Il grande Spirito Trail 02_2017

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IL GRANDE SPIRITO

SEMPRE A SERVIZIO DELLA NOSTRA COMUNITÀ

Anno 2 - Numero 2 / comanomountainrunners.it

VALANDRO VERTICAL RACE

COMANO URSUS EXTREME TRAIL

SKYGHEZ

pag. 2

pag. 4

pag. 14

2 LUGLIO 2017 SEO DI STENICO (TN)

23 SETTEMBRE 2017 SAN LORENZO IN BANALE (TN)

29-30 LUGLIO 2017 COMANO TERME (TN)

DI CMR

“LA NATURA SELVAGGIA CONTIENE DELLE RISPOSTE A DOMANDE CHE L’UOMO NON HA IMPARATO A PORRE” (N. Newhall).

FILIPPO ZIBORDI

DI ALTRA RUN

IL RITORNO DI ORSI, LUPI (E LINCI) IN TRENTINO: UNA SFIDA POSSIBILE

ALTRA “KING MT” USCITE DAI SENTIERI BATTUTI!

1999: gli orsi tornano nelle Giudicarie. 2008: compare una lince nel Chiese. 2014: ricompare il lupo nelle Dolomiti di Brenta.

COMANO URSUS EXTREME TRAIL: UN BINOMIO DI TERRITORIO E PASSIONE Il trail running è esploso in Italia e l’evidenza ci ha insegnato che per offrire una gara ad hoc non è sufficiente avere un luogo di richiamo, ci vogliono anche coraggio e passione. L’esigenza della gara è nata dal desiderio degli organizzatori, i ragazzi della Comano Mountain Runners (CMR), di promuovere il territorio e di dare al contempo spazio e visibilità a questo splendido sport che permette di immergersi completamente nella natura.

Le nuove King MT sono state create per chi ama correre su fango, rocce e…

PANTONE 1805

pag. 3 ▼

pag. 11 ▼

pag. 9 ▼

DI LUCA GUSMEROTTI

DI LISA COSI

JOHN BENAMATI - AGOSTO 2, 2016

COMANO URSUS EXTREME TRAIL (Edizione Zero):

USE IT OR LOSE IT

COMANO URSUS EXTREME TRAIL (ULTRASKY) CUET

Nelle giornate 30 e 31 luglio 2016 si è svolta l’edizione Zero della Comano Ursus Extreme Trail. pag. 4 ▼

Fin dall’origine l’uomo si è evoluto, ha reagito agli stimoli dell’ambiente che lo circondava e si è adattato alle esigenze mutando verso caratteri che gli permettessero di sopravvivere in modo più semplice. pag. 22 ▼

COMMERCIO

PANTONE 1805

OSPITALITÀ

Se mi avessero chiesto di iscrivermi ad una skyrace avrei risposto picche. Ad una ultra skyrace poi… pag. 11 ▼

PANTONE 144 0/47/100/0

PANTONE 300 100/43/0/0

IL BORGO DI RANGO, DOVE IL TEMPO SI È FERMATO RISTORAZIONE

Inserito tra i Borghi più belli d’Italia, il paese vive ancora come secoli fa, perfettamente conservato nella sua struttura architettonica uniPANTONE 361 PANTONE COOL GRAY 8 ca, con le case addossate 76/0/91/0 0/0/0/56 l’una alle altre. Un vero gioiello di bellezza. pag. 24 ▼

COMUNE DI FIAVÉ

COMUNE DI FIAVÉ

COMUNE DI COMANO TERME

COMUNE DI SAN LORENZO DORSINO

COMUNE DI STENICO

COMUNE DI BLEGGIO SUPERIORE

COMUNITÀ DELLE GIUDICARIE

VARIE

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO Assessorato alla cultura, cooperazione, sport e protezione civile


IL GRANDE SPIRITO

VALANDRO VERTICAL RACE

VALANDRO VERTICAL RACE SECONDA EDIZIONE SEO STENICO 3,2 km | 1100 d+

VALANDRO VERTICAL RACE… SECONDA EDIZIONE SIA! 3,3 chilometri di sviluppo, 1111 metri di dislivello, 2222 metri di altitudine. Una sola salita, un’unica possibilità per dare il massimo. Il percorso, tracciato appositamente per gli amanti del verticale, passerà attraverso ampie distese di prato e scoscesi pendii solcati da antichi sentieri e ci porterà in vetta alla Cima Brugnol, splendido balcone sulle Giudicarie. Nonostante fosse la prima edizione, per di più organizzata in un periodo ricco di altri appuntamenti sportivi dello stesso genere, il bilancio finale della gara dello scorso anno è stato molto positivo. A detta di tutti i partecipanti la gara, per tracciato, difficoltà e ambiente, è destinata a diventare una top race. Il tempo da battere è 41 minuti e 56 secondi siglato dallo specialista Patrick Facchini. In campo femminile affermazione per Corinna Ghirardi che ha fermato il cronometro sul tempo di 58’15’’. Il 2 luglio sui sentieri del Valandro avranno spazio anche i più giovani: è nata VVRJunior per dar modo ai ragazzi dai 13 ai 17 anni di cimentarsi nella gara verticale. L’evento è stato fissato per domenica 2 luglio, in concomitanza dell’evento DeguStenico, proprio per fondere sport ed enogastronomia in un unico connubio, al fine di offrire ai corridori e agli spettatori una giornata diversa dal solito sotto tutti i punti di vista.

2LUGLIO 2017

3.200 m

240

1.100 m

41:56

1.111 m s.l.d.m.

58:15

Lo sviluppo del vertical da percorrere tutti di un fiato

Dislivello positivo della gara

Partenza

Il numero massimo dei partecipanti

Il tempo di Patrick Facchini vincitore dell’edizione 2016

Il tempo di Corinna Ghirardi vincitrice dell’edizione 2016

2.222 m s.l.d.m. Arrivo Cima Brugnol

PROGRAMMA 7.00 Ritiro pettorali e pacchi gara presso la piazza di Seo 9.45 Controllo pettorali presso la partenza a 1,5 km dall’abitato di Seo 10.00 Partenza a 1,5 km dall’abitato di Seo 13.00 Pranzo presso il paese di Stenico in collaborazione a seguire premiazioni ISCRIZIONI: Chiusura iscrizioni 240 partecipanti, € 20,00 con pacco gara e pranzo (€ 25,00 dal 11.06.2017) PREMI: saranno premiati i primi 3 uomini e le prime 3 donne

ISCRIZIONI SU

2 | comanomountainrunners.it

Una sola salita, un’unica possibilità per dare il massimo. 3,3 km e 1100 m di dislivello di pura passione. Il tracciato passa attraverso ampie distese di prato, scoscesi pendii solcati da antichi sentieri e arriva fino a Cima Brugnol (2.222 m s.l.d.m.).


IL GRANDE SPIRITO

DI CMR

COMANO URSUS EXTREME TRAIL: UN BINOMIO DI TERRITORIO E PASSIONE …continua da pag. 1 ▼ Nel 2017 il Comano Ursus Extreme Trail, per gli amici CUET, si farà in tre: oltre al percorso di 117km sono nate CUET59 e CUET37. Tre gare, tre modi di esplorare la natura incontaminata tra il lago di Garda e le Dolomiti di Brenta che daranno la possibilità a tutti di vivere la nostra valle secondo le proprie capacità e i propri gusti... e per chi non vuole correre, c’è sempre la possibilità di essere un volontario o semplicemente di essere un tifoso lungo gli splendidi sentieri CUET. Tre gare, da quest’anno considerate qualificanti UTMB secondo i criteri ITRA, per un evento in puro spirito trail! Il Comano Ursus Extreme Trail 117 è una gara di Ultra-Trail che si presenta con una nuova formula: 117 km suddivisi in due giornate (29 e 30 luglio 2017). Questo permetterà a tutti i concorrenti di percorrere l’intero itinerario nelle ore diurne e poter ammirare le bellezze delle montagne circostanti. Una formula poco congeniale per chi preferisce le gare in linea a tappa unica, ma che consente di rimettersi in gioco nella seconda tappa facendo forza sulle amicizie che si creano al termine della prima. Le due tappe toccheranno praticamente ogni cima della valle e attraverseranno luoghi che profumano ancora di

avventura e di libertà assoluta tra il lago di Garda e le Dolomiti di Brenta. Una porzione di Trentino riconosciuta dall’UNESCO come Riserva di Biosfera nell’ambito del programma “Man and Biosphere (MaB) – Uomo e Biosfera”. Una valle ricca di biodiversità che vive della propria terra e dei suoi prodotti. Un territorio in cui vivono comunità che si contraddistinguono per utilizzare in modo sostenibile le risorse naturali. Il fulcro della manifestazione sarà per la giornata del 29 luglio a Rango, uno di Borghi più belli d’Italia, che per l’occasione si animerà a gran festa; mentre per la giornata del 30 luglio sarà in fondovalle, precisamente a Ponte Arche, noto per le rinomate Terme di Comano e situato in posizione centrale rispetto al tracciato di gara. Il nome ‘Ursus‘ deriva dal fatto che gli orsi, a partire dalla loro reintroduzione, hanno trovato nelle valli che ospitano la gara un ambiente ideale a cui si sono adattati perfettamente, tanto che se ne possono contare ormai svariati avvistamenti nei tracciati che gli atleti andranno a percorrere il 29 e 30 luglio. Per questo è stato scelto l’orso come simbolo per la manifestazione.

Sembra che l’orso sia più attivo nelle ore notturne e che preferisca non incontrare l’uomo, in ogni caso un pizzico di adrenalina in più. Si voglia ribadire il concetto fino ad ora sostenuto: Comano Mountain Runners è un gruppo affiatato con il sogno di creare il giusto connubio tra sport e promozione dell’intera valle. Un entusiasmo contagioso che arriva dall’amore verso il proprio territorio e dalla passione tipica di un gruppo giovane, coinvolto e motivato. Una grande dose di coraggio ed energia. Prima che runners, siamo amanti e cultori della montagna. La natura e le bellissime cime della nostra valle devono essere vissute e rispettate. CUET non è solo una corsa, ma molto di più. Quindi diciamo a tutti: “Carpe diem e goditi il viaggio!”

insaneinsidedesign.com

#sh

l u o s r u o y w o

comanomountainrunners.it | 3


IL GRANDE SPIRITO

COMANO URSUS EXTREME TRAIL

117

d+ 8300

117 Km

km

Lo sviluppo complessivo delle due tappe

COMANO URSUS EXTREME TRAIL

8.300 m

29/30 luglio 2017

Dislivello positivo delle due tappe

2 2

37

d+ 2650

le giornate di gara

LE GARE ALTERNATIVE: LA CUET 37 KM CON 2650M D+ E LA CUET 59 CON 3700 D+

km

COMANO URSUS EXTREME TRAIL

COMANO URSUS EXTREME TRAIL

29 luglio 2017

COMANO TERME TRENTINO

8:12

il tempo del vincitore dell’edizione zero Andrea Festi nella prima tappa.

CUET 117 5 punti ITRA CUET 59 4 punti ITRA CUET 37 2 punti ITRA

COMANO URSUS EXTREME TRAIL (Edizione Zero): …continua da pag. 1 ▼ La gara è stata caratterizzata da una prima giornata con tempo instabile ma che ha comunque permesso di terminare la prova mentre il secondo giorno forti temporali, vento e basse temperature hanno costretto noi organizzatori a sospendere la manifestazione e a far rientrare tutti i corridori. PRIMA TAPPA. La parte di asfalto solo all’inizio, buona per allungare il gruppo, una prima salita rilassante per poi entrare nel vivo con un perfetto dosaggio di paesaggi, single track, creste e strade forestali. Un alternarsi di piacevoli e stimolanti sensazioni per prepararci al piatto forte: “le greste”. Sette interminabili chilometri di creste affilate come un coltello su terreno tecnico e difficile, in alcuni punti creato appositamente per la gara: un lavoro enorme di taglio di cespugli ed arbusti, un infinito salire e scendere dove l’attenzione deve essere sempre al massimo e dove la fine sembra non arrivare mai. Così belle e selvagge

4 | comanomountainrunners.it

59 d+ 3700

km

COMANO URSUS EXTREME TRAIL

30 luglio 2017

ANGELO ZAMBOTTI (SINDACI DI FIAVE’) “Che spettacolo la #Cuet2016! Uno straripante presidente Marco Gera in versione William Wallace ha trascinato la neonata associazione Comano Mountain Runners e tantissimi volontari in un’iniziativa stupenda. Peccato solo per il maltempo che oggi ha rotto le uova nel paniere, ma rimane comunque un’edizione “zero” da applausi. Applausi per Andrea (da Fiavé!) e Giuliana che hanno vinto ieri, applausi per tutti coloro che hanno affrontato una gara così massacrante, applausi a chi per mesi ha lavorato sodo per disegnare i 120 chilometri di percorso attorno alla nostra fantastica Valle. E se il buon giorno si vede dal mattino, la Comano Ursus Extreme Trail ha un futuro roseo: IMMENSI!”

da definirle sconvolgenti. Un sentiero scolpito nel cielo e strappato a una natura che lo voleva solo suo. Puoi odiarle, maledirle, ma non vedrai l’ora di tornarci. SECONDA TAPPA. A causa di un meteo inclemente non si è svelata, la gara viene fermata al 17mo km, malga Valandro, restano 45 km da scoprire, ma le Dolomiti di Brenta sono una certezza che siamo sicuri di poter gustare anche al buio. La delusione, soprattutto fra gli organizzatori, non impedisce che la festa continui al Trail Village. Si può dire che anche il bilancio della CUET è stato positivo: pur essendo una gara ancora poco conosciuta, dura e lunga c’è stata un’ottima partecipazione e soddisfazione da parte di tutti gli atleti. Le nostre iniziative hanno riscontrato un grande successo e i feedback positivi, non solo da parte dei partecipanti, ma anche da parte di tutti quelli che hanno contribuito alla buona riuscita delle manifestazioni, sono stati numerosi.

CLASSIFICA MASCHILE PRIMA TAPPA 1. Andrea Festi 8h13’01” 2. Alex Petrut 9h27’30” 3. Fabrizio Gnuffi 9h36’40” CLASSIFICA FEMMINILE PRIMA TAPPA 1. Giuliana Gionghi 13h21’27” 2. Flora Morandi 51h19’15” 3. Francesca Toniolatti 15h35’07” La gara è stata seguita a livello mediatico da alcuni giornali locali come “L’Adige” e magazine sportivi come “Spirito Trail”, rivista di riferimento per il trail. Gli sponsor principali che hanno contribuito sia a dare visibilità che a realizzare il progetto sono stati: Ferrino, Maniva, Sport Klinikk e BRBL. Ci sono stati poi moltissimi sponsor minori, piccoli commercianti locali che hanno contribuito alla buona riuscita dell’evento. Per la gestione pratica della gara è stato chiesto il supporto di varie associazioni locali (gruppo giovani, pro loco locali, gruppo alpini, associazione cacciatori, …), che hanno messo a disposizione dell’organizzazione circa 250 volontari distribuiti sul tracciato, per garantire punti ristoro e supporto logistico. Sotto alcuni aspetti ci siamo voluti distanziare

dai “classici” trail, ma allo stesso tempo abbiamo cercato di proporci in modo collaborativo verso tutti. Un trail vissuto ancora molto genuinamente volto a creare sinergie e dialogo fra gente e associazioni. Molti volontari sono stati disponibili fin da subito, condividendo con noi tutti le emozioni, il divertimento e, perché no, pure le fatiche che uno sport e un territorio come il nostro possono dare. Ci hanno aiutato a sistemare questi 120 km di percorso permettendoci così di inserire tratti molto tecnici e paesaggisticamente spettacolari. Tutti insieme siamo riusciti a regalare una splendida opportunità alla nostra valle per mostrare a tanti, spettatori e presenti, la bellezza della nostra terra. Più che un traguardo, per noi è un nuovo inizio!


COMANO URSUS EXTREME TRAIL

IL GRANDE SPIRITO

DI GIORGIO MAZZOLA

UN NUOVO APPROCCIO, SCIENTIFICO, PER MIGLIORARE LA PROPRIA PERFORMANCE QUANTA FRETTA MA DOVE CORRI, DOVE VAI? Qual è l’aspirazione più forte di chi pratica uno sport? Migliorare la propria performance! Ma, a parte il necessario allenamento, come è possibile migliorare la performance? Già da alcuni anni si è constatato che è necessario agire su tutta la complessità dell’uomo: psiche, sistema nervoso, sistema endocrino, sistema immunitario, metabolismo di singoli tessuti ed organi (PNEIM). Tutta questa complessità si riflette su qualcosa che attualmente è facilmente misurabile: la composizione corporea. È infatti questa che subisce l’effetto dello stato di salute o di sofferenza di psiche e di soma umano. La analisi bioimpedenzometrica della composizione corporea, abbreviata in BIAC, era nata inizialmente per conoscere la percentuale di acqua e di grasso nel corpo; poi è evoluta incredibilmente, fornendo dati preziosi non solo allo sportivo, ma anche a tutte le persone che cercano di migliorare la propria performance nel lavoro, nella vita sociale ed in famiglia. La BIAC va fatta dopo almeno 5 ore di riposo: si applicano due elettrodi alla mano ed al piede destri; per tre secondi si fa passare una debolissima corrente. I dati riscontrati vengono inviati ad un computer. I dati che ricaviamo sono piuttosto complessi, ed è necessaria la interpretazione fatta da un professionista medico esperto. Tra gli altri abbiamo informazioni su: distribuzione dell’acqua, andamento del cortisolo nel corso della giornata, massa muscolare (valore assoluto e relativo), percentuale di grasso, matrice extra-cellulare, accumulo di acidi nel corpo, massimo volume di ossigeno consumato al minuto, distribuzione del consumo energetico, ed altro ancora. In base ai risultati della BIAC, al colloquio medico, alla indagine sullo stile di vita (alimentazione, allenamenti, stress concomitanti), ai disturbi funzionali riferiti (digestione, sonno, ansie, lento recupero, eccetera) vengono

suggeriti cambiamenti nello stile di vita (ad esempio cambiare l’orario degli allenamenti oppure modificare la composizione dei pasti) e l’assunzione di integratori funzionali, validati scientificamente. Nello sportivo, ma anche nella persona comune, a tutte le età, la integrazione alimentare ha lo scopo di prevenire la perdita di massa muscolare o di ripristinarla rapidamente, se parte di essa è andata persa. La massa muscolare infatti è specchio e motore della buona funzionalità di tutti gli organi, tessuti e sistemi (nervoso, immunitario, ormonale). Per questo, l’attività fisica regolare è uno dei più importanti mezzi di prevenzione di numerose malattie come il diabete, l’obesità, le patologie cardiovascolari, l’invecchiamento cerebrale. Va però sottolineato che l’attività sportiva praticata oltre i propri limiti fisiologici o in cattive condizioni generali, può arrecare seri danni alla salute fisica e mentale. Dal punto di vista metabolico, lo sport è una grande sorgente di acidi che si accumulano nella matrice. Per contrastare questa acidosi è importante seguire una alimentazione “alcalinizzante”, ricca cioè di acqua alcalina (in particolare prima di una gara), di frutta e di verdura; vanno eliminati gli zuccheri e diminuiti il sale, le carni, i formaggi, le fritture, i cibi preparati e cotti sopra i 100 gradi, perché contengono troppe sostanze (AGES, ALES) che causano infiammazione e quindi perdita di massa muscolare. Durante l’attività fisica intensa si formano anche molti radicali liberi, i quali “bombardano” le cellule. Per contrastarli è necessario assumere sostanze antiossidanti, per lo più contenute nella frutta e nella verdura. Sul mercato sono reperibili anche vari prodotti contenenti sali alcalinizzanti ed antiossidanti, da assumere in base alla diagnostica sopra riportata. Altro aspetto importante nello sport competitivo (praticamente sempre) è il controllo dello stress psicologico tramite la assunzione di sostanze “adattogene”, contenute in

molte piante: polline, gelè royal, eleuterococco, Rhodiola rosea. Per mantenere costante la glicemia, ed impedire il catabolismo muscolare, durante l’attività sportiva prolungate si sono dimostrate molto utili le maltodestrine, però da valutare caso per caso, per possibili problemi intestinali, nei casi in cui l’intestino abbia insufficiente capacità assorbente a causa dello stress fisico. Un punto cruciale, infine, resta la ripresa della alimentazione dopo uno sforzo fisico intenso. Bisogna tener conto che gli ormoni catabolizzanti ed iperglicemizzanti (cortisolo, somatostatina, adrenalina, glucagone) rimangono alti nel corpo per almeno 20 minuti dopo la fine dello sforzo; in alcuni individui si arriva anche a 45 minuti. Se assumiamo carboidrati in questo momento, avremo una ipersecrezione di insulina che causerà: 1) entrata eccessiva di zuccheri nelle cellule muscolari, metabolismo anaerobico, eccessiva formazione di acido lattico e piruvico, che passano in circolo con aumento della acidosi, liberazione di tamponi da osso e muscolo: perdita di massa muscolare ed ossea 2) stimolazione dell’enzima che porta alla sintesi di colesterolo 3) stimolazione dell’enzima che porta alla sintesi di acido

arachidonico e quindi delle prostaglandine pro-infiammatorie; ne conseguirà un peggioramento della infiammazione, già presente a livello muscolare a causa dello sforzo fisico. Ne consegue che sarà necessario attendere almeno mezz’ora, dopo uno sforzo intenso, prima di assumere carboidrati. Con questo articolo non penso di aver esaurito tutti gli aspetti riguardanti l’alimentazione dello sportivo. Spero però di aver fatto comprendere che si tratta di un argomento molto complesso, che deve tener conto di tante variabili. Personalmente ritengo che, se vogliamo dedicarci con soddisfazione ad una attività sportiva regolare, è utile, se non necessario, rivolgersi ad un medico esperto, per avere tutte le informazioni utili per ridurre al minimo gli effetti dannosi di una attività fisica che, al contrario, dovrebbe solo procurarci gioia e benefici. La analisi bioimpedenzometrica della composizione corporea è certamente uno strumento utile, maneggevole e di immediata comprensione che ci supporta, in maniera scientifica, in questo percorso. Dr. Giorgio Mazzola Medico Nutrizionista Lavora presso le Terme di Comano

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IL GRANDE SPIRITO

COMANO URSUS EXTREME TRAIL

117 d+ 8300

derà la discesa da Malga Stabio sino a Rango, uno dei Borghi più belli d’Italia che sarà punto d’arrivo della prima tappa e punto di partenza della seconda. La seconda tappa, di km 59, riporterà gli atleti alla partenza da Rango, dove, dopo la breve ascesa del Monte San Martino, affronteranno una lunga discesa che li porterà a valle del Monte Valandro. Dopo un’impegnativa risalita fino a Malga Valandro la gara procede verso il lago d’Asbelz per poi puntare il Rif. Cacciatore via “Marugeni”, sentiero molto wild ma altrettanto spettacolare. Si percorrerà poi la sinistra orografica della Val d’Ambiez lungo il sentiero che porta a Malga Ben e, dopo un breve passaggio tecnico alla Forcella Bregain, inizia la discesa fino al lago di Nembia. Si prosegue verso l’abitato di Andogno, scendendo fino al ponte romano Balandin nella forra del Limarò, da dove poi si risale a Comano. La tappa termina e chiude l’anello a Ponte Arche.

La CUET117 è una gara di Ultra-Trail, considerata qualificante UTMB secondo i criteri ITRA, che si presenta con una nuova formula: 117 km suddivisi in due giornate. Organizzate nelle giornate del 29 e del 30 luglio, le due tappe toccheranno praticamente ogni cima della Val Giudicarie Esteriori e attraverseranno luoghi che profumano ancora di avventura e di libertà assoluta tra il lago di Garda e le Dolomiti di Brenta. La prima tappa vedrà la sua partenza nel paese di Ponte Arche: i concorrenti percorreranno i primi km in salita arrivando sul Monte Casale e, correndo sulla cresta del Brento, scenderanno tra single track e strade forestali fino al Rifugio San Pietro. Risalendo dalla splendida cornice del lago di Tenno sino al passo del Ballino, gli atleti affronteranno l’impegnativa ascesa sino al Doss della Torta, percorrendo poi il famoso “giro delle Cime”: sette chilometri di creste belle e selvagge su terreno tecnico e difficile a ridosso di un paesaggio mozzafiato. La conclusione della tappa preve-

km

COMANO URSUS EXTREME TRAIL

29/30 luglio 2017

Ristoro liquido + solido light Ristoro solido Soccorsi Prestare attenzione tratto pericoloso Cancello orario obbligo di stop Navetta per recupero atleti ritirati

Prima tappa 29 luglio 2017 58 km 4600 m D+

SCARICA IL ROADBOOK

Seconda tappa 30 luglio 2017 59 km 3700 m D+ 13.00 12.30

2500

14.30

16.30

2250

2250

2000

2000 TRATTO IMPEGNATIVO NON 1750 SOTTOVALUTARE

1750

Altitudine (m)

1500 1250 1000

1500 1250 1000

750

750

500

500 250

6 | comanomountainrunners.it

30

35

40

45

50

55

60

Ponte Arche Comano Terme

25

Comano

20

Villa Banale Pont Balandin

15

Rifugio Cacciatore

10

Malga Asbelz

5

Malga Valandro

0

Capitel della Spina

60

Stenico

55

Loc. Guarda Cillà

50

Rango

45

Rango

40

Malga Stabio

35

Malga Nardis

30

Sella Dos de la Torta

25

Passo del Ballino

20

Malga di Tenno

15

Rifugio San Pietro

10

Baita Cargoni

5

Rifugio Don Zio

0

Distanza (km)

0

Lago di Nembia

Distanza (km)

0

Forcella Bregain

250

Ponte Arche Comano Terme

Altitudine (m)

15.30

2500


COMANO URSUS EXTREME TRAIL

IL GRANDE SPIRITO

SERVIZIO NCC NOLEGGIO CON CONDUCENTE TGE TRASPORTI GIUDICARIE ESTERIORI Via C. Battisti, 86 - Ponte Arche - COMANO TERME Cell. 345 8751610 - trasportige@gmail.com Trasporti Giudicarie Esteriori

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37km d+ 2650

Sabato 29 luglio ad ore 8.30, un paio di ore dopo la partenza dell’Ultra-Trail a tappe CUET117, a Rango, sarà dato lo start a CUET37. Questo nuovo percorso, considerato qualificante UTMB secondo i criteri ITRA, è uno stupendo anello che darà la possibilità di mettersi alla prova anche a chi non ha le lunghe distanze nelle gambe e a chi ama i terreni difficili. Da Rango si entra subito nel bosco, verso la Val Marcia dove con un tratto di sentiero più tecnico si raggiunge il piccolo abitato delle Cornelle e si prosegue poi verso il ristoro al passo del Ballino. Da qui il tracciato si fa decisamente più impegnativo: tecnico, esposto, non concede la minima distrazione e non dà tregua neanche in discesa. Sette km di creste selvagge ci regaleranno panorami mozzafiato e panoramiche stupende. La gara prevede poi la discesa da Malga Stabio per terminare e chiudere l’anello a Rango, riconosciuto fra i Borghi più belli d’Italia.

COMANO URSUS EXTREME TRAIL

29 luglio 2017

SCARICA IL ROADBOOK

59km

d+ 3700

Domenica 30 luglio al via dal borgo di Rango, con i concorrenti di CUET117, ci saranno i partecipanti di CUET59, gara che ripercorre fedelmente la seconda tappa del Comano Ursus Extreme Trail. La gara, considerata qualificante UTMB secondo i criteri ITRA, interrotta l’anno scorso sui pascoli del monte Valandro a causa di forti temporali, prevede una prima metà in cui si affronteranno grandi dislivelli e tratti tecnici, lungo i sentieri del Brenta meridionale, che ci porteranno ai piedi delle Dolomiti per poi concedersi, dopo il ristoro al lago di Nembia, ai tratti molto veloci e scorrevoli della campagna del Banale. Quindi si raggiungerà velocemente il fondovalle dove si attraverserà la Sarca e la sua suggestiva forra. È qui, dal ponte Balandin che riparte la salita, circa 300mD+ che ci porteranno a Comano per poi ridiscendere verso il traguardo di Ponte Arche.

COMANO URSUS EXTREME TRAIL

30 luglio 2017

SCARICA IL ROADBOOK

13.00

2250

2250

TRATTO IMPEGNATIVO NON SOTTOVALUTARE

2000 1750

2000 1750 Altitudine (m)

1500 1250 1000

1500 1250 1000

750

750

500

500 250

35

40

45

50

55

comanomountainrunners.it | 7

60

Ponte Arche Comano Terme

30

Comano

25

Villa Banale Pont Balandin

20

Rifugio Cacciatore

15

Malga Asbelz

10

Malga Valandro

5

Capitel della Spina

0

Stenico

40

Loc. Guarda Cillà

35

Rango

30

Rango

25

Malga Stabio

20

Malga Nardis

15

Sella Dos de la Torta

10

Passo del Ballino

5

Cornelle

0

Distanza (km)

0

Lago di Nembia

Distanza (km)

0

Forcella Bregain

250

Rango

Altitudine (m)

15.30

2500

2500


IL GRANDE SPIRITO

COMANO URSUS EXTREME TRAIL

Programma 2017 COMANO URSUS EXTREME TRAIL

PONTE ARCHÈ - TERME DI COMANO

GIOVEDÌ 27 LUGLIO:

Stenico

M. di Campiglio

Sarche Villaggio Trail

Ore 21.00 Serata culturale

“Le Giudicarie nella Riserva della Biosfera UNESCO, cosa c’è di così particolare?” presso teatro

Partenza prima tappa Palestra per pernottamento

Passo del Durone

VENERDÌ 28 LUGLIO Servizio docce campo sportivo loc. Rotte

Ore 18.00 Aperitivo Trail presso Bar Zen a base di prodotti tipici.

Passo del Ballino / Riva del Garda PANTONE 1805

Ore 20.00 Briefing e ritiro pettorali presso il teatro tenda nel Parco delle Terme (di fronte al Bar Zen)

BORGO DI RANGO - BLEGGIO SUPERIORE

SABATO 29 LUGLIO

Passo del Durone

Ore 04.30 Ritrovo, distribuzione pettorali e consegna borse atleti CUET 117 presso Villaggio Trail a Ponte Arche

PANTONE 1805

Ore 06.00 Partenza CUET 117 da Ponte Arche

Arrivo prima tappa e partenza seconda tappa cuet 117 Partenza cuet 59 OSPITALITÀ

RISTORAZIONE

Partenza e arrivo cuet 37

VARIE

Ore 08.30 Partenza CUET 37 dal Borgo di Rango

BORGO DI RANGO BLEGGIO SUPERIORE

Ore 12.30 Previsto arrivo primi atleti. Inizio distribuzione pasti presso il Borgo di Rango in concomitanza con la Festa delle Associazioni. Distribuzione pacchi gara CUET 37 e pettorali CUET 59

Villagio trail Servizio docce

Ore 16.30 Premiazioni CUET 37

DOMENICA 30 LUGLIO Ore 04.00 Ritrovo e distribuzione pettorali CUET 59 palestra Ponte Arche.

PANTONE 300 100/43/0/0

PANTONE 361 76/0/91/0

Ponte Arche

PANTONE COOL GRAY 8 0/0/0/56

Fiavè / Passo del Ballino / Riva del Garda

Info logistica / logistics:

PERNOTTAMENTO: per chi ne facesse richiesta all’atto dell’iscrizione e per un massimo di 40 persone è previsto il pernottamento presso la palestra delle scuole medie di Ponte Arche.

Ore 05.20 Trasferimento in bus navetta presso la partenza nel Borgo di Rango

TRASPORTI: è previsto il trasporto per gli atleti dal Borgo di Rango a Ponte Arche al termine della prima tappa e viceversa alla partenza della seconda. Sabato da Rango a Ponte Arche dalle 12.00 alle 22.00 ogni 30 minuti circa. Domenica da Ponte Arche a Rango ad ore 5.20 (corsa unica). Sono inclusi nel pettorale i rientri per gli atleti ritirati o fuori tempo massimo.

Ore 06.00 Partenza CUET 117 - seconda tappa e CUET 59 dal Borgo di Rango

DOCCE E MASSAGGI: sono disponibili all’arrivo docce calde e servizio massaggi entrambi i giorni. Il sabato gli atleti dovranno consegnare alla partenza la sacca con il cambio riportante il numero di pettorale che ritroveranno all’arrivo presso il Borgo di Rango.

Ore 12.30 Previsto arrivo primi atleti presso il traguardo di Ponte Arche. Inizio disribuzione pasti. Distribuzione pacchi gara

Ore 17.00

Ore 15.30 Minitrail per bambini (presso il Villaggio Trail) Ore 17.00 Premiazioni CUET 59 e CUET 117 Ore 20.00 Ultimi arrivi Comano Ursus Extreme Trail Ore 22.00 Chiusura manifestazione

ORARIO: Tutti i giorni 10.00 - 2.00 Giorno di chiusura martedì

CONCERTO DEL GRUPPO LOS LOCOS ARMANDO’S

live!

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Immagine ® 2016 DigitalGlobe, Dati cartografici ® 2016 Google

PONTE ARCHE COMANO TERME

Dalle Ore 14.00 Distribuzione pettorali CUET 37 e 117 presso APT Terme di Comano – Dolomiti di Brenta

Ore 20.30 Ultimi arrivi CUET PANTONE 144 117 - prima tappa 0/47/100/0

Arrivo seconda tappa Comano - Rif. Don Zio

tenda nel Parco delle Terme (di fronte al Bar Zen). Intervengono Luca Bronzini (Le Giudicarie nelle Riserve della Biosfera UNESCO) e Filippo Zibordi (Orso e lupo: bisogna averne paura?)

Ore 06.30 Ritrovo e distribuzione pettorali CUET 37 COMMERCIO presso Rango

S. Lorenzo Dorsino - Lago di Nembia


IL GRANDE SPIRITO

27

LUCA E FILIPPO luglio RACCONTANO ore 21.00 COSA PUOI Teatro tenda TROVARE SUI Ponte Arche SENTIERI DELLA COMANO URSUS EXTREME TRAIL LUCA BRONZINI

LE GIUDICARIE NELLA RISERVA DELLA BIOSFERA UNESCO, COSA C’È DI COSÌ PARTICOLARE? Vi è mai capitato di camminare o correre in un posto che, osservato dall’alto, vi faccia percepire un’immediata sensazione di benessere, di armonia, di libertà? Siamo sicuri che almeno una volta sia successo a tutti nella vita. E siamo sicuri che succederà di nuovo nel momento in cui si staranno percorrendo i sentieri del Comano Ursus Extreme Trail. A qualcuno basta cercare di catturare questa sensazione e provare magari a portarla piacevolmente a casa. Ad altri interessa capire da dove deriva, cercando di carpirne il ‘segreto’. Poco importa la velocità con cui si percorre questo immenso “balcone sulla Biosfera”. A chi ne ha la responsabilità gestionale sta a cuore che questa piacevole sensazione possa essere mantenuta nel tempo e, se possibile, anche incrementata; a beneficio del visitatore occasionale ma anche, e soprattutto, di chi ci abita. Nel fare questo, si cercano dei modelli di riferimento, delle buone pratiche che hanno sortito analoghi esempi in altre parti e che possano in qualche modo funzionare una volta trasferiti. L’area “dalle Dolomiti al Garda”, che di fatto è il luogo in cui si estende il percorso del CUET, è un patrimonio “invidiabile” di valori ambientali (in cui le aree protette - parchi, riserve naturali e siti di Natura 2000 - occupano una porzione significativa dell’area complessivamente candidata), di valori culturali (le Palafitte di Fiavé e di Ledro fanno già parte di quella rete di oltre cento siti archeologici alpini che sono patrimonio mondiale UNESCO) e di buone pratiche (che si concretizzano ad esempio nella Carta Europea del Turismo Sostenibile promossa dal Parco Naturale Adamello Brenta, nella costituzione della Rete di riserve di Ledro, nella certificazione EMAS da parte di diversi Comuni). Questo è quello che è successo recentemente ai territori delle Judicarie e del Ledro, in Trentino, dove, in una giornata di sole della tarda primavera del 2014, un gruppo di amministratori locali e di esperti hanno trascorso alcune ore assieme ragionando sui modelli di sviluppo locale e sui loro risultati sul territo-

rio. La discussione era guidata da una precedente presa di visione del Programma MAB e della Rete Mondiale delle Riserve della Biosfera da parte degli amministratori locali e provinciali, che ne erano venuti a conoscenza grazie alle recenti attività di formazione e sensibilizzazione organizzate in Italia. Più se ne parlava e più tutti ci si rendeva piacevolmente conto del fatto che la zona della Judicaria e del Ledro è stata una ‘Riserva della Biosfera inconsapevole’ per lungo tempo. Il relativo isolamento geografico di questi territori ha determinato la conservazione di un paesaggio tradizionale ad impronta silvopastorale, con insediamenti umani numerosi, frammentati e di modesta dimensione, diverso da quello delle valli limitrofe a più forte vocazione turistica ed insediativa. L’aspetto piacevole del paesaggio che si stendeva ai piedi degli osservatori come un’armonica combinazione di piccoli centri abitati e di spazi aperti coltivati e naturaliformi è infatti il risultato di pratiche di gestione territoriale condivisa vecchie di secoli. Nel corso degli anni sono stati numerosi i processi partecipati attivati sul territorio e volti all’individuazione di percorsi di sviluppo locale sostenibile. La domanda che tutti si facevano era diretta ad individuare quindi che cosa mancasse in una situazione così ricca di per sé: la risposta è stata unanime nell’ammettere che uno strumento che possa fornire un quadro di coerenza a livello locale alle molteplici iniziative esistenti non esiste ancora. Nel provare ad individuarlo, il modello della Riserva della Biosfera è sembrato a tutti il più appropriato. La sua attivazione trasformerebbe il ricco - ma ancora molto frammentato - quadro delle iniziative presenti nella Judicaria e Ledro in un vero e proprio sistema territoriale locale, la cui sostenibilità avrà due facce: quella ‘interna’ di messa in rete funzionale delle molteplici iniziative esistenti, e quella ‘esterna’ di interfaccia con le altre realtà limitrofe, ma anche con quelle nazionali ed internazionali.

FILIPPO ZIBORDI

IL RITORNO DI ORSI, LUPI (E LINCI) IN TRENTINO: UNA SFIDA POSSIBILE …continua da pag. 1 ▼ L’idea di camminare o correre in un bosco dove vivono orsi, lupi e linci è, per alcuni, estremamente eccitante. Per altri, semplicemente spaventosa. Per chiunque frequenti la montagna, conoscere meglio la realtà dei fatti – quanti sono gli orsi, i lupi, le linci in Trentino e quali le probabilità di un incontro con essi – appare indispensabile per evitare comportamenti scorretti o paure ingiustificate. Ecco alcuni elementi utili. Orso. Prossimo alla scomparsa dall’intera catena alpina, l’orso è tornato ad abitare le montagne del Trentino a seguito di un progetto di reintroduzione promosso dal Parco Naturale Adamello Brenta e condotto in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento e l’Istituto nazionale per la fauna selvatica (oggi Ispra). L’iniziativa ha permesso il rilascio, tra il 1999 e il 2002, di dieci esemplari provenienti dalla Slovenia: grazie all’ottimo adattamento al nuovo ambiente di vita, in quindici anni la popolazione si è quintuplicata e, benché ancora a rischio di estinzione, è oggi stimata tra 49 e 66 esemplari. Secondo gli ultimi dati del Servizio Foreste e fauna della Provincia di Trento, che da più di un decennio promuove indagini genetiche sulla specie, gi orsi sono una presenza stabile nelle Dolomiti di Brenta e nei limitrofi massicci montuosi, a testimonianza dell’integrità e del pregio ambientale dell’area, mentre frequentano in modo sporadico le regioni e gli Stati confinanti. Lupo. Grazie alla grande plasticità ecologica e all’elevata capacità di dispersione, il lupo sta tornando spontaneamente sulle Alpi Centrali. Il Trentino, in particolare, si trova al crocevia di due “flussi”: il più importante è quello che si origina nelle Alpi occidentali (in Piemonte e al confine con la Francia vivono almeno 150 lupi; alcuni di essi hanno dato origine a nuovi branchi in Svizzera e sul confine italo-svizzero), ma alcuni esemplari arrivano dalla Slovenia e altri potenzialmente potrebbero giungere dai Carpazi. Attualmente è segnalata la presenza di un branco in Lessinia e uno nella zona di Asiago (oltre a due coppie, non ancora riproduttive, in alta Val di Non e Val di Fassa/Fiemme e ad un paio di individui nelle Dolomiti di Brenta e in alta Val di Sole): periodicamente alcuni individui giovani si allontanano dai nuclei di nascita, andando in cerca di nuovi territori di vita, compiendo spostamenti che potrebbero potenzialmente portarli in breve tempo in ogni area del Trentino. Lince. Presente un tempo su tutto l’Arco alpino, la lince si è estinta dalla nostra catena montuosa fra la fine dell’800 e i primi decenni del secolo successivo.

La popolazione di linci attualmente presente sulle Alpi è stimata in circa 150 esemplari, distribuiti in maniera frammentata su un territorio di circa 40 mila kmq di estensione. L’unico esemplare certamente presente negli ultimi anni in provincia di Trento (a partire dal 2008) è il maschio denominato B132, proveniente dalla piccola e reintrodotta popolazione svizzera del Canton S. Gallo e stabilitosi nel Trentino occidentale (ultima segnalazione, non confermata, in Val di Ledro nel 2016). Danni. Sulle Alpi, come in gran parte d’Europa, orsi, lupi e linci possono vivere solamente adattandosi ad un mondo dominato dall’uomo. Le loro ampie esigenze spaziali, nonché la ridotta estensione delle aree protette, rendono infatti inevitabile la loro coesistenza con le attività antropiche. In un contesto altamente frequentato dall’uomo come quello alpino, è naturale che si generino conflitti: orsi e lupi possono infatti causare danni alle attività umane - in particolare alla zootecnia, all’apicoltura e all’agricoltura - e frequentare aree dove la loro presenza è inopportuna (per la lince il conflitto è invece solitamente limitato all’attività venatoria). Attraverso la messa in atto di opere di prevenzione e strategie condivise dalle popolazioni umane residenti, l’impatto e i conflitti possono essere grandemente mitigati, ma non si possono eliminare del tutto. È questa la sfida che i cittadini delle Alpi si trovano ad affrontare nel contesto del ritorno dei grandi carnivori. Pericolosità. Gli orsi, i lupi e le linci che vivono sulle Alpi sono animali dall’indole schiva, presenti a basse densità sul territorio: gli incontri casuali sono episodi estremamente rari. Le tre specie sono infatti dotate di udito e olfatto molto sviluppati: nella maggior parte dei casi, esse sono dunque in grado di percepire la nostra presenza prima che noi la loro e preferiscono evitare l’incontro. Né il lupo, né l’orso, né tanto meno la lince identificano l’uomo come possibile preda, quanto piuttosto come una minaccia da cui allontanarsi, di norma, il più rapidamente possibile. E’ tuttavia importante essere consapevoli che, in particolare, l’orso è un animale selvatico molto grande, possente e capace di gesti violenti, che può divenire aggressivo qualora impaurito per l’incolumità propria o dei propri cuccioli. Ciò considerato, orso, lupo e lince non devono essere un limite per le escursioni in montagna, ma semmai una presenza utile a ricordarci che non siamo nel giardino di casa nostra. Nel corso della nostra esistenza, sono decisamente altre le eventualità delle quali dovremmo avere paura e contro le quali dovremmo prendere precauzioni!

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JOHN BENAMATI - AGOSTO 2, 2016

COMANO URSUS EXTREME TRAIL (ULTRASKY) CUET …continua da pag. 1 ▼ avrei risposto picche e anche una scoreggia.
Ho fin da sempre guardato con un misto di sospetto e ammirazione a questo tipo di competizioni, e ho anche fin da sempre pensato che farsi una tonnellata di dislivello positivo su creste affilate e col vuoto alle spalle non fosse per me.
Perchè?
Semplice: non ne sono capace.
Finisco nella Ursus extreme trail quindi quasi per sbaglio.
E’ un’edizione zero, e come tale suscita interesse.
E’ a tappe, 120km e 9000+ suddivisi in 2 giorni, e sarebbe la mia prima esperienza del genere, anche in vista di un altro mio progetto nel 2017.
E’ vicino a dove vivo d’estate, e cioè sul Lago di Garda, e questo aiuta la logistica: parto in corriera, dormo in palestra a Ponte Arche, corro, soffro e bestemmio un po’ (la trilogia dell’ultratrailer) e torno in corriera.
Spendendo poco e senza rompere le balle alla famiglia. Perfetto.
Dimentico di osservare che 120km e 9000 metri positivi sono “tanto” verso l’alto, contro relativamente “poco” in piano e che non stiamo parlando di una ultratrail ma di una ultrasky…ma sono detta-

gli.
Dimentico anche di verificare, non dico direttamente sul campo o con foto del territorio in questione o perlomeno su google map, il tracciato.
Mi sarei reso conto che non ho ne l’esperienza, ne l’allenamento per questo genere di gare, e soprattutto che gran parte dei sentieri sono come l’edizione: appena nati.
Se avessi saputo tutto questo, uno potrebbe pensare, avresti cambiato idea…giusto?
Sbagliato.
Non cerco il posto in classifica, anche se aiuta il morale, per vantarmi con amici e parenti “normali”.
Non sono infatti uno di quei topi da risultato, che si affannano a capire, in base all’elenco degli iscritti, quante possibilità hanno di finire sul podio.
Ne conosco alcuni, di questi patetici personaggi (alle Canarie è pieno), che cercano la garetta in concomitanza della gara più importante, per poi pavoneggiarsi con risultati su facebook.
Corro in montagna per trovare i punti deboli del mio fisico, della mia mente, del mio spirito.
Corro tanto e cerco lo sfinimento, a volte esagerando, andando oltre.
Perchè?
Perchè funziona. Semplice.
La Ursus extreme da questo punto di

vista mi è servita…eccome. Prima tappa:
58km 4600+ 4100-
Quando nelle caratteristiche tecniche di un tracciato il numerino + è più del numerino - significa che si sale tanto e scende meno. Tradotto tecnicamente: più salita della discesa oppure, se preferite in linguaggio volgare: ti fai un culo così.
Anche questi però sono dettagli.
Dormo nella palestra delle scuole medie, messa a disposizione dall’organizzazione.
Ci sono brandine e materassini, ma io scelgo il mega-materasso per attutire le cadute dalla parete di free climbing artificiale.
Amo dormire largo, ma qui esagero, e mi ritrovo con 5 metri quadrati di letto. Sono così comodo che la mattina gli altri concorrenti faticano a svegliarmi a calci e pugni.
La partenza è alle 06:00, mi alzo alle 05:40.
Che serietà, però sono riposato, anche se praticamente non ho tempo per altro.
Per ottimizzare, mangio un panino integrale con la nutella, mentre seduto sul water faccio la cacca e riempio le borracce d’acqua.
Il panino lo digerisco 4 ore dopo, le borracce sapranno di cesso tutta la gara mentre dei flash back

mi ricorderanno le analogie tra la nutella e i miei escrementi.
Poco dopo mi trovo riunito con gli altri nel parco pubblico di Ponte Arche, che è per l’occasione “addobbato” a sport park meeting point. (La definizione è tutta mia, amo storpiare l’inglese a mia immagine e somiglianza).
Stands della New Balance, promozione turistica, massaggi, panini…sembra la Utmb, ma senza il miliardo di rompicoglioni di troppo.
Il classico discorso di inizio manifestazione arriva direttamente dal presidente dei Comano Mountain Runners.
Giacca e cravatta? aria distinta? fantoccio politico con copione in mano da leggere?
No.
Guerriero a cavallo, in costume celtico e faccia dipinta di azzurro.
Sembra di essere nel film Brave Heart, e prima che a qualcuno venga in mente di mostrare il culo agli Inglesi viene data la partenza.
Come al solito è a razzo, altro che ultra di due giorni.
Saranno i concorrenti iscritti ad una sola tappa, penso rilassato. Quelli della due giorni non credo siano così squilibrati: invece…

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2.100 m

Lo sviluppo verticale quasi tutti nei primi 10 km di gara

240

Il numero massimo dei partecipanti

3:50:12

Il miglior tempo stabilito dal nostro “Bosco” in allenamento

Navigando in rete trovo la descrizione di una gara molto interessante. Skyghez! Già il nome promette bene, sinonimo di adrenalina. Leggo di un percorso suddiviso su due frazioni: una super salita di 2000 metri e una discesa di 2100 metri. Salgo in auto e qualche ora dopo mi ritrovo a San Lorenzo in Banale nella frazione Berghi. Ad aspettarmi c’è Mirko Bosetti, detto Bosco. È lui che mi accompagnerà lungo questo nuovo - almeno per me - tracciato. Accendo il mio orologio, si parte! Ed è subito salita, ci si incammina su di una mulattiera che ci porta nelle vicinanze del Rifugio Alpenrose. Qui proseguiamo per la strada acciottolata fino a giungere sul Monte Prada nei pressi di Pian de Froschera. Continuiamo il nostro cammino intanto che Bosco mi racconta dell’associazione Comano Mountain Runners, delle loro gare e dei loro bellissimi progetti futuri. Al bivio Olta da Cor svoltiamo sul sentiero delle Coste da Cor e saliamo fino al cartello che ci

PROGRAMMA a presto tutte le info su www.comanomountainrunners.it

GARA PER AQUILE!

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indica una traccia di sentiero inerbato che ci condurrà fino alla Portela. Qui come riferimento troviamo due sassi come fossero due pilastri, gli stipiti di una porta. Proseguiamo sul Dos da L’Ora per il crinale del Lavè de Comblo, dal quale è possibile ammirare un panorama davvero stupendo, e poi per bellissimi, seppur ripidissimi, prati raggiungiamo la Cima d’Arnal. Finora non ho avuto tempo di alzare la testa, la salita non mi ha dato un attimo di tregua, ma qui finalmente si riesce a fare qualche passo su un sentierino “semi” pianeggiante. Troviamo qualche passaggio tecnico, ma Bosco mi rassicura che verrà messo in sicurezza con alcune corde. Un ultimo breve tratto ed eccoci in cima al Ghez. Spettacolo! Ed ora giù lungo la sud est per facili roccette, un altro tratto che sarà messo in sicurezza anche se si potrebbe superare senza l’ausilio di protezioni. Ci lanciamo a capofitto sugli Orti del Ghez, quindi i Geroni Tovac fino ad arrivare a Malga Ben. Qui ci sarà il secondo ristoro e

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penso sarà molto gradito per gli atleti in gara. Imbocchiamo il sentiero per Forcella Bregain, tratto “tecnico” ma super emozionante, e, valicata la forcella, tutta discesa fino a giungere di nuovo al Rifugio Alpenrose. Un bosco incantato di alberi secolari ci accompagna poi fino alla località Le Mase. Si scende ancora sulla stradina che porta alla frazione Senaso per poi arrivare alla frazione Berghi. Sarà qua l’arrivo, proprio dove siamo partiti! L’orologio dice: 21 km, 2100 metri up e 2100 metri down. Non mi resta che salutare il compagno di avventura Bosco e augurare a tutti voi una buona skyrace!


IL GRANDE SPIRITO

DI GIANFRANCO RIGOTTI

SAN LORENZO IN BANALE UNO DEI BORGHI PIÙ BELLI D’ITALIA

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Nel luglio del 2008 San Lorenzo in Banale è stato riconosciuto fra i RISTORAZIONE VARIE Borghi più Belli d’Italia. Non è certo facile poter far parte del prestigioso club dei “Borghi più Belli d’Italia” perché vuol dire corrispondere e mantenere criteri di integrità del tessuto urbano, armonia architettonica, vivibilità del Borgo, qualità artistico – storica del patrimonio edilizio pubblico e privato, servizi al cittadino, mantenimento e tutela delle qualità enogastronomiche del territorio. San Lorenzo in BanalePANTONE è disteso su una vasta e PANTONE 361 COOL GRAY 8 76/0/91/0 soleggiata terrazza 0/0/0/56 verde affacciata sulla valle e sorvegliato alle spalle dalle imponenti Dolomiti di Brenta dichiarate dall’UNESCO “patrimonio mondiale dell’umanità”. E’ un antico borgo contadino nato dalla fusione di sette frazioni anticamente conosciute come le “sette ville verso Castel Mani”: Berghi, Pergnano, Senaso, Dolaso, Prato, Prusa e Glolo. La differenza fra le varie “Ville” era un tempo ben marcata, oggi ormai non si nota quasi più, ma nei loro vicoli stretti si rintracciano ancora i costumi e le usanze di un tempo. Posto all’imbocco della splendida e selvaggia Val d’Ambiéz dove una flora ed una fauna sorprendenti vi attendono. Porta d’accesso al Parco Naturale Adamello Brenta. Passeggiando per il Borgo sono da scoprire le tante fontane e lavatoi in pietra dai quali gorgoglia incessante un’acqua cristallina o ri-

coperti da coloratissimi fiori. Le piccole chiese e cappelle, i tanti capitelli che invitano ad una sosta spirituale ma anche artistica e specialmente nella Frazione di Pergnano dove nella chiesetta dedicata ai santi Rocco e Sebastiano si possono ammirare gli affreschi dei Baschenis di Averaria, famosi pittori itineranti che dal 1460 al 1550 circa hanno lasciato molteplici ed importanti testimonianze artistiche, godibili per luminosità e freschezza, specialmente nelle valli del Trentino occidentale. Il “teatro comunale” dove la spiritualità dell’arte si confonde con quella della religione, un’antica chiesa sconsacrata ed oggi mirabilmente restaurata. Ci accoglie la storia della genuina architettura rurale che troviamo nei tradizionali avvolti delle cantine, le stalle, le aie, gli originali graticci dei fienili, i ponti e le piazzette con i loro selciati, i loggiati ad arco. Monumento naturalistico e storico ad un tempo, è la zona del laghetto di Nembia. Allo specchio d’acqua fanno da sfondo impressionanti pareti rocciose da dove si lanciano eleganti esemplari dell’avifauna locale. Questa è una zona di boschetti, abitati per lo più da pini silvestri, faggi, abeti rossi e da prati che, da primavera ad autunno si accendono di fiori variopinti. L’intervento dell’uomo si nota ancora nell’antica “strada da carri” acciotolata e nei tipici muretti a secco o le “filagne”

che delimitano i prati e orlano i sentieri e soprattutto le caratteristiche abitazioni ricavate a ridosso o al riparo di enormi massi erratici. Costruite come alloggi stagionali durante la fienagione. Le “case da mont” di Nembia venivano erette con l’uso di pietre grandi e piccole, poca malta, tetti in paglia o in legno ed almeno una parete “rubata” alla roccia. Merita un cenno anche il prodotto gastronomico locale che ha contribuito a far entrare San Lorenzo nei “Borghi più belli d’Italia” - “La Ciuìga”. È affascinante la storia, a lieto fine, di questo salame affumicato unico in Italia. E’ nato nella seconda metà dell’ottocento in un clima di grande ristrettezze economiche, dove un macellaio del posto, confezionò con gli scarti del maiale, un po di sangue, molte rape e poi affumicato, questo salame. Affumicandolo, assunse la forma tipica della pigna dell’abete che nel dialetto locale si chiama appunto “Ciuìga”. Oggi è confezionata con carni scelte, ovviamente senza sangue, ed un 30% di rape. Rara prelibatezza di arte norcina locale e “presidio Slow Food”. Ogni anno, di norma nel primo fine settimana dopo la festa dei Santi del primo novembre, si organizza la “Sagra della Ciuìga”. Un luogo dove patrimoni così preziosi contribuiscono alla costruzione di un consorzio umano sempre più equilibrato e sempre più vivibile.

DI ASD DOLOMITI OPEN - www.dolomiti-open.org

LA FALESIA DIMENTICATA: LA PARETE DI TUTTI Storia di un crowdfunding di successo: quando la comunità si attiva per riappropriarsi di un bene unico. C’era una volta alla fine degli anni ’80 – nel periodo in cui nasceva e prendeva forma l’arrampicata sportiva - in un piccolo paese ai confini della Valle del Sarca, una falesia con tutte caratteristiche estetiche e di scalabilità che la rendevano unica nel suo genere. A San Lorenzo - Dorsino, ai piedi delle Dolomiti di Brenta, i climber in calzamaglia di lycra dai colori improponibili affollavano questo scudo di roccia unica che usciva da un prato, attraverso il quale scorreva una sorgente di acqua fresca. Grazie anche alla pubblicazione della località sulla prima guida di Arco la frequentazione di questo luogo aumentava in modo esponenziale. Un giorno dei primi anni ’90 il proprietario dell’appezzamento di terreno, stanco della presenza di questi esseri strani che dormivano nei furgoni, si sollazzavano sul suo prato e spinto da maldicenze sulla bontà degli scalatori decise di chiudere il sito e fece schiodare tutta la falesia. È da quel giorno che le “vecchie generazioni” dei climbers ricordano quel posto magico ed estetico, affacciato sulle gole del fiume Sarca e baciato dal sole per tutto il giorno, e con nostalgia rimpiangono la sua roccia e l’atmosfera.

L’Associazione sportiva dilettantistica DolomitiOpen è nata e si è attivata per fare riaprire questa falesia e restituire questa “Gioconda” dell’arrampicata al popolo degli arrampicatori, perché un sito d’arrampicata così unico ma deve ritornare patrimonio dell’umanità dei climbers e non solo. Oggi siamo qui a raccontarvi il risultato di questa idea che si è fatta realtà, mobilitando tutta una comunità, quella di san Lorenzo-Dorsino, ma anche tutta la comunità dei climber a livello internazionale. Tra i sostenitori della “Falesia Dimenticata”, anche Adam Ondra: per chi non lo conoscesse il più forte arrampicatore del mondo! In 40 giorni Dolomiti Open ha raccolto 21.705,00 con il contributo di oltre 400 persone e l’aiuto prezioso di alcune associazioni del territorio, e non solo. Un progetto unico in Italia e a livello internazionale che inizia ora e di cui sentiremo parlare prossimamente. Come verranno utilizzati i fondi: Acquisto del terreno dal proprietario, 1.000 mq, che comprende la falesia e il bellissimo prato sottostante con annessa sorgente. L’ ente giuridico che si farà carico dell’acquisto della falesia sarà l’associazione Dolomiti Open che, una volta acquistato il terreno, si impegnerà a realizzare anche il progetto di chiodatura degli itine-

rari e la sistemazione dell’area. Ripristino dei primi dieci itinerari di salita, ripercorrendo le “vie” storiche I fondi raccolti oltre il traguardo stabilito serviranno per finanziare il completamento della richiodatura di tutte le vie esistenti prima della chiusura della falesia, che erano all’incirca 40, e attrezzarne di nuove. Reperimento di ulteriori finanziamenti per arrivare al completamento della falesia, attrezzando oltre ai vecchi itinerari anche di nuovi itinerari e sistemare in modo accessibile l’area. Tutto il progetto, dall’accesso agli spazi sottostanti la parete, è pensato in ottica inclusiva. Dolomiti Open collabora Sportfund Fondazione per lo sport Onlus per la predisposizione di un settore dedicato all’arrampicata per tutti, dove climber con disabilità potranno muovere i primi passi e imparare in sicurezza le tecniche dell’arrampicata.

Chi c’è dietro al progetto: L’Associazione Sportiva Dilettantistica Dolomiti Open: associazione nata con lo scopo di veicolare il messaggio della “montagna per tutti” e le Dolomiti e le montagne come luogo di connessione sociale, promuovendo questo messaggio attraverso una serie di iniziative ed eventi. Dolomiti Open nasce dalla voglia di creare un “contenitore” per veicolare e realizzare progetti che non abbiano nessun scopo di lucro, ma iniziative che sposino il valore sociale, sportivo, culturale e di sostenibilità delle terre alte intorno a noi. I progetti di Dolomiti Open ideati e promossi sono: 2015: Cima Tosa Open, sulla regina del Brenta a 150 anni dalla sua salita 2016: La montagna Inclusiva, le terre alte intorno a noi. 2016: Cima Brenta open, la storia di pochi diventa conquista di molti Continuate a sostenerci!

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DI PAOLO ANGELI (TESSERATO COMANO MOUNTAI RUNNERS)

TRANS ATLAS MARATHON 2017 285 km 12000 d+ - 6 stage Una gara all’anno, ma di quelle che ti restano impresse nella mente e soprattutto nel cuore per sempre. Questo era quello che continuavo a ripetere a me stesso da più di un anno e finalmente, a fine 2016 mi sono deciso e ci è voluto decisamente poco a trovarla. Cercavo un’esperienza dura, che mi portasse al limite: TRANS ATLAS MARATHON, 285 km 12000 m il dislivello positivo, 6 tappe in semi-autosufficienza dal 15 al 20 maggio 2017, tutto questo in Marocco sull’Atlante, catena montuosa dell’Africa nord-occidentale. L’organizzatore? Un certo Mohammed Ahansal, 6 volte vincitore della famosa Marathon des Sables, il non plus ultra degli atleti esperti in gare estreme. Detto fatto, passate le festività di capodanno mi iscrivo; “ ora ho quattro mesi per prepararmi”. Il 12 maggio si parte per Marrakech, giusto il tempo di un giro alla Medina e la mattina seguente, in pullman, inizia il distacco dalla civiltà, 8 ore e 250 km di viaggio per arrivare a quello che sarà il nostro campo base iniziale. Siamo vicino ad Agouti, 1800 mslm, un villaggio berbero disperso tra queste splendide montagne con colori che spaziano dal rosso fuoco delle vette al verde intenso delle vallate ricche d’acqua, ma che già ti fanno capire che sarà molto molto tosta. La sera del 13 è dedicata alla distribuzione pettorali, il 14 all’acclimatamento, breefing e soprattutto al prendere confidenza con la vita da campo. Qui tutto quello di cui avremo bisogno nei prossimi giorno è nel borsone che ci siamo portati da casa, max 15 kg e l’obbligo di avere almeno 6000 calorie ( io conoscendomi ne ho portate 20.000 di cui solo 800 faranno ritorno a casa), l’organizzazione provvederà solamente ad una semplice colazione, un pasto caldo alla sera e un secchio d’acqua per lavarsi. È strano, ma non si sente la tensione della gara, sembra di es-

sere in campeggio con tanti nuovi amici. Ci sono atleti provenienti da 11 nazioni molti dei quali con anni di esperienza in questo tipo di competizioni, tra tutti spicca una coppia di americani, 60 anni circa, che nell’arco della settimana ci racconteranno di tutte le “ultra” alle quali hanno partecipato nella loro vita, dalla Hardrock alla Western State tanto per citarne alcune guadagnandosi, con il loro modo di fare, l’ammirazione e la stima di tutti. Non posso fare a meno di descrivere l’abbigliamento race del marito: pantaloncino corto modificato “fai da te” pieno di taschine nel quale riporre gel e barrette, maglietta di cotone bianca, zainetto alla “Krupicka” apparentemente vuoto e dulcis in fundo scarpe da strada con suola semidistrutta. Mah, questi americani! Finalmente l’avventura ha inizio, le tappe vanno dai 36 ai 60 km e i 1000 e 3000 m+ al giorno. Tra il 15 e 20 maggio mi catapulto in un mondo parallelo che mi regala emozioni uniche, ogni salita panorami immensi, interminabili pianure a 3000 metri di altitudine che fanno venire la pelle d’oca e discese terribilmente tecniche ma che per fortuna sono quelle che più amo. Passo per villaggi dove i bambini mi guardano come fossi un extraterrestre per l’abbigliamento alla moda, “sentieri”, se così si possono chiamare, che il turismo non credo conosca e attraverso dei lunghissimi canyon nei fondovalle a volte ricchi d’acqua dove, visto la presenza di qualche cascatella e la temperatura che sfiora i 40 gradi, approfitto di una doccia, altre in secca che per molti concorrenti si riveleranno un vero e proprio inferno. Trascorro 6 giorni a correre e divertirmi come un bambino col suo gioco preferito, cercando di raccogliere e conservare nel mio cuore ogni singolo istante e ad oggi posso dire di aver raggiunto il mio obbiettivo in pieno. E poi c’è il campo, che mi attende

ad ogni traguardo con le sue tende bianche che quasi sempre si intravedono dall’ultima cima e che mi fanno trovare le forze per l’ultima discesa di giornata. La vita in tenda durante una gara è un’avventura nell’avventura, ci si vuol riposare ma non ci si riesce quasi mai, ogni giorno è in un posto diverso quindi resta sempre tutto in borsa e poi c’è da lavarsi e lavare i vestiti (ma non è un obbligo), riassortire lo zaino, prepararsi un pasto ( io ho scelto di portare quelli liofilizzati), sistemare la postazione per dormire ed è già ora di cena, un breve breefing del direttore gara, due chiacchiere e poi tutti a nanna. Ma non è finita, perché anche la notte ti può regalare qualcosa di indimenticabile, basta sfilare la cerniera del sacco a pelo, uscire dalla tenda, alzare lo sguardo ed eccola la, una delle opere d’arte più belle che siano mai state create. Si, perché queste altitudini, queste latitudini e l’assenza di luci nel raggio di centinaia di km ti offrono cieli stellati che restano tatuati per sempre nei ricordi “e chi se ne frega se domani sarò un po’ più stanco”. Al lago Bin al Widane si trova l’arrivo finale dove circa la metà dei concorrenti taglia il traguardo; i ritirati durante la settimana hanno avuto la possibilità di passare alla versione “challenge”, una sorta di sorella minore della Tam che percorre ogni giorno solo un breve tratto delle tappe per un totale di 120 km e 6000m+. Qui riprendo i contatti con il mondo moderno, doccia in albergo, cena al ristorante, qualche birra al bar per raccontarsi i momenti più salienti e per finire festa

di fine gara con premiazioni e balli locali. La mattina del 21 maggio si risale sul pullman destinazione Marrakech, un saluto alla Medina per qualche regalo da portare a casa e il 22 siamo di nuovo in aereoporto destinazione Italia. Arrivo al check-in e l’hostess non si accorge che sulle spalle ho un bagaglio in più, enorme, quasi straripante ma che porto senza fatica, con serenità: quello di un’esperienza di vita che mi ha reso più ricco, che ha permesso di conoscermi ancora più a fondo e che mi ha fatto capire quanto il nostro fisico ma soprattutto la nostra mente non ha quei limiti che quasi sempre ci poniamo. Più che di gara ho voluto scrivere di quello che ho vissuto in quei 10 giorni anche se qualche bella soddisfazione me la sono tolta a rincorrere i super atleti locali. Per chi avesse intenzione di iscriversi all’edizione 2018 mi permetto un consiglio, quando vi perderete, perché vi perderete, non arrabbiatevi e non preoccupatevi, pensate a quello che mi diceva sempre Mohammed Ahansal: “adventure adventure”! Ah, dimenticavo, anche gli americani sono finisher Tam!!

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DI CHRISTIAN MALACARNE

UN ANNO DI DEGES Il 2016 ha visto un intensa attività e molteplici cambiamenti all’interno del mondo associativo valligiano. Parallelamente alla nascita della Comano Mountain Runners, nei primi giorni di febbraio è nata la nostra associazione, denominata DEGES, un acronimo che sta per Diffusione Enogastronomica Giudicarie Esteriori. Una sorta di scommessa che ha iniziato a mettere in rete i vari produttori del territorio nel tentativo di promuovere attraverso una maggiore forza di gruppo i prodotti tipici di zona. Dai produttori agricoli ai salumieri, dai produttori di latte ai trasformatori lattiero-caseari, dagli apicoltori al reparto viti-vinicolo, dai coltivatori di erbe officinali ai trasformatori del pane la DEGES ha cercato e cerca di riunire tutti i soggetti attivi e interessati nella promozione dei prodotti locali. I due punti chiave attorno ai quali la nostra associazione è nata e a cui fa continuamente riferimento sono l’enogastronomia e la territorialità specifica. In primo luogo, ci occupiamo interamente di promozione di prodotti enogastronomici che, secondo i dettami di un disciplinare nato dagli stessi associati, devono seguire dei parametri che assicurino la tipicità e il legame con il territorio giudicariese. In secondo luogo, è stato delineato un territorio circoscritto all’interno del quale operiamo e si muoviamo; questo territorio include i comuni di Comano Terme, Bleggio Superiore, Fiavè, Stenico e San Lorenzo Dorsino. Le attività promozionali si concretizzano in di-

verse tipologie di azioni, aventi luogo sia all’interno che all’esterno del territorio valligiano, con un occhio di riguardo alle dinamiche dello sviluppo turistico. I primi mesi di vita dell’associazione sono serviti soprattutto per presentarsi agli addetti ai lavori. Dopo un primo incontro a Balbido nei ultimi giorni di marzo e l’inaugurazione vera e propria a Stumiaga presso la Ca’ de Mel il 14 maggio, nell’estate scorsa l’associazione ha iniziato a partecipare ad una serie di eventi in collaborazione con il Bim del Sarca, con l’Apt di zona e con la Promosport in occasione dei Campionati Giovanili di Ciclismo tenutesi a Comano Terme il 9-10 luglio 2016. Attraverso degustazioni guidate e promozione dei prodotti locali, abbiamo cominciato a farci conoscere sempre più. Ma il momento culminante che ci ha permesso di chiudere in bellezza il primo anno di attività è stata la partecipazione ai mercatini di Natale di Rango, che grazie alla loro unicità, hanno richiamato un incredibile numero di persone. Una straordinaria vetrina che per la nostra associazione ha rappresentato un ottima cassa di risonanza promozionale; fatto che ci ha permesso di acquisire molta consapevolezza e ottimismo per il proseguo. Con queste premesse positive è iniziato il 2017. Con il numero dei soci produttori salito a 21, confermato nell’assemblea ordinaria del 13 marzo svolta presso la Ca’ de Mel, è stato deciso il programma di attività per l’annata in corso. Un

www.deges.it programma ricco, nel quale sono state confermate le degustazioni in accompagnamento agli eventi di Apt, Bim del Sarca e Ecomuseo e nel quale sono state inserite delle novità assolute. In primo luogo, grazie alla collaborazione con l’Azienda Consorziale delle Terme di Comano, è aperto dal 5 aprile (e lo sarà fino al 2 novembre) il punto vendita “Sapori DEGES”, dove si potranno interamente trovare prodotti degli associati DEGES. Un punto vendita che già dai primi mesi ha incontrato il parere favorevole soprattutto dei turisti, felici di portarsi a casa un pezzo del nostro territorio. Dal mese di giugno per tutta l’estate, inoltre, l’attività del negozio si arricchirà nelle giornate di sabato (mattina) della presenza diretta delle aziende che presenteranno i prodotti locali attraverso piccoli momenti di degustazione. La collaborazione con l’Apt si è concretizzata in 5 appuntamenti di degustazione guidata, denominati “Assaggi di Gusto” presso la Ca’ de Mel nei mesi di aprile e maggio, nei quali i turisti, che raggiungevano la località di Stumiaga con l’ausilio del Trenino, potevano assaporare, accompagnati dalle spiegazioni dei produttori, le primizie di zona. DEGES e Apt, inoltre, collaboreranno anche nell’imminente estate nei “Viaggi dell’emozione” che porteranno gli appassionati alla scoperta dei borghi di Rango e di Favrio ogni settimana nelle giornate di mercoledì. Un’altra suggestiva novità è rappresentata dalla molteplice collabora-

zione tra le associazioni nell’appuntamento sportivo dell’estate, ossia la CUET del 29/30 luglio. Anche la DEGES vuole fare ovviamente la sua parte attraverso la sua attività e i suoi prodotti. L’appuntamento con l’arrivo della prima tappa nel Borgo di Rango, dove parallelamente si svolgerà anche la Festa delle Associazioni, sarà il momento clou del lavoro delle associazioni di valle. Inutile dire che lo sviluppo di tutte queste associazioni, sportive e non, rappresenti in qualche modo una risposta al momento storico della nostra zona. Una risposta interamente positiva che certifica come la voglia di fare dei giovani non sia per nulla assente come a volte ci sembra di sentir dire. Rimane invariato il precetto del politologo francese Alexis de Tocqueville che nel secondo volume della sua Democrazia in America definiva la libertà di associazione come una delle più grandi libertà e come uno dei più potenti strumenti che la volontà umana ha nel concretizzarsi del bene collettivo. Era vero allora, rimane vero adesso.

LE ATTIVITÀ DELLA DEGES NON SI ESAURIRANNO CERTAMENTE CON L’ESTATE 2017, MA AUMENTERANNO CON L’ARRIVO DELL’AUTUNNO, LA VERA STAGIONE DEL PRODOTTO ENOGASTRONOMICO. In chiusura l’elenco delle aziende associate DEGES: azienda agricola apicoltura Peterlana&Zambotti “Ca de Mel”, azienda agricola Bordati Patrizia “Orto di mamma Patty”, azienda agricola Crosina Mauro, azienda agricola Crosina Mirko, azienda agricola Il Ritorno, azienda agricola Iori Arrigo “Il Portico”, azienda agricola Le Vii, azienda agricola Litterini Matteo, azienda agricola Misonet - Yogurteria Gusto Contadino, azienda agricola Sant’Antonio, maso Pisoni, maso Redont, società agricola F.lli Zambanini, società agricola La Spina, famiglia cooperativa Brenta-Paganella, panificio Bellotti, panificio Zambanini, panificio Zanoni, salumeria del Bleggio, salumificio Parisi, salumificio Salizzoni.

DI ANGELO ZAMBOTTI

FERRATA CASCATA RIO RUZZA Fiavè loc. Sajant A poche centinaia di metri dai tracciati della Cuet 37 e della prima tappa della Cuet 117 c’è un gioiello della natura, un’eccellenza forse ai più sconosciuta ma sicuramente meritevole di una visita. Stiamo parlando della cascata sul Rio Ruzza che si

trova a Sajant, località nei pressi del passo Ballino, nel comune di Fiavé. Posta alle pendici del Monte Cogorna, ad ovest del Ballino (valico che collega le Valle delle Terme di Comano con la zona del Garda) a circa 1000 metri di quota, la maestosa cascata offre uno spettacolo unico soprattutto nei giorni successivi alle piogge o allo scioglimento delle nevi. Da quest’anno, grazie all’intervento di valorizzazione voluto dall’Amministrazione comunale di Fiavé, ogni visitatore può addentrarsi nella cascata grazie ad una via ferrata realizzata dal noto alpinista Elio Orlandi: la “scalata” è libera, è adatta a tutti e permette di raggiungere in sicurezza il cuore di questa perla della natura,

in un contesto affascinante all’interno di un bosco posto a cavallo tra le Giudicarie e il Garda Trentino. Raggiungere Sajant e la cascata è molto semplice: dalla piazza centrale del paesino di Ballino, basta seguire le indicazioni e in meno di mezz’ora ci si troverà difronte uno scenario da favola.

Photo: Giorgio Berasi

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…continua da pag. 1 ▼ Forse però oggi ci stiamo dis-evolvendo: la tecnologia ci offre comodità in ogni settore e cerchiamo negli aiuti che arrivano dall’esterno un sostegno alle abilità perse dal nostro corpo. L’adattamento che il corpo è in grado di attuare nei confronti degli stimoli a cui viene sottoposto è il principio alla base dell’allenamento. Il corpo umano sembrerebbe anatomicamente predisposto a correre: braccia corte e gambe lunghe, dita corte e parallele, glutei sviluppati, tendini d’Achille molto forti sono solo esempi dell’attitudine alla corsa propria dell’uomo. Bisogna tenere a mente che anche nella corsa le strutture muscolo-articolari reagiscono al carico cui sono soggette e si adeguano allo stesso, ma solo fino a quando lo stress che viene applicato alle strutture non supera la capacità del corpo di adattarsi! Nel mondo del running, sia per il principiante sia per l’atleta abituale, è fondamentale riuscire a determinare la capacità di carico

del proprio corpo per riuscire a valutare il dosaggio dello stimolo che può apportare un allenamento. Un’eccessiva esposizione ad uno stimolo determina una reazione abnorme dei tessuti, come l’infiammazione, e quindi una perdita di capacità di carico. Nella corsa la prevalenza delle lesioni è riconducibile a piccoli traumatismi ripetuti - overuse, per circa l’80% dovuti ad errori nella tecnica di corsa che aumentano considerevolmente lo stress meccanico a carico delle strutture. Uno dei fattori che potrebbe aver condizionato la naturale biomeccanica della corsa sembra essere la scarpa. Ogni anno le compagnie che producono calzature creano nuove proposte sempre più tecnologiche e confortevoli, senza alcuna ricerca scientifica alla base per sostenere questa esasperazione di sostegno e ammortizzazione; se è vero che il cuscinetto morbido posto sotto al piede toglie l’impatto a carico di questa struttura, è stato dimostrato però che aumenta

l’impatto a livello scheletrico nelle altre articolazioni cambiando nella maggior parte dei casi la meccanica della corsa. Contrariamente a quanto promesso dai vari produttori, la scarpa stabile e ammortizzata non è in grado di correggere eventuali errori di allineamento delle articolazioni dell’arto inferiore, l’antipronazione diventa un sostegno sul quale appoggiarsi anziché essere un impedimento a pronare, la forma stretta della scarpa in avampiede un impedimento al passaggio fondamentale del carico verso alluce, il drop (dislivello della suola tra tallone e punta) un pretesto per diminuire la cadenza (numero di passi al minuto) e aumentare la lunghezza della falcata, aumentare la forza di reazione all’impatto a terra e atterrare sul tallone, ma attenzione a voler passare alla scarpa minimalista troppo in fretta. Il passaggio obbligato ad una maggiore richiesta di lavoro in propulsione a carico dei muscoli della catena posteriore dell’arto inferiore o la mancanza

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improvvisa di un cuscinetto soffice sotto le teste metatarsali, potrebbe causare esso stesso un eccessivo stress e quindi traumatismi. Una transizione ad una vera scarpa minimalista potrebbe richiedere anni di allenamento, tanto dipende dalla capacità di adattarsi delle proprie strutture. La scelta della scarpa diventa fondamentale. Caratteristiche differenti della calzatura come ammortizzazione e drop possono essere utilizzate per aiutare a somministrare il carico in caso di patologie o situazioni particolari in cui è richiesta una protezione, oppure nel caso di una scarpa con meno supporto, stimolare l’attività muscolare dei muscoli di tutto il corpo con l’intento di aumentare le performance e la qualità della tecnica. Ogni decisione deve tenere sempre a mente che il cervello è un grande economista e tutto ciò che non viene utilizzato e ritiene non sia più necessario, viene abbandonato e, nel caso più specifico dei muscoli, questi vanno incontro ad atrofia.

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IL BORGO DI RANGO, DOVE IL TEMPO SI È FERMATO

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Inserito tra i Borghi più belli d’Italia, il paese vive ancora come secoli fa, perfettamente conservato nella sua struttura architettonica unica, con le case addossate l’una alle altre. Un vero gioiello di bellezza.

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Si salgono i tornanti dell’altopiano del Bleggio, ecco Rango. Compare all’improvviso, immerso in un silenzio quasi sacrale, scolpito nella montagna come una minuta opera d’arte. Tutto tace, il tempo sembra essersi fermato e l’anima rimasta intatta nei secoli. Un magico pugno di case addossate le une alle altre, perfettamente conservate, ti accoglie e parla ancora di un passato di pellegrini, pastori con le loro greggi, mercanti e viaggiatori. Tradizioni e usanze altrove dimenticate si uniscono alla bellezza di questo borgo contadino, dove riscoprire l’anima più vera della gente di montagna e rivivere un tempo ormai passato.

Quando Rango era un punto di passaggio lungo la “strada imperiale” che collegava le Valli Giudicarie e la Val Rendena con il lago di Garda e, quindi, con i traffici verso Venezia e la pianura padana. Una funzione di passaggio che si ritrova nella complessa e armonica struttura architettonica del borgo: le case che si snodano una attaccata all’altra, senza soluzione di continuità, e comunicano tra loro attraverso un fitto sistema di cunicoli, corti interne e passaggi coperti. I volti a botte servivano per ospitare durante la notte i pastori con le greggi e le mandrie che venivano portate al pascolo, o anche i viaggiatori solitari.

paglia. La struttura era identica per tutte le abitazioni: nella parte più bassa le stalle e i volti, le fresche dispense di un tempo. Più in alto, ma qualche volta allo stesso piano, le abitazioni dei proprietari; al piano superiore l’era (aia) alla quale si accedeva a piedi o con i carri attraverso il pont e dove si sistemava la legna; infine il solèr (solaio), il posto per il fieno. Alcune case possedevano una cort interna, chiusa da portoni; in altre esisteva il forno con il pane. Il colore nero che ancora adesso contorna molte finestre delle case di Rango, parla di quando a Rango le case non possedevano i camini, il fuoco veniva accesso nel mezzo della stanza e il fumo usciva dalla finestra. Ad osservare con

SECOND EDITION

I viandanti potevano passare per il paese attraverso gli androni e i cunicoli senza uscire all’aria aperta, evitando così di esporsi alla pioggia e alla neve. Per chi arriva a Rango el portech de la Flor è la prima struttura abitativa imponente che si presenta agli occhi. È il nucleo più antico e massiccio del borgo, esempio per tutti gli altri porteghi di cui Rango si riempì nel tempo. Una struttura urbanistica unica e particolare, che disegnava una vera ragnatela di passaggi, mettendo in comunicazione fra loro case, strade e cortili. Sotto i porteghi scarsamente illuminati, si aprivano le stalle con mucche e capre, ma anche i volti dove venivano conservati al fresco i prodotti della terra, come le patate. Le strade erano di salesà, un sottofondo rustico composto di tanti sassi irregolari, arrotondati dall’uso frequente e dalle cadute dei bambini. Le strade fuori dal borgo erano invece delimitate per tutto il percorso da enormi e pesantissime lastre di granito, le filagne, squadrate: un mezzo efficace per segnare il confine dei campi e impedire lo sconfinamento degli animali. Quel che sorprende in questa architettura rimasta quasi inalterata dal XVIII secolo è la sua funzionalità. Le case, solide e molto grandi, ospitavano sotto lo stesso tetto più famiglie. Erano fatte di sassi, legno e paglia: un basamento di pietra, una sovrastruttura lignea e il tetto di

attenzione esiste ancora, all’esterno delle finestre, qualche “beccafumo”, che serviva ad intercettare le scintille. Si possono ammirare anche nella grande piazza, abbellita da balconi adorni di pannocchie. È qui che si trova la grande fontana in granito, che sembra sommessamente chiacchierare nelle serate silenziose, un tempo abbeveratoio delle greggi, oggi placido ritrovo per conversare. Rango sembra un po’ fuori dal mondo. Passeggiando sulle strette viuzze selciate, si coglie ancora lo spirito della vita contadina che a tratti rivive nella rievocazione di lavori oggi in disuso come il moleta (arrotino), l’ombrelèr (ombrellaio), il carègheta (impagliatore di sedie) o il calièr (calzolaio). Mestieri che sono parte del passato, quando Rango era terra di emigranti. Partenza l’autunno, poco dopo il raccolto, e ritorno in primavera, per l’inizio dei lavori n campagna. Vita durissima, spingendo a mano la slàifera per centinaia di chilometri, o pestando sui pedali della bicicletta, quando la mola si modernizzo. Nel borgo vi è anche un piccolo Museo della Scuola, Un’esperienza inedita e originalissima dove sono conservati gli oggetti e il materiale didattico della prima metà del novecento, utilizzati nelle scuole dei dintorni. Un viaggio nella memoria per ritrovarsi nella scuola del tempo che fu. Rango, un borgo radicato nel passato, ma proiettato con vitalità nel presente, da visitare in tutte le stagioni.

28-29 LUGLIO 2017 Nei suggestivi volt del Borgo di Rango le varie associazioni giudicariesi tiSeguici aspettano a su Facebook Associazioni in festa festeggiare in nel compagnia. Ogni Borgo di Rango stand propone stuzzicanti aperitivi e gustosi piatti tipici.
Il tutto è accompagnato da musica travolgente. Venerdì 28: Tributo agli 883 con il gruppo “Gli anni d’oro”
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Vuoi vivere la magia dei Mercatini di Natale più autentici del Trentino? Vieni nel borgo di Rango, dove i Mercatini di Natale sono ambientati nelle vecchie case contadine. Nelle cantine e nei vicoli si incontrano bancarelle colme di specialità gastronomiche tipiche e di artigianato locale, espressione autentica di antiche tradizioni gelosamente tramandate. Profumi e sapori di festa si uniscono alla bellezza del borgo, scolpito nella montagna.


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