Chiamami Città 700

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5 > 18 dicembre 2012

sorrisi e cassoni

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Essere la città del divertimento diventa una colpa da scontare di Lia Celi

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on so se succede anche a voi, ma quando in tv o sui giornali passa qualche notiziaccia ambientata a Rimini, si fanno vivi su Facebook e Twitter gli amici di altre città per chiedermi i dettagli, dando per scontato che io ne sappia di più, in quanto giornalista, riminese o entrambe le cose.

MA CHE NE SAPPIAMO NOI DELLE BULLE Nel caso della 14enne aggredita dalle bulle davanti alle Befane c’erano perfino possibilità che vi fossi indirettamente coinvolta, avendo anch’io figlie di quell’età. I forestieri sono convinti che tutta Rimini si riduca a un chilometro di lungomare dove la gente (che da ottobre in poi si riduce sì e no a trenta-quaranta persone) si conosce tutta, vive all’aperto come in estate e viene quindi informata in diretta sulle vite degli altri. In questa microscopica e immaginaria Rimini invernale una rissa fra adolescenti, fatte le proporzioni, equivale al tumulto dei

Il fattaccio che succede a Rimini fa sempre notizia. Anche troppo

Ciompi a Firenze o alla rivolta di Los Angeles del 1992, e ogni riminese dovrebbe sapere per filo e per segno come sono andate le cose. Così i miei amici mi linkano la notizia, e aspettano che io l’arricchisca di particolari di prima mano sfuggiti alle cronache, e quando si accorgono che ne so quanto loro e non posso fargli l’approfondimento lì per lì, restano delusi. Ma anche se fossi stata presente al fatto, se si è svolto come raccontano le cronache, avrei potuto capirci qualcosa? Tutti i pro-

tagonisti sembrano psicopatici e non c’è un pezzo della storia che, messo insieme agli altri, abbia un senso. La ragazzina aggredita avrebbe offerto un avanzo di bibita agli amici del suo gruppo - e già questo è abbastanza strano, perché per quel che ne so i teenager di solito sono parecchio schifiltosi e gli avanzi li buttano - e al loro rifiuto li avrebbe guardati male, così male (ma chi era, Malocchio Moody di Harry Potter?) che le altre ragazze le sarebbero saltate addosso come forsennate, picchiando e sputando. I passanti, anche adulti, anziché intervenire a manrovesci per difendere la vittima, le suggerivano genialmente di scappare, non prima di aver fotografato la scena col telefonino. La teenager si rifugia piangendo nei bagni, dove sviene, e solo lì trova una signora sana di mente che ha la buona idea di chiamare il 118 e la polizia. Insomma, l’ennesimo caso di idiozia collettiva violenta transgenerazionale da cervello spappolato, tipico di Rimini come di qualunque altra città. Eppure se succede da noi acquista una sfumatura da nemesi: ecco come si cresce nella frivola ed alienante città del divertimento e delle vacanze, incapace di educare i suoi figli. Ma anche se ci fosse del vero, non lo ammetterei nemmeno sotto tortura.

http://www.liaceli.com/

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