
1 minute read
Dignità umana e identità concezionale del bambinoembrione
di Lucia Procuranti*
possiede un’identità genetica, nel senso biologico del termine, con un genoma, dei cromosomi, un DNA. I risultati, raggiunti anche dagli studi sulla percezione del dolore nei “prematuri” e dall’applicazione di FeTouch (strumento valido per effet tuare esami diagnostici visio-tattili sul feto), permettono di dire che l’embrione umano è un essere bio-psichico e che possiede un’identità concezionale , che vuol dire che l’embrione possiede una personale identità sin dal concepimento. L’embrione è anche profondamente unito a tutto l’essere della madre e al suo ethos. Basti pensare a come cambia il cervello della donna durante la gravidanza. I risultati di recenti ricerche neurologiche indicano che la gravidanza è associata a riduzioni sostanziali del volume della materia grigia. Le riduzioni osservate non sono distribuite in modo casuale in tutto il cervello, ma si trovano principalmente in aree di associazione della corteccia cerebrale che svolgono una funzione essenziale nei processi sociali. Un’area della corteccia prefrontale particolarmente coinvolta è infatti quella infralimbica che, con le modifiche dovute alla gestazione, permette al cervello della madre di orientarsi verso la cura dei nascituri. Alla luce di questi studi, chi afferma che nel primo periodo l’embrione non è ancora un vero e proprio essere umano sta prendendo una posizione che non tiene conto della questione dal punto di vista ontologico, e si basa su una visione della vita meramente meccanicistica. Si ignora che la parte strutturale e psichica dell’organismo si forma grazie ad una relazione empatica, oltre che fisiologica, tra la madre e il feto, una compartecipazione quotidiana, che dura tutto il periodo della gestazione tra due persone autonome, diverse, ma intimamente legate.
Advertisement
*Ricercatrice in Storia della Filosofia presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi di Verona.