
1 minute read
Tredici risposte su embrione e dintorni

È Carlo
Advertisement
a: a.pessano@mpv.org).
Non esiste il “partito dell’embrione”, semmai proviamo a fare il parallelo con il movimento antischiavista. Qualche volta è necessario che i cattolici lascino parlare i loro eroi per ricordare ai “laici” che non si può distinguere tra vite umane degne o non degne di vivere.
Il modo in cui il diritto separa i soggetti dagli oggetti è l’attribuzione ai primi della capacità giuridica. Il principio di eguaglianza sarebbe vanificato se la legge pretendesse di definire i soggetti in base a criteri diversi da quello dell’appartenenza alla specie umana. E questa è una esigenza laicissima. Cioè civile.
Non si possono alterare i documenti della Chiesa. E non si possono neppure ignorare alcuni documenti civili. Impossibilità di trarre argomenti dalla morte cerebrale contro la personalità dell’embrione.
Avere diritti significa avere la capacità giuridica. E la Corte costituzionale ha affermato il diritto alla vita del concepito.
Nell’aborto i soggetti sono due. Anche la legge 194 non può ignorarlo.
Il presupposto della legge 194 è la negazione del concepito? Nella procreazione artificiale la capacità giuridica del concepito è il vero puntello.
Quante “forzature” per non riconoscere la capacità giuridica al concepito! Non dovrebbero essere proprio i consultori, i “tutori” dell’embrione? La proposta di legge popolare è tutt’altro che inutile e pericolosa: al contrario risolve da sola alcuni problemi.
Riconoscimento della capacità ed eguaglianza camminano insieme. L’autonomia e l’indipendenza non sono criteri di umanità. Il riconoscimento della capacità giuridica del concepito è il chiodo in cui tutto si tiene.
La tutela dell’embrione che deve essere sempre quella di un soggetto e non di una cosa non può dipendere dal luogo dove l’embrione si trova (utero o provetta). È soprattutto l’interpretazione radicale della L. 194 a temere l’affermazione che nell’aborto i soggetti sono due, non uno solo.
L’autodeterminazione diviene responsabilità di fronte all’altro da sé. Bisogna ringraziare le donne che in ragione della loro femminilità chiedono il riconoscimento per ogni piccolo a cominciare dai figli ancora chiamati embrioni.
La proposta popolare non cambia nulla nel diritto ereditario. La particolare situazione della gravidanza non esclude la soggettività dell’embrione, anzi la presuppone come si evince dalla giurisprudenza costituzionale tedesca.