FARE 69 - OTTOBRE 2025

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In questo numero:

Autorizzazione del Tribunale di Bologna n.6858 del 26.11.1998

Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale 70% - Aut. MBPA/CN/BO/0008/2015.

Autorizzazione del Tribunale di Bologna n.6858 del 26.11.1998

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Dicembre 2020

Ottobre

SPECIALE FARETE 2025

in questo numero: AGENDA 2030 ONU

L’attività di Confindustria Emilia per uno sviluppo sostenibile

“Costruire un nuovo futuro” il claim al centro della 12a edizione della due giorni di networking ASSEMBLEA PUBBLICA

PREMIO MASCAGNI 2020

Trentadue storie di tenacia, impegno e cultura d’impresa PREMIO ESTENSE

Sul palco il presidente di Confindustria Emilia Bonfiglioli, il presidente di Confindustria Orsini e un dialogo tra Fubini e Huang 61° PREMIO ESTENSE

Aquila d’Oro 2020 ex aequo a Pablo Trincia e Concetto Vecchio

Le interviste ai quattro finalisti e al vincitore del 41° Riconoscimento Gianni Granzotto ISSN 2785-3071

Semplificare è possibile. la

(Ed è la cosa che sappiamo fare meglio, dal 1988)

In GTI, costruiamo tecnologia. Per farlo nel modo giusto dobbiamo sbrogliare il problema come una matassa, destrutturarlo, semplificarlo.

Perché, a differenza delle mode tecnologiche, i problemi delle persone restano. Ed è proprio su questi problemi che ci concentriamo ogni giorno, per rendere la tecnologia semplice, utile, scalabile, proiettata al futuro.

Di semplicità abbiamo rivestito anche il nostro nuovo sito web, con l’obiettivo di offrirti un’esperienza digitale che si riassuma in un concetto: rendere semplice ciò che è complesso. A partire dal nome del dominio: tre lettere, e siamo connessi.

Scopri cosa significa avere uno Smart System Integrator come partner. Visita il nostro sito, entriamo in contatto!

The new concept of building

Trasformiamo le tue idee attraverso il Regenerative Design for Manufactoring, governiamo tutto il ciclo di vita, dalla sua ideazione e al suo mantenimento analizzando tutti gli impatti, economici, ma anche ambientali e sociali.

Garc SpA SB è un’impresa rigenerativa certificata B Corp che opera nel settore delle costruzioni come EPC (Engineering, Procurement, and Construction), gestendo il ciclo completo dell’edificio e garantendone, come O&M (Operation and maintenance), l’efficienza operativa.

Bellezza, sicurezza ed efficienza si fondono per dare vita al vostro progetto, migliorando il benessere di chi lo vive.

numero 69 ottobre 2025

DIRETTORE RESPONSABILE

Raffaella Mazzali

EDITORE

FARE S.r.l.

via San Domenico, 4 - 40124 Bologna tel. 051 6317111 - fax 051 356118

DIREZIONE E REDAZIONE

Confindustria Emilia Area Centro

ART DIRECTOR

Lorella Luccarini - Confindustria Emilia Area Centro

STAMPA

LABANTI e NANNI Industrie Grafiche Srl

viale Marconi, 10 40011 Anzola dell’Emilia (BO)

PUBBLICITÀ

FARE S.r.l.

via San Domenico, 4 - 40124 Bologna tel. 051 6317111 - fax 051 356118

PUBBLÌ concessionaria editoriale S.r.l. corso Vittorio Emanuele 113 41100 Modena tel. 059 212194 - fax 059 226627 pubbli@pubbli.it

FOTO

Archivio Confindustria Emilia Area Centro, Francesca Aufiero, Elisabetta Baracchi, Serena Campanini, Giacomo Maestri, Max Salani

Presidente Sonia Bonfiglioli

Direttore Generale

Tiziana Ferrari

Sede legale e operativa: via San Domenico, 4 - 40124 Bologna tel. 051 6317111 - fax 051 356118 www.confindustriaemilia.it

Autorizzazione del Tribunale di Bologna n. 6858 del 26.11.1998

Poste Italiane S.p.A.

Spedizione in abbonamento Postale 70% Aut. MBPA/CN/BO/0008/2015. Gli articoli presentati possono non rispecchiare le posizioni di Confindustria Emilia che comunque li ritiene un contributo sul piano dell’informazione e dell’opinione

di Sonia Bonfiglioli

vita industriale di Marco Taddei, Laura Ansaloni, Silvia Conforti, Raffaella Mazzali e Marianna Saguatti

Farete 2025, le imprese emiliane guardano al

di Marco Taddei

Huang: “La Cina sta ottenendo la supremazia tecnologica” di Raffaella Mazzali

Orsini: “Rimettiamo l’impresa al centro, per ridare forza al Paese” di RM

Dal 1965 un faro sul giornalismo: il Premio Estense celebra la sua 61a edizione di Silvia Conforti

festivalfilosofia 2025, l’umano tra educazione ed emancipazione

Care imprenditrici, cari imprenditori,

l’appuntamento con la nostra due giorni di Farete si è confermato anche quest’anno un momento prezioso di confronto e scambio per la nostra comunità imprenditoriale e per il territorio.

Ma Farete è già alle spalle, e desidero ora evidenziarvi alcune iniziative che guardano direttamente al futuro, seguendo la traiettoria che abbiamo scelto di dare al nostro mandato.

Uno degli obiettivi in questi quattro anni è accompagnare il tessuto imprenditoriale, in particolare le piccole e medie imprese, in una trasformazione profonda: dal modello di fabbrica che ha caratterizzato gli anni Ottanta, verso imprese moderne, più produttive, più sicure, con meno inefficienze e più tecnologie.

Per fare questo abbiamo bisogno di formazione e tecnologie.

Nella mattinata del 15 ottobre presentiamo il programma di lavoro che, partendo dall’automazione dell’intralogistica, si aprirà poi negli anni successivi ad altri ambiti del perimetro aziendale.

Stiamo lavorando, da un lato, per fornire opzioni hardware e software con analisi tecniche validate degli strumenti di supporto, grazie all’impegno di operation managers e IT managers di aziende manifatturiere nostre associate, che da utenti e conoscitori della materia stanno lavorando per tutti noi come “consulenti” competenti e imparzialità. Dall’altro lato, il percorso di cambiamento soggiace ad un parallelo percorso di conoscenza e formazione, per questo avremo tre moduli formativi dedicati all’intralogistica.

Sempre nella scia degli obiettivi di mandato, ci siamo presi l’impegno di contribuire alla formazione specifica degli imprenditori riducendo le barriere con le future generazioni.

In quest’ottica, vi ricordo i prossimi 5 e 6 febbraio, il Corso di alta formazione residenziale, al Grand Hotel di Rimini: un appuntamento che vogliamo rendere semestrale, pensato per stimolare riflessioni strategiche, favorire il confronto tra generazioni e dare strumenti concreti per la crescita delle nostre imprese. Con noi ci saranno, tra gli altri, Alec Ross, Enzo Baglieri e Marcello Russo.

Sono convinta che partecipare a queste iniziative significhi contribuire a costruire insieme un sistema produttivo più moderno e competitivo, e una comunità di imprese ancora più forte, innovativa e connessa.

Con questo spirito vi aspetto!

Chi siamo?

Dal 2015 siamo partner per i nostri clienti e li supportiamo in ogni fase dell’employee journey, valorizziamo il patrimonio di competenze, il potenziale e la passione delle persone per trasformare il mondo del lavoro.

I nostri servizi

Head Hunting & Executive Search

Temporary Management

Coaching & Mentoring

Per noi, la selezione è un vero e proprio percorso fatto di ascolto, attenzione e supporto costante. Costruiamo relazioni di fiducia con i manager aziendali, per comprendere ed individuare in tempi brevi la persona giusta per il team o progetto. Insieme valutiamo le reali necessità, non solo dal punto di vista tecnico ma anche e soprattutto relazionale.

In MF Consultant abbiamo costruito una solida rete di professionisti in tutta Europa, con oltre 20 anni di esperienza in ruoli dirigenziali, capaci di integrarsi rapidamente nelle organizzazioni e affrontare sfide sempre più importanti, in ambito business, organizzazione, sviluppo, integrazione, tecnologico, digitale e tanto altro.

I nostri percorsi si rivolgono sia a singoli professionisti sia alle aziende. I nostri coach e mentor non solo valorizzano le skills esistenti, ma creano relazioni di fiducia che stimolano una crescita autentica. Attiviamo piani di coaching & mentoring e onboarding per agevolare l’accoglienza dei candidati in azienda e migliorando la struttura umana delle organizzazioni aziendali.

CONTATTACI

Scopri come possiamo aiutare la tua azienda!

info@mfconsultant.it 0532 091344

Marisa Ferrara, Proprietaria e Fondatrice di MF Consultant

Marco

Laura Ansaloni

Silvia Conforti

Raffaella Mazzali

Marianna Saguatti

ACR HA ACQUISITO

GEROTTO EAR

Si allarga ancora la presenza di ACR, società con sede legale a Mirandola, in provincia di Modena, controllata da Herambiente, attiva nel settore bonifiche e industrial cleaning. Dal 1° luglio scorso la realtà modenese ha acquisito dalla società Gerotto Federico di Campodarsego, nel padovano, il ramo d’azienda denominato Gerotto EAR. Gerotto EAR è la divisione di Gerotto Federico specializzata nei lavori in luoghi confinati o a rischio interferenze, grazie al know-how specifico degli operatori e all’utilizzo di macchinari non invasivi ad alta tecnologia come, ad esempio, escavatori a risucchio o robot, dalla stessa società prodotti o commercializzati. Fra gli ambiti di intervento di Gerotto EAR vi sono le aspirazioni di materiali, la pulizia di silos e serbatoi, le bonifiche ambientali, gli scavi non distruttivi in presenza, ad esempio, di sottoservizi o estesi apparati radicali. In generale, le professionalità e i mezzi di Gerotto EAR trovano uso nei lavori in spazi confinati o ambienti Atex (a rischio esplosione), dove minimizzano la necessità di un impegno umano diretto, con conseguente riduzione dei rischi connessi all’intervento. Unitamente all’acquisto del ramo d’azienda, che consta di 21 risorse altamente specializzate (integralmente assorbite da ACR, che supera così i 600 dipendenti) e diversi mezzi operativi, le parti hanno sottoscritto una serie di accordi finalizzati a rafforzare il rapporto di partnership fra ACR e Gerotto Federico. Fra i punti più qualificanti figura la fornitura di mezzi di aspirazione e robot Gerotto Federico ad ACR. “Questa acquisizione riveste un’importanza soprattutto qualitativa”, spiega Alberto Reggiani, amministratore delegato di ACR. “Integriamo infatti in ACR un know-how peculiare e strategico per operare in ambiti molto complessi, dove è necessario garantire l’efficacia agli interventi in ambienti confinati, in cui

vita industriale

non è possibile l’impiego di lavoratori e che richiedono progettazione e gestione accurate. In questo modo si completa, quindi, la nostra offerta a filiere quali oil and gas, chimica di processo, depurazione civile e industriale, vetrerie, cementifici, senza dimenticare le bonifiche post-calamità. Tale allargamento, confidiamo, potrà essere funzionale anche al consolidamento commerciale, creando opportunità di cross e up selling”, conclude Reggiani. “Siamo estremamente soddisfatti dell’accordo con ACR”, afferma Alessandro Gerotto, amministratore delegato di Gerotto Federico. “Da un lato, perché consen-

te all’azienda di focalizzarsi ulteriormente sullo sviluppo di macchine e attrezzature robotizzate, settore su cui vantiamo già una leadership mondiale. Dall’altro, perché rafforza la partnership con ACR, realtà con cui collaboriamo da anni in veste di fornitori e partner e con cui da oggi sapremo servire ancora meglio i mercati di riferimento”. ACR, fondata nel 1978, attraverso una continua crescita è oggi in grado di proporsi come global services contractor, capace di offrire servizi in diversi campi: ecologia e ambiente, bonifiche e recupero ambientale di area industriali; decommissioning e smantellamento di impianti, fabbricati industriali, pipelines; movimento terra, costruzioni e lavori civili; servizi idrici integrati, realizzazione di

A

Elia

impianti e linee di depurazione, acquedotti, reti fognarie, assicurando anche la manutenzione degli stessi attraverso contratti dedicati con le società di gestione degli impianti. Da marzo 2023, ACR fa parte di Herambiente, società del Gruppo Hera e primo operatore nazionale nel trattamento e recupero di ogni tipologia di rifiuto.

ACS DATA SYSTEMS: IL FUTURO DELL’IT

SEMPLICE, SICURO E INTEGRATO

Nell’attuale scenario economico e digitale, la tecnologia non è più soltanto un abilitatore, ma è diventata una condizione imprescindibile per crescere, proteggersi e rimanere competitivi. Se l’innovazione offre grandi opportunità, spesso, però, porta con sé una crescente complessità che rischia di frenare proprio quelle imprese che vogliono evolversi, ma non sanno come fare. Ed è qui che entra in gioco un IT partner capace non solo di fornire soluzioni, ma di renderle attuabili, sostenibili e personalizzabili. Semplificare la tecnologia per renderla perfetta per ogni azienda: questo è l’obiettivo che si propone di perseguire ACS Data Systems, azienda di servizi IT con oltre quarant’anni di esperienza e nove sedi, di cui una a Calderara di Reno, nel bolognese. “Sappiamo che le imprese non sono alla ricerca solo di prodotti o piattaforme, ma di soluzioni che funzionano, si adattano alle proprie reali esigenze e che non ne appesantiscano la gestione”, spiega Elia Plunger, managing director di ACS

Alberto Reggiani e Claudio Reggiani, entrambi amministratori delegato di ACR
destra:
Plunger, managing director di ACS Data Systems

Data Systems. “Il nostro compito è fornire un IT che sia affidabile, scalabile, semplice da governare, pronto per il futuro, e non un labirinto di tecnologie”. È in questa direzione che ACS Data Systems ha costruito il proprio ecosistema, basato su servizi IT e soluzioni complete per accompagnare le aziende lungo ogni fase della trasformazione digitale. L’infrastruttura IT rappresenta il punto di partenza: ambienti progettati per garantire efficienza continua, operatività e sicurezza, grazie a un approccio proattivo e a un monitoraggio costante. Accanto all’infrastruttura, l’azienda informatica sviluppa soluzioni che abilitano modelli di lavoro moderni e collaborativi, grazie a strumenti per il digital workplace, la comunicazione e la gestione del lavoro ibrido. A questo si aggiunge la capacità di progettare software su misura, per digitalizzare processi specifici, rendere più fluide le operazioni quotidiane e adattare la tecnologia alle effettive modalità di lavoro dell’azienda in questione. “Inoltre, per le realtà che non dispongono di un reparto IT interno o che vogliono semplificare ulteriormente la gestione tecnologica, proponiamo anche un servizio integrato e pacchettizzato che unisce infrastruttura, workplace e sicurezza in una formula accessibile, pensata per offrire un IT completo e sempre aggiornato, senza complicazioni”, racconta il managing director dell’azienda. In un ecosistema digitale sempre più interconnesso, la sicurezza non può essere un elemento separato ma deve essere parte integrante dell’infrastruttura, della governance e dell’esperienza utente. Per questo, ACS Data Systems ha dato vita a Cyberlys, il proprio centro di competenza interamente dedicato alla cybersecurity con l’obiettivo di integrare protezione, controllo e continuità all’interno di ogni progetto IT. “Cyberlys rappresenta la nostra risposta a un mondo in cui le minacce sono sempre più sofisticate e dove la resilienza IT è fondamentale per la sopravvivenza del business. Con un Security Operations Center attivo 24/7, offriamo ai clienti un presidio costante e specializzato, capace di identificare, analizzare e neutralizzare in tempo reale ogni potenziale attacco”, conclude Plunger. Non si tratta solo di protezione, ma di costruire un modello di resilienza, in cui tecnologie avanzate e servizi gestiti si combinano per assicurare un presidio continuo e adattabile.

Una “cybersecurity con l’anima IT”, pensata per supportare imprese di ogni tipo lungo tutto il ciclo della sicurezza, dalla prevenzione alla risposta.

APVD PRESENTA MATERICO.IT, STARTUP ART-TECH INNOVATIVA

Dal cuore della provincia emiliana, Apvd è da quasi quarant’anni una delle realtà più eclettiche e longeve nel mondo della comunicazione visiva. Nata nel 1986 a Carpi su iniziativa di Alcide Po, giovane designer cresciuto alla Scuola Politecnica di Design di Milano e influenzato da maestri del calibro di Heinz Waibl e Bruno Munari, Apvd ha saputo trasformare una visione creativa in un’impresa solida e strutturata, capace di evolversi con coerenza, originalità e spirito pionieristico. L’ultimo progetto, in ordine di tempo, è Materico.it, una startup art-tech interna ad Apvd, che rappresenta una sintesi tra arte, tecnologia e sensibilità artigianale, nata da un forte investimento in ricer-

mente pennellate, texture e volumi originali. Il risultato non è una stampa piatta, ma un oggetto tridimensionale capace di coinvolgere anche il tatto, restituendo la forza e il gesto dell’artista. A raccontare la visione che ha guidato la nascita di Materico è Francesco Po, oggi alla guida del progetto: “Immagina di poter toccare ogni pennellata di un Van Gogh, sentire la profondità delle sue texture e vivere l’opera come se fosse appena uscita dallo studio dell’artista. È così che, per ogni quadro, Materico trasforma lo spazio: creando un dialogo intimo e autentico con l’arte”, spiega. Il successo non ha tardato ad arrivare: in pochi mesi dal lancio ufficiale, Materico ha superato le mille ordinazioni, raggiungendo clienti non solo in Italia, ma anche in Francia, Germania

ca e sviluppo, con l’obiettivo di dare vita a progetti che unissero la propria storica esperienza nella stampa a nuovi linguaggi visivi e tecnologie emergenti. Materico prende forma a partire da una domanda semplice e affascinante: è possibile riportare nelle case l’emozione fisica di un quadro autentico, con la sua matericità e profondità, come se fosse appena uscito dallo studio del pittore? La risposta si concretizza nell’Effetto Materico 2.5D, una tecnica che consente di creare opere in rilievo, riproducendo fedel-

e Irlanda. Il catalogo oggi conta oltre 500 opere, dai grandi maestri come Van Gogh, Caravaggio, Klimt, Monet e Hokusai, fino a creazioni originali curate dal team artistico interno Apvd. “Ma non è solo la bellezza ad animare il progetto: la sostenibilità è un valore centrale. Oltre all’impiego di materiali e inchiostri certificati, Apvd segue criteri produttivi allineati a standard riconosciuti per garantire responsabilità e attenzione dei processi produttivi”, continua Po. “Abbiamo, inoltre, avviato un processo di riconversione energetica che prevede l’installazione di un impianto fotovoltaico, con l’obiettivo di diventare energeticamente autosufficiente entro il 2026”. Con un team di quindici professionisti e competenze che abbracciano brand identity, pubblicità, industrial design, foto/video, marketing digitale e stampa ad alta qualità, Apvd gestisce internamente ogni fase del processo creativo e produttivo.

vita industriale

ANDERLINI LUCIANO, DA 65 ANNI UNA FORZA NEI SERVIZI DI TINTEGGIATURA E RESTAURO

Famiglia, collaboratori, fornitori e clienti: tutti insieme, sabato 27 settembre 2025, per festeggiare i 65 anni di attività di Anderlini Luciano, una impresa che nel corso degli anni ha saputo mantenere i valori della tradizione in un contesto di costante innovazione, due elementi che esprimono la forza di un’azienda specializzata in tinteggiature e recupero conservativo.

“Nel panorama dell’edilizia italiana siamo una realtà imprenditoriale che unisce fra loro la solidità dei valori familiari e una visione moderna e innovativa”, dice Cinzia Anderlini, attuale CEO della società. “Operiamo da 65 anni sia nel settore delle tinteggiature civili e industriali, sia nel recupero conservativo di edifici storici e beni culturali.

Alla base della filosofia aziendale c’è la convinzione che il lavoro sia il risultato di responsabilità e passione trasmesse di generazione in generazione”, prosegue Anderlini. “Sostenibilità, rispetto per l’ambiente, massima cura dei particolari e grande attenzione nella scelta dei materiali rappresentano per tutti noi principi irrinunciabili. Ogni intervento, dalla tinteggiatura di un’abitazione privata al restauro di decorazioni di edifici storici, viene affrontato con lo stesso impegno e con l’utilizzo di materiali innovativi di altissima qualità seguendo processi di lavoro sostenibili, rispettosi dell’ambiente e della salute delle persone”.

Anderlini Luciano nasce a Modena nel 1960 come piccola impresa artigiana a conduzione familiare dallo spiccato senso imprenditoriale dei fondatori, Luciano Anderlini e la moglie Loretta, che con la loro instancabile cura nell’esecuzione dei lavori e nella attenta gestione dell’azienda, giorno dopo giorno, hanno saputo creare sia competenze di primo livello, sia una impeccabile reputazione.

do costantemente in formazione, ricerca e tecnologie innovative sulle orme del fondatore che, sempre curioso e pronto a cambiare in meglio il proprio lavoro, molte decine di anni fa importò dalla Svizzera il primo rullo per dipingere pareti migliorando abitudini e approccio quando ancora, in Italia, si usavano solo pennelli. Lo stesso vale per la prima macchina intonacatrice importata dalla Germania, un’altra delle numerose rivoluzioni introdotte nel mercato.

Altamente specializzata in servizi come tinteggiature, rivestimenti di interni ed esterni, utilizzo del cartongesso, isolamenti termoacustici, ristrutturazioni e decori per ambienti, attualmente l’azienda conta 14 dipendenti, a cui si aggiungono collaborazioni esterne che, nel 2024, hanno prodotto un fatturato nell’ordine di 2,5 milioni di euro.

“La clientela è abbastanza diversificata”, informa Cinzia Anderlini. “La principale attività è sicuramente quella delle manutenzioni nell’industria, dove spiccano molti nomi importanti del contesto industriale, a partire dal comparto ceramico e dell’automotive, fino alle imprese di costruzioni, le pubbliche amministrazioni, i privati e i condomini”.

Altro fattore distintivo è la capacità di guardare avanti investen-

Da allora è passato molto tempo, ma la ricerca di nuove tecnologie e nuove competenze è rimasta quella di sempre. “In un settore dove la qualità del servizio e la sicurezza sono fondamentali, l’azienda ha scelto di puntare anche sulle certificazioni più avanzate (OG-1, OG-2, OS-7), riconosciute sia dalla Sovrintendenza, sia dall’Istituto dei Beni Culturali per la valorizzazione dell’intero patrimonio architettonico nazionale”, ricorda Anderlini. “Questi riconoscimenti sono ulteriori requisiti che testimoniano il concreto impegno di tutta l’azienda verso standard di qualità sempre più elevati, a garanzia di criteri esecutivi attenti e rigorosi, effettuati con materiali idonei, naturali ed ecologici”. La formazione continua del personale, la ricerca di soluzioni sostenibili e l’aggiornamento costante sulle normative di settore sono elementi centrali della cultura aziendale per migliorare i risultati estetici, garantire la durabilità degli interventi e la sicurezza degli operatori. Uno dei settori a cui è stata dedicata particolare attenzione negli ultimi anni è quello del restauro e risanamento conservativo per il quale l’impresa è nelle fasi finali dell’ottenimento della certificazione SOA OG2. “Avere già realizzato opere importanti come l’esterno dell’Istituto Venturi in centro a Modena e la pinacoteca di Cento dedicata al Guercino, nelle quali abbiamo curato i rifacimenti di esterni e interni a calce con la tecnica della velatura, ci ha dato ancora più motivazione a investire in un settore tanto prezioso, quanto strategico”, ricorda Anderlini.

Il rapporto diretto e la massima attenzione alle esigenze del cliente rappresenta un altro punto di forza: la dimensione familiare permette di instaurare relazioni umane, di fiducia, durature. “Consideriamo unici e innovativi il risultato dell’incontro tra esperienza, passione e desiderio di migliorarsi ogni giorno così come la capacità di coniugare tradizione e modernità, di rispettare le regole, di utilizzare materiali e tecniche all’avanguardia. Per tutti noi il cliente finale, e le persone, sono sempre al centro di tutto”, conclude Cinzia Anderlini.

vita industriale

La nostra Legal Unit interna e un Team di Professionisti certificato Crest e accreditato Nato Top Secret e NIS2

A TUA DISPOSIZIONE

per implementare le misure tecniche, operative e organizzative necessarie per raggiungere la piena conformità con la normativa europea

ENTRO I TERMINI PREVISTI

Questo approccio integrato consente all’agenzia di offrire non solo risultati efficienti, ma soluzioni su misura, capaci di valorizzare davvero l’identità dei brand. Più che fornire servizi, Apvd lavora fianco a fianco con le imprese, instaurando relazioni basate sulla fiducia, sull’ascolto e sulla condivisione degli obiettivi. Ogni progetto nasce da un dialogo profondo e si sviluppa come un percorso di crescita strategica e visiva. L’identità delle imprese viene così accompagnata verso una narrazione autentica, rilevante e distintiva.

ASTERIX LANCIA

LA NUOVA DIVISIONE PEST

Un’area totalmente dedicata alla gestione e alla prevenzione degli infestanti, con soluzioni innovative e un approccio orientato alla sicurezza ambientale. Ad annunciare con entusiasmo il lancio della Divisione Pest è Asterix, realtà bolognese impegnata nel mondo del cleaning e del facility management, che con questa iniziativa rafforza il proprio impegno nella tutela e sanificazione degli ambienti, promuovendo un servizio all’avanguardia per imprese e comunità. Alla guida della nuova divisione c’è Cristina Pimazzoni, professionista con un’esperienza consolidata nel settore che negli anni ha collaborato con realtà di riferimento come Anticimex e Gyco: “Il suo know-how e la sua visione strategica garantiranno elevati standard di qualità e innovazione”, evidenziano da Asterix. Quello offerto dall’azienda è un servizio professionale

nel rispetto delle normative. Ne esistono di ben precise nell’ambito dell’erogazione delle attività di disinfestazione e derattizzazione. “Il modo in cui trattare diverse specie infestanti è chiaramente prescritto da leggi che vanno rispettate per non incorrere in sanzioni. Il nostro servizio di Pest Control garantisce ai nostri clienti la massima serenità perché è svolto nel rispetto di queste normative”, sottolinea Pimazzoni. Il team dell’azienda bolognese è costantemente formato sulle tecniche più recenti per il trattamento delle specie infestanti e l’uso dei prodotti più adatti e grazie a questa formazione e alle certificazioni di settore è in grado di garantire interventi della massima efficacia a norma di legge. Forte di oltre 40 anni di esperienza e più di 600 operatori qualificati in nove regioni, Asterix offre ai propri clienti funzionalità ed efficienza attraverso un’assistenza sempre disponibile in tutti i campi in cui opera. Anche all’interno della nuova Divisione Pest, in piena espansione e pronta con le nuove grafiche e il nuovo claim, “Catturiamo i pestiferi!”, l’azienda si avvale di professionisti qualificati che operano con la massima attenzione nel pieno rispetto dell’uomo e dell’ambiente impiegando prodotti chimici a basso impatto ambientale. Asterix è infatti in possesso di tutte le certificazioni necessarie e dispone di programmi specifici per le strutture alimentari, attenendosi scrupolosamente al protocollo HACCP; utilizza inoltre la reportistica e il monitoraggio elettronico ed effettua interventi di pest control ecosostenibili anche grazie ai numerosi furgoni elettrici di proprietà. “Tutto il reparto Pest Control è pronto a intervenire con immediatezza e accuratezza per il controllo degli animali

infestanti. Alle aziende che si affidano a noi possiamo garantire una strategia di prevenzione corretta, a cui associamo un’attività di contrasto individuando anche i casi sospetti di malattia, in modo da attuare tempestivamente le misure di controllo seguendo le linee guida attraverso prodotti certificati”, conclude Cristina Pimazzoni.

BARBIERI & ASSOCIATI:

Il convegno “Strategie d’Impresa: Mercati, Filiere, Capitali, Tecnologie, Persone”, che si è tenuto il 16 settembre scorso a Modena presso la sede di Confindustria Emilia Area Centro, patrocinante dell’iniziativa assieme ad Assoconsult e ad ACEF, a chiusura e quale sintesi dei temi della partecipazione di Barbieri & Associati Dottori Commercialisti e Aemilia Worknet a Farete 2025, ha offerto una fotografia chiara delle sfide che le imprese italiane stanno affrontando e dovranno affrontare nei prossimi anni. Come hanno sottolineato dai due studi bolognesi, non più un futuro lontano, ma un presente in rapido movimento, dove la governance aziendale deve adattarsi a variabili economiche, geopolitiche e sociali in continua evoluzione. Uno dei messaggi più forti emersi dai relatori riguarda il ritorno dei dazi come elemento strutturale del commercio globale. Non si tratta più di misure temporanee, ma di strumenti politici ed economici che influenzeranno a lungo approvvigionamenti, costi

vita industriale

Cristina Pimazzoni, alla guida della nuova divisione Pest di Asterix
La squadra Barbieri & Associati

Specializzati nelle logistiche distributive

Porrini Group progetta soluzioni di Logistic Transport su misura, accompagnando il cliente verso soluzioni personalizzate. A supporto della Supply Chain In & Out, la divisione Logistica studia e progetta Idee grazie ad una Business Unit di Giovani e motivati ingegneri logistici.

e strategie di mercato. Stati Uniti, Cina ed Europa stanno ridefinendo i loro equilibri commerciali: tariffe doganali, meccanismi di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) e regolamentazioni più stringenti rendono la gestione della supply chain una vera e propria leva strategica. Accanto ai dazi, B&A ha individuato altre quattro forze che plasmano il governo d’impresa. Sostenibilità e criteri ESG: i clienti e gli investitori chiedono trasparenza su origine e impatto ambientale dei prodotti e le emissioni e la tracciabilità delle filiere non sono più un optional. Pressione finanziaria e volatilità dei mercati: l’incertezza geopolitica e l’aumento dei costi impongono una pianificazione finanziaria più dinamica, capace di resistere a shock improvvisi. Innovazione tecnologica: digitalizzazione, intelligenza artificiale e analisi predittiva consentono di monitorare rischi, simulare scenari e ottimizzare processi logistici e produttivi. Capitale umano: le persone restano la chiave per gestire la complessità. Non bastano competenze tecniche, servono leadership flessibili, team multidisciplinari e una cultura aziendale capace di apprendere velocemente. Dal confronto tra esperti sono emerse indicazioni concrete. La prima è inserire i dazi e i costi doganali nella pianificazione strategica, ripensando rotte di approvvigionamento, contratti con i fornitori e logiche di pricing. La seconda riguarda l’adozione di sistemi di reporting integrato, che includano performance economiche, rischi tariffari e indicatori ESG, dando visibilità reale alla complessità aziendale. Infine, investire in competenze interne e partnership esterne per trade compliance, sostenibilità e digitalizzazione, così da mantenere il controllo anche quando il contesto cambia

velocemente. “La governance aziendale che inglobi i suggerimenti dell’art. 2086 c.c. secondo comma (adeguatezza degli assetti organizzativi, amministrativi e contabili) non potrà più essere lineare. Serve un modello adattivo, che sappia interpretare dati, anticipare le criticità e consenta di agire in modo coordinato. Chi saprà trasformare dazi, sostenibilità e innovazione in un’occasione di ripensamento strategico potrà costruire un vantaggio competitivo duraturo. In definitiva, il futuro dell’impresa passa da una visione integrata e il suo governo diventa un esercizio di intelligenza collettiva e lungimiranza. Le squadre di Barbieri & Associati e Aemilia Worknet, dal 2024 in partnership, sono pronte per affiancare le aziende nelle prossime sfide imprenditoriali”, concludono dagli studi bolognesi.

BIMBO TU E REKEEP INSIEME PER LA NURSERY OCULISTICA DELL’OSPEDALE MAGGIORE

Uno spazio rinnovato grazie a Bimbo Tu e Rekeep per accogliere i piccoli pazienti nel percorso di cura oculistica. È stata inaugurata lo scorso luglio presso gli ambulatori di oculistica dell’Ospedale Maggiore di Bologna la nuova nursery oculistica, un ambiente riqualificato e dedicato ai bambini, alle bambine e alle loro famiglie che accedono all’ambulatorio per visite ed esami. La realizzazione del progetto, del valore di oltre 40.000 euro, è stata resa possibile grazie al sostegno dell’associazione Bimbo Tu, che da anni è al fianco dei piccoli pazienti e delle loro famiglie nei percorsi di cura, e da Rekeep, player di rilievo nazionale nell’Integrated Facility Management, che ha sostenuto i costi dell’intervento. La nursery è stata progettata dallo studio di architettura D-Atelier, che ha messo a disposizione la propria consulenza. Gli ambienti sono arricchiti da una carta da parati illustrata dal ce-

lebre artista The Bologneser, mentre arredi e materiali sono stati forniti da diverse aziende del territorio coinvolte grazie alla rete attivata dagli architetti: PiDueCi, Officinarkitettura, Unilin, Pedrali, Leura, Paffoni, Fabio Bosi e Falegnameria La Noce, Falegnameria Veneta, Beghelli, MGP, Fasertek, GN Pizzo Costruzioni e Baldazzi Impianti, Emme Due di Mirko Marchi, Paint Project e Brini, Art e Decor, Ceer-Res Omnia. Il progetto ha permesso di riqualificare un ambulatorio inutilizzato per trasformarlo in uno spazio più accogliente e funzionale, pensato per offrire maggiore comfort alle famiglie in attesa. L’ambiente è stato arricchito con angoli dedicati all’allattamento, al cambio e alla sosta con passeggini, creando così un contesto più sereno e a misura di bambino. “Bimbo Tu crede fermamente che la collaborazione tra enti sia cruciale per rafforzare il benessere delle persone e del territorio. Ringrazio personalmente tutti i soggetti coinvolti, istituzioni e sostenitori, per la risposta pronta e concreta che sono stati in grado di dare, ancora una volta”, evidenzia Alessandro Arcidiacono, presidente di Bimbo Tu. “Crediamo che imprese, associazioni e cittadini debbano essere alleati della sanità pubblica per renderla sempre più accogliente e vicina alle persone”, commenta il presidente di Rekeep, Claudio Levorato. “Abbiamo aderito con entusiasmo a questo progetto di Bimbo Tu, con cui collaboriamo da tempo, perché risponde perfettamente a questa visione. Sostenere la realizzazione della nuova nursery oculistica è per noi un segno concreto di responsabilità sociale d’impresa e riflette la nostra propensione, connessa alla nostra attività nel facility management, a prenderci cura degli spazi e degli ambienti in cui le persone vivono e crescono”. “Questo progetto rappresenta un esempio concreto di come la cura dei luoghi possa contribuire a rendere più umano e accogliente il percorso di assistenza, in particolare per i pazienti più piccoli. Grazie a una virtuosa collaborazione tra pubblico e privato abbiamo ridato nuova vita a uno spazio inutilizzato, trasformandolo in un ambiente più accogliente. Un ringraziamento sincero a tutti coloro che hanno reso possibile questo intervento, per l’impegno e la generosità dimostrati”, sottolinea Anna Maria Petrini, direttrice generale dell’Azienda USL di Bologna.

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CAMST DIVENTA B CORP NELL’ANNO DELL’OTTANTESIMO ANNIVERSARIO

Camst group ottiene la certificazione B Corp, entrando ufficialmente a far parte di un movimento globale di aziende che utilizzano il business come forza positiva. “La certificazione sancisce un impegno concreto verso una crescita sostenibile, inclusiva e rigenerativa, orientata a creare valore condiviso per le persone, le comunità e l’ambiente, ed è stata ottenuta dopo un rigoroso processo di analisi, misurazione e verifica delle performance dell’organizzazione. Con Camst group diventano 352 le imprese italiane B Corp, di cui 54 sono emiliano-romagnole”, spiegano dall’azienda. Il riconoscimento arriva in un anno speciale per Camst group: il 2025 segna infatti l’80° anniversario dalla fondazione della cooperativa, un’occasione per riaffermare con forza la propria identità e rinnovare la volontà di contribuire alla trasformazione del sistema economico e sociale in chiave partecipativa e responsabile.

E la società bolognese, tra le principali realtà in Italia nel settore della ristorazione collettiva, servendo scuole, aziende, ospedali e case di cura, per celebrare gli 80 anni ha costruito una campagna di comunicazione istituzionale volta a rafforzare i valori distintivi che da sempre guidano il gruppo e a condividere con i propri stakeholder una riflessione sul ruolo del tempo come elemento fondante dell’identità cooperativa, per ricordare a tutti “il valore del tempo”.

“Il concept della campagna nasce da un’idea semplice ma profonda: il tempo come risorsa preziosa e cifra distintiva dell’agire di Camst group. Una dimensione che abbraccia da un lato gli 80 anni di storia, impegno e trasformazione della cooperativa, e dall’altro la capacità di abitare il presente con responsabilità, traducendosi in gesti concreti e quotidiani nei servizi e nei rapporti che il gruppo coltiva ogni giorno”, ricordano dall’azienda.

“Il tempo è quello necessario a costruire relazioni stabili e durature che si rafforzano negli anni e, allo stesso modo, è quello impiegato a garantire prodotti e servizi di qualità, frutto del lavoro e delle competenze, ma anche di gesti, parole e attenzioni che fanno la differenza. In definitiva, il tempo è quello della cura, cioè della dedizione verso le persone e le comunità, in quanto Camst group dedica il tempo a nutrire la relazione con chi lavora in azienda, con il territorio e più in generale con il pianeta, nella prospettiva di un impatto sostenibile e responsabile”.

La campagna “Il tempo di far bene” è stata pianificata in questi mesi su mezzi stampa, digital e social. All’interno, per rafforzare il concept, è stata promossa una iniziativa che intende raccogliere e condividere “storie di tempo speso bene” dei dipendenti che ogni giorno impiegano il loro tempo per fare bene il proprio lavoro: “I dipendenti sono invitati a scegliere un momento significativo del loro

tempo e a raccontarlo mediante delle immagini o delle parole. Le storie più significative sono diffuse sui canali social di Camst group”, confermano dall’azienda.

Sempre il tempo è al centro del Rapporto Censis-Camst, studio realizzato in occasione degli 80 anni dell’azienda bolognese di ristorazione e che fotografa un Paese in cerca di tempo di qualità, soprattutto mangiando bene.

“Gli italiani risentono dell’accelerazione dei ritmi di vita imposti dal digitale, nel mentre lo smartphone esercita un’attrazione fatale colmando ogni istante libero”, evidenzia Massimiliano Valerii, consigliere delegato del Censis. “Ecco perché è alto il valore che attribuiscono ai momenti di relax, quelli in cui prevale una certa lentezza, in particolare quelli della convivialità a tavola o delle pause di lavoro. Una migliore qualità della vita per gli italiani significa avere più tempo per sé stessi e per le relazioni con gli altri, rallentando rispetto ai forsennati ritmi del nostro tempo”.

“Per celebrare i nostri primi 80 anni abbiamo voluto approfondire il rapporto tra gli italiani e il tempo dedicato al cibo”, dichiara Francesco Malaguti, presidente di Camst group. “Il tempo, per noi che ci occupiamo di servizi, è ciò che si può trasformare in valore per sé e per gli altri ed è necessario guardare costantemente alle trasformazioni sociali e cercare di capire come garantire al meglio tempo di qualità a chi si affida a noi, con il nostro cibo, il nostro personale e le nostre strutture. In particolare, nei contesti di lavoro, emerge chiaramente che una pausa di qualità è importante per il benessere delle persone, con ricadute rilevanti anche sulla produttività delle organizzazioni”.

Con circa 11mila dipendenti, Camst group ha raggiunto un fatturato aggregato di 612 milioni di euro e prodotto annualmente 80 milioni di pasti, secondo il bilancio del 2024.

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Francesco Malaguti, presidente di Camst group

BOLOGNAFIERE, VIA AI LAVORI

PER IL NUOVO PADIGLIONE CON UN INVESTIMENTO DA 70 MILIONI

Hanno preso ufficialmente il via, con la demolizione dell’ex padiglione 35 in viale della Fiera, i lavori per la realizzazione del nuovo padiglione polifunzionale progettato da Mario Cucinella Architects: un’opera iconica e sostenibile destinata a diventare un punto di riferimento per i grandi eventi fieristici internazionali, sportivi e di spettacolo. L’opera è un investimento di BolognaFiere che supera i 70 milioni di euro ed è un ulteriore importante tassello della riqualificazione del quartiere fieristico iniziata nel 2016 con la demolizione dei padiglioni 29 e 30 e la costruzione dei nuovi padiglioni 28, 29 e 30, il nuovo padiglione che affianca il Palazzo dei Congressi e che oggi ospita l’attività del Teatro Comunale Noveau, il padiglione polifunzionale 37, con tetto apribile. Il Gruppo BolognaFiere, che nel 2024 ha conquistato il primato di settore con 274,1 milioni di fatturato e un Ebitda di 44 milioni di euro, con questo nuovo grande investimento si appresta a raggiungere l’obiettivo di 140.000 metri quadri netti di superficie espositiva, per poter ospitare con ancora più qualità Eima. Il nuovo padiglione polifunzionale avrà una dimensione di 12.000 metri quadri e, con un’altezza di 25 metri e una capienza di

10.500 spettatori, sarà una struttura modulare, flessibile e ad alta efficienza energetica. Accoglierà le manifestazioni fieristiche internazionali Eima, Cersaie e Cosmoprof, congressi internazionali, eventi sportivi di alto profilo, a partire dalle partite di campionato e di Eurolega della Virtus Bologna e le finali di Coppa Davis, oltre a grandi concerti e spettacoli. “Con questo progetto, BolognaFiere investe su una nuova visione dello spazio fieristico e urbano, rafforzando il legame con la città e aprendo nuove opportunità per attrarre ulteriori eventi di rilievo internazionale”, ha dichiarato Gianpiero Calzolari, presidente di BolognaFiere. “Il nuovo padiglione sarà una vera e propria piattaforma fieristica, culturale e sportiva, in grado di generare valore per il territorio e per l’intero sistema fieristico e imprenditoriale. Con il nuovo padiglione, BolognaFiere conferma il proprio ruolo di protagonista nel mercato fieristico europeo, offrendo un’infrastruttura all’avanguardia al servizio non solo del quartiere fieristico, ma anche della città e del Paese”. Il padiglione polifunzionale sorgerà nell’area dell’attuale padiglione 35, in posizione strategica tra piazza Aldo Moro, snodo tra il centro cittadino e il nuovo distretto tek, e il viale della Fiera. L’area sarà facilmente accessibile grazie alla connessione diretta con le principali linee di trasporto pubblico, inclusa la futura fermata della linea rossa del tram, e con le principali arterie viarie della città, tangenziale e autostrada.

Da via Aldo Moro è stato concepito un accesso pedonale diretto e immediato al pubblico, mentre sul versante carrabile di viale della Fiera, l’architettura sarà valorizzata da una facciata iconica, pensata per essere immediatamente riconoscibile. Il progetto si distingue per il volume scenografico avvolto da una facciata dinamica che, trasformandosi in una grande lanterna urbana, potrà proiettare contenuti e raccontare gli eventi alla

città. La versatilità è il cuore del progetto: grazie a tribune mobili telescopiche, servizi integrati e spazi riconfigurabili, il padiglione potrà adattarsi rapidamente alle esigenze di esposizioni, congressi, eventi sportivi e spettacoli. Il progetto porta la firma di Mario Cucinella Architects, studio di riferimento a livello internazionale per l’approccio orientato all’innovazione sostenibile e alla qualità urbana, con sedi a Bologna e Milano e un team di oltre cento professionisti.

CAAB, I TRAGUARDI RAGGIUNTI

E I PROGETTI FUTURI

Nel cuore della Food Valley emiliana, il Centro AgroAlimentare di Bologna (CAAB) si afferma come piattaforma pubblica capace di erogare servizi di alto valore, non solo per i risultati economici raggiunti, 325.572 euro di utile netto nel 2024 e patrimonio netto che supera i 51 milioni di euro, ma soprattutto per la sua capacità di generare utilità pubbliche, in partnership con le imprese private - grossisti dell’ortofrutta, agricoltori, logistica - che qui operano. “In questi anni abbiamo costruito un vero e proprio ecosistema tra piattaforma pubblica e imprese, concentrandoci sull’attività core del Centro: ortofrutta di qualità, a prezzi accessibili”, spiega il presidente Marco Marcatili, in carica dal 2022 e riconfermato alla guida del CAAB dal Comune di Bologna, azionista di controllo della società. “Nel 2024 si riconfermano i risultati economici positivi. La posizione finanziaria netta ha raggiunto il suo miglior risultato. Sono risultati concreti, merito di tutta la squadra”, tiene a sottolineare Alessandro Bonfiglioli, direttore generale di CAAB. Sul tema tiene a tornare il presidente Marcatili: “Abbiamo accettato la sfida di trasformare il CAAB in una comunità, non più semplicemente una piattaforma che contratta spazi e servizi, ma un ecosistema pubblico-privato che condivide strategie, obiettivi e visione con le imprese. Per questo, chiudiamo più forti”. Tra gli obiettivi del mandato di Marcatili vi era favorire l’assunzione di responsabilità dei giovani leader tra le imprese all’interno del Centro. In questo spirito è nato CAAB Forward,

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gruppo che riunisce giovani imprenditori, manager e dirigenti del Centro per costruire leadership condivise e intergenerazionali. Un’iniziativa che si è subito tradotta in progetti di networking, rapporti con altri centri e analisi di mercato. “Stiamo costruendo un CAAB che guarda avanti, e che integra tradizione e innovazione, il cui valore non è solo nei numeri, ma nella fiducia reciproca e nel futuro che possiamo immaginare insieme”, sottolinea ancora Marcatili. Tra le innovazioni più significative promosse da CAAB Forward, l’Academy “Alimentare le competenze”, progetto di formazione continua per lavoratori e imprese, nato in partnership con Ifoa e Regione Emilia-Romagna e cofinanziato con oltre 450mila euro di risorse europee. Progetto che si integra con il desk per il recruitment condiviso con le imprese, per la

me ad Ant, gli eventi pubblici sul consumo consapevole. Strategica poi la proiezione internazionale del Centro, con l’apertura di sedi di rappresentanza a Dubai e Abu Dhabi grazie al bando assegnato dalla Camera di Commercio Italo-Emiratina.

CAMPAGNOLA, IL 2024 CONSOLIDA BILANCIO ED ESPORTAZIONI

selezione delle risorse umane competenti da inserire in azienda, realizzato insieme a Lavoropiù. “Alla base c’è una visione integrata: lavoro di qualità, formazione e crescita professionale per rafforzare l’intera filiera per attrarre, selezionare e trattenere competenze”, spiega il presidente. Tra i driver di trasformazione, c’è poi il bando PNRR da 10 milioni di euro a fondo perduto, che cambieranno il Centro sotto i profili della tecnologia, dell’offerta e della sostenibilità: “Le risorse rappresentano quasi il doppio del fatturato annuo della piattaforma, un grande lavoro di squadra si rende necessario per spendere bene e nei tempi”, evidenzia Marcatili. Va poi rafforzandosi l’identità civica del CAAB, forte di iniziative solidali, realizzate in partnership con Rise Against Hunger, i percorsi di educazione alimentare nelle scuole insie-

Un bilancio che ha superato i 23 milioni di euro, con un utile di quasi 2,5 milioni: per Campagnola, da oltre 67 anni protagonista mondiale nella progettazione e produzione di sistemi elettrici e pneumatici per la potatura e la raccolta agevolate, con 59 dipendenti, il 2024 ha confermato la solidità dell’approccio dell’azienda bolognese. “Le nostre linee top di gamma hanno registrato una crescita significativa, sia in termini di volume che di valore. Per la nostra azienda questo si traduce nel consolidamento della presenza non solo sul mercato italiano, ma anche nei principali Paesi europei ed extra-Ue, a testimonianza della forza del prodotto e della coerenza della nostra strategia”, spiegano dall’impresa di Zola Predosa, a pochi chilometri da Bologna. “Ma la vera leva competitiva non è solo il prodotto, pur essendo di altissimo livello in termini di prestazioni e affidabilità. Sono le persone: è grazie al valore umano che Campagnola continua a distinguersi. In un mondo che corre, dove molti inseguono le mode o rincorrono i trend, noi restiamo fedeli alla nostra cultura: ascoltare i clienti, costruire con loro relazioni solide e crescere insieme. Questa capacità di mettersi in discussione, di evolvere mantenendo saldi i propri valori,

non è da tutti, ed è ciò che, oggi più che mai, fa la differenza sul mercato”, rimarcano dall’azienda. I primi passi dell’avventura di Campagnola si compiono nel 1958, quando Vittorio Ferretti fa i primi esperimenti pratici tra le mura di una piccolissima officina di 20 metri quadrati, munito solamente di determinazione e grandi idee. Come quella delle innovative forbici pneumatiche per potare di materiale termoplastico, che dagli Stati Uniti non erano ancora arrivate in Europa, un passo avanti enorme rispetto alle pesanti forbici tradizionali di metallo. Nasce così Super Star, mito nel settore della potatura, la prima forbice pneumatica realizzata in un materiale plastico molto più leggero del metallo. Il prodotto sfonda a livello mondiale e permette a Ferretti di coronare il sogno di sviluppare la sua azienda. Nel 1961 l’area di lavoro cresce da 20 a 200 metri quadrati e vent’anni dopo si creano i presupposti per diventare una società a responsabilità limitata. Dal 1983 la sede si trova a Zola Predosa e, in seguito a vari ampliamenti e rinnovamenti, si arriva alla struttura attuale con due capannoni adiacenti e un’area totale di 8.000 metri quadrati. “Dalla fondazione a oggi, la nostra parola d’ordine è sempre stata la ricerca: grazie a uno staff tecnico esperto e dinamico, impegnato nello sviluppo di nuove attrezzature all’avanguardia, l’azienda riesce a offrire, a una clientela esigente, il meglio in termini di prodotti e soluzioni tecnico-commerciali, distinguendosi per qualità, affidabilità, rispetto ambientale e innovazione”, proseguono dall’azienda bolognese. “Ricerchiamo da sempre la qualità, sin dalle prime

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Marco Marcatili, presidente, e Alessandro Bonfiglioli, direttore generale del CAAB, Centro AgroAlimentare di Bologna
Una parte del team di Campagnola

fasi di lavoro, ponendo la massima cura nei successivi momenti di collaudo con test di compatibilità elettromagnetica, di rumorosità e di verifica delle vibrazioni mano-braccio e macchina-corpo, con la consapevolezza di avere il dovere di progettare e realizzare macchine e attrezzature conformi alle vigenti normative sulla sicurezza”. Campagnola vanta oggi una rete vendita estesa su tutto il territorio mondiale. La rete commerciale, presente in modo capillare sul territorio, è composta da centri di vendita e assistenza autorizzati nazionali ed esteri, presenti in oltre 50 Paesi nei cinque continenti, che da anni rappresentano con successo il marchio Campagnola. Lo spirito che anima tutto il personale dell’azienda è quello di fornire un rapporto personale, umano e tecnico prima ancora di finalizzare la vendita del prodotto.

CARPIGIANI,

ANZOLA DIVENTA

CAPITALE ITALIANA DEL GELATO

Anzola Emilia diventa la capitale mondiale del gelato. Dal 27 al 31 ottobre la sede di Carpigiani Gelato University, la scuola internazionale dei gelatieri di successo che ogni anno accoglie più di 5.000 studenti in 29 campus nel mondo, si prepara ad ospitare 150 gelatieri europei provenienti da 17 Paesi nell’ambito di Gelato Festival World Masters, il tour internazionale alla ricerca del miglior gelatiere al mondo. L’obiettivo è avanzare nel percorso di qualificazione verso la finale mondiale che si terrà nel 2026 e che completerà un percorso iniziato nel 2022 con 4.000 gelatieri coinvolti e centinaia di selezioni locali

in tutto il mondo. La dolce competizione è organizzata da Gelato Festival in collaborazione con Carpigiani e Sigep - Italian Exhibition Group. I prossimi appuntamenti in programma prenderanno il via con il Carpigiani Day, la seconda semifinale italiana di Gelato Festival World Masters, che il 27 e 28 ottobre vedrà 75 gelatieri provenienti da 15 regioni sfidarsi per conquistare uno degli 8 posti per la finale italiana, in programma al Sigep 2026. A seguire, il 30 e 31 ottobre si svolgeranno le finali dedicate alla Spagna (9 gelatieri che si sfideranno per 3 posti), all’Ungheria (9 gelatieri per 2 posti), alla Polonia (8 gelatieri per 2 posti), alla Repubblica Ceca (9 gelatieri per 2 posti), al Belgio (9 gelatieri per 2 posti), alla Grecia (9 gelatieri per 2 posti) e al resto d’Europa con 22 gelatieri provenienti da Bulgaria (2), Francia (5), Paesi Bassi (3), Norvegia (3), Svezia (1), Svizzera (5) e Regno Unito (3). Da questa fase, quattro gelatieri accederanno alla finale mondiale. Sponsor di queste giornate di selezioni saranno: IFI (main sponsor), Hiber, Pregel. A supportare l’evento sarà Filicori Zecchini. Gusto, struttura, creatività e presentazione verbale ed estetica sono i quattro parametri con i quali nel corso della manifestazione i gelati artigianali saranno valutati da una giuria di professionisti del settore gastronomico, giornalisti e chef locali, promuovendo in particolare la scelta degli ingredienti, la maestria degli artigiani nell’elaborare la ricetta, la capacità di comunicare il gusto portato in competizione e il risultato complessivo valutato attraverso la vista, il gusto e l’olfatto. Con l’edizione 2022-25 Gelato Festival World Masters arriva al tredicesimo anno di attività, avendo debuttato a Firenze nel 2010 ispirandosi all’ideazione della prima ricetta di gelato per mano del poliedrico architetto Bernardo Buontalenti nel 1559. Da allora la manifestazione ha allargato i propri confini espandendosi prima nel resto d’Italia, poi in Europa e dal 2017, anche negli Stati Uniti, prima di abbracciare tutto il pianeta con il campionato mondiale dei Gelato Festival World Masters che con l’edizione 2017-2021 ha coinvolto oltre 3.500 gelatieri.

GRUPPO COESIA

ACQUISISCE AUTOWARE

Non si arresta la crescita di Coesia, gruppo bolognese player di riferimento globale nelle soluzioni di packaging avanzate. Lo scorso luglio, infatti, Coesia ha comunicato di aver acquisito la maggioranza del capitale di Autoware, azienda con sede a Vicenza, specializzata nell’integrazione di software per la produzione, la supply chain e il controllo dei processi. Fondata nel 1996, Autoware è un system integrator attivo nel settore del software per l’industria manifatturiera, specializzato nella progettazione, sviluppo e implementazione di soluzioni digitali che guidano la trasformazione delle operazioni produttive. Il portafoglio di Autoware include sistemi MES (Manufacturing Execution Systems), software MOM (Manufacturing Operations Management) e soluzioni SCADA (Supervisory Control And Data Acquisition) per le imprese, principalmente nei settori food & beverage, consumer packaged goods e pharma. “Questa acquisizione rappresenta un altro importante passo nel percorso di trasformazione digitale di Coesia e rafforza il nostro impegno sul fronte dell’Industria 4.0. Integrando la profonda competenza digitale di Autoware con l’ampia conoscenza industriale del Gruppo, ampliamo la nostra capacità di offrire soluzioni end-to-end che migliorano l’efficienza, favoriscono l’innovazione e rispondono alle esigenze in rapida evoluzione dei produttori di tutto il mondo. Questa operazione accelera il nostro impegno nell’essere leader globali nelle soluzioni per la produzione intelligente”, afferma Alessandro Parimbelli, CEO di Coesia. Oltre alla competenza tecnologica, Autoware offre servizi di consulenza strategica per supportare i clienti nella definizione e nell’esecuzione dei loro percorsi di trasformazione digitale; inoltre, l’azienda collabora con numerosi produttori multinazionali leader a livello mondiale ed è riconosciuta per il suo impegno nel fornire ambienti produttivi intelligenti, connessi e sostenibili, capaci di generare vantaggi competitivi duraturi. “Collaborare con Coesia è un’opportunità significativa per creare una piattaforma globale e ampliare la nostra presenza in nuove geografie e mercati. Il vasto portafoglio

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CRIT, 25 ANNI A SERVIZIO DELL’ECCELLENZA MANIFATTURIERA ITALIANA

CRIT, società modenese specializzata in ricerca e analisi di informazioni tecnico-scientifiche, scouting tecnologico e innovazione collaborativa, ha tagliato il traguardo del suo primo quarto di secolo: 25 anni di attività all’insegna della ricerca e dell’innovazione, dello sviluppo di progetti tecnologici applicati all’industria manIfatturiera italiana, del supporto alla crescita per startup del settore automotive e del sostegno alle imprese per accedere a cofinanziamenti pubblici.

Nata a Vignola su iniziativa di 14 prestigiose imprese, CRIT è un broker tecnologico comune che, mettendo a disposizione dei clienti una rete ad alta efficienza di condivisione di soluzioni ed eccellenze tecnologiche, è capace di trovare nel contesto nazionale e internazionale le migliori soluzioni a specifici problemi ed esigenze di innovazione. Oggi la società modenese conta 20 dipendenti e i soci sono saliti a 30: tra loro figurano player di riferimento internazionali nei rispettivi settori, come Alstom, Beghelli, CNH, Datalogic, Ferrari, IMA, Sacmi e Tetra Pak.

In questi primi 25 anni CRIT ha realizzato oltre 600 attività di scouting tecnologico e supportato decine di aziende in settori diversissimi, esplorando temi che spaziano dall’automazione all’intelligenza artificiale, dall’elettrificazione all’idrogeno, dai sensori ai materiali innovativi. Sono state, inoltre, realizzate oltre 80 due diligence tecnologiche, ovvero analisi approfondite del livello di innovatività e competitività di aziende o di startup per conto di investitori. Dal 2021 CRIT è anche in prima linea nel supporto alle giovani realtà innovative italiane, come gestore tecnico del Motor Valley Accelerator, il più importante incubatore italiano di startup del settore automotive e mobilità. Per celebrare questo importante passaggio, a inizio estate CRIT ha realizzato, presso il nuovo campus della Bologna Business School, l’evento “Scouting your next technology: 25 anni di storia e innovazione”: una giornata dedicata alla tecnologia, alla competitività e alle sfide geopolitiche che le imprese italiane devono affrontare in uno scenario globale in costante evoluzione, che ha visto la partecipazione di centinaia di persone tra professionisti, docenti universitari e manager delle aziende del network CRIT.

cellenza tecnologica mondiale, quali Ferrari, Datalogic, Cefla, SCM Group, Tetra Pak, CNH, System Group. Tutti i relatori hanno evidenziato come la costante ricerca dell’innovazione sia un fattore strategico di competitività per chi opera su scenari internazionali e quanto sia importante poter contare su un partner come CRIT per rispondere efficacemente alle sfide dei mercati.

Durante l’evento c’è stato anche spazio per l’analisi delle prospettive future dell’industria italiana, grazie all’intervento di Dario Fabbri, direttore della rivista di geopolitica Domino, che ha tratteggiato gli scenari e le implicazioni che la situazione geopolitica attuale sta comportando per il mondo industriale e per il sistema politico-economico occidentale.

“Guardiamo con orgoglio al cammino percorso in questi primi 25 anni di attività e di successi: questo anniversario segna una nuova partenza verso traguardi ancora più ambiziosi”, afferma Marco Baracchi, direttore generale di CRIT. In un mondo dove il cambiamento tecnologico corre sempre più veloce, infatti, investire in innovazione non è più un’opzione, ma una necessità e per innovare davvero servono conoscenze aggiornate, visione strategica e capacità di cogliere le opportunità giuste al momento giusto.

Il cuore dell’evento è stata la tavola rotonda che ha messo a confronto le figure apicali di realtà italiane ai vertici dell’ec -

“La specificità dei nostri soci è di essere imprese che hanno nell’innovazione tecnologica uno dei fattori chiave del loro successo. Ai nostri clienti offriamo un team di esperti per analizzare le nuove tecnologie, con banche date professionali e tool di IA. In questi 25 anni abbiamo strutturato un network di specialisti che lavorano in università, centri di ricerca e imprese di tutto il mondo: questo consente ai nostri soci e clienti di avere risposte affidabili e in tempi contenuti rispetto a quello che potrebbe fare un tecnico interno. Oggi, stiamo lavorando molto anche sulla Generative AI, che ci aiuta a esplorare una mole ancora maggiore di dati, generare sintesi intelligenti, individuare connessioni tra tecnologie diverse e scoprire opportunità emergenti prima che diventino mainstream. Tuttavia, l’AI è una leva, non una scorciatoia: ciò che fa davvero la differenza è la nostra capacità di leggere, interpretare e contestualizzare le informazioni rispetto agli obiettivi strategici dell’azienda”, conclude Marco Baracchi.

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Il management team di CRIT: da sinistra Marco Baracchi (direttore generale), Federico Corradini (presidente), Michele Frascaroli (direttore tecnico), Monica Verza (office manager)

clienti del Gruppo in settori per noi chiave accelererà ulteriormente la crescita di Autoware, in continuità con la strategia attuale, consentendoci di mantenere il nostro impegno nel fornire soluzioni di alta qualità per la trasformazione digitale della produzione”, sottolinea Luigi De Bernardini, CEO e fondatore di Autoware. Con sede a Bologna, Coesia è un gruppo di imprese specializzate in soluzioni industriali e di packaging altamente innovative con oltre 8.000 collaboratori, più di 130 unità operative e circa 90 impianti produttivi in oltre 30 Paesi in tutto il mondo. Le società di Coesia sono al vertice nei settori delle macchine automatiche avanzate, soluzioni per i processi industriali e ingranaggi di precisione, mentre i clienti del Gruppo operano in una vasta gamma di settori, tra cui aerospaziale, ceramica, farmaceutico, elettronica, sanità, automotive, tabacco, alimentare e bevande, beni di consumo e beni di lusso.

COOP BILANCIAI, 2024 ANNO DI INVESTIMENTI STRATEGICI

Con ricavi consolidati di gruppo per 88,4 milioni di euro, e un utile di oltre 827 mila euro, Società Cooperativa Bilanciai ha chiuso il 2024 riaffermando la propria solidità finanziaria e la leadership nel settore delle tecnologie di precisione per la pesatura. “Il 2024 è stato fondamentale per la crescita ulteriore del nostro gruppo internaziona-

le”, ha sottolineato il presidente Gianluca Verasani. I dati economici della storica azienda della città della bilancia sono stati presentati durante l’assemblea dei soci che si è tenuta a fine giugno, presso il quartier generale di Campogalliano, in provincia di Modena; presenti, a conferma dell’importanza della cooperativa per il tessuto socioeconomico del territorio, anche importanti rappresentanti istituzionali, tra cui Vincenzo Colla, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna. Il bilancio consolidato evidenzia la forza della dimensione internazionale di Cooperativa che, attraverso le sue dieci società controllate e partecipate - di cui quattro industrie di produzione e sei commerciali - opera con successo in Europa e negli Stati Uniti, offrendo lavoro a oltre 500 persone. Concentrando l’attenzione sulla società capogruppo, emerge che l’impresa ha registrato ricavi per 44,2 milioni di euro e un risultato netto di 4,8 milioni di euro; il gruppo conferma, così, la propria capacità di competere sui mercati internazionali. A fronte dei risultati conseguiti, è stata deliberata anche l’attribuzione di 200 mila euro di ristorni ai soci. “Guardiamo al futuro con determinazione e ottimismo”, ha proseguito Verasani. “Gli investimenti del 2024 ci hanno fornito le basi tecnologiche e organizzative per affrontare le sfide dei prossimi anni. Il nostro obiettivo è continuare a crescere sui mercati internazionali, mantenendo sempre al centro i valori cooperativi e le persone che ogni giorno contribuiscono al successo della nostra realtà”. Questi risultati arrivano in un anno particolare, fortemente caratterizzato dall’introduzione, a livello di gruppo, di un sistema ERP, Enterprise Re-

source Planning, che sta già portando ulteriore efficienza operativa, riduzione dei costi e miglioramento dei processi decisionali. La vera forza di Società Cooperativa Bilanciai emerge dai risultati delle società controllate estere, che confermano l’efficacia della strategia di internazionalizzazione perseguita negli anni. Le controllate europee e americana hanno contribuito significativamente ai risultati consolidati, dimostrando la capacità del gruppo di competere con successo sui mercati globali delle tecnologie per la pesatura. “La nostra presenza internazionale non è solo geografica, ma rappresenta una vera e propria rete di competenze e innovazione”, ha aggiunto Verasani. “Ogni nostra controllata apporta valore specifico al gruppo, permettendoci di offrire soluzioni tecnologiche avanzate e servizi di qualità in tutti i mercati in cui operiamo. Questo ci posiziona tra i player europei più importanti nel nostro settore”. Cooperativa Bilanciai, specializzata nella progettazione e realizzazione di sistemi di pesatura, può inoltre contare su un consistente portafogli ordini. Si tratta di una ulteriore conferma dell’apprezzamento da parte del mercato delle soluzioni proposte. Fondata nel 1949, l’impresa di Campogalliano continua a coniugare le sfide del mercato globale con i principi e i valori cooperativistici.

COSEPURI E AUTO ELITE PER UNA SINERGIA

DI RESPIRO INTERNAZIONALE

Una collaborazione fondata su una visione condivisa dell’eccellenza nel trasporto privato, combinando la vasta flotta NCC di Cosepuri con l’esperienza di Auto Elite nella fornitura di servizi esclusivi: le due realtà bolognesi uniscono le forze in una partnership strategica che potenzia il settore della mobilità di lusso, ampliando i servizi a livello nazionale e internazionale. Attraverso questa sinergia, entrambe le aziende rafforzano la loro offerta, garantendo soluzioni personalizzate e un servizio impeccabile in tutta Italia e oltre, grazie al network di clienti di cui Auto Elite dispone in Italia e negli Stati Uniti e a una selezionata rete di corrispondenti italiani e stranieri che rispondono a esigenze

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Gianluca Verasani, presidente di Cooperativa Bilanciai

di mobilità di alta gamma, fornendo, oltre a berline prestigiose, soluzioni di trasporto integrative tramite Suv, taxi acquei, imbarcazioni e jet privati. “Intratteniamo da tempo ottimi rapporti con Auto Elite, fornendo supporto in qualità di fornitori qualificati”, commenta Gino Onofri, presidente di Cosepuri che opera da oltre 50 anni nel mercato del trasporto tramite quattro divisioni operative - auto e bus con conducente, autolinee e trasporto merci. “Il nostro consorzio opera da sempre con l’obiettivo di fornire una risposta di qualità alle esigenze di trasporto di imprese, istituzioni e privati cittadini. Grazie a una collaborazione continuativa con Auto Elite, daremo vita a una stabile e proficua sinergia che, grazie alla diversificazione delle attività e all’allargamento delle stesse su scala nazionale e internazionale, porterà certamente risultati positivi”. “Auto Elite si è specializzata nella realizzazione di programmi di viaggio personalizzati e ha sviluppato una particolare competenza nel trasporto di lusso”, aggiunge Vanes Lillo, general manager di Auto Elite. “Questa partnership non è solo una collaborazione commerciale, ma un modello innovativo di mobilità basato su qualità, affidabilità e personalizzazione. Con un know-how condiviso e una visione strategica a lungo termine, Cosepuri e Auto Elite puntano a ridefinire il concetto di mobilità di lusso, offrendo esperienze di viaggio esclusive e su misura per una clientela sempre più esigente”. Cosepuri prosegue la strategia volta a creare sinergie e relazioni che, come quella con Auto Elite, ampliano il ventaglio dei servizi offerti, ad ulteriore garanzia dei propri soci e della clientela. Creazione di partnership, scambio di relazioni e di nuove opportunità di mercato, ottimizzazione delle attività e dei costi, condivisione di esperien-

za, servizi e, soprattutto, visione strategica sono tutti elementi utili ad accrescere la capacità competitiva di chi opera nel campo della mobilità. In sintesi, il punto di forza di questa collaborazione è la condivisione di obiettivi comuni e di principi quali la professionalità, la qualità del servizio e l’aggregazione, fattori che hanno riflessi positivi sia sulla gestione interna sia sui servizi rivolti al consumatore finale italiano e straniero. Cosepuri, con 247 aziende associate, più di 500 addetti e ricavi per 42 milioni di euro, è da sempre un punto di riferimento nella mobilità bolognese e nazionale, coprendo servizi che spaziano dal noleggio con conducente al trasporto sanitario e merci. La sua rete consolidata lungo l’asse Torino-Milano-Bologna-Firenze-Roma e le collaborazioni con realtà globali, come Uber, confermano la sua capacità di adattarsi alle esigenze del mercato.

BILANCIO 2024

AI MASSIMI STORICI DA 15 ANNI PER CPL CONCORDIA

Da una parte un Margine operativo lordo che supera i 31 milioni di euro, con una crescita del 9,7% rispetto al 2023, dall’altra un Patrimonio netto che arriva a sfiorare i 151 milioni di euro, il tutto a fronte di una stabile generazione di flussi di cassa operativi, mentre il valore della produzione riclassificato del 2024 è di 342 milioni di euro, contro i 326 milioni del 2023. Sono i numeri del bilancio di Cpl Concordia, gruppo cooperativo multiservizi attivo nell’ambito delle energie tradizionali e rinnovabili, che a inizio giugno scorso ha visto approvare il bilancio dell’esercizio 2024 dall’assemblea dei soci. “Il 2024 rappresenta un anno di risultati importanti per Cpl Concordia”, ha dichiarato il presidente di Cpl Paolo Barbieri. “Con un valore della produzione in crescita e un miglioramento dei principali indicatori economici e finanziari, è tra i migliori risultati degli ultimi 15 anni. Con un utile d’e-

sercizio di 5,3 milioni di euro, confermiamo la nostra capacità di generare reddito attraverso l’attività caratteristica, alimentando al contempo nuove prospettive di crescita. In un contesto di grandi cambiamenti mondiali, noi teniamo la barra dritta sugli obiettivi di sviluppo del nostro Piano industriale caratterizzandoci sempre più come partner di imprese ed enti pubblici per una concreta transizione energetica”. La ripartizione per attività conferma che il maggior contributo per 129 milioni di euro è stato offerto dai Servizi di gestione calore e Global service energetico. Il Piano industriale 2025-2030 prevede obiettivi di consolidamento e di crescita degli attuali business; inoltre, fissa obiettivi di sviluppo di nuovi business nel settore delle energie rinnovabili, come l’idrogeno, il biometano e il fotovoltaico per cogliere le opportunità del mercato e contribuire ad una sana e vera transizione energetica. Pilastri fondamentali per il raggiungimento di questi obiettivi sono l’innovazione tecnologica e il forte impegno per la valorizzazione della componente umana, in quanto i soci e i dipendenti rimangono il valore intangibile più alto e potente della cooperativa. L’organico di Cpl a fine 2024 era composto da 1.645 lavoratori, in crescita di 38 dipendenti rispetto al 2023. “Veniamo da sette anni di continui e costanti miglioramenti delle nostre performance, sia economiche che finanziarie. Nel 2024 il nostro Ebitda annuo è

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Paolo Barbieri, presidente di Cpl Concordia

arrivato a essere il doppio della Pfn, e questo dato è il migliore di sempre per Cpl. Inoltre, abbiamo circa un miliardo di euro di portafoglio ordini pluriennali”, ha ricordato Pierluigi Capelli, direttore generale di Cpl Concordia. Che ha proseguito: “Anche grazie a questi dati, nello scorso mese di aprile abbiamo perfezionato un finanziamento in pool di 72 milioni di euro, che ha avuto la partecipazione di tutti i principali istituti di credito nazionali. Si tratta dell’operazione di finanziamento più grande che Cpl abbia mai fatto nel corso della sua storia e rappresenta per noi un importante atto di fiducia e di stimolo per lo sviluppo dei nostri business nell’ambito principale dell’efficientamento energetico. Crescita, sviluppo, equilibrio, qualità, competenze, professionalità e attenzione alla persona rappresentano i driver dei nostri obiettivi per i prossimi esercizi”. Prosegue il percorso di sviluppo sostenibile intrapreso da tempo, nel solco delle linee guida tracciate dal Piano strategico di sostenibilità aziendale 2024-2026 e, a ulteriore conferma, nel 2024 Cpl Concordia ha ottenuto la medaglia d’oro da Ecovadis, piattaforma internazionale di rating della sostenibilità, con un punteggio di 74 su 100, rientrando così nel 5% delle aziende che hanno conseguito questi risultati.

CUBBIT E RAI WAY: INSIEME

PER FORNIRE UNA SOLUZIONE

CLOUD 100% ITALIANA

Cubbit, scaleup bolognese e primo enabler di cloud storage geo-distribuito, lo scorso luglio ha stipulato una business alliance partnership con Rai Way, operatore di infrastrutture digitali integrate e fornitore di servizi per la distribuzione di contenuti media. Con questo accordo, Rai Way integra nella propria offerta i servizi di cloud storage, scegliendo la tecnologia DS3 Composer di Cubbit per abilitare un’offerta edge-to-cloud completamente italiana. La tecnologia DS3 Composer di Cubbit consente ai service provider e alle imprese di creare il proprio cloud storage personalizzato, in linea con la propria strategia IT e le sue evoluzioni nel tempo. Cubbit realizza soluzioni di cloud storage innovative, in grado di garantire

massima resilienza, sovranità e disponibilità del dato. Il cuore della tecnologia è un sistema che “polverizza” i dati archiviati, suddividendoli in frammenti cifrati e distribuiti su più nodi della rete. Nessun file è mai esposto per intero e resta sempre accessibile, anche in caso di attacco informatico o guasto. La scelta di Cubbit da parte di Rai Way nasce dalla volontà di adottare una tecnologia di ultima generazione per offrire ai propri clienti servizi altamente performanti, sicuri e competitivi. La resilienza, la sicurezza e le prestazioni della soluzione Cubbit/Rai Way sono esaltate dalla peculiarità della distribuzione geografica dei data center Rai Way e dall’infrastruttura di rete proprietaria. Rai Way ha integrato la tecnologia Cubbit all’interno dei suoi primi cinque data center di recente costruzione situati a Venezia, Torino, Milano, Genova e Firenze, con una capacità iniziale disponibile di cinque petabyte che sarà dedicata a fornire un’offerta Cloud Object Storage destinata ai propri clienti. “La partnership con Cubbit, azienda tecnologica di riferimento nel settore, rafforza la strategia di Rai Way di fornire alle imprese e alle pubbliche amministrazioni italiane soluzioni e infrastrutture in grado di accelerare la trasformazione digitale. Nello specifico la sinergia tra la presenza distribuita sul territorio dei nostri data center di ultima generazione, la rete di fibra ottica proprietaria che

li connette e una tecnologia innovativa come quella di Cubbit, garantiscono una soluzione sicura e resiliente per il salvataggio e la conservazione dei dati’’, sottolinea Michele Gallo, head of operations datacenter di Rai Way. La tecnologia iper-resiliente e cybersicura di Cubbit è adottata da oltre 400 aziende e partner europei, tra cui Leonardo, player mondiale nel settore della difesa e della cybersicurezza, e utilizzata da Exclusive Networks, distributore globale quotato alla Borsa di Parigi. “La partnership fra Cubbit e Rai Way è una conferma di come la nostra tecnologia si stia affermando come soluzione di riferimento per la gestione dei dati. Con Cubbit identifichiamo partner strategici in alcuni settori verticali e forniamo loro la nostra tecnologia, supportandoli a sviluppare business. In questo modo i clienti finali beneficiano di maggiore sicurezza, resilienza e ottimizzazione dei costi, e possono contare sulla storica relazione che hanno con i nostri partner. Dopo Leonardo nel settore della difesa, siamo orgogliosi di abilitare Rai Way a offrire il miglior servizio sul mercato media e intrattenimento”, conclude Alessandro Cillario, co-CEO e co-fondatore di Cubbit.

LA STARTUP DEEP RADARS PER L’INDUSTRIA DI DOMANI

Nel panorama dell’innovazione tecnologica, l’intelligenza artificiale occupa ormai una posizione di spicco per le sue molteplici applicazioni; tuttavia, lo sviluppo di soluzioni efficaci basate sull’AI presuppone la disponibilità di una grande quantità di dati affidabili. È qui che entrano in gioco i sensori: dispositivi comunemente impiegati nel monitoraggio di macchinari, processi e ambienti, e sorgenti dei dati elaborati dall’AI. Deep Radars, startup di Modena, nasce proprio per supportare le imprese in questo campo, offrendo soluzioni tecnologiche avanzate che si basano su uno specifico tipo di sensore: il radar. I dispositivi radar rivestono un ruolo fondamentale in diversi ambiti, poiché, a differenza di sensori ottici come le videocamere, garantiscono il rispetto della privacy e consentono misurazioni accurate anche in condizioni ambientali difficili (polvere, nebbia, scarsa luminosità, ecc.), in cui altre tec-

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Alessandro Cillario, co-CEO e co-fondatore di Cubbit

nologie risultano inefficaci. Essi trovano già impiego nel rilevamento di presenza, movimenti o anomalie in contesti industriali o logistici. Il successo dei moderni radar è stato reso possibile dai progressi dell’elettronica, che hanno consentito lo sviluppo di dispositivi economici, di dimensioni contenute e che garantiscono un raggio di azione di un centinaio di metri. Queste caratteristiche rendono i radar una scelta ideale in settori in cui la robustezza, l’accuratezza e la continuità del dato rappresentano fattori critici. “Oltre a contribuire all’adozione di soluzioni basate sull’IA, il nostro lavoro risponde anche a esigenze molto concrete e immediate”, spiega Elia Vignoli, CEO della startup modenese. “Molte imprese hanno bisogno di dati accurati per aumentare l’efficienza, garantire la sicurezza dei propri operatori o proteggere la qualità del prodotto. La tecnologia radar è matura, flessibile e affidabile. Eppure, spesso non viene nemmeno presa in considerazione, lasciando sul tavolo vantaggi competitivi importanti. È qui che interveniamo noi”. In soli tre mesi di attività, la startup ha già siglato sette accordi di riservatezza (Nda), segno della fiducia del mercato e dell’interesse crescente verso il potenziale del radar. “Siamo un team di ingegneri appassionati, uniti da anni di lavoro all’interno di Unimore”, ricorda Giorgio Guerzoni, CTO dell’azienda. “Ci capita spesso di osservare un macchinario o un processo industriale e renderci conto che l’uso del radar porterebbe benefici tangibili. Per questo, oltre alla consulenza tecnica, stiamo avviando anche corsi di formazione aperti alle imprese: vogliamo diffondere una cultura dell’innovazione che punti su soluzioni concrete e sostenibili”.

Deep Radars si propone come partner tecnologico completo, capace di accompagnare le aziende dalla definizione delle specifiche di progetto e dallo studio di fattibilità fino allo sviluppo di un prototipo e alla fase di industrializzazione, ove necessaria. Ad oggi i soci hanno già depositato quattro domande di brevetto internazionali su soluzioni sviluppate per i propri clienti. “Tutti i soci fondatori provengono dal medesimo laboratorio universitario”, conclude Pasquale Di Viesti, presidente di Deep Radars. “Dopo anni di collaborazione con le imprese del territorio, abbiamo deciso di trasformare il nostro know-how tecnico in una realtà imprenditoriale capace di fornire soluzioni concrete, personalizzate e industrializzabili”.

ECOCAP’S RIVOLUZIONA

IL PACKAGING DEI FUSTI

CON KEGSYL

Ecocap’s, società del Gruppo Cassoli, inaugura una nuova era nella chiusura dei fusti con un sistema di sigillatura in lamina di alluminio riciclabile. Una soluzione che risponde alle sfide del mercato globale senza rinunciare a qualità e sicurezza: un concentrato di innovazione e produttività, 100% made in Italy. Si chiama KegSyl ed è pensato per sostituire gli attuali tappi in plastica, migliorando performance produttive e impatto ambientale. Tra le aziende del Gruppo Cassoli, protagonista dal 1964 della meccatronica per il confezionamento industriale che continua a innovare nel segno della qualità e della sostenibilità, Ecocap’s, fondata a Bologna nel 2003, è la realtà specializzata nella progettazione di macchine e sistemi avanzati per la personalizzazione e la protezione delle lattine. E da oggi, anche dei fusti. “La nostra tecnologia garantisce una sigillatura

sicura, igienica e sostenibile dei fusti, contribuendo concretamente alla riduzione dei costi e dell’impatto ambientale. Con KegSyl offriamo una soluzione a tutte quelle aziende che vogliono ottimizzare i processi produttivi integrando scelte responsabili e innovative. L’alluminio, materiale leggero, resistente e completamente riciclabile, permette di eliminare la plastica e di semplificare la logistica, grazie alla riduzione dei volumi e dei costi di stoccaggio e trasporto. KegSyl è stato pensato per rispondere alle sfide attuali del mercato: efficienza operativa, igiene e sostenibilità in un unico sistema, senza compromessi su qualità e sicurezza”, sottolinea Jacopo Cassoli, general manager di Ecocap’s. Il sistema KegSyl, che si rivolge a una vasta gamma di settori nei quali l’impiego dei fusti è consolidato o in espansione, consente di sigillare i fusti di ogni tipologia, indipendentemente da altezza, diametro, capacità o tipo di attacco. Attraverso una macchina automatizzata sviluppata da Ecocap’s, una bobina di alluminio viene tagliata e applicata sul collo del keg, garantendo una chiusura sicura, igienica e riciclabile. L’introduzione della macchina a fine linea permette di automatizzare un processo spesso manuale, incrementando la produttività e riducendo significativamente i costi operativi. Una volta ammortizzato l’investimento iniziale, infatti, i benefici in termini di efficienza e risparmio sono tangibili e riguardano la riduzione dei costi del materiale; la riduzione del volume e dello spazio richiesto in magazzino; una maggiore velocità di confezionamento; la personalizzazione della lamina; la riconoscibilità immediata del fusto dall’alto. A giugno 2025 è tra l’altro mancato Paolo

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Il team Deep Radars: Pasquale Di Viesti (presidente), Giorgio Guerzoni (CTO), Giorgio Matteo Vitetta (CIO), Elia Vignoli (CEO)
Paolo Cassoli, fondatore del Gruppo Cassoli e presidente del CdA di Ecocap’s, recentemente mancato

Cassoli, fondatore del Gruppo Cassoli e presidente del CdA di Ecocap’s, pioniere della meccatronica applicata al packaging. Con intuizione e lungimiranza ha guidato la crescita dell’azienda di famiglia trasformandola in un punto di riferimento internazionale, nel cuore della Packaging Valley emiliana. La sua visione - fatta di innovazione sostenibile, qualità produttiva e radicamento nel territorio - continua oggi nelle attività del Gruppo e nelle scelte imprenditoriali delle nuove generazioni. KegSyl è anche il frutto di questo lascito: un’idea che guarda al futuro, con solide radici nel passato.

IL “CAPITALE ECOLOGICO”

DELL’ECOVILLAGGIO MONTALE

VALIDATO DAL CNR

Il verde come patrimonio ecologico ha già accumulato 105 tonnellate di CO2 dal momento del suo impianto e sequestra 30,5 tonnellate di anidride carbonica l’anno tra alberi, arbusti e prato, contribuendo a ridurre le temperature locali contrastando le sempre più frequenti ondate di calore. Questi sono tra i principali benefici ecosistemici di Ecovillaggio Montale misurati dal Consiglio nazionale delle ricerche-Istituto per la Bioeconomia. Di fronte ad attività umane e urbanizzazioni in continuo aumento, la soluzione è investire negli ecosistemi naturali per offrire un rifugio climatico e garantire benessere (nature based solution). Ed è quanto fatto all’ Ecovillaggio, ecoquartiere a Montale, frazione di Castelnuovo Rangone, in provincia di Modena, in cui il verde è al centro e la cui vegetazione ad uso pubblico genera benefici concreti per le persone. Benefici che per la prima volta sono stati misurati dal Cnr-Istituto per la Bioeconomia (Ibe) di Bologna insieme alla valutazione ESG (Environmental Social e Governance) di Marcella Minelli, agronoma, grazie a uno studio condotto dall’Istituto di agraria di Unibo. L’analisi evidenzia come la vegetazione dell’ecoquartiere, composta da quasi 6.000 tra alberi e arbusti, appartenenti a diverse decine di specie diverse, e quasi 8.000 metri quadrati di prato, agisca come un vero climatizzatore naturale in grado di abbassare la temperatura, generare ombra diffusa

e migliorare il comfort termico negli spazi pubblici e privati. Numeri importanti che generano benefici ecosistemici con risvolti concreti per la salute e il benessere delle persone in un’area, la Pianura Padana, tra le più inquinate d’Italia. Ecovillaggio rappresenta un modello di verde strategico che può essere replicato: “L’organizzazione da parte di Ecovillaggio, nelle sue aree verdi sia pubbliche che private, dimostra come un più attento uso funzionale della vegetazione può migliorare l’ambiente, salvaguardare il paesaggio e proteggere dal cambiamento climatico”, affermano Silvia e Carlo Pini, imprenditori di Ecovillaggio. Questi benefici non si esauriscono nella mitigazione dell’impatto ambientale. Infatti, il verde contribuisce a ridurre il deflusso superficiale delle acque piovane (oltre 4 metri cubi all’anno), contrastando il rischio idraulico e alleggerendo

le infrastrutture fognarie urbane. Allo stesso tempo, l’alta biodiversità vegetale favorisce l’impollinazione, supporta la fauna utile e rafforza la resilienza dell’intero ecosistema generando benessere psicofisico non solo in chi abita in Ecovillaggio ma in tutta la comunità di Montale. “L’efficienza dell’area verde di Ecovillaggio nel generare servizi ecosistemici raggiunge un impressionante 85% del suo potenziale massimo, dato che certifica l’efficacia progettuale e gestionale. Un valore aggiunto è rappresentato dalla presenza di piante medicinali e impollinatori naturali, che incrementano l’autosufficienza e la resilienza del sistema. L’ecoquartiere rappresenta un modello replicabile per valorizzare il bene comune e un nuovo modo di pensare le aree urbane e progetti immobiliari”, spiega Minelli. In sintesi, in Ecovillaggio la natura non è solo ornamento, ma vero capitale ecologico, alleato concreto per adattarsi al cambiamento climatico e proteggere le persone dal caldo estremo. Uno spazio dove la sostenibilità si misura, si certifica e, soprattutto, si vive.

ENDURA, NUOVA SEDE E SITO WEB RINNOVATO PER CELEBRARE

45 ANNI DI ATTIVITÀ

Endura, azienda di riferimento nell’innovazione del settore del Pest Control, annuncia con entusiasmo una nuova tappa della propria evoluzione, segnata da tre importanti traguardi: l’apertura della nuova sede all’avanguardia, la celebrazione dei 45 anni

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FAAC FESTEGGIA 60 ANNI CON UN BILANCIO DAGLI OTTIMI RISULTATI

L’anniversario dei 60 anni del gruppo FAAC ha visto l’approvazione del bilancio consolidato dell’esercizio 2024, che evidenzia risultati lusinghieri per la multinazionale bolognese leader nell’automazione e controllo accessi. Ma per festeggiare un momento così importante, l’azienda ha scelto un percorso itinerante, con una serie di eventi nelle principali città italiane, per incontrare clienti, partner commerciali e collaboratori: un’occasione speciale per tornare alle origini, incontrare chi ogni giorno contribuisce al successo dell’azienda e condividere una storia fatta di visione, energia e innovazione.

“Il tour ha preso il via il 19 giugno a Milano ed è proseguito a Bologna il 24 giugno, tappa dal forte valore simbolico: è qui che tutto è cominciato, con l’intuizione di Giuseppe Manini, fondatore dell’azienda. L’evento ha visto la partecipazione di tanti protagonisti della storia di FAAC e un momento speciale: la proiezione di un video celebrativo, dedicato al percorso dell’azienda e alla famiglia Manini, che ha accompagnato i presenti in un racconto emozionante tra passato, presente e futuro”, spiegano dall’azienda.

Ad ogni tappa sono stati richiamati i valori fondanti dell’azienda, quelli che hanno trasformato un’idea nata a Bologna in una realtà internazionale. Il viaggio è poi proseguito con tappe a Firenze (26 giugno), Bari (2 luglio), Torino (16 settembre), Padova (18 settembre), Roma (23 settembre) e Napoli (25 settembre). “Ogni incontro”, proseguono dall’azienda, “è stata un’occasione per rafforzare il legame con il territorio e con le persone che ogni giorno scelgono di credere in FAAC. Sessant’anni di storia sono anche sessant’anni di relazioni, innovazione e crescita condivisa”.

Per quanto riguarda il bilancio 2024, approvato dai soci di FAAC, capogruppo di FAAC Technologies, i dati confermano il percorso di crescita redditizia e sostenibile intrapreso dal gruppo: i ricavi consolidati hanno raggiunto 698 milioni di euro, il livello più alto nella storia del gruppo, con un Ebitda di 120 milioni e un utile operativo di 83 milioni; la generazione di cassa si attesta a 111 milioni di euro, riflettendo la continua generazione di liquidità operativa.

Dopo un 2023 da primato, il 2024 ha consolidato la performance dell’azienda, con ricavi in crescita e margini mantenuti su livelli ele-

vati, nonostante uno scenario più complesso. Questo traguardo è stato possibile anche grazie alle sinergie operative derivate dalle importanti acquisizioni effettuate negli ultimi anni, inclusa l’ultima in Nuova Zelanda, che hanno ampliato l’offerta di soluzioni e servizi e rafforzato la presenza geografica del gruppo.

“Siamo orgogliosi di aver raggiunto questi risultati record nel 2024, nonostante le sfide del contesto globale. Il gruppo ha saputo crescere mantenendo elevata la redditività, a testimonianza della solidità del nostro modello di business e dell’impegno dei nostri team in tutto il mondo”, afferma Andrea Moschetti, presidente esecutivo di FAAC Technologies. “Guardando al 2025 manteniamo un approccio prudente: le tensioni commerciali riaccese tra Europa e Stati Uniti, alimentate dal ritorno della politica dei dazi sotto l’amministrazione Trump, potrebbero influire sul mercato statunitense, il primo per FAAC Technologies in termini di volumi, introducendo nuove incertezze”.

E Moschetti continua: “La politica dei dazi sta già generando volatilità sui mercati e potrebbe riflettersi in un rallentamento della domanda. Tuttavia, restiamo fiduciosi che la domanda globale di soluzioni avanzate per l’automazione degli accessi, unita alla nostra capacità d’innovazione, ci permetterà di proseguire nel percorso di crescita sostenibile nel lungo periodo. Faremo leva sulla diversificazione geografica e sulla flessibilità produttiva acquisita negli ultimi anni per mitigare l’impatto delle eventuali barriere commerciali, continuando a investire in ricerca e sviluppo per anticipare le esigenze dei nostri clienti. La solidità finanziaria del gruppo, testimoniata dall’elevata generazione di cassa del 2024, ci consentirà di affrontare l’emergenza dovuta agli incrementi nei costi di approvvigionamento o dazi, salvaguardando la competitività della nostra offerta sui mercati chiave. Nel medio termine vediamo comunque prospettive favorevoli per il settore: l’aumento della domanda di automazione e sicurezza negli edifici, l’espansione delle smart city e la necessità crescente di soluzioni per la mobilità intelligente continueranno a generare opportunità”.

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Andrea Moschetti, presidente esecutivo di FAAC Technologies

di attività e il lancio di un sito web completamente rinnovato. Questo triplice passo testimonia l’impegno costante dell’azienda bolognese verso il progresso, la qualità e la collaborazione con i propri partner. Con oltre quarant’anni di esperienza, Endura ha saputo adattarsi con successo all’evoluzione del mercato, ampliando costantemente la propria gamma di principi attivi e potenziando le capacità produttive. La nuova sede aziendale, situata in Via del Faggiolo 1/11, sempre a Bologna, rappresenta molto più di un semplice ampliamento fisico: è stata progettata infatti per incentivare la sinergia tra i team, stimolare l’innovazione e rendere i processi ancora più efficienti. “La nuova sede è un pilastro strategico che ci consentirà di servire meglio i nostri clienti e partner, rafforzando il nostro ruolo guida nel settore”, afferma Marianna Vollaro, CEO di Endura. “Abbiamo creato un ambiente dinamico, in cui collaborazione, ricerca e sostenibilità guidano ogni decisione”. Attraverso investimenti mirati, l’azienda continua a rafforzare la propria capacità produttiva, garantendo soluzioni di alta qualità per i clienti di tutto il mondo. Nel 2025, Endura celebra 45 anni di eccellenza nel settore del Pest Control, un traguardo che testimonia l’impegno costante dell’azienda verso la qualità, l’innovazione e la creazione di valore per clienti e partner. “Celebrare 45 anni significa onorare un percorso di crescita, dedizione e passione nel servire i nostri clienti e collaboratori. Incarniamo la tradizione del made in Italy, unendo artigianalità e tecnologia all’avanguardia per offrire soluzioni d’eccellenza”, racconta ancora la CEO dell’azienda. Con uno sguardo rivolto al futuro, Endura prosegue nel suo percorso di innovazione responsabile, puntando sullo sviluppo di soluzioni sempre più sostenibili per un ambiente più sicuro e sano. Questo anniversario non rappresenta solo un momento di celebrazione, ma anche una rinnovata promessa per i prossimi 45 anni di impegno e crescita nel settore. Parallelamente all’apertura della nuova sede, Endura presenta un sito web completamente rinnovato, progettato per offrire un’interfaccia intuitiva e una navigazione ottimizzata. Il nuovo portale permette agli utenti di esplorare facilmente la gamma prodotti, accedere a contenuti tecnici approfonditi e interagire in modo diretto con l’azienda bolognese.

Fondata nel 1980, Endura ha costruito la propria identità sull’eccellenza, sulla ricerca e su una visione orientata al futuro. Grazie a un impegno costante per la qualità e la sostenibilità, ha sviluppato soluzioni sempre più efficaci, tra cui il celebre Piperonyl Butoxide (PBO), affermandosi nel tempo come realtà di riferimento nel settore del Pest Control. “Con la nuova sede e il lancio della piattaforma digitale, Endura rinnova il proprio impegno verso l’innovazione e si proietta con determinazione verso le sfide globali dei prossimi anni”, conclude Marianna Vollaro.

EUROSETS CONTINUA

A CRESCERE E INVESTE

24 MILIONI DI EURO

Prosegue la crescita di Eurosets, player di riferimento globale nella progettazione e produzione di dispositivi medici avanzati che fa parte del Gruppo Villa Maria. L’azienda del distretto biomedicale di Mirandola, nel modenese, ha approvato infatti un piano strategico di sviluppo che prevede un investimento di 24 milioni destinati alla realizzazione dell’ampliamento dello stabilimento, con lavori che dureranno circa 17 mesi (la conclusione è prevista entro il 2026). Attualmente la dimensione coperta dallo stabilimento è di 11.500 metri quadri ai quali se ne andranno ad aggiungere altrettanti, raddoppiando la superficie fino ad un totale di 23.000 metri quadri. L’ampliamento riguarda tutti i settori, dal magazzino materie prime alla nuova camera bianca, che si estenderà per circa 1.200 metri quadri, al reparto di assemblaggio delle apparecchiature elettromedicali; inoltre, verrà realizzato un reparto di ricerca e sviluppo, cuore pulsante dell’azienda, da sempre attenta all’innovazione tecnologica e alle nuove necessità del mercato. Dal punto di vista

della sostenibilità ambientale parte del nuovo fabbricato sarà in classe energetica A3, con illuminazione a LED, un sistema per il recupero delle acque piovane che andranno ad alimentare il canale adiacente di irrigazione e un importante impianto fotovoltaico di oltre 300 Kw. È stata prevista anche un’area dedicata ai corsi di formazione per operatori sanitari e per il personale adibito alla manutenzione delle apparecchiature medicali, che verrà attrezzata con speciali simulatori in grado di riprodurre situazioni reali. “Questo progetto consentirà ad Eurosets di realizzare la crescita di fatturato prevista nel nostro piano strategico quinquennale e, soprattutto, di ampliare l’attuale portafoglio prodotti in ambito cardiopolmonare (CPB) e per il supporto cardiorespiratorio (ECLS), che stanno trovando un riscontro molto positivo dal mercato”, afferma Antonio Petralia, vicepresidente esecutivo e amministratore delegato di Eurosets. Durante tutto il periodo dei lavori la produzione aziendale non subirà rallentamenti grazie anche al sito produttivo avviato poco più di un anno fa a San Giacomo Roncole, frazione del comune di Mirandola. Il progetto, dal punto di vista della ricaduta occupazionale, prevede un incremento dei dipendenti nei prossimi tre anni che dagli attuali 400 arriveranno a circa 600. “Questo non è solo un traguardo industriale, è il simbolo di una collaborazione strategica tra due anime del nostro Gruppo: GVM Care & Research, con la sua rete di ospedali, ricercatori e professionisti sanitari, ed Eurosets, eccellenza manifatturiera e tecnologica nel campo dei dispositivi elettromedicali. Si tratta di un vero e proprio ecosistema integrato, in cui la ricerca clinica e l’ingegneria

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biomedicale si alimentano reciprocamente, e si migliorano sinergicamente. Siamo convinti che l’innovazione più autentica nasca dall’incontro tra chi cura e chi progetta. Tra chi ogni giorno affronta la complessità della malattia e chi lavora per offrire strumenti sempre più efficaci, sicuri e sostenibili”, conclude Ettore Sansavini, presidente di GVM Care & Research. Il progetto tiene conto anche della sostenibilità sociale: nel rispetto del capitolato tecnico, si è data priorità alle imprese locali con l’intento di favorire l’economia del territorio. Le imprese coinvolte sono: Edil.Cam, Truzzi, Ermatech e Siel Impianti; la progettazione architettonica e direzione dei lavori è affidata allo studio Inhabito di Medolla.

17° ANNO DI DICHIARAZIONE DI SOSTENIBILITÀ PER FLORIM

Florim è al suo 17° anno di pubblicazione del report di sostenibilità, che da quest’anno cambia nome in “Dichiarazione di Sostenibilità” anticipando l’adozione dei nuovi standard ESRS previsti dalla direttiva europea CSRD. Un impegno pionieristico avviato dal 2008 per il Gruppo ceramico di Fiorano Modenese che da oltre 60 anni produce superfici ceramiche per tutte le esigenze dell’edilizia, dell’architettura e dell’interior design, e che oggi si rinnova in chiave ancora più trasparente, comparabile e orientata al futuro. “Abbiamo attraversato un altro anno di grandi incertezze ma, nonostante questo, abbiamo raggiunto gli obiettivi industriali e di sostenibilità che ci eravamo prefissati”, scrive il presidente Claudio Lucchese nella lettera agli stakeholder, ringraziando i collaboratori e ribadendo la solidità di un percorso che guarda lontano anche nei momenti più complessi. Riguardo agli investimenti, oltre 300 milioni di euro negli ultimi cinque anni, si segnala che nel 2024 è stato completato un importante progetto di ristrutturazione dello stabilimento di Fiorano Modenese (Plant 1) ed è iniziato un intervento di rinnovo della Florim Gallery, lo spazio che negli anni si è affermato come salotto culturale del distretto ceramico; rafforzata inoltre la presenza internazionale con il nuovo Flagship Store di Londra e il restyling dello

showroom di Milano, mentre sono già iniziate le nuove aperture previste per il 2025, con i primi spazi inaugurati a Roma e Los Angeles, seguiti, a giugno, da quello di Seul. Dal 2011, inoltre sono stati effettuati investimenti mirati alla sostenibilità per 74 milioni di euro, di cui circa dieci milioni solo nel corso del 2024. Sul fronte ambientale, l’azienda conferma investimenti in progetti concreti legati all’energia rinnovabile, all’efficienza energetica, al packaging e all’economia circolare. Anni di ricerca l’hanno resa un punto di riferimento unico per l’attenzione ambientale, come dimostrano i numeri, le certificazioni e i riconoscimenti ottenuti. Proseguono anche le iniziative in ambito sociale con la quinta edizione del Master in Florim, numerose attività di welfare e una nuova piattaforma di formazione interna. Importante anche il sostegno al territorio attraverso le attività della Fondazione Ing. Giovanni Lucchese e del Centro Salute e Formazione, in collaborazione con l’Ospedale di Sassuolo. Inoltre, a fine maggio, si è svolto, in una Florim Gallery rinnovata, l’appuntamento annuale con il Premio Lucchese, iniziativa promossa dalla Fondazione Ing. Giovanni Lucchese, fondatore di Floor Gres e padre dell’attuale presidente di Florim Claudio Lucchese. Sono 11 le borse di studio assegnate in questa edizione a ragazze e ragazzi dell’Istituto di Istruzione Superiore “Alessandro Volta” di Sassuolo che nel 2024 hanno conseguito il diploma di maturità con il massimo dei voti. Il Premio Lucchese, organizzato in collaborazione con la Società Ceramica Italiana, si inserisce nel calendario di iniziative ed eventi promossi dalla Fondazione Ing. Giovanni Lucchese che concentra

i propri sforzi a sostegno del territorio locale. Alla cerimonia hanno partecipato anche gli studenti delle classi IV di tutti gli indirizzi dell’Istituto, chiamati ad intervenire per un confronto sull’argomento della giornata: “Vintage o avanguardia? Cosa i ragazzi di oggi custodirebbero dell’epoca dei propri genitori e cosa invece anticiperebbero tra i megatrend del futuro?”. A condurre l’evento, come da tradizione, il giornalista Leo Turrini.

FESTIVAL RESPIGHI BOLOGNA: UN CARTELLONE INTERNAZIONALE CON IL CUORE NELLA CITTÀ

Giunto alla sua IV edizione, il Festival Respighi Bologna è il primo festival residente dedicato a uno dei massimi compositori italiani del Novecento, Ottorino Respighi, nella città che gli diede i natali. Un progetto ambizioso che, come racconta Maurizio Scardovi, direttore artistico del Festival, “ogni autunno trasforma Bologna in un grande palcoscenico diffuso. Un intreccio di incontri, concerti ed eventi per celebrare non solo la figura di Respighi, ma anche per riscoprire il ricco patrimonio musicale del primo Novecento italiano”. Fin dalla sua edizione inaugurale nel 2022, il Festival ha trovato in Musica Insieme un partner convinto e appassionato, che ne ha assunto l’organizzazione ospitando star internazionali del calibro di Mischa Maisky e Giovanni Sollima, compagini prestigiose come l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna e la Filarmonica Arturo Toscanini, ma

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I vincitori delle 11 borse di studio assegnate nell'ambito del "Premio Lucchese" di Florim

anche i giovani talenti dell’Orchestra del Conservatorio “Giovan Battista Martini”, guidati da grandi Maestri come Donato Renzetti e Oksana Lyniv. L’edizione 2024 ha segnato numeri significativi, con oltre 7.000 spettatori, 14 istituzioni e più di 200 artisti coinvolti in nove location regionali, tre eventi sold out, due prime esecuzioni assolute e la pubblicazione del libro “Ottorino Respighi. Pittore di suoni.” “Il Festival Respighi Bologna è un progetto corale e multidisciplinare, che mette in rete le principali realtà culturali locali e nazionali. Ogni edizione aggiunge nuovi tasselli al ritratto del compositore e del suo tempo, tra ricerca, creatività e condivisione, a suggellare il ruolo di Bologna Città Creativa della Musica UNESCO”, sottolinea Alessandra Scardovi, presidente di Musica Insieme. Dopo l’avvio della IV edizione alla fine di settembre, il Festival continua venerdì 3 ottobre con Pulcinella, all’improvviso!, spettacolo realizzato in co-produzione con il Teatro del Baraccano, per proseguire domenica 5 ottobre con la tradizionale Cena a Casa Respighi, ospitata nell’elegante cornice di Palazzo Boncompagni. La vocazione internazionale del Festival trova piena espressione domenica 13 ottobre con il debutto a Bologna dell’Orchestra Sinfonica del Teatro dell’Opera e del Balletto di Tirana, diretta da Sergio Alapont, solista Giuseppe Gibboni, vincitore del Premio Paganini. Un altro momento speciale è il concerto celebrativo del Duo pianistico Bruno Canino-Antonio Ballista, che il 16 ottobre, nella storica Sala Bossi del Conservatorio di Bologna,

festeggia i 70 anni di carriera. Segue, il 21 ottobre all’Oratorio di San Filippo Neri, l’omaggio a Guido Alberto Fano nel 150° anniversario della nascita, con l’Ensemble Mark Rothko e il pianista Massimiliano Ferrati. Anche il cinema è protagonista: sabato 19 ottobre al Cinema Modernissimo viene proiettato The Anatomy of a Symphony Orchestra (1970), in cui il grande Leonard Bernstein racconta e dirige I Pini di Roma. Il 25 ottobre, al Comunale Nouveau, il Festival si conclude con il nuovo allestimento de La bella dormente nel bosco, un progetto didattico firmato da Musica Insieme, Conservatorio e Accademia di Belle Arti di Bologna, con la supervisione tecnica del Teatro Comunale: una “favola in musica” di Respighi che coinvolgerà i giovani artisti con l’obiettivo di trasformarli nei protagonisti di domani. Il Festival Respighi Bologna gode del patrocinio di Confindustria Emilia. Sono previste riduzioni sui biglietti per tutti gli associati. Per info e prenotazioni: 051 271932 | info@festivalrespighi.it

FIERE INTERNAZIONALI

NELLA STRATEGIA DI FOR

Per FOR, azienda di Poggio Renatico, in provincia di Ferrara, che si propone come partner strategico per OEM e rivenditori di attrezzature tecniche, in settori diversificati quali edile, agricolo, movimentazione dei materiali, minerario, macchine mobili non

stradali, energia, riciclaggio dei materiali e industriale, la presenza agli eventi fieristici è una delle priorità della propria strategia aziendale. Dopo la presenza a Farete 2025, l’evento organizzato a inizio settembre a Bologna da Confindustria Emilia, gli appuntamenti della seconda metà dell’anno per l’impresa ferrarese saranno la tedesca Agritechnica, la fiera di Hannover specializzata in meccanizzazione agricola e soluzioni per l’agricoltura, che si terrà dal 9 al 15 novembre, e l’indiana Excon, la fiera di Bangalore che riguarda le tecnologie per la costruzione e le infrastrutture, prevista dal 9 al 13 dicembre. FOR è l’acronimo di Fabbrica Raccordi Oleodinamici e in origine era un dipartimento produttivo all’interno della Borghi Impianti Oleodinamici; nel 1979, poi, FOR viene fondata come società autonoma con la costruzione dell’attuale sede a Poggio Renatico. Con quasi 300 dipendenti, l’azienda nel 2024 ha raggiunto un fatturato di 54,42 milioni di euro, con una quota export del 42% e oltre 900 clienti, di cui 430 all’estero (340 in Europa).“Fin dall’inizio qualità, spirito imprenditoriale e innovazione hanno condotto FOR all’avanguardia della produzione di raccordi e tubi oleodinamici assemblati. La ricerca della qualità viene realizzata con l’impiego di tecnologie produttive moderne e la gestione interna del processo produttivo”, spiegano dall’azienda. I raccordi di FOR sono prodotti da barra trafilata (raccordi diritti) o stampati (gomiti, T, croci e flange). Si tratta di raccordi zincati secondo lo standard ISO 19598, e resistono

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1.400 ore alla ruggine rossa in ambiente di test secondo gli standard ISO 9227 NSS, ASTM B 117/97 e DIN 50021 SS. Per salvaguardarne l’integrità ed evitare la contaminazione, tutti i particolari sono forniti con protezioni sui filetti e altre forme di preservazione. FOR-T-FLEX è il marchio per tubi oleodinamici assemblati e raccordi per tubo oleodinamico. Nello stabilimento di 8.500 metri quadri, si segue ogni aspetto del processo di assemblaggio, dalla progettazione alla spedizione. L’azienda ferrarese ha un’ampia gamma di tubi oleodinamici per alta, media e bassa pressione per soddisfare tutte le esigenze, ed è in grado di offrire condizioni di spedizione speciali come imballi personalizzati e kittaggi. “Grande attenzione viene prestata da FOR al rispetto di tutte le risorse naturali. Utilizzando materiali eco-compatibili, minimizzando gli sprechi e riducendo il consumo di risorse come acqua ed energia, FOR persegue costantemente l’obiettivo di riduzione del suo impatto ambientale”, sottolineano ancora dall’azienda. È del 2023 il primo Report di Sostenibilità del Gruppo Borghi, con l’obiettivo di comunicare in modo trasparente l’approccio, l’impegno e i principali risultati in ambito di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Gli stabilimenti produttivi e logistici di FOR sono dotati dal 2010 di una rete di impianti fotovoltaici, che oggi fornisce oltre il 22% dell’energia totale utilizzata, che corrisponde a oltre 450 mila kg di emissioni di CO2 evitate ogni anno. “Inoltre, la continua razionalizzazione dell’impiego di materia prima nelle fasi di lavorazione, la depurazione totale delle acque di processo e la gestione a recupero di oltre l’80% dei rifiuti prodotti, oltre a perseguire un obiettivo di redditività, garantiscono una efficace riduzione dell’impatto ambientale”, concludono da FOR.

FORMULA IMOLA, LE NOVITÀ 2025

DELL’AUTODROMO FERRARI

L’Autodromo Internazionale Enzo e Dino Ferrari di Imola ha vissuto una prima metà del 2025 all’insegna dell’eccellenza e dei grandi numeri, confermandosi sempre più punto di riferimento internazionale non solo per gli eventi motoristici, ma anche per quelli musicali e culturali. Dal punto di vista sportivo, il circuito ha registrato numeri rilevanti, con eventi di assoluto valore. Il ritorno del FIA World Endurance Championship (WEC) ha richiamato oltre 65.000 spettatori, confermando la passione del pubblico per le gare endurance e il fascino unico della pista imolese. Il clou è però arrivato con il Gran Premio di Formula 1: ben 242.000 le presenze nei tre giorni dell’evento, consolidando il GP del made in Italy e dell’Emilia-Romagna come una delle tappe più iconiche del calendario. Da segnalare anche l’ottimo riscontro per l’European Le Mans Series (ELMS), che ha offerto spettacolo e adrenalina, rafforzando la presenza dell’endurance europeo a Imola; il successo avuto dal ritorno all’Autodromo di una manifestazione di grande valore storico, per l’importanza delle vetture in pista, come l’Imola Classic; il primo appuntamento con l’Aci Racing Weekend, che ha visto in pista i protagonisti del Campionato italiano Gran Turismo Endurance, Formula Regional European Championship, Italian Formula 4

e TCR Italy. Ma il 2025 ha segnato anche un importante rafforzamento della proposta musicale dell’Autodromo. Il concerto di Max Pezzali ha raccolto oltre 85.000 spettatori, trasformando la pista in una gigantesca arena a cielo aperto. Notevole anche il successo degli AC/DC, che hanno infiammato Imola con un live da oltre 70.000 persone, numeri che proiettano l’Autodromo tra le venue musicali più ambite in Italia e in Europa. Un anticipo perfetto per la nascita, prevista dal 2026, della nuova Music Park Arena, spazio permanente dedicato ai grandi eventi musicali. Accanto al successo di pubblico e spettacolo, il 2025 ha visto un cambiamento strategico nella governance di Formula Imola, la società che gestisce l’Autodromo. A partire dallo scorso 1° luglio, infatti, Massimo Monti è stato nominato nuovo amministratore unico, subentrando alla presidenza di Gian Carlo Minardi. Monti, manager di lunga esperienza con una solida carriera alla guida di aziende di livello internazionale, guiderà la società fino al 2028, affiancato dal direttore generale Pietro Benvenuti. L’introduzione dell’amministrazione unica rappresenta una svolta organizzativa importante: una struttura più snella, agile e funzionale, pensata per affrontare un contesto in continua evoluzione, con sfide e opportunità sempre più rilevanti. Il nuovo corso si inserisce in una fase di forte rilancio e trasformazione: l’Autodromo non è più solo teatro di corse, ma un vero e proprio hub multifunzionale, capace di attrarre pubblico, investimenti e attenzione mediatica. Uno spazio che unisce sport, cultura, economia e identità, diventando sempre più simbolo di una città e di una regione che guardano al futuro con ambizione e visione strategica.

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Photocredit "Isolapress"

LA TIPOGRAFIA

DIVENTA SOCIETÀ B CORP

Tecnologia avanzata e passione artigianale, in un equilibrio che racconta l’evoluzione dell’industria grafica: è il modo in cui ha scelto di lavorare Golinelli, realtà imprenditoriale di riferimento nel settore, con sede a Formigine, in provincia di Modena. E oggi, più che mai, Golinelli pone l’attenzione su aspetti che vanno oltre la semplice produzione: come l’ottenimento della certificazione B Corp, un passaggio fondamentale nel percorso ESG che l’azienda ha iniziato nel 2021, con la modifica dell’oggetto sociale a Società Benefit. Con la certificazione B Corp, l’azienda si impegna a rispettare gli standard per garantire un impatto positivo sui propri dipendenti, sulla comunità e sull’ambiente, conciliando l’economia e il profitto con l’etica, la sostenibilità e il benessere. Sulla base della valutazione B Impact, l’azienda ha ottenuto un punteggio complessivo di 92,2; un risultato positivo considerando che il punteggio medio delle imprese ordinarie che completano la valutazione è 50,9. In Italia, sono circa 330 le aziende che hanno ottenuto la Certificazione B Corp e che sono entrate a far parte di una rete mondiale di circa 10.000 imprese impegnate a promuovere il cambiamento verso modelli di economia a impatto positivo. “Oggi, nella seconda parte della mia vita, sto vivendo esperienze significative di volontariato in alcuni Paesi lontani come Brasile, Ecuador, Eritrea, Malawi, Nicaragua, Sierra Leone, Tanzania, Togo. Il ritorno a casa è sempre traumatico, ma proprio

grazie a queste esperienze ha preso vita il nuovo modo di pensare in Golinelli dove prestiamo attenzione anche alle conseguenze non economiche di ogni nostra decisione aziendale”, spiega Paolo Golinelli, che insieme al figlio Mattia ha seguito le orme del fondatore Guglielmo Golinelli, rispettivamente padre di Paolo e nonno di Mattia, che nel 1951 fondò la Tipografia Golinelli, partita da un semplice torchio che produceva inviti e libretti. “Ci tengo a sottolineare che siamo riusciti a raggiungere questo importante traguardo grazie al lavoro di squadra di tutto il nostro team; questo risultato ci incoraggia sempre più a continuare nel percorso che porta a creare un modello di vita sostenibile che pone al centro le persone e la comunità”, rimarca Paolo Golinelli. L’azienda, che conta 35 professionisti al suo interno, offre servizi di photo proofing, projecting & prototyping, premium packaging e HD fine printing oltre a realizzare coffee table book, premium packaging, fine art calendar, notebook e strumenti di marketing per eventi. “Cerchiamo sempre di dare ai nostri clienti la pièce of mind: a chi ci affida un incarico, oltre a terminarlo nei tempi prestabiliti, offriamo un servizio su misura. In fondo siamo dei sarti della carta: abbiamo mantenuto nella storia il fare le cose fatte bene, provando a fare in modo che il mondo sia più bello”, sottolinea Paolo Golinelli. “Dedichiamo molto tempo alla ricerca, sperimentando infinite combinazioni tra carte, tecnologie e finiture speciali. Investiamo costantemente per ridurre l’impatto ambientale con l’utilizzo di energie rinnovabili, carte FSC e carbon free e riducendo al minimo sfridi di produzione”, conclude Golinelli.

GRUPPO FABBRI

ACQUISISCE

G.F. PACKAGING ESPAÑA

Gruppo Fabbri Vignola, realtà industriale emiliana su scala internazionale nel settore del packaging e specializzata nella produzione e vendita di macchine, film e software per il confezionamento di alimenti freschi e freschissimi, ha annunciato a maggio scorso di aver acquisito G.F Packaging España S.A., società spagnola che opera nel medesimo settore e già dealer di Gruppo Fabbri Vignola per la penisola Iberica, il Nord Africa e il Sud America. L’operazione rappresenta un ulteriore passo strategico nel rafforzamento della posizione di Fabbri sul mercato europeo. Il Gruppo amplia così la rete di filiali su cui può contare nel continente, consolidando la propria presenza sia per la vendita di soluzioni innovative per il packaging alimentare, sia per il supporto tecnico post-vendita in merito a manutenzione ordinaria e straordinaria, integrazione delle linee produttive e servizio ricambi. Al contempo, la presenza consolidata di G.F Packaging España in zone come Nord Africa e Sud America offre un’opportunità di sviluppo coerente con la strategia di mercato del Gruppo in queste aree, così come sta accadendo anche oltreoceano.

“Questa acquisizione testimonia la nostra volontà di rispondere in modo sempre più integrato ed efficace alle esigenze dei nostri clienti e a quelle del settore del packaging alimentare nel suo complesso. Nonostante l’incertezza normativa, politica ed economica del momento, siamo convinti della bontà della nostra strategia, improntata sui valori di sostenibilità, ricerca, innovazione e attenzione alle persone e all’ambiente. Questi sono valori abilitanti un approccio industriale consapevole, caratterizzato da partnership solide, come quella costruita negli anni con G.F. Packaging España. Tali sono i valori del nostro azionista di riferimento, Argos Wityu, che costantemente alimenta, affiancandoci in maniera concreta nel raggiungimento degli obiettivi prefissati”, dichiara Stefano Pellegatta, CEO di Gruppo Fabbri Vignola. In particolare, Manel e Joan Flotats, ex

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Paolo Golinelli, amministratore unico di Golinelli SB

proprietari di G.F. Packaging España hanno ceduto il 100% del capitale sociale ma rimarranno nel management dell’azienda per contribuire fattivamente ai piani di sviluppo di Gruppo Fabbri. “Questa operazione rappresenta un passo importante che ci aiuterà a consolidare il percorso di crescita intrapreso negli ultimi anni e a valorizzare le nostre expertise. Offrire al mercato del packaging una più vasta gamma di prodotti e servizi in maniera pratica e puntuale resterà la nostra priorità; un segno distintivo che troverà nel nuovo assetto societario un’ulteriore valorizzazione”, sottolineano Manel e Joan Flotats. In questa importante operazione Gruppo Fabbri è stata supportata dallo Studio Giovannelli e Associati per gli aspetti societari e da KPMG per la Due Diligence Contabile, Labour e Tax. Con circa 450 dipendenti,

IL CAMPUS DEI CAMPIONI:

DOVE L’INGEGNERIA

INCONTRA IL SOCIALE

A San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna, sta prendendo forma un progetto che coniuga memoria, rigenerazione urbana e impatto sociale. È il Campus dei Campioni, uno spazio di oltre venti ettari nato dalla volontà di trasformare un’area abbandonata in un luogo di incontro, crescita e inclusione. A promuoverlo è Gruppo Ingegneria, società benefit bolognese guidata dall’ingegnere Massimo Di Menna, che ha voluto dedicare questo progetto alle figlie Maia e Micol, scomparse tragicamente. Un gesto che trasforma il dolore personale in una possibilità collettiva, generando valore per l’intera comunità.

130 brevetti attivi concessi in vari Paesi del mondo e il 5% del fatturato annuo investito in ricerca e sviluppo, Gruppo Fabbri offre all’industria, ai trasformatori del fresco e al retail soluzioni che coprono tutti i settori alimentari. Il Gruppo comprende tre unità produttive (due in Italia, una in Svizzera) e otto società di vendita e assistenza nel continente europeo, oltre alla neoacquisita G.F. Packaging España, che nel 2024 ha superato i 13 milioni di euro di fatturato.

re universitario. Il verde diventa così uno spazio di cura, respiro e appartenenza, con sentieri, spazi didattici e aree attrezzate aperte tutto l’anno. “Il cuore del progetto è rappresentato dai servizi che ospita: un ristorante sociale, una palestra accessibile, un teatro, un asilo nel bosco, un centro sociale e un’officina a disposizione di cooperative e associazioni del territorio. Tutte strutture pensate per essere inclusive, sostenibili, e aperte alle fasce più fragili della popolazione”, racconta ancora l’ingegner Di Menna. È attiva anche una scuola parentale immersa nel verde, che propone un modello educativo innovativo, basato sul contatto con la natura e sul coinvolgimento diretto delle famiglie. A tutto questo si affiancano iniziative culturali, laboratori creativi, corsi, momenti di aggregazione che animano il campus come un villaggio dinamico e partecipato. Il Campus

Lontano da ogni retorica, il Campus si presenta come un vero e proprio ecosistema sociale in cui attività educative, culturali, sportive e ambientali si intrecciano. “L’area, un tempo destinata al tiro al piattello, è stata oggetto di una profonda opera di riqualificazione ambientale: sono stati piantati oltre duemila alberi, recuperando una zona dismessa e riconsegnandola alla collettività come parco urbano vivo e accessibile”, spiega Massimo Di Menna, titolare di Gruppo Ingegneria e professo-

dei Campioni è aperto tutto l’anno, un luogo in cui si tengono eventi, spettacoli, percorsi formativi e attività per bambini. Un progetto che non ha cercato visibilità, ma che ha saputo conquistarla grazie alla coerenza tra intenzione e azione, e alla capacità di rispondere a bisogni concreti del territorio. Il riconoscimento ottenuto da parte delle istituzioni locali e della Fondazione Carisbo ne conferma la rilevanza come modello replicabile di riforestazione urbana e innovazione sociale. Ma il vero

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Da sinistra: Stefano Pellegatta (CEO Gruppo Fabbri), Manel Flotats e Joan Flotats, ex proprietari di G.F. Packaging España
Il Campus dei Campioni che sorge a San Lazzaro nell'area un tempo destinata al tiro al piattello

INFORMATICA 80: 45 ANNI DI ATTIVITÀ, TRA INNOVAZIONE

E VALORE ALLE PERSONE

Informatica 80, storica azienda di Carpi, in provincia di Modena, specializzata in soluzioni hardware e software gestionale per le imprese, lo scorso giugno ha festeggiato 45 anni di attività con un evento speciale presso un rinomato ristorante della città.

Al pranzo hanno partecipato tutti i dipendenti insieme alle loro famiglie, a testimonianza del forte senso di appartenenza che da sempre caratterizza l’azienda. Un momento di condivisione autentica, che ha voluto celebrare non solo un importante traguardo imprenditoriale, ma anche il valore delle persone che, ogni giorno, contribuiscono al successo dell’azienda.

“Siamo fieri e orgogliosi di questo traguardo”, dichiara Pier Paolo Bedocchi, presidente del gruppo. "Siamo rimasti tra i pochi produttori di software gestionale per le aziende, in quanto i competitor che avevamo negli anni Ottanta o non ci sono più oppure sono diventati rivenditori di altri. Se siamo ancora, con soddisfazione, sul mercato lo dobbiamo al fatto che siamo considerati dai nostri clienti come 'quelli che con il software risolvono i problemi' e 'quelli che fanno quello che dicono di fare' mettendoci ogni volta la faccia e l’esperienza in ambito consulenziale”.

Fondata nel 1980, quando i personal computer non erano ancora diffusi e si lavorava esclusivamente con i videoterminali, Informatica 80 può essere considerata a pieno titolo una pioniera del software gestionale in Italia. Già in quegli anni, i fratelli fondatori Ferruccio e Pier Paolo Bedocchi, insieme a Marina Taroni, iniziarono a sviluppare soluzioni su misura per le imprese, anticipando l’evoluzione digitale del mondo aziendale.

“Abbiamo iniziato quando non esistevano i personal computer, né internet né i cellulari. Oggi siamo nell’era dell’intelligenza arti-

valore del Campus è dato dalle persone che lo attraversano, lo costruiscono ogni giorno e lo trasformano in un luogo generativo di relazioni e nuove possibilità. Con questo intervento, Gruppo Ingegneria dimostra come l’impresa possa

ficiale. Un percorso straordinario, che continua a stimolarci ogni giorno verso l’innovazione. Del resto, la nostra passione per l’innovazione e per la centralità delle persone non è mai cambiata”, racconta il presidente Bedocchi. Nel tempo, l’azienda è cresciuta ed evoluta, fino a diventare un gruppo strutturato che oggi conta 35 collaboratori, oltre 1.000 clienti attivi e un fatturato superiore ai tre milioni di euro. Il gruppo si compone di tre realtà: Informatica 80 Software, dedicata allo sviluppo di gestionali; Informatica 80 CCS, focalizzata sui servizi di information technology; DOIT80, specializzata nella rivendita del software Microsoft Dynamics NAV. Informatica 80, oggi, è una delle poche realtà italiane indipendenti ancora attive nella produzione di software gestionale, grazie a una visione che ha sempre privilegiato la qualità, l’eccellenza tecnica e un rapporto diretto e continuativo con i clienti.

Un altro fattore decisivo per il successo di Informatica 80 è stato l’importante investimento nella completa riprogettazione del gestionale aziendale. Dopo 12 anni di lavoro, è nato Ginux, un nuovo software pensato per semplificare e migliorare il lavoro quotidiano di ogni utente. Uno dei punti di forza dell’azienda è sempre stato il lavoro su misura: ogni cliente ha esigenze diverse e non esiste un gestionale valido per tutti. Per questo Ginux viene adattato alle specificità di ogni realtà, con personalizzazioni mirate (circa il 20%) che aumentano concretamente l’efficienza operativa.

“La sfida di oggi è offrire un gestionale che non sia solo uno strumento per inserire dati, ma un vero supporto per l’analisi e il controllo, capace di fornire risposte in modo semplice, veloce e integrato. All’inizio, il passaggio dal vecchio sistema 'a videata fissa' al nuovo approccio 'a foglio elettronico' ha sorpreso alcuni utenti, perché ha richiesto un cambio di mentalità. Ma una volta entrati nel mondo Ginux, ogni utilizzatore ha riconosciuto il salto di qualità”, spiega Bedocchi.

Oggi gli utenti attivi sono oltre 2.500, con una crescita annua del 20%. Una scelta vincente è stata anche quella di puntare fin da subito sull’integrazione delle informazioni: Ginux nasce con tutti i moduli già integrati, garantendo così una gestione fluida e completa.

“Guardiamo al futuro con lo stesso entusiasmo con cui abbiamo iniziato, forti delle nostre radici, della nostra esperienza e delle persone che ogni giorno costruiscono insieme a noi questa storia”, conclude Pier Paolo Bedocchi.

essere motore di cambiamento non solo economico, ma anche culturale e civile. “Il Campus dei Campioni non è un monumento al dolore, ma una scelta radicale di vita, aperta agli altri. Un laboratorio di futuro costruito sulle radici più profonde dell’umanità: la solidarietà, la cura e la memoria. Un luogo in cui la bellezza non è solo paesaggio, ma relazione, e dove ogni gesto, ogni incontro, diventa occasione di crescita condivisa”, conclude Massimo Di Menna.

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INGEGNERI RIUNITI FESTEGGIA I 60 ANNI E PRESENTA IL NUOVO SITO WEB

Ingegneri Riuniti ha recentemente festeggiato il proprio anniversario con una festa che ha riunito i clienti, amici e colleghi incontrati lungo gli ultimi 60 anni. Un punto di arrivo ma allo stesso tempo l’inizio di un nuovo percorso: infatti, sessant’anni di storia, oltre duemila progetti realizzati, una reputazione costruita nel tempo con serietà e passione sono la base per il nuovo capitolo che parte dal rebranding completo e dal lancio del nuovo sito web, espressione di un’identità rinnovata e di una visione sempre più orientata al futuro. Una trasformazione che parte dal logo: essenziale, geometrico, contemporaneo. Un simbolo che racconta la multidisciplinarietà e l’evoluzione di Ingegneri Riuniti, restituendo in forma visiva ciò che l’azienda è oggi e ciò che vuole continuare a essere. Concetti ripresi anche dal nuovo payoff del logo, “Human-size built environment”: una sintesi del pensiero che guida ogni scelta. Uno spazio progettato su misura delle persone e dei contesti, dove la conoscenza e la progettazione sono orientate alla centralità dell’uomo, con uno sguardo ampio e consapevole. A completare questo processo di evoluzione è il nuovo sito web: www. ingegneririuniti.it, molto più di una semplice vetrina digitale. Un’esperienza pensata per raccontare chi è oggi Ingegneri Riuniti, con un design essenziale e contemporaneo che riflette l’impegno a progettare con cura, precisione e visione. Nel sito non si trovano solo progetti: ci sono storie, idee, persone e un approccio al lavoro che unisce esperienza e innovazione, guidato da valori solidi e da un team che mette dedizione e responsabilità in ogni intervento.

Ogni dettaglio è stato pensato per restituire l’identità in trasformazione dello studio, la voglia di migliorare continuamente e la determinazione a crescere per affrontare le sfide di domani. Come spiega il presidente Emanuele Gozzi: “Ingegneri Riuniti è un’azienda con una grande storia alle spalle, ma non abbiamo mai smesso di guardare avanti. Questo rebranding è il riflesso di un cambiamento culturale interno: un modo per esprimere con chiarezza la nostra evoluzione, la capacità di affrontare le sfide contemporanee e l’impegno quotidiano verso un’idea di progettazione integrata, sostenibile e condivisa”.

Fondata a Modena da otto ingegneri e un economista nel 1965, l’azienda si distingue fin dall’inizio per la sua visione pionieristica, che rompe con gli schemi tradizionali dell’epoca, puntando su soluzioni integrate e su un team capace di unire ingegneria e architettura in modo innovativo. Inizialmente impegnata nella progettazione di

infrastrutture (strade, urbanizzazioni, reti fognarie, gas e acqua), “successivamente, con l’ingresso di nuovi soci, acquisiamo i settori della progettazione strutturale e poi impiantistica (elettrica, meccanica, antincendio)”, spiega il presidente Gozzi in un’intervista al “Il Quotidiano Immobiliare”. “Infine, nel 2002, tramite una fusione per incorporazione acquisiamo una società attiva nel campo della architettura e del restauro, divenendo di fatto una società multidisciplinare che propone servizi di progettazione integrata, basati sull’utilizzo del BIM come strumento principale di lavoro e sui principi del project management. Da tempo siamo certificati secondo il sistema integrato ‘Qualità sicurezza e ambiente’ ma abbiamo recentemente sentito la necessità di completare questo percorso di professionalizzazione mediante la certificazione della Parità di genere, il Rating di legalità e il Rating ESG. Prevediamo nel 2026 di affiancare il bilancio finanziario 2025 con il primo bilancio di sostenibilità, per poi completare l’iter con una revisione dello statuto che ci porterà a diventare Benefit Company”. Per il prossimo futuro la società con sede a Modena vuole continuare nel “cammino in comune, continuando a portare al centro il senso di comunità”. Come non ricordare l’impegno nei terribili eventi che hanno contraddistinto il nostro Paese: dai progetti per la ricostruzione del terremoto, a cominciare dal terremoto del Friuli nel 1976, da quello della Val Nerina in Umbria nel 1979, poi ancora l’Umbria nel 1997, infine la provincia di Modena nel 2012 e oggi la ricostruzione post terremoto di Amatrice. “Quando si opera in queste condizioni di emergenza, spesso a pochi giorni o ore dall’evento, ci si rende conto della responsabilità che viene affidata grazie alle proprie competenze; responsabilità non solo di dare sicurezza ma di ricostruire un contesto edilizio e territoriale che significa vita nuova per moltissime persone”, ricorda Gozzi. “Infine, vorrei citare gli interventi in ambito industriale. Contribuire alla nascita di uno stabilimento, piuttosto che alla sua messa a norma o al suo ampliamento significa garantire condizioni dignitose di lavoro a molte persone e questo innesca una serie di altri effetti positivi sulla collettività. Dal lavoro nascono le città, i luoghi di scolarizzazione, altre attività commerciali, luoghi per la socializzazione e lo sport; in sostanza nasce e si sviluppa la vita di una comunità”.

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IL FUTURO È NELLA CONSULENZA:

LA VISIONE DEL GRUPPO SACCO ASSICURAZIONI

Da oltre 30 anni, il Gruppo Sacco Assicurazioni è un punto di riferimento per famiglie, professionisti e imprese dell’Emilia-Romagna. Più di una semplice agenzia: una piattaforma evoluta di consulenza, dove competenze assicurative, patrimoniali e legali si integrano in un percorso personalizzato, costruito attorno alle esigenze di ogni cliente. La filosofia aziendale è chiara: partire dai sogni e dagli obiettivi delle persone, e da lì costruire soluzioni che proteggano il presente e guidino il futuro. Dall’analisi dei rischi alla pianificazione successoria, dalla tutela dei professionisti sanitari alla gestione del passaggio generazionale, ogni servizio è calibrato su misura, con metodo certificato. “Ogni cliente ha diritto a una diagnosi unica – racconta Antonio Sacco, fondatore del gruppo. – Lo confermano i numeri, ma soprattutto le storie in cui ci imbattiamo ogni giorno: aziende salvate da inattese criticità, patrimoni tutelati da scelte lungimiranti e relazioni costruite sulla fiducia”. Nata ufficialmente il 1° gennaio 1993, Sacco Assicurazioni è il risultato dell’esperienza consolidata dai suoi fondatori nel settore assicurativo. Da allora, l’azienda, che recentemente si è trasferita in una nuova sede in Via Solarolo 2/R, a San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna, ha intrapreso un percorso di costante evoluzione, attraversando cambiamenti norma-

tivi e innovazioni tecnologiche che l’hanno portata a diventare, oggi, il Gruppo Sacco Assicurazioni. Nel 2007, con l’introduzione di nuove normative, l’agenzia compie un passo decisivo diventando a tutti gli effetti una realtà plurimandataria. “Già allora, offrivamo ai clienti la possibilità di costruire soluzioni assicurative su misura, superando i limiti delle polizze standardizzate. A oggi, grazie alla consapevolezza maturata, abbiamo come missione quella di rimettere le imprese, i professionisti ma soprattutto le persone al centro di un nuovo percorso di consulenza personalizzata. Partendo dalla fine analizziamo le esigenze, ci informiamo sulle necessità, valutiamo la parte che nessuno o pochi considerano. Chiediamo quali siano i sogni e le volontà delle persone, perché ogni persona può e deve sognare” spiega il fondatore Sacco. Oggi più che mai, in un contesto in continua evoluzione, il bisogno di protezione si affianca a quello di pianificazione. Per questo, il Gruppo Sacco Assicurazioni ha ampliato la propria offerta con un nuovo e importante ambito: la consulenza patrimoniale. Un’estensione naturale di un percorso iniziato oltre trent’anni fa. “Sempre più clienti ci chiedevano un supporto più ampio nella protezione dei beni, dei risparmi e nella trasmissione del patrimonio. Abbiamo risposto sviluppando un’area dedicata: affianchiamo il cliente con strategie di ottimizzazione fiscale, tutela dei beni e pianificazione successoria. È un percorso delicato, che richiede competenze specifiche ma anche grande fiducia reciproca; con uno sguardo al lungo termine, siamo in grado

di costruire soluzioni che offrono sicurezza, chiarezza e serenità. Perché proteggere ciò che conta è un impegno concreto, non solo un servizio”, conclude Antonio Sacco.

LAUREA MAGISTRALE HONORIS

CAUSA IN INGEGNERIA GESTIONALE

A FEDERICA MINOZZI

Federica Minozzi, CEO di Iris Ceramica Group, ha ricevuto la Laurea Magistrale honoris causa in Ingegneria Gestionale dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. La cerimonia si è svolta a luglio scorso, presso l’Aula Magna del Polo Digitale, nel Parco Innovazione di Reggio Emilia, alla presenza delle autorità accademiche, dei rappresentanti istituzionali e del mondo produttivo. Il riconoscimento è stato assegnato per i meriti nel campo della gestione industriale, della ricerca e della cooperazione tra impresa e università. “Ricevere una laurea ad honorem in Ingegneria Gestionale rappresenta per me un grande onore. Desidero esprimere la mia più sincera gratitudine all’Università per avermi conferito questa prestigiosa onorificenza. L’heritage valoriale e l’identità pionieristica che mio papà ha saputo imprimere all’azienda sono per me fonte di ispirazione, nonché le fondamenta della visione imprenditoriale del Gruppo: Reengineering Ceramics for the Better. Un approccio che va oltre la concezione tradizionale della ceramica, valorizzandone la capacità di unire bellezza e funzionalità e

vita industriale

Federica Minozzi, CEO di Iris Ceramica Group, e Carlo Adolfo Porro, Rettore di Unimore
Antonio Sacco, fondatore del Gruppo

incarnando appieno il concetto di beautility”, ha dichiarato Federica Minozzi, durante la cerimonia. Laureata in Giurisprudenza, Federica Minozzi ha oltre 26 anni di esperienza come amministratore delegato all’interno di Iris Ceramica Group, azienda fondata dal padre Romano Minozzi. Personalità dinamica e creativa, può contare su una solida esperienza internazionale e su spiccate doti di networking professionale. Tra le attività, segue la gestione dei processi economici e finanziari dell’azienda, con particolare focus sulle aree strategiche dell’innovazione e del change management coordinando la riorganizzazione industriale, l’ampliamento della rete globale e la transizione verso modelli produttivi incentrati su innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale. La sua visione, reingegnerizzare la ceramica per migliorare l’interazione tra le persone e l’ambiente, si contraddistingue per lo spirito audace e innovativo, ponendo alla base del suo agire la cultura che racchiude in sé i valori fondanti del Gruppo: innovazione, sostenibilità ed eccellenza nella qualità. A maggio 2025 è stata insignita del titolo di Cavaliere del Lavoro dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a riconoscimento dello spirito di iniziativa e dell’intelligenza imprenditoriale. Nel corso degli anni ha promosso relazioni continuative con università, centri di ricerca e istituzioni pubbliche, ha sviluppato modelli organizzativi fondati sulla digitalizzazione, sulla valorizzazione delle competenze e sul rapporto con i territori. Ha inoltre sostenuto attività di ricerca industriale con particolare attenzione ai temi ambientali e all’impatto sociale.

ITALPIZZA: LA RICETTA DEL SUCCESSO TRA CRESCITA, INNOVAZIONE E SPIRITO DI SQUADRA

Italpizza, azienda emiliana con sede a Modena nata nel 1991, prosegue la propria crescita. Il gruppo, che conta più di 1.800 lavoratori e ha una capacità produttiva annua, nel ramo pizza, che supera i 430 milioni di pezzi sta conquistando una quota sempre più rilevante di consumatori, sia con i propri prodotti a brand e a marchio, che con quelli dei principali retailer italiani e internazionali. Anche per il 2024, con i prodotti a marchio Italpiz-

za, l’azienda ha guadagnato il titolo di leader nel segmento italiano della pizza surgelata, con una quota di mercato che supera il 20%, confermando un trend di crescita positivo sostanzialmente ininterrotto dal 2022. E la strategia per il futuro è ben chiara: guardare a nuovi mercati internazionali. Ad oggi, le pizze a marchio Italpizza raggiungono i banchi freezer di 35 Paesi nel mondo e l’obiettivo è di conquistarne sempre dei nuovi, consolidando allo stesso tempo la propria posizione nei mercati esistenti. Alle performance del brand, nato solo nel 2016, va aggiunto lo storico segmento della private label, la produzione di prodotti a marchio dei principali retailer nazionali e internazionali, che rappresenta oggi circa i tre quarti del fatturato totale. Risultati come questi si raggiungono anche attraverso una solida strategia industriale di espansione e acquisizione: a partire dal 2020, infatti, assieme allo storico quartier generale di Modena, il gruppo conta altre due sedi in Italia, a Mortara, nel pavese e Castelbelforte, in provincia di Mantova, e due all’estero, in Spagna a Malgrat de Mar e in Francia, a Caudry,

e vanta una gamma completa di tecnologie produttive. Al ramo pizza da qualche anno si affianca anche la produzione di gelati e dessert per la private label, che al momento avviene esclusivamente nello stabilimento di Castelbelforte. Anche sul fronte marketing e comunicazione l’azienda ha scelto di investire in modo strutturato. Dopo la collaborazionecon Marvel del 2024, protagonista dell’estate 2025 è stata la partnership con Universal Pictures e Amblin Entertainment per l’uscita del film “Jurassic World–La Rinascita”. Per l’occasione, due delle pizze più iconiche del brand, la 26X38 e La Numero Uno, sono state proposte nella nuova ricetta Grillfest “Carnivore Edition” con un packaging in edizione limitata. E sono state molte le iniziative di comunicazione realizzate per promuovere questa importate collaborazione, come quella realizzata all’interno di quattro vagoni della metropolitana M4 di Milano: qui, grazie ad una serie di grafiche a tema “giurassico”, sono stati ricreati gli ambienti equatoriali del film, i laboratori segreti e le affamate creature preistoriche. Per celebrare le ottime performance, il Gruppo Italpizza ha organizzato, a fine giugno, “Italpizza Circus”: un evento pensato e dedicato a tutti i dipendenti e collaboratori, un’occasione per esprimere gratitudine a chi contribuisce ogni giorno al successo dell’azienda, una serata per uscire dai consueti ruoli professionali, rafforzare legami e celebrare lo spirito di squadra. L’evento è stato inoltre l’occasione per inaugurare il nuovo spazio verde all’interno della palazzina direzionale del quartier generale di Modena: si tratta del primo tassello di un progetto più ampio, orientato allo sviluppo territoriale e al benessere collettivo che culminerà con la realizzazione di un polo logistico: una visione per il futuro che avrà ricadute positive sul territorio modenese.

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JDENTALCARE,

OLTRE 1.700 DENTISTI AL JDSYMPOSIUM 2025

Oltre 1.700 dentisti provenienti da più di 50 Paesi sono stati ospiti lo scorso giugno a Modena di JDentalCare, azienda punto di riferimento globale nella produzione di impianti dentali, per il JDSymposium 2025, la tre giorni internazionale di approfondimento sull’innovazione nell’implantologia dentale. “Quest’anno il JDSymposium è giunto alla sua undicesima edizione e ha raggiunto risultati incredibili. Anche nel 2025 abbiamo riunito a Modena tantissimi dentisti da ogni parte del mondo per parlare di innovazione in ambito implantare. Una grande comunità globale che ogni giorno si misura con le sfide della pratica clinica e applica nuovi protocolli e tecnologie per migliorare la salute dei pazienti. Il JDSymposium, poi, è un successo che nasce da un grande lavoro di team. Siamo già al lavoro per l’edizione 2026”, ha affermato Giacomo Grandi, CEO di JDentalCare. Il JDSymposium è ormai tra gli appuntamenti più attesi dell’anno nell’ambito dell’implantologia dentale non solo in Italia, ma nel mondo. Il tema di quest’anno, “We belong to something new”, ha fatto da filo conduttore all’intero evento, esprimendo il senso profondo di appartenenza a una comunità globale di professionisti che, con passione e dedizione, guidano il cambiamento in un settore in continua evoluzione. Non si tratta solo di adottare nuove tecnologie, ma di essere parte attiva di un futuro che si costruisce insieme: un futuro fatto di innovazione condivisa, conoscenza trasversale e crescita collettiva. Il format innovativo di tre giorni, introdotto nel 2023, si è confermato un successo anche quest’anno. Il 19 giugno i partecipanti hanno preso parte a una giornata precongressuale interamente dedicata a interventi dal vivo e sessioni pratiche su modelli, per sperimentare direttamente nuovi protocolli chirurgici, apprendere tecniche avanzate e scoprire le ultime novità in implantologia. Un evento diffuso che ha animato tre location strategiche della città: il JDentalCare Training Center, l’RMH Hotel Raffaello di Modena e il nuovo JD Milling Center in via Cavani. Il congresso, poi, si è svolto il 20 e il 21 giugno al Forum Monzani di Modena, location che

per il quarto anno consecutivo ha ospitato l’evento. Le due giornate hanno ruotato attorno al concetto di innovazione applicata all’implantologia, ponendo particolare attenzione al trattamento del mascellare atrofico con il protocollo Maxilla-For-All®, e al flusso digitale con il nuovo protocollo Full Arch Full Digital per la realizzazione implanto protesica con la fotogrammetria e la chirurgia guidata. I partecipanti hanno intrapreso un percorso formativo scandito dai tre capisaldi “Learn. Make. Innovate.”, in un’esperienza immersiva finalizzata al miglioramento della pratica clinica quotidiana. “We belong to something new” ha quindi rappresentato molto più di uno slogan: è stato il manifesto di un’identità collettiva che guarda avanti, con uno sguardo aperto al cambiamento e alle possibilità della ricerca. Una nuova appartenenza, fatta di innovazione, connessione e visione. “Il congresso di JDentalCare ha raccontato l’innovazione in tutte le sue forme: non solo come progresso tecnologico, ma come energia, coraggio e visione. Perché innovare significa superare i limiti, ripensare i paradigmi, aprire nuove strade. JDentalCare si fa promotore di questi valori, raccogliendo ogni giorno la sfida dell’innovazione con determinazione e passione. Un impegno che si traduce in soluzioni implantari avanzate, interamente sviluppate e prodotte in Italia, e orgogliosamente radicate nel territorio di Modena. Un’innovazione che è frutto della ricerca, ma anche della cultura, della storia e della creatività di un territorio che guarda sempre al futuro”, concludono dall’azienda.

KERAKOLL ACQUISISCE IL 60% DI CALTRA NEDERLAND

Kerakoll, Società Benefit certificata B Corp con headquarters a Sassuolo, in provincia di Modena, e attiva a livello internazionale nel settore dell’edilizia, ha annunciato a maggio scorso l’acquisizione del 60% del capitale sociale di Caltra Nederland, azienda olandese specializzata nello sviluppo, produzione e commercializzazione dei cosiddetti supplementary cementitious materials, SCMs e low-carbon clinker. Fondata nel 1984 da Ludo van Nes, l’azienda è passata sotto la guida della figlia Daniëlle e del figlio Stephan nel 2013. Caltra gestisce attualmente tre impianti produttivi, con un quarto impianto in fase di realizzazione sempre nei Paesi Bassi, la cui attivazione è prevista entro il terzo trimestre del 2025. “L’acquisizione di una quota di maggioranza in Caltra segna un ulteriore passo nel percorso di innovazione e sostenibilità di Kerakoll”, ha dichiarato Fabio Sghedoni, vicepresidente di Kerakoll Group. “Gli attuali trend dei mercati ci spingono a pensare in modo più ampio e fuori dagli schemi, ad agire con proattività e ad abbracciare il cambiamento: è esattamente il modo in cui Kerakoll opera fin dalla sua fondazione. Sono veramente felice di accogliere nel Gruppo Kerakoll Daniëlle, Stephan e tutte le persone di Caltra, con cui condividiamo gli stessi valori, la stessa passione e lo stesso impegno verso l’innovazione sostenibile. Credo fermamente che insieme potre-

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mo portare sul mercato soluzioni davvero rivoluzionarie per il nostro settore”. “Con questa operazione strategica”, ha commentato Marco Zini, group CEO di Kerakoll, “il nostro gruppo si assicura un importante presidio internazionale, nel cuore dell’Europa, in termini di know-how su componenti che saranno cruciali per lo sviluppo di cementi alternativi, quali sono gli SCMs e i low-carbon clinker. L’accesso diretto alle migliori fonti di approvvigionamento di queste materie prime strategiche sarà, infatti, sempre più un fattore critico di successo per il futuro sostenibile del mondo dell’edilizia e delle costruzioni”. L’operazione, infatti, è finalizzata ad unire competenze e risorse per sviluppare leganti alternativi a basse emissioni di carbonio, cogliendo le opportunità offerte dalla trasformazione del settore cementizio impegnato nella riduzione degli impatti ambientali e dalle implicazioni per il settore dei premiscelati. La decarbonizzazione dell’edilizia, con il comparto del cemento responsabile di circa il 7% delle emissioni totali di gas a effetto serra, è una delle sfide future più importanti per raggiungere l’obiettivo zero emissioni. L’impiego di additivi, di materiali alternativi e di soluzioni da economia circolare sono alcune dei sistemi più promettenti per riconvertire i modelli di business dell’industry. Dal 1968, anno in cui il gruppo è nato a Sassuolo dall’iniziativa imprenditoriale di Romano Sghedoni, Kerakoll ha avviato un percorso di crescita nel mercato nazionale e internazionale dei materiali per l’edilizia. Oggi opera attraverso tre business unit, focalizzate nel mondo della posa, dell’edilizia e

delle superfici. È Società Benefit e nel 2023 ha ottenuto la certificazione B Corp, a conferma del suo percorso ESG verso un nuovo modello d’impresa per generare valore economico, sociale e ambientale. Con l’espansione internazionale, il gruppo è passato dai circa 11 milioni di euro del 1990 agli oltre 770 milioni attuali, con una quota del 41% sui mercati esteri, e impiega oltre 2.300 persone, dislocate su tre continenti, in nove fusi orari.

LA PETRONIANA OTTIENE

IL GOLD EXCELLENCE AWARD

DI CERTIQUALITY

La Petroniana, società bolognese punto di riferimento nei servizi di pulizia e logistica con oltre 550 dipendenti, ha ottenuto il prestigioso Gold Excellence Award di Certiquality, ente di certificazione accreditato a livello nazionale. Il riconoscimento, consegnato lo scorso 1° luglio da Alessandro Pozzi, area manager Centro Nord di Certiquality, nelle mani di Flavio Guastafierro, amministratore delegato de La Petroniana, alla presenza di Tiziana Ferrari, direttore generale di Confindustria Emilia, premia

le imprese che si distinguono per l’eccellenza nella gestione della qualità, della sostenibilità ambientale, della sicurezza sul lavoro e nella promozione di parità di genere e diversità e inclusione. Si tratta di un riconoscimento del percorso continuo di crescita aziendale, iniziato con la certificazione ISO 9001 per la qualità, poi proseguito con la certificazione ISO 14001 per l’ambiente, ISO 45001 per la sicurezza, PDR 125 per la parità di genere e ISO 30415 per la diversità e inclusione. La più recente attestazione è invece la ISO 14000, che segna un ulteriore passo avanti dell’azienda verso la sostenibilità e stimola una gestione proattiva, l’innovazione e il miglioramento continuo, fondamentali per affrontare le sfide globali come il cambiamento climatico e l’inquinamento. Questa recente certificazione ha richiesto una valutazione rigorosa dei processi aziendali e l’adozione di soluzioni innovative per ridurre le emissioni di carbonio, ottimizzare l’uso delle risorse e minimizzare gli sprechi. “La formazione dei dipendenti ha giocato un ruolo fondamentale, poiché il cambiamento è stato possibile solo grazie all’impegno di tutto il team. Ogni dipendente ha avuto un ruolo cruciale nell’attuazione delle politiche ambientali, comprendendo che la sostenibilità è una responsabilità condivisa; non un obiettivo da raggiungere una volta per tutte, ma un processo in continua evoluzione, che richiede impegno e adattamento costante”, sottolinea Flavio Guastafierro. Con sede a Zola Predosa, alle porte di Bologna, La Petroniana rappresenta dunque un esempio virtuoso di impresa capace di coniugare cre-

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Tiziana Ferrari, direttore generale di Confindustria Emlilia, Flavio Guastafierro, amministratore delegato di La Petroniana, e Alessandro Pozzi, area manager Centro Nord di Certiquality

Nuova Tiguan Fa strada al tuo business

volkswagen.it

• Design dinamico

• Infotainment con Display fino a 15’’

• Assistente vocale IDA

• Nuova gamma ibrida anche Plug-In con oltre 100 km di autonomia in elettrico

La vettura raffigurata è puramente indicativa. Valori massimi: consumo di carburante ciclo comb. 6,9 l/100 km - CO2 177 g/km rilevati dal Costruttore in base al metodo di omologazione WLTP (Regolamento UE 2017 /1151 e successive modifiche ed integrazioni). Equipaggiamenti aggiuntivi e altri fattori non tecnici quali lo stile di guida, possono modificare tali valori. Per ulteriori informazioni presso i Concessionari Volkswagen è disponibile gratuitamente la guida relativa al risparmio di carburante e alle emissioni di CO2

I 40 ANNI DI KAESER COMPRESSORI, TRA INNOVAZIONE, SVILUPPO E SOSTENIBILITÀ

Kaeser Compressori, filiale italiana del gruppo tedesco Kaeser Kompressoren, celebra i suoi primi 40 anni di attività. Fondata nel 1985 a Bologna, Kaeser Compressori si è affermata diventando principale realtà nel settore dei sistemi ad aria compressa professionale, con un modello di sviluppo fondato su investimenti ponderati, espansione commerciale e sostenibilità ambientale. Con un fatturato che nel 2024 ha superato gli 80 milioni di euro e un organico stabile di 160 dipendenti, Kaeser Compressori ha registrato negli ultimi dieci anni una crescita media annua del 10% (Cagr), consolidando ulteriormente la propria leadership nel mercato italiano. L’andamento positivo ha interessato tutti i comparti aziendali, accompagnato da un progressivo rafforzamento delle quote di mercato.

"Il nostro anniversario rappresenta non solo un traguardo importante, ma anche una conferma della solidità di un orientamento strategico di lungo periodo”, dichiara Giovanni Micaglio, amministratore delegato di Kaeser Compressori. “Guardiamo al futuro con ambizione, puntando sull’efficienza energetica, l’ampliamento della rete di distribuzione e una sempre maggiore attenzione alla formazione tecnica e alla digitalizzazione. Kaeser Compressori continua a crescere affidandosi a un modello d’impresa che coniuga innovazione tecnologica e responsabilità ambientale”.

Attualmente, la presenza di Kaeser Compressori in Italia si sviluppa su una presenza capillare formata da filiali locali dirette (Kaeser Center) e una rete di distributori esclusivi (Kaeser Point), oltre a centinaia di dealer. Il piano di sviluppo si focalizza sull’innovazione dei servizi e su un programma strategico di ampliamento dell’offerta che punta a offrire soluzioni quanto più varie e complete per il cliente.

Parallelamente, l’azienda promuove iniziative ad alto potenziale, investendo da un lato nell’introduzione di tecnologie digitali avanzate per il monitoraggio in tempo reale dei consumi energetici, con l’obiettivo di ridurre i costi operativi dei clienti, dall’altro nello sviluppo di percorsi formativi finalizzati a potenziare le competenze tecniche degli operatori del settore e a consolidare il know-how professionale. A supporto di questa visione, Kaeser Kompressoren ha implementato il controller SAM 4.0, una piat-

Giovanni Micaglio, amministratore delegato di Kaeser Compressori

taforma intelligente che consente di monitorare e ottimizzare in tempo reale le prestazioni degli impianti, finalizzato alla massima performance e a una gestione più sostenibile e ad alta efficienza dell’aria compressa.

La sostenibilità rappresenta un pilastro nella linea di indirizzo del gruppo tedesco, che si impegna concretamente nella transizione verso un modello industriale a basso impatto ambientale. L’azienda orienta le proprie attività verso il risparmio energetico, la neutralità climatica e la tutela dell’ambiente, in coerenza con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. In questo contesto si inserisce l’adozione di un Sistema di gestione integrato (Ims) conforme agli standard internazionali ISO 9001, 14001, 50001 e 45001, a garanzia della qualità, dell’efficienza energetica e della sicurezza sul lavoro. Kaeser Compressori risponde in modo mirato alle esigenze di aziende di ogni dimensione, offrendo risposte su misura per ciascun segmento produttivo: dalle piccole imprese che necessitano di soluzioni plug and play, passando per quelle medie, che cercano sistemi versatili ed efficienti, fino ad arrivare alle grandi realtà che puntano su tecnologie avanzate e proposte customizzate per ottimizzare l’efficienza su scala industriale. Dall’automotive alla siderurgia, dalla chimica alla grande industria alimentare e farmaceutica, l’aria compressa è impiegata in un’ampia gamma di applicazioni: dal confezionamento al controllo qualità, dalla movimentazione al raffreddamento industriale.

Nei contesti artigianali e manifatturieri di piccole dimensioni, l’aria compressa è elemento integrante dei processi produttivi: dalla carpenteria metallica alle carrozzerie, dai caseifici ai panifici, fino a falegnamerie e officine meccaniche, dove è essenziale per utensili pneumatici, verniciatura e pulizia. Le imprese di media dimensione, invece, impiegano l’aria compressa in modo più articolato, mentre le grandi corporation rappresentano i maggiori utilizzatori, con impianti centralizzati e infrastrutture complesse.

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scita economica e responsabilità sociale e il premio ricevuto da Certiquality conferma il suo impegno verso un modello organizzativo moderno, sostenibile e attento al benessere delle persone. “Siamo orgogliosi di questo riconoscimento, che premia il lavoro quotidiano di tutta la nostra squadra. Il Gold Excellence Award di Certiquality rappresenta per noi non un traguardo, ma uno stimolo a continuare lungo la strada dell’innovazione, dell’etica e della responsabilità: abbiamo scelto di integrare i criteri ESG nel nostro lavoro non perché dobbiamo, ma perché è il modo giusto di fare impresa. La nostra forza, poi, sono le persone: investire nella loro sicurezza, nella formazione, nella valorizzazione delle diversità e in un ambiente di lavoro inclusivo è la nostra priorità”, conclude l’amministratore delegato de La Petroniana. Il Gold Excellence Award rappresenta un nuovo prestigioso traguardo per l’azienda, tra le poche realtà bolognesi a potersene fregiare, a conferma della sua visione imprenditoriale orientata al futuro e al miglioramento continuo.

LEYTON ITALIA, PARTNERSHIP PER LE SMART FACTORY DEL FUTURO

Leyton, player di rilievo globale nel campo della consulenza operativa, ed Elipsis, realtà emergente nel panorama dell’Industrial IoT e Intelligenza Artificiale, hanno annunciato lo scorso giugno una partnership per offrire valore strategico e concreto alle imprese del settore manifatturiero impegnate nei percor-

si di innovazione digitale, efficienza energetica e sostenibilità. La nuova alleanza nasce dalla volontà condivisa di fare un passo significativo verso l’integrazione tra tecnologia e consulenza, con l’obiettivo di offrire soluzioni trasversali, in particolare alle pmi, nell’evoluzione verso l’automazione IoT industriale, il monitoraggio energetico, la manutenzione predittiva e la data intelligence. La collaborazione unisce le competenze complementari di due realtà consolidate: Leyton Italia garantisce una visione strategica e verticale nei servizi di consulenza per l’ottimizzazione degli investimenti, e i tre aspetti fondamentali della sostenibilità: finanziaria, ambientale e delle persone; Elipsis apporta il suo expertise in soluzioni IoT, sensoristica, data intelligence e AI applicata ai processi produttivi e alla gestione aziendale. Insieme, le due realtà accompagneranno i clienti nella valorizzazione dei dati raccolti e nella loro rielaborazione a supporto di ambiti quali transizione digitale, sostenibilità e ESG, AI & data strategy, automazione ed efficienza. “Questa partnership nasce da una visione comune: aiutare le aziende a trasformare ogni innovazione in vantaggio competitivo reale. Attraverso questo approccio consulenziale, vogliamo facilitare l’accesso alle tecnologie più avanzate, semplificando l’adozione di strumenti intelligenti e sostenibili”, dichiara Michael Lagarde, CEO di Leyton Italia. Presente in Europa, Stati Uniti, Canada e Marocco, Leyton opera come società indipendente di consulenza all’innovazione e nel 2017 ha inaugurato la sua prima filiale in Italia, scegliendo Milano come HQ e aprendo successivamente altre sette sedi sul territorio nazionale, con oltre 200 dipendenti. Affianca aziende di ogni settore e dimensione - grandi imprese, pmi e startup - che vogliono intraprendere un percorso di rinnovamento in ottica sostenibile, supportandole nell’individuazione degli investimenti più adatti da effettuare e nell’accesso a incentivi, agevolazioni e bandi - a livello nazionale ed europeo - per il recupero dei costi sostenuti. L’offerta per il settore manifatturiero tiene conto delle priorità di business profondamente cambiate negli ultimi anni: “Riduzione di costi, efficienza operativa, maggiore sostenibilità economica e ambientale, revisione dei modelli di supply chain sono gli obiettivi a cui tendere per

aumentare la propria competitività; in due parole Smart Manufacturing. Attuando una corretta pianificazione degli investimenti in innovazione, digitalizzazione e sostenibilità, è possibile per le imprese manifatturiere intraprendere un percorso virtuoso di trasformazione digitale e tecnologica, con tutti i benefici che ne conseguono”, evidenzia il CEO di Leyton Italia. “Crediamo fermamente che questa unione di competenze permetterà di offrire una value proposition unica al mercato, volta a costruire insieme le Smart Factory del futuro”, sottolinea Michele Scagliarini, CCO e co-founder di Elipsis.

MAGGIOLI, APPROVATO

IL BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ 2024

Ha approvato, a fine giugno, il Bilancio di sostenibilità 2024 Maggioli, capogruppo del Gruppo Maggioli, punto di riferimento nel settore dell’information and communication technology per la pubblica amministrazione, liberi professionisti e aziende. Il documento, redatto e pubblicato su base volontaria in conformità con le metodologie e i principi previsti dai Global Reporting Initiative (GRI Standards), tenendo in considerazione già la transizione verso gli ESRS, rappresenta la volontà di comunicare, nel rispetto del principio di trasparenza, informazioni che monitorano l’andamento del gruppo in chiave ESG. Nel corso del 2025, in linea con quanto indicato dalla direttiva Corporate Sustainability Reporting Directive, il Gruppo Maggioli completerà il passaggio alla rendicontazione attraverso gli standard ESRS sviluppando un progetto pilota specifico. “Il percorso di evoluzione nella direzione della sostenibilità e della promozione di una cultura d’impresa consapevole e responsabile si conferma per il gruppo un progetto di primaria importanza”, afferma Paolo Maggioli, CEO del Gruppo Maggioli. “Il 2024 è stato un anno sfidante, che ci ha consentito di sviluppare e consolidare opportunità, in linea con il Pnrr, finalizzate al benessere dei cittadini. Contribuire al processo di transizione digitale rappresenta per noi una mission resa possibile dall’impegno di una squadra di oltre 3.300 persone dislo-

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cate su tutto il territorio italiano e all’estero”. Per il Gruppo Maggioli, il 2024 si è concluso in crescita, con ricavi consolidati di 310 milioni di euro (valore del giro d’affari a livello di ricavi consolidati nel 2024), in aumento del 16,2% rispetto al 2023 (+12,3% sull’Ebitda del 2023), di cui il 92% realizzato in Italia e l’8% in Europa e America Latina, suddivisi tra settore pubblico (83,5%) e privato (16,5%). Cresce il numero di clienti, che supera i 45 mila. La popolazione totale del Gruppo è di oltre 3.300 persone, con un aumento del 10% nel 2024 e il 21% di dipendenti under 30. Il Gruppo Maggioli ha implementato obiettivi di sostenibilità ambientale, con focus su materie prime, efficienza energetica e gestione dei rifiuti. I risultati mostrano progressi significativi nel 2024, con trend in costante aumento: la riduzione graduale degli imballaggi in plastica vergine per arrivare all’obiettivo di oltre il 60% di materiale riciclato entro il 2026; l’aumento dell’energia autoprodotta, dell’8% al 31 dicembre 2024, per centrare l’obiettivo di un ulteriore aumento del 4,5% entro il 2026 e del 9% entro il 2028, mentre è del 22% il totale di energia elettrica da fonti rinnovabili sul totale utilizzato nel corso dell’anno in esame. Trend in aumento per i rifiuti destinati al recupero (97%) e per la carta certificata FSC utilizzata (40%). Per quanto riguarda gli obiettivi sociali e Diversity, Equity&Inclusion, si conferma l’impegno del gruppo a migliorare l’occupazione, l’attrazione e la retention dei talenti, anche attraverso consolidati percorsi di formazione e un’attenzione costante alla salute e alla sicurezza dei dipendenti. Si consolida al 41% la percentuale di dipendenti di ge-

nere femminile: il programma di sviluppo del personale e di aumento della popolazione aziendale, con particolare riferimento a quella femminile, ha visto un passaggio di 221 dipendenti su 3.201 da responsabile a Senior director, di cui 70 donne.

MARZOCCHI POMPE

PRESENTA IL REPORT DI SOSTENIBILITÀ

Marzocchi Pompe, impresa bolognese protagonista nella progettazione, produzione e commercializzazione di pompe e motori ad ingranaggi ad elevate prestazioni, ha presentato a fine maggio scorso il primo report di sostenibilità, redatto su base volontaria secondo i criteri degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS). Il documento, che si riferisce alla capogruppo Marzocchi Pompe, segna una tappa fondamentale nel percorso dell’azienda verso una maggiore trasparenza e responsabilità nei confronti dei propri stakeholder, anticipando l’adeguamento alle nuove normative europee sulla rendicontazione non finanziaria previste dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). “In un contesto economico complesso e sfidante, vogliamo ribadire il nostro impegno nel generare valore duraturo e sostenibile”, ha commentato Gabriele Bonfiglioli, amministratore delegato di Marzocchi Pompe. “Questo report è il risultato di un lavoro di squadra che ha coinvolto l’intera organizzazione e testimonia l’orientamento sempre più deciso all’integrazione dei principi ESG nel nostro modello di business. Per noi, sostenibilità significa garantire stabilità e sicurezza nel lungo periodo, creando valore per le nostre persone, i partner, il territorio e l’intera comunità”. Nel corso del 2024, Marzocchi Pompe ha adottato numerose iniziative volte a migliorare l’impatto ambientale, sociale e di

governance della propria attività. Dal punto di vista energetico, l’azienda ha registrato un consumo totale di 5.896 MWh, di cui oltre 300 MWh provenienti da fonti rinnovabili. Circa l’8% dell’energia elettrica utilizzata è stata autoprodotta grazie all’impianto fotovoltaico installato nel 2023 e pienamente operativo da luglio 2024, con una produzione complessiva di 490,7 MWh, parte dei quali è stata immessa in rete e venduta. Le emissioni GHG Scope 1 e 2 (market-based) sono state pari a 2.198 tonnellate di CO₂ equivalente. La produzione di rifiuti ha raggiunto i 634.410 kg, di cui il 90% è stato avviato al riciclo. L’azienda bolognese prevede nei prossimi anni l’implementazione di soluzioni di efficienza energetica per ridurre ulteriormente il fabbisogno di energia, come l’aggiornamento dei macchinari. Sul piano

sociale, Marzocchi Pompe ha impiegato 255 dipendenti, con una presenza femminile pari al 27,5%. Sono state erogate oltre 6.700 ore di formazione e quasi la totalità del personale è assunta con contratto a tempo indeterminato (98,4%) e full time (97,6%). L’ascolto e il coinvolgimento dei dipendenti sono garantiti attraverso canali di comunicazione diretta con HR, RSU e RLS, oltre a survey biennali sulla soddisfazione. È inoltre attiva una procedura di whistleblowing, che assicura la riservatezza del segnalante e lo tutela da eventuali ritorsioni. Da anni è in vigore un sistema di valutazione delle performance aziendali collegato al premio di risultato, che si basa su indicatori di redditività, produttività e qualità. In ambito governance, l’azienda ha selezionato 16 fornitori sulla base di criteri ambientali e sociali, che assicurano che essi contribuiscano positiva-

vita industriale

Paolo Maggioli, CEO dl Gruppo Maggioli

MINERVA OMEGA GROUP: 80 ANNI DI ECCELLENZA NELL’INDUSTRIA ALIMENTARE

La lunga storia di Minerva Omega Group nella produzione di attrezzature per la ristorazione è iniziata nel 1945, dall’intraprendenza di Mario Chiodini. In un garage nel quartiere bolognese San Vitale nasceva “La Minerva”, con la preziosa collaborazione della moglie Maria e poi della figlia Franca, ancora oggi figura di riferimento all’interno della realtà aziendale in affiancamento della terza e quarta generazione.

Per celebrare questo anniversario significativo, lo scorso 23 maggio l’azienda ha accolto dipendenti e collaboratori nello spazio industriale rigenerato di Battirame 11, a pochi passi dalla sede produttiva bolognese. L’evento è stato l’occasione per riaffermare l’identità di Minerva Omega Group: 80 anni di solida presenza sul territorio, crescita ininterrotta e impegno costante nei confronti di dipendenti, clienti e fornitori. È stata presentata una visione strategica per il futuro, incentrata su una riorganizzazione produttiva pensata per rafforzare ancora di più il brand e soprattutto garantire la qualità d’eccellenza dei prodotti riconosciuti e venduti in ogni parte del mondo. “In questi otto decenni, la nostra evoluzione aziendale ha saputo bilanciare due forze solo in apparenza opposte: le solide radici familiari e i nostri principi fondanti, da un lato, e una visione proiettata al futuro dall’altro”, commenta la direzione aziendale. “Quest’ultima ci ha permesso di anticipare le richieste del mercato, abbracciare le innovazioni tecnologiche e guidare un cambiamento costante. È proprio in questo equilibrio virtuoso che risiede la nostra resilienza e la chiave per un rinnovamento aziendale sempre orientato alla continuità familiare. Il nostro ringraziamento va a tutti i dipendenti, passati e presenti, energia della nostra longevità aziendale e insieme costruttori di questo percorso”.

Minerva Omega Group è un riferimento internazionale nella progettazione e produzione di macchine e sistemi all’avanguardia per la lavorazione, la cottura e la conservazione degli alimenti e oggi è guidata da Andrea, Daniele ed Elisabetta, terza generazione della fami-

glia Salati Chiodini che ne ha consolidato il successo e l’espansione. L’azienda rappresenta un’eccellenza tutta italiana che copre l’intera catena del valore del cliente, mettendo al suo servizio una selezione diversificata e completa di attrezzature per ottimizzare sia la produttività che la redditività. Una proposta studiata per rispondere alle esigenze di professionisti sempre più orientati alla ricerca di un unico partner in grado di offrire soluzioni eccellenti per il raggiungimento dei loro obiettivi.

Nel corso degli anni Minerva Omega Group ha saputo arricchire il proprio portafoglio acquisendo marchi storici, e oggi la vasta gamma di macchine, rigorosamente made in Italy, è prodotta all’interno di tre moderni stabilimenti.

Le soluzioni offerte sono pensate per le esigenze di operatori professionali del dettaglio alimentare, della ristorazione e della grande distribuzione organizzata. La gamma include sistemi completi per la lavorazione delle carni (come tritacarne, hamburgatrici, segaossi, mescolatori, insaccatrici, e porzionatrici), degli alimenti (affettatrici, tagliaverdure, pelatrici), sistemi per il confezionamento sottovuoto, fabbricatori di ghiaccio e una selezione di forni per pizza e pane ed attrezzature per il mondo Ho.Re.Ca.

Volendo dare concretezza a questo anniversario, come segno di gratitudine e impegno verso la sua comunità l’azienda ha finanziato una borsa di studio dedicata al Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’Università di Bologna, a favore delle attività di ricerca condotte dal prof. Giovanni Barbara nell’ambito della funzione del microbiota intestinale nella remissione delle leucemie infantili.

Questo traguardo non è infatti solo motivo di celebrazione, ma anche stimolo a guardare al futuro con visione e determinazione, rinnovando l’impegno verso l’innovazione responsabile, la valorizzazione del capitale umano e la centralità del cliente.

Forte di un patrimonio costruito in ottant’anni di lavoro, l’azienda continua a porsi come partner affidabile e dinamico, capace di anticipare le evoluzioni del mercato e trasformarle in soluzioni concrete. La storia di Minerva Omega Group dimostra che tradizione e innovazione possono coesistere armoniosamente, alimentandosi a vicenda: una storia tutta italiana che, con passione e competenza, continua a scrivere nuove pagine nel mondo delle tecnologie per l’alimentazione.

vita industriale

Da sinistra: Daniele Salati Chiodini, Franca Chiodini, Andrea Salati
Chiodini, Elisabetta Salati Chiodini

mente agli obiettivi di sostenibilità e qualità di Marzocchi Pompe. Inoltre, a giugno la realtà bolognese ha presentato la nuova serie di motori Elika: frutto di un’attenta attività di ricerca e sviluppo, rappresentano l’estensione naturale della famiglia di pompe Elika, già affermata sul mercato per la sua innovativa tecnologia brevettata. Sono destinati a convertire l’energia idraulica in energia meccanica e trovano quindi ampio impiego in varie applicazioni industriali quali ad esempio sistemi refrigeranti nonché apparecchiature medicali.

MF CONSULTANT, L’IMPORTANZA

DI METTERE LE PERSONE

AL CENTRO

Far crescere un’impresa oggi significa investire sulle persone. Tuttavia, molte aziende affrontano sfide ricorrenti: team disingaggiati, perdita di figure strategiche, stress diffuso e difficoltà nel costruire ambienti di lavoro sani e attrattivi. Tutto ciò ha un impatto diretto su produttività, clima interno, competitività e costi. MF Consultant di Ferrara nasce per aiutare le imprese a trasformare queste criticità in leve di sviluppo. “Siamo una società italiana di consulenza HR con oltre dieci anni di esperienza, specializzata in head hunting, anche internazionale, executive search, temporary management, coaching e mentoring”, spiega Marisa Ferrara, founder & owner di MF Consultant. “Ogni progetto inizia dall’ascolto: attraverso assessment e strumenti di analisi culturale rileviamo le reali esigenze organizzative, per costruire interventi su misura volti a rilanciare motivazione, appartenenza e spirito di squadra. Una delle sfide più comuni riguarda la difficoltà nel trattenere i talenti. Con i nostri servizi di head hunting ed executive search selezioniamo persone non solo competenti, ma allineate ai valori aziendali. E non ci fermiamo all’inserimento: accompagniamo ogni risorsa con un onboarding strutturato e personalizzato per favorire l’integrazione e ridurre il rischio di abbandono precoce. Questo approccio porta a maggiore continuità operativa, consolidamento delle competenze interne e risparmio sui costi di selezione”. Anche il benessere organizzativo

è ormai una leva strategica. Non si tratta solo di prevenire stress e burnout, ma di costruire ambienti dove le persone possano lavorare con equilibrio e serenità. Secondo ricerche recenti, solo il 21% dei lavoratori a livello globale si sente realmente coinvolto, mentre il 44% sperimenta livelli elevati di stress ogni giorno. Per contrastare questi fenomeni la società ferrarese progetta interventi che includono welfare aziendale, politiche di work-life balance e monitoraggio continuo del clima interno. È un dato di fatto che le imprese che investono sul benessere migliorano reputazione, produttività, stabilità e attrattività. Ma contemporaneamente, negli ultimi anni, la gestione delle persone è diventata ancora più complessa. Le nuove richieste di flessibilità legate al lavoro ibrido e remoto, insieme al crescente impatto della salute mentale, pongono sfide aggiuntive. Secondo Gallup (2023), un lavoratore su cinque ha provato solitudine, rabbia o tristezza per gran parte del giorno precedente, e quattro su dieci dichiarano di essere molto stressati. I manager si trovano a dover coniugare leadership, performance, aggiornamento continuo, gestione dei costi e sviluppo delle persone. Eppure, oggi più che mai, il loro ruolo di ispirare e sostenere i collaboratori è cruciale. Essi sono in una posizione unica per comprendere esigenze, obiettivi e situazioni personali di ciascuno. Ma c’è un limite: molti manager si ritrovano a essere poco coinvolti, riducendo così la loro capacità di guidare il benessere del team. “È qui che entriamo in gioco noi di MF Consultant”, conclude Marisa Ferrara. “Non proponiamo soluzioni standard, ma costruiamo con ogni

cliente percorsi evolutivi personalizzati, basati sull’ascolto, sull’analisi e sull’esperienza. Cambiamenti concreti, sostenibili, misurabili. I vantaggi per le aziende sono evidenti: maggiore coinvolgimento, meno turnover, crescita delle performance e una cultura organizzativa più solida. “Investire sulle persone non è solo una scelta etica, ma la più solida strategia di business”. Per info: www.mfconsultant.it

MOLINI PIVETTI, PROPOSTA

“ARTE DEL PIZZAIOLO”

ACCOLTA DAL MINISTRO VALDITARA

Accolta dal ministero dell’Istruzione e del merito la proposta fatta da Molini Pivetti, azienda ferrarese specializzata nella produzione di farine di grano tenero in attività da oltre 150 anni, e da Academy Iannucci per istituire un percorso formativo in “Arte del pizzaiolo”, con l’obiettivo di dare riconoscimento e valorizzazione alla figura professionale del pizzaiolo. L’incontro si è tenuto nel giugno scorso a Roma, presso il ministero dell’Istruzione. La proposta di Molini Pivetti e Academy Iannucci porterà a un progetto pilota che prevede l’attivazione negli istituti alberghieri di un modulo didattico dedicato alla figura del pizzaiolo, che si comporrà di una parte teorica e una pratica, e sarà realizzato in collaborazione con docenti, pizzaioli esperti e istituzioni scolastiche; Emilia-Romagna e Campania saranno le regioni protagoniste della fase sperimentale del progetto.

vita industriale

Lo staff MF Consultant

NCV FESTEGGIA 40 ANNI E IL RITORNO DELL’UTILE

“Il fatturato ha ripreso a crescere, raggiungendo 35,3 milioni di euro e segnando un +2,4% rispetto al 2023. NCV torna in utile dopo cinque esercizi consecutivi di perdite; anche l’EBITDA segna una decisa crescita rispetto all’anno precedente, passando dallo 0,5% al 2,7%. Contestualmente, abbiamo ridotto l’indebitamento complessivo dell’8,1%”. Così Gabriele Battistin, direttore generale della storica cooperativa bolognese punto di riferimento nei settori dei trasporti e della logistica integrata, ha sintetizzato con soddisfazione, all’assemblea dei soci lo scorso 17 maggio, i risultati dell’esercizio 2024. E il 2025 segna anche un altro momento importante perché il 14 giugno la società bolognese ha festeggiato il quarantesimo anniversario, presso la propria sede di Valsamoggia.

L’assemblea è stata anche l’occasione per sottolineare gli importanti traguardi già raggiunti nell’ambito del nuovo piano industriale: dal successo dell’inaugurazione della nuova sede di 23 mila metri quadrati presso il GPark di Valsamoggia, al valore dell’impegno etico e sociale.

NCV è stata, infatti, la prima cooperativa a sottoscrivere la “Carta metropolitana per la logistica etica” e ha ottenuto il “Rating di Legalità” dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Inoltre, nel 2024 è stata nuovamente premiata dall’UNHCR Italia per l’impegno dimostrato nell’accoglienza e nell’inclusione lavorativa dei rifugiati.

Tra le iniziative più recenti, si segnala l’avvio della “NCV School”, un programma gratuito di prima alfabetizzazione alla lingua italiana, rivolto a soci, socie e dipendenti di origine straniera. Il progetto, realizzato in collaborazione con la Diaconia Valdese di Bologna e la scuola di italiano “By Piedi” di Marina Gherardi, rappresenta un importante passo avanti nella promozione dell’inclusione linguistica e sociale nel settore della logistica, dove è significativa la presenza di lavoratori stranieri.

“Il 2024”, ha quindi evidenziato Gabriele Battistin, in NCV dal 2021, “ha rappresentato l’anno in cui abbiamo iniziato a raccogliere i frutti di quanto seminato nell’ultimo periodo. Stiamo eseguendo le azioni previste nel Piano Industriale 2024-2027, a partire dal consolidamento del rapporto sia con i nostri clienti storici, come Toyota Material Handling Italia, sia con quelli di

Con un fatturato annuale che in Italia supera i 15 miliardi di euro, secondo Coldiretti e Ipsos, la pizza si conferma un pilastro dell’economia agroalimentare nazionale: 2,7 miliardi le pizze che vengono sfornate ogni anno in Italia, una produzione colossale che occupa stabilmente oltre 100.000 lavoratori (200.000 nei fine settimana). A fronte di questa domanda, mancano però pizzaioli qualificati (almeno seimila secondo FIPE) e il 30% delle pizzerie fatica

recente acquisizione, come Deichmann. Per entrambi offriamo il servizio di logistica integrata a 360 gradi, dal ricevimento alla distribuzione sul territorio nazionale. Continuiamo poi a investire in tecnologia e digitalizzazione (nel 2024 gli investimenti complessivi sono stati pari a un milione di euro, tra impianti per la nuova sede e sistemi IT) e confermiamo, per il 2025, la redazione del nostro primo bilancio di sostenibilità”.

Samanta Zucca, presidente di NCV, ha commentato: “Il 2024 ha segnato un momento storico per NCV Logistica: dopo anni complessi, torniamo all’utile. È il risultato di un impegno collettivo straordinario, della resilienza e del senso di responsabilità che da sempre contraddistinguono la nostra cooperativa. Non possiamo e non vogliamo dimenticare il percorso che ci ha condotti fin qui: le difficoltà degli scorsi anni hanno messo a dura prova la nostra tenuta, richiedendo scelte difficili e una profonda riorganizzazione. Desidero ringraziare di cuore ogni singolo socio lavoratore per la comprensione, la flessibilità e l’impegno profuso, spesso andando oltre il dovuto. La fiducia e la perseveranza sono state il motore di questa rinascita. Questo traguardo non è un punto di arrivo, ma un nuovo inizio. Guardiamo al futuro con fiducia, pronti a consolidare i risultati raggiunti e a cogliere nuove opportunità, senza mai perdere di vista i valori cooperativi che ci guidano: mutualità, solidarietà e partecipazione”.

a trovare personale, malgrado i corsi e le accademie specializzate. Di qui l’iniziativa portata avanti da Molini Pivetti e Academy Iannucci, che ha l’obiettivo di valorizzare questa figura professionale attraverso una formazione riconosciuta e certificata, in grado di offrire competenze strutturate, visione tecnica e consapevolezza del proprio ruolo. “È un progetto ambizioso, ma è frutto dell’esperienza maturata sul campo e della consapevolezza che la formazione rap-

presenta un asset strategico per promuovere occupazione qualificata, sostenere i giovani e consolidare il ruolo della filiera agroalimentare italiana”, ha dichiarato Gianluca Pivetti, amministratore delegato di Molini Pivetti. Il ministro Valditara ha espresso vivo apprezzamento per i contenuti e gli obiettivi dell’iniziativa, riconoscendone la rilevanza e il potenziale impatto, riservandosi di firmare il protocollo d’intesa in una fase successiva, al termine delle necessarie

vita industriale

Samanta Zucca, presidente, e Gabriele Battistin, direttore generale, di NCV

valutazioni formali. “Siamo fiduciosi che questo primo importante passo potrà tradursi, a breve, in un impegno condiviso e formalizzato”, ha commentato Vincenzo Iannucci, pizzaiolo e presidente dell’Academy Iannucci, al termine dell’incontro. Il progetto che vede protagonista l’azienda ferrarese parte dalla consapevolezza che valorizzare il pizzaiolo significa investire nella qualità, nella cultura e nel futuro del made in Italy. “Riteniamo necessaria l’attivazione di un percorso formativo riconosciuto e certificato, in grado di offrire competenze strutturate, visione tecnica e consapevolezza del proprio ruolo. Un percorso da avviare d’intesa con il ministero dell’Istruzione, attraverso il progetto pilota ‘arte del pizzaiolo’”, spiegano dall’azienda. “Tra gli obiettivi ci sarà l’introduzione di un modulo didattico sull’arte del pizzaiolo negli istituti alberghieri, con utilizzo delle farine Molini Pivetti, e l’istituzione di una certificazione nazionale MIUR valida come diploma professionale”. Nel 2025 si partirà con lo sviluppo del modulo formativo (teoria e pratica), la collaborazione con docenti, pizzaioli esperti e istituzioni scolastiche e la predisposizione dell’iter per riconoscimento MIUR; nel 2026 si arriverà al progetto pilota in Emilia-Romagna e Campania.

“BUSINESS

SOTTO CYBER ATTACCO”, PUBBLICATA LA GUIDA ALLA CYBERSECURITY DI MY VOICE

Si intitola “Business sotto cyber attacco” il libro scritto da Massimiliano Corradini, figura di spicco nel mondo imprenditoriale e fondatore del cyber-integrator bolognese My Voice. “In un panorama digitale dove le minacce informatiche sono sempre più sofisticate e pervasive, questo libro può diventare un utile strumento per le aziende”, dichiara Corradini. “Quest’opera non è il solito manuale tecnico, ma una guida strategica pensata da un imprenditore per gli imprenditori, per navigare le complesse acque della cybersecurity e trasformare quella che molti vedono come una spesa in un investimento cruciale per la sopravvivenza e la crescita del business”. Oggi infatti nessuna azienda, indipendentemente dalle sue dimensioni o dal settore di appartenenza, può considerarsi immune dai rischi informatici. Dall’attacco ransomware che blocca l’operatività al furto di dati sensibili dei clienti, fino allo spionaggio industriale, le conseguenze di una violazione possono essere catastrofiche. “Business sotto cyber attacco” nasce dalla consapevolezza diretta di Massimiliano Corradini, che riscontra quotidianamente come molti imprenditori sottovalutino questi pericoli o li percepiscano come problemi prettamente tecnici, delegandoli senza una reale comprensione delle implicazioni strategiche. “Viviamo in un’era in cui i dati sono il nuovo petrolio e la connettività è il motore dell’economia. Ignorare la cybersecurity oggi significa mettere a repentaglio non solo i nostri asset digitali, ma il cuore stesso della nostra attività, la fiducia dei nostri clienti e la nostra reputazione, costruita con anni di duro lavoro. Non è più una questione del ‘se’ un’azienda subirà un attacco, ma del ‘quando’ e ‘quanto sarà preparata’. Per questo

la cybersecurity deve salire ai vertici delle priorità di ogni imprenditore”, continua il fondatore di My Voice. Con questa pubblicazione, Corradini offre una prospettiva unica, quella di chi conosce le sfide quotidiane della gestione aziendale e traduce la complessità della cybersecurity in azioni concrete e comprensibili per chi, come lui, è chiamato a prendere decisioni strategiche ogni giorno. Il libro affronta, con linguaggio chiaro e accessibile, molteplici temi, tra cui: come la cybersecurity possa diventare una priorità strategica per le imprese e non sia più delegabile solo al reparto IT, ma debba essere parte integrante della strategia di business e delle decisioni del board; inoltre non è più un semplice costo, ma diventa un vero e proprio investimento, infatti un budget dedicato alla cybersecurity non è una spesa passiva, bensì un investimento attivo che protegge il valore aziendale, assicura la continuità operativa e costruisce un vantaggio competitivo. Il libro analizza anche un altro importante tema: come le conseguenze a lungo termine di un cyberattacco possono nuocere alla reputazione di un’azienda e la perdita di fiducia da parte di clienti, partner e stakeholder può avere ripercussioni economiche ben più gravi del danno diretto iniziale, compromettendo la credibilità e la sostenibilità del brand. Il volume fornisce quindi strumenti concreti, consigli pratici e il modello Zero Trust a 5 livelli per misurare correttamente la postura Cyber delle aziende che sia utile per la valutazione dei rischi specifici della propria azienda, implementare misure di protezione efficaci e creare una cultura della sicurezza all’interno dell’organizzazione.

OSPEDALE DI SASSUOLO

PARTECIPA A #RI-PARTO, WELFARE PER LE MADRI

L’Ospedale di Sassuolo prosegue nel dar corpo a nuove iniziative di welfare aziendale mettendo in campo azioni rivolte ai propri dipendenti e collaboratori, in particolare alle madri lavoratrici. Il progetto presentato dall’Ospedale nell’ambito dell’avviso #Ri-Parto, promosso dal dipartimento per le politiche della famiglia della presidenza del Consiglio dei ministri a livello nazionale, è stato selezionato e ha ottenuto un

vita industriale

finanziamento del valore di circa 290 mila euro. L’avviso, infatti, è stato pensato per mettere a disposizione un sostegno concreto rivolto alle aziende private che si impegnano a promuovere misure di welfare per le lavoratrici madri entro i primi mille giorni di vita dei bambini. “Tra le 113 aziende selezionate in tutta Italia”, ricorda il direttore generale dell’Ospedale di Sassuolo Stefano Reggiani, “siamo l’unico nosocomio insieme a Fondazione Poliambulanza di Brescia, ad aver ottenuto il contributo che dà la possibilità di finanziare importanti misure a sostegno dei genitori. L’obiettivo è agevolare il rientro al lavoro delle madri e favorire concretamente il work-life balance, con strategie organiche di intervento che armonizzino i tempi di cura della famiglia e i tempi di lavoro, specificatamente in ambito sanitario. In tal senso, viene sviluppato un sistema integrato di strumenti quali benefit, facility e servizi alla persona”. L’Ospedale di Sassuolo ha quindi potuto avviare, quest’anno, il progetto biennale “Un ospedale a misura di mamma”, che si articola su programmi indirizzati a due categorie di lavoratrici: quelle con figli al di sotto dei tre anni e quelle con figli fino a 13 anni. Per la prima categoria è previsto un rimborso fino a 1.500 euro l’anno per le spese sostenute per la frequenza dell’asilo nido, per la babysitter e il centro estivo. Non solo. Con il programma ‘Ferie Plus’, l’ospedale offre anche la possibilità di avere a disposizione 24 ore aggiuntive di ferie su base annuale e, sempre per le mamme con figli fino a 3 anni, è garantita – a richiesta – la possibilità di accedere al part time. È previsto infine un percorso specifico per un sereno rientro al

lavoro dopo la maternità. Per chi ha figli più grandi, in età scolare, è stato attivato invece un percorso di supporto che offre, per ogni figlio, due settimane gratuite presso il centro estivo convenzionato con l’azienda o un rimborso di 160 euro per la frequenza in altre strutture. Per tutte le lavoratrici coinvolte nel progetto, inoltre, è possibile fruire di speciali pacchetti ‘benessere’ presso cinque centri convenzionati del territorio.

“Nel nostro settore è sempre più difficile reperire e trattenere in azienda risorse professionali, sia di tipo medico sia infermieristico. In questo contesto, abbiamo scelto di mettere la persona ‘al centro’ investendo e scommettendo su quello che viene definito benessere organizzativo”, spiega Mariangela Vitone, direttrice delle risorse umane. “Parliamo di ambiente di lavoro positivo, opportunità di crescita e formazione, valorizzazione del personale, qualità del management. Ma anche di strumenti in grado di incidere positivamente sull’impatto che un lavoro così sfidante ha sulla vita personale del singolo e delle famiglie. Abbiamo già avviato alcune azioni concrete e l’ammissione a questo finanziamento ci ha consentito di aumentare le misure di sostegno per le donne lavoratrici e, in senso più ampio, rivolte alla genitorialità”.

PIÙSICUREZZA, NUOVO PROGETTO SU REALTÀ VIRTUALE

INSIEME A PROTESA

PiùSicurezza, la società di Imola, in provincia di Bologna, specializzata nella formazione e addestramento dedicati alla sicurezza del lavoro, anche grazie all’idea di utilizzare un campo prove, illustra una delle più importanti novità realizzate: il progetto sulla realtà virtuale ideato insieme a Protesa, azienda del gruppo Sacmi. “Le esperienze in Sacmi hanno fatto da guida”, ricorda Andrea Zaratani, ingegnere, direttore generale di PiùSicurezza, spiegando il progetto sulla realtà virtuale fotorealistica

a partire dalle considerazioni che l’hanno originato. “Già da alcuni anni e con grande interesse e successo vengono infatti utilizzate, a supporto delle attività formative sulla sicurezza, esperienze in 3D standard. Nel tempo è nata la voglia di migliorare ulteriormente tali esperienze alla luce di alcune limitazioni”. E Zaratani aggiunge: “Le grafiche utilizzate e le immagini sono alcuni esempi di limitazione dello strumento, ma non solo, essendo un prodotto francese anche le procedure non sono coerenti con quanto previsto in Italia e i pericoli che si possono rilevare sono standard e non personalizzabili. Per questo, nasce l’idea di approfondire, volendo creare un progetto nuovo maggiormente aderente alla realtà produttiva italiana e successivamente personalizzabile ad ogni ambiente di lavoro”. Il primo passo, nella realizzazione del progetto, è stato quello di coinvolgere un’azienda con grande esperienza tecnologica nell’uso di rendering e immagini in 3D. La scelta è caduta su Protesa. Il passaggio successivo è stato quello di trovare un’azienda cliente, disponibile a fare un percorso di ricerca e sviluppo, utilizzando i propri spazi di magazzino, i macchinari e le procedure interne. L’azienda coinvolta nel progetto pilota è Sacmi con un progetto vero, concreto, al momento in itinere. “Inoltre, abbiamo iniziato a creare una demo di un capannone in tridimensione, scansionato con i macchinari e i pericoli per far ‘toccare con mano’ a un cliente il risultato finale a cui si può tendere con il progetto”, illustra il direttore generale di PiùSicurezza. “Questo progetto è adattabile a ogni azienda, impostando il lavoro su ambientazioni interne come capannoni, magazzini, reparti opera-

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PROASSIST, 10 ANNI DI “SEMPLIFICAZIONE” PER I CLIENTI

“Quando mi sono laureato in Ingegneria civile, nel 2015, non avevo ancora preso contezza dell’altra faccia della luna del settore dell’edilizia: da una parte i cantieri, dall’altra tonnellate di burocrazia. Spinto dalla sensibilità di mio padre, già attivo nel mondo SOA, ho dato forma all’intuizione poi diventata Proassist: creare un’azienda capace di affiancare le imprese nel complicato mondo della pubblica amministrazione, delle gare d’appalto e della certificazione”.

A parlare è Nicolò Alfei, founder e titolare di Proassist, società di Pianoro, in provincia di Bologna, che offre consulenze alle aziende, con specializzazione nel settore edile ma non solo, supportandole nell'ottenimento delle certificazioni ISO, nella partecipazione a gare d'appalto e nell'acquisizione della qualificazione SOA.

“Oggi, a dieci anni di distanza, Proassist continua a crescere con una missione ben precisa: alleggerire il personale delle aziende dalle incombenze amministrative per permettere loro di concentrarsi su ciò che sanno fare meglio”, commenta Alfei. E prosegue: “I primi anni non sono stati semplici: come ogni realtà emergente, ho dovuto affrontare la sfida di farmi conoscere, entrare in contatto con le imprese, conquistare la loro fiducia. Ma passo dopo passo, cliente dopo cliente, Proassist è diventata un punto di riferimento sempre più solido”. All’inizio Nicolò Alfei si occupava personalmente di tutto, dal preparare i documenti per la partecipazione a gare d’appalto, all’iscrizione delle aziende ai portali digitali delle stazioni appaltanti, al dare supporto per avvalimenti, assicurazioni e attestazioni SOA, al gestire l’iter di certificazioni ISO tramite una rete di collaboratori esterni, fino a fornire supporto per la comunicazione su website aziendali.

“Con il tempo ho continuato a investire nella mia formazione”, ricorda Alfei, “frequentando corsi di qualifica come Lead Auditor, fino ad assumere un ruolo diretto nel mondo delle certificazioni ISO, che oggi rappresentano un pilastro dell’attività di Proassist. Attualmente sto completando anche il percorso per diventare valutatore per diversi enti di certificazione. Nel frattempo, la gamma di servizi Proassist si è ampliata, grazie al supporto di collaboratori affidabili e di grande esperienza”. Proassist, oggi, è una rete che coinvolge professionisti specializzati da tutta Italia, in grado di fornire risposte rapide, personalizzate e sempre aggiornate. La società bolognese lavora con clienti su tutto il territorio nazionale, ma anche con realtà estere e con enti pubblici, a dimostrazione della solidità acquisita nel tempo. Tra i servizi offerti la consulenza ISO (9001, 14001, 45001, 37001, 27001, 22000, 50001, 11352, PDR 125, SA8000, PAS 24000, ecc.); la formazione in ambito sicurezza e gestione FGAS; il supporto operativo continuativo alle imprese; l’assistenza 24 ore su 24 per appalti pubblici e adempimenti normativi.

“Operiamo nel mondo della consulenza aziendale con un approccio non convenzionale”, assicura Alfei, “identificando le azioni vincenti delle imprese e mettendole a disposizione delle altre in modo efficace e pratico per renderle vincenti. Gestiamo una grande comunità di imprenditori che fanno la differenza sul mercato, raccogliendo e condividendo le loro azioni vincenti. La condivisione permette inoltre di prevedere assieme quale direzione prenderà il mercato nei prossimi anni”.

“Ciò che mi rende più felice è vedere i miei clienti raggiungere i loro obiettivi, che sia vincere una gara o l’aver portato a termine un corso di formazione necessario allo sviluppo aziendale. So di aver fatto bene il mio lavoro quando un’azienda riesce a crescere anche grazie a una semplice chiacchierata, che spesso si trasforma in una partnership continuativa”, conferma il titolare di Proassist. Che annuncia come oggi, a dieci anni dalla sua nascita, Proassist sia pronta per un nuovo passo: la trasformazione in società a responsabilità limitata. Un’evoluzione naturale, che permetterà di strutturare ulteriormente i servizi offerti, ampliare il team e affrontare con maggiore forza le sfide del mercato.

Il futuro sarà sfidante su diversi fronti: occorrerà potenziare l’assistenza digitale e lo sviluppo software su misura per il settore tecnico-amministrativo; proseguire nella formazione continua e nella certificazione etica e ambientale delle imprese; valorizzare sempre più la consulenza strategica per liberare tempo, energie e risorse imprenditoriali.

In un mondo che cambia velocemente, la promessa Proassist rimane invariata: essere un partner affidabile, vicino alle aziende e alle loro esigenze quotidiane, capace di ascoltare, comprendere e soprattutto semplificare.

vita industriale

tivi. Per le aziende che hanno attività invece all’esterno il progetto è comunque fattibile, con adattamenti”. Entrando più nel dettaglio del progetto, occorre comprendere che “per la realizzazione del progetto all’interno di un’azienda cliente, è necessario entrare nel merito dell’attività caratteristica, accompagnati da una figura tecnica come un Rspp o un Hse manager, al fine di cogliere le personalizzazioni specifiche dell’ambiente di lavoro sul quale si vuole adattare il progetto”, avverte Zaratani. “Da questa fase inizia la parte più tecnologica del progetto con la scansione degli ambienti con uno scanner in 3D e la loro riproduzione digitale. Vengono poi immessi gli errori, i macchinari, i Dpi e le situazioni corrette. I rilievi vengono inseriti nel software e si crea l’esperienza concreta che viene caricata sul visore. Il prodotto finale è un visore in 3D sul quale viene caricata l’esperienza”. L’applicazione principale del progetto è l’ambito formativo sulla sicurezza sul lavoro, ma la flessibilità dello strumento ne amplia l’utilizzo anche per percorsi rivolti a nuovo personale o a presentazioni aziendali. Infine, conclude Zaratani, “i principali vantaggi nell’implementazione del progetto sono attirare maggiormente l’attenzione dei lavoratori, con una maggior efficacia in termini di risultato della formazione, e la personalizzazione del progetto”.

REFUEL SOLUTIONS DIVENTA SPA

BENEFIT PER AFFRONTARE LE SFIDE

DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA

Mentre l’Europa si interroga sulla sostenibilità e il futuro dei motori endotermici, dall’Italia arriva una risposta concreta e immediatamente applicabile, capace di cambiare radicalmente le prospettive di un’intera filiera industriale. È la risposta della realtà emiliana Refuel Solutions, che lo scorso maggio è diventata Società per Azioni Benefit. L’evento si è tenuto presso l’esclusiva Florim Gallery, nel cuore del distretto ceramico italiano; presenti anche istituzioni, associazioni di categoria (Confindustria Emilia Area Centro, Anfia, Assitol, Assopetroli e altre) e stakeholder industriali, a testimonianza della trasversalità e urgenza di una decarbonizzazione accessibile e concreta. Nata nel 2021 a

I fondatori di Refuel Solutions. Da sinistra: Federico De Pietri, Rexhina Saraci, Adriano Cordisco, Marco Di Mola

Modena, Refuel Solutions è frutto della visione di quattro giovani ingegneri, Federico De Pietri, Adriano Cordisco, Rexhina Saraci e Marco Di Mola, che hanno raccolto la sfida più urgente del momento: rendere sostenibili i motori diesel, essenziali per settori cruciali ma difficili da decarbonizzare come la logistica pesante, le costruzioni, l’agricoltura, il trasporto marittimo e ferroviario. Settori “hard-to-abate”, responsabili di circa il 30% delle emissioni globali nel comparto trasporti. In particolare, la tecnologia brevettata, denominata BiodieselKit, consente l’alimentazione a biodiesel puro (B100) su qualsiasi motore diesel, con riduzioni di CO₂ fino al 90% e abbattimenti del particolato del 60% attraverso un aggiornamento tecnologico. In questo scenario, i biocarburanti rappresentano un asset strategico per l’Italia, tra i principali produttori europei, con una capacità annua in crescita superiore ai due milioni di tonnellate. Una produzione che deriva prevalentemente da scarti agricoli, oli esausti e sottoprodotti industriali conformemente alla Direttiva RED II. “Il nostro dna industriale ci differenzia in un ecosistema startup spesso caratterizzato da narrazioni speculative piuttosto che dalla produzione di valore concreto sul territorio. La nostra ambizione è consolidarci come realtà produttiva che affronta le sfide della transizione energetica valorizzando innanzitutto le infrastrutture esistenti e il know-how manifatturiero consolidato”, dichiarano i fondatori di Refuel Solutions. E le richieste per la tecnologia Refuel, lanciata sul mercato nel 2025, stanno superando i confini nazionali: dal Nord Europa e dal Sud America, accompagnate da un crescente interesse dei Paesi membri della

Global Biofuel Alliance. Una diffusione che testimonia l’efficacia di un sistema capace di rispondere tanto alle sfide ambientali quanto ai requisiti normativi sempre più stringenti. La riorganizzazione societaria in Spa Benefit consolida la presenza di azionisti strategici già nel capitale e prepara l’ingresso di ulteriori capitali per lo scale-up industriale e l’espansione sui mercati globali, mantenendo il cuore di ricerca e sviluppo in Italia. “Il piano industriale mira a consolidare l’azienda quale centro di eccellenza nell’ingegneria avanzata, forte del proprio know-how industriale e di collaborazioni strategiche lungo l’intera filiera: dai produttori di componentistica meccanica ed elettronica alle bioraffinerie, fino ai distributori di carburante”, concludono i fondatori della società modenese. “Refuel diventa così riferimento sia per OEM, con forniture di primo impianto per veicoli, motori e generatori, che per il mercato aftermarket, attraverso applicazioni specializzate nei settori della logistica, dell’agricoltura, del mining e delle infrastrutture”.

REINOVA E ZF TEST SYSTEMS

NUOVA PARTNERSHIP

STRATEGICA PER L’AUTOMOTIVE

Nuova collaborazione per Reinova, polo di eccellenza nello sviluppo e validazione di componenti per la mobilità elettrica e ibrida. L’azienda di Soliera, in provincia di Modena, ha infatti avviato una partnership con ZF Test Systems, divisione del Gruppo ZF leader nell’ingegneria e nella produzione di soluzioni all’avanguardia per il settore automotive. Insieme, le due aziende mirano così a plasmare il futuro della mobilità offrendo soluzioni tecnologiche innovative e di alta qualità nel campo dei sistemi di validazione. L’obiettivo primario della collaborazione è unire le competenze distintive delle due realtà: l’esperienza applicativa e la conoscenza strategica di Reinova nei processi di testing e validazione con la capacità di ZF Test Systems di sviluppare e

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industrializzare sistemi di test su larga scala. Questa sinergia si concentrerà sulla creazione di nuove piattaforme di testing hardware e software, e metodologie operative innovative, per componenti cruciali come celle, moduli, pacchi batteria ed elettronica di potenza, rispondendo alle crescenti esigenze di sicurezza, affidabilità e anticipando le future normative. “Questa collaborazione con ZF Test Systems rappresenta un passo fondamentale per Reinova. Uniamo la nostra agilità e profonda competenza nelle metodologie di testing, che ci ha sempre permesso di anticipare le necessità del mercato, con la solidità e la capacità di industrializzazione di un leader globale come ZF. Insieme, non solo svilupperemo nuovi macchinari di test avanzati, ma definiremo anche metodologie di utilizzo più efficaci per ottimizzare i processi e ridurre i costi di sviluppo per i nostri clienti”, ha dichiarato Giuseppe Corcione, CEO di Reinova. Un accordo destinato a portare benefici tangibili all’intero settore della mobilità. Tra le sinergie principali, si prevede una significativa velocità di esecuzione nello sviluppo di soluzioni di test, anticipando così le richieste dei clienti; in particolare questo approccio proattivo, unito all’esperienza di Reinova nello sviluppo di banchi prova specifici e all’expertise di ZF nell’industrializzazione di prodotti ripetibili e scalabili,

permetterà di affrontare tre paradigmi fondamentali: l’adeguamento alle nuove normative, l’incremento della sicurezza e la riduzione dei costi di validazione. Per i clienti finali, ciò si tradurrà in un’economia di scala e nell’accesso a soluzioni di testing che riducono tempi e costi di applicazione, rendendoli così più competitivi sul mercato globale. La collaborazione si focalizzerà sulla creazione di test capaci di rappresentare in modo efficace le condizioni di vita reale dei prodotti, garantendo maggiore affidabilità e performance, un aspetto cruciale per affrontare la sfida dell’innovazione proveniente anche da fuori del territorio europeo. Reinova e ZF Test Systems sono convinte che questa unione di forze contribuirà in modo significativo all’evoluzione dei sistemi di testing, supportando lo sviluppo di una mobilità più sicura, efficiente e sostenibile.

compagnerà la crescita dell’azienda e ne migliorerà l’organizzazione produttiva. Tra i principali vantaggi del nuovo sito ci sarà l’ottimizzazione della logistica: un layout rinnovato per una gestione interna delle merci più efficiente e una migliore accessibilità grazie alla maggiore vicinanza ai principali assi di trasporto pubblico. Sono inoltre previsti interventi per l’efficientamento energetico e la sostenibilità ambientale dell’edificio.

SAMP INVESTE SUL TERRITORIO, NUOVA SEDE A GRANAROLO

SAMP, azienda specializzata nella produzione di macchine e tecnologie per cavi e fili elettrici, ha avviato il trasferimento della propria sede e del proprio stabilimento produttivo: entro la fine del 2025 inizierà il trasloco dall’attuale sede di Bentivoglio alla nuova sede di Quarto Inferiore, in via 1° Maggio, nel comune di Granarolo dell’Emilia. Il completamento dell’operazione è previsto entro la fine di marzo 2026. Il nuovo sito produttivo, precedentemente utilizzato da ArcelorMittal Distribution Solutions fino al 2024, sarà occupato in locazione da SAMP, che vi trasferirà tutte le attività italiane. L’azienda passerà così da una superficie attuale di 8.400 metri quadri di officina e 1.300 metri quadri di uffici a una nuova sede di 10.800 metri quadri di officina e 1.600 metri quadri di uffici, con un incremento complessivo di circa il 27%. Un’espansione strategica che ac-

“La nuova sede ci permetterà di fare un salto di qualità. Disporremo di spazi più ampi e meglio organizzati, in una posizione baricentrica nel territorio bolognese ideale per le nostre attività e le nostre prospettive di sviluppo. A Bentivoglio siamo cresciuti bene, la proprietà dell’immobile ha nuovi progetti e, allo stesso tempo, noi oggi sentiamo il bisogno di un ambiente più funzionale, capace di sostenere la nostra evoluzione industriale e garantire ai nostri dipendenti migliori condizioni di lavoro e mobilità”, ha dichiarato Matteo Nascetti, general manager di SAMP Group.

Con 115 dipendenti nella sede italiana e 250 nel mondo, SAMP si conferma un riferimento internazionale nel settore della progettazione e costruzione di impianti di precisione per la produzione di fili e cavi. Il fatturato consolidato 2024 ha raggiunto i 60,5 milioni di euro (in crescita rispetto ai 45 milioni del 2023) e un utile netto superiore a 1,7 milioni di euro. La crescita dei volumi prosegue in maniera strutturata e costante, trainata soprattutto da ordini ripetuti da parte dei principali player globali del settore.

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Thomas Trebitsch, business unit manager di ZF Group, e Giuseppe Corcione, CEO di Reinova

SOCFEDER, 70 ANNI ALL’INSEGNA DELLA QUALITÀ E DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE

È il 1955 quando a Modena viene fondata Socfeder, azienda specializzata nel commercio di prodotti siderurgici e idraulici. Fin dagli inizi, la gamma di prodotti offerti comprende travi, laminati mercantili, lamiere, tubi senza saldatura Dalmine Tenaris, tubi saldati a freddo, prodotti per l’edilizia, raccordi per impianti civili e ferramenta.

In questi decenni molte cose sono cambiate; nel 1962 viene fondata la filiale bolognese Monresin e nel 1980, con l’acquisto delle prime due seghe, Socfeder decide di allargare il proprio business e di offrire una vasta gamma di lavorazioni, quali taglio, scantonatura e foratura attraverso macchinari di ultima generazione.

Oggi, l’azienda, che conta più di trenta dipendenti, con oltre 25 milioni di ricavi, e una superficie produttiva di oltre 18.000 metri quadri, è diventata punto di riferimento del settore sia per il territorio locale che per molte realtà italiane di spicco. Rappresenta una storia di successo, che proprio nel 2025 celebra il 70° anniversario, ma che, fin dall’inizio, non si è mai basata solo sul mero business. Giunta ormai alla terza generazione e rimanendo a conduzione famigliare, l’azienda ha infatti sempre messo al centro delle proprie attività le persone: già dal 1970, decide di mettere a disposizione dei propri dipendenti appartamenti in affitto a prezzi calmierati, cercando sempre di garantire un ambiente di lavoro dove la felicità delle persone, e non semplicemente il loro benessere, fosse di primaria importanza. E proprio partendo dallo slogan aziendale “Per ’noi’ impresa è ’qualità e responsabilità sociale’” si capisce quali sono le parole chiave che da sempre fanno da guida all’agire quotidiano dell’azienda.

“La ’qualità’ è visibile nell’offerta dei nostri prodotti e nelle certificazioni ISO 9001, ottenuta nel 2001, e EN 1090 EX C 4 del 2017, grazie alle quali siamo in grado di garantire le migliori prestazioni nel campo delle lavorazioni e del sistema di gestione e che ci hanno permesso di essere fornitori di clienti di spicco nell’economia italiana. Il ’noi’, invece, rappresenta il gioco di squadra, elemento cruciale sia internamente che esternamente all’azienda: abbiamo, ad esempio, realizzato corsi di altissimo livello per imparare a conoscerci tra di noi e per saper fare della cooperazione la nostra forza. Abbiamo inoltre deciso di estendere il valore della squadra anche fuori dalle mura aziendali, cercando di coinvolgere clienti, fornitori, istituti di credito e comunità locale attraverso focus group periodici, durante i quali vengono ascoltati i pareri e le esigenze di questi importanti stakeholder. Nel 1973 siamo stati anche tra i fondatori di Sider Center, realtà che accomuna aziende del settore siderurgico per condividere progetti e informazioni e nel 2014, assieme ad altre aziende, abbiamo fondato l’Associazione per la RSI, gruppo di imprese di diversi settori accumunati dal desiderio di fare del proprio business uno strumento per il bene comune”,

dichiarano dalla direzione.

E proprio la ’responsabilità sociale d’impresa’ rappresenta un ulteriore importante pilastro dell’attività di Socfeder. Questa si manifesta con un impegno costate verso il miglioramento dell’ambiente di lavoro e delle condizioni dei collaboratori; oltre agli affitti a prezzi calmierati, vengono offerti bonus bebè di 1.200 euro ai dipendenti che decidono di avere un figlio, orari flessibili, studi sulla felicità prodotta dall’azienda in collaborazione con UniMoRe, Tfr anticipato oltre gli obblighi di legge, pari opportunità uomo-donna e formazione retribuita.

“Nel 2019 abbiamo realizzato il primo Report di sostenibilità su base volontaria, ormai arrivato alla sua quinta edizione. Nel 2021 siamo diventati Società Benefit, mettendo nero su bianco i nostri impegni in ambito economico, sociale, culturale e ambientale. A questo proposito, nel 2008 abbiamo installato un impianto fotovoltaico da 115 kW, sostituito il parco auto aziendale e dei muletti con mezzi a basse o zero emissioni, acquistato dal 2023 l’acciaio carbon-neutral Chalibria e svolto e sostenuto attività di riforestazione del territorio modenese”, continua la direzione. Questi numerosi impegni sono stati riconosciuti negli anni attraverso premi e menzioni: l’ultima e la più significativa è stata raggiunta proprio nel 2025 con la Certificazione B-Corp, marchio rilasciato da B Lab, organizzazione no-profit, ad aziende che dimostrano alti standard di performance sociale e ambientale, responsabilità e trasparenza e che hanno un approccio rigenerativo. La certificazione conta ad oggi circa 400 aziende in Italia e meno di 10.000 nel mondo.

“Aver ottenuto questo risultato proprio in un anno significativo come quello del 70° anniversario dimostra che è possibile affiancare a un business di successo anche l’impatto positivo su ambiente e persone e che ogni settore è chiamato a fare la differenza con la propria attività. Da quel 1955 molte cose sono cambiate, è vero, ma la qualità, il gioco di squadra e la responsabilità sociali rimangono guida e meta di Socfeder, da 70 anni, ogni singolo giorno”, concludono dall’azienda.

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In un settore dove anche un singolo errore può costare la vita, Sicurpal ha scelto di fare della sicurezza sul lavoro in quota la propria missione. Dal 1997, l’azienda modenese progetta e realizza sistemi anticaduta destinati a proteggere chi lavora in altezza contribuendo ogni giorno a rendere i cantieri, gli impianti industriali e le coperture più sicuri. Tra i prodotti di punta dell’azienda ci sono le linee vita, gli ancoraggi strutturali, i parapetti, le passerelle, i binari, le scale e i Dpi di III categoria; tutti dispositivi fondamentali per prevenire le cadute dall’alto in fase di manutenzione, che rappresentano una delle principali cause di infortunio e mortalità nei luoghi di lavoro. Ultimo nato, tra le novità nella gamma Sicurpal, è il parapetto AluGuard, un dispositivo di protezione collettiva (Dpc) ideato per proteggere più persone contemporaneamente da cadute accidentali durante il lavoro in quota. In particolare, il parapetto Alu-Guard, che è realizzato in alluminio T6063 e certificato secondo le normative NTC 2018 ed EN 14122-3, è progettato per garantire resistenza, durabilità e stabilità ed è disponibile in diverse tipologie di fissaggio. Con questo nuovo prodotto, Sicurpal amplia la propria offerta andando incontro alle esigenze di imprese e tecnici che preferiscono soluzioni collettive in alternativa o a integrazione di sistemi anticaduta individuali. L’azienda offre inoltre un servizio “chiavi in mano” che va dal sopralluogo tecnico gratuito alla progettazione personalizzata, alla produzione interna dei dispositivi, fino all’installazione da parte di personale certificato; il tutto accompagnato da consulenze tecnico-normative e servizi di ispezione e manutenzione programmata, senza tralasciare la grande attenzione per la qualità, grazie alle numerose certificazioni ottenute come ISO 9001 TÜV SÜD,

prodotti conformi alle normative EN 795:2012, CEN/ TS 16415:2013 e UNI 11578:2015, oltre a un centro prove interno dove ogni dispositivo viene testato. La formazione è poi un altro caposaldo dell’attività dell’azienda modenese che, attraverso la consociata Sicurform, organizza corsi per lavoratori in quota, spazi confinati, progettisti, tecnici e manutentori; perché la sicurezza non si improvvisa, si costruisce con conoscenza e consapevolezza. Sicurpal è inoltre regolarmente presente alle principali fiere nazionali e internazionali del settore edilizia, sicurezza e industria, quali il SAIE Bologna, il Key expo di Rimini e la fiera A+A di Düsseldorf: tutte importanti occasioni per confrontarsi con il mercato, aggiornarsi sulle evoluzioni normative e rafforzare il proprio ruolo di riferimento nel comparto della sicurezza contro le cadute dall’alto. “Oggi puntiamo al futuro, con uno sguardo concreto all’innovazione. Per farlo, investiamo nelle ultime tecnologie disponibili, automatizziamo i processi per offrire un servizio sempre più rapido ed efficiente e sviluppiamo nuovi dispositivi per rispondere alle esigenze del mercato. Così facendo possiamo garantirci una sempre più adeguata espansione verso i mercati esteri”, dichiara il CEO Giampiero Morandi.

SIRA INDUSTRIE, INAUGURATE

NUOVE LINEE ALLA PRESENZA

DEL MINISTRO URSO

Un nuovo step di sviluppo per Sira Industrie, che ha inaugurato nel sito industriale di Sira Automation Industry (SAI) di Nusco, in provincia di Avellino, l’avvio delle nuove linee di lavorazione per la produzione dei componenti in alluminio pressofuso completi di lavorazione meccanica per i nuovi cambi automatici DCT 230 ECO su commessa della società Magna Powertrain di Bari, previsti in allestimento sulle vetture del cliente finale Renault. La cerimonia si è tenuta a inizio luglio: a tagliare il nastro, insieme al presidente di Sira Industrie Valerio Gruppioni, è stato il ministro delle Imprese e del made in Italy senatore Adolfo Urso, in rappresentanza del governo, a testimonianza del valore di questo progetto, in netta controtendenza rispetto alle difficoltà del mercato, che vede protagoniste realtà delle regioni Campania e Puglia. Erano presenti anche Aldo Cirilli, amministratore delegato di Magna Powertrain, e Luigi Gallo, responsabile dell’Area incentivi e innovazione di Invitalia, oltre alle più importanti autorità del territorio, alle principali sigle sindacali e alla stampa specializzata. Il progetto di Sira Industrie ha comportato ingenti investimenti in linee dedicate e dotate di un altissimo coefficiente tecnologico, anche per un comparto così avanzato come quello dell’automotive. Questa nuova importante iniziativa garantisce l’ampliamento, una volta di più, del polo della pressofusione al Sud e creerà ulteriori posti di lavoro e sviluppo nell’area produttiva del Mezzogiorno. Sia Sira Automation Industry, sia Sirpress (ambedue del gruppo Sira Industrie, tra di esse complementari e parte di un’unica filiera integrata) hanno attivato e stanno usufruendo di un contratto di sviluppo da parte di Invitalia, in stato di avanzamento, che ammonta a 52 milioni per SAI e 24 milioni per Sirpress. Il numero attuale dei dipendenti in Irpinia è di 177 unità, mentre sono previste 60 nuove assunzioni con i nuovi impianti a regime. “Siamo arrivati in Irpinia nel 2012 e da subito abbiamo immaginato e lavorato per la costruzione di un polo della pressofusione al Sud”, ha ricordato Valerio Gruppioni, presidente del Gruppo Sira Industrie, in occasione della cerimonia. “Oggi,

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tredici anni dopo, con questo nuovo investimento, la nostra società SAI ci traghetterà ancora un po’ di più verso il raggiungimento di questo obiettivo. Affrontando un momento di mercato dell’automotive così complesso e difficile come quello attuale, cerchiamo di fare vincere il pragmatismo sulla ideologia”. Il Gruppo Sira Industrie, della famiglia Gruppioni, ha fatturato nel 2024 circa 161 milioni di euro, con un numero di dipendenti di circa 700 unità. Il gruppo conta nove stabilimenti in tre continenti (Europa, Asia, Nord Africa), per tre divisioni (Die casting, Heating, Mobility vehicles).

L’ECCELLENZA DI SITE PER L’ALTA VELOCITÀ IN MAROCCO

Il Marocco ha scelto la tecnologia di Site per la nuova linea ferroviaria di alta velocità. L’azienda bolognese, specializzata nella realizzazione di infrastrutture tecnologiche per telecomunicazioni, segnalamento ferroviario, energia, e di soluzioni ICT e cybersecurity, si è infatti aggiudicata due contratti con le ferrovie marocchine, per un valore superiore a 140 milioni di euro, che la vedranno operare come system integrator per i sistemi di telecomunicazione, di cybersecurity e di alimentazione elettrica della nuova linea ad alta velocità Kénitra–Marrakech. Il

progetto, promosso dall’Office National des Chemins de Fer (ONCF), si inserisce nel piano di espansione dell’alta velocità marocchina in vista dei Mondiali di calcio del 2030. Dal punto di vista realizzativo, l’opera è suddivisa in due contratti tecnologici principali: uno per le telecomunicazioni GSM-R e uno per il segnalamento. Quest’ultimo è stato affidato al raggruppamento guidato dalla società Compagnie des Signaux, controllata dal gruppo Mermec, insieme a SITE e a GCF. Dopo il successo della linea Tangeri–Kénitra, la nuova tratta collegherà su un tracciato di 400 chilometri i principali hub intermodali e aeroportuali del Paese, inclusi gli stadi Moulay Abdellah e Hassan II, da Casablanca a Marrakech. In particolare, la nuova linea alta velocità Kénitra–Marrakech rappresenta un’infrastruttura strategica per lo sviluppo economico del Marocco e sarà realizzata in tempi record, secondo i più alti standard di affidabilità e sicurezza. L’opera rientra in un vasto programma di investimenti promosso dal Regno, volto a trasformare radicalmente il sistema ferroviario nazionale, potenziando la rete, ammodernando la flotta e promuovendo una mobilità collettiva sostenibile e ad alte prestazioni. Il piano complessivo

prevede la realizzazione di 1.300 km di linee ad alta velocità e 3.800 km di linee a media velocità, con l’obiettivo di estendere i servizi ferroviari a 43 città (rispetto alle 23 attuali) e raggiungere fino all’87% della popolazione nazionale. Site curerà la realizzazione dell’intera infrastruttura di telecomunicazione e sarà responsabile dei sistemi e dei processi di cybersecurity sull’intera tratta, nonché della fornitura e messa in servizio degli apparati di alimentazione elettrica con le propedeutiche opere civili. “Siamo orgogliosi che l’ONCF ci abbia affidato un ruolo così strategico. Essere scelti come system integrator per realizzare un’infrastruttura tanto ambiziosa conferma la validità della nostra visione aziendale, fondata sull’innovazione in ambito ICT e cybersecurity e sulla capacità di integrare sistemi complessi di telecomunicazione, energia e sicurezza, offrendo soluzioni efficienti e affidabili. Continuiamo a investire in competenze strategiche per contribuire alla modernizzazione delle infrastrutture. Questo progetto rappresenta un’ulteriore conferma della nostra capacità di operare in contesti internazionali ad alta complessità e del valore che sappiamo trasferire ai nostri clienti e partner di livello globale”, dichiara Stefano Borghi, presidente e amministratore delegato di Site. Questa nuova commessa segna un traguardo importante nello sviluppo internazionale di Site, rafforzando ulteriormente la sua consolidata presenza in Nord Africa e Medio Oriente, dove l’azienda opera da anni con progetti significativi in Marocco, Algeria ed Emirati Arabi. “Dal punto di vista tecnico-operativo, questa commessa rappresenta un’opportunità concreta per mettere in campo tutta la nostra multidisciplinarietà aziendale dalle telecomunicazioni, alla cybersecurity all’energia e per valorizzare l’esperienza maturata nella gestione di grandi opere tecnologiche”, conclude Luca Alfano, direttore della business unit trasporti di Site.

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Da sinistra: Luigi Gallo, responsabile dell’Area incentivi e innovazione di Invitalia, Aldo Cirilli, amministratore delegato di Magna Powertrain, Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del made in Italy e Valerio Gruppioni, presidente di Sira Industrie

Dietro ogni evento aziendale c’è molto più della logistica: c’è visione, strategia e capacità di trasformare obiettivi di business in relazioni concrete.

VLP Events è il partner che libera tempo e risorse interne, creando occasioni che rafforzano identità aziendale, motivano le persone e lasciano un segno duraturo nei clienti e nei partner.

Un evento ben costruito non è un costo, è un investimento che genera valore.

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IL PREMIO ECCELLENZA

FORMAZIONE AIF 2025

Il prestigioso Premio Eccellenza Formazione indetto da AIF (Associazione italiana formatori) ha incoronato vincitori Roberto Ferrari, formatore esperto di meccanismi cognitivi e arte del prestigio, e Giorgio Fabbri, direttore d’orchestra e formatore, nella categoria Comunicazione e Cultura per il loro innovativo progetto “Magic Symphony Training”, che fonde arte del prestigio, musica, neuroscienze e formazione aziendale per affrontare tematiche soft skill e team building. La cerimonia ufficiale si è tenuta a fine giugno scorso a Palazzo Madama di Torino. Il progetto premiato è stato realizzato per i manager e responsabili di Servizi Ospedalieri (realtà del Gruppo Rekeep con oltre mille dipendenti, che fornisce servizi di supporto all’attività sanitaria) con l’obiettivo di rafforzare la collaborazione interna e lavorare su progetti aziendali concreti, attraverso una metodologia coinvolgente e fuori dagli schemi. Al centro dell’esperienza, infatti, il metodo formativo esclusivo “one step ahead” ideato dai premiati Fabbri e Ferrari che consiste nella fusione tra musica, illusionismo, neuroscienze e formazione manageriale. I partecipanti sono stati guidati a mettersi in gioco come artisti, musicisti e illusionisti, imparando a “vedere oltre” le apparenze per sviluppare una visione sistemica e consapevole. “L’idea è nata dal desiderio di unire i nostri linguaggi: in particolare io utilizzo l’arte del prestigio (mentalismo, illusionismo e dintorni) per spiegare come funziona il cervello umano mentre Giorgio condivide la sua grande esperienza come musicista e direttore d’orchestra”, spiega Roberto Ferrari. “Abbiamo creato il metodo ‘one step ahead’ che aiuta le persone a sviluppare un mindset creativo”, aggiunge Giorgio Fabbri, “grazie a inediti spunti di riflessione e nuovi punti di vista dove l’arte diventa il nostro ponte verso il cambiamento. Insieme abbiamo dato vita a un nuovo linguaggio formativo originale che parla al cuore delle organizzazioni”. Il percorso formativo è iniziato con incontri in aula, dove l’utilizzo dell’arte del prestigio ha permesso di esplorare la differenza tra realtà e percezione e analizzare le dinamiche decisionali inconsce (euristiche e bias cognitivi).

A questi contenuti si è affiancato l’utilizzo della musica come metafora e strumento per lavorare su coordinamento, armonia e intelligenza collettiva. “Un momento altamente suggestivo è stato ‘Un Maestro di Prestigio - soft skill per allenarsi a vedere oltre’: il format che prevede la visita alla Casa Museo Luciano Pavarotti, con workshop dedicato a visione, talento e disciplina. La formazione è proseguita online con una serie di webinar di approfondimento”, illustrano i due vincitori. “Tra le attività più coinvolgenti, lo Smart Choir, dove ogni partecipante ha registrato autonomamente un video cantando o suonando una parte di un brano musicale: il montaggio finale ha restituito un mosaico sonoro corale, simbolo dell’armonia raggiunta utilizzando strategie organizzative efficaci applicabili nello smart working aziendale”. L’evento conclusivo, trasmesso anche in diretta streaming per raggiungere le centinaia di collaboratori dislocati in tutta Italia. ha visto la partecipazione di una grande orchestra sinfonica di 60 elementi. Il racconto del percorso formativo si è intrecciato con l’esecuzione musicale, trasformando i concetti chiave in esperienza condivisa attraverso un approccio unico ed emozionale.

TEAPAK RAFFORZA

IL SUO IMPEGNO PER IL BENESSERE: ARRIVA LA ISO 45003

TeaPak SB, azienda italiana riconosciuta a livello europeo per la produzione di tisane e infusi di alta qualità, ha ottenuto la certificazione ISO 45003, lo standard internazionale che fornisce linee guida per la gestione dei rischi psicosociali all’interno dei luoghi di lavoro. Pubblicata come estensione della ISO 45001, la norma ISO 45003 è il primo standard internazionale dedicato alla gestione dei rischi psicosociali e al benessere organizzativo. La norma promuove la creazione di ambienti lavorativi in cui la comunicazione, la salute mentale, l’inclusione e la sicurezza psicologica siano elementi strutturali. Un traguardo significativo per l’azienda di Imola, che conferma un impegno concreto e continuo nella promozione del benessere psicologico, emotivo e relazionale di tutte le persone che ogni giorno contribuiscono alla crescita dell’azienda. TeaPak nasce nel 1991 a Imola e si occupa da sempre di confezionamento di tè e tisane. Dal 1999 ha stretto una solida e proficua partnership col gruppo Yogi Tea, miscelando e confezionando le tisane biologiche del Gruppo destinate a tutto il mercato europeo. Fin dalle sue origini, TeaPak ha cercato di sostenere il progresso tecnologico e la qualità dei suoi processi e dei suoi prodotti dedicando parallelamente molte energie nella cura delle proprie persone, nell’attenzione all’ambiente e nell’impegno sociale e sul territorio. L’audit ha evidenziato come i valori fondanti di TeaPak rispecchiano i principi della norma, sia nella gestione degli spazi, sia nella comunicazione interna, nella capacità di ascolto e nella prevenzione dello stress lavoro-correlato. “Siamo estremamente orgogliosi di questo risultato, che rappresenta un passo ulteriore nel nostro percorso verso un ambiente di lavoro sempre più attento, sano e inclusivo; per noi, il benessere delle persone non è un progetto tra i tanti, ma un elemento fondante della nostra identità aziendale. La certificazione ISO 45003 testimonia il nostro impegno concreto per continuare a mettere le persone davvero al centro”, dichiara Andrea Costa, co-founder

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I formatori Roberto Ferrari e Giorgio Fabbri vincitori del Premio Eccellenza Formazione

e CEO di TeaPak. Con questa certificazione, TeaPak si posiziona tra le prime aziende in Italia ad adottare in modo sistemico e consapevole la ISO 45003, diventando un punto di riferimento per chi vuole fare della salute mentale sul lavoro una priorità strategica. L’ottenimento della certificazione ISO 45003 rappresenta la naturale evoluzione di un percorso avviato da anni in azienda, fondato su cura, responsabilità e sostenibilità. Dalle attività di volontariato ai progetti per la crescita professionale, dall’attenzione per l’ambiente agli investimenti continui nella qualità della vita lavorativa, TeaPak SB si distingue per un modello organizzativo dove le persone sono protagoniste. Come ulteriore conferma di questo impegno, il recente riconoscimento del REDI Index ha incluso TeaPak tra le realtà più virtuose a livello internazionale per l’inclusione

CARE TB, TECNOLOGIA INNOVATIVA AL SERVIZIO DEGLI ANZIANI

È entrata nel vivo la sperimentazione di Care TB, il sistema di assistenza remota che promette di rivoluzionare il mercato della cura agli anziani autosufficienti. Sono già circa una decina le famiglie che tra Modena e Bologna stanno testando questa soluzione tecnologica che coniuga intelligenza artificiale e presenza umana, in un settore, quello della silver economy, che in Italia vale oltre 40 miliardi di euro e che nei prossimi anni è destinato a crescere esponenzialmente. L’iniziativa, promossa da Techboard Group, storica realtà modenese dell’elettronica con 45 anni di esperienza alle spalle,

e il rispetto delle diversità. Parallelamente, continua la costante attenzione all’impatto ambientale, con pratiche sostenibili che vanno dalla scelta di materiali e fornitori responsabili, fino a un uso consapevole delle risorse. In questa direzione si inserisce anche la recente quantificazione, rendicontazione e validazione, secondo lo standard ISO 14064 1:2018, della carbon footprint di organizzazione relativa all’anno 2023. Si tratta di un ulteriore segnale di una strategia che integra ambiente, persone e responsabilità sociale in un’unica visione d’impresa.

sori anticaduta, dispositivo all-in-one con touchscreen. Ma il vero valore aggiunto sta nel software proprietario basato su AI che interpreta i comportamenti e nella centrale operativa “Angelo”, attiva h24 con personale formato. “Non vendiamo tecnologia, offriamo serenità alle famiglie. Quando il sistema non rileva movimenti per un periodo anomalo, parte automaticamente l’allerta ai caregiver tramite app. È prevenzione pura, che può fare la differenza tra un intervento tempestivo e una tragedia evitabile”, sottolinea Malagoli. L’investimento iniziale per lo sviluppo della piattaforma si aggira sui 2 milioni di euro, con prospettive di break-even entro 18 mesi dall’avvio commerciale previsto per settembre. Il modello scalabile punta a 5.000 utenti entro il 2026, con un fatturato potenziale di 6 milioni annui. “Stiamo già dialogando con assicurazioni e

rappresenta un caso emblematico di diversificazione industriale mirata. “Abbiamo intercettato un bisogno reale partendo dalla nostra expertise nella videosorveglianza. In Emilia-Romagna 325mila over 65 vivono soli, a livello nazionale parliamo di 6 milioni di potenziali utenti. È un mercato enorme che richiede soluzioni innovative e sostenibili”, spiega Fabio Malagoli, CEO del gruppo e ideatore del progetto. Il modello di business si basa su un canone mensile accessibile che include l’hardware in comodato d’uso: telecamere HD, sen-

fondi sanitari integrativi interessati a includere il servizio nelle loro polizze; il nostro obiettivo è rendere l’assistenza tecnologica un diritto accessibile, non un lusso per pochi”, rivela l’imprenditore modenese. La strada verso il mercato passa anche attraverso partnership strategiche. Care TB sta valutando accordi con cooperative sociali per la gestione della centrale operativa e con aziende sanitarie locali per l’integrazione con servizi di telemedicina. Il sistema, infatti, è predisposto per accogliere dispositivi medicali per il monitoraggio dei pa-

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Da sinistra Michela Rossi (auditor), Roberto Cisotto (Sr Director Facility & HSE), Nicole Angeli (HSE Assistant - ASPP), Michela Arezzini (auditor), Pietro Zaccherini (HSE Specialist - ASPP).
Fabio Malagoli, CEO di Techboard Group

I 50 ANNI DI TCM TRA PASSIONE, INNOVAZIONE E CRESCITA

“Da 50 anni, supportiamo e affianchiamo aziende attive in molteplici settori produttivi, offrendo competenza e soluzioni su misura. Realizziamo impianti automatici di movimentazione interna delle merci”. È questo l’obiettivo che si propone di perseguire TCM, azienda con sede a Nonantola, nel modenese, che quest’anno celebra il 50° anniversario aziendale.

TCM nasce nel 1975 a Modena da un’intuizione di Gian Carlo Covezzi che, prevedendo l’espansione dell’automazione nei cicli produttivi e il conseguente sviluppo del mercato della movimentazione delle merci, avvia l’attività di progettazione e costruzione di trasportatori e sistemi di dosaggio per inerti. Quattro anni dopo, nel 1979, Covezzi trasferisce l’azienda a Nonantola, un comune di quindicimila abitanti situato a circa 10 chilometri a nord-est di Modena, sulla sponda destra del fiume Panaro. Qui viene inaugurato il nuovo stabilimento, che segna un aumento della specializzazione nella progettazione e nella realizzazione di impianti automatici per la movimentazione interna delle merci, con un conseguente sviluppo del business. Il 1986 rappresenta un anno di svolta, con la diversificazione della produzione: TCM abbandona progressivamente la realizzazione di trasportatori per inerti per concentrarsi sulla progettazione e costruzione di impianti automatici destinati ai settori tessile, alimentare e packaging.

Tra il 1999 e il 2014, grazie all’acquisizione di clienti multinazionali, l’azienda amplia la propria area produttiva e incrementa le risorse umane, investendo in figure professionali altamente specializzate.

do di soddisfare le esigenze di ogni settore merceologico potendo contare su un organico consolidato e specializzato. La costante ricerca di soluzioni innovative ci ha permesso di specializzarsi nella realizzazione di impianti di movimentazione interna rispondenti alle richieste di ottimizzazione dei flussi merci/prodotti dei clienti”, spiega Paolo Covezzi, presidente del Cda di TCM, che nel 2000 ha preso le redini dell’azienda, dove è presente fin dal 1990.

Passano gli anni e l’azienda cresce, raggiungendo dimensioni e standard qualitativi di livello industriale, senza però mai dimenticare il proprio legame con l’artigianalità e con le persone, ritenute la risorsa più importante. Si giunge così al 2025, anno in cui TCM celebra i suoi 50 anni di attività: un traguardo importante, vissuto come un’occasione unica per riunire chi, nel tempo, ha contribuito a scrivere la storia dell’azienda, e festeggiato lo scorso 6 giugno 2025 nella splendida cornice di Villa Cesi, in provincia di Modena.

“Nel corso degli anni, abbiamo progressivamente diversificato la nostra produzione, abbandonando il settore dei trasportatori per inerti per specializzarci nella progettazione e realizzazione di impianti automatici per la movimentazione interna, rivolti in particolare ai settori tissue, food e packaging” racconta il fondatore Gian Carlo Covezzi.

La presenza attiva del fondatore in azienda rappresenta ancora oggi la miglior garanzia dell’affidabilità e solidità di TCM che garantisce servizi di consulenza tecnica specializzata nella movimentazione delle merci, servizi di assistenza, di manutenzione e di ricambistica.

“In un mercato sempre più competitivo e globalizzato, siamo in gra-

Oltre 240 persone hanno preso parte alla serata: i dipendenti e le loro famiglie, clienti, fornitori, rappresentanti della pubblica amministrazione del Comune di Nonantola, Confindustria e numerosi amici. Un pubblico eterogeneo ma unito da un elemento comune: il legame con un’azienda che ha fatto della continuità, della qualità e delle relazioni autentiche i suoi pilastri.

L’evento si è articolato in tre momenti: aperitivo, cena conviviale nell’elegante giardino della villa e, a seguire, open bar e intrattenimento. A scaldare l’atmosfera, la musica live della band Nessuna Pretesa e l’irresistibile comicità di Fabrizio Fontana, volto noto della TV italiana, che ha saputo portare leggerezza e risate, coinvolgendo tutti con la sua energia contagiosa.

“Non è stata solo una festa, ma un vero e proprio momento di condivisione, comunità e networking, dove storie personali e professionali si sono intrecciate in un clima di autentica allegria e gratitudine”, sottolinea Amanda Bianchini, amministratore delegato di TCM.

Un anniversario che non rappresenta un punto d’arrivo, ma una spinta a guardare avanti, con lo stesso entusiasmo e la stessa dedizione che guidano l’azienda da cinquant’anni.

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Da sinistra: Gian Carlo Covezzi, socio fondatore, Eugenia Messori, socia, Amanda Bianchini, amministratore delegato, Paolo Covezzi, presidente Cda

rametri vitali, aprendo scenari interessanti per la medicina preventiva. Sul fronte occupazionale, il progetto prevede l’assunzione di 30 operatori specializzati entro fine anno, figure professionali nuove che uniscono competenze assistenziali e digitali. “Stiamo creando posti di lavoro qualificati per giovani del territorio; è una sfida che richiede formazione continua e sensibilità umana, perché dietro ogni schermo c’è una persona che ha bisogno di attenzione”, conclude Malagoli. Un segnale importante per un territorio che cerca di coniugare innovazione tecnologica e impatto sociale, trasformando l’invecchiamento demografico da problema a opportunità di sviluppo industriale.

TEKAPP, OLTRE 150 PARTECIPANTI

AL CYBERSECURITY SUMMIT 2025

Oltre 150 partecipanti tra CIO, CISO e IT manager aziendali, università e associazioni di categoria provenienti da tutta l’Emilia-Romagna hanno animato la giornata di confronto, aggiornamento e networking organizzata a fine maggio da Tekapp, azienda di Formigine, nel modenese, specializzata nella cybersicurezza. Lo Zero Trust & Cybersecurity Summit 2025, che presenta le innovazioni e le best practice aziendali nel campo della sicurezza informatica, è ormai diventato l’evento di settore di riferimento per l’ecosistema industriale e aziendale della regione dalla sua prima edizione nel 2022. Come anticipato da Daniel Rozenek, CEO di Tekapp, prima dell’evento: “Credo che un panel di relatori come professori

universitari di Unimore e diversi professionisti del settore potrà donare a ogni CISO, CIO e IT manager della nostra regione la miglior visione possibile dello stato dell’arte della sicurezza informatica aziendale, sia dal punto di vista burocratico-legislativo che tecnico-operativo”, l’evento si è confermato come un punto di riferimento imprescindibile per aggiornarsi sui nuovi scenari, ma anche confrontarsi direttamente con esperti e colleghi, creando sinergie fondamentali in un mondo dove la collaborazione è parte integrante della resilienza digitale. Il summit ha visto la presenza di un panel di dieci relatori di alto profilo, tra cui esponenti di spicco del settore universitario e affermati professionisti del settore IT e della sicurezza informatica italiana. Due le linee tematiche al centro dei lavori: l’analisi dell’attuale scenario della sicurezza informatica e uno sguardo strategico ai trend emergenti. Nel primo segmento, è stato approfondito lo stato della sicurezza informatica sia a livello nazionale che locale. Tra i dati più interessanti a livello nazionale, da segnalare che il 73% delle aziende ha dichiarato di aver subito almeno un attacco durante il 2024 e che le stesse aziende sottolineano come tali attacchi siano dovuti spesso al fattore umano e alla obsolescenza infrastrutturale. A livello locale, i dati di un recente studio condotto da Camera di Commercio di Modena, Unimore e Clusit dimostrano che c’è ancora molto da fare rispetto il fondamentale coinvolgimento e responsabilizzazione del management aziendale. Il secondo focus del summit ha tracciato le direttrici dell’evoluzione futura della cybersecurity: ha suscitato particolare interesse l’approccio della cyber-offensive, ovvero la simulazione attiva di attacchi informatici per individuare falle e debolezze prima che possano essere sfruttate da attori malevoli, una filosofia che va oltre la difesa, puntando sulla prevenzione proattiva. Altro punto chiave trattato è stato il lavoro di incident

response: ogni impresa, indipendentemente dalla sua dimensione, deve sapere come reagire tempestivamente ed efficacemente in caso di attacco. Questo richiede formazione interna, esercitazioni pratiche e procedure collaudate. In un contesto sempre più dinamico, non è sufficiente contare solo su tecnologie: serve anche un sapere operativo diffuso all’interno dell’organizzazione. Infine, è stato sottolineato il ruolo della normativa europea (come il regolamento NIS2) e l’importanza di unire competenze tecniche e conoscenza legislativa per garantire una protezione realmente efficace e compliance-driven. “Lo Zero Trust & Cybersecurity Summit 2025”, conclude Rozenek, “ha dimostrato come la cultura della sicurezza informatica non sia più un’opzione, ma una necessità strategica per la competitività e la continuità delle imprese del nostro territorio”.

CONCOURS D’ELÉGANCE

TROFEO SALVAROLA TERME ALLA 25a EDIZIONE

Si è tenuto il 7 e 8 giugno scorsi, in concomitanza con il Modena Valley Fest, il venticinquesimo Concours d’Elégance Trofeo Salvarola Terme, organizzato da Terme della Salvarola e la Terra delle Rosse e Terme della Salvarola. Lo special guest della due giorni è stato il Ferrari Club Italia con modelli d’auto nate entro il 2000. Si tratta di una delle più prestigiose iniziative dell’automobilismo d’epoca in Italia che riscuote molto successo tra gli appassionati, tanto che la storica rivista Ruoteclassiche, che da 37 anni racconta il mondo del motorismo storico attraverso le auto, le persone e i momenti che lo animano, nel 2024 ha decretato il Concours d’Elégance Trofeo Salvarola Terme vincitore del titolo “Best In Classic nella categoria evento dell’anno. Quest’anno il “Best in show” è andato alla 750 Monza, barchetta del 1954 con guida a destra, che rappresenta gli albori della storia della Ferrari, mentre il premio speciale “Best of Ferrari” è stato attribuito a una GTO, icona ruggente degli anni ‘80. Il trofeo vede la collaborazione dei Musei Ferrari, della Camera di Commercio di Modena, dei

vita industriale

Gli speaker e gli sponsor del Cybersecurity Summit 2025

Comuni di Sassuolo, Maranello, Fiorano Modenese e Formigine, del Comune e della Provincia di Modena, di Bper Banca, del Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, del Cersaie, di Aci Modena e di Basf Glasurit. Il Concours d’Elégance Trofeo Salvarola Terme nasce nel 2000, in collaborazione con il Museo Ferrari di Maranello e, successivamente, con il Museo Enzo Ferrari di Modena. “Fin dalla sua prima edizione”, spiega Gabriella Gibertini, presidente del Cda delle Terme della Salvarola, “l’evento è stato concepito con l’obiettivo di far scoprire i tesori del territorio modenese: le bellezze architettoniche, naturalistiche e artistiche di una terra che fu culla di una grande signoria rinascimentale, insieme alle sue eccellenze produttive, spaziando dall’enogastronomia alla ceramica, dall’industria automobilistica al bel canto. Ogni anno, questo evento celebra la ‘Terra delle Rosse’, cuore pulsante della Motor Valley, attraverso un affascinante viaggio nel tempo tra i grandi marchi del design automobilistico, dove il rombo dei motori d’epoca diventa la guida ideale”. E Gibertini continua: “In fondo nella storia dell’automobilismo, che con rispetto da 25 anni esploriamo, c’è tanta italianità: l’amore per le cose belle, unito al pragmatismo che le vuol veder funzionare bene. La ricerca di soluzioni più efficaci, più innovative. La sfida ai più grandi, per diventarlo,

un giorno, con la fatica e con l’ingegno. La passione, sopra ogni altra cosa. Crediamo che, in questi anni, qualche appassionato di motori si sia entusiasmato ai tortellini, e magari viceversa. Crediamo che più di qualcuno, nel vivere tante emozioni, tutte insieme, si sia sentito orgoglioso di questo lembo d’Italia. Speriamo che tanti altri vengano, a sfilare fra collina e pianura, ad ammirare i musei, ad assaggiare le cose buone, a lasciarsi accogliere con calore. E che ripartano un po’ a malincuore, desiderosi di ritornare nella Terra delle Rosse”. La giuria che esamina e valuta le vetture iscritte al Concours d’Elégance è formata da professionisti ed eccezionali appassionati del mondo dell’automobilismo storico e ha l’obiettivo di promuovere la conservazione delle vetture nel loro stato d’origine e quindi di sottoporre le vetture all’esame della originalità, l’autenticità e lo stato di conservazione.

TPER, APPROVATO IL BILANCIO

2024 E NOMINATO IL NUOVO

CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE

Si è svolta il 4 luglio scorso, nella sede di via di Saliceto, a Bologna, l’Assemblea degli azionisti di Tper, chiamata ad approvare il bilancio d’esercizio 2024 e a rinnovare il Consiglio d’Amministrazione, giunto a scadenza naturale del mandato triennale. All’appuntamento hanno preso parte i rappresentanti istituzionali titolari di oltre il 99% del capitale sociale, tra cui Regione Emilia-Romagna, Comune e Città Metropolitana di Bologna, Comune e Provincia di Ferrara e ACT Reggio Emilia. Il bilancio approvato comprende sia i conti della capogruppo Tper che il bilancio consolidato del gruppo industriale. La Relazio-

ne Finanziaria Annuale è accompagnata dalla Rendicontazione di Sostenibilità, redatta secondo i nuovi standard internazionali della CSRD, con un’analisi dettagliata delle performance economiche, ambientali, sociali e di governance (ESG). “In un contesto molto sfidante”, commenta Giuseppina Gualtieri, presidente e amministratore delegato di Tper, “abbiamo mantenuto una gestione prudente e responsabile delle risorse, rafforzando il consolidamento economico-finanziario e portando avanti il piano di investimenti. Il bilancio 2024 si chiude con un utile di esercizio pari a 9,7 milioni di euro, un risultato positivo, favorito anche dall’incasso - non replicabile - di partite straordinarie relative ad anni precedenti”. Nel 2024 Tper ha investito 76 milioni di euro (+7 milioni rispetto al 2023), interamente in progetti ESG. Le risorse rientrano nel piano 2024-2030 da oltre 430 milioni, orientato alla transizione ecologica, alla mobilità intelligente e alla digitalizzazione dei servizi. Il piano è in linea con gli obiettivi regionali di decarbonizzazione e con il Patto per il Lavoro e per il Clima. Gli investimenti sono sostenuti da fondi pubblici e da una solida quota di autofinanziamento, senza ricorso a garanzie dei soci, e nel 2024 sono stati rafforzati dall’emissione di un bond da 100 milioni quotato alla Borsa di Dublino. “Sul fronte ambientale abbiamo ridotto dell’8,7% le emissioni dirette di CO₂ per euro di fatturato e del 24,5% i particolati, migliorando del 5,1% l’efficienza energetica. Il Gruppo conta oggi 2.406 dipendenti (98% a tempo indeterminato) e genera circa 740 posti di lavoro indiretti lungo la filiera”, spiega ancora Gualtieri. L’Assemblea dei Soci di

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Tper ha approvato la destinazione dell’utile d’esercizio secondo una formula mista, già adottata in passato, che bilancia la solidità finanziaria della società con la natura straordinaria dei risultati 2024. Su proposta del Consiglio d’Amministrazione, sono stati assegnati 4,74 milioni di euro a riserva legale e deliberata la distribuzione di dividendi per 5 milioni di euro. Con la chiusura del mandato triennale, l’Assemblea ha inoltre nominato il nuovo Consiglio d’Amministrazione, in carica fino all’approvazione del bilancio 2027: confermata Giuseppina Gualtieri come presidente e amministratore delegato, così come Alessandro Albano come consigliere, entrano Chiara Bertelli, Massimo Bosso e Mirko Tutino, di nuova nomina. “L’occasione del bilancio è importante non solo per gli aspetti di rendicontazione formale, ma anche per dare conto dell’operato dell’azienda e del gruppo nei vari ambiti in considerazione dell’impegno concreto in piani di sviluppo e di sostenibilità. I risultati sono il frutto di un lavoro di squadra nell’azienda, a tutti i livelli e non solo di management. I risultati raggiunti sono fondamentali per gli impegni futuri e rappresentano la base necessaria per continuare ad affrontare le sfide che si prospettano nel futuro”, conclude Giuseppina Gualtieri.

TRASCAR:

LA PALLETTIZZAZIONE MISTA PER LA LOGISTICA MODERNA

Una gamma completa di soluzioni standard scalabili e, ove necessario per il cliente, altamente personalizzabili. È l’offerta di Trascar, un modello di eccellenza 100% made in Italy per chi cerca soluzioni logistiche avanzate e un partner capace di affrontare con competenza e flessibilità le sfide del futuro. Tra le tecnologie di punta dell’azienda modenese, che vanta oltre cinquant’anni di attività e rappresenta oggi uno dei player più solidi e innovativi del settore, capace di accompagnare i propri clienti in un percorso di evoluzione tecnologica e organizzativa, figura la pallettizzazione mista. Si tratta di una metodologia che consente di combinare diversi formati

e tipologie di prodotti su un singolo pallet, una tecnica particolarmente apprezzata nei settori retail e alimentare che permette di ottimizzare l’utilizzo dello spazio, ridurre i costi di trasporto e semplificare la gestione degli ordini misti. Inoltre, l’offerta di Trascar è rappresentata da sistemi automatizzati progettati per rispondere alle esigenze più complesse della logistica industriale, dagli impianti di palettizzazione tradizionali ai magazzini completamente automatizzati “goods to person”, passando per le soluzioni di movimentazione in ambienti a temperatura controllata come i magazzini deep freeze. “Dopo una prima analisi dei flussi e delle reali necessità dei clienti, le nostre soluzioni sono progettate per risolvere problemi concreti e generare vantaggi misurabili in termini di produttività ed efficienza logistica”, evidenzia Matteo Ranuccini, sales manager di Trascar. Alla base del successo dell’azienda c’è un impegno costante verso l’innovazione e le attività di R&D che la vedono protagonista di collaborazioni con centri di competenza e istituti universitari per anticipare le tendenze tecnologiche e trasformarle in soluzioni concrete per il mercato. “In un contesto competitivo come quello attuale, innovare non è solo una scelta, è una responsabilità. I nostri clienti si aspettano soluzioni che li aiutino a migliorare le performance, ridurre gli sprechi e rispondere ai nuovi standard ambientali. E noi vogliamo essere al loro fianco in questo percorso. Il risultato è una proposta che unisce automazione, digitalizzazione e sostenibilità, in grado di trasformare l’intera supply chain in un sistema integrato e reattivo”, aggiunge Ranuccini. La dimensione ambientale, poi, è parte integrante della strategia dell’azienda, che pro-

getta impianti capaci di ridurre il consumo energetico, minimizzare l’impatto ambientale e favorire un uso più efficiente delle risorse, trasformando la logistica in un elemento strategico della politica di sostenibilità dei propri clienti. Nel corso degli anni Trascar ha ricevuto importanti riconoscimenti per la qualità delle proprie soluzioni, l’innovazione tecnologica e l’impegno per la sostenibilità. La sua capacità di adattarsi rapidamente alle evoluzioni del mercato e di offrire risposte efficaci a bisogni complessi ha consolidato il suo ruolo di rilievo nel settore e l’impresa si propone oggi come un partner strategico per tutte quelle aziende che intendono affrontare con successo le trasformazioni in atto nella logistica industriale. “Vogliamo continuare a essere un punto di riferimento per chi cerca una logistica moderna, sostenibile e realmente integrata. Scegliere Trascar significa scegliere un percorso di crescita solido, affidabile e orientato al futuro”, conclude Ranuccini.

VERTIV ACQUISISCE

UN PRODUTTORE DI SOLUZIONI RACK PERSONALIZZATE

Una acquisizione volta a potenziare l’offerta di infrastrutture integrate ad alta densità. Ad annunciarla è Vertiv, player di rilievo mondiale nelle infrastrutture digitali critiche, che lo scorso luglio ha comunicato di aver firmato un accordo per acquisire il gruppo di aziende Great Lakes Data Racks & Cabinets (collettivamente “Great Lakes”) per 200 milioni di dollari. Great Lakes è riconosciuta per la progettazione e produzione di innovativi rack altamente personalizzati e altre soluzioni di infrastrutture integrate che costituiscono la base dei data center odierni. Il prezzo di acquisto rappresenta circa 11,5 volte l’ebitda atteso per il 2026 (utili prima di interessi, tasse, ammortamenti e svalutazioni), includendo sinergie sui costi e opportunità di cross-sel-

vita industriale

TEC EUROLAB FESTEGGIA 35 ANNI E PRESENTA SIDEIUS

TEC Eurolab, centro di eccellenza che offre soluzioni di qualità per l’industria manifatturiera (testing, test engineering, formazione e certificazione) con sede a Campogalliano, in provincia di Modena, ha celebrato il 10 giugno scorso il traguardo dei 35 anni di attività con un evento all’Accademia Militare di Modena, alla presenza di collaboratori, clienti e istituzioni. Al convegno ha preso la parola anche Vincenzo Colla, vicepresidente della Regione: “Questa azienda dimostra che in Emilia-Romagna si può fare impresa ad alta tecnologia senza perdere il radicamento. Qui la competitività si misura anche nella qualità delle relazioni, nella reputazione, nella serietà”.

“Era il 1990 e siamo partiti con un prestito da 70 milioni di lire e un’idea: rendere il controllo qualità un mestiere che conta”, raccontano Paolo Moscatti e Alberto Montagnani, fondatori di TEC Eurolab. E oggi, a distanza di 35 anni, quell’idea è diventata un’impresa di riferimento nel panorama industriale non solo italiano, ma europeo. Una filosofia che è diventata metodo aziendale, e che non è mai cambiata. Oggi, con oltre 100 dipendenti, TEC Eurolab collabora con i grandi dell’automotive, dell’aerospazio e dell’energia, e ha appena concluso il piano industriale 2020-2024 superando ogni obiettivo: fatturato in crescita, utile consolidato, nuovi spazi e tecnologie all’avanguardia.

Ma soprattutto, una cultura del lavoro che resta al centro. “Nel 2020 ci siamo trovati davanti a un bivio: tagliare o rilanciare”, ha raccontato Marco Moscatti, oggi CEO. “Abbiamo scelto di investire: nuove assunzioni, formazione, intelligenza artificiale. Non è stato coraggio, è stata coerenza con ciò che siamo”. E la visione strategica, l’ascolto del cliente, la precisione tecnica hanno portato, durante la pandemia a creare l’Academy interna, un luogo per formare professionisti e diffondere cultura tecnica. E in occasione del 35° anniversario, TEC Eurolab ha presentato Sideius: il nuovo brand che rappresenta l’estensione dell’offerta oltre il laboratorio. “Negli anni TEC Eurolab ha consolidato un insieme di competenze che vanno ben oltre le attività storiche di laboratorio”, spiega Marco Moscatti. “Abbiamo integrato ambiti specialistici come la formazione, la certificazione, l’intelligenza artificiale applicata ai processi industriali, il test engineering. Per molto tempo abbiamo cercato di raccontare questa estensione restando sotto il brand TEC Eurolab, ma la forte connotazione la-

vita

boratoristica, rafforzata anche dal nome stesso, ha reso difficile far percepire al mercato tutta la portata della nostra proposta. Da qui la scelta di introdurre Sideius come nuovo brand ombrello che consenta di presentare in modo più completo e chiaro l’intero perimetro delle nostre attività”.

Il payoff scelto - Empowering Excellence - sintetizza il posizionamento di Sideius: mettere a disposizione dei clienti competenze altamente specialistiche e integrate, per supportare processi industriali complessi e ad alto contenuto tecnologico. Il nome TEC Eurolab verrà mantenuto come marchio del laboratorio di testing, mentre Sideius diventa il nuovo nome dell’azienda, comprensiva del laboratorio stesso e di tutte le altre divisioni sviluppate negli anni.

In questa logica, ogni business unit di Sideius contribuisce, con il proprio ambito di competenza, a sostenere i processi tecnici, produttivi e organizzativi dei clienti: Testing & Laboratory è il supporto analitico e sperimentale tramite analisi distruttive e non distruttive per validare materiali, componenti e processi produttivi, riducendo il rischio tecnico e consolidando l’affidabilità di prodotto; Academy & Knowledge Transfer si occupa di formazione tecnica avanzata, per trasferire competenze aggiornate e specialistiche a professionisti, tecnici e aziende, consolidando il capitale umano interno; Certification offre la qualifica di personale, processi e sistemi, garantendo la conformità agli standard richiesti dai mercati globali e dagli organismi internazionali; Test Engineering & Product Validation propone ingegneria applicata al testing e alla validazione di componenti e assiemi complessi, affiancando i clienti nell’industrializzazione e nell’improvement delle caratteristiche del prodotto; infine, Automated in-line control garantisce soluzioni automatizzate per il controllo di processo e qualità, che integrano sensoristica, visione artificiale e analisi dati per garantire conformità e prestazioni costanti lungo l’intero ciclo produttivo.

“Le diverse realtà che oggi operano sotto Sideius mantengono una forte focalizzazione tecnica nei rispettivi ambiti di attività e, allo stesso tempo, possono contare su una struttura organizzativa che offre solidità, servizi condivisi, competenze trasversali e sinergie industriali. Questo ci consente di integrare i vantaggi della focalizzazione tecnica con quelli di un sistema organizzativo solido e articolato”, conclude Marco Moscatti.

ling. L’acquisizione dovrebbe potenziare la capacità di Vertiv di fornire soluzioni di rack pre-ingegnerizzate e AI-ready, ottimizzate per i mercati enterprise, edge, colocation e hyperscale su larga scala. Fondata nel 1985 e con sede a Edinboro (Pennsylvania, USA), Great Lakes gestisce impianti di produzione e di assemblaggio negli Stati Uniti e in Europa. Il portfolio include rack standard e personalizzati, armadi integrati, armadi antisismici e opzioni avanzate per la gestione dei cavi, sia per applicazioni retrofit che per installazioni greenfield. L’acquisizione potenzia l’offerta di Vertiv per le infrastrutture digitali critiche end-to-end, migliorando le capacità dell’azienda di fornire il set di pro-

dotti e servizi più completo del settore per le richieste delle infrastrutture digitali critiche. “Great Lakes è un importante produttore di rack con un ampio portfolio di soluzioni di fascia alta e capacità di innovazione che sono essenziali in un ambiente, sempre più esigente, di infrastrutture AI ad alta densità”, dichiara Giordano Albertazzi, CEO di Vertiv. “Con l’acquisizione di Great Lakes, Vertiv consolida la propria posizione di punto di riferimento nella fornitura di soluzioni tecnologiche nel delicato mercato del white space. La combinazione delle rispettive competenze ci consente di fornire soluzioni infrastrutturali complete e ingegnerizzate che vanno oltre l’integrazione di base, indirizzando le complesse sfide della tecnologia AI di nuova generazione”. L’integrazione dell’esperienza di Great Lakes con il portfolio esistente di Vertiv dovrebbe portare benefici significativi ai clienti attraverso un approvvigionamento consolidato dell’infrastruttura, una distribuzione più rapida grazie a soluzioni pre-ingegnerizzate, maggiore efficienza operativa con l’integrazione in fabbrica delle soluzioni di alimentazione e raffreddamento Vertiv, migliore scalabilità per le applicazioni AI e edge computing e un supporto completo attraverso la rete globale di servizi Vertiv. La transazione è soggetta alle consuete condizioni di chiusura, inclusa l’approvazione normativa ai sensi dell’Hart-Scott-Rodino Antitrust Improvements Act del 1976, e si prevede che sarà completata nel terzo trimestre del 2025.

VIS HYDRAULICS VINCE IL TOUCHPOINT AWARDS ENGAGEMENT

Un altro importante riconoscimento per VIS Hydraulics B Corp Certified, azienda attiva nel settore della produzione di valvole oleodinamiche per macchine movimento terra e agricole, che si è aggiudicata il premio Touchpoint Awards Engagement per la categoria employer branding e comunicazione interna. Questo premio riconosce i progetti che meglio sanno coinvolgere e fidelizzare il proprio pubblico attraverso l’uso strategico di diversi touchpoint di comunicazione, con un focus speciale sulle iniziative che favori-

scono la partecipazione attiva, la crescita e il senso di appartenenza all’interno delle organizzazioni. In un mondo caratterizzato dagli effetti della trasformazione digitale, la comunicazione interna diventa sempre di più una leva strategica all’interno delle imprese. In particolare, il gruppo di Pavullo nel Frignano, in provincia di Modena, si è aggiudicato il premio per il progetto VIS+, molto più di una semplice piattaforma digitale, ma una vera e propria una community interna inclusiva e accessibile, progettata per valorizzare le persone, raccontare storie autentiche e rafforzare la cultura aziendale. “Avevamo l’ambizione di creare una piattaforma di comunicazione interna dove i colleghi e le colleghe diventassero i protagonisti degli stessi contenuti, e non solo, volevamo fossero video di altissima qualità capaci di intrattenere, divertire, informare”, ha dichiarato Fabio Catani, head of sustainability & corporate communications di VIS Hydraulics. Vis Hydraulics ha deciso quindi di avviare il progetto VIS+ partendo da un bisogno specifico: pur essendo un’azienda in forte crescita e con una solida cultura, il management ha avvertito l’esigenza di affiancare alla vita offline all’interno dell’organizzazione, una community digitale. L’obiettivo non era quello di integrare un semplice canale di comunicazione nuovo all’interno dell’impresa, ma un vero e proprio spazio di corporate entertainment dove i collaboratori e le collaboratrici potessero sentirsi parte attiva, contribuendo con le proprie esperienze e passioni, trasformando così la comunicazione da un mero flusso informativo a un’esperienza interattiva e immersiva. L’azienda cercava una soluzione che potesse non solo veicolare contenuti aziendali essenziali, ma che desse anche voce alle persone, alle loro passioni extra-lavoro e alle storie che rendono unica Vis Hydraulics. Grazie a una user experience ispirata alle piattaforme di streaming, con contenuti video organizzati come “serie”, personalizzazione grafica e accesso mobile, VIS+ è riuscita a trasformare la comunicazione interna in un’esperienza coinvolgente e innovativa; realizzata su Tentacle Learning Platform, VIS+ è oggi un punto di riferimento per la comunicazione interna e la formazione di Vis Hydraulics. “Con la presenza continuativa di un team di videomaker, abbiamo iniziato a girare ore

vita industriale

Sopra Giordano Albertazzi, CEO, e sotto, Mike Giresi, CIO di Vertiv

e ore di filmati, creando format innovativi sulle passioni dei dipendenti VIS, sui viaggi che avevano compiuto, interviste doppie, e ovviamente su tutte le informazioni utili e formative per conoscere la nostra azienda ai nuovi arrivati, e contenuti di repertorio per i veterani”, aggiunge Catani. “La piattaforma di Tentacle Learning è stata la risposta a questa nostra ambizione, capace di presentare i contenuti in modo accattivante, stimolando la gamification, e offrendo agli utenti un’esperienza di utilizzo al pari delle grandi piattaforme streaming”.

VOILÀP DIGITAL:

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

PER IL RETAIL E LA SMART FACTORY

Voilàp Digital, azienda del gruppo Voilàp specializzata nello sviluppo di soluzioni tecnologiche all’avanguardia per il mondo del retail e dell’industria manifatturiera, grazie a un costante investimento in ricerca e sviluppo, si posiziona come partner strategico per tutte le realtà che intendono migliorare l’esperienza d’acquisto dei propri clienti e ottimizzare i processi aziendali attraverso l’integrazione di strumenti digitali innovativi. “La mission di Voilàp Digital è chiara: semplificare e potenziare il processo di vendita, rendendolo più moderno, efficiente e competitivo, sia per i punti vendita fisici sia per i canali digitali. In un mercato sempre più orientato

alla personalizzazione e alla velocità di risposta, proponiamo soluzioni che aumentano la soddisfazione del cliente finale, migliorano la produttività dei dipendenti e agevolano il lavoro dei rivenditori”, raccontano dall’azienda. Oltre a ridefinire il rapporto tra cliente e prodotto, Voilàp Digital punta a rivoluzionare la comunicazione aziendale. Le soluzioni digitali sviluppate dall’azienda favoriscono la condivisione di informazioni tra reparti, sedi e showroom, contribuendo alla creazione di un ecosistema aziendale più trasparente, integrato e reattivo. “Ci impegniamo a guidare la trasformazione digitale delle imprese verso modelli di Smart Retail e Smart Factory, in cui la tecnologia diventa un fattore abilitante per l’innovazione, la competitività e la sostenibilità. Due dei prodotti più rappresentativi in questo ambito sono il Ribbon e il Ledwall, pensati per potenziare la comunicazione visiva all’interno di contesti aziendali eterogenei”, spiegano dall’azienda. Il Ribbon è un sistema di display a bordo ultra-sottile (Ultra Narrow Bezel) che consente di creare superfici di visualizzazione continue, eleganti e ad alto impatto scenografico. Perfetto per ambienti interni, showroom, hall e uffici direzionali, si distingue per l’alta qualità dell’immagine e la possibilità di integrare contenuti multimediali personalizzati, aggiornabili in tempo reale. Il Ledwall, invece, è una soluzione modulare a LED ad alta luminosità, progettata per trasmettere contenuti dinamici anche in ambienti fortemente illuminati. La sua flessibilità lo rende ideale per fabbriche, magazzini, aree produttive e punti vendita, dove la

visibilità e la tempestività delle informazioni sono fondamentali. “Entrambe le soluzioni - sottolineano dall’azienda - sono integrate con software proprietari che permettono di gestire i contenuti in modo centralizzato, automatizzare gli aggiornamenti e segmentare i messaggi in base al target, al reparto o alla sede”. L’introduzione di strumenti di digital signage in azienda non rappresenta solo un aggiornamento tecnologico, ma una vera e propria leva strategica. “Attraverso una rete di schermi interattivi, accessibili e sempre aggiornati, le imprese possono promuovere una cultura della trasparenza e della condivisione, migliorare il coinvolgimento dei dipendenti, semplificare la diffusione di direttive operative, dati di produzione, KPI e avvisi di sicurezza”, concludono dall’azienda.

VSYSTEM OTTIENE

LA CERTIFICAZIONE NADCAP

VSystem ha ottenuto la certificazione NADCAP (National Aerospace and Defense Contractors Accreditation Program). Con questa nuova certificazione, l’azienda di Fiorano Modenese, punto di riferimento nella produzione di strutture di sicurezza (Halo) e scarichi per il motorsport, entra a pieno titolo in un settore altamente sfidante come l’aerospazio, con le carte in regola per operare in Nord America dove la NADCAP prevale, ottenendo così l’accesso a uno dei mercati più avanzati al mondo. “NADCAP

vita industriale

Fabio Catani, head of sustainability & corporate communications, e Carlotta Venturelli, communications specialist di Vis Hydraulics ritirano il premio Touchpoint Awards Engagement
Il Ribbon, sistema di display a bordo ultra-sottile (Ultra Narrow Bezel) di Voilàp Digital, che consente di creare superfici di visualizzazione continue, eleganti e ad alto impatto scenografico

è un programma mondiale di cooperazione, che vede impegnate le maggiori imprese appaltatrici del settore aerospace e defence, i cosiddetti Primes, nella definizione di un approccio condiviso all’accreditamento dei processi speciali. In Italia esistono solo 20 aziende certificate NADCAP per il processo di saldatura, due in Emilia-Romagna e una di queste è VSystem. L’impegno di VSystem per l’accreditamento verso il mercato aerospace, infatti, è costante ormai da molti anni con l’ingresso tra i fornitori accreditati di importanti player dell’aerospazio, commenta Silvia Gaiani, CEO di VSystem. L’adeguamento agli standard NADCAP rappresenta, quindi, un naturale passaggio di quel percorso di qualità che caratterizza la crescita dell’azienda modenese su tutti i mercati in cui opera. Il processo di accreditamento, durato circa due anni, ha previsto anche una serie di qualifiche del personale arricchendo così il patrimonio di competenze interne a VSystem: tra queste, la qualifica IWE (International Welding Engineer) conseguita da Gaiani e la qualifica di saldatore aeronautico, secondo la norma EN ISO 24394, ottenuta da quattro saldatori dell’azienda. Attualmente il programma Nadcap prevede dieci processi speciali, definiti Commodity. VSystem è oggi accreditata per la commodity saldatura, una delle sue principali specializzazioni, ulteriormente rafforzata da questa nuova, importante conferma. VSystem, fondata nel 2013 a Fiorano Modenese, nei pressi dell’omonimo circuito di prova, è attiva con un sito produttivo coperto di 2.000

metri quadri, a cui si aggiungono 300 metri quadri per gli uffici e una sala metrologica climatizzata. L’azienda, attiva nei mercati motorsport, medicale, aerospazio e difesa, è specializzata nella realizzazione di manufatti ottenuti per deformazione plastica e saldatura, nella costruzione di elementi di geometrie complesse, tolleranze ristrette e materiali esotici, come leghe di titanio, nichel, acciai speciali e inossidabili, nella curvatura di tubi a parete sottile, realizzati in leghe di nichel e titanio.

MCC E UNICREDIT

SOSTENGONO LA CRESCITA DI WHITE LINE

Mediocredito Centrale e UniCredit sostengono la crescita di White Line, azienda bolognese specializzata nella produzione di pelli esotiche pregiate per l’industria del lusso, che ha emesso un minibond da 3 milioni di euro, sottoscritto pariteticamente dalle due banche. L’operazione, della durata di otto anni, rientra nel programma Basket Bond “Made in Italy” che punta a mobilitare risorse per 100 milioni di euro per investimenti di pmi e mid cap attive nei settori strategici dell’economia italiana, con il supporto della garanzia di portafoglio del Fondo di garanzia, gestito dallo stesso MCC per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. White Line nasce nel 2001 e focalizza la sua attività nella lavorazione e commercializzazione di pelli esotiche per l’industria dell’alta moda nei settori abbigliamento, calzature e pelletteria. L’azienda si contraddistingue per l’elevata qualità dei propri prodotti, garantita dal controllo diretto dell’intera filiera. White Line ha investito risorse e know-how per realizzare, verificare e certificare la sostenibilità delle Farm nei Paesi d’origine delle materie prime e l’intera produzione di pelli finite viene svolta all’interno della nuova conceria di San Minato (Pisa), struttura caratterizzata da continui investimenti in innovazione tecnologica per il recupero/reintegro dei reflui ed automazione 4.0. “L’emissione del minibond permetterà a White Line di creare

un gruppo in grado di coprire l’intera gamma dei pellami per l’industria dell’alta moda grazie a due importanti investimenti. Siamo grati a UniCredit e MCC per l’attestazione di fiducia che conferma la credibilità del nostro piano aziendale per il raggiungimento in tre anni di 20 milioni di euro di fatturato”, evidenzia l’amministratore delegato di White Line, Alberto Panterani. In particolare, infatti, l’operazione è finalizzata a sostenere due tipi di investimenti. Il primo riguarda l’acquisizione del 54% della società Reptilis, azienda concorrente in Santa Croce sull’Arno, Pisa, specializzata nella concia e nella commercializzazione di pelli pregiate complementari a quelle di White Line, con l’obiettivo di affermarsi ulteriormente sul mercato creando un nuovo gruppo in grado di coprire l’intera gamma dei pellami di alta qualità. Il secondo investimento riguarda l’acquisto di macchinari e attrezzature per la transizione 5.0 da collocare presso la sede di San Miniato (Pisa), per la realizzazione di un impianto completamente automatico adottando processi produttivi più sostenibili che prevedono, tra l’altro, un minore utilizzo di prodotti chimici, il maggior impiego di composti vegetali per le tinture e il riutilizzo dell’80% dei reflui. “Siamo determinati a sostenere le piccole e medie imprese locali nel raggiungimento dei loro obiettivi di sviluppo. L’operazione finalizzata in favore di White Line, azienda di rilievo della filiera del fashion made in Italy, è un esempio concreto del nostro impegno a supporto delle realtà produttive del territorio, vero motore di crescita del Paese”, commenta Andrea Burchi, regional manager Centro Nord UniCredit. “In un momento delicato del suo settore, White Line ha dimostrato di essere un’eccellenza del made in Italy con una visione proiettata verso il futuro”, conclude Piero Ferettini, responsabile commerciale di Mediocredito Centrale.

vita industriale

Silvia Gaiani, CEO di VSystem

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Farete 2025, le imprese emiliane guardano al futuro

Mercoledì 3 e giovedì 4 settembre a BolognaFiere è andata in scena la dodicesima edizione della due giorni di networking promossa e organizzata da Confindustria Emilia. Ad aprire la kermesse l’Assemblea pubblica dell’Associazione con l’intervento del presidente Sonia Bonfiglioli e le interviste sul palco del vicedirettore ad personam del Corriere della Sera, Federico Fubini, al professore Yasheng Huang e al presidente di Confindustria Emanuele Orsini di Marco Taddei

Due giorni intensi che hanno messo al centro il presente, ma soprattutto il futuro, di imprese e industria, interrogandosi sulle traiettorie future dell’economia globale e trasformando ogni momento in un’occasione concreta per connettere aziende e persone, creando collaborazioni e nuove opportunità e dimostrando, ancora una volta, la forza di fare

rete. Mercoledì 3 e giovedì 4 settembre, i padiglioni 16 e 18 di BolognaFiere hanno aperto le porte alla dodicesima edizione di Farete, il grande evento di networking promosso e organizzato da Confindustria Emilia, uno degli appuntamenti più strategici del panorama imprenditoriale.

“Costruire un nuovo futuro” era il claim dell’edizione 2025 di Farete, inaugurata come da tradizione dall’Assemblea

pubblica di Confindustria Emilia che quest’anno ha proposto una riflessione aperta mettendo a confronto visioni, modelli e prospettive delle due grandi potenze mondiali: Stati Uniti e Cina. A dare il via alla giornata Sonia Bonfiglioli, presidente di Confindustria Emilia, con il suo intervento dal palco, davanti ad oltre duemila imprenditori delle imprese associate di Bologna, Ferrara e Modena, autorità e ospiti, nel corso del quale ha analizzato le

sfide e le priorità del mondo industriale e delineato i megatrend futuri. A seguire, Federico Fubini, inviato, editorialista e vicedirettore ad personam del Corriere della Sera e consigliere scientifico di Limes, e Yasheng Huang, professore di economia e management globale Epoch Foundation e professor of international management al MIT Sloan School of Management, hanno dialogato approfondendo i rapporti e le dinamiche presenti e future tra Cina e Stati Uniti. L’Assemblea, anche quest’anno trasmessa live sulla pagina Facebook e sul canale YouTube di Confindustria Emilia, dove rimane sempre visibile, si è chiusa con l’intervista di Fubini al presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. Al termine dell’Assemblea pubblica si è entrati nel vivo dell’evento con l’attività degli stand nell’area espositiva di 10 mila metri quadrati, per un totale di circa 400 imprese coinvolte, e un fitto programma di oltre 90 workshop tematici, incontri B2B, momenti istituzionali e approfondimenti che hanno animato anche le aree tematiche di Confindustria Emilia per confrontarsi, condividere conoscenze ed esperienze, sviluppare nuove soluzioni e guardare al futuro con idee concrete.

L’Intelligenza Artificiale generativa anche quest’anno, dopo il successo del 2024, è stata protagonista con uno spazio dedicato, il Villaggio dell’IA, all’interno del quale erano presenti un’area destinata agli stand espositivi, dove le imprese hanno potuto mostrare soluzioni concrete e applicazioni reali dell’IA per il settore manifatturiero, e una dedicata ai workshop delle aziende. L’edizione 2025 del Villaggio dell’IA ha inoltre visto il debutto di un’area riservata a incontri e approfondimenti promossi dalla filiera Digital di Confindustria Emilia per valorizzare buone pratiche, proporre spazi di confronto sui fabbisogni di competenze delle imprese del territorio e identificare spazi di miglioramento e intervento.

L’Open Hub ha rappresentato il punto d’incontro tra chi innova e chi investe, tra chi sviluppa tecnologia e chi la porta sul mercato e in azienda, lo spazio dove accelerare connessioni e idee. Un ambiente

dove le imprese hanno potuto osservare da vicino come l’innovazione prende forma e come trasformarla in azione concreta. Quest’anno durante le due giornate, attraverso una serie di workshop tematici, tavole rotonde, pitch session e grazie alla partecipazione di esperti, imprenditori, ricercatori, innovatori, founder e attori dell’ecosistema dell’innovazione, si sono approfonditi alcuni ambiti strategici ad alto impatto come: Deep Tech, Green Tech, Aerospace, Intelligenza Artificiale, Open Innovation e Startup, Ricerca e Proprietà Intellettuale, Sostenibilità e Diversità, Equità e Inclusione.

L’internazionalizzazione è una delle sfide più complesse per le imprese italiane, ma anche una delle opportunità più ricche di potenzialità. Farete ha offerto alle aziende l’accesso privilegiato a incontri B2B con buyer internazionali selezionati, provenienti da Europa, Centro e Sud America, Medio Oriente e Nord Africa. Nell’ambito dell’International Club, infatti, le imprese manifatturiere associate a Confindustria Emilia hanno avuto l’occasione gratuita di incontrare 30 operatori internazionali, provenienti da 14 Paesi (Algeria, Argentina, Austria, Brasile, Germania, Guatemala, Marocco, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svizzera, Tunisia, Turchia e Uruguay) per generare opportunità di business con potenziali clienti esteri attraverso incontri b2b dedicati (più di 420 gli appuntamenti che si sono svolti nella due giorni). L’Area dell’International Club ha ospitato anche tre workshop: Analisi Dual Use con Intelligenza Artificiale; La normativa cinese sul Dual Use e Come entrare nel settore della difesa: obblighi, autorizzazioni e certificazioni.

Per proiettare le imprese verso i mercati internazionali a Farete 2025, inoltre, il Desk Tax & Legal Global Services ha messo a disposizione consulenze specialistiche one to one in ambito fiscale, legale e societario, con 40 professionisti esperti in normative italiane ed estere. Erano presenti professionisti esperti dei seguenti Paesi: Africa (Egitto/Ghana/Kenia/Nigeria/Ruanda/ Sudafrica/Tanzania/Tunisia/Uganda), Austria, Bielorussia, Brasile, Cina, Hong

Kong, Francia, Germania, Golfo (Arabia Saudita, Emirati Arabi/Oman/Qatar), Gran Bretagna, India, Indonesia, Iraq, Italia, Lussemburgo, Malesia, Polonia, Portogallo, Russia, Singapore, Spagna, Stati Uniti, Svizzera, Turchia, Ucraina, Vietnam. È stato possibile ottenere informazioni e aggiornamenti in materia di agevolazioni fiscali, investimenti transizione 5.0. industria 4.0, maxi deduzione costo del lavoro, impatriates/expatriates, marchi e brevetti Italia/estero, MOG 231, Iva Italia/estero e seguire un calendario di 11 workshop organizzati dall’Area Fisco e Diritto d'Impresa di Confindustria Emilia.

In occasione dell’edizione 2025 di Farete, è nata poi la Piazza della Subfornitura: un’area espositiva condivisa che ha accolto 13 imprese del mondo della subfornitura industriale con l’obiettivo di valorizzare competenze trasversali, aumentare la visibilità delle imprese partecipanti e favorire occasioni di networking mirato e qualificato. Queste aziende hanno potuto incontrare operatori sia italiani che esteri in diversi appuntamenti d’affari organizzati dall’Associazione.

Mercoledì 3 settembre, alle ore 18.30, il palco principale del padiglione 16 ha ospitato l’evento serale di Azimut Capital Management, main partner dell’evento per il quarto anno consecutivo, dal titolo “Dazi, tassi di interesse, ciclo economico e contesto geopolitico: impatti economico-finanziari” e nel corso del quale sono intervenuti Claudio Basso, Chief Investment Officer Azimut Investments, Nicolò Bocchin, global head of Fixed Income Azimut Investments SA, Gianni Errico, CEO & general manager Azimut Investments Ltd & group global head of equities, e Marco Fazi, amministratore delegato Azimut Capital Management SGR.

Infine, come da tradizione, a chiudere la due giorni è stato l’evento organizzato dal Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia “Industria ultima frontiera. Aeronautica, Spazio e Difesa: come le imprese del territorio possono contribuire alle filiere strategiche europee”, che

si è tenuto giovedì 4 settembre alle ore 15.30. Dopo l’apertura dei lavori da parte del presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia, Marco Moscatti, la giornalista Ilaria Vesentini ha intervistato Vincenzo Colla, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna e assessore a sviluppo economico e green economy, energia, formazione professionale, università e ricerca. Sul palco principale del padiglione 16 sono andate in scena anche due tavole rotonde: nella prima, moderata da Anna Masutti, partner RPLT, Caterina Bortolini, cyber&space director di Rheinmetall, Walter Cugno, vice president exploration and science domain di Thales Alenia Space, Marco Tantardini, space strategy and business development lead for Europe di Lockheed Martin, e Angelo Pansini, chief of staff dell’amministratore delegato e direttore generale di MBDA Italia si sono confrontati su scenari e opportunità per le imprese. Nella seconda, con la moderazione di Ilaria Vesentini, Ersilia Vaudo, special advisor future talents&chief diversity officer di ESA (European Space Agency), Massimo Artini, italian representative and vice chair of NATO DIANA Board of directors, Marialisa Alberghini, strategy manager di Lavoropiù, e Gianni Errico, CEO&general manager Azimut Investments Ltd & group global head of equities, fund manager AZ Equity Space, hanno discusso di talenti e finanza per aerospazio e difesa.

I saluti finali e la chiusura di Farete 2025 sono stati affidati al presidente di Confindustria Emilia, Sonia Bonfiglioli.

Confindustria Emilia ringrazia tutti gli sponsor che hanno reso possibile la realizzazione di Farete 2025: Azimut Capital Management, main partner dell’evento per il quarto anno consecutivo; gli sponsor Toyota Material Handling, Umana, FAV - Fondazione Aldini Valeriani, Hit Servizi Emilia, Confindustria Servizi - Le Convenzioni Retindustria, Gruppo Morini, Due Torri e Buonristoro; gli sponsor tecnici Wother, Pongo Films, Hydroplants, Apple Promotions and Gadgets, Etic, Spot Italia, GiBi.

L’intervento del presidente Sonia Bonfiglioli

Cinque punti intorno ai quali ruota la complessità di fare impresa e di far crescere la comunità degli imprenditori. È con questi che il presidente di Confindustria Emilia ha aperto l’assemblea pubblica

menti di rotta, revisione delle scelte. Siamo usciti dalle nostre zone di comfort perché i vecchi equilibri si sono sfilacciati e, in alcuni casi, sono crollati da un giorno all’altro. Ma la nostra comunità imprenditoriale è capace di affrontare i cambiamenti, guardare avanti e cambiare per continuare a creare valore. Nel nuovo ordine mondiale l’Europa rischia di essere schiacciata in mezzo e di rimanere da sola: in questo momento è

il grande fragile. Le prospettive non sono rosee, ma io rimango dell'idea che noi siamo comunque una terra forte, positiva, che non si piange addosso. Dai momenti difficili vengono spesso fuori le idee migliori, gli stimoli migliori, le alleanze più forti. Io sono una positiva, costruttiva, realista e quindi combattiamo, in trincea: noi imprenditori dobbiamo continuare a ‘fare’”. Ecco un’ampia sintesi del suo discorso.

GEOPOLITICA

E GEO-ECONOMIA

Siamo passati dalla globalizzazione alla deglobalizzazione, in un mondo afflitto da conflitti e dazi. Dalla politica arrivando all’economia, si è passati dalla modalità di collaborazione a quella di coercizione e conflitto. Portando le grandi catene di fornitura da una dimensione globale a una più limitata, a livello continentale.

I conflitti degli ultimi anni, con le loro ripercussioni sull’economia europea, e, negli ultimi mesi, la “ballata” dei dazi non hanno fatto altro che creare instabilità, aumentando costi, alterando le catene di approvvigionamento, modificando i flussi commerciali globali, con l’effetto di rallentare la crescita economica a livello internazionale.

In questo mutato quadro generale, l’Europa, come ha detto giustamente Mario Draghi è “evaporata”. Si trova a dover competere necessariamente sui temi tecnologici, perché sono fondamentali per il futuro, ma avendo le spalle gravate da fattori critici come il costo dell’energia, le dimensioni delle imprese, attitudine agli investimenti e la mancanza di politiche industriali capaci di dare indirizzi utili. L’Europa deve trovare la sua consistenza, che è anche una visione, una politica industriale che finora è stata solo teorica, basata sui sogni e che sta danneggiando intere filiere, come quella dell’automotive. Il processo va ribaltato.

DEMOGRAFIA

Dalle piramidi alle navi Il tema demografico in Italia vive su un dualismo di fondo: dall’essere ignorato all’essere un’emergenza. Da una parte, dal dopoguerra a oggi è migliorata la speranza di vita, guadagnando in 100 anni 33 anni in più dal punto di vista demografico, dall’altra il nostro Paese sta invecchiando perché, a fronte di più anziani mancano i nuovi nati, ormai da diversi decenni. Tanto che si è cambiato il modo di rappresentare la demografia di una popolazione: dalle forme piramidali si è passati alle navi. Infatti, se a inizio ‘900, il gruppo più numeroso era rappresentato dai bambini, la base della piramide, nel 2003 il gruppo più numeroso era rappresentato dalla fascia 3539 anni, e nel 2023 è quello tra i 55 e i 59 anni.

L’Italia, insieme al Giappone, è uno dei paesi

a minor percentuale di nascite e maggior invecchiamento (aspettativa alta di vita); l’opposto dei paesi poveri (Africa). Con l’avvio del pensionamento dei baby boomers, esce dal mercato del lavoro uno dei gruppi demografici più numerose anche in Italia. Secondo i dati Ocse, nel 2060 in Italia ci sarà una carenza del 34% di forza lavoro. È un dato preoccupante. Ci mancheranno milioni di persone al lavoro. L’Italia sconta una carenza pesante nello squilibrio: ancora troppe ragazze non scelgono materie STEM, è una peculiarità tutta italiana davvero negativa. Quando ho iniziato Ingegneria c’erano cinque studentesse in una classe di 250 persone; era molto tempo fa, ma la percentuale non è cresciuta poi tanto quando i miei figli hanno fatto lo stesso percorso. E in generale, i dati mostrano che oggi in Italia solo il 16% circa delle ragazze scelgono materie STEM, mentre la media dell’Europa è del 30. Ma in India supera il 40%, nei paesi arabi la media varia tra il 35 e il 70%, con paesi come la Tunisia che raggiunge il 58% o l’Iran con il 70%.

C’è anche un altro mismatch molto grave per l’attività, e ancora di più per la crescita, delle imprese, perché si deve fare fronte alla mancanza di molti diversi profili lavorativi ricercati (lavori pesanti, tecnici e molti altri). E riflettendo su questo, un’idea ha iniziato a prendere forma: rivolgersi alle persone immigrate che sono già qui. Parliamo, per le sole nostre tre province, di circa 4.000 persone. In tanti sono per lo più giovani, in molti casi hanno anche titoli di studio che spesso non sono riconosciuti. Sono un bacino di potenzialità: possiamo proporre corsi di lingua e di cultura, perché il tema dell’integrazione è basilare, ma anche formazione tecnica, che darebbe a loro un futuro e ci aiuterebbe a colmare il gap.

MEGATREND

La sicurezza sul lavoro, unita alla sostenibilità ed efficacia dei processi produttivi, è il primo punto su cui lavorare per creare quell’attenzione, prevenzione e consapevolezza che originano prima di tutto dall’interno delle imprese per poi aprirsi alle rappresentanze del mondo del lavoro e agli altri interlocutori. Il “saper fare” è sempre stata una caratteristica e un nostro orgoglio. Il “modus operandi” non può però restare congelato a modalità superate dal tempo che avanza. Nuove tecnologie che garantiscano prima di tutto sicurezza per chi opera, sostenibilità sia sociale sia verso l’ambiente e, infine, quell’efficacia ed efficienza necessarie per restare concorrenziali in un contesto oggi di fortissima competizione, sono tutti elementi imprescindibili per fare impresa.

Più posti di lavoro che persone. È un problema che riguarda, da una parte l’impegno a trattenere i talenti, perché i giovani sono più preparati rispetto ai genitori e sono meno disposti a lavori manuali o faticosi, hanno interiorizzato un diverso concetto di “life balance”, in cui le proprie aspirazioni e l’equilibrio personale vengono prima della sicurezza del posto fisso. Dall’altra, occorre tenere conto che abbiamo a che fare con flussi migratori con livelli di scolarizzazione non allineati rispetto alla carenza di competenze tecniche. Questa complessità rappresenta una sfida. Ai nostri figli e ai giovani che vengono da altri paesi, se non vogliamo perderli in una continua migrazione verso altre destinazioni, dobbiamo offrire ambienti di lavoro moderni, tecnologicamente evoluti e proiettati ad affrontare nuove prove. Dobbiamo per questo avviare processi di automazione

più diffusi che offrano una maggiore sicurezza per chi lavora ma anche un supporto alla carenza di competenze e una risposta alla richiesta di un migliore ‘life balance’”.

EVOLUZIONE INDUSTRIALE

E TECNOLOGICA

Se ci fermiamo un attimo a guardarci indietro, è da capogiro realizzare che in meno di 250 anni siamo passati dalla ruota del mulino ad acqua all’intelligenza artificiale.

Dalla metà dell’Ottocento, con la prima rivoluzione industriale, arriva la nascita delle fabbriche, mentre con la seconda, tra Ottocento e Novecento, grazie al progresso tecnologico portato dall’elettricità e dall’applicazione del vapore si espande l’industrializzazione. A partire dagli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso, ecco la terza rivoluzione industriale che, con la presenza sempre più intensiva dell’innovazione tecnologica, soprattutto in informatica ed elettronica, apre a grandi cambiamenti nell’organizzazione industriale e porta alla globalizzazione dei mercati.

Da allora, l’accelerazione è sempre più veloce: il termine “Industria 4.0”, che identifica la quarta rivoluzione industriale, è stato utilizzato per la prima volta nel 2011 in Germania, per descrivere un progetto di digitalizzazione della produzione. Porta a una rivoluzione dei settori produttivi e industriali attraverso l’integrazione di tecnologie come l’Intelligenza Artificiale, le reti IoT (Internet delle Cose), i Big Data e la robotica avanzata.

E, mentre gli effetti e gli impatti della quarta rivoluzione industriale sono ancora da mettere a terra in maniera sistematica e diffusa, ci dobbiamo misurare con i paradigmi nuovi della quinta rivoluzione industriale, in cui fare impresa non può prescindere dalla sostenibilità ambientale. Questa deve però rappresentare un percorso concreto, meno dogmatico e teorico, riconoscendo temi come la neutralità tecnologica a vantaggio dei risultati. In questa continua evoluzione tecnologica e sociale, guardando ai paesi che si stanno imponendo per la modernità dei processi produttivi adottati, stanno già emergendo nuovi “pillar” che potrebbero costituire le basi dell’Industry 6.0: demografia e “life balance”, uniti a una nuova guerra commerciale che esporrà la manifattura europea, italiana e del nostro sistema territoriale a grandi minacce; la necessità di confrontarci con lo sviluppo asia-

tico e cinese, che per molti aspetti sta procedendo con ritmi per noi impensabili. Perché il protagonista dell’Industry 6.0 è sicuramente, già ora, l’economia cinese.

IMPRESE E TERRITORIO

Forse è finito un mondo, ma non è finito il mondo

Le imprese hanno sempre avuto un grande valore di sviluppo e crescita, sociale quanto economica, ma oggi fare impresa non può prescindere da una profonda e visibile valorizzazione e difesa del nostro patrimonio industriale, consapevoli però che le regole e i punti di forza di ieri possono essere oggi meno efficaci, sforzandoci, proprio per questo, di mantenere e accrescere la nostra forza come singole imprese e come sistema, arricchendo nel nostro lavoro quotidiano il contesto sociale ed economico in cui operiamo. Per questo, la fase che ci aspetta non è solo di consolidamento ma è anche di evoluzione perché occorre cogliere questi bisogni, trasformarli in progetti concreti e realizzarli, per essere come imprese e imprenditori non solo esempio ma anche guida e supporto. Ci è richiesto un cambiamento continuo che è prima di tutto un percorso di comunità, per accendere un faro sulle tante imprese virtuose e promuovere un confronto costruttivo e concreto con le forze politiche e le organizzazioni sindacali. Occorre avere una corretta percezione delle nostre imprese, della grande difficoltà e complessità che il nostro sistema economico sta già affrontando e della sempre maggior efficacia richiesta, dovendo operare

in un contesto economico di minor crescita e competizione più aggressiva.

Uno dei nostri progetti è supportare le startup e farle crescite, perché fondamentali per continuare a creare il substrato necessario alle nostre catene di fornitura. Ma, un altro aspetto da curare è il ricambio generazionale. Nella nostra territoriale ci sono circa 400 imprese dove la governance è superiore ai 75 anni e non ha successione, un totale di 13 miliardi di business sviluppato e 23.000 persone. Il progetto è cercare di attirare giovani che abbiano la voglia di mettersi in gioco e aiutarli a riuscire. Sono tutti tasselli di una dinamica complessiva per rendere costruttivo, rendere possibile fare impresa, una sana attività produttiva nel nostro territorio.

In questo contesto, investire in formazione e digitalizzazione è una scelta strategica imprescindibile per ogni impresa che voglia crescere e rimanere competitiva. Le persone sono il cuore di ogni azienda e formarle significa permettere loro di acquisire le competenze necessarie a supportare la trasformazione verso processi più sicuri ed efficaci, restare al passo con l’evoluzione del mercato e contribuire in modo propositivo ai processi aziendali. Questo non solo migliora la qualità del lavoro, ma rende anche l’azienda più attrattiva per i talenti e per i giovani favorendo un ambiente di crescita continua.

La transizione digitale dell’industria manifatturiera è oggi una priorità per rafforzare la competitività delle imprese e accompagnarle nel percorso verso una nuova generazione di “fabbriche intelligenti”.

Huang: “La Cina sta ottenendo la supremazia tecnologica”

Federico Fubini, vicedirettore ad personam del Corriere della Sera, ha intervistato Yasheng Huang, professore di economia e management globale Epoch Foundation e professor of international management al MIT Sloan School of Management. Al centro la Cina, i cambiamenti dei rapporti con gli Stati Uniti

e la sottovalutazione da parte dell’Occidente del potenziale cinese in campo tecnologico

Nato in Cina, ma cittadino statunitense, il professor Yasheng Huang è un osservatore molto attento della Cina di Xi Jinping. Ha risposto a una serie di domande del giornalista Federico Fubini sul palco di Farete 2025.

Come vede le politiche dell’amministrazione Trump e quali ripercussioni hanno sulla Cina?

Possiamo dire che stanno andando a vantaggio della Cina, perché diversi Paesi si stanno riavvicinando come non lo erano mai stati. Un esempio è l’ultimo vertice che si è tenuto in Cina, dove sono stati evidenti i nuovi rapporti diplomatici tra Cina e India. Sappiamo che fino a pochi anni fa, 2020-2021, ci sono stati contrasti ai confini delle due potenze. Ora, invece, sembra ci sia un veloce recupero delle relazioni. Inoltre, anche Canada, Europa, Messico e altri Paesi si stanno avvicinando sempre di più, come risposta all’aggressività statunitense. Al vertice cinese abbiamo visto profilarsi nuove alleanze, un nuovo blocco di Paesi che sono per lo più autoritari e hanno delle economie dirigiste, regolamentate dallo Stato, ma che stanno formando un blocco molto unito e coeso soprattutto contrapposto agli Usa più che all’Occidente. Questo però può essere uno sviluppo pe -

di Raffaella Mazzali

ricoloso nell’economia e politica globale, senza considerare le complicazioni che potrebbero sorgere da ulteriori divisioni tra oriente e occidente. Soprattutto le divisioni tra Paesi occidentali, e ancora più quelle tra democrazie e paesi autoritari, non si erano mai viste: è una situazione del tutto nuova per l’Occidente e una sfida, soprattutto alla luce dell’autocrazia che sta prendendo piede negli Stati Uniti.

I dati cinesi mostrano un calo delle importazioni, mentre le esportazioni sono in aumento: +6-7% rispetto al mondo, malgrado il calo nei confronti degli Usa. La Cina esporta sempre di più verso l’Europa e gli altri Paesi asiatici. Cosa sta succedendo?

Oggi la Cina rappresenta dal 30 al 35% della capacità produttiva mondiale e l’11% rispetto all’economia mondiale ed è avanzata come economia produttiva grazie a un settore manifatturiero fortissimo. Ma i consumi sono piuttosto limitati. Lo si è notato meno, perché le dimensioni dell’economia erano minori e inoltre c’è stata una forte crescita dopo la fine della guerra fredda; con l’avvento della globalizzazione le importazioni cinesi erano aumentate. La Cina si è aperta agli investimenti stranieri e aziende tedesche, giapponesi, di Taiwan sono arrivate nel Paese. Ma in questi ultimi anni questi investimenti stranieri sono calati. Oggi, quando le aziende straniere investono in Cina di solito cercano di importare componenti, macchinari, attrezzature dai loro fornitori abituali. E quindi, queste sembrano agli occhi del mondo importazioni cinesi, ma, se la quota di questi investimenti stranieri diretti cala, allora anche le importazioni di questi componenti e beni caleranno. Un altro elemento da considerare è questo: oggi ci sono aziende tedesche che stanno subendo una concorrenza spietata da parte di quelle cinesi e quindi non c’è solo un calo delle importazioni dal resto del mondo, ma c’è anche una concorrenza sempre crescente proprio da parte dell’economia cinese stessa, che produce una sorta di involuzione, per così dire. Perché ci sono forti politiche basate sui prezzi e ci sono quindi delle aziende cinesi che sono sempre

di più competitive, ma ce ne sono molte altre che sono in perdita. In generale ci sono vari settori industriali che lottano con una redditività in calo e quindi abbiamo un’economia che ha grandissima capacità produttiva ma la redditività è per pochi. Qual è il futuro di questo tipo di economia in termini commerciali? Il sistema finanziario e quello bancario possono tollerare questa situazione per un po’ di tempo, ma è chiaro che bisogna vedere come evolverà la guerra commerciale. La presidente Bonfiglioli ha parlato della elevata robotizzazione delle aziende cinesi, e sì, è evidente lo sviluppo repentino in questo senso. Ma c’è anche un grosso problema di disoccupazione. Proprio in un momento in cui il tasso di natalità in realtà non è in aumento. C’è anche un impatto sull’andamento dei risparmi. Abbiamo un Paese che ha una capacità produttiva fortissima, consumi invece limitati, è chiaro che si può pensare che il livello di risparmi sia elevatissimo. Gli altri Paesi asiatici, come il Giappone, sono passati da un modello produttivo a uno più equilibrato e questo ha provocato un calo di risparmi. La domanda è: quando inizierà questo calo in Cina e quali saranno le conseguenze? Ci aspetta una grande incertezza.

Se osserviamo le scelte della Cina, spiccano i settori delle batterie, energie verdi, veicoli elettrici e acciaio e allu -

minio, prodotti farmaceutici, e anche altri settori a bassa tecnologia. Ora, tantissimi di questi comparti sono altamente robotizzati e automatizzati e hanno quote di mercato che superano anche il 50% e questo vale per tantissimi prodotti. Lei ha descritto lo squilibrio dell’economia cinese mostrandolo come qualcosa di non sostenibile a lungo termine. Anche in questo campo è così?

Ha ragione: i settori che ha citato, veicoli elettrici, transizione energetica, tecnologie verdi e ora tecnologie come l’intelligenza artificiale mostrano come la Cina si stia delineando come superpotenza tecnologica, e quindi intenzionata a competere faccia a faccia con gli Stati Uniti. L’importanza di queste industrie è evidente: c’è un impatto a livello macroeconomico e anche una significatività a livello macro, circa il 7% delle imprese opera nel settore delle tecnologie verdi e quindi il Pil cinese è cresciuto moltissimo fino al 2019, grazie a una quota maggiore di aziende che lavoravano in questo settore. Ma, se si considerano le problematiche legate all’indebitamento, la soluzione è evoluta in modo negativo. È questo a destare preoccupazione, perché non possiamo pensare che quel 7% di aziende possa compensare e ristabilire questo forte squilibrio. C’è una transizione in corso, ma dovrebbe essere affrontata con politiche che possano attutire

questo cambiamento. Bisogna chiedersi se il governo cinese ha in serbo le giuste politiche economiche per affrontare questa transizione. Ci sono, inoltre, da considerare le esportazioni. Se guardiamo oltre i veicoli elettrici e il fotovoltaico, gran parte delle esportazioni cinesi sono ancora basate su settori che hanno una produzione a fortissima intensità di manodopera. Ma la guerra commerciale scatenata dagli Stati Uniti coinvolge tutto il mondo e se le esportazioni andranno in crisi è chiaro che la situazione si complicherà ulteriormente, e in futuro quindi vedo minacciata la crescita.

Pensa che la politica dei dazi di Trump potrebbe davvero generare un fortissimo squilibrio in Cina e creare problemi a Xi Jinping?

Fino ad ora, in realtà, le scelte di Trump hanno aiutato Xi Jinping. Questa guerra commerciale, con dazi che inizialmente dovevano essere del 25-30%, ma poi sono stati aumentati tantissimo su molti prodotti cinesi, è stata usata dal governo cinese per distogliere l’attenzione dai problemi dell’economia. Per ora la Cina ha tenuto, ma sono preoccupato dell’impatto nel lungo termine, bisogna vedere come evolverà il modello e se sarà sostenibile. Ma il governo cinese vede questa guerra commerciale in modo diverso da noi, la vede più come una guerra tecno -

logica e come se il controllo tecnologico non fosse più appannaggio esclusivo degli Stati Uniti. La Cina ha mostrato apertamente che vuole essere più competitiva e potente dal punto di vista dell’evoluzione tecnologica. Ecco, credo che adesso la strategia sia la tecnologia più che l’accesso al mercato, la presenza sul mercato è sicuramente un tema, ma la supremazia tecnologica non è in questione.

Abbiamo sempre pensato che le democrazie liberali fossero quelle più inclini alle innovazioni, rispetto ai Paesi autoritari, e considerato la Cina esclusivamente come luogo di produzione a basso contenuto e competitiva sui prezzi. Adesso, ci troviamo con la Cina che ci surclassa sul fronte dell’AI, dei semiconduttori e molto altro, e dobbiamo fare i conti con la leadership cinese nell’innovazione. Cosa abbiamo sbagliato in Occidente? Ho osservato questa percezione che da lungo tempo c’è in Europa riguardo alla manifattura in Cina, pensata solo come un Paese dal costo del lavoro molto basso. È un modo sbagliato di valutare l’evoluzione economica. E questo lo scrivo anche nel mio nuovo libro, in cui sottolineo l’importanza della formazione e dell’istruzione nell’ascesa della Cina e dell’Asia in generale. L’Occidente ha sempre sottovalutato la Cina da tanti punti di vista. È

chiaro che si può avere un Pil pro-capite basso, ma avere delle capacità alte in termini di risorse umane. Il successo della Cina non è dovuto solo al costo della manodopera, ci sono altri Paesi in cui questo accade ma non hanno la stessa produzione della Cina. Altri pensano che la Cina abbia rubato la proprietà intellettuale a Paesi occidentali su alcuni prodotti, e non posso negare in assoluto che questo sia avvenuto, ma credo che la Cina sia stata bravissima a riuscire ad adattarsi a tutte le innovazioni di proprietà intellettuale dell’Occidente e qui è di nuovo una questione di competenze. Credo, comunque, sia opportuno fare un’analisi più fine e non generalizzata. Per esempio, l’Unione Sovietica aveva un sistema autocratico e ha investito nella scienza, inventando per primo tecnologie come il laser. Tanti matematici e fisici dell’URSS hanno creato grande innovazione, ma poi quel Paese non è riuscito a trasferire queste innovazioni nel settore industriale. La Cina, oggi, è l’opposto, poiché se prendiamo le tecnologie del fotovoltaico che sono arrivate dall’Occidente, i cinesi sono stati bravi a ottimizzarle, diventando leader nel settore. Io insegno al Mit e devo dire che le università del mondo occidentale sono brave a creare conoscenza in settori fondamentali, ma la conoscenza non crea ricchezza: questa si crea trasferendo quella conoscenza nell’industria e quindi nell’economia. In questo senso l’Occidente ha fallito. C’è un’idea della Cina secondo la quale essa si è sempre e solo concentrata sulle fabbriche, ma non è mai stata capace di innovare e inventare. Luoghi come la Silicon Valley sono stati idolatrati, ma bisogna capire che, se non ci sono gli investimenti adeguati (e il governo americano non sembra fare abbastanza), le innovazioni non diventano sviluppo tecnologico. Questo è il nocciolo della questione: l’Europa deve smettere di pensare di essere l’unica depositaria della cultura imprenditoriale perché spesso le soluzioni innovative non riescono a essere sviluppate da cima a fondo e non c’è nessun motivo specifico per cui ci deve essere separazione tra invenzione e sviluppo. Se c’è una separazione geografica tra queste due fasi c’è qualcosa di sbagliato.

Orsini: “Rimettiamo l’impresa al centro, per ridare forza al Paese”

I grandi temi, dall’energia al ruolo dell’Europa alle necessità dell’industria, protagonisti nell’intervista del giornalista Federico Fubini al presidente di Confindustria Emanuele Orsini

Che impressione ha tratto da quanto è stato detto finora sull’innovazione, sulla tecnologia?

Ho trovato stupendo questo nuovo format dell’assemblea: Sonia Bonfiglioli sul palco e dietro questa grafica con i cinque punti focali della sua relazione. Innovativa. Così come il suo filo conduttore, l’innovazione. Perché è vero, è la parola d’ordine che ci permette di essere competitivi. E c’è da chiedersi perché in un Paese che ha questa vocazione ad innovare, si faccia di tutto per non incentivare la ricerca e sviluppo, lo dico anche in un’ottica di legge di bilancio.

Innovazione significa, come ha detto Sonia, far uscire tante nostre piccole e medie imprese dagli anni Ottanta e far entrare l’automazione, la robotizzazione. Però, quando questo accadrà, ci saranno da gestire tutte le persone che non sono specializzate, sarà un enorme problema economico e sociale da gestire. Quindi su questo noi dobbiamo fare assolutamente un passo avanti. Per esempio spingere sulla formazione, a partire dalle lauree STEM. Perché, se noi vogliamo continuare a essere un grande Paese come abbiamo dimostrato finora, soprattutto l’Emilia-Romagna con tutto quanto ha sviluppato (tecnologie, macchinari, piastrelle, alimentare), il problema è proprio mettere al centro l’innovazione.

Quello dei dazi è un problema molto serio. La domanda è: in tutto questo, l’Europa? Sonia Bonfiglioli ha giustamente detto che “tra Stati Uniti e Cina, l’Europa è evaporata”. Purtroppo è così. E a proposito di quello che è stato chiamato “il più grande deal della storia” tra Ursula von der Leyen e Donald Trump in

Scozia, dove si sono concordati dazi al 15% (ma su acciaio e alluminio sono al 50%), sembra esserci un po’ di sollievo perché risultano quasi accettabili. Ma il ragionamento è più articolato. Non possiamo dimenticare che questo è un Paese che vive soprattutto di esportazioni, e che quanto ricaviamo dalle esportazioni fa vivere le nostre imprese, e di conseguenza sostiene la tenuta del welfare. L’anno scorso abbiamo fatto 626 miliardi di esportazione e puntavamo ad arrivare ai 700 miliardi. Inoltre, il mercato americano, per noi, è fondamentale perché dà anche un plusvalore importante, genera anche ricchezza; quindi perdere quote di quel mercato fa più male che perderne in altri mercati. Ultima cosa, ma di grande importanza, è la conseguenza della svalutazione del dollaro, che previsioni autorevoli annunciano al 20%, con un ulteriore aggravio ai dazi.

politica per riuscire a fare in modo di attrarre gli investimenti.

Per questo, stiamo dicendo che l’Europa si deve svegliare, mentre non vediamo politiche economiche adeguate. Un segnale? I mercati vanno dove ci sono monete forti e noi non riusciamo neanche a essere attrattivi per quei capitali. Dovremmo cambiare subito questa

La precedente Commissione europea non ha messo al centro l’industria. Abbiamo distrutto un settore, quello dell’automotive, che in Italia vale 70.000 lavoratori. Serve un piano industriale europeo che metta al centro l’industria. L’Europa deve tenere le proprie aziende e non fare di tutto per mandarle via,

di RM

cosa che succede se la ricerca e sviluppo in Europa non è incentivata. Noi chiediamo di mantenere le industrie italiane ed europee nei nostri Paesi. Dobbiamo saper attrarre gli investimenti. Per farlo, Europa e Bce devono per forza scegliere una politica di attrazione, dove mettere al centro dell’agenda quello che serve per far crescere l’Europa. Parliamo da diversi mesi di mancanza di incremento della produttività nel nostro Paese. Se vogliamo rendere competitive le nostre imprese abbiamo bisogno di farle crescere. Per essere attrattivi bisogna sapere attirare capitali e quindi, con una moneta al momento così forte in Europa, bisogna emettere degli Eurobond e utilizzarli per fare operazioni che, in continuità con il Pnrr, migliorino le infrastrutture e la tenuta dell’industria. Il problema è che per ottenere risultati serve un’Europa che sa dove vuole andare, mentre io ho il dubbio che, in questo momento, l’Europa non abbia le idee chiare.

Come rispondere a Trump che vuole riportare la manifattura dagli altri Paesi in Usa?

Da rappresentante delle aziende italiane io dico che è un’ idea folle pensare che le imprese europee investano miliardi di euro per andare negli Stati Uniti. Ma il passo successivo è trovare risposte, in modo che l’Europa difenda e incentivi le proprie aziende. Però c’è un problema, su ogni questione mettere insieme 27 Paesi allunga tempi ed efficacia. La burocrazia europea incide per il 6,7% del valore dell’industria europea.

Presidente, il tema dell’energia, in tutto questo è centrale. Invece di ridursi, il gap dell’Italia sul resto d’Europa è aumentato.

Il costo dell’energia in questo Paese è insostenibile perché, quando lo paghiamo 4-5 volte in più verso gli Stati Uniti e lo paghiamo il 30-60% in più di alcuni Paesi europei è ovvio che diventa un problema, per le aziende energivore in primis ma poi per tutta l’industria. L’inverno sta arrivando e purtroppo il costo del gas aumenta: sappiamo benissimo che il costo dell’energia è legato per 2,5 volte al costo del gas. Abbiamo proposto il disaccoppiamento che finalmente è entrato nel ‘vocabolario’ del governo: ci fa piacere, ma si faccia presto. Sull’idroelettrico, abbiamo chiesto che una parte del disaccoppiamento delle concessioni che dovranno essere rinnovate venga dato a un costo sostenibile all’impresa. Però non ci dobbiamo neanche dimenticare delle scelte che abbiamo fatto nel passato. Guardiamo Spagna e Francia, che hanno fatto la scelta del nucleare e ora si trovano in surplus di energia. Su questo è un problema avere divisioni politiche, perché io non ne faccio una questione politica, ma di strategia di competitività e di sicurezza nazionale. Si dice no al nucleare e sì alle rinnovabili, però poi vediamo continuamente progetti bloccati a livello locale. Noi continuiamo a parlare mentre gli altri fanno scelte e procedono, anche per questo non riusciamo a superare tutti i gap che abbiamo. Il futuro vero? Rinnovabili e microreattori, però è indispensabile che si smetta di litigare, su fronti politici opposti, su scelte determinanti per il bene del Paese.

Lo diciamo da tempo, ma non le sembra che manchi una politica industriale in questo Paese?

La politica industriale è diventata la grande as-

sente. Ci vorrebbe, e tra gli elementi essenziali dovrebbero esserci gli incentivi agli investimenti. C’è stata una fase, quella dell’Industria 4.0 che ha permesso un upgrading tecnologico. Poi Transizione 5.0 e Pnrr non sono stati efficaci. E invece è indispensabile rimettere al centro l’industria. Servono misure semplici, ma non inquadrate nella legge di bilancio annuale perché, se si deve pensare a un investimento, occorre almeno una visione triennale. Serve un piano industriale che alimenti le filiere che funzionano, trasformi quelle che non stanno andando bene, per avere le forze di aggredire nuovi mercati, incentivando i nostri imprenditori ad andare all’estero. Sugli investimenti, l’abbiamo detto in Assemblea proprio qui a Bologna il 27 maggio: abbiamo bisogno di un piano di azione di otto miliardi. E come per l’Europa, anche in Italia occorre ridurre la burocrazia. Quindi, abbiamo bisogno di cambiare queste politiche, mettendo al centro gli investimenti; se non lo facciamo, il gap con gli altri Paesi aumenterà, perché stanno andando a una velocità che è superiore alla nostra. Anche per questo, stiamo cercando di costruire una strategia comune con le Confindustrie europee. È per riuscire a costruire un percorso di politica industriale europea, perché solo l’Italia è troppo poco e per noi è fondamentale comunque avere una visione complessiva.

Un’ultima domanda: cosa chiede alla legge di bilancio che si sta preparando?

Credo che la crescita di questo Paese non si faccia migliorando l’Irpef di parte dei nostri lavoratori. Certamente, il tema dei salari è sempre stato per noi un punto importante, ma occorre essere chiari, non lo si incrementa facendo un taglio dell’Irpef ma facendo, ad esempio, i contratti di produttività. All’Italia servono scelte che abbiano come tema vero quello dell’industria, combattendo i contratti pirata. Se le imprese avranno un reddito maggiore, saranno loro a distribuire ricchezza. Serve mettere al centro l’industria: come Confindustria, abbiamo chiesto misure per otto miliardi per sostenere l’impresa ed è intuitivo che si tratta di un investimento, perché ciò che viene dato all’impresa torna allo Stato con l’Iva ma soprattutto con il gettito che generano queste imprese e, non ultimo, con le assunzioni e lo sviluppo della comunità.

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Dal 1965 un faro sul giornalismo: il Premio Estense celebra la sua 61a edizione cultura

Il Premio Estense torna protagonista con la sua 61^ edizione. Dal 1965 rappresenta un punto di riferimento per il giornalismo italiano, premiando l’eccellenza e offrendo occasioni di confronto sui temi più rilevanti della nostra attualità, attraverso la lettura. Quest’anno il successo della manifestazione è confermato da un nuovo traguardo: 80 volumi candidati, il numero più alto mai registrato nella storia del premio.

Lo scorso 10 giugno, nella suggestiva cornice di Palazzo Diamanti a Ferrara, si è riunita la giuria tecnica del Premio Estense, presieduta da Alberto Faustini e composta da Davide Berti, Giorgia Cardinaletti, Francesco Costa, Tiziana Ferrario, Paolo Garimberti, Giancarlo Mazzuca, Agnese Pini, Venanzio Postiglione, Alessandra Sardoni, Fabio Tamburini e Luciano Tancredi. Tra gli 80 volumi candidati, sono stati selezionati i quattro titoli finalisti: “ Codice Rosso. Come la sanità pubblica è diventata un affare privato ” di Milena Gabanelli e Simona Ravizza (Ed. Fuori Scena), “ Gaza. Odio e amore per Israele ” di Gad Lerner (Ed. Feltrinelli), “ Volga Blues. Viaggio nel cuore della Russia ” di Marzio G. Mian (Ed. Gramma Feltrinelli) e “ Verranno di notte. Lo spettro della barbarie in Europa ” di Paolo Rumiz (Ed. Feltrinelli).

Sabato 27 settembre, nel corso della cerimonia di premiazione in scena al Teatro Comunale “Claudio Abbado” di Ferrara, il conferimento ufficiale dell’Aquila d’Oro 2025, assegnata al vincitore del 61° Premio Estense a seguito del voto della giuria tecnica e dei 50 membri che compongono quella popolare, e della Colubrina d’Argento a Corrado Augias , proclamato vincitore del 41° “Ricono -

scimento Gianni Granzotto. Uno stile nell’informazione ” dalla giuria presieduta dal presidente della Fondazione Premio Estense, Gian Luigi Zaina, e composta da dieci imprenditori dei territori di Bologna, Ferrara e Modena (Marcello Bergamini, Riccardo Fava, Paolo Molinari, Laura Padovani, Mauro Padovani, Francesco Possati, Maria Silvia Salami, Donatella Sighinolfi, Giovanni Tamburini e Luca Targa).

La 61^ edizione del Premio Estense si realizza con la media partnership di ANSA, RAI Cultura e RAI Radio 1, e con il contributo del main sponsor, Azimut Capital Management. È stata confermata anche quest’anno l’iniziativa promossa da Azimut degli incontri con i finalisti, che ha contribuito a rafforzare la collaborazione

tra il Gruppo, il Premio Estense e Confindustria Emilia Area Centro, in coerenza con l’impegno di Azimut - realtà indipendente e globale - nell’asset e wealth management, nell’investment banking e nel fintech, per una finanza a servizio delle persone, delle imprese, del territorio e della cultura. Le presentazioni dei libri finalisti si sono svolte in due città. A Bologna, il 18 settembre, Milena Gabanelli ha presentato “Codice Rosso” nella cornice di Palazzo Tubertini in via Oberdan 9. Il giorno successivo, a Verona, presso l’affascinante Biblioteca Capitolare in Piazza Duomo 19, è stata la volta di Marzio G. Mian con “Volga Blues”, in un incontro arricchito da una visita guidata agli spazi della storica biblioteca.

di Silvia Conforti
Antonio Caprarica, vincitore del 40° Riconoscimento Gianni Granzotto, e Francesco Costa, che si è aggiudicato il Premio Estense 2024, sessantesima edizione del riconoscimento.
Milena Gabanelli e Simona Ravizza: “Così il diritto alla cura è diventato un mercato”

Con Codice Rosso, Milena Gabanelli e Simona Ravizza ricostruiscono, numeri e documenti alla mano, come il sistema sanitario pubblico italiano sia stato progressivamente smontato dall’interno. Dalle liste d’attesa alle cliniche private, dai medici a cottimo alle Rsa trasformate in business, il libro indaga una deriva sistemica che riguarda tutti. Un’inchiesta pensata per informare, non per allarmare. Intervista a cura di Silvia Conforti

Parlate di “chirurghi senza esperienza adeguata» e medici «gettonisti da cooperative”. Quanto influisce questa precarietà professionale sulla qualità dell’assistenza e sulla sicurezza dei pazienti?

Per quel che riguarda i chirurghi rispondiamo con un’altra domanda: “Chi si farebbe operare da un chirurgo che ha preso in mano il bisturi troppe poche volte per saperlo maneggiare?”. Eppure, può succedere: l’abbiamo scoperto scandagliando documenti riservati sulle Scuole di specializzazione. La legge stabilisce standard minimi per gli ospedali che le ospitano. Per esempio, per la Chirurgia vascolare, un ospedale deve eseguire 650 interventi all’anno e ogni specializzando deve effettuarne 90 come primo operatore durante i 5 anni di corso. Il Policlinico di Bari, per citarne uno, pur formando 19 futuri chirurghi vascolari, esegue solo 397 interventi all’anno. A meno che quasi tutti gli interventi siano svolti da uno specializzando come primo operatore, il che è evidentemente irrealistico, è matematicamente impossibile per tutti gli specializzandi completare il numero di operazioni richieste dalla legge, anche se un domani dovranno operare pazienti magari con aneurisma dell’aorta. Invece il problema dei gettonisti è che a coprire la mancanza di personale nei Pronto soccorso può arrivare uno non specializzato in Medicina d’urgenza che ingaggiato da una cooperativa spesso gira da un ospedale all’altro senza neppure rispettare i tempi di riposo tra un turno e l’altro. E, quindi, quale lucidità può avere nel curare un paziente dopo aver fatto 15 ore consecutive?

Scrivete che spesso si ricorre a interventi non necessari per ottenere rimborsi più alti. È un fenomeno sistemico o limitato ad alcune zone e strutture? Chi trae realmente vantaggio da queste dinamiche? Si ricorre agli interventi “meglio remunerati” anche quando non sono appropriati. È il caso dell’artrodesi, che vuole dire mettere placche e viti alla schiena: fenomeno esploso nelle strutture private convenzionate di Milano, ma che poi s’è allargato ad altre Regioni, come l’Emilia-Romagna. E lo stesso meccanismo vale per altri interventi come la chirurgia bariatrica contro l’obesità oppure le protesi: la struttura privata convenzionata sceglie la prestazione meglio remunerata. E questo è sistemico. Va detto anche che i medici che lavorano per queste strutture sono pagati a cottimo: più interventi fanno, più incassano. Di conseguenza c’è il rischio che, in un caso dubbio, tra la scelta di operare o di non operare scelgano la prima opzione anche quando non sarebbe strettamente necessario.

La speculazione sulle Rsa è un tema doloroso. Come siamo arrivati al punto in cui la cura dei più fragili – anziani, non autosufficienti – è diventata terreno di business? E che idea di vecchiaia riflette tutto questo?

Ci siamo arrivati perché il Sistema sanitario nazionale, oltre ai convegni e ai dibattiti, non destina le risorse necessarie. In questo “vuoto”, e di fronte alla disperazione di famiglie

lasciate letteralmente sole, prolifera l’attività privata. L’idea di vecchiaia che riflette è quella di un cinico e indifferente abbandono.

Nel confronto con altri Paesi europei, l’Italia è un’eccezione o parte di una tendenza più ampia verso la privatizzazione sanitaria?

Cosa possiamo imparare da modelli più virtuosi?

Dagli altri Paesi si possono prendere dei pezzi, ma se parliamo di modello complessivo quello più virtuoso era il nostro. È anche e soprattutto per questo motivo che va difeso a tutti i costi. Prima che diventi troppo tardi per salvarlo.

Se poteste mettere una sola pagina del vostro libro sulla scrivania del prossimo ministro della Salute, quale sarebbe?

Quella sui medici di medicina generale, affinché abbia il coraggio di varare la riforma che riguarda una professione che ha abdicato al suo ruolo di filtro. Con tutte le eccezioni del caso. Per farla deve essere capace di stare dalla parte dei pazienti e non delle lobby.

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Gad Lerner: “Essere ebrei, oggi, significa scegliere come stare nella tragedia”

Con “Gaza. Odio e amore per Israele”, Gad Lerner firma un libro che ha acceso il dibattito pubblico e suscitato reazioni opposte, tra entusiasmo e censura. In queste pagine si interroga sul significato dell’identità ebraica nel presente, senza eludere i conflitti. Un dialogo necessario, per chi rifiuta la logica del tifo nella tragedia mediorientale. Intervista a cura di Silvia Conforti

Lei scrive: “Decidere, dunque, che posizione assumere. Schierarsi…”. È possibile oggi essere ebrei critici di Israele senza sentirsi traditori o essere accusati di esserlo? Io non tradirò mai il mio ebraismo, cerco semmai di preservarlo dalla pulsione distruttiva e autodistruttiva in cui è precipitato Israele. Questo libro mi è esploso fra le mani: ha avuto una diffusione inaspettata di decine di migliaia di copie, con richieste continue di presentazioni pubbliche; ma i portavoce istituzionali delle Comunità ebraiche italiane lo hanno sottoposto a ostracismo assoluto. Mi ha confortato sapere che gran parte della mia famiglia che vive in Israele la pensa come me. Lo spirito critico e il dissenso ebraico saranno la salvezza d’Israele. Non la forza militare.

Cosa vuol dire, per lei, essere ebreo dopo il 7 ottobre? È un’identità che si riaccende nel dolore, o che rischia di frantumarsi sotto il peso della polarizzazione?

Il 7 ottobre abbiamo dovuto decidere in poche ore. Di fronte alla tragedia che si abbatte sul nostro popolo dobbiamo rinchiuderci nel dolore e limitarci a una scelta di appartenenza, o continuare, anche in mezzo a una guerra feroce, la ricerca del dialogo con l’altro popolo che condivide la nostra terra? La seconda scelta aveva guidato tutta la mia vita precedente e mi è parsa ancora la più ragionevole. Così mi sono messo a scrivere.

Scrive che Israele è divenuto “paladino della destra mondiale”. Quanto pesa oggi questa alleanza ideologica sul destino democratico dello Stato ebraico?

Non mi fido di questi sionisti dell’ultima ora che rivolgono contro altri popoli e altre religioni le stesse parole di odio e disprezzo che i loro genitori riservavano a noi ebrei. Temo che Israele piaccia ai nazionalisti di destra in quanto modello di brutalità e suprematismo, cioè per le stesse ragioni che lo rendono inviso a gran parte dell’opinione pubblica. Se sta facendo un lavoro sporco, noi sionisti di vecchia data ci teniamo a far sapere che non lo fa per conto nostro.

Uno dei passaggi più forti del libro riguarda l’uso politico della memoria della Shoah da parte di alcuni settori israeliani. È possibile, secondo lei, “liberare” la memoria dallo scudo dell’impunità?

Gaza non cancella Auschwitz. Circola un pensiero orribile: che gli ebrei abbiano consumato il credito morale concesso loro per via del genocidio sofferto ottant’anni fa. Ma altrettanto orribile sarebbe pensare che da quell’immane massacro derivi una sorta di impunità morale per Israele. Solo i miei nonni paterni sono sopravvissuti alla Shoah, di una grande famiglia. Nessuno ha il diritto di ergersi a portavoce di quei morti per negare l’esistenza di un altro popolo, i palestinesi.

Lei scrive che “gli ebrei si sono ritrovati, per un rovesciamento paradossale, dal lato del dominio”. Come si può fare i conti con questa inversione senza negare la storia della persecuzione?

Uno degli effetti perversi di questa guerra è riproporre lo stereotipo più classico dell’antisemitismo: gli ebrei ricchi e potenti intenti a depredare gli altri popoli. Davvero paradossale, per chi conosce la composizione della società israeliana, immaginarla baluardo dell’uomo bianco e della civiltà occidentale alle prese con gli oppressi del sud globale. Ma quando il fanatismo può nutrirsi della paura e della disperazione attecchiscono pure queste sciagurate mistificazioni.

Dopo aver scritto questo libro, sente di aver chiarito la sua posizione o di essersi immerso ancora di più in una zona grigia?

Viviamo tutti immersi in una vasta zona grigia, noi che abbiamo la fortuna di vivere ai bordi e non dentro al vortice della guerra. Come ho già detto, questo libro mi ha letteralmente cambiato la vita. Dacché è uscito vado in giro per l’Italia dialogando con persone che non si accontentano di fare i tifosi di fronte a una guerra che si allarga a cerchi concentrici, col rischio di importarla in casa nostra.

Se dovesse scegliere un lettore ideale per questo libro, chi spera che davvero lo legga?

Spero lo legga chi non si limita a desiderare la pace ma intuisce che, per realizzarla, bisogna imparare a mettersi nei panni dell’altro. Anche del tuo nemico. Può essere faticoso ma è anche affascinante. In fondo il giornalismo e la letteratura vivono di questa vocazione a immedesimarsi.

Marzio G. Mian: “Il fiume

Volga custodisce l’autobiografia della Russia”

Nel cuore della Russia, lungo il Volga, Marzio G. Mian indaga i segni di un’identità in bilico tra passato e propaganda. Volga blues è il racconto di un Paese che si reinventa la memoria, reprime il dissenso e si prepara alla guerra come destino. Intervista a cura di Silvia Conforti

Il Volga è memoria, propaganda, identità. Quanto pesa questo fiume sul destino della Russia?

Nella mia esperienza di racconto del contemporaneo attraverso i grandi fiumi del mondo, non mi era mai capitato di percepire così intensamente di trovarmi sulla rotta maestra, di aver imboccato l’unica via possibile per provare a ottenere le risposte che cercavo. Ma qui è stato diverso, perché la Russia è il paese più grande del mondo, e il Volga – come mi ha detto il direttore dell’Ermitage – ne è l’autobiografia. Un fiumedestino, appunto. Dove è accaduto tutto ciò che ha determinato l’esistenza della Russia, e che ancora è baricentro di fatti e idee. Dal punto di vista strettamente giornalistico, ad esempio, non potevo non verificare, lungo il Volga, come la Russia abbia aggirato le sanzioni e trafficato con l’Iran in armi, petrolio, medicinali etc. È accaduto utilizzando l’asse Volga-Caspio e il sistema delle acque interne realizzato da Stalin e ampliato da Putin.

Il libro è attraversato da un interrogativo quasi esistenziale: cosa significa essere russi oggi? Dopo l’invasione dell’Ucraina, la risposta che ha trovato è più legata alla paura o al senso di appartenenza?

Le due cose sono strettamente legate appunto da una questione esistenziale. La mia convinzione è che la vera religione dei russi sia la Russia stessa. Da una parte c’è il credo assoluto e messianico nella sua grandezza, fisica e metafisica, che porta a desiderare, bulimicamente, una Russia sempre più estesa; dall’altra la consapevolezza della sua fragilità, e quindi la paura che la Russia possa crollare, cioè fare la fine dell’Unione sovietica. C’è grande stanchezza e anche smarrimento per la guerra, ma non paura della guerra. La paura è quella del destino della Russia. Per questo è molto ampia la fiducia in uno zar forte e altrettanto ampio il timore di essere governati da uno zar in difficoltà, come accaduto in altri periodi della storia Russa quando la debolezza del potere centrale ha messo a rischio la sopravvivenza della Russia. La cosa più impressionante, da un punto di vista europeo, è quanto sia radicato il sentimento apocalittico della morte, cioè la disponibilità a morire per la Russia. Quando Putin afferma che la Russia non può perdere si riferisce a questo. Questa è la minaccia nucleare da non sottovalutare.

Racconta un Paese dove tutto sembra calmo, ma sotto la superficie si muovono rabbia, frustrazione e paura. È una calma apparente o la vera forza di un regime che ha imparato a dosare la repressione? È forse questo il mistero più complicato da indagare per chi non si limita a raccontare i fatti ma vuole offrire elementi per interpretare la psicologia di un popolo, esplorare le idee che circolano nelle vene della società. In un certo senso il capitolo dedicato a

Ulianosk, la città di Lenin, Kerensky e Gonciarov è quello dove il lettore trova parecchi ingredienti per cogliere l’irrazionalità della storia russa. Dai miei incontri e dall’osservazione della realtà russa di oggi, mi sono reso conto che poco è cambiato nel carattere di quel popolo nei secoli: fondamentalmente remissivo, indifferente e fatalista rispetto al potere e alle sue forme repressive, anche le più feroci; ma nelle pieghe dei discorsi e dagli sguardi s’intuisce che cova come una brace lo scontento individuale, addirittura la disperazione, che potrebbe divampare in un incendio collettivo.

Dopo questo viaggio, cos’è rimasto di più: il silenzio delle persone, i paesaggi immensi, o la sensazione di essere stati testimoni di qualcosa che l’Europa si rifiuta di affrontare fino in fondo?

È rimasto il rammarico di non aver potuto coltivare dei rapporti con alcune delle persone incontrate. C’era l’accordo di scriverci, ma tutti – tranne uno – non hanno mai risposto alle mie lettere. Soprattutto dopo che Harper’s magazine nel corso del fact cheking per il mio lungo reportage (l’embrione del libro) li ha contattati per verificare, parola per parola, le loro dichiarazioni. Chiaramente è prevalso il timore di finire nella rete della sorveglianza di Stato. Eppoi sì, con il tempo è addirittura cresciuta la consapevolezza di aver prodotto – insieme al fotografo Cosmelli – l’unica testimonianza giornalistica internazionale sulla Russia profonda al tempo della guerra. In fondo di aver acceso un faro lì dove era calato il buio dell’informazione.

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Paolo Rumiz: “La scrittura è un modo per attrezzarsi di fronte alla realtà”

Nel cuore di una notte d’insonnia, Paolo Rumiz accende una stufa e una riflessione urgente: “Verranno di notte” è un libro che veglia sull’Europa, minacciata da un ritorno delle barbarie. Un grido civile, che invita a non voltarsi dall’altra parte e a restituire forza e responsabilità alle parole. Intervista a cura di Silvia Conforti

Nel libro lei veglia accanto a una stufa accesa, in una notte d’insonnia. La scrittura è per lei un atto di resistenza solitaria o una chiamata collettiva?

Entrambe le cose. Questa scrittura che realmente, non solo nella finzione letteraria, è stata concepita certo non in un’unica notte ma in una serie di insonnie, è un modo per comunicare agli altri. Ormai un po’ per deformazione professionale che risente molto delle mie origini giornalistiche e un po’ per un ostinato senso del dovere civile, non riesco più a concepire la letteratura come invenzione ma come messa a punto di qualcosa che deve attrezzare colui che legge con un armamentario di parole necessarie a capire cosa ci succede, e questo libro è profondamente calato nella realtà.

Nel libro ricorre l’immagine del “virus strisciante del nazionalismo”. Che cosa rende oggi questa febbre identitaria così contagiosa, anche nei Paesi che un tempo sembravano immuni?

Il nazionalismo, e in particolare quello nella sua forma xenofoba o addirittura razzista, nasce da un istinto connaturato all’uomo, da una paura dell’altro. È un’evoluzione della paura primordiale dell’altro, e quindi facilmente attivabile. Avendo vissuta questa situazione in Bosnia e in Jugoslavia, sono convinto che questo sentimento si attiva più facilmente quando è artificialmente pompato e scientificamente preparato. Oggi, l’Europa è sotto attacco, è un’isola dei diritti che disturba la volontà di egemonia totale del capitale, anche della Russia e della Cina che sono profondamente capitaliste e occidentalizzate. Dietro al nazionalismo c’è un progetto scientifico di dirottamento dei popoli verso obiettivi di tipo nazionale e razziale, mentre il problema oggi è al mille per mille globale e il responsabile di questo è il capitalismo predatorio dell’ultra liberalismo.

Scrive di “una sinistra inconsistente, lontana dal popolo e priva di etica, bravissima a decostruire ma non a proporre alternative”. È questa distanza, più che l’ideologia altrui, ad aver consegnato l’Europa alla notte?

Non c’è nessun dubbio. Il vero scandalo non è la vittoria di Trump della quale metà degli americani si dolgono e si vergognano, ma il fatto che, anche dall’altra parte dell’oceano, ci siano pochissime voci isolate che si contrappongono a questa trasformazione della cosiddetta democrazia americana. Di fronte a una narrativa che destruttura, distrugge, aggredisce e specula sulla paura, non esiste una contro narrativa che invece unisce. A una retorica divisoria e aggressiva manca completamente una risposta. Il baricentro di questo silenzio è proprio l’Europa e l’Italia è il baricentro di questo baricentro.

I treni, i confini, i convogli militari: la memoria del Novecento torna come un fantasma inquieto. C’è ancora tempo per salvarsi da una nuova catastrofe annunciata?

La catastrofe che arriva è molto diversa da quella delle Guerri Mondiali di un tempo. È una catastrofe strisciante, continua, che non fa notizia ma che è presente ogni santissimo giorno della nostra vita. Io credo che i segnali per una tempesta perfetta ci siano. I nostri figli e nipoti, a breve, seguiranno la stessa sorte dei poveri che bussano alla nostra porta venendo dall’Africa, dal Sud America o dall’Asia. Saranno la rappresentazione del superfluo per un mondo di aziende dove si annichiliscono le persone tramite un tweet: “non sei più utile, non ci servi più, torna a casa”. È questa la nuova guerra, una guerra strisciante, una guerra che si gioca con l’economia e che richiede una capacità illuminata.

Se questo libro è un grido, o un avvertimento, chi spera davvero lo ascolti? C’è un lettore che ha in mente, a cui vorrebbe arrivare più di altri?

I miei interlocutori ideali sarebbero proprio i più giovani, a partire da quegli stessi adolescenti che Tik Tok ha acchiappato per prima. Bisogna trovare un punto d’incontro, un luogo in cui narrarsi, in cui spegnere il frastuono della musica di sottofondo e di disturbo, per riuscire a riflettere sul dove stiamo andando. Tutto porta i ragazzi a distrarsi, a fuggire in una realtà parallela anziché affrontare quella reale che li minaccia. Servono parole in grado di bucare l’interesse di persone che sono cresciute molto di più davanti a una tastiera che di fronte alla vita.

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premio Granzotto

Corrado Augias

“Onestà e profondità sono la bussola

del giornalismo”

Tra i volti più noti del giornalismo italiano, con una carriera che attraversa carta stampata, televisione e libri, Corrado Augias è il 41° vincitore del Riconoscimento Gianni Granzotto. Scrittore, conduttore e profondo conoscitore dei meccanismi della società e della politica, Augias ha raccontato con rigore e sensibilità l’Italia e l’Europa, spiegando come l’onestà, il confronto tra idee e la preparazione siano la chiave di un’informazione autentica.

Ha ricevuto il 41° Riconoscimento Gianni Granzotto per uno stile nell’informazione. Nel suo caso, si potrebbe parlare di “civiltà dello sguardo”: uno stile che non cede mai all’enfasi o alla polemica, ma che cerca la profondità anche nella semplicità. È d’accordo con questa definizione? Come descriverebbe lei il suo modo di fare informazione?

Che cosa si richiede a un giornalista affinché ciò che scrive o dice sia attendibile? Onestà. Non parlo di obiettività, perché l’obiettività è un’utopia, ma di onestà: significa raccontare ciò che si conosce nel momento in cui si scrive o si parla. Bisogna farlo con pacatezza, attenendosi ai fatti ed evitando di spostare l’attenzione dalle idee alle persone. Le critiche devono riguardare le idee, mai gli individui, tantomeno colpendoli sul piano personale, come purtroppo accade spesso. Si combattono le idee, non le persone: è il confronto a dare linfa alla vita democratica. Per questo sostengo che l’obiettività non esiste: esiste invece un punto di vista che, se professato in buona fede e aperto al dialogo, può diventare un contributo autentico al dibattito pubblico.

Nella sua lunga carriera ha attraversato i grandi mezzi dell’informazione – dalla carta stampata alla televisione – mantenendo sempre un rigore che è diventato cifra distintiva. In un tempo in cui il giornalismo sembra inseguire più l’urgenza che la com-

prensione, è ancora possibile, secondo lei, esercitare un giornalismo di qualità?

Sì, è possibile, ma sempre più difficile. La rapidità dei cambiamenti impone una velocità di adattamento che rischia di compromettere l’attendibilità delle notizie.

La sfida è conciliare rapidità e affidabilità. Per riuscirci servono esperienza, buona fede e capacità di capire ciò che si racconta. È un compito gravoso, perché il giornalismo è una verità temporanea che può mutare anche in pochi giorni. Ma resta una scelta di responsabilità: quella che un giornalista serio – e ce ne sono molti – cerca di onorare ogni giorno.

Lei ha più volte sottolineato l’importanza della laicità come categoria culturale, oltre che politica. In che modo questo principio orienta anche il mestiere del giornalista?

Laicità è una parola spesso fraintesa. Non significa assenza di riferimenti religiosi, ma capacità di distinguere tra diritto positivo e sfera religiosa. Si può essere cattolici laici e atei non laici, quando l’ateismo si esprime con rancore. Ho avuto un grande professore, Arturo Carlo Jemolo, che mi ha insegnato questo valore: laicità vuol dire distinguere le leggi civili da quelle religiose e comportarsi di conseguenza. La confusione emerge spesso in temi delicati come il fine vita, che andrebbe discusso in nome della libertà e dignità della persona, senza mescolare precetti religiosi.

I suoi libri, i suoi programmi e i suoi articoli restituiscono un’immagine dell’Europa come progetto di civiltà, prima ancora che come unione economica. Ritiene che il giornalismo italiano riesca a raccontare oggi l’Europa con la profondità e la serietà che merita?

Dipende dalle fonti. Alcune raccontano l’Eu-

ropa con serietà, altre la trattano in modo superficiale, riducendola alle difficoltà del momento. La principale è riunire 27 Paesi: mettere insieme volontà così diverse è quasi un’utopia, e infatti si procede per piccoli passi, lenti e burocratici. Un dato resta essenziale: dal 1945, all’interno dell’UE regna la pace. In un mondo segnato da guerre, questo è un risultato straordinario e un motivo sufficiente per sentirci legati all’Europa e impegnarci a sciogliere i nodi che la frenano.

Che cosa consiglierebbe a un giovane o una giovane che voglia avvicinarsi al giornalismo oggi? Quali sono, secondo lei, le virtù che dovrebbero accompagnare chi sceglie questo mestiere in un’epoca così attraversata da polarizzazioni e sfiducia?

Consiglierei una preparazione accurata, a prescindere dall’epoca difficile che viviamo. Fare il giornalista è uno strano mestiere: può essere nobile, ma anche superficiale. Un giovane ha più possibilità se arriva in redazione potendo dire: “Sono molto preparato su questo argomento. Parlo arabo, conosco la cultura cinese, ho studiato i Balcani o i movimenti in America centrale”. Presentarsi con una competenza specifica fa la differenza. Al contrario, chi si propone solo dicendo “vorrei fare il giornalista” rischia di sembrare evanescente, soprattutto oggi. La vera salvezza sta nello studio e nella conoscenza: prepararsi con serietà significa facilitare il proprio futuro.

di Silvia Conforti

festivalfilosofia 2025,

l’umano tra educazione ed emancipazione

Grande successo per la venticinquesima edizione del festival, dedicata a Michelina Borsari, ideatrice del festival e sua prima direttrice, scomparsa nell’agosto scorso, che aveva al centro il tema “paideia” e trasmissione del sapere. Appuntamento al 2026 con focus sul “caos ”

Tre giorni con i maestri del pensiero per indagare i significati e le sfaccettature di “paideia” rendendo omaggio a Michelina Borsari, ideatrice del festival, scomparsa nell’agosto scorso, che all’educazione ha dedicato la vita. Da venerdì 19 a domenica 21 settembre questo tema ha fatto riflettere Modena, Carpi e Sassuolo e le loro piazze gremite di giovani, studenti e cittadini di ogni età provenienti da tutta Italia, e non solo, per il festivalfilosofia 2025. Giunto alla venticinquesima edizione, il format del festival ha proposto come sempre lezioni magistrali, mostre, spettacoli, letture, attività per ragazzi e cene filosofiche, per un totale di oltre 150 appuntamenti gratuiti. Piazze e cortili hanno ospitato 56 tra lezioni magistrali e dibattiti. Tra i protagonisti, anche Alessandro Aresu che nella lectio magistralis “Partner o rivali? Per una geopolitica della ricerca applicata” promossa da Confindustria Emilia, storico partner e sostenitore del festival, andata in scena venerdì 19 settembre in Piazza Grande a Modena (e sempre visibile online sul canale YouTube del festival) ha discusso dei processi globali che incidono sulla collaborazione e la concorrenza tra programmi accademici, ricerca e sviluppo, in particolare nel campo delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale, nell’epoca della competizione tra Stati Uniti e Cina.

Analista geopolitico, consulente istituzionale ed esperto di politiche pubbliche, con una competenza specifica nei rapporti tra economia, tecnologia e potere globale, Aresu ha lavorato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero degli Affari Esteri, il Mi-

nistero dell’Università e della Ricerca, la Cassa Depositi e Prestiti, l’Agenzia Spaziale Italiana ed è stato consigliere del Presidente del Consiglio Mario Draghi tra il 2021 e il 2022. Scrive per “Limes”, di cui è consigliere scientifico, e collabora con testate italiane e internazionali come “Le Grand Continent”, “Aspenia”, “Gnosis”, “Il Foglio”, “Il Fatto Quotidiano”, “Il Giornale” e “L’Unione Sarda”. Molto soddisfatti del successo del festivalfilosofia 2025 gli organizzatori, come conferma il sindaco di Modena Massimo Mezzetti, annunciando il tema del prossimo anno, per il festival in programma da venerdì 18 a domenica 20 settembre 2026: “Sono stati giorni straordinari con le piazze piene, di giovani e non solo, che hanno restituito in modo plastico quanto questo festival sia necessario perché parla a tutti e, proprio per questo, manterrà sempre la caratteristica preziosa della gratui-

tà. Scegliere il caos come tema per il prossimo anno significa entrare pienamente nella nostra epoca, una parola che è adesso - e temo lo sarà anche tra un anno - fortemente attuale. Ancora di più ci mancherà Michelina e il contributo che avrebbe dato, per questo abbiamo un dovere ancora più grande di qualità nella costruzione del programma del festival”. E sul “caos” spiega il direttore scientifico Daniele Francesconi: “Concetto generativo ma anche dissipativo, è una categoria adeguatissima per prendere di petto la situazione di un mondo attraversato da dissoluzioni di vecchi ordini, eventi catastrofici e processi profondi di cambiamento sul piano politico, scientifico e climatico. Dalle scienze emerge un modello di comprensione dell’incertezza e dell’imprevedibilità che può riferirsi ai modelli di società oltre che ai fenomeni naturali. Tema cosmogonico per eccellenza, nella rappresentazione

del caos si ritrova una genealogia culturale che non ha perso, anzi forse ha ritrovato, la sua energia”.

Il direttore Francesconi annuncia anche come prende il via l’intenzione di rendere omaggio in maniera permanente alla figura di Michelina Borsari. “Congiuntamente con la famiglia il Consorzio darà corso alla volontà espressa proprio da Michelina Borsari di sostenere il percorso formativo e la carriera di giovani ricercatori: a partire dalla prossima edizione verrà dunque istituita una ‘lectio Michelina Borsari’ tenuta da un’autrice un autore o al di sotto dei 35 anni per presentare il proprio lavoro nel programma del festival”.

Trasformazioni sociali e rivoluzioni tecnologiche stanno modificando le relazioni tra generazioni, i processi educativi e di apprendimento, e lo stesso statuto della conoscenza. A questo triplice livello di questioni il programma del festival ha cercato di fornire concetti per formulare al meglio le domande necessarie. La “paideia” in senso filosofico è d’altronde un progetto di formazione dell’umano che ne deve tenere insieme in modo armonico e connesso le varie componenti: il sapere, i valori, la reciprocità tra i singoli e la collettività, la trasmissione. Ciò comporta di affrontare i cambiamenti nelle relazioni tra generazioni, non solo all’interno delle famiglie dove abitualmente si compiono i processi di “educazione”, ma più in generale in ogni relazione d’insegnamento, dove viene trasmesso un sapere o un valore: nella cultura come nella vita, nelle arti come nella scuola,

certo la principale, ma non l’unica, istituzione di “paideia”. E proprio alla scuola, sia pure in senso lato e non tecnico, sono stati dedicati molti interventi che ne misurano la relazione con la società e fanno il punto su alcuni nodi di grande rilevanza per il dibattito pubblico. L’edizione 2025, che ha confermato lo stretto legame con i maggiori protagonisti del dibattito filosofico e riproposto a distanza di tempo autori che hanno accompagnato i venticinque anni di storia del festival, ha presentato anche ventiquattro voci nuove, a dimostrazione di un rinnovamento continuo.

Tra i protagonisti dell’edizione 2025 del festivalfilosofia Enzo Bianchi, Massimo Cacciari e Barbara Carnevali (componenti del Comitato scientifico del festival), Umberto Curi, Ivano Dionigi, Roberto Esposito, Maurizio Ferraris, Simona Forti, Umberto Galimberti, Matteo Lancini, Michela Marzano, Stefano Massini, Salvatore Natoli, Massimo Recalcati, Chiara Valerio, Nicla Vassallo, Marcello Veneziani. Tra i debuttanti al festival, invece, James Boyle, Luciano Canova, Ernesto Galli Della Loggia, Marina Garcès, Daniel Innerarity, Mario Isnenghi, Catherine König-Pralong, Sybille Krämer, Nicola Lagioia, Raffaele Mantegazza, Mauro Piras, Donald Sassoon. Diversi interventi hanno sollevato questioni concettuali in forma narrativa o d’inchiesta, come nel caso di Alessandro Bergonzoni, Paolo Di Paolo, Riccardo Staglianò, Telmo Pievani. Il programma filosofico del festival ha proposto anche la sezione “la lezione dei classici”: studiose e studiosi autorevoli hanno commentato i testi che, nella storia del pensiero

occidentale, hanno costituito modelli o svolte concettuali rilevanti per il tema della paideia. Per il pubblico del web, è stato approntato un programma di dirette di lezioni sui canali del festival, potenziato rispetto alle ultime edizioni, mentre l’intero programma sarà disponibile dalla settimana successiva alla manifestazione.

Se le lezioni magistrali sono il cuore della manifestazione, un vasto programma creativo, ha coinvolto performance, musica e spettacoli dal vivo. Mentre diversi appuntamenti espositivi sono stati dedicati a cosa significa valorizzare le arti e appropriarsi della loro eredità, una serie di esperienze laboratoriali e partecipative ha proposto al pubblico pratiche ed esercitazioni sulla trasmissione del sapere e del saper fare. Oltre 30 le mostre e installazioni proposte in occasione del festival da un’ampia rete di istituzioni artistiche pubbliche e gallerie private.

L’insieme del programma creativo coinvolge e sintonizza tematicamente una rete di oltre 170 partner culturali. Per realizzare il suo programma, il Consorzio per il festivalfilosofia può contare sull’apporto dei soci (i Comuni di Modena, Carpi e Sassuolo, la Fondazione Collegio San Carlo di Modena, la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e la Fondazione di Modena) e sul consolidato supporto di un sistema di istituzioni e imprese, soprattutto territoriali, che si riconoscono nel progetto. Tra i finanziatori istituzionali, oltre a Confindustria Emilia, anche la Regione Emilia-Romagna e la Camera di Commercio di Modena.

Realizziamo opere d’avanguardia e ne assicuriamo l’eccellenza nella gestione e nella manutenzione, per garantire massima efficienza e sostenibilità nel tempo.

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