, Luca Tecce, general manager
Seft per il recupero delle acque
«Sempre attenti all’ambiente»
Il presidente Paolo Barbieri: «Le nostre macchine applicabili in ogni impianto di depurazione»
Macchine automatiche e attrezzature per il trattamento meccanico delle acque reflue: sgrigliatori, dissabbiatori, coclee di trasporto e compattatori. Questo è il core business di ‘Seft’ Srl, con sede a San Felice sul Panaro (Modena), azienda che, per esperienza acquisita e qualità dei prodotti e dei servizi, è divenuta leader a livello internazionale. E anche per un altro aspetto non trascurabile: l’importanza data all’impatto ambientale. In un contesto in cui l’acqua sarà sempre più un bene di lusso, con una disponibilità limitata, diventa indispensabile il recupero delle acque reflue, come spiega il presidente Paolo Barbieri.
Presidente, come si è evoluta ‘Seft’ in questi 38 anni?
“‘Seft’ è nata nel 1988 a San Felice sul Panaro, come officina meccanica di precisione specializzata nelle trasmissioni di potenza. Successivamente, nel 2007, con l’attuale proprietà, ha iniziato a costruire i primi trasportatori a coclea, da qui è iniziato il processo di conversione nella progettazione, costruzione e vendita di attrezzature ideali al trattamento meccanico delle acque reflue o di processo, fino ad offrire una vasta gamma di macchine utilizzabili per ogni tipologia di impianto di depurazione, civile o industriale”.
Trattamento meccanico delle acque reflue: come viene realizzato?
“In oltre 30 anni l’azienda ha maturato un’elevata esperienza e competenza, con un aggiornamento costante e seguendo le evoluzioni delle nuove tecnologie fino ad ottenere un elevato standard di qualità, certificata TUV Nord ISO 9001. La produzione include oltre 45 tra modelli e versioni di sgrigliatori grossolani, griglie fini, filtrococlee, dissabbiatori, disoleatori, impianti compatti, flottatori ad aria disciolta DAF e altre attrezzature di completamento e supporto dei vari processi di trattamento meccanico delle acque: questo permette a Seft di proporsi sul mercato come partner globale anche a livello internazionale per la fornitura relativa a ogni tipologia di impianto di depurazione. Per ‘meccanico’ si intende la separazione in vari livelli dell’acqua da eventuali solidi presenti nel refluo, e ogni macchina ha un principio di separazione differente”.
Quali servizi offrite ai clienti?
“Elevata flessibilità progettuale e produttiva e attenzione al cliente, che inizia dalla consulenza fino alla messa in funzione delle macchine prodotte e all’assistenza postvendita”.
Che rapporto avete con l’estero?
“L’azienda ha una forte vocazione internazionale: negli anni ha prodotto oltre 8.000 macchine e le sue attrezzature sono state installate in tutto il mondo. Esporta oltre il 50% della produzione, soprattutto in Europa, Asia, Africa, Nord America e Sud America. Stiamo approcciando positivamente nuovi mercati emergenti come i Paesi del Medio Oriente”.
Lo scorso anno è stata inaugurata una nuova sede: sfide in vista?
“Ottimizzazione dei processi per incrementare produttività: lean production e continuos improvement. Intensificare il servizio post vendita, manutenzione preventiva e nuove certificazioni per ambiente e sicurezza”.

LA SCHEDA
Una nuova casa per i 65 dipendenti
Specializzata nella progettazione, costruzione e vendita di attrezzature ideali al trattamento meccanico delle acque reflue o di processo, la ‘Seft’ di San Felice sul Panaro (Modena) conta 65 dipendenti. Nel 2024 ha registrato un fatturato di 7,7 milioni di euro, in crescita rispetto ai 6,7 milioni del 2023, e una quota export pari al 53% circa, con un fatturato di 4,05 milioni di euro. Tra i progetti del 2024, la nuova sede: 28 mila metri quadrati, di cui 4mila coperti.
il Resto del Carlino 18/03/2025

Matteo Bottoni e Lorenzo Ercolani, titolari e dirigenti di Simel
Simel, l’elettrico parla ferrarese
«Presto i motori per le due ruote»
«I nostri prodotti sono confezionati su misura del cliente. Pronti a equipaggiare bici e moto» di Alberto Lazzarini
Il motore elettrico ha ormai una lunga tradizione a Vigarano, nel Ferrarese, grazie alla Simel, un’azienda a conduzione familiare presente sui mercati di tutto il mondo, innovativa e giovane. Il fatturato è di 11 milioni, 58 sono i dipendenti e forte è l’attenzione verso la ricerca e lo sviluppo. Un’attenzione che presto sfocerà nel debutto nel settore dell’elettromobilità. Risponde alle nostre domande il direttore commerciale Lorenzo Ercolani; gli è a fianco l’altro dirigente Matteo Bottoni; entrambi sono esponenti delle storiche famiglie che hanno dato vita e gestito fino ad oggi la società.
Simel produce motori elettrici. Per quali specifici settori?
“I nostri settori di riferimento sono anzitutto il riscaldamento e quindi bruciatori a gas e a gasolio per impianti industriali e domestici, impianti per acqua, generatori di aria calda, pompe per il vuoto e applicazioni varie”.
La vostra è una produzione personalizzata, potremmo dire sartoriale.
“Sì, è così. Trattandosi di un prodotto per certi versi semplice dal punto di vista tecnologico, e quindi in balia della concorrenza internazionale a basso costo, cerchiamo di
offrire un servizio alla clientela fornendole prodotti personalizzati, custom. Proprio con questo obiettivo opera il nostro team di progettazione che cerca di soddisfare le esigenze della clientela, mentre dal punto di vista produttivo ci siamo dotati di una struttura verticalmente integrata e tale da consentirci di operare in autonomia, garanti del prodotto che realizziamo”.
La vostra è quindi un’autentica filiera.
“Esatto, è un’autofiliera”.
La quota export è altissima. Quali sono i principali paesi dei vostri clienti?
“Germania, Francia, Nord Europa, ma abbiamo clienti importanti anche negli Stati Uniti e in Australia”.
Un aspetto molto interessante del vostro processo produttivo è dato dall’energia fatta in casa.
“Abbiamo cercato di affrontare il tema dell’impatto che la produzione ha sull’ambiente e quindi ci siamo dotati di pannelli fotovoltaici 550 kWh che ci garantiscono il 60% del fabbisogno annuo. Tutto dunque autoprodotto”.
E l’intelligenza artificiale?
“Sempre di più si utilizza questo strumento nella quotidianità partendo dall’attività di backoffice ma cercando anche un’integrazione con l’officina per l’analisi delle macchine, la valutazione dei numeri, dei volumi, per accrescere l’efficienza produttiva”.
Sul trampolino di lancio c’è una novità importante. Di che cosa si tratta?
“Punteremo l’attenzione sull’elettromobilità. Il nostro comparto Risorse e sviluppo è già attivato fortemente per indirizzare il nostro sviluppo tecnologico su questo mercato che riguarda principalmente le due ruote, quindi biciclette, moto, moto da cross che presto saranno equipaggiate da motori Simel”.

L A SCHEDA
Filiera interna
ed energia solare
Fondata nel 1966, Simel ha sede a Vigarano Mainarda, a pochi chilometri da Ferrara. Nata come azienda specializzata nella produzione di motori per bruciatori, ha ampliato il proprio raggio d’azione, sviluppando motori per elettro-utensili, pompe immerse, generatori di aria calda, forni, fino alle pompe per acqua e per il vuoto. Ha dato vita a una filiera 100% interna che ancora oggi garantisce un controllo totale su qualità e tempi di produzione. Elevato è il livello di automazione e forte è il suo impegno per la sostenibilità come testimonia il secondo impianto fotovoltaico che ha installato: il più grande della provincia di Ferrara, che copre il 60% del proprio fabbisogno energetico.
LEONARDO
il Resto del Carlino 25/03/2025

Leonardo, edilizia chiavi in mano «La
nostra forza è la squadra»
Gibertoni, amministratrice delegata
«Con noi ragazzi curiosi che non temono le sfide» di Maria Silvia Cabri
Leonardo Srl nasce a Bomporto (Modena) nel 2003 e si presenta come una immobiliare di costruzione che si occupa di tutte le fasi della filiera per garantire al cliente il migliore prodotto. Fondamentale per la sua costituzione è stata la collaborazione con Trascar Spa, azienda specializzata in impianti di automazione. Fin dall’inizio, la Leonardo Srl ha operato nel settore industriale, lavorando in sinergia con Trascar per fornire soluzioni ‘chiavi in mano’. Ideatrice e creatrice della Leonardo srl è Manuela Gibertoni, geometra, libero professionista dal 1989, titolare di uno studio tecnico a Bomporto, titolare (con Giuseppe Gelati) e amministratore delegato dell’azienda. Edilizia e innovazione industriale: come
nasce ‘Leonardo’ Srl?
“Come libera professionista io già collaboravo con Trascar Spa, fornendo i miei servizi sia come progettista che come prestatrice di interventi edilizi. Trascar ha creduto e investito nel know-how del mio studio dove già lavoravano collaboratori ad oggi ancora presenti, come i geometri Taroni e Barbanti, e ha iniziato ad investire nell’acquisto di terreni edificabili, sia artigianali che industriali, trasformandoli mediante interventi di urbanizzazione ed in seguito di costruzione di edifici”.
‘Imprenditori edili specializzati nel realizzare i tuoi sogni’ è il vostro slogan: come siete passati dal settore puramente indu-
striale a quello anche edile?
“La voglia di fare e di intraprendere nuovi percorsi ci ha portato all’attualità. Dopo il successo nel settore industriale, abbiamo ampliato il raggio d’azione, entrando nel settore edile a Bomporto. Abbiamo realizzato un comparto produttivo destinato ad attività artigianali e industriali, non limitandoci alle opere di urbanizzazione, ma costruendo anche stabilimenti su misura per le aziende locali. Seguiamo i nostri clienti che fanno importanti investimenti, consentiamo la personalizzazione delle loro abitazioni affinché possano realizzare ‘un sogno’, una casa che spesso resta per la vita”.
Costruzioni antisismiche già prima del 2012: come è maturata l’idea, lungimirante?
“Nel 2006, in un periodo in cui il rischio sismico era poco considerato nel territorio, abbiamo fatto una scelta strategica e previdente, avviando la costruzione di edifici antisismici. Decisione che si è rivelata cruciale nel 2012, quando il terremoto ha provocato danni ingenti in molte aree, ma tutti gli edifici da noi costruiti sono rimasti indenni. In seguito, l’evoluzione delle normative ci ha portato a costruire edifici in classe ‘A’. Collaboriamo con ingegneri, termotecnici e interior designer al fine di rendere i nostri edifici sempre più performanti e piacevoli”.
Realtà familiare alla seconda generazione.
“La nostra forza resta la squadra con la quale abbiamo creato ‘una famiglia’ di ragazzi curiosi, intraprendenti che non temono le sfide. Famiglia incrementata con l’arrivo del geometra Davide Vasini; inoltre, mio figlio, Leonardo Borghi Gibertoni, ha intrapreso lo studio di ingegnere edile e sta seguendo le mie orme”.
Sfide future?
“Le sfide non finiscono mai: prestiamo molta attenzione allo sviluppo e alle esigenze del territorio e dei nostri clienti, e ci stiamo avvicinando anche alla città di Modena con nuovi interventi di riqualificazione edilizia”.

LA SCHEDA
Dal 2003 un gruppo in prima linea
Leonardo Srl con sede a Bomporto (Modena) nasce nel 2003 in virtù della collaborazione con Trascar Spa, azienda specializzata in impianti di automazione. Nel 2024 il fatturato globale intergruppo (Leonardo Srl, G & G Immobiliare srl e Trascar Spa), ammonta a 5,89 milioni di euro (+61,8% rispetto al 2023). Gli investimenti in ricerca e sviluppo costituiscono il 2% annuo del fatturato.
SORCE & VANNINI

Nella foto: Osvaldo Rosa, proprietario
Porte e cancelli automatici
«Su misura e chiavi in mano»
La filosofia di Sorce & Vannini, azienda bolognese sul mercato da quarant’anni di Mariateresa Mastromarino
Seguire un’intuizione vincente e farla diventare l’anima di un’azienda, che ora vanta più di 40 anni di esperienza nel settore, affermandosi negli anni come un riferimento nel mondo dell’automazione degli accessi. Questo è Sorce e Vannini Srl, nata a Villanova di Castenaso, alle porte di Bologna, acquisita lo scorso anno da Assigeco, intermediario indipendente assicurativo tra i più grandi del mercato.
Osvaldo Rosa, proprietario di Sorce e Vannini Srl, quando nasce questa realtà?
“Nel 1982 da Luciano Vannini e Giuseppe Sorce, che hanno avuto da subito una fe-
lice intuizione, quella di condividere fin da subito con FAAC Spa l’idea di progettare e installare sistemi automatici per cancelli. Dagli anni Ottanta l’azienda cresce, seppur a conduzione familiare, garantendo sempre una continua evoluzione, fino a diventare concessionario in esclusiva di FAAC a Bologna e provincia”.
Come si sviluppa la crescita?
“Nel 2018 l’azienda affronta nuove sfide e si misura con un mercato sempre più esigente e con i nuovi competitor. Poi, nel gennaio 2024 è passata nelle mani di Assigeco, che è la mia storica azienda, da 40 anni nel mer-
cato dell’intermediazione assicurativa”.
Quali cambiamenti sono stati apportati?
“Abbiamo favorito una completa digitalizzazione dei processi, riqualificando e consolidando la squadra dei tecnici e rifocalizzando le strategie commerciali sul core business dell’azienda, che è l’automazione degli accessi. Il tutto per rendere il cliente sempre più soddisfatto. Che, se tale, torna da noi”.
Cosa offrite al cliente?
“Offriamo anche servizi ‘chiavi in mano’ per nuovi impianti di automazione degli accessi, dalla progettazione al sopralluogo, occupandoci anche dell’installazione finale in edifici residenziali e aziendali. Garantiamo assistenza e manutenzione per malfunzionamenti degli impianti, rispondendo in tempi brevi alle esigenze della clientela, che apprezza anche il nostro servizio di duplicazione di telecomandi e vendita diretta nello show-room a Bologna di via del Vetraio 11”.
Quindi la sede ora è nel capoluogo.
“Sì, dove contiamo su un magazzino completo. Una sede nuova, di dimensioni importanti, luminosa e accogliente per personale e clienti, che negli ultimi cinque anni sono diventati circa 17 mila”.
E il personale?
“Abbiamo già investito nel 2024 nel personale del team di tecnici specializzati e vogliamo supportare lo sviluppo del fatturato inserendo ancora nuove figure. Ricerchiamo profili senior o giovani neodiplomati da avviare a un adeguato percorso formativo”.
Che anno sarà il 2025?
“Nel 2024 il fatturato si attesta sui 5 milioni di euro circa. Quest’anno, così come per quelli successivi, vogliamo incrementarlo progressivamente del 10% ogni anno. Per farlo, amplieremo la nostra base clienti attraverso un’offerta commerciale di soluzioni sempre più innovative”.

LA SCHEDA
La rivoluzione corre sullo smartphone
Tante le soluzioni innovative ad alta tecnologia offerte alla vasta gamma di clientela da Sorce e Vannini Srl, come «Symply Connect», il rivoluzionario prodotto FAAC che permette agli amministratori di condominio e alle imprese di gestire un elevato turnover delle abilitazioni ai loro accessi tramite smartphone, spiega Osvaldo Rosa. «Sosterremo questa nostra ampia gamma di soluzioni anche attraverso un’intensa attività di marketing».
Da sinistra: Marco Stefani (direttore commerciale), Mauro Serradimigni (Chief Executive Officer), Omer Saetti (Sales Director), Fabrizio Di Marino (Managing Director)

TecnoDiamant, ‘orafi’ del taglio «I nostri cristalli nel mondo»
Il Ceo Serradimigni: «Dal settore ceramico all’aerospazio, creiamo utensili ad alte prestazioni»
Un’azienda leader nella produzione e distribuzione di utensili diamantati nelle operazioni di taglio, profilatura, squadratura, bisellatura, lappatura, satinatura e cura della superficie per gres porcellanato, monocottura, pietre naturali, marmi e graniti. Così si pone ‘Tecno Diamant - Diamanti Industriali’, fondata nel 1995 a Formigine (Modena), che in questi trenta anni è stata scelta da prestigiose realtà ceramiche perché è sempre stata in grado di anticipare le esigenze di mercato e di rispondere esattamente alla richiesta del cliente,
come spiega il Ceo Mauro Serradimigni.
Un nome attira: cosa sono i ‘diamanti industriali’?
“Il diamante industriale è un materiale prezioso, ma non nel senso comune del termine. A differenza di quelli usati in gioielleria, questi diamanti non hanno scopo ornamentale: vengono scelti per le loro qualità tecniche, non estetiche. Sono cristalli con micro-imperfezioni o dimensioni troppo piccole per il mercato del lusso, ma perfetti per lavorazioni ad alta precisione. La loro durezza eccezio-
nale li rende ideali per tagliare, forare, levigare: ecco perché sono alla base di utensili come frese, seghe, trapani e dischi da taglio usati in settori che vanno dalla ceramica all’aerospaziale. E oggi la maggior parte dei diamanti industriali viene prodotta sinteticamente”.
Come nasce Tecno Diamant?
“Nel 1995, come realtà locale e radicata nel distretto ceramico. In questi trent’anni, siamo cresciuti anticipando l’evoluzione del mercato ceramico. Dai primi dischi da taglio per il mosaico, alla produzione di mole da rettifica per le mattonelle monocalibro, fino a uno dei nostri prodotti di punta attuali: i fickert da lappatura, indispensabili per ottenere quell’effetto lucido a specchio oggi molto richiesto. Il 2020 è l’anno della svolta: si inserisce un nuovo management, la vision aziendale si amplia, puntando su internazionalizzazione e innovazione. Nascono nuove filiali all’estero (Russia, Brasile, Spagna, Cina, Turchia) e un’unità produttiva a Spezzano di Fiorano Modenese”.
Come tutelate ambiente e benessere?
“Partecipiamo a percorsi ESG promossi da Confindustria. Utilizziamo DHL Go Green Plus, imballaggi certificati ICILA, un impianto fotovoltaico e un veicolo elettrico. Abbiamo un Codice Etico, supportiamo iniziative sociali locali (Salute in Comune, Gioca la Scuola, Sport Anch’io) e monitoriamo il benessere dei dipendenti con indagini sullo stress lavoro-correlato”.
Quali sfide per il futuro?
“Apertura di una nuova filiale in Indonesia; inoltre stiamo lavorando su una nuova linea di utensili per la satinatura delle superfici ceramiche producendoli a ‘scarto zero’, riducendo impatto ambientale e costi produttivi”.

LA SCHEDA Oltre 18 milioni di fatturato
‘Tecno Diamant – Diamanti Industriali’, fondata nel 1995 a Formigine (Modena), da 30 anni è specializzata nella produzione e distribuzione di utensili diamantati. Nel 2024 il fatturato globale è stato di 18,71 milioni di euro (+15,5% rispetto al 2023); la quota export è stata del 39%, con un fatturato di 7,29 milioni di euro (+4,16% rispetto al 2023). I principali mercati esteri sono Spagna, Stati Uniti, Messico, Russia, Polonia, Ucraina.
il Resto del Carlino 15/04/2025

Ursa, isolanti per l’edilizia
«Bondeno è all’avanguardia»
Il direttore generale Marka: «Il nostro polistirene estruso ha oltre il 70% di materiale riciclato» di Alberto Lazzarini
Risale al 2002 la costruzione dello stabilimento Ursa di Bondeno, a pochi chilometri da Ferrara, che produce polistirene estruso per il comparto edile. Ma il nuovo polo produttivo fu ricostruito integralmente dopo il sisma del 2012 e inaugurato in tempo record a dicembre 2014. Ursa, pertanto, si avvale oggi in Italia di un impianto innovativo a due linee di estrusione (un processo di compressione) dotato delle migliori tecnologie disponibili nel settore. Della crescita di questa importante realtà imprenditoriale e del suo futuro abbiamo parlato con il direttore generale Wolfgang Marka, austriaco di Graz, esperto di economia, che ha operato in varie parti d’Europa con incarichi crescenti e sempre nel settore edile. Gli era
accanto il direttore tecnico e marketing Pasquale D’Andria.
Dottor Marka, cosa produce Ursa?
“Produce isolanti termici e acustici per edifici con particolare attenzione all’edilizia sostenibile. Fa parte di un gruppo focalizzato principalmente sull’edilizia leggera; la nostra è la divisione ‘isolamento’ ma all’interno del gruppo operano anche altri settori che si occupano di sistemi costruttivi a secco, lastre da esterno e protezione passiva al fuoco”.
Ursa fa parte di un gruppo internazionale. “Si, è una divisione di Etex, cioè la divisione isolamento, e realizza, in Italia, isolanti
termoacustici principalmente con due prodotti, polistirene estruso (60% del fatturato) e lana minerale (40%) la cui richiesta sta crescendo. A livello internazionale, invece, il 70% del fatturato è prodotto da lana minerale, il 30% da polistirene estruso”.
Può descriverci il prodotto realizzato a Bondeno?
“A Bondeno produciamo polistirene estruso, con alto contenuto di riciclato (con una media del 70%) che rappresenta una novità per il mercato. Siamo i primi ad averlo introdotto”.
So che è molto legato allo stabilimento bondenese.
“Sono orgoglioso della produzione e dello stabilimento che è il più innovativo non solo del Gruppo ma dell’intero mercato europeo. Infatti abbiamo la tecnologia più avanzata grazie anche alla ricostruzione dopo il terremoto del 2012. Ho un feeling particolare con il team italiano perché è ricco di passione”.
Produzione, ma anche investimenti.
“Effettuiamo molti e costanti investimenti sul sito di Bondeno e principalmente in termini di sostenibilità: è questa la vera chiave strategica degli investimenti tecnologici. Inoltre abbiano un programma, Isola Ursa, piattaforma di comunicazione, che ci permette di apprendere dai professionisti, dagli studenti e dal mercato quali sono le necessità, che poi trasferiamo nei prodotti”.
Quanta consapevolezza c’è, sul mercato e fra la gente, del tema sostenibilità?
“I circa dieci anni di impegno per la formazione-informazione riguardo alla la sostenibilità e le leggi nel frattempo deliberate hanno accresciuto i livelli di sensibilità; una nuova generazione si è formata e noi abbiamo fornito il nostro contributo”.

LA SCHEDA
Un colosso che in Italia
fattura 55,2 milioni
Ursa Italia (55,2 milioni di fatturato di cui 8 con l’export) fa parte del gruppo Ursa, terzo produttore a livello europeo di materiali e sistemi isolanti in ambito edile. In Italia lo stabilimento di Bondeno assicura la produzione dei pannelli XPS in polistirene estruso. Con 11 siti produttivi e una rete di distribuzione radicata, Ursa international (541 milioni di fatturato) vanta una presenza in tutta Europa, Russia e Turchia.

Cavi hi-tech per l’automazione «Forniamo prodotti sartoriali»
La bolognese TECO da 40 anni sul mercato «La centralità del cliente è la nostra filosofia»
È tra le principali aziende di automazione industriale del territorio bolognese, con oltre 40 anni di storia alle spalle e un futuro all’insegna dell’innovazione, della tecnologia e della valorizzazione del Made in Italy. Questo e molto altro è TECO, nata nel 1982 a Castel Maggiore (Bologna), che si è affermata nel tempo come un pilastro nel settore dei cavi per l’automazione industriale, con l’obiettivo di rivoluzionare il settore.
Giorgia Roversi, general manager, come riuscite a coniugare innovazione e tec -
nologia?
“Siamo nati nell’82 a Bologna. Una posizione geografica a forte vocazione industriale, che ci ha permesso di trovare l’incastro perfetto tra tradizione e il know-how emiliano, con il prodotto, che è il cuore dell’azienda, e la possibilità di servire il territorio, creando un mix tra innovazione e servizio eccellente”.
Di che prodotti parliamo?
“Di cavi speciali per l’automazione industriale. TECO è distributore specialista, ma
ciò che ci distingue è la forza del nostro brand e l’obiettivo chiaro di rispondere in modo sartoriale e puntuale alle necessità del cliente. I cavi a marchio TECO, introdotti nel 2005, rappresentano uno dei nostri principali punti di eccellenza, unendo qualità e innovazione costante. A consolidamento del nostro impegno e della nostra visione, abbiamo ampliato l’offerta con il lancio dei passacavi TECO: un passo significativo che rafforza ulteriormente la nostra proposta e costituisce una conferma tangibile della nostra capacità di evolvere insieme al mercato e anticiparne le richieste. Un risultato reso possibile anche grazie a partner importanti che ci aiutano nel nostro posizionamento come player e partner per i nostri clienti, a cui offriamo soluzioni altamente tecnologiche e innovative”.
Come si lavora all’interno di TECO?
“I nostri team sales e chi lavora sul campo portano all’interno dell’azienda le esigenze del cliente, lavorando così di concerto con il team di prodotto. L’innovazione, dunque, parte dalla centralità del cliente e dalla capacità di interpretarne con precisione i bisogni. Questa lettura a noi non manca”.
Come si compone la vostra realtà?
“Contiamo 90 collaboratori. Siamo entrati da gennaio in Casa TECO, i nostri nuovi uffici interamente rinnovati. Abbiamo l’ambizione di rendere più attrattivo il mondo dell’automazione, anche attraverso uno spazio giovane, dinamico, un bell’ambiente per i collaboratori, aprendo le porte alla comunità”.
Anche alle donne?
“C’è ancora tanto da fare per incentivare l’empowerment femminile e bisogna cambiare la pipeline del futuro. In questo senso, grazie a una storica collaborazione con Fondazione Golinelli, introduciamo ogni anno programmi ad hoc per le scuole del Bolognese, in particolare nelle medie, per accompagnare la scelta della scuola superiore. Un momento chiave in cui anche le ragazze possono avvicinarsi al mondo tecnico e dell’automazione senza alcun tipo di pregiudizio”.

LA SCHEDA
Da maggio workshop sui valori aziendali
Prendersi cura, puntare all’eccellenza e abbracciare il futuro sono i nuovi valori di TECO. In questa direzione, «a maggio partiranno i primi workshop per fare entrare questo approccio quotidianamente nell’operato dei nostri collaboratori», afferma Giorgia Roversi. L’azienda è un punto di riferimento per il mercato italiano, «ma vogliamo espanderci all’estero seguendo un percorso di internazionalizzazione». Al momento, i clienti sono circa quattromila in tutta Italia.

La sfida di Emiliana Serbatoi
«Le nostre radici nel mondo»
Il Ceo Morselli: «Nati nel 1983, oggi forniamo soluzioni dall’Africa al Centroamerica»
Oltre quarant’anni di storia, due sedi industriali, decine di Paesi presidiati, un fatturato che nel 2024 ha raggiunto i 38 milioni di euro di volume d’affari e oltre 100 collaboratori. È Emiliana Serbatoi, con sede a Campogalliano (Modena), che dal 1983 realizza serbatoi di ogni tipo e per ogni prodotto petrolifero e liquido e per ogni settore, garantendo sostenibilità, sicurezza, qualità, innovazione e soprattutto passione per il proprio lavoro, come spiega il Ceo Gian Lauro Morselli.
Partiamo dal nome: com’è nato?
“‘Emiliana Serbatoi’ è stata fondata nel 1983 da me e da mio padre Giancarlo, per
sottolineare il legame con l’Emilia-Romagna, terra di operosità e innovazione, e identificare la specializzazione nella produzione di serbatoi per carburanti. Un nome scelto per rappresentare radici solide e per esprimere l’ambizione di espanderci”.
Avete superato i 40 anni di attività. Che passi sono stati fatti dal 1983?
“Siamo passati da una piccola sede artigianale a Modena a un’azienda che lavora in tutto il mondo, fiera portatrice del Made in Italy. Nel corso dei decenni sono cambiati i prodotti, gli spazi e i mercati, ma sono immutati i valori: passione, impegno e ricerca di qualità e innovazione. Abbiamo investi-
to in tecnologie, ampliato i mercati, radicato la presenza internazionale e costruito una reputazione di eccellenza e affidabilità”.
Dai primi serbatoi a caduta per il gasolio, il ventaglio di offerte si è ampliato.
“Sì, da tempo proponiamo una gamma con centinaia di soluzioni: serbatoi fissi e mobili, in acciaio o polietilene, per ogni tipo di carburanti, liquidi e per AdBlue. L’attività senza sosta di ricerca e sviluppo ha portato anche alla creazione di dispositivi tecnologici per il controllo e la sicurezza dei rifornimenti”.
Progetti a catalogo, ma anche su misura: cliente al centro?
“Certo! Oltre a prodotti a catalogo, realizziamo soluzioni personalizzate per ogni esigenza. Dalle batterie di cisterne per l’enologia, destinate a grandi cantine, agli impianti complessi in Africa e Centro-America, anche lavorando con l’Onu.
Fino a un progetto che mi sta a cuore: l’impianto di rifornimento natanti del porto Mirabello a La Spezia”.
Quali sono le principali caratteristiche dei vostri prodotti?
“Qualità dei materiali, sicurezza certificata, innovazione continua e sostenibilità. Ogni serbatoio è frutto di una filiera controllata e di una cultura aziendale che mette il focus sul cliente e sulla durabilità del prodotto. Innoviamo per offrire soluzioni efficienti, affidabili e rispettose dell’ambiente”.
Come vi ponete rispetto all’export?
“Esportiamo il 50% della produzione, in tutti i continenti: grazie ai commerciali e tecnici che viaggiano ogni giorno e all’azione dei nostri dealer, presidiamo l’Italia e decine di Paesi. E puntiamo ad affrontare sempre nuovi mercati, continuando intanto a strutturarci dove siamo già presenti”.

LA SCHEDA
40 anni di una storia nata a Campogalliano
Da una piccola sede artigianale a un’azienda che lavora in tutto il mondo, esportando il 50% della produzione: Emiliana Serbatoi, da un piccolo comune nei pressi di Modena oggi propone centinaia di soluzioni per serbatoi di ogni tipo e per ogni prodotto petrolifero e liquido, al servizio di diversi settori industriali. Ha due stabilimenti, decine di Paesi presidiati, un fatturato che nel 2024 ha raggiunto i 38 milioni di euro e oltre 100 collaboratori.
VIVOIL OLEODINAMICA

Vivoil da Bologna al mondo
«Protagonisti dell’oleodinamica»
Vivolo, fondatore e titolare dell’impresa: «Presenti in 60 Paesi e ora puntiamo agli Usa»
Da piccola realtà locale a marchio riconosciuto a livello internazionale. Ne ha fatta di strada Vivoil Oleodinamica Vivolo Srl, nata a Bologna nel 1985 e trasferitasi nel 2005 a Budrio, in provincia di Bologna, che si è specializzata nel tempo nella progettazione, produzione e vendita di componenti oleodinamici.
Domenico Vivolo, fondatore e tuttora titolare dell’azienda, come ci siete riusciti?
“Non abbiamo una nostra struttura commerciale di vendita in giro per il mondo a promuovere il nostro prodotto, ma siamo cresciuti grazie alla soddisfazione dei clienti e ad una rete di distributori attivi nelle varie aree geografiche in tutto il mondo”.
Nella foto: Domenico Vivolo, fondatore dell’azienda, e la figlia Vanessa Vivolo, direzione amministrativa di Mariateresa Mastromarino
Qual è la strategia vincente?
“Proporre un prodotto di qualità, cercando di offrire ai clienti un servizio fatto di risposte rapide e tempi di consegna brevi, al momento di tre-quattro settimane. Questo grazie ad una produzione e una gamma molto flessibile. Riusciamo così a fornire anche il singolo pezzo ed eventualmente personalizzarlo in base alle esigenze del cliente”.
Di che prodotti parliamo?
“Abbiamo un’ampia gamma di prodotti, circa 25mila varianti attive: siamo produttori di pompe, motori e divisori di flusso a ingranaggi esterni. E aggiungiamo alla nostra offerta sempre nuove soluzioni in
base alle richieste del mercato”.
Tra questi prodotti, qual è il fiore all’occhiello?
“Tutti, ma possiamo vantarci dei divisori di flusso, che rappresentano un prodotto più complesso da produrre rispetto ad altri. Con questo ci differenziamo dai competitor, perché possiamo contare su tipologie innovative, come ad esempio il divisore MIA - Manifold Instantaneous Auto Compensating Flow Divider - un divisore ad ingranaggi che include un sistema di compensazione interno delle pressioni che consente elevate precisioni anche in condizioni gravose”.
Come definirebbe la vostra azienda?
“Lavoriamo in maniera artigianale, prendendoci cura del prodotto e del singolo pezzo, ma lo facciamo a livello industriale. Un mix tra tecnologia e risorse umane”.
Quanti dipendenti contate?
“I dipendenti sono 35, di cui 25 nel reparto produttivo, che si giostrano tra l’area di lavorazioni meccaniche, dove si preparano i componenti per il montaggio, e la zona di montaggio e collaudo, che finalizza la produzione”.
E i clienti?
“A portafoglio sono circa 450, in circa 60 Paesi, raggiungendo diverse aree geografiche, soprattutto in Europa. Tra le nostre scelte vincenti, c’è quella di scegliere fornitori locali, controllando l’intero ciclo produttivo e mantenendo alta la qualità italiana”.
Qualche sogno nel cassetto per il 2025?
“Vogliamo confermare e mantenere il risultato dello scorso anno a livello di fatturato (più di 13 milioni di euro nel 2024, ndr), mentre per lo sviluppo, vogliamo accedere a nuovi mercati in cui non siamo ancora presenti, come gli Stati Uniti”.

LA SCHEDA
Da 40 anni riferimento del made in Emilia
Vivoil Oleodinamica Vivolo Srl nasce nel 1985 a Bologna per poi spostarsi nel 2005 a Budrio, in provincia di Bologna. Fornisce soluzioni innovative e personalizzate ai clienti, che sono più di 400 in 60 Paesi, grazie a una forte organizzazione e flessibilità produttiva.
L’azienda conta su una squadra di dipendenti composta da 35 persone, di cui 25 operative nel reparto produttivo.
FRESENIUS HEMOCARE ITALIA
il Resto del Carlino 13/05/2025

Luca Ferraresi, Amministratore Delegato, e Senanur Akkilic, Continuous Improvement & CSR & External Communication Manager
Fresenius HemoCare Italia
«Obiettivi
qualità e innovazione»
L’ad Ferraresi e Akkilic: «Far parte della Biomedical Valley è una continua spinta a migliorarci» di Maria Silvia Cabri
Si respira un’aria ‘internazionale’ nello stabilimento della ‘Fresenius HemoCare Italia’ Srl, che fa parte del Gruppo ‘Fresenius’ dal 1994 e opera da trent’anni a Mirandola (Modena), nel cuore del distretto biomedicale italiano. Una realtà strategica, sia per l’innovazione tecnologica che per il forte legame con il territorio, come spiegano Luca Ferraresi, amministratore delegato, e Senanur Akkilic, Continuous Improvement & CSR & External Communication Manager.
Operate nel cuore della Biomedical Valley: di cosa vi occupate?
“A Mirandola ci occupiamo della produzione di filtri per leucodeplezione, dispositivi che rimuovono i globuli bianchi dal sangue donato per migliorare la qualità delle trasfusioni e ridurre le reazioni immunitarie. I prodotti e servizi vengono utilizzati per la cura di pazienti in condizioni critiche e croniche”.
Un campo delicato: che strategie mettete in campo per garantire l’eccellenza del vostro prodotto?
“Puntiamo su qualità e innovazione, per garantire performance elevate e sicurezza ai pazienti. ‘Fresenius’ si è sempre distinta
per l’eccellenza dei suoi prodotti che offrono elevate prestazioni e sicurezza grazie a un continuo investimento in ricerca e sviluppo.
L’IA supporta soprattutto l’analisi dei dati e i controlli, ottimizzando la gestione degli scarti e i margini di errore. Rende i processi più efficienti e migliora la sicurezza dei prodotti, essenziale per la nostra industria”.
Quanto rileva la tecnologia?
“Investire sulla tecnologia ci consente di mantenere la competitività insieme ad un alto livello di qualità. Stiamo puntando su automazione e digitalizzazione. Utilizziamo veicoli a guida autonoma, sistemi di visione artificiale, machine learning e robotica, integrando anche i tool di Intelligenza Artificiale per migliorare l’efficienza e il controllo qualità, con un focus particolare sulla visual inspection dei prodotti”.
Cosa comporta essere ‘la costola emiliana’ di una multinazionale?
“‘Fresenius HemoCare Italia’ rappresenta un modello di integrazione tra innovazione globale e radicamento territoriale. Lavorare qui ci permette di contribuire alla salute globale e di innovare in un settore vitale. Essere nel cuore della Biomedical Valley italiana è per noi motivo di orgoglio e una continua spinta verso il miglioramento”.
Sfide per il 2026?
“Grandissima spinta a standardizzazione, centralizzazione, innovazione e digitalizzazione. La nostra vision 2026 si concentra su tre aree principali: Growth (espansione nei mercati globali), Global Competitiveness (rafforzamento della competitività) e Employer of Choice (un ambiente di lavoro attrattivo).
Puntiamo a consolidare la nostra posizione di leader nel settore, valorizzando il contributo dei collaboratori”.

LA SCHEDA
Oltre 200 dipendenti e 52,3 milioni di fatturato
‘Fresenius HemoCare Italia’ Srl è parte del Gruppo internazionale ‘Fresenius’ dal 1994. Lo stabilimento, che conta oltre 200 dipendenti (più un centinaio di interinali) produce dispositivi per la filtrazione del sangue e sistemi per trasfusione convenzionale. Il fatturato globale del 2024 è di 52,26 milioni di euro (+7,6% rispetto al 2023). L’export è del 99%: i principali mercati esteri sono Europa, Usa, Asia.

I soci di Artec: da sinistra, Sara Michelini, responsabile reparto grafico, Elia Michelini, CEO e responsabile produzione, Anna Michelini, socia
Artec, i maghi del cartone
«Molto più che solo packaging»
I fratelli Michelini guidano oggi l’azienda che mosse i primi passi con il bisnonno a inizio ’900
Elia, Sara e Anna Michelini sono i tre fratelli titolari della Cartotecnica Artec, con sede a Bondeno, in provincia di Ferrara. L’azienda (1,1 milioni di fatturato) è una realtà consolidata nella progettazione e realizzazione di packaging in cartone teso ed accoppiato. Ha alle spalle una lunga e proficua storia familiare. I fratelli Michelini, insieme, rispondono alle domande del Carlino.
Quali sono i principali settori merceologici ai quali è rivolta la vostra attività?
“Hobbystica, alimentare (pasta e riso), corsetteria, chimica, giardinaggio. Ma i comparti possono essere davvero tanti”.
Cartotecnica e non solo.
di Alberto Lazzarini
“È vero. Produciamo anche etichette, adesivi e prespaziati, e personalizziamo abbigliamento e oggettistica. Si può scegliere tra etichette adesive di qualsiasi forma, adesivi laminati, adesivi prespaziati, cartellonistica, insegne, abbigliamento, gadgettistica, shopper personalizzate in base alle esigenze del cliente. Per questo abbiamo dato vita a una nuova e specifica divisione”.
Questa azienda, nata nel 2005, ha un’origine più lontana, grafica, anzi tipografica. “Sì, il nostro bisnonno Tito Lugli all’inizio del ‘900 è stato il precursore. La famiglia ha poi portato avanti la tradizione trasformando l’azienda in base alle esigenze del merca-
to e si è infine specializzata nella lavorazione del cartone teso. Si è quindi evoluta nel tempo aggiornando le tecnologie con l’obiettivo di proporre packaging di qualità; mette le proprie competenze e la professionalità, maturate in decenni di esperienze, al servizio della clientela in tutte le fasi della lavorazione, rispondendo a ogni esigenza con prodotti studiati su misura per custodire, proteggere ed esaltare il prodotto che contengono”.
Quindi utilizzate anche particolari tecnologie.
“Sì, a cominciare dalla computer grafica per le impaginazioni dei prodotti che poi saranno stampati, fino all’utilizzo delle macchine per il taglio del cartone, la stampa e l’incollatura”.
Il fatturato è in costante crescita.
“Nel 2024 abbiamo superato il milione di euro ma i nostri obiettivi sono più ambiziosi; affronteremo il mercato puntando sempre più sulla qualità del prodotto e del servizio”.
E la crescita è ovviamente legata alle modalità di approccio al business?
“Sì, in questa prospettiva stiamo rafforzando in particolare il settore commerciale individuando e inserendo le professionalità più giuste”.
Riservate poi un’attenzione particolare all’ambiente.
“È così. Questa attenzione è cresciuta negli anni e nelle generazioni spingendo l’azienda ad agire per garantire ai clienti il miglior prodotto anche in termini di sostenibilità.
L’azienda utilizza l’illuminazione a LED, che rappresenta l’ultima evoluzione che unisce risparmio energetico e alta efficienza luminosa, creando così un ambiente di lavoro eco-sostenibile e con totale assenza di inquinamento luminoso; recupera tutti i rifiuti con una assidua attenzione alla loro riciclabilità; si impegna a promuovere una gestione delle risorse forestali sostenibile e coerente con il rispetto dei valori etici e ambientali, e privilegia materie prime di origine forestale”.

LA SCHEDA Un’avventura di famiglia da più di un secolo
Artec srl Cartotecnica Artec nasce a Bondeno, nel Ferrarese, da un’esperienza iniziata oltre 100 anni fa e coincide con la storia di una famiglia che ha tramandato le proprie conoscenze di generazione in generazione. L’azienda, specializzata nella lavorazione del cartone teso, è cresciuta nel tempo con tecnologie per packaging di qualità. Dal 2021 una nuova divisione per adesivi e prespaziati.

Gna,
una perla del packaging «Con noi confezioni green e bio»
Il fondatore Nucci: «Le nostre macchine per i prodotti alimentari attente all’ambiente»
Nella foto: Valerio Nucci,fondatore dell’azienda, e Massimiliano Nucci di Mariateresa Mastromarino
Da 40 anni un faro nel settore delle macchine automatiche per il confezionamento, offrendo ai clienti soluzioni ‘chiavi in mano’ per le esigenze di packaging. È un cammino lungo quello percorso da Gna Srl, azienda di Ozzano dell’Emilia, nel Bolognese, che affonda le radici nel cuore della Packaging Valley emiliana e che entra nella vita di tutti noi, in maniera quasi invisibile. Perché “chi entra in un supermercato per fare la spesa – spiega il fondatore Valerio Nucci –, mette nel carrello ciò che è confezionato, ed è confezionato da noi con le nostre macchine automatiche”.
Nucci, di che tipo di confezionamento parliamo?
“La nostra realtà si occupa in particolare
di confezionare i prodotti alimentari, con un’ampia e svariata gamma di soluzioni packaging per prodotto sfuso, vassoi e sacchetti, con focus sull’ortofrutticolo e i prodotti da forno. Ma non ci limitiamo solo a questo”.
Cioè?
“La nostra specializzazione è il mondo alimentare, ma i nostri macchinari lavorano anche su altri settori, come la ferramentistica, la cosmetica o il biomedicale”.
Da dove nasce l’idea?
“Dopo un periodo da dipendente in un’azienda bolognese, ho deciso di lanciarmi in quest’avventura: i primi anni abbiamo lavorato come conto terzi, poi abbiamo ini-
ziato a progettare le nostre macchine per fare questo lavoro. Da lì nasce l’ufficio tecnico, la produzione e la commercializzazione”.
Come il packaging può essere sostenibile?
“I nostri impianti lavorano materiali green o biodegradabili. Anche quando impieghiamo la plastica, il confezionamento si può riciclare e smaltire. Noi abbiamo seguito l’onda del mercato e strizziamo l’occhio alla sostenibilità”.
Il mercato vi premia?
“I numeri sono positivi e abbiamo chiuso il 2024 con un leggero aumento, assestandoci sul complessivo di circa 4 milioni di euro. Noi siamo una piccola realtà rispetto ai giganti del settore, ma l’80% del fatturato lo facciamo all’estero”.
Dove, precisamente?
“I numeri più importanti sono in nord Europa, come Scandinavia, Islanda, Danimarca, Polonia e anche Francia e Germania. Positivi anche gli impegni con i Paesi dell’est. Oltre a questo, lavoriamo con Canada e Usa, Sud America, India, Australia e Marocco”.
Come se lo spiega?
“Questo vuol dire che all’interno della nostra azienda ci sono persone capaci, culturalmente forti e capaci di fare questo mestiere, e che hanno voglia di lavorare e pensare al futuro”.
Lo staff da chi è composto?
“Da un team di circa 20 persone e ci avvaliamo molto dei nostri fornitori, che sono storici, e si occupano della parte costruttiva dei materiali per comporre le macchine”.
Qualche sogno nel cassetto?
“La nostra azienda ogni anno produce macchine nuove, questo è uno degli obiettivi. Questo ci permette di competere con altre realtà, risultando appetibili nell’ambito delle novità: quest’anno ci occupiamo di confezionatrici che non abbiamo mai fatto, che lavorano prodotti su cui prima eravamo marginali”.

LA SCHEDA
Da 40 anni soluzioni chiavi in mano
Gna Srl ha creato dal nulla una realtà che ora conta 40 anni di attività, seguendo il fiuto imprenditoriale del fondatore Valerio Nucci. Un’azienda che propone soluzioni ‘chiavi in mano’ per le esigenze di packaging. Confezionamento che è sempre più attento all’ambiente. Il core business? Il settore fruitvegetable e quarta gamma, ma si dedica anche ad altro come cosmetica e biomedicale.
TECNOFERRARI
il Resto del Carlino 3/06/2025

Automazione con TecnoFerrari
«Soluzioni per la manifattura»
Il patron Ferrari ricorda gli esordi:
«Partimmo con la ceramica, oggi i settori sono molteplici»
Dal 1966 siamo i protagonisti dell’evoluzione dell’automazione industriale’: questo è lo slogan della TecnoFerrari con sede a Fiorano Modenese, divenuta negli anni azienda leader nelle soluzioni automatiche per l’industria. È nata nel mercato ceramico poi, grazie a un know-how di primo livello, ha esteso il suo servizio a vari settori manifatturieri tra i quali automotive, vetro, farmaceutico, food and beverage, paper and tissue. Come racconta il suo fondatore, Giancarlo Ferrari, classe 1939.
Quasi 60 anni di esistenza: come nasce la TecnoFerrari?
“Negli anni Sessanta Sassuolo è diventata
la capitale mondiale della ceramica: all’epoca io lavoravo alle Ceramiche Ragno come meccanico, nell’officina interna dove si fanno anche gli stampi per le presse. Avevo già una mia visione: quelli in uso potevano essere migliorati rinforzando il punto di contatto per renderli più duraturi e convenienti. Ed è così che, insieme a un socio, nel 1961 abbiamo dato vita a una società per produrre stampi e poi affianchiamo una piccola ceramica, la Clessidra. Le strade si sono separate e nel 1966 ho fondato la Tecnomeccanica Ferrari”.
Come si è evoluta nei decenni?
“Il ventennio successivo diventa la culla di una serie di brevetti, tra cui quello della pressosmaltatura, un procedimento che consisteva nell’applicare lo smalto direttamente sul supporto durante la fase di pressatura. Poi agli inizi degli anni Ottanta è nata Tecnotiles, un vero e proprio hub dove sperimentare i sistemi innovativi applicati a tutte le fasi del processo produttivo, rendendolo più agile, performante”.
Viene descritto come un ‘inventivo’ lungimirante: quali altri settori vengono esplorati e in che misura?
“TecnoFerrari è nata sotto il segno della ceramica ma poi è evoluta. Sono del 2004 le prime soluzioni di intralogistica nel settore alimentare alle quali seguono impianti nei settori del vetro, carta, marmo, medicale, automotive ed altri che ci portano ad assumere una posizione di spicco in questi mercati. Anche la macchina per la decorazione inkjet di piastrelle, siamo nel 2009, dimostra un approccio eclettico nell’introdurre, per primi, tecnologie e soluzioni mai viste nel processo ceramico”.
Quanto incide l’aspetto familiare in una realtà leader?
“Oggi TecnoFerrari è un’azienda familiare di seconda generazione, con Donatella e Paola, che vanta una posizione di leadership nelle soluzioni logistiche di vari processi produttivi, con oltre 5000 veicoli automatici AGV installati, più di 170 brevetti e filiali in tutti i mercati di riferimento”.
In cosa consiste la TF Academy?
“È un grande incubatore per le nuove generazioni che possono crescere internamente all’azienda non solo in termini di competenze ma anche in cultura e identità”.

LA SCHEDA
In attività dal ’66
Esportazioni all’80%
‘Evoluzione dell’automazione’ è la sua parola d’ordine della TecnoFerrari con sede a Fiorano Modenese. Fondata nel 1966 da Giancarlo Ferrari, nell’ambito del mercato della ceramica, oggi opera anche in settori come automotive, vetro, farmaceutico, food and beverage, paper and tissue. Nel 2024 ha registrato un fatturato di quasi 78 milioni di euro; la quota dell’export è dell’80%, pari a 50 milioni.
CLIMART ZETA
Da sinistra, Fabrizio Florini, vicepresidente, Cristina Tinarelli, consigliere, Alessandro Zanarini, presidente, Davide Nassetti, consigliere, Roberto Sabattini, consigliere

Climart Zeta sempre più green «Vicini
ai clienti con qualità»
Dal riscaldamento alla climatizzazione: la realtà bolognese cresce puntando sulla sostenibilità
Climatizzare con arte, facendo della professionalità e dell’innovazione i propri punti forti, al punto tale da affermarsi come leader nell’ampio settore della climatizzazione. Di questo è composta Climart Zeta, azienda di Villanova di Castenaso (Bologna), che quest’anno compie 45 anni. Quasi mezzo secolo di vita che ha portato la realtà a diventare un punto di riferimento nel settore della manutenzione, installazione e gestione di impianti tecnologici per il riscaldamento e la climatizzazione in ambito civile, commerciale, pubblico e industriale.
Alessandro Zanarini, presidente del cda e legale rappresentante, come nasce Climart Zeta?
“Dal volere dei miei genitori, che hanno creato e poi fatto crescere la nostra realtà,
credendo nel valore del personale: alcuni dipendenti sono diventati soci e così, con altri inserimenti, si è ampliata la compagine sociale. Ora siamo cinque soci”.
Che valore hanno le persone nella vostra realtà?
“Abbiamo sempre creduto nelle persone, così come nella condivisione dei progetti e del lavoro. Dagli anni Settanta a oggi, la nostra idea è quella di mantenere vivo lo spirito familiare che si respira nella nostra azienda”.
E i dipendenti?
“Attualmente contiamo sulla forza e presenza di 29 dipendenti, anche se vorremmo ampliare il nostro organico con ulteriori figure specializzate: nel nostro settore è
complesso reperire tecnici, di cui siamo sempre alla ricerca. Ora stiamo lavorando con l’aiuto di diverse scuole e istituti professionali, accogliendo in stage di formazione circa tre studenti all’anno”.
Che servizi offrite ai vostri clienti?
“La nostra realtà è una ditta di manutenzione, installazione di impianti di climatizzazione, riscaldamento e condizionamento per l’edilizia civile e industriale, tenendo sempre a mente la sostenibilità”.
Come?
“Crediamo molto nel green, come dimostrano gli investimenti fatti in azienda, dagli impianti fotovoltaici a quelli di climatizzazione più sostenibili ed efficienti. E lo stesso facciamo con la clientela, proponendo pompe di calore e soluzioni con energie rinnovabili ad hoc, ma per abbracciare questa direzione, il mondo condominiale necessita di una conoscenza e una visione strategica differente al fine di affidarsi a queste nuove tecnologie energetiche”.
Che cosa indicano i numeri?
“Nel campo residenziale gestiamo circa 700 condomini, e siamo molto ricettivi nel settore industriale. Il nostro operato si concentra esclusivamente su Bologna e provincia. Siamo molto legati al nostro territorio, dove Climart Zeta è nata e poi si è consolidata”.
Il territorio vi premia?
“Il fatturato del 2024 tocca i sette milioni di euro (7,22 milioni, in crescita rispetto al 2023, ndr)”.
Qual è l’ingrediente segreto per queste cifre?
“I clienti ci scelgono perché siamo un team di lavoro competente, molto affidabile e comprensivo. Il mercato riconosce la qualità del servizio che offriamo: siamo sempre impegnati, rispondendo al telefono o sul campo. La nostra reperibilità è continua, anche grazie al nostro servizio di telegestione h24 e in tal modo i nostri clienti non sono mai soli”.

LA SCHEDA
Il fatturato supera
i 7 milioni di euro
Con un fatturato di più di sette milioni di euro nel 2024, Climart Zeta raggiunge numeri importanti operando soltanto sul territorio di Bologna e nelle zone della provincia. Un forte legame con il territorio, dunque, che la ditta di climatizzazione ha saputo coltivare in quarantacinque anni di vita. L’attività si snoda tra l’edilizia civile, il comparto industriale e gli ambiti pubblici e commerciali.

SEM: Naturalmente Acqua Il business ha la natura nel cuore
Sorgenti Emiliane Modena di Fanano da 41 anni in prima linea:«Valorizziamo il territorio» di Maria
Lo slogan scelto già esprime il core business dell’azienda: “Naturalmente acqua”. SEM, Sorgenti Emiliane Modena di Fanano (Modena), da quarantuno anni si occupa di una risorsa naturale unica e indispensabile: l’acqua.
SEM ha avviato la propria attività con l’imbottigliamento di Acqua Minerale Naturale Monte Cimone e si è evoluta fino a diventare la capogruppo del Gruppo SEM, come spiega Claudio Turchi, titolare e presidente del cda.
Sorgenti Emiliane Modena, ossia SEM: come è nata?
“Tutto ha avuto inizio nel 1984 a Fanano, con una missione ben precisa: portare la natura sulla tavola, preservandone intatte le caratteristiche dalla sorgente fino al consumatore finale. Il legame con la natura è il cuore della nostra identità: la genuinità dell’acqua rappresenta la nostra filosofia e lo slogan ‘Naturalmente acqua’ sintetizza un cammino imprenditoriale che mette al
centro l’eccellenza naturale, la responsabilità e la valorizzazione del territorio”.
Come si è evoluto negli anni il gruppo?
“Dal 2002 il percorso di crescita è stato costante: siamo entrati a fare parte del gruppo Nocera Umbra Fonti Storiche, poi c’è stato l’ingresso di Nuova S.A.Mi.Cer., e l’acquisizione di Sorgenti Clavdia, specializzata nell’imbottigliamento di Acqua Minerale Effervescente Naturale ad Anguillara Sabazia (Roma). Oggi il gruppo è tra i principali operatori in Italia nell’imbottigliamento e nella distribuzione anche all’estero di acque minerali a marchio proprio: Sorgente Monte Cimone, Fonte Ventasso, Acqua Clavdia, Sorgente Giulia, Fonte Lieta, Sorgente Angelica, Sorgente Flaminia e private label per la grande distribuzione ed è socio di maggioranza (70% delle quote di capitale) di uno dei birrifici artigianali più apprezzati d’Italia: il Birrificio 620 Passi”.
Quali sono i principi ispiratori?
“Lavorare nelle risorse idriche significa assumersi la responsabilità di preservare l’equilibrio naturale, garantendo qualità, sicurezza e sostenibilità. Tutti i nostri stabilimenti rispettano il territorio e gestiscono in modo responsabile le concessioni minerarie e la sede di SEM si trova all’interno di una Riserva Mab Unesco. Monitoriamo costantemente le risorse idriche tramite sistemi avanzati che rilevano precipitazioni, clima e volumi prelevati, con bilanci idrici annuali per garantire un prelievo sostenibile. Svolgiamo, per così dire, un ruolo di sentinelle ambientali, verificando ogni giorno la qualità delle falde con analisi chimiche e microbiologiche. Custodiamo la natura mentre ne beneficiamo, con responsabilità e sviluppo in equilibrio”.

LA SCHEDA
L’ultimo fatturato è di oltre 54 milioni
SEM, Sorgenti Emiliane Modena, è stata fondata nel 1984 a Fanano (Modena), partendo con l’attività di imbottigliamento di Acqua Minerale Naturale Monte Cimone e diventando con il tempo la capogruppo del Gruppo SEM. Nel 2024 il fatturato globale è stato di 54,5 milioni di euro (+5,5%). La quota export è dell’1,24% e i principali mercati esteri sono Arabia Saudita, Francia, Australia, Usa, Vaticano, San Marino, Romania.

Nella foto: il direttore generale Mariano De Santis
Tubi For, miracolo d’acciaio «Qui lavoriamo per il mondo»
L’azienda di Poggio Renatico spinge sull’export.
Il dg De Santis: «È il 40% del fatturato»
Qui si lavora nel mondo e per il mondo. Già, perché For – sede e stabilimento a Poggio Renatico, nel Ferrarese – conta su novecento clienti sparsi nei cinque continenti. E per tutti ha i prodotti giusti, anzi i tubi giusti, perché proprio di questo stiamo parlando. Della storia di For, del suo sviluppo, del suo radicamento sul territorio, dei suoi prodotti e dei suoi valori risponde al Carlino il direttore generale dell’azienda, Mariano De Santis.
Direttore, ci parli dei prodotti.
“I raccordi di For sono prodotti da barra trafilata (raccordi diritti) o stampati (gomiti, T, croci e flange). Si tratta di raccordi zincati secondo lo standard Iso 19598 e resistono 1.400 ore alla ruggine rossa in ambiente di test secondo gli standard Iso. Per salvaguardarne l’integrità ed evitare la contaminazione, tutti
di Alberto Lazzarini
i particolari sono forniti con protezioni sui filetti e altre forme di preservazione. FOR-TFLEX è il marchio per tubi oleodinamici assemblati e raccordi per tubo oleodinamico”.
Quali sono i settori di utilizzo?
“Trasporti, agricoltura, costruzioni e movimentazione di materiali. I nostri prodotti sono impiegati, fra l’altro, su trattori, macchine per il movimento terra e carrelli elevatori”.
Tra i vostri clienti figurano gruppi di assoluto livello internazionale e dunque puntate molto sull’export.
“Sì, molti sono i brand, tra i quali Toyota, Caterpillar, Cnh, Volvo, Komatsu. Il 40% del fatturato è prodotto da ordinativi che provengono da ogni parte del mondo”.
Oggi è indispensabile investire.
“È la verità. Noi ci stiamo concentrando, e dunque stiamo investendo molto, sullo sviluppo di processo. Questo ha determinato, ad esempio, l’avanzatissimo sistema di zincatura”.
E si fa molta attenzione alla sostenibilità.
“For rispetta tutte le risorse naturali. Utilizza materiali eco-compatibili minimizzando gli sprechi e riducendo il consumo di risorse come acqua ed energia. L’obiettivo costante è la riduzione dell’impatto ambientale. Con il primo Report 2023 di sostenibilità del Gruppo Borghi, comunichiamo in modo trasparente in ambito di sostenibilità ambientale, sociale, economica”.
Gli esempi non mancano.
“Gli stabilimenti di For sono dotati di una rete di impianti fotovoltaici (fornisce oltre il 22% dell’energia totale utilizzata), che corrisponde a oltre 450mila chilogrammi di emissioni di Co2 evitate ogni anno. Inoltre, l’efficace riduzione dell’impatto ambientale è realizzata grazie alla continua razionalizzazione dell’impiego di materia prima, alla depurazione totale delle acque di processo e alla gestione a recupero di oltre l’80% dei rifiuti prodotti”.
For ha una storia particolare.
“Fa parte del Gruppo Borghi e nacque per realizzare produzioni interne, ma in breve si comprese che si potevano proporre con successo anche al mercato”.
Come giudica il mercato attuale?
“È in atto una ripresa dopo le difficoltà dei primi mesi. L’introduzione dei dazi americani non ha certamente aiutato”.
Il rapporto con il territorio?
“Per noi è fondamentale. Detto che l’acciaio, al momento, è di sola provenienza italiana, lo stabilimento è ben inserito nell’area e fa parte attiva della comunità. I dipendenti sono tutti di questa zona e l’azienda sostiene varie iniziative legate, in particolare, a sport, socialità e disabilità”.

LA SCHEDA Ricavi a 55 milioni e 291 dipendenti
For, nata nel 1979, è un’azienda all’avanguardia nella produzione di raccordi e tubi oleodinamici assemblati. La sede aziendale è a Poggio Renatico, nel Ferrarese, dove opera in uno stabilimento di 8.500 metri quadri: 291 dipendenti, 55 milioni di fatturato prodotto per il 40% dall’export. Offre un’ampia gamma di tubi oleodinamici per alta, media, bassa pressione per soddisfare varie esigenze.
GRUNDFOS WATER TREATMENT
il Resto del Carlino 1/07/2025

Grundfos Water Treatment
«Mettiamo al centro l’oro blu»
Cartelli, general manager: «Con i nostri impianti assicuriamo risorsa idrica ai clienti»
L’implementazione di soluzioni idriche sostenibili attraverso tecnologie avanzate per la riduzione dei consumi delle acque primarie e di processo e il recupero delle acque reflue sono il core business di Grundfos Water Treatment Italy, sino a settembre 2024 presente sul mercato come Business Unit Commercial & Industrial di Culligan Italia e successivamente entrata a fare parte del Gruppo Danese Grundfos. Grundfos Water Treatment Italy progetta, produce e distribuisce sistemi integrati di trattamento delle acque a servizio delle industrie e delle collettività. Il sito produttivo di Cadriano di Granarolo (Bologna), le filiali presenti sul territorio nazionale e le due società partecipate, FDT ed Everblue, soddisfano le esigenze impiantistiche e di assistenza tecnica
Nella foto: il general manager
Giuseppe Cartelli di Mariateresa Mastromarino
e servizi alla clientela italiana e internazionale attraverso una rete di oltre 100 dealer.
Giuseppe Cartelli, general manager, qual è la mission aziendale?
“In Grundfos Water Treatment Italy realizziamo impianti per il trattamento delle acque, garantendo ai clienti l’accesso a risorse idriche adeguate alle proprie necessità e conformi agli standard qualitativi richiesti”.
Quali sono gli ambiti applicativi?
“Operiamo nei settori commerciale, industriale, piscine, hospitality, crocieristico, ospedaliero e sanitario. Trasversalmente, integriamo criteri di sostenibilità ambientale nelle nostre soluzioni”.
Ci illustra alcune metodologie implementate?
“Sviluppiamo tecnologie orientate all’ottimizzazione dei consumi idrici e al riutilizzo delle acque. Questo approccio è supportato da un organico di oltre 360 risorse in Italia”.
Che attività si svolgono nel sito di Cadriano?
“Produciamo i nostri sistemi impiantistici, fra questi abbiamo standardizzato e ottimizzato trattamenti quali filtrazione, addolcimento, ultrafiltrazione e osmosi inversa. E realizziamo serbatoi per processi di filtrazione e altri trattamenti delle acque”.
Quali sono i mercati di riferimento?
“Oltre al Commercial & Industrial, il nostro business opera in segmenti di nicchia ad alto valore aggiunto, come i settori medicale, piscine e la marine division che opera nel mercato crocieristico. L’85% delle navi da crociera utilizza le nostre soluzioni impiantistiche. Parallelamente, abbiamo sviluppato e stiamo sviluppando alcuni importanti progetti di desalinizzazione sul territorio italiano”.
E il fatturato?
“Solo in Italia, il fatturato 2024 è stato di circa 90 milioni di euro, includendo le controllate FDT ed Everblue; per il 2025 prevediamo di superare la soglia dei 100 milioni”.
Ulteriori target strategici?
“In ambito sicurezza, puntiamo al target ‘zero infortuni’. Prioritariamente, l’attenzione alle risorse umane che lavorano nella nostra organizzazione costituisce il pilastro della nostra strategia di sviluppo, coerentemente con le linee guida del Gruppo: la holding Grundfos, partecipata all’87% da una fondazione impegnata in numerose iniziative sociali e ambientali, destina un’importante quota dei propri utili in R&D, per facilitare l’accesso alle risorse idriche a livello globale, includendo le popolazioni più disagiate”.

LA SCHEDA
La divisione italiana del colosso danese
Grundfos è una multinazionale danese leader mondiale nella produzione di sistemi e di pompaggio, come spiega Cartelli, che aggiunge: «La strategia del Gruppo privilegia la sostenibilità ambientale e l’acquisizione di Grundfos Water Treatment Italy è perfettamente integrata dal punto di vista strategico, considerando la nostra specializzazione nella valorizzazione della risorsa idrica».
il Resto del Carlino 8/07/2025

Nella foto: i due soci fondatori
Andrea Cucchiara e Alberto Gozzi
Spin, dal progetto al collaudo «Impianti industriali chiavi in mano»
L’azienda di Campogalliano affonda le radici nell’automazione.
Ed è sponsor del Modena Volley di Maria Silvia Cabri
Progettazione, sicurezza e automazione di impianti industriali per offrire una soluzione completa alle aziende. Questa è la Spin di Campogalliano (Modena), nata 40 anni fa. Le sue prestazioni e forniture sono rivolte alla ricerca e alla realizzazione delle soluzioni tecniche che meglio si adattano alle esigenze produttive degli utilizzatori degli impianti, come spiega Alberto Gozzi, socio con Andrea Cucchiara.
Come nasce Spin?
“Nasce nel 1985 a Campogalliano dalla volontà di due soci, Fausto Gozzi, mio padre, e Gianni Raimondi. Si erano conosciuti all’istituto Fermi di Modena, poi si sono ritrovati a lavorare nella stessa azienda e hanno deciso di mettersi in proprio. L’obiettivo condiviso di
offrire soluzioni tecnologiche avanzate li ha portati a fondare una società specializzata nella gestione ottimizzata di impianti produttivi e macchinari, dal software di comando fino alla gestione della diagnostica”.
Il nome da dove deriva?
“Ci sono due interpretazioni: lo spin è il movimento di rotazione angolare dell’elettrone, richiamato anche dal logo, ispirato a quello dell’istituto tecnico frequentato dai fondatori. La seconda, meno ‘romantica’: è l’acronimo di ‘Studio Progettazione Industriale’”.
Qual è il vostro valore aggiunto?
“La capacità di offrire una soluzione completa: dalla consulenza iniziale fino al col-
laudo e alla certificazione finale dell’applicazione. Eseguiamo tutte le fasi delle commesse: progettazione elettrica, realizzazione dei quadri elettrici, sviluppo del software (sia PLC che interfaccia uomo-macchina e supervisione), fino al collaudo dal cliente finale, in Italia e all’estero”.
Avete ambiti di specializzazione?
“Uno è l’assistenza tecnica avanzata, che inizia con l’analisi del parco macchine installato e prosegue con la gestione operativa degli impianti produttivi. Offriamo pacchetti personalizzati per supportare il cliente in ogni fase operativa, anche attraverso il coordinamento diretto con i costruttori. I nostri tecnici possono intervenire sia da remoto che on-site per ridurre al minimo i fermi macchina dovuti a guasti o malfunzionamenti. Un altro settore strategico è il revamping e l’ammodernamento degli impianti”.
Automazione e sicurezza: come si sono sviluppate?
“L’automazione industriale è la nostra attività storica e ha come scopo l’ottimizzazione dei processi produttivi, massimizzando le performance e riducendo errori e sprechi di tempo. L’ambito della sicurezza, che si concentra sulla riduzione delle cause e delle possibilità di infortunio su macchine e impianti industriali, è stato avviato nel 2010, in seguito a un corso specifico su sicurezza e Direttiva Macchine”.
A quale clientela vi rivolgete?
“I clienti sono al 60% end user e al 40% costruttori di macchine. Operiamo in ambiti diversi: dall’alimentare, automotive alla lavorazione delle materie plastiche, dalla logistica alla meccanica fino al settore del legno”.
Dal 2021 siete sponsor ufficiale di Modena Volley: come mai?
“Da sempre cerchiamo di creare un legame profondo e costruttivo con il territorio. Proprio in occasione del completamento di un revamping particolarmente complesso, trasformato quasi in una scommessa, abbiamo deciso di diventare sponsor ufficiale. Dal 2024 sosteniamo anche il Cittadella Vis Modena, squadra ora in Serie D”.

LA SCHEDA
Cresce il fatturato
export al 5%
La Spin nasce nel 1985 a Campogalliano (Modena) con la mission di fornire un valido aiuto ai clienti che cercano un partner in grado di seguirli in tutto l’iter di automazione e di gestione impianti e attrezzature. Nel 2024 il fatturato è di 3,73 milioni di euro (+4,5% rispetto al 2023); l’export è al 5% e il principale mercato estero è la Svizzera. Gli investimenti in ricerca e sviluppo valgono il 5% del fatturato.
COMEST
il Resto del Carlino 15/07/2025

Comest, la regina degli stampi
«Siamo specialisti nel mondo»
L’azienda di Sala Bolognese è un punto di riferimento per il mercato italiano ed estero
Azienda leader nel settore della produzione di stampi per pressofusione di alluminio e magnesio, Comest di Sala Bolognese (Bologna) è un punto di riferimento per il mercato italiano ed estero. A raccontarlo è Milena Rossi, amministratore unico dell’azienda. Rossi, come nasce l’idea di abbracciare questo settore?
“L’idea nasce negli anni ’60 da una forte intuizione imprenditoriale, cogliendo le potenzialità di un settore in espansione, come quello degli stampi di pressofusione. Comest è stata fondata nel 1968 da mio padre, Tiziano Rossi, con l’obiettivo di specializzarsi nella progettazione e costruzione meccanica di stampi per pressofusione di alluminio e magnesio. La passione per la
meccanica e l’innovazione ci ha sempre guidato sin dall’inizio”.
Come siete riusciti ad affermarvi come leader?
“In oltre cinquantasette anni siamo cresciuti costantemente, evolvendoci da semplici costruttori a specialisti riconosciuti nel settore della fonderia di alluminio. Abbiamo ampliato le competenze, investito in risorse qualificate e sviluppato tecnologie avanzate, rafforzando il dialogo con i clienti automotive. Costruiamo stampi complessi fino a 70 ton, controllando ogni fase del processo per garantire qualità e rispetto dei tempi. Controlliamo ogni fase del processo produttivo, offrendo soluzioni tecniche, rispetto dei tempi, e garantiamo elevati standard di qualità”.
Quali sono i servizi che offrite alla clientela?
“Offriamo un servizio completo: progettazione 3D, produzione, ottimizzazione di stampi e campionatura. Grazie a un team dedicato e software avanzati, supportiamo i clienti in ogni fase, dalla modellazione alla produzione finale, offrendo anche assistenza post-vendita e manutenzioni ordinarie, straordinarie e revisioni complete. Il nostro approccio personalizzato ci permette di rispondere con efficacia a esigenze specifiche”.
Su quali mercati siete presenti?
“Nazionale e internazionale, con una forte presenza nel settore automotive. I nostri stampi sono usati in Europa, in America e in Asia. Lavoriamo costantemente per espandere la nostra presenza sui nuovi mercati e per consolidare quelli esistenti”.
Cosa dicono i dati?
“Abbiamo chiuso il 2024 con un fatturato di circa 6 milioni, con una crescita del 30% sull’anno prima. Il settore automotive ha vissuto un momento di criticità che ha influenzato il mercato, ma il nostro portafoglio clienti comprende circa 36 aziende con elevata fidelizzazione. Questi dati confermano solidità e capacità di adattamento”.
Qual è la chiave per riuscire a rimanere sempre al passo con i tempi?
“Non dare nulla per scontato. Restare aggiornati sulle tecnologie, ascoltare il mercato e investire nelle persone è essenziale per crescere senza perdere la nostra identità. La passione e l’impegno sono il motore di tutto. Vogliamo continuare a crescere, mantenendo alti standard di qualità e sostenibilità. Soltanto con questo approccio possiamo guardare al futuro con fiducia”.
Capitolo personale: su quante e quali figure conta Comest?
“Su circa cinquanta professionisti tra tecnici, progettisti, operatori, amministrativi e commerciali. Questo team multidisciplinare è il cuore dell’azienda, unendo competenze diverse per garantire innovazione e qualità”.

LA SCHEDA
Il capitale umano è il nostro motore
In Europa, Comest si concentra su diversi Paesi, come Germania, Austria, Romania, Francia, Spagna e Polonia; la presenza dell’azienda però si focalizza anche in America e in Asia. Al centro dell’operato c’è il personale. «Il capitale umano è il nostro motore – commenta Rossi –. Investiamo costantemente nella crescita e nella valorizzazione delle persone, che fanno la differenza in ogni giorno».
ADAMANT GROUP
il Resto del Carlino 22/07/2025

Adamant Group per l’ambiente: «Diamo nuova vita ai rifiuti»
Il colosso ferrarese partner della transizione energetica: biocarburanti dagli scarti di oli e grassi
Fondata nel 2013 a Ferrara, Adamant è un’azienda internazionale attiva e in forte crescita nel settore dei biocarburanti avanzati e delle materie prime rinnovabili. Nel 2014 ha fatturato 750 milioni (+17% sull’anno precedente) di cui ben il 70% generato dall’export (Olanda, Belgio, Spagna, USA, Sud Est Asiatico, Sudamerica). I dipendenti sono 50. Risponde alle nostre domande il Ceo Riccardo Marchetti.
Cosa produce Adamant?
“Adamant trasforma rifiuti e residui in biocarburanti avanzati. Operiamo nella raccolta, pretrattamento e commercializzazione di oli esausti, grassi, residui agricoli e sottoprodotti destinati alla produzione di energia sostenibile”.
L’ambiente va difeso e voi, in definitiva, producete salvaguardandolo. È così?
“Sì. Ogni tonnellata di materia che recuperiamo è una tonnellata in meno di rifiuto e una tonnellata in più di energia rinnovabile. La nostra attività è al centro della transizione energetica”.
In cosa consiste il vostro, peraltro noto, approccio “circolare”?
“Significa trasformare ciò che prima era scarto, come oli esausti, sottoprodotti agricoli o rifiuti organici, in risorse energetiche. È un modello produttivo che rigenera, anziché consumare. E lo facciamo garantendo tracciabilità e qualità in ogni fase”.
Tecnologia e ricerca sono strategiche?
“Assolutamente. Investiamo in innovazione per sviluppare nuovi biocarburanti, in particolare per il settore marittimo, e per valorizzare materie prime sempre più complesse. Stiamo anche esplorando nuove tecnologie per il riciclo chimico della plastica”.
Adamant è in forte, costante crescita. Quali i motivi?
“Crescita internazionale, filiere solide, investimenti strategici e visione a lungo termine. Ma anche capacità di adattarci a un contesto normativo in continua evoluzione e di rispondere a una domanda sempre più attenta alla sostenibilità”.
Non giocate da soli ma in filiera; quali sono gli altri attori?
“Collaboriamo con fornitori locali, partner industriali e grandi player del settore energetico. Un esempio è la recente partnership con OMV, che ha acquisito il 30% della nostra controllata Adamant Ecodev per rafforzare la filiera delle materie prime rinnovabili”.
La quota export è molto alta. Crescerà ancora?
“Sì. La nostra rete internazionale ci consente di servire mercati europei e globali. Operiamo in oltre 20 Paesi, e vediamo grandi potenzialità di crescita in Africa, Asia e America Latina”.
Come si evolverà questo fondamentale settore?
“Sarà sempre più centrale nella strategia energetica europea e globale. La sfida sarà garantire quantità, qualità e tracciabilità delle materie prime, in un quadro normativo esigente. E l’economia circolare sarà un pilastro imprescindibile”.
Come può definire il rapporto dell’azienda con il territorio?
“Fortissimo. Siamo nati a Ferrara, e anche se operiamo a livello globale, l’Emilia-Romagna resta il nostro cuore strategico. Da qui partono le nostre idee, le nostre persone, e molto del nostro valore”.

LA
SCHEDA Da Ferrara all’Africa per crescere ancora
Adamant Group è un’azienda italiana con una forte vocazione internazionale, attiva nel settore dei biocarburanti avanzati e delle materie prime rinnovabili. Oltre alla crescita organica, sta portando avanti importanti progetti di espansione e ricerca in Africa, con partnership strategiche con grandi player industriali e nell’ambito dello sviluppo di nuovi biocarburanti per il settore marittimo e aereo.
Resto del Carlino 29/07/2025

Dalla motorvalley al mondo La PM compie 50 anni e innova
Fondata da tre artigiani, oggi esporta l’80% e punta su giovani e flessibilità.
Una storia giunta ormai al mezzo secolo e che si sviluppa nel cuore pulsante della Motor Valley. È qui che nel 1976 nasce la ‘PM’, acronimo di produzione meccanica. Da piccola realtà artigianale specializzata nelle lavorazioni meccaniche su macchine a controllo numerico per conto terzi, negli anni si è presto trasformata in un punto di riferimento per la lavorazione meccanica di precisione su larga scala in differenti ambiti. Come racconta uno dei soci fondatori e presidente della Spa, Pietro Vandelli.
Vandelli che origini ha la PM?
“Tutto nasce dalla passione di tre soci: io, Giacinto Pradelli e Giuseppe Vignali (morto prematuramente a soli 23 anni in un
incidente stradale, ndr). Eravamo artigiani, appassionati del nostro lavoro. Poi all’inizio degli anni Novanta, abbiamo fatto un importante investimento per andare a fare le fiere in Germania. Oggi i nostri clienti sono multinazionali, soprattutto tedesche e svedesi, o anche italiani (come la Ducati) ma comunque sempre nell’ambito delle multinazionali”.
L’export ha dunque un rilievo importante nel vostro lavoro?
“Il nostro lavoro è per l’80% rivolto all’estero. Il più grosso cliente è Mercedes”.
Nel 2000 avete deciso di...
“Abbiamo scelto di inserire come soci an-
che le maestranze di rilievo che lavorano in azienda, ovviamente accanto all’importante quota della mia famiglia ed alla pari quota della famiglia Pradelli. Il restante è stato distribuito a sette soci che rivestono il ruolo di quadri”.
Anche le sue figlie sono in azienda: passaggio generazionale?
“Credo molto nei giovani: è il loro momento. Io ho 80 anni, da artigiano ho lavorato 12/15 ore al giorno: ora è il loro turno, poi io sono sempre presente per qualche consiglio. Una delle plus valenze che ci viene riconosciuta, oltre alla serietà, è il fatto che operiamo non solo per produrre ma soprattutto per risolvere efficacemente problemi legati al prodotto o alla sua produzione”.
Che servizio offrite ai clienti?
“Il numero e la diversità sempre maggiore di prodotti realizzati, ci hanno portati ad avere impianti altamente flessibili adatti a una produzione diversificata, dalla piccola, media serie a quella su larga scala a ciclo continuo. L’esperienza acquisita su una vasta gamma di prodotti e quindi di processi produttivi ha permesso di rispondere efficacemente ad ogni tipo di commessa”.
Dunque, servizi ‘su misura’?
“Tenendo sempre alto il livello qualitativo, al nostro interno ci sono specifici reparti che rispondono in modo continuo a servizi di codesign, ingegnerizzazione, prototipazione, lavorazione meccanica, produzione di serie e montaggio finale di gruppi complessi. Attualmente abbiamo sette stabilimenti, ognuno è un’isola di lavoro indipendente e autonoma. Nella strategia aziendale rimangono centralizzati qualità, logistica e acquisti”.
Quanto è importante l’innovazione?
“È fondamentale: non è il ‘futuro’ ma il ‘presente’”.

LA SCHEDA
Lavori di precisione e 170 dipendenti
La PM Spa nasce nel 1976 a Marano sul Panaro (Modena), e rappresenta un punto di riferimento nella lavorazione meccanica di precisione su larga scala in differenti ambiti. Numerosi negli anni sono stati, infatti, i riconoscimenti, le importanti commesse e le partnership, nei settori dell’automotive e del motociclismo da competizione, da parte di conosciute case di costruzione. Attualmente conta circa 170 dipendenti. Il fatturato globale nel 2024 è stato di 46 milioni di euro. L’export rappresenta l’80% del mercato, con un fatturato lo scorso anno di 32,4 milioni di euro. Gli investimenti in ricerca e sviluppo incidono per un 10% sul fatturato. Società consociate, la HPM.
TOOL-MEC

Tool-Mec a caccia di mercati: «Ecco la meccanica del futuro»
L’azienda si occupa di lavorazioni di precisione.
Dondi (au): «Ma i nostri progetti vanno oltre» di Alberto Lazzarini
Da vent’anni opera nei campi della saldatura, dell’assistenza sugli stampi da pressofusione, della fonderia, della carpenteria e delle lavorazioni meccaniche di precisione. Tool-Mec, guidata dall’amministratore unico Elisa Dondi, è dunque impegnata in un settore ampio, complesso ma ricco di opportunità.
Ci dice di più la stessa titolare dell’azienda. “Siamo specializzati in manutenzione, stampi e trancianti. Più in particolare, offriamo soluzioni per la manutenzione di stampi e lavorazioni di carpenteria, fresatura e tornitura: dagli stampi vengono date le forme ai vari pezzi per quelle attrezzature che permettono di eseguire i processi industriali. La manutenzione di
Tool-Mec spazia dalla manutenzione dei trancianti che tagliano i vasetti di marmellata per l’industria alimentare a quella degli stampi e dei trancianti per l’industria di pressofusione. Da quelle forme nascono quei prodotti che tutti noi consumiamo ogni giorno, ma anche i getti di alluminio che vanno nelle auto o nelle moto d’acqua o ancora i cruscotti per le moto slitte”.
Come rispondete a un mondo in forte cambiamento?
“Da qualche tempo, dopo la flessione registrata dal settore fonderie, operiamo anche con altri mercati e da poco tempo abbiamo avviato una collaborazione con aziende del settore alimentare e agricolo. Stiamo quin-
di cercando di espandere la nostra attività e la nostra capacità produttiva spaziando dalle saldature Mig e Tig a quelle a laser realizzando anche piccoli manufatti meccanici per la carpenteria leggera che è un settore davvero molto ampio e articolato”.
L’autunno, si legge, dovrebbe registrare una ripresa del mercato.
“Le previsioni dicono questo. In attesa, noi ci stiamo attrezzando cercando nuove filiere, nuovi mercati e una clientela che, in generale, abbia risentito meno delle difficoltà registrate dall’automotive. Attualmente il mercato è fatto da una clientela situata in Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Campania”.
Il vostro, oggi, è quindi un mercato tutto italiano ma…
“Ma i nostri progetti vanno oltre”.
Non sono mancate le difficoltà.
“È così, come a seguito della profonda crisi del 2009, il terremoto del 2012 che ha picchiato duramente nella zona tra Modena, Ferrara e Bologna, e il momento attuale che vede l’automotive in grave difficoltà, per più di un motivo”.
Molto passa per la professionalità e la formazione.
“Ci affidiamo a un ente di formazione con sede a Cento da vent’anni. Il nostro obiettivo è che chi lavora con noi si senta parte attiva di una struttura, implementando naturalmente le competenze, le capacità professionali”.
Ci descriva la sua azienda.
“Tool-Mec ha sede in via Metazzola nei pressi di Sant’Agostino. Lo stabilimento copre una superficie di 15.000 metri quadri. Il fatturato è di circa un milione di euro, i dipendenti sono 5. Siamo nati per un’esigenza che aveva la fonderia Tecopress, poi abbiamo ampliato la clientela”.

LA SCHEDA
Una squadra di professionisti
Saldatura, assistenza sugli stampi da pressofusione, fonderia, carpenteria e lavorazioni meccaniche di precisione: è il biglietto da visita di Tool-Mec, azienda operativa dal 2005 a Sant’Agostino, nel ferrarese. Amministratore unico è Elisa Dondi. La squadra è composta da 5 professionisti, pronti a intervenire in modo tempestivo e con competenze trasversali, avendo varie divisioni.
il Resto del Carlino 16/09/2025

Nella foto: l’amministratore delegato Marco Malaguti
Lapsy, la ‘sicurezza artificiale’
«L’innovazione sul lavoro»
Malaguti, ad dell’azienda modenese:
«Monitorare automaticamente gli ambienti operativi» di Maria Silvia Cabri
L’innovazione tecnologica applicata al mondo del lavoro, con particolare attenzione al tema della sicurezza. Parte da questo ‘Lapsy’ Srl, società nata tra Bologna e Modena, con sede operativa a Spilamberto (Modena). Nel tempo l’azienda ha sviluppato soluzioni personalizzate per la gestione del personale in contesti aziendali complessi, con particolare attenzione all’edilizia, alla logistica e alla produzione industriale. Come spiega l’amministratore delegato Marco Malaguti.
Come è nata Lapsy?
“Nasce nel 2015 dall’incontro di tre soci che operavano già da tempo nei rispettivi
settori: IoT, controllo accessi e software di produzione. Abbiamo deciso di unire queste competenze per dar vita a una startup capace di sviluppare prodotti innovativi, con un approccio trasversale e fortemente orientato alla digitalizzazione dei processi”.
Qual è il vostro core business?
“Nel corso degli anni abbiamo realizzato diverse soluzioni software e hardware, ma da qualche anno abbiamo scelto di concentrare gli sforzi sull’automazione dei processi HR. L’obiettivo è stato eliminare le attività ancora gestite manualmente, che spesso comportavano perdite di tempo, ridondanze ed errori, sostituendole con strumenti digitali
‘Sicurezza Artificiale’: in cosa consiste?
“È la nostra applicazione dedicata al mondo della sicurezza sul lavoro: utilizza l’intelligenza artificiale (ia) per monitorare automaticamente gli ambienti operativi, come cantieri e magazzini, supportare e responsabilizzare le imprese nella prevenzione degli incidenti”.
Come funziona?
“Il funzionamento è semplice e immediato: basta fotografare il cantiere o il magazzino con il proprio smartphone. L’ia analizza l’immagine, genera un report dettagliato delle anomalie riscontrate (ad esempio la mancanza di dispositivi di protezione) e lo invia direttamente al responsabile della sicurezza. In questo modo il controllo diventa più capillare, rapido e oggettivo”.
A che tipo di clientela vi rivolgete?
“Con l’avvento dell’ia le nostre soluzioni risultano particolarmente vantaggiose per realtà di medie e grandi dimensioni, che hanno una maggiore quantità di dati da gestire e possono quindi trarre benefici più concreti dall’automazione e dall’analisi intelligente delle informazioni. Ci piacerebbe però estendere questa tecnologia anche alle piccole aziende, che spesso hanno il preconcetto di non poterne ricavare valore, mentre in realtà potrebbe portare benefici significativi anche a loro”.
Progetti futuri?
“Stiamo rilasciando una nuova piattaforma per la gestione dei cantieri, con un approccio collaborativo che coinvolge tutti gli attori del progetto, mettendo l’intelligenza artificiale a disposizione di ciascuno: dal progettista al manovale che opera fisicamente sul campo. Parallelamente stiamo investendo molto sulla nostra piattaforma di e-learning, sperimentando soluzioni che abbattono le barriere linguistiche e consentono la generazione dinamica dei contenuti, rendendo la formazione più accessibile, personalizzata e fruibile on demand direttamente sul posto di lavoro”.

LA SCHEDA Alleato
nella prevenzione
E il fatturato
sale del 16%
Nel 2015 un team di professionisti ha dato vita, tra Bologna e Modena, alla Lapsy Srl. Tra i progetti di punta, ‘Sicurezza Artificiale’, per offrire alle imprese un alleato concreto nella prevenzione degli infortuni e nella creazione di un ambiente di lavoro più sicuro, efficiente e conforme alla normativa vigente. Il fatturato globale nel 2024 è stato di 185 mila euro (+16% rispetto al 2023).
Nella foto: il direttore generale
Gabriele Battistin
il Resto del Carlino 23/09/2025

Lo sguardo al futuro di Ncv «Dal trasporto alla logistica»
Il direttore generale Battistin descrive i servizi per i clienti della cooperativa bolognese di Mariateresa Mastromarino
Gabriele Battistin, direttore generale di NCV, di che cosa si occupa la vostra realtà?
“NCV è una cooperativa bolognese che da oltre quarant’anni opera nella logistica integrata, nei trasporti e negli appalti di manodopera. Offriamo ai nostri clienti servizi completi: dal trasporto refrigerato e industriale alla gestione dei magazzini, dallo stoccaggio al picking, fino all’e-commerce, alla logistica doganale e aeroportuale”.
In quali settori siete attivi?
“Operiamo in diversi comparti: industriale, alimentare, farmaceutico, dei beni di largo consumo, aeroportuale, nella gestione dei parcheggi, nei servizi urgenti e fiduciari.
Una diversificazione che ci ha permesso di crescere e di essere presenti in modo capillare sul territorio nazionale”.
Qual è il segreto per rimanere al passo con i tempi?
“La nostra forza è saper innovare senza perdere i valori cooperativi. Abbiamo attraversato fusioni, passaggi generazionali e piani di rilancio, come quello avviato nel 2021, che ha introdotto nuove figure manageriali, digitalizzazione e sostenibilità. Nel 2024 abbiamo inaugurato l’hub logistico da 23mila metri quadrati al G-Park di Valsamoggia e guardiamo a un futuro che punta a 50 milioni di euro di fatturato entro il 2027”.
Qual è il legame con il territorio?
“Abbiamo scelto di legare strettamente il nostro sviluppo ai valori etici: siamo stati la prima cooperativa a firmare la Carta Metropolitana per la Logistica etica promossa dalla Città Metropolitana di Bologna. Abbiamo adottato un Codice Etico, una Policy Anticorruzione e ottenuto il Rating di Legalità dall’Autorità
Garante della concorrenza e del mercato. Sul fronte sociale, con il riconoscimento di UNHCR Italia promuoviamo l’accoglienza e l’inclusione lavorativa per i rifugiati. E collaboriamo con alcune realtà locali, come la Diaconia Valdese e la Comunità di Sant’Egidio”.
Com’è composto il vostro staff?
“Contiamo circa 400 tra soci e dipendenti, provenienti da 28 nazionalità diverse. Cerchiamo autisti qualificati, operatori logistici e figure tecniche specializzate, ma anche persone motivate da formare sul campo. Abbiamo di recente inaugurato NCV School, il nostro programma gratuito di alfabetizzazione in italiano, attraverso cui investiamo nella crescita linguistica e culturale dei nostri collaboratori, favorendo inclusione e sicurezza sul lavoro”.
I numeri che cosa indicano?
“Il 2024 ha segnato il ritorno all’utile dopo cinque anni, con un fatturato di 35,3 milioni di euro, in crescita del 2,4% rispetto al 2023. L’Ebitda è salito al 2,7% e abbiamo ridotto l’indebitamento complessivo dell’8,1%. Risultati che confermano l’efficacia del piano industriale e la solidità del nostro modello cooperativo.
Ed è stato abbandonato il piano di crisi, strumento utilizzato dal 2011 al 2021”.
Come è strutturata la vostra organizzazione?
“Abbiamo quattro depositi per un totale di oltre 60mila metri quadri, tra Valsamoggia, Anzola dell’Emilia e Santo Stefano Ticino (Mi). La nostra flotta di oltre 250 mezzi include veicoli a metano e ibridi per ridurre l’impatto ambientale”.

LA SCHEDA
La ditta sogna in grande “Apriamo un nuovo hub”
NCV guarda sempre al futuro e sogna in grande. “Gli spazi attualmente disponibili a Santo Stefano Ticino non ci consentono di esprimere appieno il nostro modello di logistica integrata, per questo siamo alla ricerca di una sede di dimensioni maggiori”, spiega il dg Battistin. In più, “stiamo valutando l’apertura di un hub a Roma, che ci permetta di potenziare la distribuzione secondaria nel sud”.
INTERLANGUAGE

Nella foto: l’amministratore delegato Stefano Gualdi
Le traduzioni di Interlanguage «Comunicare con il mondo»
L’amministratore delegato Stefano Gualdi racconta l’azienda modenese di servizi linguistici
Tradurre i messaggi di un’impresa in un’altra lingua significa trasferire con la massima efficacia significati e concetti in modo adeguato anche al contesto professionale.
È la filosofia che anima ‘Interlanguage’, società che fornisce servizi di traduzione professionali. Fondata a Modena nel 1986, dal 2019 fa parte del gruppo internazionale ‘Transline’, ma “restiamo ben saldi a Modena, dove abbiamo le nostre radici”, come spiega l’amministratore delegato Stefano Gualdi.
‘Gli scrittori creano la letteratura nazionale, i traduttori rendono universale la letteratura’: vi ritrovate in questa frase di José Saramago?
“Pienamente. Sono veramente poche le
di Maria Silvia Cabri
persone che hanno la possibilità (e la voglia) di leggere in lingua originale e raramente conoscono più di una seconda lingua. Al mondo viene scritto e letto in più di 200 lingue: è la traduzione che rende possibile la diffusione e la contaminazione delle culture. E ciò è ancora più vero se dalla letteratura si passa al mondo economico, scientifico e legale di cui noi ci occupiamo”.
Come nasce ‘Interlanguage’?
“‘Interlanguage’, il linguaggio dell’internazionalizzazione, nasce nel 1986 per offrire alle imprese che si affacciavano sui mercati globali un supporto per comunicare efficacemente con i propri partner, clienti e fornitori. Da allora il commercio globale si è decuplicato, e così anche noi: dalle tre socie
fondatrici siamo a oltre 30 dipendenti, sviluppando più della metà del nostro fatturato con clienti esteri”.
Quanto rileva oggi la traduzione?
“La traduzione rimarrà necessaria finché al mondo si parleranno lingue diverse. Negli ultimi anni, tuttavia, stiamo assistendo a una impressionante rivoluzione della traduzione, guidata da un lato dall’evoluzione dell’intelligenza artificiale e dall’altro dalla enorme diffusione di contenuti digitali. Ciò ha provocato diversi danni al nostro settore negli ultimi due anni facendo credere che tramite l’AI si potesse tradurre tutto per tutti, autonomamente e più velocemente ed economicamente. Ma non è così”.
È un lavoro di squadra il vostro?
“Per un progetto di traduzione vengono coinvolte almeno 4/5 persone (grafica, traduzione, revisione, AI, project management, customer management) che possono diventare molte di più per progetti di post-produzione multimediale (doppiatori, videomaker, speaker, ecc.) e tutto ciò moltiplicato per le lingue richieste”.
Chi sono i vostri clienti?
“Affondiamo orgogliosamente le radici nei distretti emiliani, da Sassuolo a Mirandola, e ci siamo specializzati in moltissimi settori strategici, tra cui meccanica, ceramica, automotive, biomedicale, farmaceutica, packaging, agroalimentare, trasporto ferroviario, moda, arredamento. Negli ultimi anni abbiamo investito nel settore pubblico sia italiano che estero, diventando partner qualificati di prestigiose istituzioni nazionali e internazionali”.
Progetti futuri?
“Da gennaio sarà in produzione il nostro nuovo Translation Business Management System, un tool innovativo che coniugherà facilità di interazione con tutti i nostri partner (traduttori, interpreti, grafici, videomaker, doppiatori, ecc.) e funzionalità di AI per garantire le migliori traduzioni disponibili sul mercato”.

LA SCHEDA
Qualità e professionalità E il fatturato cresce
Interlanguage, nata a Modena nel 1986, offre da sempre una gamma completa di servizi linguistici ai massimi livelli qualitativi e professionali. I dipendenti sono 33: 80% donne e 20% uomini (età media 41 anni). Il fatturato globale nel 2024 è stato di 3,4 milioni di euro (+6,5% rispetto al 2023). Numeri significativi: 2.625 memorie di traduzione dedicate; 320 correzioni inserite al giorno dai revisori interni.
Nella foto: il presidente Andrea Rizzoli
il Resto del Carlino 7/10/2025

Mutualità, giovani e solidità «Ecco la forza della Bcc Felsinea»
Il presidente Rizzoli traccia le strategie della banca che copre 66 comuni con 24 filiali di Mariateresa Mastromarino
Andrea Rizzoli, presidente di Bcc Felsinea, quando inizia la vostra storia?
“La nostra Banca di Credito Cooperativo nasce nel 1902 in provincia di Bologna, con le capostipiti Cassa rurale di depositi e prestiti di Castenaso e quella di San Benedetto del Querceto. La loro unione nel 2017 porta all’odierna Bcc Felsinea. E nel 2018 abbiamo incorporato nella compagine sociale Bcc Alto Reno, nata nel 1899, diventando così un punto di riferimento anche nell’Alto Appennino e nel Modenese”.
Come si concretizza il legame con il territorio?
“Tra Bologna e Modena, copriamo 66 comuni con 24 filiali e la nostra prospettiva è quella di continuare questo sviluppo, pre-
sidiando il territorio, nel prossimo periodo. Il nostro modello cooperativo presuppone mutualità e presenza sul territorio, dove noi vogliamo esserci per le persone, giovani e anziane che siano, che preferiscono il contatto umano nonostante l’efficacia e l’avanzo della tecnologia. Il nostro impegno si concentra sulle aziende e le imprese, sul ceto medio e le famiglie”.
Qual è la vostra missione?
“Siamo una società cooperativa che ha come principio fondante la mutualità. Il nostro socio principale è il territorio, su cui siamo presenti con un principio di circolarità: più una banca è capace e registra risultati, più può riversarli sul territorio in modo proficuo”.
Quali sono le attività mutualistiche della banca?
“Sono diverse. Ad esempio, in collaborazione con Ginger Crowdfunding (gestore della piattaforma Ideaginger.it), abbiamo dato vita nel 2024-2025 a un percorso formativo, interamente finanziato dalla banca, per supportare gli enti del terzo settore locali a strutturare strategie di raccolta fondi innovative e sostenibili. Il percorso formativo ha coinvolto circa 50 associazioni, arrivando a lanciare tredici campagne di raccolta fondi su Ideaginger. it, corrispondenti ad altrettanti progetti, che hanno raccolto oltre 128mila euro grazie a più di 1.170 donatori. In più nel 2024 la banca ha destinato oltre 610mila euro a iniziative di beneficenza, mutualità e sponsorizzazioni, supportando 345 progetti territoriali”.
Com’è composto il vostro organico?
“Siamo molto attenti alla sostenibilità, soprattutto sul fronte umano: la banca continua a investire nei giovani e il 30% dei nostri dipendenti è under 35. Abbiamo assunto, nel primo semestre 2025, cinque nuove risorse in questa fascia. Oltre a questo, il 51% della forza lavoro è femminile. E siamo presenti anche nelle scuole”.
Come?
“In autunno c’è il mese dedicato all’educazione finanziaria e negli ultimi due anni abbiamo permesso a circa duemila studenti delle scuole superiori di partecipare a incontri formativi sulla materia, portandola fuori dai libri e dentro la vita. In più, sosteniamo i giovani studenti con diverse borse di studio”.
Com’è andato il 2025?
“Il primo semestre è stato molto positivo a conferma della crescita che la banca sta portando avanti. Il patrimonio netto da record è pari a 143 milioni e il CET1 Ratio è ben al di sopra della media nazionale, mostrando una forte solidità patrimoniale. Ma i nostri successi sono possibili grazie alle persone che lavorano nella banca e per la banca: senza di loro, nulla di tutto ciò potrebbe accadere”.

LA SCHEDA
Da oltre 125 anni radicata sul territorio
Con oltre 125 anni sul territorio, Bcc Felsinea è un punto di riferimento per Bologna e Modena: con 24 filiali attive, la banca copre 66 comuni, stando al fianco dei cittadini e delle imprese. Al centro dell’azione della Bcc Felsinea: mutualità, circolarità e sostenibilità, considerando il territorio come socio principale. Grande l’attenzione per i giovani, dalle scuole fino all’inserimento in banca.

Pfb, componenti per ascensori
«Ai vertici da tre generazioni»
Il made in Modena domina una produzione 100% italiana.
Riccardo Bevini: «Qualità e sicurezza» di Maria Silvia Cabri
Da oltre sessant’anni produce componenti per ascensori, al 100% made in Italy. È la PFB, azienda con sede a Modena: giunta alla terza generazione, porta avanti gli insegnamenti del fondatore, Franco Bevini, coniugando tradizione e innovazione, come spiega il COO Riccardo Bevini.
Quasi settanta anni di presenza sul mercato: come nasce la PFB?
“Tutto è nato da un’idea di Franco Bevini: nel 1959 ha aperto la sua officina conto terzi. Era il suo piccolo progetto, per dare a sé e alla sua famiglia una vita migliore. Poi negli anni l’azienda ha aumentato i
volumi, cominciando ad assumere personale e investire massivamente nelle macchine per le lavorazioni”.
La svolta quando avviene?
“È arrivata con la seconda generazione, che ha spostato sempre più la produzione verso un proprio marchio, PFB, specializzato nella produzione di componenti per ascensori, che a tutt’oggi rappresentano il core business dell’azienda. In pochi anni, il fatturato si è decuplicato, abbiamo iniziato a vendere in oltre 60 Paesi ed è stato creato un nuovo stabilimento produttivo con il doppio della superficie, per garantire adeguati spazi per le nuove esigenze”.
Quali sono i capisaldi della vostra attività?
“Qualità senza compromessi e massima serietà. La produzione è eseguita al 100% in Italia, di cui oltre l’80% in provincia di Modena. Le aziende partner con cui lavoriamo vengono accuratamente selezionate per garantire i nostri elevati standard di qualità. Inoltre, cerchiamo sempre di soddisfare al meglio le esigenze del cliente per assicurare un’alta qualità anche nel servizio”.
Capitolo sicurezza: come garantirla?
“Ogni prodotto che esce dagli stabilimenti è progettato per garantire affidabilità e durata nel tempo. Abbiamo dispositivi che hanno funzionato per oltre 30 anni senza necessità di essere sostituiti. Tutti i componenti di sicurezza sono testati singolarmente prima di essere inviati al cliente, questo ci consente di avere percentuali di difettosità inferiori allo 0.05% sul totale della produzione”.
A che tipo di clienti vi rivolgete?
“I nostri clienti sono produttori di ascensori (incluse le multinazionali), manutentori, produttori di arcate e rivenditori in tutto il mondo”.
Siete alla terza generazione: il passaggio di testimone è un valore aggiunto?
“Crediamo che il passaggio generazionale non sia soltanto un momento di continuità, ma un’occasione straordinaria per crescere. L’inserimento di nuove risorse, giovani, con la loro energia, curiosità e visione innovativa, unito all’esperienza e alla conoscenza della generazione precedente, crea un equilibrio prezioso: quello tra tradizione e futuro. È in questo dialogo tra passato e presente che nascono le idee migliori e che l’azienda trova la forza per rinnovarsi, restando fedele ai propri valori”.
Prossimi progetti?
“Abbiamo recentemente ampliato il nostro ufficio tecnico, investendo in nuove competenze e tecnologie per dare vita a soluzioni sempre più innovative. Crediamo che l’innovazione nasca dal confronto e dal desiderio di migliorarsi costantemente, per questo il nostro obiettivo è continuare a crescere e anticipare le sfide del mercato”.

LA SCHEDA
Un prodotto su due è destinato all’export
“Crediamo molto nel Made in Italy e nel valore che questo rappresenta in qualsiasi settore a livello internazionale”. La PFB di Modena esporta quasi il 50% del fatturato in oltre 60 Paesi con una squadra di 31 persone, e ha venduto in tutto il mondo più di 2,6 milioni di dispositivi di sicurezza. Nel 2024 il fatturato globale è stato di 9,62 milioni di euro; quello export di 4,49 milioni di euro.
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