Cinemino #02 - primavera/estate 2005

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1 fonte: Non mangiate questo libro Morgan Spurlock, editore Fandango, 2005

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SUPER SIZE ME Un documentario di «epiche porzioni» Visto il 9 aprile scorso su un banco di frutta e verdura in una via del centro di Lugano: ciliegie fr. 250/kg e carciofi fr. 4.50 l’uno. Ovviamente gli stessi prodotti della terra sono disponibili nei vari supermercati a un prezzo decisamente più contenuto, così come, però, a pochi passi di distanza dal suddetto banco, c’è la possibilità di avere un hamburger a fr. 2.–. Quindi la risposta alla domanda su come sia stato possibile il proliferare veloce del fast food sarà ovvia. Se poi aggiungiamo i cambiamenti intervenuti nel nostro ritmo di vita, sempre più frenetico, con la pessima abitudine del panino divorato di fronte al monitor del computer, il quadro sarà, più o meno, completo. E fino a quando con la verdura non sarà possibile trovare in omaggio un giocattolino colorato (anche su questi gravano grandi polemiche su provenienza e metodi di fabbricazione), anche con i bambini non ci sarà alternativa. Del resto sono proprio loro i destinatari di una pubblicità decisamente aggressiva e finalizzata al promovimento, sin dalla più tenera età, del culto del facile consumo. Se educati nel modo desiderato dall’economia di mercato, saranno proprio loro a garantire ricchezza e crescita inarrestabile alle multinazionali, e non solo quelle legate al mercato alimentare. Sugli effetti della diffusione della cultura del «cibo veloce» valga l’esempio della Cina, dove il tasso di obesità sta salendo in modo allarmante a causa dei mutamenti nelle abitudini alimentari portati dallo sviluppo economico, cui contribuisce anche la presenza dei 600 ristoranti McDonald’s aperti negli ultimi anni in tutto il Paese, cui se ne aggiungeranno altri 400 entro il 2008 1. È questo l’argomento trattato da Super Size Me, feroce documentario di Morgan Spurlock, via di mezzo tra Michael Moore e Jackass, in cui l’autore si immola in prima persona sull’altare della dimostrazione degli effetti di una dieta che si basi essenzialmente sull’assunzione per un mese di tre pasti al giorno presso McDonald’s. Il titolo si riferisce all’usanza introdotta dalla nota multinazionale del fast food di offrire ai clienti il menu gigante (il super size del titolo) per pochi soldi di differenza rispetto alla porzione normale, abitudine decaduta solo poco prima dell’uscita negli Stati Uniti di questo documentario. È difficile negare la forza dell’impatto visivo di questa vicenda rispetto alla parola stampata: vedere Spurlock vomitare l’intero menu a distanza di pochi giorni dall’inizio del suo esperimento vale più di mille pagine di dichiarazioni di eminenti oncologi che mettono in guardia sui pericoli di una dieta scorretta.

2 La Repubblica 8.04.2005, pag. 57

3 La Repubblica art. cit.

Super Size Me si basa sul semplice assunto descritto prima: 30 giorni di dieta a base di cibi MacDonald’s, 3 volte al giorno; non assumere alcun cibo o bevanda non compresa nei menu MacDonald’s (se il medico consigliava di assumere vitamine, Spurlock rifiutava in quanto queste non sono presenti nei menu); nessun menu gigante a meno che non venisse proposto dall’impiegato al banco; consumare ogni tipo di cibo offerto almeno una volta e, infine, nessuna attività fisica per allinearsi alle abitudini dell’americano medio, consumatore tipico di fast food. Lo spunto potrebbe sembrare ridicolo. Chi basa la propria dieta principalmente sul cibo offerto dalle catene di fast food? Probabilmente poche persone, però l’idea è meno assurda di quanto sembri e l’obesità, seconda causa di morte negli Stati Uniti dopo il fumo, si appresta a diventare la prima. Va inoltre considerata la mancanza di alternative in alcune parti degli Stati Uniti: in un Paese dove la refezione scolastica è spesso appaltata a privati, non è raro vedere un fast food all’interno delle scuole. Gli Stati Uniti, non è un mistero, sono il Paese più grasso al mondo con il poco invidiabile record di 127 milioni di persone sovvrappeso, 60 milioni di obesi e 9 milioni di obesi gravi 2. Nondimeno il fast food, obiettivo principale delle campagne pubblicitarie (1400 milioni di dollari l’anno di investimento contro i 2 spesi in campagne a favore del consumo di frutta e verdura) 3, è il cibo preferito dai bambini, coltivati sin dalla più tenera età in quanto saranno i consumatori del futuro. Il film è nato quasi per caso in un pomeriggio davanti alla TV. Spurlock stava tentando di smaltire gli effetti di una quantità immane di tacchino consumato per il pranzo del giorno del ringraziamento quando venne diffusa un’intervista a due ragazze intenzionate a denunciare la MacDonald’s per il fatto che, secondo loro, le aveva rese obese. Quella contro il fast food è la seconda grande lotta legale negli Stati Uniti dopo quella, di grande successo, contro l’industria delle sigarette. Una telefonata al direttore della fotografia Scott Ambrozy per esporgli l’idea di un documentario sull’argomento, la risposta di quest’ultimo

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