inCorso #60 - opinione e notizie in CMB

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INTERVISTA

inCorso - n.60

Luigi Saporito appassionato di terra e ambiente fin dai tempi della scuola media GESTIRE LA VITA DI UN’OPERA Penso che gli interventi in Project Financing non possano essere considerati come segmenti separati tra costruzione e gestione. È una sorta di “economia circolare” dove il compito di chi rimarrà a gestire è anche quello di dare input progettuali fondamentali per la gestione dell’intero ciclo di vita dell’opera. Questo richiede una visione molto ampia, multidisciplinare, e soprattutto a lungo termine SOPRA Luigi Saporito

Ciao Luigi, ci hanno detto che sei l’unico Geologo di CMB: cosa ti ha spinto a scegliere questo percorso di studi? Che tipo di lavoro immaginavi da studente? La Terra e l’ambiente in cui viviamo mi ha appassionato fin dai tempi della scuola media, arrivato alle scuole superiori le mie inclinazioni hanno avuto un’ulteriore spinta e immaginavo di poter diventare un ingegnere ambientale. Durante il periodo scolastico, nei pomeriggi e il sabato, lavoravo nello studio tecnico di mio zio, un ingegnere della mia città di origine: in quell’occasione ho maturato la convinzione che per essere un bravo ingegnere prima bisogna essere un geologo. Tutto quello che riusciamo a realizzare, infatti, viene sempre dalla Terra (materie prime, energia, tecnologia) e trova collocazione nella stessa Terra, da cui ha avuto origine, ma con un impatto che può essere devastante (frane, alluvioni, terremoti, inquinamento). Essere un geologo ti permette di avere una visione completa di tutto ciò che l’uomo crea e di cui fa parte: per questo motivo sono diventato un geologo ambientale.

Hai avuto altre esperienze prima di arrivare in CMB? Per quattro anni ho fatto il geologo in libera professione, dedicandomi quasi interamente a consulenze per progetti naturalistici di cui uno all’estero. Prestavo grande attenzione allo studio dell’impatto ambientale, che per quegli anni però era quasi un’eresia: mi sono ritrovato emarginato dal contesto generale ancora proiettato verso l’era consumistica e che spesso richiedeva figure professionali volte a sfruttare al massimo la spinta economica del momento, ignorando totalmente gli effetti negativi sull’ambiente e, quindi, sull’economia di lungo periodo. Quale strada ti ha portato in CMB? Conclusa l’esperienza da geologo e non avendo mai perso i contatti con il lavoro in cantiere, nel 1999 sono stato assunto da un’impresa medio-piccola che aveva acquisito due commesse in Emilia-Romagna: una a Carpi e una a Modena. Nei due anni e mezzo di permanenza in zona, CMB approvvigionava i miei cantieri attraverso il magazzino edile, per cui spesso mi capitava di passare in sede

per saldare i conti aperti, ma non avrei mai potuto immaginare che via C. Marx 101 potesse diventare la mia sede di lavoro. Qualche mese prima del trasferimento e ormai proiettato verso un ritorno nella mia amata Sicilia, mi è capitato di leggere il giornale e mi ha incuriosito un annuncio relativo alla ricerca di figure professionali da parte di una grande impresa nel settore delle costruzioni. Ho preso nota e manifestato interesse: dopo pochissimi giorni fui contattato da Paolo Zaccarelli per un colloquio conoscitivo. Ho sconvolto tutti i miei piani e mai avrei immaginato che da un colloquio conoscitivo mi potesse arrivare una proposta di lavoro. Dopo due notti insonni, ho deciso di provare questa nuova esperienza e il 2 settembre del 2002 fu il primo giorno di lavoro in CMB. Come si è evoluto il tuo ruolo all’interno di CMB? Quali sono state le principali esperienze fatte? Ho iniziato da direttore di cantiere seguendo due cantieri vicini alla sede: il primo fu l’edificio direzionale dove oggi si trova il punto ristoro CIR, che poi ho frequentato come mensa


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