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LUCA MONTI INTERVIEW
from Clubbers Mag #5
by Clubbers-Mag
Come e cosa ti ha spinto ad avvicinarti alla musica, fin da bambino ?
Devo tutto a mio papà che è sempre stato un artista , mentre dipingeva nel suo studio accendeva sempre lo stereo e metteva rarissimi dischi in vinile, solo esclusivamente musica SOUL, BLACK, FUNK, RNB, FUNKY DURO, cosi ascoltando sempre questa musica alla fine mi è entrata dentro. Iniziai cosi a suonare sulle poltrone del suo studio, per imitare la batteria, utilizzavo i suoi pennelli al contrario come bacchette, il charleston sul bracciolo delle poltrone e infine facevo il rullante sul cuscino. La mia carriera musicale iniziò proprio ascoltando e seguendo appunto il funky che metteva mio papà e ascoltando quello che all’epoca passavano alla radio. Alla fine poi mio padre cedette e mi comprò una batteria , una vera batteria! Ero felicissimo! ho iniziato da autodidatta con la musica Black: mettevo i dischi in cuffia e cercavo di emularli; non sono mai andato a scuola di musica, dai 7 ai 10 anni suonavo e mi esercitavo ogni giorno , dopodiché, insieme a dei miei amici, creai un
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gruppo, praticamente facevamo le prove nel mio salotto da lì iniziai coi miei primi esperimenti musicali. Avevo17 anni.
Come è iniziato il tuo percorso lavorativo nelle discoteche ?
Era il lontano 1982, ritornai dal servizio militare, ripresi subito, ma per un breve periodo, a suonare con il mio gruppo, poi grazie al padre di un mio amico che aveva nella mia zona un piccolo locale, tutte le domeniche ebbi la possibilità di esibirmi gratuitamente nelle mie prime sessioni live insieme al dj. Dopodichè successero un po' di cose, per vari motivi il mio gruppo si sciolse, io iniziai parallelamente a studiare grafica pubblicitaria, etc...ma il mio pallino rimaneva la musica! Poi un giorno arrivò la folgorazione. Andai con dei miei amici al Peter Pan (io neanche sapevo cos’era), era il 1987 e calcola che a Gallarate non era ancora arrivato un disco house!!! Arrivammo sul parcheggio della discoteca e ricordo che subito mi travolse la potenza dei sub che arrivavano da dentro il locale, con questa nuova musica incredibile, rimasi davvero folgorato da queste nuove ritmiche, fu come prendere letteralmente un pugno in faccia!!! mi venne subito l’idea, che poi risultò vincente, di accostare le mie performance tribali con percussioni elettroniche al fianco di dj che suonavano appunto questa nuova musica, l’house music. Tramite un mio amico che conosceva il proprietario proprio del Peter, mi proposi subito e dopo aver trovato un accordo, mio fiondai ai magazzini Merula per comprare tutto cio’ che mi sarebbe servito per iniziare a fare le mie live performance al Peter Pan. Dopo il Peter, iniziai a fare serate in giro, qualche piccola fiera, in particolare i SIB, la fiera delle discoteche, dove grazie anche ai vari sponsor avuti, come la Outline, la Vestax, la Nexò e la Coemar, iniziai a farmi conoscere bene in giro, difatti il passo successivo fù quello di approdare da Gianni Fabbri al mitico Paradiso di Rimini, dove lì conobbi Marco Trani, che mi portò al Pascià di Riccione, dove iniziai proprio in occasione della festa del suo compleanno.
Quando ti sei reso conto che questa passione poteva veramente diventare un lavoro?
Verrebbe da dire lavorando al Peter, ma non fù cosi, perché al Peter si iniziai, ma proprio perché ancora agli inizi, non era un discorso continuativo, quindi possiamo dire che me ne resi conto quando passai al Paradiso di Rimini, perché da li praticamente mi ritrovai catapultato anche in Svizzera. In questo locale spesso giravano addetti ai lavori e promoter, quella estate vennero degli organizzatori di mega party tra cui anche la “street parade” e di tutti gli eventi più grossi in Svizzera e sopratutto a Zurigo. Ricordo che la prima data che feci con loro fù proprio a Berna, era il 5 ottobre del 1990, in questo posto “la centrale del vapore” un ex centrale enel, dove facevano mega party da 6-7000 persone, questo poi mi ha permesso di andare a suonare anche in tutto il resto della Svizzera. A Seguire tra un evento e l’altro mi ritrovai anche in Croazia e ai Caraibi, all’epoca il bello era anche la facilità con cui da una cosa ne nasceva subito un altra. A quei tempi anche i titolari dei locali erano sempre alla ricerca dell’innovazione a livello di animazione, dj e spettacoli. Fortunatamente nella mia carriera ho quasi sempre potuto scegliere, anche a costo di prendere meno soldi, il tipo di serata in cui suonare, ho sempre privilegiato le situazione house, perché nelle situazioni più commerciali non riuscivo proprio a integrarmi, nonostante per esigenza qualche marchetta ho dovuto farla anche io. Tornando al discorso del fatto che da cosa nasceva cosa all’epoca, mi ricordo in particolare una serata che andai a fare al Sestriere con Andy Sax e Ricky Trauma dj, in una specie di mega tendone sulle piste da sci, e li c’era questo architetto Carboncini della Ferrari, vide il nostro set musicale e ci ingaggiò subito per fare questo evento sulla barca della Philippe Morris, in occasione della serata di apertura del gran premio di Montecarlo tutto sponsorizzato Ferrari, e da li altre serate tra cui anche quelle per la Ducati.
Prima hai citato quello che credo sia stato il top dj in assoluto Italiano e non solo, Marco Trani, quali ricordi hai di lui e con lui?
Si credo sia stato il miglior dj in assoluto, credo che quelle serate fatte insieme a lui, non potrò mai più ripeterle con nessun altro, neanche con Little Louie Vega per esempio, con cui ho suonato e dal vivo è grandioso, con lui ho il ricordo di una bellissima serata da 7000 persone in Sardegna, ma Marco aveva qualcosa in più, è stato veramente il maestro dei maestri. Per me è stata una grandissima perdita, andando oltre il discorso lavorativo, c’era un bellissimo rapporto d’amicizia, quante volte sono stato io da lui, o voceversa lui è stato a casa mia dopo qualche serata. Purtroppo per un lungo periodo ci siamo un po' persi di vista causa lavoro, ricordo una sera alla Maddalena mentre suonavo ad un aperitivo in piazza, mi ritrovai con gli occhi tappati da dietro, mi girai di scatto anche incazzato perché stavo lavorando... mi giro ed era lui! Rimase tutta la sera li ad aspettare che finissi il mio set, per parlarmi di un nuovo progetto e poi tra vecchi annedoti e storielle, ci fermammo a parlare fino alle 6 del mattino. Mi propose di fare con lui l’inaugurazione di questo nuovo posto che aveva preso, che si chiamava Spalmatore, addirittura ci mettemmo d’accordo per fare uno scambio gratis alla pari, io da lui all’inaugurazione, lui a suonare con me ad uno dei miei aperitivi. Risultato 2 mega feste estive. Purtroppo quell’estate fù anche quella in cui alla fine ebbe il primo infarto, ricordo ancora che lo dovettero trasportare di corsa in elicottero fino a Cagliari per salvarlo. Poi si riprese mi chiamò per un paio di date a Cosenza, poi venne lui a Milano, da Guido D’annunzio al Lift e fece altre date, finché arrivò la bruttissima notizia che ci aveva lasciato.
Come sono cambiati i locali dagli anni 90 ai giorni nostri?
E’ cambiato tutto purtroppo, perché il più bel periodo della mia vita è stato dal 1987 al 2007, devo dire però che nonostante i cambiamenti, la bella musica c’è ancora, purtroppo sono i giovani di oggi che non apprezzano questo tipo di musica, le radio etc...inculcano una religione musicale sbagliata,, essendo costrette a passare praticamente solo trap italiana e simili. Io sono per la religione che abbiamo avuto noi, la miglior musica del mondo, arriva dal jazz, dal soul, dalla musica black, dalla tribale, dalle foreste africane!!! queste sono le basi. Posso solo dirti che per me, la musica arriva da dentro. Io non ho mai voluto studiare niente, non so spiegartelo, è arrivato! O ce l’hai dentro o non ce l’hai. Le più grandi discoteche ormai non esistono più, le persone ormai sembra preferiscano fare un aperitivo lungo nei bar o in altri posti più piccoli, più fashion, dove ascoltare buona musica, non spendono il biglietto per entrare in discoteca e magari con gli stessi soldi mangiano e bevono pure tutta la serata e senza più andare a tirare tardi la notte. Non saprei spiegare, probabilmente la gente non si diverte più ad andare a ballare, o è cambiato qualcosa nella mentalità delle persone.