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Il Concepito è Uno di Noi

di Rita Colecchia*

Insegno religione nelle scuole medie superiori, la mia avventura educativa con i giovani dura da trent’anni, anni appassionati e impegnativi. Nei programmi di insegnamento di Religione delle Scuole medie superiori sono previsti contenuti di Bioetica come Aborto, Eutanasia, Clonazione umana ecc. Gli alunni sono molto interessati a questi argomenti, negli anni però diventa sempre più difficile spiegare loro che il Concepito non ancora nato è Uno di Noi. Il concepito non è guardato dai nostri giovani come soggetto di diritto, ma come un incidente di percorso da risolvere. Sovente mi sento dire: «prof abortire è un diritto! Esiste la legge 194». La sfida educativa è proprio quella di accendere i riflettori su quel primo nucleo di cellule che ha un suo unico patrimonio genetico e che è UNO DI NOI! Non è affatto semplice! È un impegno quotidiano far riflettere le nuove generazioni sulla straordinaria bellezza della Vita Umana dai suoi primi istanti. Quando l’insegnante scorge dei cambi di attenzione e consapevolezza dei propri alunni è una grande soddisfazione. La speranza di far riconoscere la straordinarietà della vita umana c’è. Sono i tanti bambini nati da ragazze in età scolare che hanno accolto una gravidanza inattesa e inopportuna nonostante le pressioni all’aborto da parte delle loro famiglie o dei loro compagni. Una mia alunna recentemente è diventata mamma. Lei ci racconta: «Mi trovavo alla 16a settimana, stavo per entrare nella 17esima, ero a metà gravidanza senza un filo di pancia né di consapevolezza. Uscendo dallo studio del ginecologo mia madre mi dice “in Olanda praticano l’aborto fino a 20 settimane, cosa vuoi fare?”. Inizialmente mi feci convincere da mia madre. Poi feci l’ecografia e il momento in cui decisi di tenerla fu quando il dottore mi fece sentire il battito del cuore. In quel momento, con certezza ho saputo che se avessi deciso di partire non sarei più tornata la stessa. Se avessi deciso di perdere mia figlia volontariamente, avrebbe significato dover combattere i demoni interni per una vita intera, e non so se ce l’avrei fatta. Un altro punto che mi portò alla decisione finale fu il progetto che feci l’anno precedente a scuola per il concorso sulla vita. Ho scelto la vita, ho scelto i piedini di mia figlia che scalciavano contro la pancia, che ora camminano velocemente accompagnati dal girello. Ho scelto lei che mi sorride quando torno a casa, lei che piange, lei che grida, lei che ci dona felicità, nonostante tutte le difficoltà in questo mondo. Ho scelto di essere forte quando essere forte era l’unica soluzione che non comportasse crolli emotivi o fantasmi e cicatrici, ho scelto Luna perché tutti nella vita vengono chiamati a fare delle scelte, e che ci piaccia o no, dobbiamo prendere quelle che ci faranno sentire meglio, ora, nel futuro e per sempre».

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*Insegnante

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