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Un papà risponde

Il 7 ottobre 1994 è stato il giorno in cui ci siamo affidati completamente a Dio, consacrandoci nel vincolo matrimoniale. Il nostro tripode su cui basare la nostra unione era: comunità, liturgia e parola. Dal giorno in cui ebbi la notizia che ero padre del bimbo o della bimba che viveva nel grembo di mia moglie, decisi che avrei vissuto ogni istante, ogni momento di quell’evento accanto a lei: sentivo che dovevo starle vicino. Ed ho sempre agito con questa volontà ben precisa: essere presente. In tutto abbiamo avuto quattro figlie, quattro gravidanze che rappresentano altrettante differenti fasi della mia vita. Insieme alla gioia del primo concepimento, ci fu un momento di smarrimento quando scoprimmo di essere, sia io che mia moglie, microcitemici di tipo alfa: mia moglie doveva sottoporsi ad almeno una ecografia mensile o quindicinale. La prima volta che andammo in visita dalla ginecologa ricordo un’ansia infinita come se fossi stato io ad essere in stato interessante … ad ogni ecografia vedevo crescere quella piccola creatura, ascoltavo il battito del suo cuore e mi commuovevo … poi correvo a cercare tutte le notizie possibili: quale musica ascoltare per la mamma, come farla rilassare, quale ginnastica fare … Iniziai a seguire con mia moglie il corso per gestanti: registravo ogni incontro, la frase che ancora ricordo era come tenere la fase della respirazione: “sentire l’utero che si contrae!”. Ad ogni gravidanza ho assistito alla crescita progressiva della nostra creatura e del pancione: mi mettevo a parlare con lei, cercavo di farmi conoscere anch’io … è impossibile per me dimenticare la bella immagine della pressione delle manine e dei piedini che spingevano lungo il grembo della mamma … Spesso mi fermavo ad osservare mia moglie: era una mamma, i suoi lineamenti erano cambiati in meglio, era ancora più bella! Dentro di me nutrivo una gratitudine infinita per lei, per il coraggio che dimostrava nell’affrontare qualunque difficoltà, tutto per donare la vita, così gratuitamente: non pensava mai a sé stessa. Faceva di tutto per proteggere, custodire la vita dentro di lei. I primi due parti ebbero un travaglio lunghissimo, ho potuto assistere al parto sia di Isabella che di Benedetta, ero lì vicino a mia moglie, anche se scosso da quanto vedevo, le tenevo la mano, lei me la stringeva nei momenti forti, riuscii perfino a tagliare il cordone ombelicale, un’esperienza unica … poi vennero anni di allattamento, pappine, pannolini, culle, passeggini … Le successive gravidanze vennero in un periodo molto difficile per me, nel giro di due anni avevo perso i miei genitori … Quelle nuove vite allontanavano da me i cattivi pensieri: furono due angeli che mi colmarono di ogni consolazione. Per queste ultime due gravidanze la mia fatica maggiore era riuscire a seguire anche le altre sorelle che nel frattempo crescevano (avevano 5 e 7 anni), andavano accompagnate a scuola, ai vari appuntamenti per le attività sportive … C’è un tempo per ogni cosa, in quel momento il mio tempo era tutto per loro. Patrizia portò avanti entrambe le gestazioni con una forza straordinaria. Questa volta le nascite di Giorgia nel 2004 e di Francesca Romana nel 2005, furono più complicate: mia moglie dovette affrontare due parti cesarei. Le bambine, infatti, erano in sofferenza, avevano il cordone ombelicale a “banderuola”, ma tutto andò bene. Così oggi abbiamo quattro “piccole donne” … il nostro sì alla vita: scegliere la vita, sempre….

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