Azimut - 1.2017

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i capi del L

azio

1.2017

DI NUOVO !

rivista bimestrale - anno XIV - numero 1- novembre 2017 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2 e 3, Roma //2014

U

AZIMUT la rivista dei capi del Lazio direttore responsabile Sergio Gatti caporedattrice Laura Melissari redazione Andreina Del Grosso, Mattia Italiano, Roberto Marconi, Lorenzo Mattia, Gianni Polifroni, Giorgio Pincitore,Tommaso Caldarelli progetto grafico e impaginazione Gigi Marchitelli edito da Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI Lazio) sede via Adalberto 13/15, 00162 Roma Chiuso in redazione il 9 ottobre 2017 Comunicazioni, articoli, idee, proposte, critiche vanno inviate a comunicazione@lazio.agesci.it

RI- PARTIRE

na ri-partenza. Azimut dopo più di due anni torna a colorare la vita regionale dei capi e delle comunità capi. Ci siamo lungamente interrogati nel corso di questi mesi sul senso di una rivista cartacea, sulla validità di una scelta dal gusto un po’ “antico” ed ancora sul valore di un luogo che fosse una piazza in cui concentrare discussioni, pensieri, stimoli e lanciare piste di riflessione.

Siamo partiti da questo per arrivare alla conclusione, assolutamente non scontata, che fosse necessario ripartire per venire incontro da un lato alle aspettative di tanti capi del Lazio e dall’altro per stare dentro la nostra associazione in una maniera diversa e forse più pungente e stimolante.

La nuova rivista dovrà innanzitutto stare dentro il “tempo” della nostra associazione: un tempo non semplicemente nuovo, ma diverso, complesso ed a tratti affascinante. Il cambiamento della forma democratica dell’associazione, avvenuto con le recenti riforme, richiama ciascuno di noi, nei vari livelli e responsabilità, a viverlo non solamente in maniera formale ma ad abitarlo pienamente e con consapevolezza.

Una rivista che sia ponte verso l’esterno dando vita ad un dialogo fecondo con ciò che è fuori dalle nostre sedi lasciandosi interrogare dalle sfide che la quotidianità ci pone, una rivista non chiusa su sé stessa

di Francesca Orlandi, Francesco Scoppola, frà Stefano Lovato Responsabili regionali e Assistente ecclesiastico

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tempo ponte pensiero

ma aperta ed inclusiva ad accogliere il meglio che il mondo esterno offre.

Un luogo in cui edificare il pensiero sapendo che la costruzione di esso non è un’operazione matematica ma necessita del contributo di tutti e dei percorsi che le singole individualità, dentro il contesto associativo, possono produrre. Tempo, ponte, pensiero: tre parole, un’unica missione, quella di Azimut.

Buona lettura

“N

on pensare alle cose di ieri, cose nuove fioriscono già”, dice una vecchia canzone che tutti noi abbiamo cantato almeno una volta nella vita. E invece noi alle cose di ieri un occhio ce lo buttiamo lo stesso, ma per far fiorire cose nuove, ancora più belle. È così che Azimut si rinnova, mettendoci il cuore, la testa e la faccia, per offrire un servizio bello a tutti i capi della regione Lazio.

Lorenzo, Tommaso, Giorgio, Mattia, Roberto, Gianni e Laura sono coloro che hanno risposto Sì alla chiamata per rimettere in piedi la nostra rivista, che hanno deciso di lanciarsi in questa nuova avventura, dedicando un pezzettino della loro fantasia e del loro tempo a raccontarvi che aria tira in regione, a darvi qualche spunto di riflessione interessante, a contribuire alla costruzione di un pensiero associativo che intercetti le esigenze dei nostri capi.

questo

numero

èdedicato

alla novità, alle sfide che ci attendono sulla faccia ogni giorno vi prendete cura del bene più prezioso che ci è stato affidato, i nostri lupetti e lupetti, coccinelle, esploratori e guide, rover e scolte, diciamo eccoci, da oggi siamo qui per voi, per cercare di fare la nostra piccola parte per arricchire il vostro servizio.

COSE NUOVE FIORISCONO GIÀ, IL RITORNO DI AZIMUT Dall’ultimo numero di Azimut, prima del gran ritorno, sono cambiate tante cose, ma soprattutto siamo cambiati noi.

Capi che in questo momento stanno sfogliando questa rivista, a quel tempo forse erano rover e scolte, o non erano neanche in Associazione. È a loro che oggi vogliamo parlare, per dirvi benvenuti. E speriamo che da oggi, numero dopo numero, possiate affezionarvi anche voi al buon vecchio Azimut.

Ma anche ai più “navigati”, che di numeri ne hanno letti tanti lungo il loro cammino. Bentrovati.

Saremo felici di accogliere suggerimenti, critiche, idee, spunti e qualsiasi altra cosa venga da voi.

Questo primo numero è dedicato proprio alla novità, alle novità, che quest’anno ci aspettano, in ogni ambito e ad ogni livello associativo, alle sfide che ci attendono, alle cose belle che stanno per arrivare sulle nostre piste, sui nostri sentieri e sulle nostre strade.

A tutti voi, che con le maniche arrotolate e il sorriso

di Laura Melissari, caporedattrice di Azimut | 3

E allora, non ci resta che partire: pronti, partenza via!

Buona lettura, la nuova redazione di Azimut

Sommario

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Ri-partire

di Francesca Orlandi, Francesco Scoppola, frà Stefano Lovato

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Cose nuove fioriscono già, il ritorno di Azimut

di Laura Melissari

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Cosa stiamo leggendo, i consigli della redazione

di Roberto Marconi

4

Ri-costruire. Tra terra e cielo, la route tra i paesi colpiti dal terremoto

di Emanuele Palumbo

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Il servizio è un'altra cosa Lettera ai tirocinanti (e non solo) di Tommaso Caldarelli

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Nuove cacce e nuovi voli ci attendono

di Paola D’Onofrio e Alberto Birindelli

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Con la bussola puntata verso la competenza

di Elisa Lucidi e Giacomo Silvioli

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SmartphoneScout

di Luca Vergantini

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Il percorso da Riofreddo a Vallinfreda

di Luca Vergantini

18

Il gran ritorno della route dello spirito

di Giulia Mazzoni, Alessandro Augello e Carlo D’Alessio

19

Strategie nazionali di intervento, queste sconosciute di Chiara Francia

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Intervista tripla ai consiglieri generali eletti in zona

di Mattia Italiano

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Le Comunità capi in cammino, un cammino di discernimento

a cura del Comitato regionale

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La novità, un pensiero spirituale

di Frà Stefano Lovato

29

40 anni!

a cura della cooperativa “La Tenda”

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cosa stiamo leggendo i consigli della redazione Titolo: Nato così (diario di un giovane calciatore senza una gamba) Autore: Arturo Mariani Editore: Edizioni Libreria Croce Anno: 2015 Prezzo: 15€ (I proventi della vendita del libro saranno devoluti all’Associazione “SalvabebéSalvamamme”) L’autobiografia di un ragazzo che racconta i suoi ventidue anni vissuti “su una gamba sola”: la scuola, la famiglia, gli amici, le ragazze e molto altro.

Nonostante quello che si potrebbe pensare, Arturo ci racconta di sé con la leggerezza e la tranquillità di chi ha capito davvero che la vita, ogni vita, è un dono d’amore e quindi va accettata e vissuta fino in fondo, senza farsi scoraggiare

RI-COSTRUIRE. TRA TERRA E CIELO, LA ROUTE TRA I PAESI COLPITI DAL TERREMOTO di Emanuele Palumbo maestro dei novizi Roma 112, noviziato Alcide

di Roberto Marconi dagli ostacoli che inevitabilmente incontreremo.

Perché Arturo ha una grande forza. Come si legge nelle note del libro, il suo convincimento è che “la fede, la solidarietà e l’amore per la vita sono i motivi migliori per stare al mondo”.

Tra le tante cose di cui si occupa, Arturo Mariani fa parte dal 2012 della Nazionale di Calcio Amputati del CSI; è uno degli autori di una web radio (Radiogiovaniarcobaleno) ed è animatore in un gruppo giovanile parrocchiale.

Link: arturo.mariani@hotmail.it Facebook.com/arturomariani.it

“P

erché per la route di quest’anno non andiamo ad offrire il nostro servizio in una delle zone del centro Italia colpite dal terremoto?”. Probabilmente questa domanda è risuonata in molte sedi di noviziato o clan in tutta Italia. Ebbene, noi siamo uno di quei noviziati che ha espresso questo desiderio, un po’ perché ci sembrava potesse essere la giusta conclusione dell’anno di noviziato, un po’ perché spinti dall’entusiasmo tipico dei ragazzi di volersi sentire utili in certe situazioni, con-

vinti, in cuor loro, di poter donare qualcosa di bello agli altri meglio di chiunque altro al mondo. E quando la regione Umbria dell’Agesci ha lanciato il progetto “Tra la terra e il cielo”, una route di strada e una proposta di servizio nei paesi dell’area compresa tra Spoleto e Norcia colpiti dal terremoto, abbiamo pensato che potesse essere l’occasione che cercavamo. Ci iscriviamo, prendiamo contatti con la regione, studiamo l’itinerario proposto (da Preci a Norcia) e prepariamo la route provando ad immagina-

re attività in linea con il tipo di servizio che pensavamo di offrire. Esatto, “pensavamo”. La realtà sarebbe stata completamente diversa ed anzi la route avrebbe ribaltato completamente i nostri schemi mentali a cui tutti noi, capi e ragazzi, siamo ancorati.

Manca qualche giorno alla partenza e c’è la prima novità: nel nostro percorso non saremo soli, ma un clan condividerà la strada insieme a noi. Un noviziato di Roma e un clan di Milano, due realtà completamente diverse, alcuni timori iniziali da parte dei ragazzi di non

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“prendersi”, qualche piccola perplessità da parte delle due comunità capi, ma dopo mezza giornata di route, siamo già un’unica comunità, come se avessimo condiviso il cammino da anni. E questa è la seconda novità: quanto tempo delle nostre riunioni di comunità capi abbiamo da sempre dedicato ai discorsi infiniti e alle lunghe discussioni per cercare di proget-

tare e costruire il miglior percorso possibile per i nostri ragazzi, ragionando su ogni singolo aspetto ed eventualità?

Sicuramente tantissimo, ma poi accade che un gruppo così affiatato nasca per caso, destino, disegno divino, fortuna, chiamatelo come vi pare, con buona pace dei mille ragionamenti, ma soprattutto, decisamente più importante,

con la soddisfazione di vedere i ragazzi respirare e vivere appieno ogni istante della route. Dopo la giornata inaugurale a Spoleto insieme a tutti gli altri clan e noviziati che nella stessa settimana avrebbero percorso gli itinerari proposti, il nostro percorso prevede una prima tappa a Preci, una seconda a Campi di Norcia, per poi arrivare a Norcia dove si concluderà la route. Sia a Preci che a Campi, lo scenario è praticamente

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identico: il centro storico è zona rossa e dunque inavvicinabile e deserto, ma anche nelle zona abitate si vede pochissima gente in giro, probabilmente anche a causa del gran caldo. Si vede qualche bambino, nonostante i 40 e passa gradi, che accoglie con la gioia propria dei bambini, la proposta di giocare con noi. Ma soprattutto notiamo che le persone del posto hanno tanta voglia di raccontarsi e raccontarci, che vogliono rialzarsi senza vittimismo e che la loro principale preoccupazione non è il terremoto in sé, né la rico-

struzione delle loro case, ma quella di ripartire al più presto, soprattutto per provare a scongiurare la loro paura più grande: quella di non poter offrire un futuro ai loro giovani che, diversamente, sarebbero in pratica obbligati a lasciare quelle zone.

E senza giovani, i paesi sono destinati a morire. I capi responsabili dell’iniziativa ci avevano avvisato, ancor prima della partenza, che il nostro servizio in quelle zone sarebbe potuto anche essere totalmente diverso da come l’avevamo ipotizzato. E già dal primo giorno cominciamo a capire il significato di quelle parole. Possibilità di

servizio, così come lo intendiamo generalmente noi R/S, effettivamente poche, se non un po’ di animazione con i bambini e qualche lavoretto di pulizia e ripristino di qualche area.

Dobbiamo rimodulare tutta la route, abbiamo il timore di veder svanire le nostre buone intenzioni iniziali, contattiamo anche i responsabili regionali per chiedere loro consiglio. Ma a Campi di Norcia, abbiamo il punto di svolta, la vera grande novità che fa assumere alla route un significato completamente nuovo e inatteso. Le persone del luogo ci invitano a cena presso la struttura della pro-loco, poi di nuovo a pranzo il giorno dopo e ancora a cena |7

poi accade che un gruppo

così affiatato nasca per caso

la sera. Ma come? Noi stiamo qui per aiutare e provare a dare un minimo di sollievo a queste persone ed invece ci ritroviamo ad appesantire il loro lavoro quotidiano? (va detto che la sede della pro-loco, che funziona da centro organizzativo e di raccolta e costituisce l’unico luogo di incontro e di ritrovo agibile del paese, ospita al suo interno alcune persone che hanno le abitazioni inutilizzabili). Possibile che sebbene abbiano già l’importante impegno di preparare i pasti quotidiani per coloro che sono ospitati, si preoccupino quasi più per noi e non si creino alcun problema, nonostante le condizioni di disagio ed emergenza in cui si trovano, a raddoppiare il nume8| ro dei pasti da preparare? Ci

sentiamo profondamente a disagio, abbiamo la sensazione di sentirci più in vacanza che in una route di servizio e quando, pur apprezzando tantissimo la

loro enorme disponibilità, manifestiamo le nostre esitazioni, anche per il timore di essere inopportuni e invadenti, ci fanno capire che la sola

nostra presenza era l’aiuto più grande che potessimo dare loro e che il servizio migliore che potevamo offrire non era quello di rimuovere qualche pietra caduta, risistemare una staccionata o far giocare per un paio di ore i bambini: loro avevano un grande desiderio e, per certi versi, un estremo bisogno che quelle strade e quei posti, che solo l’estate scorsa erano pieni di gente in villeggiatura, si rianimassero, che i silenzi di quei luoghi fossero interrotti dal nostro “caos organizzato” e dai nostri canti e abbiamo compreso che lo stare lì con loro era un piccolo, ma significativo segnale di ripartenza e di riappropriazione del quotidiano. E la cosa più gratificante per noi capi è che i ragaz-

zi abbiano colto in pieno questo aspetto e l’abbiano condiviso durante la verifica di fine route.

Oggi, a distanza di oltre un mese, siamo tutti ritornati alla vita quotidiana con i suoi ritmi e le sue dinamiche, le emozioni della route si sono attenuate, anche se alcuni ricordi e sensazioni resteranno indelebili e stiamo per ricominciare un nuovo anno scout con nuove sfide e nuovi obiettivi. Ma stavolta con la consapevolezza che, per vivere completamente il nostro servizio (ma lo stesso concetto potrebbe valere per la vita intera), a volte è sufficiente

guardare il mondo con occhi “nuovi”, liberi da idee precostituite e pregiudizi di sorta, lasciandosi “meravigliare” dalla scoperta di nuovi orizzonti e rimuovendo ogni esitazione a percorrere nuove strade inesplorate, affidandoci anche a chi ci cammina accanto.

Buona strada.

IL SERVIZIO È UN'ALTRA COSA LETTERA AI TIROCINANTI (E NON SOLO) di Tommaso Caldarelli

“E

h sì, tu sei un lupetto...".

Qualcuno mi aveva chiesto dei consigli riguardo un affare che doveva concludere con ambienti cattolici; pensava che io potessi aiutarlo perché, appunto, facendo i capi scout ci troviamo spesso ad avere a che fare con questo tipo di realtà.

Indipendentemente da quel che ho potuto consigliargli, questo piccolo scambio di battute mi ha fatto toccare con mano la distanza ineliminabile che esiste fra l'esperienza scout, la scelta di servizio, e la vita quotidiana; come se fossero state viste in me delle doti sovrumane che non

ritengo di avere e che, solo per qualcosa che faccio ormai da qualche anno, mi si ritengono proprie. "Trovo gli scout ridicoli e fuori dal mondo", mi ha detto un'altra persona: parole sulle quali non ho potuto che concordare, trovandole ovviamente positive.

Fare servizio associativo come capo educatore in Agesci significa dunque saltare uno steccato e impiegare il proprio tempo in un'attività che mantiene una qualità diversa rispetto alle faccende del mondo; per esprimere questa qualità non serve né una particolare intenzione, né elu-

cubrati pensieri sulla vita e sul destino dell'umanità: basta fischiare riunione di reparto o chiamare i lupi al gran cerchio.

Si tratta, ed è la realtà a dircelo costantemente - di azioni assurde, estranee al senso comune, incomprensibili ai più e per loro natura intimamente profetiche, prese di posizione politiche, testimonianze cristiane.

Vedere un ragazzo di vent'anni che passa il suo tempo con dei bambini, tutti vestiti di celeste con i calzoni corti, è qualcosa di così radicalmente altro e lontano rispetto alle consuetudini quotidiane, che quel che c'è da trasmettere e testimoniare, il

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tività dotata di una natura diversa da quelle quotidiane: quando si entra a riunione di comunità capi si entra in un luogo diverso, e ciò vale che noi siamo o meno d'accordo, che noi ce lo ricordiamo o no, che lo teniamo o Paolo Giuntella, un vecchio capo meno presente.

Agesci di Roma, scriveva che dovremmo avere il coraggio di Ciò porta a due conseguenze, "riscoprire il cristianesi- che porrò come domande: una mo come rivoluzione, rivo- rivolta ai capi gruppo e agli luzione antiborghese e antiper- “anziani” della Co.ca., e una benista"; di ricordare, aggiungo rivolta ai tirocinanti. Ai capiio se mi è permesso, che il servi- gruppo: possiamo riconoscere zio associativo non è strutturato che sia arrivato il momento di per essere inserito nella settima- alleggerire tutta una serie na come attività "aggiuntiva", di pressioni "vocazionali" come "appuntamento d'agenda" riguardo l'ingresso in comunità sul tragitto casa-università-lavo- capi? Possiamo smettere di parro-amici-vita; e che però, per lare di "un partente con qualche (poco) curiosa magia, pretende problema di fede" - fra l'altro: ci 10 | solo che lo si ricordi come un’at- ricordiamo anche della scelta

politica antifascista? - e iniziare a parlare di "un partente che vuole fare servizio"?

Al futuro tirocinante: sei disposto ad andare "oltre" la for-

mazione capi istituzionale? A ricordarti che se scegli di fare servizio non è per passare altro tempo con le persone con cui sei cresciuto, ma per passarci un tempo altro? Ti andrebbe di leggere un libro in più quando hai sonno, vedere un film che non avresti visto, andare a quell'evento invece di fare altro e ricordarti di essere puntuale a riunione di staff, sostenuto dall'unica motivazione di voler

offrire delle occasioni educative, profetiche e di qualità ai ragazzi, che ti sono affidati?

foto di Giorgio Pincitore

problema che vogliamo porre al mondo, il messaggio che vogliamo lanciare, parte già con l'apertura della riunione. Il resto, mi son reso conto, è spesso più che d'avanzo.

NUOVE CACCE E NUOVI VOLI di Paola D’Onofrio e Alberto Birindelli CI ATTENDONO incaricati regionali alla Branca L/C

C

arissimi Vecchi Lupi e Coccinelle Anziane del Lazio, un nuovo anno sta per iniziare e per la nostra Branca sarà un intenso volo verso nuove esperienze ed incontri, sia per i bambini che ci sono stati affidati, sia per noi che li accompagniamo con gioia ed amore.

Iniziamo dai Campetti delle Piccole Orme che, come sempre, cercheranno di offrire un’esperienza di autonomia e protagonismo, ricca di nuove relazioni ed attività col fine tra gli altri di restituire quanto vissuto dal singolo fratellino o sorellina alla propria unità di

appartenenza. Ricordiamo a tutti voi che tale strumento si deve collocare all’interno del percorso di progressione personale del bambino, ovvero essere valutato come reale occasione in cui dare qualcosa di sé e riceve dagli altri e non un'esperienza "super" da proporre a tutti i bambini che stanno vivendo il momento della responsabilità a prescindere dalla reale necessità che essi ne abbiano. Questo significa che l'esperienza del campetto oltre che progettata in ottica di progressione globale deve essere accompagnata in ogni fase ovvero pensata e lanciata nella maniera adeguata,

sostenuta ed aiutata nella preparazione in prossimità dell'evento ed infine fatta fruttare e crescere nel ritorno nella comunità d'appartenenza, altrimenti il rischio è che sia un evento estemporaneo fine a se stesso e che non potenzi né inneschi nel bambino le qualità o gli effetti attesi ed a lui necessari.

Come novità di quest'anno avremo la sperimentazione di campetti mirati e pensati esplicitamente per fratellini e sorelline di 3 o di 4 anno separatamente, suddivisi quindi per età in modo da rendere l'esperienza maggiormente tagliata su di loro per grado di crescita.

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I periodi in cui sono previsti i campi saranno come da calendario Regionale: dal 4 al 7 gennaio, dal 28 aprile al 1 maggio e dal 14 al 17 giugno ed anche quest'anno inseriremo un tetto massimo di iscrizioni ad unità sul totale dei campetti Piccole Orme Allo scopo di garantire la partecipazione e quindi ritorno al maggior numero di comunità di branco/cerchio della nostra Regione.

Ogni staff costruirà una proposta di campetto sulla base degli obiettivi specifici espressi dal regolamento metodologico all'articolo 3: ● sviluppare l’acquisizione di nuove abilità da mettere a disposizione del proprio branco e cerchio; 12 | ● promuovere se stessi giocandosi in una dimensione nuova rispetto a quella conosciuta del proprio branco e cerchio; ● educare alla disponibilità all’altro attraverso l’incontro ed il confronto di molte realtà.

Inoltre come Pattuglia Regionale chiederemo agli stessi di prestare particolare attenzione al protagonismo dei bambini nell'esperienza anche attraverso l'uso del Consiglio della Rupe/Grande Quercia, e non solo attraverso l'ormai consolidata prassi dell'ideazione del Torneo, al fine di prendersi un impegno concreto di comunità (ad esempio un'attività a tema per lasciare il posto migliore di come lo si è trovato) alla luce

ed in prospettiva degli ambiti delle scelte della Partenza ( PPU ).

Come pattuglia di Branca LC inizieremo un cammino in collaborazione con tutti i Settori ed in particole con il Settore Competenza per istituire in futuro nella nostra regione un evento di campetti Piccole Tracce da proporre ai bambini che stanno vivendo il momento della competenza. Tale esperienza è già presente in altre regioni e crediamo che possa essere una proposta valida da mettere in cantiere.

La Rete Bosco continuerà il lavoro iniziato lo scorso anno in cui le Coccinelle Anziane della nostra regione si sono incontrate e conosciute; quest'anno cominceremo a dirigere il nostro impegno verso l'esterno. Abbiamo in progetto di dare aiuto a quelle comunità capi che hanno in cantiere di aprire una nuova unità LC e vogliono un supporto e consiglio per il discernimento sugli Ambienti Fantastici da adottare.

Inoltre cominceremo l'avvicinamento di alcune CCAA con esperienza al mondo dei campi di formazione Regionale, al fine di portare la concretezza del loro vissuto dell'ambiente specifico di riferimento nella strutturazione dell'evento formativo così da arricchire formatori e partecipanti e far crescere in tutta la regione la cultura sul tema dell'ambiente specifico Bosco.

Quest'anno tutti gli incaricati regionali con la pattuglia naziona-

le sono chiamati alla scrittura del Manuale di Branca, impegno carico di responsabilità, ma anche stimolante nell'ottica di poter aiutare tutti i capi della Branca ad immergersi sempre più nello spirito del Metodo scout a dimensione di bambino; questo prevede che si faccia un percorso coordinato ed allargato insieme agli incaricati di zona ed i formatori che coinvolgeranno a loro volta i capi della Branca che incontreranno per riuscire ad avere uno spettro complessivo delle esigenze e criticità su cui lavorare in prospettiva della stesura di tale manuale.

Insieme alla Formazione Capi lavoreremo come sempre per la proposta di Laboratori rivolti ai capi che svolgono il proprio servizio nella branca e sulla formazione specifica al proprio ruolo delle figure degli incaricati alla stessa. Speriamo che la partecipazione sia ampia così da ricevere il vostro prezioso contributo nel percorso di formazione permanente utile a tutti. Alcuni dei temi sono già in programma come il Racconto o il CDA, ma se avete necessità o suggerimenti fateceli arrivare attraverso i vostri incaricati di zona.

Come sempre la Pattuglia e noi incaricati siamo sempre a vostra disposizione per ogni necessità che riguardi la Branca Lupetti e Coccinelle, ci auguriamo che il vostro anno sia ricco di gioco, gioia ed incontri insieme ai vostri bambini.

Buon Volo e Buona Caccia!

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CON LA BUSSOLA PUNTATA Lucidi e Giacomo Silvioli VERSO LA COMPETENZA di Elisaincaricati regionali alla Branca E/G “… guardate lontano, e anche quando vi sembrerà di star guardando lontano, guardate ancor più lontano”

C

on queste parole “rubate” a B.-P. potremmo iniziare a parlare di

quello che è il lavoro che da anni viene portato avanti dalla Branca E/G regionale, un percorso fatto di esperienze, sperimentazioni, verifiche, confronto. Una branca che negli anni è stata in grado di mettersi in gioco e mettere in discussione il servizio e la propo-

sta fatta a esploratori e guide di tutta la regione.

Da anni la proposta poggia su 3 solidi pilastri: ● Campi per Capi Squadriglia ● Campi di Specialità ● Specialità di Squadriglia Con queste proposte ci piace

di vita comunitaria, imparare a progettarsi come gruppo e come singolo nel proprio sentiero, tutte le caratteristiche, insomma, della vera vita in squadriglia. Anche queste proposte ormai consolidate, subiscono continui cambiamenti, sono strumenti che vengono rivisti e modificati in base a come cambiano i ragazzi a cui sono rivolti e che assumono nuove forme e contenuti per poter sempre meglio rispondere alle esigenze degli adolescenti. Proprio per rispondere al meglio alle esigenze sempre nuove dei ragazzi quest’anno la Branca EG ha intenzione di iniziare in alcuni percorsi e sinergie per aumentare il valore della proposta.

Si tratta di un lavoro a stretto contatto con gli Incaricati alla Branca di Zona e di un coinvolgimento a tutto tondo, dalla fase di progettazione a quella di realizzazione e verifica, del Settore Competenze e degli altri settori della nostra regione. La collaborazione con tutte le competenze disponibili a livello regionale e di Zona ha lo scopo di costruire una proposta di qualità per le guide e gli esploratori ma non solo. Nel lavoro di progettazione che svolgeremo con gli IABZ sarà posta particolare attenzione a rivolgere anche ai capi reparto una proposta di contenuto utile al loro servizio. Il lavoro con gli IABZ è un percorso intrapreso

ormai da tempo, al quale però ci piacerebbe dare maggior spessore e rilevanza. Gli IABZ sono il legame più diretto con le Zone e quindi con i Capi reparto della regione, e, il nostro, deve essere un rapporto fatto non solo di collaborazione logistica relativa agli eventi, ma soprattutto di condivisione di

valori, percorsi e contenuti delle proposte, perché possano essere loro stessi convinti promotori della proposta regionale. Per fare tutto ciò abbiamo pensato a un percorso di incontri a carattere sia formativo per il ruolo e l’importanza degli IABZ e sia di condivisione e discussione dei contenuti propri della Branca EG. Il coinvolgimento sempre maggiore dei Settori rispecchia, se vogliamo, il senso che diamo alla competenza: ci piace che faccia “chi sa fare”, chi con una capacità specifica può ispirare e stimolare gli EG a voler acquisire ciascuno la propria competenza, chi non vuol essere un tuttologo ma un esempio di esperienza. In questo senso, crediamo che si debba sostenere il forte legame con i Settori condividendo i contenuti che sono alla base della nostra proposta e progettando insieme le esperienze che proporremo ai ragazzi e ai capi. Il lavoro di quest’anno è ancora tutto da costruire, ma sappiamo bene dove vogliamo puntare la bussola.

Cari capi, dall’ultimo inserto percorsi su Azimut sono passati diversi anni e il digitale, in quanto strumento e ambiente, ha invaso le nostre vite. Vi proponiamo, oggi, di cogliere il bello di questa affermazione, di questa invasione.

La vecchia edizione del giornale proponeva una rubrica posta al centro di ogni numero e, dunque, comodamente separabile dal resto della rivista. In molti abbiamo utilizzato questo inserto come spunto per percorsi, uscite, route delle nostre Branche. Ci siamo interrogati su come farlo rifiorire e vi proponiamo di farlo insieme secondo un metodo condiviso e seguendo delle buone prassi sperimentate in Regione e non solo. Il digitale come strumento per sublimare le nostre competenze e raggiungere con più efficacia i nostri obiettivi educativi.

Il come lo spiega Luca Vergantini, qui sotto.

Aspettiamo vostre proposte di percorso che andranno ad arricchire l’area dedicata del sito AGESCI Lazio; i più ricchi e ben fatti saranno pubblicati sulla rivista.

comunicazione@lazio.agesci.it

SMARTPHONESCOUT | 15

G

li scout in uscita con il cellulare? “Assolutamente no!”, dirà qualcuno…e invece sì. Lo smartphone, che piaccia o no, è entrato ormai nel nostro quotidiano ma, soprattutto, in quello dei ragazzi. Si tratta di uno strumento e come tale non deve essere demonizzato, anzi, sta a noi insegnarne un utilizzo sano. Il telefonino con lo schermo monocromatico ha lasciato il posto a un mezzo che ha fatto, e continua a fare, passi tecnologici enormi, permettendoci oggi un utilizzo che in passato era riservato ad attrezzature più professionali, di sicuro non diffuse tra i ragazzi. Ecco quindi che anche noi possiamo utilizzarlo per fare qualcosa di buono, qualcosa

di utile per gli altri. Grazie alle antenne GPS, presenti ormai in qualsiasi smartphone, è ora possibile registrare con precisione i percorsi che seguiamo durante le uscite. Percorsi che nel Lazio sono spesso sconosciuti ai più o che addirittura conosciamo solo noi.

Perché allora non sfruttare questa possibilità per mettere a disposizione tali percorsi di altri Clan o anche di altri semplici appassionati? I ragazzi che hanno partecipato all’EPPPI “Strade e tecniche innovative 2.0” hanno già sperimentato questi metodi.

Ovviamente questa tecnica, seppur molto utile, non deve sostituire quelle classiche di topografia a noi care, deve piuttosto integrarle.

Così come la conoscenza di un

percorso non deve ridursi alla sola tracciatura, deve bensì essere corredata da foto, indicazioni, aspetti culturali e naturalistici, informazioni sui trasporti, sui luoghi in cui pernottare e chi più ne ha, più ne metta. Il lavoro di tracciatura dei percorsi è già iniziato con la Route Nazionale, gli itinerari tracciati e quelli che lo saranno in futuro sono disponibili sul sito regionale (sezione “Lazio in spalla”, https://goo.gl/kJuZ6N).

Un approfondimento della materia è presente nell’area download (goo.gl/UbVmS4), dove è presente un manuale per la tracciatura e la scheda che deve corredare il percorso.

Ora non avete più scuse, andate e tracciate!

di Luca Vergantini

pensare e immaginare di poter arrivare ad ogni ragazzo della regione, di poter svolgere un servizio a 360°, partendo dal ragazzo alla scoperta del reparto, attraverso i campi di specialità, luogo in cui può ricevere stimoli e spunti ed allo stesso tempo avere un primo contatto con una realtà più grande; passando per il ragazzo che vive la tappa della competenza, chiamato a rimettere in gioco le proprie capacità e competenze acquisite nel ruolo di Maestro di specialità; fino a giungere al caposquadriglia, colui che fa della sua competenza un servizio e che si assume la responsabilità di guidare gli altri ragazzi della squadriglia, che impara a cogliere l’aspetto vocazionale del servire gli altri, e che spesso ha 14 | bisogno di capire il proprio ruolo.

Lungo tutto il corso dell’anno, poi, si snoda il percorso di conquista e rinnovo delle Specialità di Squadriglia. È un’avventura che accompagna la vita delle squadriglie che scelgono di cimentarsi nella realizzazione di imprese e missioni con un unico ambito di competenza.

Conquistare un Guidoncino Verde (così chiamiamo il riconoscimento della conquista o rinnovo della specialità di sq.) risponde all’esigenza di mettersi alla prova, vivere l’autonomia e la dimensione

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CARATTERISTICHE Stagioni consigliate:

tutte, ma l’inverno può fare molto freddo

Lunghezza:

8.7 km

Altimetria (min/max):

600/1060

Punti acqua:

All’inizio e alla fine del percorso

Mezzi pubblici di trasporto:

Cotral da Roma a Riofreddo e stazione del treno ad Arsoli

Posto in accantonamento:

Ex sala comunale di Vallinfreda

Posto in tenda:

Le Aie (chiedere autorizzazione al comune)

Negozi:

forno e piccolo alimentari a Vallinfreda

IL PERCORSO

I

di Luca Vergantini

l comune di Vallinfreda conta oggi circa 300 abitanti (in inverno). Si tratta di un paese interessante sotto vari punti di vista. Innanzitutto ha un’altitudine che varia tra i 500 e 1000 metri, offre quindi delle ottime possibilità di fare strada. Ciò che però lo rende veramente interessante è la diversità culturale e la grande presenza, per un paese piccolo, di associazioni e iniziative culturali o di volontariato. Il paese conta infatti una comunità 18 | numerosa di cittadini stranieri.

Sono presenti varie associazioni con le quali è possibile collabo-

rare o interagire per via della grande disponibilità. Tra queste segnaliamo l’associazione “San Rocco”, attiva in iniziative come il banco alimentare e la manutenzione di aree pubbliche. Poi abbiamo l’associazione “Amici di Frate Diego”, che si occupa di diffondere la storia e le opere del Beato Diego Oddi che proprio in quei luoghi ha vissuto e predicato. Oltre a questo vengono organizzate durante l’anno eventi culturali e feste. Si tratta di un paese molto ospitale, soprattutto con i gruppi scout, che merita di essere visitato.

Il percorso che vi proponiamo è quello che va da Riofreddo a Vallinfreda. Riofreddo è raggiungibile da Roma con il Cotral. A Vallinfreda potete pernottare in tenda a Le Aie (chiedendo autorizzazione al comune) oppure al chiuso nell’ex sala comunale (con bagni e cucina). Da poco fuori Vallinfreda parte un sentiero che permette di arrivare alla stazione di Arsoli. Il percorso è stato parte integrante dell’EPPPI “Strada e tecniche innovative 2.0”, potete trovare il percorso completo e maggiori dettagli su Lazio in Spalla seguendo il link goo.gl/w3ak1g

foto di Giorgio Pincitore

DA RIOFREDDO A VALLINFREDA

IL GRAN RITORNO DELLA e Alessandro Augello ROUTE DELLO SPIRITO di Giulia Mazzoni incaricati regionali alla Branca R/S

L

a novità più bella in branca R/S quest’anno possiamo dire con convinzione è rivolta ai rover e alle scolte sui passi di responsabilità, torna infatti la route dello spirito. Più che una novità, un remake. Più che un evento sconosciuto, una proposta antica, arricchita però dalle riflessioni che, in questi anni, hanno coinvolto la branca e che l’Epppi “Chi perde la sua vita per me la troverà” (Il servizio come dono e piena realizzazione di sé.

Dal fare servizio all’essere servo, una scelta che cambia la vita), organizzato nella scorsa primavera, ci ha suscitato.

Dedicare del tempo a quella parte di sé che maggiormente viene accantonata in attesa che “qualcosa proprio lì cambi”, interrogarsi sulla relazione con il trascendente, riconoscere nelle scelte della propria Partenza la chiamata del Signore a conoscerlo, a seguirlo e a servire, poter stare in intimità con Lui, pregare, scrutare e farsi trovare dalla Parola, crediamo fermamente siano bisogni fondamentali per i ragazzi che progettano la parte finale del loro cammino nel clan/fuoco. Farlo lungo la strada, zaino in spalla, camminando a fianco ad altri, uniti dalle stesse domande e, soprat-

tutto, scoprire insieme quale gioia ci sia nel riconoscersi cristiani sappiamo bene, noi capi, che occasione unica sia. La nostra route dello spirito vuole essere dunque un’occasione per dare ai ragazzi il tempo per

fermarsi e guardarsi dentro, guardare al proprio rapporto con il Signore, aggiornare il proprio punto della strada rispetto soprattutto a questa dimensione. E ancora, interrogarsi sulla vocazione, sulla propria chiamata con l’aiuto della preghiera e della Parola, confrontarsi con i propri coetanei sui dubbi ricorrenti circa la scelta di fede e la propria Partenza, recu-

| 19

“Un aggettivo per questa Route?

Direi... Ricca! Di attività, idee, stimoli, strada, condivisione, amicizia, sole, luoghi, persone, testimonianze, voglia di mettersi in gioco, voglia di cantare, di divertirsi, di scoprire, di confrontarsi, di imparare. Gli ingredienti per partecipare dovrebbero essere un quintale di dubbi, 20 | mezzo di domande, un pizzico di curiosità, due

etti di pazienza, stile e voglia di mettersi in gioco q.b. (quanto basta ...ma non basta mai!).

Quello che non serve sono conoscenze particolari di carattere teologico, sentirsi arrivati da qualche parte, preoccupazioni, orologi, capacità di sostenere interminabili e noiose discussioni sulla fede senza addormentarsi. Ed ecco che la Route dello Spirito è fatta! E dopo essersela gustata si portano a casa davvero tante esperienze.

L’esperienza di Dio che si mostra lungo la strada, che parla non solo attraverso le persone, ma anche attraverso i luoghi. Si porta a casa l’esperienza di diventare davvero compagni mangiando lo stesso pane, di sentirsi fratelli di ogni altra guida o scout, di cantare per affrontare le salite,

di aiutarsi se ci si stanca, di abbeverarsi alla stessa fonte, di dormire sopra lo stesso prato e sotto lo stesso cielo, e molto altro ancora.

Spero veramente che tanti altri dopo di me, che ho avuto la fortuna di partecipare alla prima, epica, fantastica route dello spirito, avranno la possibilità di affidarsi alla pazienza e alla dolcezza dei capi. E se lo dice una scolta, provare per credere!”.

Iscrizioni aperte da qui a pochi giorni (se non addirittura già aperte quando tu, capo clan, leggerai questo articolo!) su buonacaccia.net.

STRATEGIE NAZIONALI DI INTERVENTO, QUESTE SCONOSCIUTE

E

bbene sì, ci siamo riusciti anche questa volta! Non pensavamo fosse possibile inserire nel nostro vocabolario associativo una nuova impronunciabile, improbabile e indecifrabile sigla. Dopo Co.Ca., Con.Ca., Con.zo., CSq. (l’elenco potrebbe proseguire ben oltre) ecco licenziate dalla nostra prolifica associazione le SNI. Una bella novità, certamente, quella delle Strategie Nazionali di Intervento, che porta con sé nuove opportunità e arricchimento.

Proveremo ad illuminare nei suoi diversi aspetti questo acronimo che, pur avendo trovato concretezza nel Consiglio generale 2017, ha iniziato il suo percorso ben prima, già nel 2014.

Nella relazione del Comitato nazionale al Consiglio generale 2014, veniva richiamata l’attenzione dell’Associazione su una sorta di scollamento che era possibile cogliere tra i diversi momenti della vita associativa, una sorta di sfilacciamento del tessuto associativo. Di lì, da quella lettura, nacque il percorso che si è concluso nel 2016 quando, sul prato di Bracciano è stata licenziata la Riforma Leonardo, che è divenuta il punto da cui l’Associazione è ripartita.

Ecco quindi cosa è accaduto dal 2014 ad oggi: c’è stata una lettura, è stato rilevato un bisogno, analizzato e condiviso; è stato scelto ed elaborato un percorso, che si è concretizzato in una decisione condivisa in Consiglio generale.

Un po’ come quello che succede in Route: arrivati in un luogo ci fermiamo, pernottiamo, facciamo il bivacco e poi ripartiamo. Così è stato anche per la nostra associazione con l’obiettivo di far sì che le nostre comunità capi e le nostre Zone, artefici della nostra proposta educativa, siano protagoniste della vita dell’Associazione e ne orientino le scelte e il cammino.

È un cambiamento che parla di luoghi associativi che abbiamo riempito diversamente dal passato, nei quali si continuerà a formare il pensiero, a far sintesi della nostra storia e a costruire il futuro. Ma di tutto ciò saranno protagoniste le comunità capi e le Zone.

Ed è importante che ogni capo sia consapevole di questa nuova prospettiva e della responsabilità che ne deriva.

Il Progetto nazionale 2012-2016, dal titolo “Sentinelle di positività” è l’ultimo Progetto nazionale dell’AGESCI. Nel tempo si è verificato che spesso questo documento non costituiva una reale traccia di lavoro per l’Associazione, rimanendo spesso in penombra, vissuto più come emanazione dei vertici associativi che reale occasione di condivisione progettuale per | 21 tutti.

di Chiara Francia, incaricata al coordinamento metodologico

perare una “manualità”, e acquisire competenza nello “sfogliare” ed entrare nelle Sacre Scritture.

Marta, una scolta che partecipò alla prima route dello spirito del 2011 e che ci piace immaginare oggi, chissà, magari come una capo fuoco, quando le chiesero di fissare su carta le riflessioni a caldo dopo l’evento appena vissuto scriveva così:

Comunità Capi, Zone e Regione, ognuna per il proprio livello, sono ora chiamati a concretizzare in azione quanto indicato dalle Strategie, rispondendo così ad esigenze emerse dalla lettura della realtà associativa sul campo, anzi, sui campi, dove giocano le nostre unità.

Il livello regionale ha colto la sfida e si appresta ad intraprendere questo percorso dopo la condivisione ed il confronto nell’assemblea dei capi del novembre 2017.

La Comunità Capi, chiamata ad un cammino sul discernimento, sarà sostenuta mediante l’accompagnamento dei Capi Gruppo, non solo su questo tema ma più in generale in una rilettura della vita delle Co.ca. in ogni aspetto.

Come Capi educatori siamo chiamati ad educare al sogno; la Regione inizia quest’anno un percorso di ampio respiro che vedrà i capi impegnati in Consiglio Regionale e nelle Branche confrontarsi avendo come centro il ragazzo che si sogna persona realizzata e felice sulla pista che porta il bambino a diventare uomo e donna della partenza. In particolare inizieremo una riflessione sugli ambienti educativi come luogo dove si concretizza questo sogno.

L’ambito dell’accoglienza troverà la sua azione in occasioni di analisi ed approfondimento sulle tematiche delle “nuove” disabilità senza trascurare opportunità di incontro e servizio supportati dalla preziosa sensibilità del settore Foulard Bianchi .

Ora sta a tutti noi dare concretezza alle Strategie Nazionali di Intervento, sentiamole nostre, facciamole nostre e trasformiamole in azioni.

Buona strada a tutti noi!

INTERVISTA TRIPLA AI CONSIGLIERI GENERALI ELETTI IN ZONA

A

ll’inizio di un nuovo anno sono molte le novità che ci ritroviamo ad affrontare, così come dietro ad ogni riforma ci sono delle novità che cambiano il modo di guardare ad una determinata cosa.

N: Noemi Ruzzi, Zona Auriga, sono consigliere

generale da 3 anni (o consigliera per chi ama coniugarlo al femminile), sto entrando nel mio ultimo anno di mandato.

Sono stata eletta in regione, su proposta della mia zona. La zona Auriga ha precorso i tempi L’anno scorso si è iniziato a dar voce a questa novità, della riforma perché, in assemblea, ha votato la la novità della Riforma Leonardo. mia candidatura al livello regionale.

In particolare vogliamo concentrarci sul cambiamento portato alla figura del Consigliere generale, che S: Simone Marzeddu, Consigliere Generale della come ora sappiamo è una figura diventata portavoce Zona Tuscia, eletto il 13 novembre 2016. al livello nazionale delle necessità della nostra Zona, un tentativo di avvicinare di più l’associazione alle Come descriveresti il cambiamento del ruolo di problematiche e alle necessità che abbiamo con i Consigliere all’interno dell’Agesci? La partecipazione al ragazzi nelle nostre unità. È infatti un consigliere che Consiglio Generale allargato agli vive la nostra Zona, con il quale abbiamo modo di eletti in Zona che livello quaparlare in maniera più diretta, senza intermediari. litativo ha portato?

A: In realtà, essendo stata eletta dopo la riforma, non ho vissuto in prima persona il cambiamento e quindi non Buona Strada! Nome, Zona, da quanto tempo sei posso portare opinioConsigliere. ni di confronto. Credo, però, che l’essere eletti in A: Mi chiamo zona abbia avuto il pregio di ridaAlessia Lo re a questo servizio una dimensione più legaCascio, sono ta al territorio e ai capi.

Consigliera generale N: Il consigliere generale oggi è all’inper la terno del Comitato di Zona, del zona Consiglio di zona e del Consiglio regioFenice da nale. Eleggendo il consigliere in zona, novembre l’Agesci ha voluto rafforzare la rappresendel 2016. tanza della base dell’associazione a livello nazionale. In tal modo tutti i capi dei gruppi di È passato un anno da allora e in questo periodo l’Associazione, ma soprattutto i diretti interessati, hanno capito come svolgere al meglio il servizio al quale sono stati chiamati. Che qualcosa sia cambiato è certo, ascoltiamo allora le impressioni di alcuni di loro.

di Mattia Italiano

L’intero sistema dei progetti, griglia tanto amata/odiata a tutti i livelli associativi, è stato oggetto di riflessione e verifica, con un percorso che ha coinvolto tutti capi dell’associazione e che ha portato all’elaborazione ed approvazione delle nuove Strategie Nazionali di Intervento.

L’associazione, nei prossimi 3 anni , camminerà su tre piste: un luogo (la comunità capi) e due ambiti (educare al sogno e l’accoglienza) che ispireranno la politica associativa verso l’esterno, nonché le scelte e l’azione educativa di tutti i livelli (gruppo, zona, regione, nazionale).

L’approvazione delle Strategie nazionali d’intervento arriva alla fine di un ampio confronto tra i Consiglieri Generali, che hanno avuto la possibilità di lavorare su tutte le proposte presentate dalle Regioni e che sono arrivati a definire i risultati con grande convergenza democratica, come dimostra l’ampia maggioranza con cui le nuove linee guida dell’Associazione sono state votate.

Il respiro delle SNI è, quindi, molto ampio: 22 | nascono fra i Capi tutti che, confrontandosi prima in Co.ca. e poi in Zona, portano all’attenzione dei livelli regionali ed infine del nazionale quanto sta maturando nelle pieghe della vita associativa, leggendo la realtà educativa di oggi con gli occhi di ogni Capo.

La condivisione di queste voci si traduce, ad opera del Comitato nazionale, in contributi che serviranno, in consiglio generale, alla elaborazione ed approvazione delle Strategie.

Dal Consiglio generale, popolato da capi individuati da ogni zona (ricordate i consiglieri generali che avete eletto nell’ultima assemblea di zona?

Ecco proprio loro) le SNI tornano a noi capi, tutti.

S: Il ruolo del Consigliere generale AGESCI è cambiato radicalmente, dopo la riforma. La modifica statutaria e regolamentare ha inciso soltanto nel luogo di elezione ovvero dalla Regione alla 24 | Zona, ma per quanto riguarda la costruzione del pensiero associativo, è davvero cambiato tutto. Il Consigliere generale adesso vive in tutti i livelli

nale, provengano da tutti i territori, ovvero le zone. Per quanto riguarda il numero dei partecipanti al CG siamo passati da circa 250 a 350, il processo di costruzione del pensiero associativo pertanto risulta essere meno immediato all’interno delle commissioni (essendo praticamente un confronto tra circa 40 persone), per la traduzione delle mozioni, e figuriamoci in plenaria. Per quanto riguarda il livello qualitativo, i Consiglieri generali sono davvero espressione della Zona, pertanto possono riportare in plenaria e nelle commissioni delle istanze davvero sentite per le Comunità capi. In questo modo la discussione degli ordini del giorno del Consiglio generale, appare più prossima alle questioni associative alle quali le Comunità Capi chiedono risposta.

In termini numerici brutali appare forse più difficoltoso fare sintesi. In ogni caso ci rendiamo conto che è passato soltanto un anno dall’applicazione della riforma, ma siamo altresì fiduciosi che con qualche accorgimento logistico di Capo Guida e Capo Scout (duplicazione delle commissioni ad es.) permetteremo alla nostra associazione di avere un parlamento ancor più bello.

Associativi (Zona, Regione, Nazionale) e magari svolge anche del servizio nel suo gruppo. Adesso il CG eletto in zona viene a conoscenza di situazioni e problematiche riguardo la vita delle Comunità capi e dei gruppi in maniera molto più diretta e meno sintetica di quanto avvenisse prima. Infatti prima della riforma Leonardo, i ruoli che portavano al livello regionale la sintesi del pensiero Associativo delle Co.Ca. erano gli RRZZ. I Consiglieri generali, eletti in Regione, solo dopo un’ulteriore sintesi di livello regionale, trasmettevano tali istanze al livello nazionale.

Alcune Zone probabilmente sono state fortunate, anche gli scorsi anni, avendo già un consigliere che viveva la Zona e la realtà dei gruppi limitrofi.

Altre invece non lo avevano mai avuto, pertanto numerose dinamiche dei livelli superiori sono sempre state vissute in maniera molto frammentata. Alcune modifiche (regolamentari, metodologiche ecc.) per molte zone, e per tantissimi capi, sono state viste soltanto negli anni come qualcosa “calato dall’alto”. Nell’idea che ci facciamo di “parlamento associativo” forse è ancor più bello pensare che quei capi, che compongono l’organo legislativo, che esprime la volontà a livello nazio-

Se eletto in Zona, come hai visto l'interesse della zona all'elezione diretta del proprio Consigliere? Vi era più di una candidatura? È stato visto con un ulteriore impegno o vi sono state diverse disponibilità?

A: Nella mia Zona c'è stato grande interesse a

foto di Francesco Mastrella

un territorio possono interloquire direttamente con la persona eletta, che diventa il referente diretto delle esigenze e del pensiero associativo della sua zona, pur non avendo un vincolo di mandato. A mio parere andrebbe verificata la reale esigenza della presenza del consigliere generale in tutti gli organismi associativi sopra elencati e la reale necessità della sua presenza in tutte le riunioni, indipendentemente dall’OdG.

questo cambiamento, come se rispondesse alla necessità che la Zona sentiva (e sente) di voler comunicare in maniera più efficiente con gli altri livelli associativi. Per quanto riguarda le candidature, la mia zona doveva esprimere due CG, un uomo ed una donna. Per il ruolo maschile c'erano due candidati, mentre per il ruolo femminile c'ero solo io.

di Viterbo) che, oltretutto, inizia ogni anno le attività con la difficoltà nell'apertura delle unità per la grande scarsità di capi, rendendo davvero difficile lo sviluppo (ma soprattutto il mantenimento) dello scoutismo nel territorio. Ciò, ovviamente, fa concentrare l'attenzione della maggior parte dei Capi sulle attività interne ai Gruppi ed una conseguente limitata disponibilità a ricoprire incarichi sia in Zona (membri di comitato, incaricati alle branche ecc.) che in altre strutture. La nostra Zona durante l’Assemblea nella quale sono stato eletto sono state presentate, oltre la mia altre due candidature. La figura del Consigliere generale è stata davvero una novità per la nostra realtà.

In cosa consiste e come vivi il Consiglio e Comitato, nonché la vita di Zona?

A: Sicuramente, con la riforma, il servizio di CG è diventato più impegnativo perché si deve partecipare a quasi tutti i livelli associativi . Essere parte attiva della zona (consiglio, comitato) dà sicura| 25 mente strumenti e occasioni di crescita che permettono di essere più competente nel ruolo di Consigliere Generale ma soprattutto di raccogliere tutte quelle esperienze, istanze, idee, opinioni, difficoltà da portare poi come bagaglio a Consiglio generale. Una riflessione, però, secondo me andrà fatta in merito alla partecipazione in comitato di zona. Ha senso, è realizzabile, una partecipazione con solo diritto di parola in un organo politico/esecutivo come il comitato di zona?

N: In questo primo anno di riforma vissuta, la tensione è stata quella di fungere sempre più da cerniera tra i livelli. Ma la Zona ancora non è abituata a ragionare nelle nuove modalità: si fa fatica a proporre e a discutere temi di rilevanza nazionale, perché tali temi appaiono come ulteriori oneri rispetto ai molti compiti statutari affidati S: La nostra zona Tuscia è una realtà piuttosto alla zona. piccola (in termini di numero dei gruppi censiti), ma abbastanza sparsa sul territorio (la provincia S: Nel Consiglio di Zona sostengo i Responsabili

di Zona per favorire il dibattito e il confronto fra le comunità capi e gli altri livelli associativi.

Inoltre cerco di attuare quel meccanismo di sintesi per leggere a livello di Zona lo stato dell’Associazione e la realtà giovanile, affinché possa tradursi in un processo di discussione e cambiamento da riportare ai vari livelli. Sostengo il mio Comitato nell’attuare il programma di Zona, ad esempio aiuto nella programmazione degli incontri, affinché possano inserirsi all’interno dei percorsi associativi avviati. Cerco di visitare le Comunità capi per rendere parte i capi dei percorsi aperti della nostra Associazione, ma soprattutto per avere da loro dei riscontri rispetto a quello che viene portato avanti, cercando anche di dare seguito a delle tematiche di cui le Co.Ca. vorrebbero interrogare l’Associazione.

S: I Responsabili di Zona all’interno del Co.Re.

sono indispensabili per realizzare il collegamento tra le Zone il sostegno alle Zone per la realizzazione dei loro compiti e per promuovere la sintesi della lettura dello stato dell’Associazione, della realtà giovanile e delle esigenze dei soci adulti operate dalle Zone. I Consiglieri generali in aggiunta nel Co.Re. possono sostenere la formulazione della politica associativa e curarne la diffusione e l’attuazione nell’ambito della Regione. Inoltre possono aiutare gli RRZZ nel curare collegamento e favorire la circolazione delle informazioni fra le Zone, ma soprattutto possono incrementare questo collegamento con il livello nazionale. Per identificare i diversi ruoli, sarà in ogni caso di aiuto l’espletamento della moz. 16 del CG 2016, quando sarà portata in esito di mandato. La mozione, infatti, impegnava Capo Guida e Capo Scout di redigere un La partecipazione al Consiglio regionale che valore documento sulla figura del nuovo Consigliere aggiunto può dare alle Zona visto che vi partecipano i generale (eventualmente inserendola nello Statuto propri Responsabili di Zona? nella parte riguardante la Zona) e di ridefinire il profilo del Responsabile di Zona.

26 | A: Non credo che la partecipazione del CG al Consiglio Regionale dia valore aggiunto alla zona Come il Consigliere Generale eletto dalla Zona può coorche è già ben rappresentata dai RRZZ, penso però dinarsi a livello Regionale con gli altri Consiglieri e, che sia funzionale al servizio di CG che attraverso soprattutto, è necessario? la partecipazione al Consiglio Regionale può confrontarsi con realtà differenti rispetto alla sua A: L’anno passato abbiamo programmato un zona e portare all’attenzione della regione sensi- calendario di incontri tra i Consiglieri Generali bilità e aspetti diversi rispetto ai RRZZ. del Lazio. Io credo siano stati incontri veramente funzionali al mio servizio, infatti, non solo sono N: Il ruolo del consigliere generale in consiglio stati occasioni formative nelle quali ho potuto regionale è di fondamentale importanza e non si confrontarmi con capi che avevano più esperiensovrappone a quello dei responsabili di zona. Il za e approfondire tutti gli aspetti di questo ruolo, valore aggiunto è quello di avere una visione glocal: non ultimo come essere a servizio dei capi della esigenze e potenzialità della zona possono essere mia zona, ma mi hanno anche dato l’occasione di lette alla luce dell’esperienza di tutta l’associazione. approfondire e ascoltare esperienze e punti di Il Consigliere generale ha un ruolo di ascolto atti- vista differenti su temi specifici del Consiglio vo, dunque dovrebbe essere capace di proporre Generale al di là di quelle condivise in zona. Altro idee e soluzioni alla sua zona, che ha appreso da aspetto importante di questo tipo di coordinazone di altre regioni, che possono suggerire best mento è sicuramente la possibilità di creare un practices applicabili in contesti territorialmente gruppo coeso che riesca a portare la voce di tutta simili, anche se geograficamente lontani. la regione all’interno del Consiglio generale.

N: È importantissimo, perché quello regionale è Sicuramente il cambiamento sarà più efficace un luogo di sintesi e confronto e il coordinamento tra consiglieri consente la partecipazione della Regione al Consiglio generale con una linea condivisa e ragionata sui diversi temi all’ordine del giorno.

S: Al momento l’unico momento “istituzionale” nel quale possiamo incontrarci e confrontarci, oltre ovviamente il Consiglio generale, è il Consiglio regionale. Ogni riunione del Co.Re., non dispone purtroppo del tempo materiale, per contribuire costantemente alla realizzazione nell’ambito regionale delle sintesi delle varie istanze da portare al Consiglio generale. Da alcuni anni pertanto i Consiglieri generali della nostra regione si riuniscono periodicamente, qualche sera in più, per discutere dei documenti preparatori e degli orientamenti del Consiglio nazionale con i Responsabili regionali, orientarsi sulle mozioni/raccomandazioni, e la cosa più importante, “fare squadra insieme”. Per la mia esperienza da Consigliere ritengo che sia necessario individuare delle ulteriori occasioni di coordinamento tra Consiglieri, per aiutarci a comprendere i documenti, per formarci al ruolo e nel ruolo, per adottare lo stesso modus operandi all’interno delle Zone, e per individuare tutte le modalità possibili che possano favorire la partecipazione dei soci alla costruzione del pensiero associativo.

Come può questo cambiamento aiutare i capi a contatto con i ragazzi nei propri gruppi?

A: Questo dipenderà da come i CG riusciranno ad essere “ponte” tra i gruppi, la Zona e il Consiglio generale, infatti non sempre è semplice portare istanze e necessità particolari all’interno dell’ampio consenso del Consiglio generale e contemporaneamente avvicinare e far appassionare i capi della zona al dibattito associativo.

tanto più riusciremo a mantenere alta l’attenzione dei capi sui temi associativi.

N: Rispondo con un esempio concreto. Se un Consigliere generale deve lavorare al cambiamento metodologico o a quello della formazione capi in consiglio generale, e il contatto con i capi della sua zona è diretto, potrà portare a livello nazionale le reali esigenze e le esperienze concrete vissute nei gruppi e nelle unità.

S: La Zona, dopo la riforma, assume un’importanza molto importante, più di quanto non lo fosse già. La riforma Leonardo sarà ritenuta applicata, quando i Consiglieri generali singoli o il Consiglio Regionale (tramite un lavoro molto capillare) proporranno degli Ordini del giorno dei prossimi CG a Capo Guida e Capo Scout, contenenti delle tematiche che sono davvero a cuore delle nostre Co.Ca. per il bene dei nostri ragazzi e della nostra grande famiglia scout. Le | 27 Comunità capi, anche delle Zone distanti dai poli centrali regionali, hanno la possibilità di sentirsi ancora più parte integrante della nostra grande Associazione, diffusa su tutto il territorio nazionale, in quanto ora è davvero capillarizzata all’interno dei territori. Ciascun capo conosce personalmente il proprio Consigliere generale, o può contattarlo direttamente per chiedergli dubbi, perplessità o magari proporre delle “idee” di cambiamento. Tutto ciò è necessario per orientare il pensiero associativo e le varie istanze verso il vero cuore pulsante dell’AGESCI: la Comunità capi.

LE COMUNITÀ CAPI IN CAMMINO, UN CAMMINO DI DISCERNIMENTO

LA NOVITÀ, UN PENSIERO SPIRITUALE

“E

ra l’estate del 1993, verso la fine di luglio, ed ero al mio primo campo di reparto come AE. A dire il vero era il mio primo campo scout in assoluto. Il posto era favoloso, uno spiazzo tra il bosco ed un ruscello di montagna, che invitava a meravigliarsi della natura, a fermarsi, a pregare. Da buon frate, quasi ventitreenne, mi ero portato il breviario per la Liturgia delle Ore. Come tutti sapete il tempo al campo è sempre poco e riuscivo a pregare l’ufficio delle letture mentre i ragazzi/e preparavano il pranzo. Mi sedevo su un tronco vicino al luogo del fuoco serale e recitavo le mie preghiere.

Un giorno ero a pranzo da una squadriglia femminile e le ragazze, che mi avevano osservato nei giorni precedenti sedermi con un libro sempre alla stessa ora nello stesso luogo, mi chiesero

E

cosa leggessi. “Non leggo, prego” dissi, “il libro che mi vedete usare è il mio libro delle preghiere”. “E quando l’hai finito?” mi chiese la più piccola. “Ricomincio”, ribattei. “Non rischi di impararlo a memoria”, mi fece un’altra. “Beh, qualche rischio c’è, ma c’è sempre qualcosa che rende nuova la mia preghiera e i salmi che recito”, risposi. “Ah sì! Cosa per esempio?” domandò la caposquadriglia, che ormai, con il resto della squadriglia, aveva dimenticato l’acqua sul fuoco per seguire il dialogo. “Voi – dissi semplicemente – fino a quest’anno non esistevate nella mia vita, per cui non eravate nei miei pensieri e nel mio cuore al momento della preghiera. Ora, invece, vi conosco, vi voglio bene e, dal momento che siete parte della mia vita, la mia preghiera è nuova, anche se conosco i salmi a memoria”. “Perciò in questi giorni stai pregando | 29

di Frà Stefano Lovato,

regionale in cui tutte le comunità capi si possano confrontare per portare insieme esperienze, dubbi, immagini e colori di questo primo tratto di strada. Un momento che non dovrà essere un mero evento, di cui ovviamente non se ne sente il bisogno, ma un luogo in cui maturare l’importanza dei cammini che si fanno associazione. La route sarà dunque non solo la conclusione ma la partenza di un cammino nuovo, cogliendo la riflessione e il cammino sul discernimento anche per leggere lo stato delle nostre comunità capi oggi, individuandone bisogni e immaginando piste di lavoro per il prossimo futuro così come la Strategia nazionale di intervento sulla Comunità Capi ci consegna per i prossimi due anni. “La comunità capi, come comunità cristiana, parte della Chiesa missionaria nell’educazione, è il luogo in cui, per noi, ha inizio il cammino di discernimento”.

Assistente ecclesiastico regionale

a cura del Comitato regionale

ra il 2015 quando il Consiglio generale approvò la mozione 45 e la mozione 41, impegnando il Comitato nazionale e il Consiglio nazionale a condurre “ampie riflessioni” e “percorsi di approfondimento” sui temi legati all’affettività e soprattutto alle fragilità personali”. Si apre così la presentazione del documento sul discernimento che animerà la vita ed i cammini delle comunità capi della nostra associazione nel corso di quest’anno. Un percorso che l’associazione ha pensato in maniera diffusa suggerendo una prima parte dell’anno dedicata all’approfondimento e una seconda di preparazione all’interno delle comunità capi di appartenenza per arrivare alle route di Co.ca. in cui “la comunità capi si mette in cammino per vivere un 28 | momento di condivisione e di riflessione sul percorso. La strada diventa ora occasione per condividere il proprio percorso personale, per confrontarsi, per pregare, per fare scelte, per giocare insieme”.

Ci preme sottolineare due passaggi che riteniamo importanti per evitare che tale discorso venga vissuto solamente come occasione all’interno di un calendario scout pieno di iniziative ed eventi. Il primo è l’atteggiamento con cui affrontare il tema del discernimento che andrà vissuto come un cammino importante dall’intera comunità capi aiutati dagli assistenti ecclesiastici, ma non lasciando solo nelle loro mani l’intero percorso. Il discernimento dovrà diventare quindi sempre più lo stile del cristiano, del singolo e della comunità aiutandola a vivere nella sua pienezza la responsabilità di camminare insieme. Il secondo è la conclusione del percorso che come consiglio regionale abbiamo pensato di vivere con un momento di incontro

Rapisca, ti prego, o Signore, l’ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia per amore dell’amor tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell’amor mio. (FF 277)

40 ANNI!

40

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opera tiva

un piccolo magazzino già esisteva ed era situato in via della Conciliazione, poi trasferito negli anni 60 nella sede ASCI di P.zza P. Paoli 18 nel locale dove oggi c'è la reception dell’Agesci; ● nel 1978 nasce la cooperativa La Tenda che rileva il magazzino Agesci; ● nel 1997 il punto vendita di Roma si trasferisce nell'attuale sede di Via Adalberto; ● nel marzo del 2006 viene aperto il punto vendita a Latina, scelta fatta per avvicinarsi alle famiglie di fuori Roma e delle zone del sud del Lazio.

Tanti i nomi degli impiegati che hanno lavorato e lavorano nei due negozi, di Roma e di Latina, oltre ai tanti capi volontari che hanno fatto parte dei vari consigli di amministrazione che si | 31 sono avvicendati in questi anni.

Importantissimo ricordare il supporto che La Tenda esercita verso l’attività scout di tutta la regione Lazio: negli ultimi 15 anni sono stati Un pò di storia: ● nel 1970, in via della Pigna presso il Vicariato, erogati ai gruppi soci oltre 500mila euro, attraviene utilizzato un locale come magazzino verso la pratica dei ristorni, scelta di cui la cooASCI, divenuto Agesci nel 1974; negli anni ‘50 perativa va orgogliosa oltre modo.

anni…quaranta anni di servizio, speso per le famiglie dei nostri ragazzi!

Si, perché la cooperativa “La Tenda” nasce con la vocazione del servizio: è scritto chiarissimo nello statuto "La Tenda è una società cooperativa a mutualità prevalente che, nel rispetto dei principi e del metodo della mutualità senza finalità speculative, si propone di esercitare quale propria attività, la fornitura ai singoli iscritti e loro famigliari dell'Agesci di beni e servizi atti allo svolgimento delle loro funzioni o attività...".

E proprio il prossimo 22 febbraio 2018 saranno quaranta anni che la cooperativa ha visto i suoi natali!

Migliaia le famiglie servite fino ad oggi, migliaia i ragazzi passati nel negozio, a misurare camicie, pantaloncini, gonne e cappellini, centinaia le squadriglie che hanno messo insieme il proprio materiale per campi e uscite!

a cura del Consiglio di amministrazione cooperativa “La Tenda”

anche per noi! Figo, grazie frate!” chiuse la vice. le, ma una tenda che è contemporaneamente segno di accoglienza e mobilità. La novità di Quando sentiamo la parola novità pensiamo Cristo sta nell’incontro personale con chi lo sempre all’ultimo film in uscita, alla moda per il cerca, con chi l’aspetta e anche con chi non ci prossimo inverno, agli aggiornamenti dei nostri pensa affatto “Zaccheo, scendi subito, perché sistemi operativi, e la pubblicità ci convince che oggi devo fermarmi a casa tua” (Lc 19,5): Dio, sarà qualcosa che stravolgerà il nostro modo di nel Figlio, si propone; se lo accogliamo sarà la vivere, di vestirci o di usufruire di un determina- nostra novità “in fretta scese e lo accolse to strumento. In realtà le novità che siano real- pieno di gioia” (Lc 19,6), altrimenti sarà un mente tali sono poche e quasi sempre non toc- incontro come tanti, un salire sulla metropolicano la nostra vita perché riguardano scoperte tana senza farsi sfiorare dall’umanità che vi è scientifiche che spesso non ci sfiorano nemme- schiacciata dentro. La novità di Cristo sta nel no. Le novità serie, allora, sono quelle che scon- motivo della sua nascita: “Dio infatti ha tanto volgono la nostra vita: la nascita di un figlio, la amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, morte di qualcuno che amiamo, la perdita perché chiunque crede in lui non muoia, ma improvvisa del lavoro o un’offerta di lavoro ina- abbia la vita eterna” (Gv 3,16). È l’amore a renspettata. Questo vale nella vita di ogni giorno dere nuova la nostra relazione con Dio, non come nella vita di fede: per noi cristiani la novi- però il nostro verso Dio, ma quello di Dio nei tà è Cristo. Il suo essere “buona novella” sta nostri confronti: è Dio che nel Figlio si muove proprio nel fatto che l’Emanuele-il- Dio-con- verso di noi, è Dio che si preoccupa affinché noi che da sempre accompagna il popolo di abbiamo la vita eterna, è Dio che pone la sua Israele ha deciso di farsi presente in modo diver- tenda in mezzo a noi per starci vicino, è Dio 30 | so: non più nella nube o colonna di fuoco che, contraddicendo all’idea stessa di Dio dell’Esodo (cf. Es 13,21), non più nell’arca del- (immortale), muore per amore nostro e risorge l’alleanza (cf. Es 25,10-21), non più attraverso i per darci la vita. Questo modo di amare di Dio profeti, ma direttamente con il Figlio nato in è la novità, talmente sconvolgente che Giudei e mezzo al suo popolo. L’espressione usata da Greci non l’hanno capito: “noi predichiamo S.Giovanni nel prologo del suo Vangelo è: “et Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei e stolhabitavit in nobis” (Gv 1,14) che può essere tra- tezza per i pagani” (1Cor 1,23) ci ricorda S. dotta “e pose la sua tenda in mezzo a noi”; Paolo. Vi invito a cogliere la novità di Cristo la tenda e non un palazzo, non un tempio, non nella vostra vita con una brevissima preghiera qualcosa di inamovibi- di S.Francesco d’Assisi che riassume la forza dell’amore di Cristo per noi e quello che noi dovremmo avere per Lui:

la ten so