La complessa ricchezza dei borghi. Riequilibrare le fragilità italiane.

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LA COMPLESSA RICCHEZZA DEI BORGHI Riequilibrare le fragilità italiane Scuola di Architettura, Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni Corso di Laurea in Progettazione dell’Architettura Polo territoriale di Mantova Anno Accademico 2018/2019 Studentessa: Chiara Pizzini - 879686 Relatore: Professor Carlo Peraboni Sessione di Laurea: 10 settembre 2019

I N D I C E 0. Abstract P. 9 1. I piccoli comuni, la situazione attuale P. 10 1.1 Comuni, demografia, economia P. 11 1.2 L’abbandono dei borghi: le cause P. 14 1.3 Dalla demolizione alla ricostruzione attraverso il tema delle relazioni P. 18 1.3.1 Dismissione, abbandono, obsolescenza P. 18 1.3.2 Multiscalarità e transcalarità P. 20 1.3.3 Lifelines P. 20 2. La rigenerazione dei borghi P. 22 2.1 L’importanza del recupero dei piccoli centri P. 23 2.1.1 L’importanza culturale P. 23 2.1.2 L’importanza economica P. 26 2.1.3 L’importanza sociale P. 30 3. I casi studio P. 32 3.1 Farm Cultural Park, Favara, Sicilia P. 34 3.2 Morano Calabro, Cosenza, Calabria P. 38 3.3 Sauris, Udine, Friuli-Venezia Giulia P. 42 3.4 Grottole, Matera, Basilicata P. 46 3.5 Fabbriche di Vergemoli, Lucca, Toscana P. 50 3.6 Castelnuovo di Vomano, Teramo, Abruzzo P. 54 3.7 Parco di Tepilora, Nuoro, Sardegna P. 58 3.8 Borghi Alpini, Piemonte P. 62

4. Le diverse strategie di rigenerazione applicate P. 66 4.1 Il tema della diversità: le situazioni di partenza, le strategie attuate P. 67 4.1.1 I nuovi promotori delle iniziative P. 68 4.2 Le iniziative attuate e la loro natura P. 71 4.2.1 Centri Culturali P. 72 4.2.2 Ospitalità diffusa P. 74 4.2.3 Riqualificazione Urbana P. 76 5. Uno sguardo consapevole: la complessa ricchezza del riequilibrio dei borghi P. 78 • Bibliografia P. 86 • Sitografia P. 86 • Iconografia P. 90

Successivamente, nel terzo capitolo, volen do concretizzare tali considerazioni, ho pre so in esame dei casi studio appositamente scelti per far emergere la varietà di situazio ni di partenza e di strategie progettuali che rappresentano lo scenario dei borghi. Dopo aver studiato in modo critico i casi studio, nel quarto capitolo ho ritenuto che fosse utile ri epilogare e catalogare tramite una sintesi la corrispondenza tra criticità di partenza e strategia progettuale per i diversi ambiti di cui si è trattato nei capitoli precedenti. Infi ne, nell’ultimo capitolo, ho espresso la mia opinione riguardo all’argomento sviluppato, attraverso i concetti fondamentali che più frequentemente si sono presentati nello stu dio di tale tematica. Il punto di vista seguito per la stesura dell’elaborato ha voluto evidenziare come il complesso e difficile sce nario dei territori fragili, possa rappresentare per un intero territorio un’inaspettata fonte di rinascita e riscoperta di sé.

“Piccoli comuni”, “Borghi”, “Piccoli centri”, “Aree interne” appellativi diversi utilizzati per riferirsi sempre ad uno stesso luogo: antico, minuto ma caratteristico. Perché negli ulti mi anni ci si è interessati maggiormente al riequilibrio ed alla valorizzazione di territori “fragili” in Italia? Nel mio Elaborato Finale di Laurea Triennale ho cercato di analizzare la situazione presente nella Penisola riguardo i borghi, le loro caratteristiche e quali strate gie siano state attuate o siano previste per il miglioramento futuro delle condizioni di fra gilità e marginalità in cui si trovano questi luo ghi. Trovandomi ad affrontare una tematica il cui dibattito è stato riaperto nello scenario urbanistico piuttosto recentemente, ho de ciso di sfruttare le informazioni oggettive re perite e poi esplicitate nel mio primo capitolo come punto di partenza per sviluppare un percorso di analisi riguardo le aree interne. Il tema della diversità, presenza molto forte in questo argomento, è il filo conduttore che guida la stesura del mio elaborato, infatti, nel secondo capitolo viene argomentata l’importanza che il tema del riequilibrio dei borghi riveste sotto tre punti di vista differen ti: culturale, economico e sociale.

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0. ABSTRACT

1.IPICCOLI COMUNI, LA SITUAZIONE ATTUALE

1.1 Comuni, demografia, economia Il territorio italiano è occupato per il 54,2% della superficie da quelli che vengono chia mati “piccoli comuni”, ossia per definizione quei comuni in cui la popolazione risulta pari o inferiore ai 5.000 abitanti. Considerando i dati ISTAT aggiornati al 20161, questi borghi compongono quasi due terzi rispetto alla totalità dei comuni presenti sul territorio na zionale, si tratta perciò di 5.567 comuni sui 7.977 complessivi, ovvero circa il 69,7% ed ospitano il 16,6% della popolazione, quindi oltre 10 milioni di abitanti. Da molti decenni a questa parte in queste aree si sta registran do un crescente e costante calo demografico, accentuatosi negli ultimi anni, non solo in generale all’interno del Paese, ma ancor più evidente nei piccoli comuni, nei quali si sta registrano un continuo declino dal 1998 ad oggi, ed in cui si considera una perdita di quasi 700.000 persone. Inversamente pro porzionale alla continua perdita di abitanti in questi borghi è l’elevato invecchiamento della popolazione che vi si trova: è sempre minore la quantità di abitanti al di sotto dei 15 anni, molto più bassa rispetto alla media degli altri comuni è la presenza di popola zione lavorativamente attiva e questo feno1. ANCE, I Borghi d’Italia. Dalla visione alla rigenerazione. Roma, 15 dicembre 2017. pp. 4-7 meno, seppur presente in tutti i comuni ur banizzati, essendo molto più accentuato in quelli interni, desta molta preoccupazio ne dal punto di vista dello spopolamento di queste aree. I dati ISTAT considerano che a distanza di qualche decennio si arriverebbe ad avere un quasi totale abbandono dei centri storici minori (CSM), con una conse guente perdita economica e della memoria collettiva intrinseca di questi luoghi ed un aumento di abbandono e di degrado. No nostante si tratti di territori marginali e scon nessi alla polarità urbana, troviamo comun que al loro interno, seppur in minima parte rispetto alla totalità nazionale, quasi il 17,2% delle imprese presenti sul territorio. Distribu ite per i centri minori infatti, troviamo circa 889.733 attività produttive locali; di cui nella maggior parte dei casi interessano l’ambito agricolo, ma non solo: sono presenti anche attività di piccole costruzioni, manifattura, ed infine, anche se la loro importanza inci de decisamente meno troviamo attività di commercio e turistiche. Quest’ultime due tipologie di economia presente nei piccoli comuni risulta essere in discontinuità con i dati che rappresentano le innumerevoli tipi-11

7.977COMUNItotali in Italia 5.567 piccoli comuni 60.589.445DEMOGRAFIAtotale popolazione 10.004.136 nei piccoli comuni 5.157.123ECONOMIAtotale imprese 889.733 nei piccoli comuni 293TIPICITÀtotali in Italia 270 nei piccoli comuni 12

1.1 Comuni, demografia, economia 13

Veneto vi è una percentuale di CSM, sotto il 60%. Numerosi sono anche i CSM che con tano meno di 1.000 abitanti, ed essi si con centrano in alcuni casi in corrispondenza di quelli sopracitati, a d esempio nell’arco alpino, nell’Italia meridionale, anche se in sediandosi per la maggior parte nelle zone molto lontane dalle coste, trovandosi quindi tutte nel cuore del territorio e nelle isole, ad eccezione della Sicilia, che risulta essere poco colpita da questo fenomeno. Nono stante una grande carenza di informazioni caratterizzi il tema dell’abbandono dei piccoli comuni, grazie ad uno studio condotto da Fabio Saccone, emerge che in Italia ben 1.500 borghi circa sono ormai spopolati. I dati forniti sono radi e approssimativi, causa del fatto che questo tema di dismissione ed abbandono non è di grande interesse, se non negli ultimi anni, in cui si è riiniziato ad affrontare l’abbandono delle aree interne come una problematica che ha bisogno di essere studiata, capita, analizzata e risolta. Infatti, questi sono i motivi per cui, secon do l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), sono necessarie delle programmate azioni di valorizzazione e rigenerazione di questi luoghi, che seppur avvertiti come “marginali” nell’immaginario collettivo, rap presentano il tessuto connettivo che funge da rete per tutte le grandi città, le periferie e i comuni urbanizzati presenti sul territorio.

cità di cui sono ricche le aree interne. Infatti, circa il 92% delle tipicità italiane si trovano proprio nei piccoli comuni, il che farebbe su bito pensare ad un forte richiamo al turismo e al commercio di questi prodotti, di cui troviamo la loro esclusività in queste zone, più che in tutti gli altri comuni urbanizzati. Dopo aver portato a termine delle analisi basate sui dati ISTAT a disposizione, per poter valutare e capire al meglio il fenomeno di dismis sione e abbandono di questi luoghi, si pos sono elaborare delle considerazioni anche sulle zone del Paese in cui nascono i centri storici minori. In Italia infatti, la maggior parte dei comuni che contano di avere meno di 5.000 abitanti sono concentrati nell’arco alpino orientale, in meridione e nelle isole, considerando che rispettivamente solo in Puglia, Emilia-Romagna, Toscana, Sicilia e

Infatti, dopo il grande shock subìto nel 2009, l’azione pubblica si è impegnata nel presen tare progetti di ricostruzione più generosi del le preesistenze: si è progettato per realizzare abitazioni in abbondanza del 20% di quelle già precedentemente edificate sul territorio, oltre la ricostruzione di tutti gli edifici presen ti, nonostante molti fossero già disabitati a causa dell’assenza della domanda d’uso. Questa mancanza di domanda d’uso in previsione del futuro rispetto ai CSM per come sono al loro stato attuale porta ad un conse guente disinteresse verso questi spazi e verso gli edifici abbandonati ed ormai degradati da cui sono popolati. Infatti, una delle cau se che porta all’abbandono di questi luoghi è proprio il degrado: accentuato dal fatto che si è cercato di economizzare questo tipo di azioni sul territorio, si demolisce ormai solo ciò che è necessario, passando quindi all’attuazione di una demolizione selettiva. Così operando si lasciano in vita molti edifici, che si avviano 14

L’abbandono dei borghi: le cause

Come precedentemente accennato, l’ab bandono dei borghi è una tematica che seppur preoccupante ed evidente, sembra essere un argomento di cui si è poco interes sati. L’incipit di questo fenomeno si ha nel XX sec, dal momento in cui post Seconda guer ra mondiale si vive, specialmente in Italia, un considerevole e costante spopolamen to dei CSM, perdurato fino ad oggi. Stando alle analisi compiute su vari casi studio, la principale causa di dismissione-abbandono di un luogo infatti è solitamente dovuta alle conseguenze di uno shock subìto: viene tra sformato lo status ante del luogo, a causa di un disastro che può avvenire o per mano dell’uomo, significa quindi che si sono attua te azioni politiche non adeguate alle situa zioni, al territorio o alla popolazione, e che si sono presentati periodi difficili sotto il punto di vista economico; o si possono verificare anche cause di origine naturale, quali ter remoti, alluvioni, epidemie o altre catastrofi naturali che comportano lo spopolamento di un area ormai danneggiata. Per studia re la natura dei diversi disastri, le cause che portarono i borghi ad un reiterante processo di fenomeni di degrado, dismissione ed abbandono, sono di diverse origini. Un esem pio è L’Aquila, in cui si è pianificato di costru ire edifici dedicati ad abitazione in quantità smisuratamente più elevate del necessario.

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verso la conclusione del loro ciclo abitati vo andando in contro ad un inevitabile de grado sempre più evidente, condizionando anche lo spazio aperto in cui si trovano ed espandendo in questo modo il degrado che con il passare dei decenni li caratteriz zerà. Questo è strettamente collegato al fe nomeno della decrescita demografica che è presente nei piccoli centri da molti anni a questa parte, molti cittadini lasciano questi luoghi per andare verso i grandi centri, le grandi vie di comunicazione e le periferie, che sanno offrire più opportunità, più colle gamenti con il resto del mondo e più modernità rispetto a questi centri interni. In questo modo si lasciano al degrado e all’abban dono innumerevoli edifici. Un ulteriore tema fondamentale per raccontare come si sia arrivati a questo punto è la marginalità di questi luoghi, il grande problema dei colle gamenti, delle infrastrutture, l’isolamento a cui sono soggetti rispetto al resto dei comuni urbanizzati. Questo fenomeno porta con sé una scarsità di risorse, che possono essere intese come materiali e non, ma comunque assenti all’interno dei borghi, facendo trova re questi luoghi davanti ad una crisi di portata sempre maggiore a causa di questo con catenarsi di avvenimenti. Se la situazione non cambiasse infatti, il futuro che si pro spetta per le aree interne sicuramente sa rebbe difficile da affrontare e riequilibrare, in quanto a causa delle motivazioni che han no portato a queste condizioni gli effetti ve rificatisi e previsti andrebbero a aumentare le grandi difficoltà di questi luoghi rendendo sempre più difficile una loro rinascita. Solo da qualche anno si è riacquistato un minimo di interesse verso questo tema dell’abban dono, che precedentemente era piuttosto ignorato. Per questo motivo, ci troviamo davanti ad una crisi alla quale le soluzioni che vengono presentate sono deboli, i pia ni regolatori non contemplano ancora delle visioni di progetto che siano dirette anche all’aspetto umano e non solo alle dinami che oggettive che devono essere messe in atto; presentano inoltre come già accen nato delle grandi divergenze tra ciò che è necessario per il luogo e ciò che invece viene previsto, come accaduto nel progetto di riqualificazione di L’Aquila; la marginalità è vissuta come un elemento che penalizza il luogo e non come un valore che rende quel15 1.2 L’abbandono dei borghi: le cause

Per quanto riguarda quest’ul timo concetto, quello del carrying capacity, è il termine con cui s’intende la misura in cui un luogo e le risorse che esso offre è in gra do di sostenere un certo numero di individui, grazie ad un dato sistema di regole, grazie alle quali si pone come obiettivo principale il rispetto del patrimonio culturale e naturale dell’ambiente durante la pianificazione, non intendendo con ciò la messa in pratica di localismi elitari che andrebbero ancor di più ad accentuare l’isolamento del luogo, quanto invece l’integrazione dei localismi con la sostenibilità e le relazioni con un luo go è capace di creare con l’ambiente cir costante.

Tuttavia, ad oggi, non si è ancora arrivati ad avere questo tipo di dimestichezza disciplinare e per ciò “la crisi misura, in altri termini, l’incapacità dell’urbanistica di considerarsi una disciplina umanistica che affronta il tema della marginalità anche con 17 L’abbandono dei borghi: le cause

2. Caraggi, 2014. F. Andreassi, Urbanistica e decrescita. Tra restringimenti, abbandoni e ricostruzione. Il ruolo dei centri storici minori. Aracne editrice, Ariccia, marzo 2016, p. 81 luogo il custode di ciò che al giorno d’oggi nella modernità delle città non è più possi bile trovare; ed il fatto che il concetto ed i principi del carrying capacity, sia ancora molto debole nello scenario odierno, aggrava la sensazione di isolamento rispetto la modernità.

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gli elementi interpretativi, e non solo dimo strativi, del progetto.”2

Se si tratta invece di un insediamento abbandonato, si sta considerando una situazione di degrado esteso su quasi tutti gli edifici e spazi aperti presen ti all’interno dell’area, verificatasi da lungo tempo nella zona in questione, un luogo in cui la domanda è assente e di conseguenza viene meno anche l’interesse di poter ripor tare alla luce un luogo simile. In un insedia mento abbandonato risulta difficile addirit tura riconoscere le disposizioni spaziali che erano presenti nello status ante, che diven tano in questi casi riconoscibili solo grazie a eventuali documenti storici, in quanto per poter definire correttamente che uno spazio è stato abbandonato viene considerata l’assenza di abitanti e di attività di qualsiasi genere durante il corso di tre generazioni. In seguito all’abbandono di un piccolo comu ne, o di una qualsiasi area, solitamente ciò che si verifica è un aumento esponenziale di episodi di vandalismo, che come conse guenza porta con sé un aumento diretta mente proporzionale del degrado di edifici e spazi aperti del luogo. Nell’analisi di un territorio abbandonato si può svolgere un esame anche sotto il punto di vista dell’obsolescenza, termine con cui s’intende per definizione la diminuzione progressiva delle possibilità di sussistenza, efficienza, validità, gradimento all’interno di un ambiente4. Se condo l’analisi svolta da Rojas infatti, vi sono tre diversi aspetti esaminabili di obsolescen18

Affrontando le precedenti tematiche, due sostantivi con cui ci si confronta sono sicura mente dismissione e abbandono, che nonostante siano nel loro uso comune intesi come sinonimi, nel campo dell’urbanistica indica no invece due situazioni di diverso tipo. Fa bio Andreassi nel suo libro “Urbanistica e decrescita” specifica che quando si prende in considerazione un insediamento dismesso, le caratteristiche principali sono dovute alla recente temporalità dell’abbandono avve nuto. Infatti, un luogo dismesso viene definito come un luogo in cui vi è un “recente e maggioritario abbandono delle sue parti a causa dell’insufficiente soddisfacimento della domanda attuale”3, è un luogo inoltre in cui vi sono fenomeni di degrado diffu si, ma sono possibili interventi di rifacimento grazie anche alle risorse interne allo spazio preso in considerazione.

1.3 Dalla demolizione alla ricostruzione attraverso il tema delle relazioni 1.3.1 Dismissione, abbandono e obsolescenza

4. Rojas 2004, F. Andreassi, Urbanistica e decrescita. Tra re stringimenti, abbandoni e ricostruzione. Il ruolo dei centri sto rici minori. Aracne editrice, Ariccia, marzo 2016, p. 37 19

1. Obsolescenza economica, causata dal disallineamento che si crea tra la rendita fondiaria e gli usi che sono consentiti, il che porta al degrado ed al conseguente abbandono degli edifici in questione, in quan to a causa del mancato equilibrio tra questi valori, i lavori di trasformazione si arrestano per poi tornare ad avviarsi solo nel momento in cui si ritrova un equilibrio tra rendita fon diaria e redditività delle attività insediabili;

za, si tratta di:

1.3 Dalla demolizione alla ricostruzione attraverso il tema delle relazioni

2. Obsolescenza funzionale, derivata sem plicemente dal fatto che gli edifici preesi stenti, non siano in grado di portare avanti un dialogo con le nuove tecnologie, andan do quindi verso un irreversibile futuro in cui si troveranno sostituiti da volumi capaci di confrontarsi con la modernità;

3. F. Andreassi, Urbanistica e decrescita. Tra restringimenti, abbandoni e ricostruzione. Il ruolo dei centri storici minori. Aracne editrice, Ariccia, marzo 2016, pp. 34-40

3. Obsolescenza fisica, in cui dalla scarsa manutenzione si arriva al degrado di un vo lume, attraversando un progressivo deterio ramento fino ad arrivare a un livello sempre maggiore di degrado edilizio. La dismissione e l’abbandono è quindi il binomio al culmi ne del quale si arriva a causa del continuo e costante verificarsi di questi fenomeni, cul mine del quale si arriva a causa del continuo e costante verificarsi di questi fenomeni, cul mine che può essere considerato un pun to di arrivo ed una fine, da cui prendere le distanze, oppure può essere letto come un’opportunità che guarda in avanti ad un nuovo inizio, senza però dimenticare il tra scorso che l’ha fatto vivere fino ad oggi. È in quest’ultimo caso che i due termini antitetici demolizione-ricostruzione, diventano complementari e simultanei l’uno per l’altro. Far rinascere un luogo giunto al termine della sua vita con una nuova identità che guarda al futuro, ma che preserva e custodisce la memoria collettiva che l’ha fatto vivere fino ad oggi.

1.3.3 Lifelines

Il concetto di multiscalarità è diventato ormai imprescindibile quando si parla di progetti di rigenerazione urbana, in quanto un termine richiama inevitabilmente l’altro. Quando si parla di rigenerazione infatti, si prende in considerazione un processo urbano in gra do di guardare contemporaneamente a tutti gli ambiti che riguardano un determinato territorio: individua degli obiettivi che de vono essere raggiunti, mantenendo sempre un costante sguardo interdisciplinare, consi derando quindi gli aspetti socio-economici, ecologico-ambientali, politici e culturali del luogo e degli abitanti che lo popolano. In fatti la multiscalarità rappresenta un valore chiave senza il quale la rigenerazione di un territorio non funzionerebbe in tutto e per tutti allo stesso modo, come invece acca deva precedentemente, nei progetti in cui non ci si poneva il problema di creare delle relazioni interdisciplinari, in cui temi e piani d’azione ancora non erano studiati simultaneamente. Allo stesso tempo il concetto di transcalarità non è distante da quello di multiscalarità, in quanto se per quest’ultima si tratta di far coesistere diversi approcci di lavoro uniti a diverse tematiche da sviluppa re per lo stesso progetto di un ambiente; nel primo termine s’intende invece considerare allo stesso tempo diversi punti di vista, far la vorare insieme, grazie a delle ulteriori relazioni, le diverse tematiche e metodi individuati dal piano di rigenerazione. Si tratta quindi di due termini che seppur in dimensioni proget tuali diverse, hanno il significato intrinseco di integrare e di creare relazioni tra diversi am biti, andando quasi a dare una visione calei doscopica di un progetto di rigenerazione.

Dalla demolizione alla ricostruzione attraverso il tema delle relazioni

Dopo aver considerato l’importanza del concetto delle relazioni, avendo conside rato anche la sua applicazione teorica per quanto riguarda la progettazione di un piano di rigenerazione, con il termine lifelines si passa ad utilizzare un termine che concretiz za la messa in atto delle relazioni di cui si è discusso fino a questo momento. Con que sto termine infatti si “indica quei sistemi di rete che assicurano non solo la relazione tra i vari ambiti spaziali di un organismo urbano, ma permettono, soprattutto, la distribuzione e l’approvigionamento dei beni e delle risor-1.320

1.3.2 Multiscalarità e transcalarità

21 1.3

se di prima necessità …”5. Le lifelines sono catalogate in diverse categorie, quali: reti delle telecomunicazioni, reti di gestione dei reflui, reti di gestione dell’acqua e dell’e nergia elettrica. In quanto “infrastrutture del suolo” sono di fondamentale importanza per il progetto, per l’ambiente in questione, per i cittadini e il fatto che queste siano efficienti dona una qualità di progetto sicuramente migliore agli abitanti del borgo, consideran do il fatto che uno dei principali problemi causa di abbandono di questi luoghi di cui si è trattato in precedenza rientrava in questo ambito. Questo tipo di infrastrutture non è visibilmente impattante nel progetto urbano, in quanto si tratta di reti che attraversano il sottosuolo, se non addirittura non esistenti, che quindi non vanno ad influire nella composizione dei volumi dei centri storici, ma vengono progettate solo sottoterra.

5. Paton., Jonston, 2006, M. di Venosa, M. Morrica, Rigenera re territori fragili. Strategie e progetti. Aracne editrice, Roma, marzo 2018, p. 31 Dalla demolizione alla ricostruzione attraverso il tema delle relazioni

LA2. RIGENERAZIONE DEI BORGHI

A conclusione di una prima analisi svolta nel precedente capitolo riguardo la situazione attuale vissuta dai borghi italiani e le cause del loro abbandono, è risultato importante cercare di comprendere per quale motivo negli ultimi anni si sia tornati a discutere molto riguardo il tema dell’importanza delle aree interne e di una loro necessaria rinasci ta. Come è emerso dai dati ISTAT, il fatto che i centri storici minori occupino nella Penisola circa più della metà del territorio è un fatto re fondamentale per far capire quanto sia importante ed influente su tutto il resto del territorio italiano ciò che accade all’interno di questi luoghi. Il generale spopolamento di cui si è trattato ha conseguenze negative su tutti gli aspetti che riguardano il territorio: culturale, economico e sociale. Dall’analisi è infatti emersa una grave perdita dell’i dentità del Paese, che in questo caso non conserva nei borghi solamente la sua iden tità storico-culturale, ma anche la maggior quantità di tipicità che offre e caratterizzano la Penisola; le grandi potenzialità di cui possono vantare i piccoli centri non vengo no sfruttate, dalle energie sostenibili e rinno vabili che sarebbero in grado di offrire, fino all’accoglienza di visitatori interessati, non incrementando in questo modo l’econo mia del Paese, che potrebbe invece essere incentivata molto grazie alle ricchezze dei borghi. Infine, abbandono e degrado sono le principali cause della mancata sicurezza ambientale e delle infrastrutture che ai bor ghi manca, danneggiando così la società che li vive, che via via sarà sempre più indirizzata verso la via dello spopolamento. Alla luce di questi dati raccolti, è risultato imme diato uno studio riguardo l’importanza di un riscatto delle aree interne, non solo in modo generale, ma appunto cercando di capirne, per ogni aspetto individuato (culturale, economico e sociale), in che modo invece potrebbero vivere i piccoli centri e di con seguenza l’Italia se solo venissero attuate le strategie necessarie ad un loro recupero e valorizzazione. Perché negli ultimi anni ci si è interessati maggiormente al riequilibrio ed alla valorizzazione di territori “fragili” in Italia?

L’importanza del recupero dei piccoli centri

2.1

23

2.1.1. L’importanza culturale “I luoghi e i percorsi che per molti sono ri conosciuti come invisibili, per pochi rappre sentano elementi di qualità tali da non poter essere sottaciuti.”6 Le qualità di cui Massimo Rossati scrive nell’introduzione per il testo Re alismo oggi. Architettura dei Piccoli Centri, sono qualità che spaziano la loro natura da ambiti più soggettivi ad aspetti che invece arrivano ad avere importanza oggettiva per la collettività ed il paese stesso. Si parla di aspetti storico-culturali, di memoria colletti va e di patrimonio italiano, si parla di luoghi che nonostante la loro minoranza, la loro marginalità, sono il cuore di tutti questi temi, si parla di spazi in cui sono racchiuse le tradi zioni e gli usi di un Paese, in cui si vive agli an tipodi rispetto all’odierna vita frenetica delle grandi città, nelle quali accade tutto troppo velocemente per riuscire a vedere l’invisibi le. A tal proposito infatti anche l’architetto Mario Cucinella, curatore della Biennale di Architettura7 dello scorso anno, ha deciso di approfondire il tema dei piccoli centri, delle loro fragilità e peculiarità, scegliendo tra tut ti solamente cinque principali progetti che potessero essere emblematici per la totalità, al fine di riuscire a trasmettere al meglio al pubblico più o meno competente cosa comporta vivere e convivere con un terri torio fragile. L’Architetto infatti, studiando questi luoghi per il progetto “Call Arcipela go Italia” sviluppato all’interno del percorso proposto alla Biennale, tra le tante cose di cui argomenta, tratta anche dell’importanza del tema della prossimità, secondo cui le aree interne sono i luoghi della prossimità, che in assenza di grandi metropoli all’interno dell’Arcipelago, vanno a costituire una rete di luoghi e intersezioni che fungono da base fra i comuni urbani e le loro annesse periferie. Non è indagato solo il tema della connessio ne nella ricerca svolta da Cucinella, ma an che altre tematiche ritenute fondamentali in questi luoghi: per poter partecipare alla call proposta, si parla infatti di temi quali “abitare”, intendendo con questo termine l’armo nia che si crea tra le componenti naturali di un paesaggio e la sua componente umana; vi è poi il tema del “connettere”, che in par te si riferisce anche al suddetto tema della prossimità. “Connettere” non solo ciò che è materiale, quindi luoghi, infrastrutture agli2.124 L’importanza del recupero dei piccoli centri

Valore identitario dei

MemoriaSensibilitàluoghicollettiva

mente, ma anche, come sostenuto dai precedenti architetti citati, per l’importanza e il grande cambiamento che apporterebbe ro all’odierna situazione di abbandono dei CSM, infatti “La fragilità, al pari della più in tima condizione umana, può essere inter pretata anche come un valore identitario dei luoghi, un elemento costitutivo del paesaggio che richiede capacità di lettura e sensibilità nel progetto di conservazione e

6.rigenerazione.”8A.Bianchi,E.Invernizzi, M. Zigoi, Realismo oggi. Architettura dei piccoli centri. Alinea Editrice, Firenze, settembre 2011, p. 7.15 G. Alberti, G. Sacchetti, E. Patti, Arcipelago Italia: gli studi scelti da Cucinella per la Biennale Architettura 2018. 8.ra-2018-arcipelago-italia-progetti.html,www.architetti.com/mario-cucinella-biennale-architettuhttps://14maggio2018.BorgnaE.2014,M.diVenosa,M.Morrica,

Rigenerare terri tori fragili. Strategie e progetti. Aracne editrice, Roma, marzo 2018, p. 24 25 spazi potenzialmente isolati dei CSM, ma anche in maniera immateriale, ovvero ciò di cui si accennava precedentemente: una grande rete che comprende e compenetra in tutti i luoghi, di grandi e piccole dimensio ni, comuni urbanizzati e non. Per poter esse re selezionato un progetto deve tener conto anche del tema del “condividere”: ricollegandosi al tema della rete di connessione, il progetto proposto deve avere un impatto positivo sul territorio esistente, si tratta quin di di un approccio empatico nei confronti dei luoghi. Si parla infine di “progredire”, significando con questo termine un incentivo rispetto all’industrializzazione controllata e rispettosa dei luoghi e che possa comunque garantire una propulsione verso un minore distacco con i comuni urbanizzati e un mag gior benessere dei cittadini. Queste temati che fondamentali non sono solamente dei requisiti richiesti a dei progetti per poter es sere selezionati all’interno della Biennale di Architettura, ma rappresentano gli obiettivi a cui le opere di rigenerazione dei centri sto rici minori vogliono giungere, non solo per un maggior benessere di chi le vive quotidiana2.1 L’importanza del recupero dei piccoli centri

Viene menzionato spesso nell’immaginario dei suddetti intervistati uno spazio circon dato da mura antiche, con un’altura al loro interno, su cui troneggia un castello, e vi si affiancano una chiesa e la sua piazza. Il 54% infatti motiva la volontà della visita con le opere d’arte che si trovano in questi centri minori; il 44% invece è attratto dagli usi antichi, una sorta di patrimonio umano quindi, che spazia dall’agricoltura, dalla mano d’o pera antica, dai paesaggi e dai lenti ritmi che caratterizzano le società che vi abitano.

Al 97% dei visitatori interessa visitare lo spa zio a piedi, di modo da poter apprezzare gli ambienti in modo libero, senza vincoli e potendo visitare tutti gli aspetti del luogo; l’82% a conferma dei precedenti dati, va al ristorante, provando quindi uno degli aspetti d’interesse che spinge a visitare questi luo ghi; il 74% visita non solo il cuore del centro minore, ma anche ciò che si trova all’ester-2.126

In questa analisi di mercato, non è stato importante solo chiedersi il perché delle visite nei CSM, ma sono emersi interessanti riscon tri chiedendo agli intervistati in che modo si possono vivere ed apprezzare questi spazi.

L’importanza del recupero dei piccoli centri

2.1.2. L’importanza economica

Avendo preso in considerazione le principali peculiarità delle aree interne sotto il punto di vista storico-culturale, ne risulta piuttosto immediata una connessione sotto il punto di vista dei privilegi di questo ambito con gli importanti cambiamenti che si verifichereb bero anche in ambito turistico-economico.

Si arriverebbe a creare una catena di conseguenze in grado di giovare non solo al ter ritorio in quanto tale ed alla sua identità, ma anche e non di minor importanza al flusso turistico in questi luoghi e di conseguenza ad un maggior respiro economico che tutto ciò porterebbe alla Penisola. Queste affer mazioni nascono sulla base di un’analisi di mercato condotta nel 2009 dalla Doxa9, in cui si prendono in esame i visitatori attuali e potenziali dei borghi tipici italiani e si analiz zano le motivazioni delle loro visite all’inter no di quei luoghi. Gli intervistati sono piutto sto coesi nelle giustificazioni per cui sono alla ricerca di soggiorni nei piccoli comuni: il 97% per la vetustà; l’85% per le piccole dimen sioni del sito ed infine l’84% per l’assenza di trasformazioni rispetto a ciò che sono i patri moni culturali conservati in queste aree.

2.1 L’importanza del recupero dei piccoli centri

Basti pensare al ruolo complementare che rappresentano rispetto al turista stesso, il quale vive quotidianamente nella città fre netica, ma che è incuriosito e vuole vivere anche la vita di una volta, la vita “lenta”, la vita che fa evadere dalla realtà di tutti i giorni, anche se per alcuni abitanti queste due coincidono. Dunque, si può constatare come incentivare il ripristino delle aree inter ne possa incentivare sia l’economia interna del Paese, sia il turismo dei borghi, seppur già interessato e già esistente ma potenzial mente in crescita, se ci fossero più infrastrutture, reti di collegamento e manutenzione dei luoghi. Turismo interessato 84% vetustà del luogo Incentivare l’economia interna del Paese

27 no del luogo stesso, volendo vivere anche il rapporto che l’insediamento storico instaura con il territorio e come si colloca all’interno del paesaggio naturale; il 65% si ferma solitamente a parlare con gli abitanti del luogo, volendo apprezzare non solo in modo indi retto l’esperienza temporanea di una “vita rallentata”, ma anche volendone sentir raccontare da coloro che la vivono quoti dianamente, da coloro che grazie alle pa role riescono ad avvicinare i loro ospiti alle tradizioni, ai segreti degli antichi mestieri e all’immaginazione di un’esperienza diversa; il 58% infatti acquista i prodotti locali, da cui l’interesse per l’artigianato, la curiosità per ciò a cui si è stati avvicinati grazie all’aver vissuto il luogo anche attraverso i racconti, e all’attaccamento ai prodotti genuini. La carrellata di dati raccolti in questa indagine mette in risalto l’attrattività che i piccoli cen tri hanno per turisti che nella loro vita quoti diana sono abituati alla frenesia dei comuni urbanizzati e delle loro periferie. Nonostante il comune urbanizzato e il piccolo centro si ano agli antipodi, non significa che i borghi rappresentino un contrasto alla modernità.

Oltre a considerare gli afflussi turistici in gra do di giovare all’economia del territorio, si è notato come in questi ultimi vent’anni, dal 2001 circa, si stia verificando un fenomeno di grande ritorno alle proprie abitazioni da parte della popolazione dei centri minori. Questo grande flusso di ritorni, di cui Corra do, Dematteis, e Di Gioia trattano nel volu me Nuovi montanari. Abitare le Alpi nel XXI., analizza come si stia verificando un ritorno dei vecchi abitanti nei loro luoghi d’origine, in questo caso come si evince dal titolo: le zone montane, le Alpi. I “ritornanti”, come vengono denominati nel libro sono circa 200 mila dall’inizio del fenomeno di rimpatrio ed al contrario di ciò che si può pensare non si tratta di quella porzione di popolazione scontenta della modernità delle grandi città che vuole tornare alle proprie tradizioni. “Si assiste a un approccio utilitaristico sostenibi le che legge in maniera nuova le opportuni tà offerte dal vivere in montagna”10 questo a riprova della nuova consapevolezza che si ha della tecnologia e del proprio impiego, non necessariamente essa deve trovarsi tut ta in uno stesso luogo di modernità per poter funzionare, ma si trasporta idealmente

L’importanza del recupero dei piccoli centri l’utilizzo delle tecniche per poter far rivive re anche luoghi in cui la tecnologia non si trova in modo diffuso. Questa, ad esempio, è la motivazione di una delle due classi in cui sono stati suddivisi i nuovi abitanti delle zone montane: coloro che sono definiti “utilitaristi” sono le persone che vogliono unire il tradizionalismo dei prodotti, delle materie prime tipiche di una zona con la modernità vissuta nelle città, per arrivare ad incremen tare l’economia che possono offrire questi luoghi, si tratta infatti di lavoratori dipendenti o imprese autonome. Si tratta di operazio ni che spaziano su molti aspetti che offre la zona montana: l’utilizzo dei boschi come fonte per produrre energia o di materia pri ma per l’industria del legno; la qualità dei prodotti che si trovano in queste zone, in cui si parla infatti di km0, che al giorno d’oggi rappresenta una caratteristica molto ricer cata dagli acquirenti delle grandi città.

2.128

10. F. Andreassi, Urbanistica e decrescita. Tra restringimenti, abbandoni e ricostruzione. Il ruolo dei centri storici minori. Aracne editrice, Ariccia, marzo 2016, pp. 102 - 103 29 2.1 L’importanza del recupero dei piccoli centri

Di conseguenza per ottenere questi pro dotti di grande qualità si cerca di valoriz zare al meglio l’aspetto sia dell’agricoltura sia dell’allevamento, che grazie alle picco le imprese locali riescono a svolgere la loro produzione al meglio in modo sostenibile. Al contrario, l’altra classe di neo-abitanti che si trova in queste zone è rappresentata da coloro che vengono definiti gli “esistenziali”, questi a differenza dei primi, sono contro la velocità della vita che si svolge in città, ad esempio pionieri, salutisti, sportivi della mon tagna e basano quindi il loro ritorno alle ori gini sia sul loro attaccamento ad uno stile di vita lento e all’importanza che ricopre per loro la tradizione, sia sul rifiuto che loro han no nei confronti della modernità e della vita che offrono le grandi città.

9. F. Andreassi, Urbanistica e decrescita. Tra restringimenti, abbandoni e ricostruzione. Il ruolo dei centri storici minori. Aracne editrice, Ariccia, marzo 2016, p. 114

2.1.3 L’importanza sociale Infine, un ultimo aspetto d’importanza che si è voluto studiare riguarda chi questi luoghi li popola e rende possibile una loro rinasci ta, gli attori che fanno vivere questi luoghi: la società. “Si tratta, inoltre, di riconoscere e pianificare la qualità diffusa e complessiva del programma di trasformazioni assegnan do un ruolo strutturante allo spazio pubblico nella sua articolata fenomenologia di: infra struttura ambientale, attrezzatura di suppor to e di servizio, luogo di rappresentazione collettiva, spazio informale, non gerarchico …”11. Il tema della sicurezza di questi luoghi e delle loro infrastrutture è un aspetto che se affrontato con progetti e soluzioni mirate fa rebbe in modo che questi territori non siano più vissuti come marginali e fragili, ma porterebbe ad un significativo cambiato sotto il punto di vista della vulnerabilità dei piccoli centri, aumentando il loro livello di sicurezza ambientale, quindi andando ad alimentare l’aspetto economico incentivandone i flussi turistici e non andando ad intaccare l’iden tità del territorio. Analizzando i temi chiave che riguardano questa tematica in un primo momento si può trattare dell’importanza che lo spazio pubblico assume intendendo lo come infrastruttura e quindi come luogo a disposizione per l’innovazione sociale e culturale dello spazio in questione. Di conseguenza, in un piano di rigenerazione non è fondamentale che i cambiamenti siano percepibili esclusivamente da un punto di vista estetico e visivo, ma l’aspetto principale è nella qualità puntale e complessiva di un luogo, determinato sotto questo pun to di vista dal suo livello di sicurezza, della qualità delle sue reti di connessione e della qualità dei servizi che esso è in grado di offrire ai propri abitanti. Questi infatti, rivestono un ruolo chiave sia in quanto promotori del cambiamento, sia in quanto destinatari che vivono le trasformazioni del luogo, di conseguenza questi interventi oltre ad affrontare il tema della sicurezza, (infrastrutturale, am bientale, idro-geologica per alcuni territori più a rischio di catastrofi), dovrà anche con siderare il tema dell’inclusione, tra gli abitanti, tra gli spazi, tra le infrastrutture, ma anche tra le diverse reti, creando quindi una serie di relazioni di diverse nature che però sono in grado di comunicare tra loro e di creare2.130 L’importanza del recupero dei piccoli centri

11. Bianchetti, 2008, M. di Venosa, M. Morrica, Rigenerare territori fragili. Strategie e progetti. Aracne editrice, Roma, marzo 2018, p. 21

31 nel loro insieme un grande sistema che tute la il territorio e si prende cura della società che lo abita. Nonostante il grande consen so a questi concetti chiave da parte degli enti promotori dei progetti di rigenerazione e delle popolazioni a cui sono dedicati, che ne sentono la necessità per poter migliora re la qualità della loro vita, queste azioni faticano ad essere messe in atto, a causa di una mancanza degli strumenti che vi sono a disposizione e a causa della loro poca in novazione. Tuttavia, come si è già ribadito precedentemente questo argomento sta riprendendo piede nell’ambito urbanistico solamente negli ultimi anni, ed essendo un tema di recente discussione i temi di sicu rezza, inclusione, innovazione, multiscalarità, relazione, connessione stanno via via trovando le loro risposte in progetti concreti grazie a metodi di rigenerazione di giovane nascita che vengono proposti e attuati.

2.1 L’importanza del recupero dei piccoli centri Tema della sicurezza Tema dell’inclusione Spazio pubblico infrastrutturacome

I3.CASI STUDIO

I casi studio di seguito analizzati sono: 3.1 Farm Cultural Park, Favara, Sicilia 3.2 Morano Calabro, Cosenza, Calabria 3.3 Sauris, Udine, Friuli-Venezia Giulia 3.4 Grottole, Matera, Basilicata 3.5 Fabbriche di Vergemoli, Lucca, Toscana 3.6 Castelnuovo di Vomano, Teramo, Abruz zo 3.7 Parco di Tepilora, Nuoro, Sardegna 3.8 Borghi Alpini, Piemonte 33 3. I casi studio

Avendo esplicitato l’importanza che il riequi librio dei borghi assume in ogni diverso con testo che compone lo scenario della Peniso la, si è cercato di dare una forma concreta alle considerazioni fatte precedentemente cercando quindi dei casi studio che dimo strassero oggettivamente i miglioramenti di cui si è alla ricerca per i borghi italiani e quindi la loro importanza. Il criterio seguito per scegliere i casi studio che verranno poi analizzati è data in primo luogo dalla ricer ca di luoghi tutti presenti nella Penisola, in quanto l’elaborato vuole focalizzarsi su un Paese che è nato e si è sviluppato partendo da questi luoghi, la presenza dei quali è di grande influenza e rappresenta una grande risorsa. Per rafforzare questo concetto e per poter studiare anche il tema della diversità che caratterizza i borghi, sono stati scelti casi studio che fossero dislocati geograficamen te all’interno del Paese, di modo da poter far emergere le diverse strategie adottate per i diversi territori. Infine, dopo aver trattato dell’importanza che il riequilibrio di questi luoghi assume per i diversi ambiti, culturale, economico e sociale, la decisione è stata quella di scegliere dei casi studio in cui si concretizzano questi aspetti, tramite la scelta di interventi che riguardano i diversi ambiti strategici, volendo far emergere di conseguenza gli effettivi miglioramenti che i progetti attuati hanno portato ad ogni borgo preso in considerazione.

Farm3.1 Cultural Park, Favara, Sicilia

OBIETTIVI PROGETTUALI: - Contrastare il notevole degrado edilizio e sociale del comune; - Ripopolare il centro storico di abitanti che lavorano per il proprio paese, iniziative culturali, progetti attrattivi; - Attrarre un turismo controllato, integrato e rispettoso, in un luogo in cui tante culture di verse possono incontrarsi e conoscersi.

SITUAZIONE ATTUALE: In provincia di Agrigento si trova il comune di Favara, che conta circa 32000 abitanti.

questo quartiere, Cortile Bentivegna è uno di quelli dismessi del comune. In questa situazione di degrado, si è arrivati a toccare il fondo nel 2010, quando una palazzina di tre piani del centro storico di Favara, crolla, la sciando tra le macerie due bambine, vittime del degrado e dell’omertà.

35 3.1 Farm Cultural Park, Favara, Sicilia AMBITO STRATEGICO: Centro Culturale CRITICITÀ: Degrado fisico e sociale

Un comune che dentro di sé fa vivere tante realtà diverse, tra piccoli quartieri, borghi, e piazze che lo compongono. Il Cortile Bentivegna è uno delle piccole aree tra queste, uno dei molti luoghi del comune in cui il degrado è diventato una condizione di norma lità per gli abitanti del posto, in cui non sono solo gli edifici ad essere ormai diroccati ed in situazioni di totale abbandono, ma anche la società del luogo è stata intaccata da questo grande problema: mafia, abusivismo edilizio, discariche a cielo aperto, quartieri fatiscenti sono caratteristiche che purtrop po penalizzano enormemente questo luogo ed i suoi abitanti. Conseguenza di tutto que sto, meccanismo ormai consolidato anche dai precedenti casi studio, lo spopolamento e l’abbandono del luogo, non a caso infatti

STRATEGIE ATTUATE:

Nasce nel giugno del 2010 una nuova real tà culturale ed artistica, Farm Cultural Park, un progetto che prende forma grazie ai suoi due ideatori e promotori, il notaio Andrea Bartoli con la moglie Florinda Saieva. Il progetto prende avvio con i lavori di re cupero di due palazzine del quartiere Cor tile Bentivegna nel marzo del 2010, per poi fiorire grazie al concetto della cultura come strumento nobile di rigenerazione. Il Farm Cultural Park è un luogo di incontro di cultu re diverse, di tradizioni locali, di usi e di arte contemporanea, non a caso viene definito una “piccola Berlino”, grazie al suo forte ri chiamo all’arte ed alla cultura. Questo Cen tro Culturale Indipendente conta di 1750 mq di spazio dedicati già alla cultura contemporanea, circa 2550 mq da ristrutturare e nel 2016, a qualche anno dall’apertura, ha contato ben 90000 visitatori provenienti da tutto il mondo. È un connubio di arte e cultura in cui ogni visitatore può contribuire, immergersi nella meditazione del luogo, conoscere e guardare al futuro grazie alla ventata d’innovazione che questo centro ha regalato a Favara. È composto da sette

1. Il Farm XL è stato aperto nel 2014 ed è uno spazio espositivo di 500 mq distribuito su tre piani di una palazzina ristrutturata, sulla som mità della quale è stato aperto un Roof Garden che mette i visitatori in contatto con la natura;

a questo Parco innovativo, non solo si è riusciti a risollevare questo quartiere di Fa vara, ma anche l’intero centro storico, con l’enorme afflusso di turisti infatti Piazza Cavour, la piazza principale del comune è sta ta ripopolata di bar, alberghi, infrastrutture pensate per soddisfare tutte le necessità dei visitatori all’interno del comune.

2. È stata aperta inoltre una scuola di ar chitettura per bambini, la Sou, ripresa da un concetto giapponese secondo cui fin dai primi anni di vita progettare e inventare nuovi spazi, aiuta la creatività dell’individuo e la sua fantasia;

4. All’interno dei sette cortili è stata pensata anche un’oasi, chiamata Riad, un omaggio alla piazza Jamaa el Fna di Marrakech, in cui si può rilassarsi a bordo di una piccola vasca d’acqua o prenotare una suite per un breve soggiorno;

3.1 Farm Cultural Park, Favara, Sicilia che provenienti da tutto il mondo;

5. Nzemmula è la cucina pensata per la condivisione delle tradizioni enogastronomi-

37 diversi cortili, in cui ad ognuno è affidato un diverso ruolo:

3. Il percorso Raft racconta invece le storie di come si è arrivati all’ideazione e progetta zione di Farm Cultural Park e ipotizza come potrà essere innovato in futuro;

6. Il Mercato 7 Cortili invece è un percorso, in cui è possibile conoscere le tradizioni culina rie siciliane e le materie prime locali; 7. È stato aperto nel 2016 Scenario Farm, luogo più innovativo ed interattivo, in cui è possibile fare Videobox e Nanobox, trasmet tendo attraverso la danza il linguaggio del Graziecorpo.

Morano3.2 Calabro, Cosenza, Calabria

3.2 Morano Calabro, Cosenza, Calabria AMBITO STRATEGICO: Ospitalità diffusa CRITICITÀ: Degrado fisico SITUAZIONE ATTUALE: Morano Calabro è un piccolo borgo me dievale in provincia di Cosenza, Calabria, popolato da circa 4485 abitanti, la cui fon dazione risale a tempi decisamente antichi, intorno al 132 a.C. Questo antico borgo ca labro è situato sulla valle del massiccio mon tuoso del Pollino, posizione che ha donato al comune il privilegio di far parte del più gran de Parco Nazionale Italiano, che prende il nome dall’omonimo rilievo. Nel comune si possono individuare tre diverse cinte murarie, che sono state delimitate con il passare degli anni: dalla più antica, che corrisponde alla parte più alta del borgo, sino all’espan sione più recente che si trova a valle della zona. Nell’area più alta del comune sorgono gli edifici di maggior rilevanza storica e con il livello di degrado più elevato rispetto al resto del borgo, alcuni situati nel quartiere di rione Castello, altri invece si trovano nel

quartiere Chiazzile. Tra le tre aree sopracita te le prevalenti funzioni dei luoghi e la connessione sono praticamente assenti. Tra la vetta più alta del comune infatti, zona ca ratterizzata dal ricordo della storia di questo borgo, dalla sua identità e dagli edifici che la caratterizzano, e la valle, zona più recente in cui si trovano la maggior parte delle abitazioni, gli edifici pubblici e commercia li, la connessione verticale è quasi assente e molto tortuosa, non percorribile quindi da chiunque a causa delle barriere architetto niche presenti. In aggiunta a queste mancanze di connessione tra i luoghi, è molto sentito anche il tema della mancanza delle infrastrutture primarie e del degrado, che non garantiscono agli abitanti permanenti ed eventuali turisti una completa fruizione del luogo. 39

STRATEGIE ATTUATE: Circa quindici anni il signor Nicola, abitante da molti anni a Morano Calabro e definito dai suoi concittadini “homo faber”, ha deci so di dare una nuova vita al suo borgo d’ori gine, acquistando con gli anni diverse case diroccate, dismesse e abbandonate che si trovano nel quartiere di rione Castello, luo go come già precisato, più degradato e ca ratteristico del comune. Le case del Nibbio, nome dell’albergo diffuso che con gli anni è riuscito a prendere vita, si colloca infatti, in modo strategico nella zona alta del borgo, che gode non solo di una forte identità, ca pace di trasmettere a coloro che entrano in contatto con questa realtà le tradizioni e

OBIETTIVI PROGETTUALI: - Riconnettere il territorio con una maggior qualità dei percorsi interni e migliorando i collegamenti verso l’esterno ; - Contrastare il degrado dei luoghi e degli edifici, preservando il patrimonio architetto -nico-culturale; Ripopolare il borgo, sia sotto il punto di vista abitativo sia sotto il punto di vista turistico, risollevandone quindi l’economia.

3.2 Morano Calabro, Cosenza, Calabria tezza della vita, un valore spesso dimenticato, la bellezza del conoscere, del fare e del contribuire ad un progetto che si identifica come connubio tra passato e presente.

41 gli usi antichi, ma anche di una connessione con l’esterno del borgo agevolata, di modo da poter garantire ai turisti la facilità di ar rivo in loco. Per realizzare questo concetto di “albergo diffuso” ci sono voluti molti anni, essendo allora un concetto di ospitalità piut tosto sconosciuto, ma grazie alla particolari tà delle case, alle diverse iniziative proposte ed al coinvolgimento dei cittadini per poter portare avanti il progetto, Le case del Nib bio, sono oggi la culla di ciò che non deve essere dimenticato di Morano Calabro. “Ho affidato questa casa ad un gruppo di ragazzi che amano la montagna e la potranno al lestire con pannelli fotografici e illustrativi sul nostro Parco del Pollino; riunirsi e organizza re eventi per scuole e amanti del Pollino. In quest’altra casa a breve sarà ospitata una collezione permanente di conchiglie di tutto il mondo e qui, in questa Chiesa sconsacra ta, abbandonata e saccheggiata, nascerà un centro sperimentale di musica dal vivo, il “Purgatorio Music Lab”. Le parole del pro prietario spiegano il concept del progetto, ciò che vuole trasmettere, l’apprezzamento non solo del luogo in sé, ma anche della len-

Sauris,3.3 Udine, Friuli-Venezia Giulia

Vi sono pareri discordanti per quanto riguar da l’individuazione dell’epicentro del sisma, che fu di 6.5 magnitudo della scala Richter, e colpì 77 comuni italiani, provocando 990 morti solo in Italia e ben 45.000 sfollati. Si ri iniziò un lento processo di ripresa dei luoghi devastati grazie anche alla legge regionale del 20 novembre 1982 per la salvaguardia dei valori ambientali e storici, la quale mise a disposizione dei comuni friulani maggior mente colpiti dei fonti per la ricostruzione e la ripresa economica. Sauris, un piccolo borgo alpino in provincia di Udine, nato circa nel XIII-XIV sec. riuscì dal 1986 a ricostruire grazie a questi finanziamenti 10 abitazioni andate distrutte ed a ripararne 159. Far riprendere

3.3 Sauris, Udine, Friuli-Venezia Giulia AMBITO STRATEGICO: Ospitalità diffusa CRITICITÀ: Catastrofe naturale SITUAZIONE ATTUALE: Il terremoto del 6 maggio 1976 che colpì in numerevoli comuni del Friuli lasciò dietro di sé una quantità di danni e di vittime come poche altre catastrofi naturali nella Penisola.

vita ad una regione colpita da uno shock di così grande portata non significa solamente ricostruire l’edificato andato distrutto, ma in un secondo momento occuparsi anche di una ripresa economica che avrebbe por tato nel tempo ad un totale abbandono di innumerevoli aree interne colpite dal sisma.

OBIETTIVI PROGETTUALI: - Recupero delle infrastrutture preesistenti; - Ricostruzione delle zone distrutte; - Far fronte allo spopolamento grazie alle peculiarità del luogo. 43

STRATEGIE ATTUATE:

Dopo un primo momento di necessaria ricostruzione di ciò che era andato perduto, si sentì il bisogno di ripopolare il piccolo co mune di Sauris, uno dei luoghi più colpiti dal sisma, grazie ad un’iniziativa che potesse far fronte alle situazioni socioeconomiche cri tiche create dal sisma. È stato ideato dun que, un luogo che potesse ospitare chiunque volesse tornare a vivere un luogo che aveva bisogno di rinascere. Nasce così il primo albergo diffuso in tutta Italia, un ambien te ricettivo che potesse garantire le como dità di un hotel, ma che allo stesso tempo valorizzasse le strutture preesistenti, recupe randole di modo che possano ospitare gli al loggi e attraverso quest’azione di recupero vi sia una condivisione dell’iniziativa con gli abitanti permanenti del luogo. Fu un’idea ed un progetto del tutto innovativa per il tempo, ma l’Albergo Diffuso Sauris, riuscì grazie alle tematiche del costruire insieme, collaborare, condividere ed ospitare a risollevare le strutture esistenti, la memoria e la società di un luogo. Conta di distribuiti per il borgo, Sauris di Sopra, Sauris di Sotto, Lateis e La Maina, tutti ambienti caratteristici in cui

45 un turista può conoscere il luogo attraverso l’abitare. Sono state inoltre incentivate con gli anni molte iniziative, grazie alle peculia rità del borgo: Sauris è una delle 24 “perle Alpine” e vanta di avere nel suo comune il Lago di Sauris, è quindi possibile entrare a contatto anche con la natura montanara e conoscere il luogo, grazie a degli itinerari guidati di escursioni, trekking, scalata e gite sulle acque del lago. 3.3 Sauris, Udine, Friuli-Venezia Giulia

Grottole,3.4 Matera, Basilicata

ghi, il degrado sempre più presente all’in terno del comune e il conseguente spopolamento dello stesso finirebbero per far diventare Grottole un lontano ricordo del passato. I dati che hanno fatto preoccu pare sono quelli riguardanti proprio il centro storico, che pur essendo il cuore del borgo, ad oggi conta di 629 case abbandonate e 305 abitanti totali.

SITUAZIONE ATTUALE: Un antico borgo che vive dai tempi della preistoria, in provincia di Matera, Basilicata, sorge racchiuso tra due fiumi, il Basento ed il Bradano, è il piccolo comune di Grottole, popolato da circa 2123 abitanti. Il luogo, di origini molto remote testimoniate dai ritrova menti greci e romani nella zona, è uno dei comuni più antichi della provincia di Ma tera ed in passato vantava di essere collo cato in un punto strategico di connessione e passaggio, per i contadini e gli allevatori del tempo. Il centro storico, ricco di edifici che ne raccontano la storia, tra le chiese, il castello, i ruderi della Torre di Altojanni, già da diversi anni rischia però di rimanere abi tato solamente dai suoi edifici abbandonati e dalle rovine della Chiesa di Diruta, andata parzialmente distrutta dal terremoto dell’Ir pina del 1962. Il mancato interesse verso la conservazione e valorizzazione di questi luo-

OBIETTIVI PROGETTUALI: - Recuperare gli edifici andati in rovina a causa degli agenti esterni e del passare del tempo; Ripopolare il centro storico e l’intero borgo, grazie a progetti culturali e ad iniziative artistiche; - Risollevare l’economia del borgo grazie all’ampia scala delle iniziative ed al conse guente turismo. 47 3.4 Grottole, Matera, Basilicata AMBITO STRATEGICO: Ospitalità diffusa

CRITICITÀ: Degrado fisico

STRATEGIE ATTUATE: “A Grottole non c’è niente, quindi si può in ventare tutto”, parole di Andrea Paoletti, ar chitetto milanese, trasferitosi a Matera che nel 2018 ha fondato l’impresa sociale Wonder Grottole, grazie alla quale ha deciso di far rivivere Grottole. Grazie alla forza della modernità, delle nuove piattaforme sociali, dei media, e della rinomata Matera, capitale Europea della cultura 2019, prende forma il progetto “The Italian Sabbatical”, ideato dalla piattaforma sempre più conosciuta Airbnb e promosso dall’architetto Paoletti e dalla sua impresa. Si tratta di un progetto che vuole porre l’accento sulle comunità ospitali, sull’arte, sulle tradizioni da diffonde re e tramandare a livello mondiale, sul turi smo rispettoso ed interessato. È stato ideato un concorso a livello mondiale, promosso su Airbnb, in cui sarebbero stati scelti solo cin que candidati disposti a vivere nei mesi estivi in questo piccolo comune, ospitati dagli abi tanti volontari del paese, pronti a scambiare i loro saperi cosmopoliti con le antiche tra dizioni del borgo. “Ci aspettavamo qualche decina di migliaia di richieste, invece siamo stati sommersi da circa 280.000

I cinque candidati scelti, provenienti da tutto il mondo, Melbourne, Ca nada, Italia, New York, Buenos Aires, sono arrivati nella provincia di Matera il 5 giugno scorso rimanendovi fino a fine agosto, raccontano la loro esperienza: “Qui mi alzo pre sto, accompagno Rocco agli alveari, diamo una mano in tutto, poi una volta alla setti mana c’è la lezione di pasta fresca a casa di Enza, la costruzione dell’orto comunitari con Mario e le lezioni di lingua e cultura ita liana con Michela, un momento centrale e molto appassionante della giornata”. “The Sabbatican Italians” è un progetto che dimostra come per far rivivere un luogo è fon damentale il coinvolgimento anche di chi il luogo lo vive quotidianamente e di chi ha voglia di scoprirlo.

49 candidature”, ammette Federica Calca terra, coordinatrice del progetto a Grotto le, constatando il grande successo avuto dall’iniziativa.

3.4 Grottole, Matera, Basilicata

Fabbriche3.5 di Vergemoli, Lucca, Toscana

degrado. Per quanto riguarda l’ambito ar chitettonico infatti, la qualità è inversamente proporzionale a quella presente in ambi to naturalistico: l’abbandono di Fabbriche di Vergemoli è dovuto alla grande quantità di edifici fatiscenti e ormai ridotti in macerie che sono presenti sul territorio.

OBIETTIVI PROGETTUALI: - Ripopolare il comune di abitanti permanenti e temporanei; - Sfruttare al meglio ed in modo rispettoso gli elementi naturali come fonti di energia sostenibile. 51 3.5 Fabbriche di Vergemoli, Lucca, Toscana AMBITO STRATEGICO: Ospitalità diffusa CRITICITÀ: Degrado fisico SITUAZIONE ATTUALE: Il piccolo comune di Fabbriche di Vergemo li si trova nel territorio della Garfagnana, in provincia di Lucca ed è popolata da circa 798 abitanti. Le sue origini sono recenti, vie ne infatti istituito nel 2014 dopo l’unione di due comuni: Fabbriche di Vallico e Verge moli, nonostante gli insediamenti e l’assetto urbano del borgo siano di origini medievali. Questo borgo, arricchito dalla natura da cui è circondato, fa di essa le sue principali attrazioni, ad esempio la Grotta del Vento e la Grotta di Castelvenere, la sua vicinanza con il Parco Naturale delle Alpi Apuane, e le sue principali risorse, ad esempio l’acqua da cui il borgo è circondato e con cui dal ‘900 alimenta le sue ferriere, i mulini e le cartiere. Un ambiente caratteristico, ricco di natura e , ma che è stato mandato in crisi dalla gran de problematica che affligge la grandissima maggioranza delle aree interne: il

Il progetto case a 1 euro che ha preso pie de nella provincia di Lucca, è stato pro grammato dal sindaco Giannini, il quale ha deciso di far riprendere vita al suo comune grazie al recupero delle abitazioni abbandonate preesistenti, vendendole ad un costo quasi nullo. Questo progetto con siste nella vendita a privati cittadini di edifici ormai disabitati, ma che garantiscano la necessità di un recupero non così radicale da dover intaccare la struttura portante del volume. Per poter portare a termine l’acqui sto del bene edile in questione, colui che ha acquistato la casa dovrà garantire al comu ne di impegnarsi nelle opere di ristrutturazione del bene a proprie spese, presentando un progetto entro un anno dall’acquisto. A Fabbriche di Vergemoli gli edifici che aderi scono a questa iniziativa sono un centinaio, alcune abbandonate altre in decadenza e dall’inizio di questo bando sono state acqui state circa una decina di abitazioni. L’interesse verso questo progetto e di conseguen za verso il borgo è stato mostrato da tutto il mondo, acquirenti dalla Cina, dalla Russia e dal Brasile si sono fatti avanti, promuovendo

STRATEGIE ATTUATE:

53 l’iniziativa anche tramite i loro media nazio nali, interessati alle grandi ricchezze naturali che offre il territorio. 3.5 Fabbriche di Vergemoli, Lucca, Toscana

Castelnuovo3.6 di Vomano, Teramo, Abruzzo

Questo piccolo borgo, distribuito ai lati di un’unica direttrice che divide in due grandi porzioni i volumi che lo popolano, ospita un sistema insediativo frammentato e diffuso, che in modo poco chiaro prende posizione in maggior quantità a ridosso della SS 150 per poi via via diramar si con edifici industriali o dismessi allontanan dosi da essa. A Castelnuovo di Vomano è

molto forte il problema della sovrapposizione: gli spazi non sono ben delineati e definiti nella loro funzione, dai marciapiedi ai lati delle strade che con spazi non costanti per il percorso in alcuni punti spariscono, fino ad arrivare alle diverse funzioni degli edifici che non si distinguono tra funzioni private e pubbliche addossate ai lati della grande risorsa che è la via principale. Una delle problemati che di cui si parla infatti è la de-qualificazione dello spazio urbano pubblico e delle sue infrastrutture. Inoltre, un altro problema na sce proprio da questa via, essendo un’unica grande strada, ci si trova spesso a dover far fronte al traffico di passaggio ed alla conge stione della stessa strada che bloccandosi reca molti disagi agli abitanti. Trovandosi in un territorio appenninico, in questo piccolo comune, è molto sentito anche il tema del rischio ambientale: si è molto trattato infatti55

3.6 Castelnuovo di Vomano, Teramo, Abruzzo AMBITO STRATEGICO: Riqualificazione Urbana CRITICITÀ: Connettività, Sicurezza SITUAZIONE ATTUALE: Castelnuovo di Vomano è una piccola fra zione del comune di Castellalto, in provincia di Teramo, Abruzzo, ed è un piccolo comu ne di recente formazione, conta infatti circa 40-50 anni di storia ed è popolato da 3300 abitanti. L’edificato di questo sito si distribu isce in modo molto disomogeneo lungo le due strade statali n. 80 e n. 150, che fungono da grande collegamento con tutto il resto dei comuni adiacenti e non solo, rivestendo quindi un ruolo di connessione e comunicazione fondamentale.

nello studio di questo territorio della proble matica idro-geologica rappresentata dal la possibilità di frane e dissesti del territorio che potrebbero verificarsi a causa di scarsi sistemi protettivi che sono attualmente pre visti nel comune di Castelnuovo rendendolo così un luogo vulnerabile per quanto riguar da l’aspetto ambientale, dai terremoti alle piogge torrenziali che potrebbero provoca re allagamenti o frane.

57 3.6 Castelnuovo di Vomano, Teramo, Abruzzo STRATEGIE PIANIFICATE:

- Migliorare la qualità degli spazi pubblici di frangia e ridefinire il limite del comune, an dando così a ridefinire un assetto urbano più omogeneo e con funzioni distinte e definite; - Creare un nuovo percorso ciclopedonale interconnesso con la rete a mobilità lenta; - Studiare un sistema di ritenzione e disper sione delle acque.

OBIETTIVI PROGETTUALI:

Il progetto del nuovo corridoio ambientale lungo la SS 150, studiato e progettato dall’U niversità di Pescara in associazione al Comu ne di Castellalto e gli annessi enti privati, i cittadini e le amministrazioni locali interessate alla partecipazione, ha studiato come poter restituire una buona pianificazione urbanistica e sicurezza ambientale al luogo. Infatti, come spiega il prof. Matteo di Venosa nel suo libro Rigenerare territori fragili, l’idea pro gettuale ha un valore polivalente che riesce ad unire strategie in risposta ad ambiti diversi integrandole ed incrementando così i gradi di resilienza del suolo. Il corridoio di cui si par la nel progetto funge da valorizzazione del territorio, quindi definendo spazi dedicati, individuando funzioni ad ogni area e consolidando l’ambito delle reti di comunicazione diventando esso stesso un’infrastruttura pubblica che possa connettere l’ambito natu rale a quello costruito. Il corridoio dunque è stato pensato anche come filtro ecologico, per contrastare la problematica della sicu rezza ambientale.

Parco3.7 di Tepilora, Nuoro, Sardegna

ed infine, Bitti, a pochi chilometri da Nuoro, un borgo definito “di pietra”, stretto alle sue tradizioni contadine. Queste quattro aree in terne, custodi delle loro bellezze e delle loro tradizioni erano però segnate da un generale degrado, che non riguarda solo in senso stretto gli edifici che popolano i borghi, ma anche l’ambiente, a causa delle numerose discariche abusive presenti sul territorio, che sono state causa di molti abbandoni da par te dei cittadini, lasciando quindi questi territori in balia del processo di spopolamento, tenendo lontani di conseguenza anche i tu risti interessati al luogo. Un’ altra problemati ca della zona è la sentita divisione presente tra i territori più vicini alla costa dell’Isola e quelli che si trovano nell’area interna: una contrapposizione che non valorizza a pieno tutte le diverse caratteristiche naturali di cui sono composti i borghi. 59 3.7 Parco di Tepilora, Nuoro, Sardegna AMBITO STRATEGICO: Riqualificazione Urbana

CRITICITÀ: Connettività del territorio SITUAZIONE ATTUALE: Il Parco di Tepilora si trova in provincia di Nuoro, in Sardegna e si estende per ben 8000 ettari di parco. Quest’area, diventata area protetta nel 2012, comprende nei suoi confini i quattro comuni che hanno avvia to e seguito il progetto: uno facente parte del territorio della Barbagia, Bitti e gli altri tre borghi invece facenti parte il territorio della Baronia, Lodè, Torpè e Posada. Ognuno di questi quattro comuni conta meno di circa 3000 abitanti, ed ognuno offre ricchezze diverse della Sardegna, dall’arroccata Posa da, nella zona nord-orientale del territorio, padroneggiata da un castello fino ad arri vare al mare; spostandosi poi verso il centro del territorio s’incontra la zona agricola di Torpè, altro borgo caratteristico della Baro nia; proseguendo in direzione, si trova Lodè, un medievale borgo di montagna, in cui le tradizioni non lasciano al ricordo i loro segni;

STRATEGIE ATTUATE: Dal 2005 è stata istituita dal comune di Bitti la pratica per l’organizzazione del Parco e di questa iniziativa, in collaborazione ed ac cordo con la Regione Sardegna, l’Ente Foreste della Sardegna e la Provincia di Nuoro. Dal 2012 il Parco è diventato area protetta della regione, grazie all’iniziativa voluta dai quattro borghi promotori precedentemente citati e dai loro cittadini: ad oggi l’area del parco si estende dal bosco di Tepilora sino alla foce del Rio Posada, mettendo quindi in forte relazione l’interno del territorio sino ad arrivare alla zona costiera. Questa ricucitura è incentivata anche grazie ai progetti interni studiati dal Parco, ad esempio percorsi ciclopedonali studiati e proposti ai visitatori tramite degli itinerari scelti, oppure percorsi 60

OBIETTIVI PROGETTUALI: - Ricucitura del dualismo territorio interno –costa, sviluppando così un turismo integrato che potrà godere di una nuova connessio ne del territorio; - Integrazione e collaborazione tra i borghi; - Salvaguardia delle risorse naturali ed incen tivo dello sviluppo sostenibile del territorio.

61 enogastronomici offerti per far conoscere non solo la natura del territorio geografico, ma anche ciò che la natura offre al cittadi no. Quest’area quindi gode grazie a questo progetto di una totale percorribilità, a mobilità lenta, che garantisce a coloro che sono interessati alla visita del parco di po ter stare a contatto con le numerose varietà floro-faunistiche che ospita, e con le altre innumerevoli tipicità naturali del luogo che grazie agli innumerevoli vincoli di tutela pos sono godere della salvaguardia necessaria.

3.7 Parco di Tepilora, Nuoro, Sardegna

Borghi3.8 Alpini, Piemonte

OBIETTIVI PROGETTUALI: - Recuperare gli edifici dismessi e abbando nati delle zone montane; - Ripopolare le borgate alpine, tramite il miglioramento dei collegamenti con i comuni urbani e l’incentivo di maggiori infrastrutture; - Sfruttare in modo rispettoso le potenzialità montane. 63 3.8 Borghi Alpini, Piemonte AMBITO STRATEGICO: Riqualificazione Urbana CRITICITÀ: Abbandono SITUAZIONE ATTUALE: Aree interne di grande pregio che contano innumerevoli peculiarità, le zone montane sono alcune tra le realtà più complesse e sensibili del territorio italiano. In Piemonte, regione prevalentemente montuosa sono molte le borgate alpine penalizzate da un progressivo abbandono iniziato ormai da decenni, nonostante questi luoghi siano cu stodi di un patrimonio identitario e ambientale. I principali motivi di questi abbandoni sono dovuti non solo alla delicatezza dei luoghi montani, dei quali solo le persone che vi sono nate e cresciute conoscono le necessità e le vere risorse che possono of frire, ma anche la difficile connessione con il resto dei comuni urbanizzati, è un grande tema che viene vissuto in modo negativo da chi vive o ha vissuto in queste zone e ha deciso di lasciarle. Il tema della mobilità non è una questione centrale solo per i borghi in

senso generico, ma in particolar modo an che per queste aree che si trovano in luoghi isolati, materialmente e non, dalle grandi città della modernità, in cui le nuove gene razioni si dirigono per poter trovare comodi tà e opportunità di vivere una vita diversa.

STRATEGIE ATTUATE:

Il progetto Borghi Alpini per Uncem promos so da Uncem, Unione Nazionale Comune Comunità Enti Montani, ha inizio nel luglio del 2012 ed è coordinato da Marco Bussone e consiste in un finanziamento di 20 milioni di euro dei fondi UE, per i borghi montani che decidono di aderire al bando istituito “recupero e rivalutazione delle case e delle borgate montane del Piemonte”. “Borghi alpini è diventato un marchio sul quale co struire un percorso antropologico, culturale, economico, politico, istituzionale per i pros simi vent’anni. Lo abbiamo detto anche al Ministro Franceschini che bene ha fatto a individuare nel 2017 l’Anno dei Borghi”, spie ga il coordinatore del programma, il quale sostiene fermamente che le zone montane debbano essere recuperate grazie anche ad un lavoro di ricerca sociale. Il censimen to ha dato l’opportunità di partecipare a questo programma a ben otto realtà montane che si trovano nelle province di Torino, Cuneo, Verbano-Cusio-Ossola, in cui è sta to individuato un generale sottoutilizzo delle peculiarità che questi territori sarebbero in grado di offrire.

3.8 Borghi Alpini, Piemonte

In particolare, per ognuna delle otto borga te selezionate sono state analizzate tramite studi e sopralluoghi le forze del territorio, le debolezze, le opportunità e le minacce, in modo da poter sfruttare al meglio i fondi per realizzare degli interventi mirati e che si ano in grado di garantire dei risultati efficaci per i luoghi, l’ambiente ed i loro abitanti. In quest’analisi è stato assegnato ad ognuno degli otto borghi un indice di appetibilità complessivo dello stato di fatto, rilevando ne cinque con una valutazione buona, due con una valutazione ottima e solamente uno in cui si rileva una situazione sufficien te. Alla luce delle considerazioni realizzate, sono stati programmati dei progetti in corso per alcuni di questi candidati, ad esempio: a Lunella nel comune di Viù (Valli di Lanzo) è in corso un progetto per la risistemazione dell’accessibilità stradale; a Bertolera nel comune di Rubiana si sta svolgendo uno studio di fattibilità per il recupero dell’assetto stradale della borgata e delle sue unità immobiliari; ed infine ad Alteretto nel co mune di Gravere (Valle di Susa) è in corso un progetto per l’istituzione di una struttura ricettiva sociale.

65

LE4. DIVERSE STRATEGIE DI RIGENERAZIONE APPLICATE

4.1 Il tema della diversità: le situazioni di partenza, le strategie attuate Alla luce dell’analisi dei casi studio citati e presentati nel precedente capitolo all’inter no dell’elaborato, sono immediate alcune osservazioni di carattere generale per quan to riguarda le scelte strategiche verso cui ci si indirizza in questi ultimi anni per riequilibrare un territorio fragile. Un tema molto importan te che riguarda le caratteristiche principali di un piano di rigenerazione di un piccolo comune riguarda la diversità. Ogni area in terna presa in considerazione parte da una morfologia diversa: è notevole la varietà, la ricchezza e la complessità del territorio ita liano sotto il punto di vista geografico, ed infatti in ognuno degli otto borghi analizzati si sono riscontrate delle caratteristiche diverse che hanno portato di conseguenza talvolta in modo evidente, altre volte meno a delle soluzioni ed esiti di progetto differenti. La diversità di questi casi studio non è dovuta solo all’aspetto strettamente territoriale in cui ogni ambiente si trova, ma un’altra ca ratteristica è la molteplicità di situazioni di partenza che ogni strategia ha studiato ed affrontato come punto di partenza per una futura rinascita. Nel primo capitolo, quando si sono analizzate le cause degli abbandoni dei piccoli comuni si è principalmente trat tato degli “shock” che un luogo può subire, considerando come questi possano essere di nature differenti. In queste realtà troviamo infatti un intreccio di casistiche molto diverse tra loro anche per quanto riguarda questo aspetto: ogni luogo geograficamente diffe rente parte da una realtà iniziale differente, degrado sociale, degrado fisico, catastrofe naturale o mancanza di infrastrutture. Que sti aspetti fanno emergere come non possa esistere una soluzione universale ed unica per tutti i casi di abbandono e di necessi tà di riequilibrio di un luogo, ma ognuno di essi ha bisogno di una risposta alle difficoltà analizzata e misurata ad hoc per la situazio ne e la realtà presente sul territorio specifico.

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Questo significa che è necessaria una rigenerazione consapevole rispetto ciò con cui ci si sta relazionando: si tratta quindi non solo di mettere in armonia il nuovo costruito con il le preesistenze, di avere rispetto di ciò che già si trova in questi spazi, e soprattutto di chi si trova in questi spazi, e di quest’ultimo aspetto si ha prova grazie alla grande por tata di iniziative a livello culturale che si stan no portando avanti come strategie.

4.1.1 I nuovi promotori delle iniziative Dopo aver analizzato tutti gli aspetti che confermano i vantaggi della rigenerazione dei borghi, vi è però da considerare anche il tema del rischio dello sfruttamento, che per interessi economici può portare ad azioni strategiche che calpestano, anziché valoriz zare con rispetto i luoghi. La modalità che si dovrebbe preferire per garantire ai promotori, al territorio ed ai cittadini la democra zia di un progetto è quella di prediligere gli interventi in cui gli aspetti pubblici e privati sono integrati tra loro, come accade in tutti i casi studio presi in considerazione precedentemente. In questo modo nelle strategie ideate emergerebbero in maniera comple mentare sia l’incipit privato dell’iniziativa, che grazie alla posizione economica in cui è collocato l’ente, sarebbe in grado di ga rantire i fondi necessari alla salvaguardia e promozione dei miglioramenti al territorio; sia lo sguardo attento alla comunità ed ai reali bisogni dell’ambiente grazie alla presenza della componente pubblica, che ha come primo interesse progettuale la qualità della vita degli abitanti ed il miglioramento del territorio per la collettività. In alcuni dei casi studio, ad esempio gli al berghi diffusi in Calabria e Friuli-Venezia Giulia, il Centro Culturale Indipendente in Sicilia, ed in parte l’iniziativa del progetto in Basilicata sono tutte iniziative intraprese da enti privati, i quali tutti per attaccamento alla propria terra hanno voluto fare qualco sa per riscattarla e farla rivivere, supportati in tutti questi casi non solo dalle amministrazioni pubbliche locali, ma anche dagli altri abitanti del posto. Questa è la riprova che il recente ritorno d’interesse verso una necessaria resilienza dei centri storici minori non è solo un argomento sentito da abitanti ed amministrazioni, che al di là degli interessi economici, sentono il bisogno di far rivivere la cultura ed anche l’economia del luogo in cui vivono. La prevalenza di natura pubblica di un intervento si trova in casi di catastrofi naturali o necessità d’intervento solitamen te di natura ambientale o che comprende una vasta area, basti pensare ad esempio alle normative dei Piani di Ricostruzione istituiti con il decreto legislativo n. 154 del 1945, attivati per risollevare dalle macerie i vari comuni più o meno devastati dalla guerra appena conclusasi. Il tema della diversità: le situazioni di partenza, le strategie attuate

4.168

Dopo vari aggiornamenti alle loro normati ve questi stessi Piani di Ricostruzione saranno successivamente impiegati per riequilibrare le aree interne colpite da episodi sismici dal 1968, sisma a Belìce (TP), fino al 1984 con il sisma Lazio e Abruzzo. La motivazione del fatto che il recupero di un comune dopo aver subito un evento calamitoso o se ser ve un progetto di considerevoli dimensioni sia affidata ad interventi pubblici risiede nel fatto che l’amministrazione pubblica ha il compito di preoccuparsi in modo efficiente della collettività nazionale, per poter adem piere a pieno al proprio dovere umanitario nei confronti dei propri abitanti, nonostante non ci siano alte aspettative nei confronti della pubblica amministrazione per quanto riguarda la garanzia di un’ipotetica e futura stabilità tra domanda e offerta di questi luoghi realizzati ed il centro storico preesi stente, operando in linea con l’armonia del le parti che già esisteva all’interno del sito e seguendola con le azioni di recupero senza intaccarla.

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“...spesso percepiti come luoghi marginali e di passaggio, ma che possono invece riacquistare centralità nel dialogo tra nuove esigenze e stratificazione storica del paesaggio.”

- M. Cucinella

4.2

Le iniziative attuate e la loro natura

Differenti situazioni di partenza richiedono differenti impieghi delle strategie progettua li, infatti i diversi metodi precedentemente analizzati si sono adattati alle necessità di partenza, al luogo e ad ambiti di applicazione diversi. Ciò a dimostrazione del fatto che non vi è un’unica strada da poter per correre per riuscire a riequilibrare dei territori, ma che i temi precedentemente visti dell’integrazione degli attori sociali, del luogo e la multiscalarità dei piani sono elementi fonda mentali per ottenere esiti postivi da parte di un progetto. Per non perdere di vista la sud divisione fatta precedentemente riguardo i diversi aspetti che compongono lo scenario di progetto: culturale, economico e socia le, questi si possono distinguere non solo du rante la fase di analisi delle problematiche, ma sono individuabili anche nell’ideazione delle strategie progettuali. Nel capitolo pre cedente infatti, i casi studio sono stati cata logati sulla base di questi diversi ambiti pro gettuali: sono state analizzate le situazioni di partenza dei diversi casi studio, e successi vamente per ognuno sono stati messi in evi denza gli obiettivi strategici posti. In questo modo è stato possibile concretizzare i diversi ambiti d’intervento di cui si è precedente mente detto, attraverso i progetti. Segue quindi una sintesi delle peculiarità analizza te e messe in evidenza più frequentemente per ognuno dei diversi aspetti: i Centri Culturali per quanto riguarda una risposta di tipo culturale; l’ospitalità diffusa per quanto riguarda una risposta di tipo economico; ed infine, la riqualificazione urbana per quanto riguarda una risposta di tipo sociale.

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CASI STUDIO INTERESSATI: Fondazione Orestiadi, Gibellina, Sicilia; Red Line Distreet, Catania, Sicilia; Fiumara d’Arte, Fiumara, Calabria; Periferica, Mazara del Vallo, Sicilia; Fototopia, Albidonia, Calabria.

CASI STUDIO INTERESSATI: Farm Cultural Park, Sicilia

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INIZIATIVE CULTURALI A prescindere da un effettivo recupero fisi co, in questo caso si tratta di iniziative che puntano la loro forza sull’arte vera e propria, per poter far rivivere grazie ad essa dei luoghi che altrimenti sarebbero fatiscenti, ad esempio Gibellina, con il suo museo a cielo aperto e in altri casi simili in cui catastrofi na turali e degrado hanno piegato un territorio. Altre sono iniziative che insegnano non tanto a lavorare fisicamente su un territorio, quanto a imparare a saperlo guardare con occhi diversi, il caso del progetto Fototopia, ad Albidonia, Calabria.

4.2.1 Centri Culturali L’arte come punto fondamentale di progetto, associata ad opere di recupero, riesce a riscat tare delle realtà ormai in rovina, e negli ultimi anni, le iniziative in cui l’arte è protagonista di un progetto sono sempre più numerose. Nonostante solo uno dei precedenti progetti analizzati rientri in questo caso, altri, che verranno solamente citati sono le realtà presenti sulla Penisola.

4.2 Le iniziative attuate e la loro natura CENTRO CULTURALE INDIPENDENTE

Dopo un lavoro di recupero fisico degli edi fici andati in rovina, in questi centri l’arte si propone di diventare una disciplina guida, un elemento collante tra concittadini, visitatori, culture differenti, capace di incentivare non solo l’economia del territorio, ma anche la curiosità di imparare a viverlo in modo di verso.

CARATTERISTICHE PROGETTUALI - Utilizzo dell’arte e della cultura come pro motrici del riscatto di un antico centro sto -rico;Far riscoprire modi diversi di osservare e vi vere un luogo ad abitanti e visitatori, incu riosendoli mostrando loro arte contemporanea, innovazioni, unite alle tradizioni locali; - Incentivare in alcuni casi un turismo controllato, curioso e rispettoso dei luoghi, in al tri invece creare un gruppo di persone volontarie che mettono a disposizione le loro conoscenze e capacità per contribuire alle iniziative artistiche.

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74

Iniziativa che comprende delle strutture ricettive dislocate per l’area in cui nasce, ma che vengono gestite da un unico pro prietario, creando quindi una rete di collegamento che garantisce itinerari attrattivi e un diretto contatto tra tradizione locale ed il visitatore.

CASI STUDIO INTERESSATI: Grottole, Basilicata 4.2.2 Ospitalità diffusa

L’ALBERGO DIFFUSO

All’interno del concetto di ospitalità diffusa, vi sono diversi modelli di sviluppo, applicati in quattro dei precedenti casi studio analizzati: 4.2 Le iniziative attuate e la loro natura

CASI STUDIO INTERESSATI: Sauris, Friuli-Venezia Giulia; Morano Calabro, Calabra.

COMUNITA’ OSPITALI Strategia in cui il ruolo della comunità locale è fondamentale, si tratta di volontari che mettono a disposizione il loro tempo e le loro conoscenze, per ospitare dei turisti, all’interno della loro società non trattandoli come tali, ma considerandoli dei concitta dini, scambiando con loro usi e tradizioni dei rispettivi luoghi.

CASI STUDIO INTERESSATI: Fabbriche di Vergemoli, Toscana

CARATTERISTICHE PROGETTUALI - Creazione di nuove strutture ricettive, pub bliche o private, tramite il recupero di edifici preesistenti; - Valorizzare l’identità architettonica, storica e culturale del territorio; - Collaborazione e convivenza tra abitanti permanenti e temporanei.

PROGETTO CASE A 1 EURO Metodo di recupero degli edifici dismessi e in condizioni non eccessivamente drastiche di manutenzione, consiste nella compravendita di proprietà abbandonate ad una cifra quasi nulla ad enti privati che però garanti scono al comune l’impegno di ristrutturare l’edificio acquistato.

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CASI STUDIO INTERESSATI: Parco Tepilora, Sardegna 4.2.3 Riqualificazione urbana I progetti di riqualificazione studiati che attuano delle strategie di ripianificazione del territorio sono differenziati tra loro dalla scala a cui operano e dalla tipologia di territorio in cui si trova no, nonostante la motivazione che muove le amministrazioni in tal senso sia principalmente la mancanza di connessione, interna al territorio o con i comuni esterni. 4.2 Le iniziative attuate e la loro natura

RIQUALIFICAZIONE INTERNA AL BORGO

Proposte di progetto o progetti in corso, che vengono finanziati da enti comuni, che si pongono l’obiettivo di un miglioramento dell’ambiente e delle condizioni di sicurezza nel borgo.

Strategia di connessione territoriale che comprende più centri storici minori diversi, che si impegnano a collaborare per creare una nuova realtà che possa portare benefici alla collettività.

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RIQUALIFICAZIONE TRA PIU’ BORGHI

CASI STUDIO INTERESSATI: Borghi Alpini, Piemonte; Castelnuovo di Vo mano, Abruzzo

CARATTERISTICHE PROGETTUALI - Finanziamenti dati da enti comuni, fondi dedicati ai territori fragili, leggi regionali; - Miglioramento della qualità ambientale sfruttando in modo rispettoso le peculiarità ambientali presenti sul territorio; - Garantire una migliore connettività territo riale, all’interno o verso l’esterno di un bor go, abbattendo così il problema della mar -ginalità;Collaborazione tra gli abitanti o tra citta dini di diversi comuni, uniti per creare una migliore rete di relazione tra i centri storici minori.

UNO5. SGUARDO CONSAPEVOLE: LA COMPLESSA RICCHEZZA DEI BORGHI “Conosci la terra dei limoni in fiore, dove le arance d’oro splendono tra le foglie scure, dal cielo azzurro spira un mite vento, quieto sta il mirto e l’alloro è eccelso, la conosci forse?” - J.W. Goethe

Al termine di questo percorso di indagine ri guardo gli antichi borghi presenti nella Peni sola, ho voluto sintetizzare le tematiche fon damentali che si sono più frequentemente ripresentate nella stesura dell’elaborato, ritenendole significative per un’immediata comprensione dell’argomento.

KEY-CONCEPT 1: La coesistenza di differenti morfologie del territorio, criticità e strategie che caratterizzano i borghi arricchisce culturalmente ed economicamente lo scenario italiano. Sin dalla raccolta dei primi dati riguardo l’argomento e dalla successiva analisi dei casi studio si sono presentate delle realtà molto differenti tra loro dal punto di vista geogra fico, culturale e strategico. Ho deciso dunque di approfondire il tema della diversità per comprendere al meglio come queste caratteristiche differenti ma presenti con temporaneamente in uno stesso territorio potessero interagire tra loro. La notevole ricchezza morfologica presente nel territorio italiano rende ogni borgo della Penisola un unicum, non solo dal punto di vista geografi co ma anche culturale. Di conseguenza, come è stato dimostrato dai casi studio pre cedentemente analizzati, anche le strategie progettuali applicate sui territori riguardano differenti ambiti: culturale, economico o so ciale, che vengono scelti e percorsi da un progetto nel tentativo di valorizzare le prin cipali particolarità su cui ogni borgo può contare. Confidando su queste ricchezze intrinseche che si trovano in un luogo ed andando a fondare i progetti di rigenerazione sui punti di forza di questi, la diversità diventa quindi una peculiarità fisica e strategica in grado di riportare alla luce le tipicità archi tettoniche e culturali e di conseguenza storiche di ogni piccolo centro, aumentando di conseguenza il flusso di turismo interessato alla scoperta dei borghi.

KEY-CONCEPT 2: L’integrazione tra progetto e abitanti del borgo garantisce una rinascita più solida del territorio. Studiando la tematica della diversità, è stato inevitabile confrontarsi anche con il concetto di integrazione, opposto ma complemen tare a quello precedentemente esposto. Ad un primo livello di analisi risulta quasi sconta to constatare che l’integrazione tra le parti79

5. Uno sguardo consapevole: la complessa ricchezza dei borghi

Questo tipo di collaborazione, da una parte data dai promotori di un’iniziativa, dall’altra data ai fruitori della stessa riesce a coinvol gere ed integrare gli abitanti temporanei e non all’interno di progetto, di cui diventano gli attori.

KEY-CONCEPT 3: La multiscalarità rappresenta la chiave delle strategie progettuali attuate nei piccoli centri. In tutti i casi studio presentati nell’elabora to, i processi di rigenerazione messi in atto si basano sul concetto della multiscalarità: un metodo di procedimento che ho ritenuto fosse importante sottolineare in quanto fon damento di tutti i progetti di rigenerazione urbana degli ultimi decenni. Infatti, solo uno sguardo interdisciplinare è in grado di orga nizzare in armonia l’integrazione di luoghi differenti, non perdendo di vista gli obiettivi che si sono posti da progetto per riequilibra re un borgo. Alla luce degli esempi incontrati durante la stesura dell’elaborato, in ognuno dei progetti attuati la multiscalarità ha rap presentato la chiave in grado di garantire la buona riuscita di una strategia ed il metodo5.80Uno sguardo consapevole: la complessa ricchezza dei borghi

di un progetto i diversi ambiti che compon gono lo scenario di realtà diverse debbano comunicare ed essere messe in relazione tra loro per poter funzionare in modo efficace.

Un importante aspetto a cui volgere l’attenzione è il ruolo che i destinatari del progetto ricoprono in relazione a nuove strategie messe in atto. In molti dei casi studio cita ti ed esposti nei capitoli precedenti, risulta fondamentale la presenza della collettività come promotrice del progetto non solo dal punto di vista della proposta di iniziative, ma anche in quanto volontari all’interno di progetti avviati che mettono a disposizione il loro tempo e le loro conoscenze per soste nere e partecipare ad una strategia proget tuale e farla funzionare, come accade ad esempio per le comunità ospitali. L’integrazione però non si ferma solo dalla parte di chi abita permanentemente il luogo, ma si amplia anche alle persone a cui il luogo vie ne offerto: in entrambi i casi studio studiati in cui sono stati progettati degli alberghi diffusi, Sauris e Morano Calabro, i turisti a cui viene offerta questa esperienza, hanno la possibi lità di partecipare ad arricchirla per coloro che arriveranno in futuro con dei contributi che lascino il segno del loro passaggio.

sono sviluppati colmando il vuoto che un tempo esisteva tra le aree interne che han no incentivato la nascita di un Territorio, te nendolo unito.

KEY-CONCEPT 5: Incentivare la riscoperta dei centri storici minori potrà risollevarli dalla loro condizione di fragilità. Per tutto lo sviluppo dell’elaborato si è cercato di rispondere alla domanda riguardo al perché negli ultimi anni si sia tornati ad interessarsi riguardo il tema della rigenera zione dei borghi. Togliere dalla condizione di fragilità le aree interne è il punto di partenza essenziale per poter risollevare questi territori dalle loro situazioni di criticità. Come si è esposto precedentemente i progetti di rigenerazione urbana sono indirizzati verso uno specifico ambito, in modo da risolvere le criticità maggiori che affliggono un bor go, senza però dimenticare l’intero scena rio con il quale si sta andando ad instaurare una relazione. Infatti, incentivare la riscoperta di questi luoghi è fondamentale non solo per quanto riguarda il piccolo comune in questione, ma per l’intero scenario italiano. Significa rispolverare i beni custoditi dalla 81 pratico capace di concretizzare la necessaria integrazione delle diversità.

KEY-CONCEPT 4: Seppur considerate marginali, le aree interne formano il tessuto connettivo alla base del quale sono nati i comuni urbanizzati. All’inizio dello studio che ho sviluppato sui centri storici minori, uno degli aspetti negativi che ho ritrovato molto spesso associato a queste zone riguarda la loro marginalità: sono aree isolate rispetto ai comuni urbaniz zati ed alle zone periferiche limitrofi, spesso sono aree in cui si presenta il problema della mobilità, a causa del fatto che contano su vie di accesso piuttosto tortuose, se non addirittura assenti. Strettamente collegato a questo aspetto negativo che portano con sé i borghi, c’è però da considerare anche il tema della prossimità che caratterizza la Penisola. Più del 60% del territorio italiano è formato dalle aree interne, che seppur isola te si trovano comunque in prossimità le une delle altre, andando quindi a formare una grande rete, il grande tessuto da cui con il tempo sono nati i comuni più recenti, i co muni urbanizzati e le periferie, luoghi che si 5. Uno sguardo consapevole: la complessa ricchezza dei borghi

KEY-CONCEPT 6: Il riequilibrio dei borghi è necessario per la tutela e la valorizzazione dell’identità storica, culturale ed ambientale della Penisola. Nel primo capitolo dell’elaborato sono sta ti raccolti i dati riguardanti la situazione attuale che caratterizza i piccoli comuni. Una delle informazioni che più ha attirato la mia attenzione riguarda il fatto che più del 90% delle tipicità italiane sono conservate all’in terno dei borghi. Si tratta di edifici culturali, beni architettonici, frammenti di storia, pro dotti della terra e altre peculiarità dalle qua li è nato e si è formato un Territorio. Questa notevole percentuale di ricchezze, di cui i piccoli comuni sono custodi, deve essere conservata e valorizzata, sia perché rap presenta la memoria collettiva di un’intera nazione, sia perché ne compone l’identità, che non deve essere solamente tutelata ma anche valorizzata, affinché possa essere ri cordata e condivisa.

KEY-CONCEPT 7: La chiave per poter leggere, comprendere e far rivivere i piccoli comuni è entrare in empatia con essi. La lettura di un territorio è l’operazione fon damentale per riuscire a conoscere un luo go in modo da capirne criticità, potenzialità, debolezze e punti di forza, su cui poi innesta re le idee progettuali che possano in modo efficiente ristabilire un nuovo equilibrio dell’a rea. Cercando tra i progetti che ho trovato riguardo l’argomento, ho preso però consa pevolezza del fatto che esiste una grande distanza tra l’azione di leggere un territorio e quella di comprenderlo. Per capire davvero un luogo, a maggior ragione se si tratta di zone sensibili, è necessario entrare in empa tia con esso, cercare di creare un legame, conoscerne la storia, la popolazione. che si adattano al territorio ma che non si relazio-5.82Uno sguardo consapevole: la complessa ricchezza dei borghi

terra ed essere in grado di valorizzarli e tutelarli, significa incentivare l’economia ad ampia e piccola scala grazie al turismo in teressato che potrebbe affluire sempre in maggior quantità alla riscoperta dei borghi e significa saper garantire agli abitanti perma nenti ed ai turisti maggior sicurezza ambien tale, maggiori infrastrutture e reti di collega mento. Uno scenario in cui nessun aspetto rimane isolato a sé stesso, in cui ogni ambito interagisce ed aiuta l’incremento dell’altro.

progetto più valore, o addirittura di poter essere essi stessi parte del progetto, come è accaduto ad esempio a Grottole, Mate ra con il progetto “The Italian Sabbatical”, basato sul concetto delle comunità ospitali. Dunque, io credo che il concetto del rispet to per quanto riguarda territori così sensibili si possa identificare nella parola “equilibrio”, l’equilibrio che è necessario per poter ricordare le tradizioni in modo innovativo, per poter far coesistere antico e nuovo, per po ter far convivere la loro popolazione d’ori gine insieme a turisti occasionali. L’equilibrio come un’assenza di conflittualità tra le parti. 83 nano con esso e non comunicano con gli abitanti. Un esempio di empatia con il ter ritorio è il progetto Farm Cultural Park, nato per mano di due abitanti di Favara (Sicilia), il cui interesse è stato far rinascere in tutti i sensi il proprio paese d’origine e renderlo non solo motivo d’interesse ma un luogo di cultu ra e d’insegnamento per i visitatori.

KEY-CONCEPT 8: Il rispetto delle preesistenze e della cultura dei borghi è il concetto fondamentale su cui è necessario basarsi per innovare senza perdere la memoria ed il valore di un luogo. Infine, un ultimo concetto fondamentale che ho ritenuto fosse necessario esplicita re è quello del rispetto: il rispetto materiale e immateriale da parte del progettista per le preesistenze con le quali ci si trova a la vorare, conservatrici di identità e memoria; il rispetto da parte delle persone a cui un progetto è destinato, abitanti permanenti e temporanei, che devono essere in grado non solo di non nuocere ai beni che si trova no nel loro territorio, ma devono saper col laborare tra loro per migliorare le iniziative ideate, di modo da poter dare ad5.unUno sguardo consapevole: la complessa ricchezza dei borghi

I concetti fondamentali qui esposti a con clusione del percorso di analisi affrontato nel mio Elaborato Finale hanno lo scopo di sintetizzare e di portare alla luce ciò che personalmente io credo sia racchiuso nel concetto di “complessa ricchezza” che ca ratterizza i territori fragili, cercando di rispon dere quindi alla domanda che ha guidato la stesura di questo studio: perché negli ultimi anni ci si è interessati maggiormente al riequilibrio ed alla valorizzazione di territori “fragili” in Italia? Grazie alla consapevolez za maturata durante questo percorso, cre do che non esista una risposta univoca a questa domanda, ma che lo scenario che è stato indagato sia talmente intriso di diver sità e valori che le risposte si possano trovare insieme alla scoperta dell’equilibrio della complessa ricchezza dei borghi.

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“... discutere di sostenibilità e bellezza … poi la bellezza ci sfugge perché le città pur troppo non hanno percorso quella strada, allora quando vai in questi luoghi dove questo rapporto con la campagna, con la foresta, dove c’è meno conflitto sul co struito ritrovi una certa pace. E ti fanno dire “ma forse quella cosa che abbiamo fatto per mille anni era anche una ricerca per l’equilibrio” da ALTRO SPAZIO. Viaggio nelle aree interne dell’Italia. - M. Cucinella

85

- Andreassi F. (2016), Urbanistica e decrescita. Tra restringimenti, abbandoni e ricostruzione. Il ruolo dei centri storici minori, Aracne Editrice, Ariccia (RM). - Bianchi A., Invernizzi E., Zigoi M. (2011), Realismo oggi. Architettura dei piccoli centri, Alinea Editrice, Firenze. - Canonaco B., Lucente R. (2014), Ri-abitare i centri storici. Un’esperienza di ricerca e didatti ca a Morano Calabro, Aracne Editrice, Ariccia (RM). - Di Venosa M., Morrica Mario. (2018), Rigenerare territori fragili. Strategie e progetti, Aracne Editrice, Canterano (RM). - Pezzolla S. (2017), Borghi d’Abruzzo. Ripattoni di Bellante. Recupero e valorizzazione, Aracne Editrice, Canterano (RM).

BIBLIOGRAFIA

Camera

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SITOGRAFIA PROGETTI (riferimenti aggiornati a settembre 2019)

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3.5

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3.8 Borghi Alpini, Piemonte De Rossi A., Crotti M., Dini R. Borgate del Piemonte. Otto casi significativi, [http://www.bor -ghialpini.it/download.aspx]UNCEM,BorghiAlpini.Perché il ritorno alla montagna è possibile, [http://www.borghialpini. -it/download.aspx]http://www.borghialpini.it/dettaglio.aspx?id=112662 ICONOGRAFIA P.90 8 - © Sylwia Pietruszka P. 10 - 22 - 66 - © Giuseppe Mondì P. 16 - 29 - © Daniele Rossi P. 21 - © Kayle Kaupanger P. 34 36 © Sito ufficiale Farm Cultural Park P. 38 - © Stefano Contin P. 40 © Sito ufficiale Il Nibbio P. 42 - © Angel Pascual Sauch P. 44 - © Borghi Autentici d’Italia P. 45 - © Giada Lizzi P. 46 - 48 - 49 © Aaron Peterson P. 50 - © Stefano Ermanni P. 52 - © Vladimir Vishvanyuk P. 53 - © Fabio Bertuzzi

91 P. 54 - © Luca di Giannatale P. 56 - © Camillo P. 58 © Ufficio Stampa RAS P. 60 - © Maurizio Consentino P. 60 - © Sardinia Slow Experience P. 61 - © FZA_1970 P. 62 - 64 - © Cristian Giordano P. 65 - © Riccardo Gazzin P. 69 - © Carmelo Raineri P. 73 - 75 - © Giulia Gasperini P. 77 - © Josh Hild P. 84 - 85 - © Paolo Santarsiero P. 12 32 Elaborati grafici prodotti personalmente Copertina Elaborato grafico prodotto personalmente

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