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Mamma chi sono io?
di Fabiana Manicardi, una mamma
Mamma chi sono io?
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Sei nostro figlio, tesoro. Mio e del papà.
E cosa vuol dire essere figlio?
Vuol dire che ci hai reso responsabili.
Ma non mi conoscete nemmeno!
Certe cose si sentono, piccolo mio. Le mamme custodiscono nel cuore una gioia, che è anche paura, da quando in loro si accende la fiamma della tua presenza.
Ma ho sentito dire che non sono nemmeno una persona adesso, non ancora. Certo che lo sei. Per noi lo sei. Lo sento, ti sento, e una mamma non s’inganna.
Sei l’inizio di una persona, carne e spirito, come lo siamo stati io e il papà. Ha detto Benedetto XVI che ciò che diventa molto grande nasce sempre molto piccolo.
Quindi diventerò molto grande?
Lo spero, cucciolo! Ma noi non lo sappiamo, sei nelle mani del Signore. Quello che ti posso assicurare è che diventerai molto grande nel nostro cuore, o meglio, lo sei già.
Tu non mi vedi ora?
No, ma non esiste solo quello che puoi vedere. Io non ti vedo, ma mi fido di te, della tua presenza. Non la annuncio ancora, perché la custodisco, la contemplo, la rigiro fra le dita, la strofino, la inspiro in silenzio.
L’unica evidenza sono le due striscioline sul test di gravidanza, quell’ ”eccomi” sussurrato che dà il benvenuto ad ogni mamma. Ma il ricordo del tuffo al cuore quando le ho viste, quello, mi accompagna e mi basta.
Ma mamma, cosa sono io adesso?
Non sei soltanto un grumo di cellule, figlio mio. Di tante minuscole cellule che spingono per vivere e diventare grandi, che fanno quello che sanno, lavorano instancabilmente per renderti reale agli occhi del mondo.
Sei un cuoricino che batte e che ancora non fa rumore. E sei un’anima che il Signore ha scelto con cura.
Sei un sogno che spera di realizzarsi, sei la speranza di una generazione migliore, sei un progetto, a volte un’incognita che può fare paura, ma che non può essere tradotta mai in uno sbaglio.
Sei la causa di quel giramento di testa mattutino e di quella gioia sciocca che esplode ogni volta che ti penso.
Sei il sorriso del papà, gli occhi dei tuoi fratelli, sei le mani della nonna e il neo sulla guancia del nonno.
Sei una mappa che a volte consulteremo per cercare risposte ai nostri dubbi.
Sei un puzzle di un milione di pezzi, che noi forse non completeremo mai, nemmeno tu probabilmente, ma il Signore sì. E già questo fa meno paura.
E sono vostro?
No, non sei nostro, sei nostro figlio. Tu non sei qui per noi, noi siamo qui per te. Noi siamo tuoi e ci saremo sempre. E faremo fatica nel lasciarti andare, ma la fatica dell’essere genitore è la fatica più bella del mondo.
Certi bambini sono figli anche se non riescono a nascere. Certe donne sono mamme senza aver mai partorito. Certi papà lavorano per fare crescere i figli senza vederli diventare grandi. Non ci sono schemi, non c’è possesso, c’è solo l’amore.
Grazie, mamma.
Grazie a te figlio mio.