Claudia Giraudo - narrando le stelle

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Aries vanitates 2013, olio su tela, cm 50x50

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claudia gIRAUDO narrando le stelle di Stefania Bison

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e dodici costellazioni dello Zodiaco. È questo il soggetto dell’ultimo ciclo pittorico di Claudia Giraudo, giovane pittrice torinese che affronta con grande raffinatezza compositiva e originalità espressiva un tema assai frequentato nella storia dell’arte figurativa. Ma facciamo un passo a ritroso per capire dove affondano le origini di questo interesse nei confronti della volta celeste. È inutile negarlo, le stelle esercitano da sempre sull’uomo un potere misterioso. Ognuno di noi è stato colto almeno una volta con il naso all’insù a contemplare un cielo puntellato di stelle, magari intento ad affidare a una stella cadente preziosi desideri o a tracciare una linea immaginaria per dare forma alla costellazione del Carro. Restiamo inevitabilmente attratti dal mistero che circonda gli astri, ma, consoliamoci, non siamo né i primi né i soli a subirne il fascino. I popoli antichi, Greci, Egizi, Babilonesi, Sumeri ma anche Indiani e Cinesi, hanno sempre guardato alla volta celeste con stupore e curiosità. Gli uomini antichi riconoscevano nella disposizione delle stelle forme immaginarie e collegavano astri vicini - che in realtà, ahimè, non lo sono affatto - riconoscendovi figure mitologiche, animali e oggetti comuni. Le funambule 2013, olio su tela, cm 50x50

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Centauro alchemico 2013, olio su tela, cm 50x50

Il cielo ha dunque assunto un ruolo di fondamentale importanza: esso non solo elargiva benefici ma evidenziava una perfetta 3

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corrispondenza tra molti dei suoi fenomeni e altrettante determinate conseguenze che si riversavano sulla Terra, e che divenivano in tal modo perfettamente prevedibili. Con la nascita dell’astrologia, le stelle e le costellazioni iniziarono quindi ad avere nomi

e caratteristiche: tra queste le dodici costellazioni dello Zodiaco. Anche qui la spiegazione scientifica è quanto mai precisa, ma a noi, in questo contesto, interessa l’aspetto iconografico, quello che dà forma a ciò che a occhio


nudo non ce l’ha. La traduzione dello Zodiaco in immagini ha quindi radici molto antiche. Claudia Giraudo si sottrae tuttavia all’iconografia tradizionale, al ricco repertorio di raffigurazioni che sono diventate parte del nostro immaginario collettivo. La sua è una lettura del tutto personale, plasmata e adattata in modo ineccepibile alla sua cifra poetica e stilistica. Un lavoro assai complesso, giocato su continui rimandi e spostamenti semantici in cui nulla è lasciato al caso. L’osservatore

deve essere curioso per affacciarsi a queste dodici finestre aperte su un mondo “altro”, in cui passato e presente convivono in uno spazio senza tempo. L’artista ha un modo di trattare la materia pittorica che non sembra appartenere ai giorni nostri. Le sue opere sono eredi, dal punto di vista tecnico, del Rinascimento fiammingo, di quella pittura minuziosamente descrittiva, basata sull’uso raffinato delle velature e su una perfetta trattazione della luce, dove la creazione risponde a

Toro in volo 2013, olio su tela, cm 50x50

leggi compositive ineludibili. Ma le opere della pittrice torinese parlano in realtà un linguaggio in cui surrealismo e magia convivono. Nascono così questi dodici gioielli compositivi che sono vere e proprie narrazioni, dei microcosmi in cui ogni oggetto diventa simbolo, e rimanda a un significato ben preciso. Il segno della Vergine è da sempre rappresentato come una fanciulla EFFETTO ARTE

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La Belle 2013, olio su tela, cm 50x50

aggraziata con due spine di grano in mano, che richiamano il mito di Demetra, la madre terra, sposa di Zeus, e della figlia Kore. Claudia Giraudo sovverte la raffigurazione a cui siamo abituati, identificando 5

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la vergine con una figura femminile affetta da nanismo, che tiene legato a un cordino un rospo. Il ventre rigonfio potrebbe far pensare a una gravidanza, mentre il rospo è portatore di molteplici simbologie che lo vedrebbero come auspicio di ricchezza, fertilità e prosperità. È una composizione quasi grottesca che gioca volutamente sul

filo dell’ironia. Difficile distogliere lo sguardo dagli occhi intensi e belli, di una bellezza finalmente non convenzionale, della donna. Dal femminile al maschile: il Sagittario. Segno raffigurato tradizionalmente come centauro: metà uomo e metà cavallo. La mitologia greca riconduce la sua nascita al centauro Chirone che, provato dalle soffe-


renze per la ferita di una freccia avvelenata, venne trasformato da Zeus in costellazione per salvarlo dal dolore. A un primo sguardo potrebbe sembrare che la Giraudo si attenga all’iconografia conosciuta: ma quello strano cappello a punta, e i baffi un po’ riccioluti, e i capelli ondulati a caschetto? Sembra un personaggio da circo, quello stesso circo tanto amato dalla pittrice, in cui magia e realtà danzano, e danzando si confondono. Ed ecco che l’artista ci riporta per mano nel suo mondo. L’alambicco è uno dei simboli alchemici per eccellenza e il vino rosso, che galleggia al suo interno, è un chiaro richiamo al fuoco, elemento dinamico che porta con sé le trasformazioni. Quasi a voler significare che tutto è in divenire. E quindi da un segno di fuoco a uno di terra: il Toro. Pesantezza e leggerezza: la mongolfiera e l’imponente figura dell’animale. Il toro sembra volare leggiadro nel cielo ma, grazie a un gioco prospettico ineccepibile, potrebbe anche sembrare che appoggi le zampe sul fiume sottostante. Quelle ali chiuse, e troppo esili per la sua mole, non gli permetteranno mai di spiccare il volo. Certo non qui, ma altrove tutto è possibile. Dicevamo che nulla è casuale per la Giraudo: e così la sfera rappresenta il più antico metodo di divinazione e di lettura del futuro, mentre il carteggio rimanda alle mappe astrali, che contengono i segreti della volta celeste. Interessanti sono gli sfondi, volute citazioni di maestri antichi tra cui Piero della Francesca, Leonardo da Vinci, Canaletto. Una scelta riflettuta dalla pittrice, che conferma ancora una volta come queste tele vogliano essere delle vere e proprie fessure attraverso cui si può guardare, e specchiarsi, nel passato, e dunque anche nell’arte del Quattrocento e del Seicento. Claudia Giraudo ci accompagna in una terra di mezzo, incantata e sospesa in un tempo indefinito, in cui diventano labili i confini tra realtà, fantasia e magia.

claudia giraudo Fissare sulla tela l’istante in cui il Sogno e la Realtà si compenetrano altalenandosi, sembra essere la priorità attuale per Claudia Giraudo, artista nata nel 1974 a Torino, luogo in cui tuttora risiede e lavora. Nel 2001 si laurea con il massimo dei voti presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e intraprende il suo personale percorso di ricerca nell'ambito della pittura fig-

urativa. Coinvolgendo in parte il vissuto personale, ma caricandolo di un messaggio da decriptare, è come se l’artista parlasse una lingua sconosciuta che lo spettatore deve tradurre alla luce delle proprie personali esperienze e conoscenze. Attraverso i suoi simboli, la Giraudo poggia sulla tela soggetti che, resi messaggeri, ci appaiono eterei, evanescenti, attori. E come attori inconsapevoli del ruolo che assumono, le figure di Claudia Giraudo si muovono su fondali onirici, quasi a ricordarci che siamo fatti anche noi della stessa materia di cui sono fatti i sogni, e nello spazio e nel tempo di un sogno è racchiusa la nostra breve vita. Espone con frequenza in fiere d'arte, gallerie private e in luoghi istituzionali pubblici. Le sue opere si trovano anche in collezioni permanenti presso il "Museo Eusebio" del Comune di Alba (Cn) e la "Sala del Consiglio" del Comune di Bossolasco (Cn). Utopia 2012, olio su tela, cm 120x100

Le opere di Claudia Giraudo saranno esposte dal 22 al 30 giugno nella Sala delle Logge del Comune di Assisi. La mostra che porta il titolo Effemeridi è curata da Alberto D’Atanasio. Per chi non riuscisse a raggiungere la cittadina umbra, dal 12 settembre verranno esposte a Torino alla Galleria Davico. EFFETTO ARTE

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