#cheauto! Maggio 2018

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#cheauto quando l’auto fa spettacolo

Nr.

25

€ 0,00

Maggio 2018

L’Italia ha scoperto la Formula E

ELETTRIZZANTE!

TUTTO SU: • Mitsubishi Eclipse Cross • Citroen C3 Aircross • Fiat Tipo 5 porte

RITORNO A ISLAND DRIVE


#cheauto quando l’auto fa spettacolo

Nr.

25

Maggio 2018

checosac’è #chedire 5 ? • Primavera Indiana

#chefoto

7

VIDEO

#cheroba 18 • Ritorno a Island Drive

#chebella 32 • La sovrana

#chemacchina 44 • Mitsubishi Eclipse Cross - VIDEO • Citroën C3 Aircross - VIDEO • Fiat Tipo

#checorse 88 • Formula E: promossa! - VIDEO

#cheleggenda 106 • Il genio di Leonardo

#chestoria 116 • Utopia Autonomia

#cheamerica 120 • Spunti, curiosità e notizie dagli USA


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chedire

Primavera Indiana di Vittorio Gargiulo

Giovanissimi non sono. Il gruppo ha infatti da poco spento le settanta candeline ma, come tutte le realtà industriali indiane, sembra animato da un’inestinguibile voglia di affermazione. Mahindra è senza dubbio una delle realtà industriali orientali di maggior successo e la sua crescita, nel corso degli ultimi decenni, è stata costante e segnata da alcuni indiscutibili successi. Operativa, oltre che nell’automotive, nei settori nautico, aeronautico, dei mezzi agricoli, dell’innovation technology e degli investimenti immobiliari, la company sul suo mercato interno è leader nella produzione di SUV, conta oltre 200.000 dipendenti, copre 100 mercati in 6 continenti, raggiungendo la bellezza di 19 miliardi di dollari di fatturato. Non va poi dimenticato che Mahindra detiene il pacchetto di maggioranza delle quote azionarie in Pininfarina, SsangYong Motor Company, Mahindra Electric e Peugeot Scooters e dal 2016 ha acquisito pure i marchi motociclistici BSA e Jawa. Molto attiva nel motorsport, Mahindra spazia dalle auto alle moto ed è impegnatissima nel Campionato di Formula E, a riprova della propria polivalenza e capacità ingegneristica.

FRONT PAGE

Presenti in Italia per il lancio del mini suv KUV e per la tappa italiana della Formula E, i vertici aziendali si sono detti sicuri dell’avvento della motorizzazione elettrica. Talmente sicuri da annunciare sin da ora che il prossimo mid-suv (che entro due anni nascerà sulla base della SsangYong Tivoli) pre-

senterà una motorizzazione elettrica a fianco di una tradizionale. Ma non finisce qui: certi di avere tecnologie al’altezza e consci di non avere (fuori dall’India) un il prestigio dei brand universalmente più conosciuti, i signori di Mahindra hanno pensato bene di lanciare un nuovo marchio che si dedicherà esclusivamente alle vetture elettriche. E come si chiameranno queste nuove autovetture? Tenetevi forte: Automobili Pininfarina! L’appeal del nome è incredibile, fascinoso e conosciuto in ogni angolo del globo: ora sta a Mahindra riempire una bella idea con contenuti all’altezza. Per ora accontentiamoci del piccolo suv KUV (nella foto di fronte). Nasce come vero e proprio suv e non come una citycar adattata e l’altezza da terra lo conferma. Il motore è un generoso tre cilindri a benzina 1.2 lt da 82 CV, lo spazio è quanto ci si può aspettare in un’auto di 3 metri e 70 e il prezzo molto competitivo (si parte da 11.480 Euro). L’estetica forse non è all’altezza dei raffinati gusti italiani… ma per quella si può sempre sperare in un intervento di Pininfarina.


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Toyota ha sbaragliato il campo nei test che fanno da prologo all’inizio del Mondiale Endurance (WEC). In verità la Casa giapponese, dopo il ritiro Porsche, è l’unica a schierarsi al via con una vettura LMP1 Hybrid, decisamente più performante delle auto della concorrenza. Per Toyota l’unico vero obiettivo non è vincere il campionato (che si disputerà su due anni, 2018 e 2019) ma stravincere la 24 Ore di le Mans, in passato sempre sfuggita, in una virtuale sfida alle prestazioni messe in campo negli anni passati da Audi e Porsche


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Giochi di luce, linee essenziali e ambientazioni futuristiche hanno creato un intreccio di prospettive che ha messo Jaguar I-PACE (il primo modello elettrico Casa inglese) al centro di una suggestiva installazione che ha incantato i milanesi durante la settimana del design, presso il Chiostro Nina Vinchi del Piccolo Teatro di Milano



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E’ qui la festa! Il campionato Blancpain Series 2018 è passato da Monza il 22 aprile e ha lasciato il segno: 50 auto al via in rappresentanza di ben 12 marche! Tutto il meglio delle GT era in pista per una gara super-emozionante: Audi, Porsche, BMW, Mercedes, Lamborghini, Ferrari, Lexus, Nissan, Jaguar, Mc laren, Aston Martin, Bentley. C’era davvero da leccarsi i baffi: complimenti agli organizzatori. Per la cronaca ha vinto un’Audi, ma è stato quasi un dettaglio in questa vera e propria festa dei motori Fotografia SRO / Dirk Bogaerts Photography

FRONT PAGE


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Finalmente il mito di Tazio Nuvolari (nella foto prima del via del Gran Premio di Monza 1932 su Alfa Romeo P3) rivive anche sul grande schermo. Pochi giorni or sono, a Mantova, si è tenuta l’anteprima mondiale del film “Quando corre Nuvolari”, girato nel 2016 dal regista Tonino Zangardi (nel video in questa pagina il trailer). Da non perdere!



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Il Mondiale di RallyCross è ricominciato da dove era finito. Con un successo di Johan Kristoffersson e della sua VW Polo. In realtà a Barcellona, il 15 aprile, era stato Matthias Ekström a tagliare per primo il traguardo, ma il portacolori Audi è stato poi squalificato per un incidente al via con Petter Solberg… la stagione promette davvero scintille! Fotografia Colin McMaster/Monster Energy/McKlein


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Una bellissima immagine del pilota nipponico Nirei Fukuzumi, impegnato durante le prove di Formula 2 del 5 aprile, sul circuito di Sakhir in Bahrain Fotografia Dutch Photo Agency/Red Bull Content Pool

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cheroba

La casa di Maximilian E. Hoffman, l’immigrato austriaco che fece scoprire le Porsche agli americani, sorge nei pressi di New York ed è una vera icona dell’architettura Usonian. La sua storia è legata a doppio filo con quella della 356


Settant’anni di stile

RITORNO A

Island Drive


le due icone

Le

gocce di pioggia fredda, tipica della costa atlantica, martellano il tettuccio di tela e corrono veloci lungo il parabrezza mentre la Porsche scivola verso sud, attraverso lo stato di New York, direzione Manhattan. I minuti tergicristalli cromati della 356 Cabriolet dettano il ritmo del viaggio, a bordo di questa vera e propria macchina del tempo che, lentamente ma ostinatamente, si avvicina alla sua meta. Il percorso di due ore, lungo la Taconic State Parkway, ci porta a Rye, contea di Westchester, e poi all’interno della comunità Island Drive. Le case qui non hanno numero civico… ma la Porsche deve solo percorrere un centinaio di metri ancora prima di raggiungere la sua prestigiosa destinazione. Appare dapprima una lunga grondaia di rame, incombente sul giardino, e poi enormi vetrate, incastonate in cornici di legno massello, rivolte ad un piccolo cortile. E l’auto accosta, mentre le luci dei fari regalano riflessi dorati nell’aria umida. Questa è la casa di Maximilian E. Hoffman, l’immigrato che portò le auto sportive europee in America. Progettata da Lloyd Wright in stile Usonian nel 1955, questa particolarissima abitazione fu uno degli ultimi lavori del’architetto prima della morte nel 1959.



le due icone


La primissima Porsche 356 fu consegnata in Svizzera e, dopo che la vettura fu esposta al salone di Ginevra nel 1949, numerosi importatori europei (primi tra tutti Olanda, Gran Bretagna e Svezia) cominciarono a mostrare interesse per quella bella e compatta coupé tedesca. Nel 1950, come narrato nell’articolo, avvenne l’incontro tra Porsche e Maximilian Hoffman, che aprì le porte del mercato USA. Da allora Porsche non ha fatto che rafforzare la propria vocazione all’esportazione e nel 2015, per la prima volta, la Cina ha strappato agli USA il primato in termini di fatturato, anche se il mercato a stelle e strisce ha mantenuto il primato di unità vendute


le due icone Lloyd Wright fu un pilastro nel mondo del design negli Stati Uniti del ventesimo secolo, e divenne famoso per le sue case della “Prateria”, caratterizzate dagli ampi spazi e dai tetti dalla pendenza gentile. Gli interni delle ville presentavano infatti inconsueti spazi aperti, novità assoluta nel secondo dopoguerra. Tutto questo “ben di Dio” non mancò di influenzare il gusto di Hoffman, lui stesso spirito visionario, affascinato dal design di qualità e dalla sperimentazione. Hoffman, nato in Austria nel 1904, era figlio di un negoziante di biciclette ammaliato da quella nuova invenzione dell’epoca che era l’automobile. Maximilian crebbe con la medesima passione e ben presto giunse ad aprire una concessionaria Amilcar e poi a vendere svariate auto sportive di lusso ad una ricca clientela austriaca. Ma alla fine degli anni trenta i tumulti politici che attraversano l’Europa lo convinsero in fretta e furia a trasferirsi dapprima a Parigi e di li in America. Sistematosi a New York si dedicò dapprima ad una gioielleria, per poi riuscire a tornare rapidamente al suo primo amore: le automobili. Nel 1947 venne fondata la Hoffman Motor Company e venne aperto un autosalone nel benestante quartiere Upper East Side di Manhattan.

Hoffman era grande conoscitore della meccanica ma allo stesso tempo amante del buon gusto e dell’estetica. Si rilevò un discreto conoscitore del design e, col passare del tempo, divenne anche un avido collezionista di opere d’arte in tutte le sue forme. Nel 1950 la svolta: un giornalista elvetico di nome Max Troesch mostrò a Hoffman la fotografia di una Porsche 356 e immediatamente l’austriaco ne ordinò due. Dopo averle guidate al loro arrivo in America, Hoffman concepì un piano che in seguito si dimostrò importantissimo per tutti coloro che ne furono coinvolti. Sempre quell’anno decise infatti di recarsi al Salone dell’Automobile di Parigi, dove incontrò Ferdinand Porsche. L’incontro tra i due sfociò in una stretta di mano, con la decisione di importare altre 15 vetture: Hofmann stava diventando una sorta di agente “non ufficiale” della Casa tedesca in America. Hoffman fu un grande e sincero ammiratore di Porsche e a lui vanno attribuiti molti meriti in alcuni momenti chiave che contraddistinsero la rapida crescita del costruttore tedesco, inclusa la creazione della 356 Speedster e l’introduzione dello scudetto Porsche. Hoffman fu un discreto pilota, protagonista di diverse gare amatoriali negli Stati Uniti con la 356, cosa che aiutò a far aumentare



le due icone l’interesse nei confronti della marca tedesca, in un’epoca di grande orgoglio per i costruttori americani e per i loro muscolosi V8. Nonostante in quel tempo avessero un prezzo simile alle Jaguar, Hoffman riuscì a attirare sempre più attenzione nei confronti delle 356, basandosi soprattutto sulle inarrivabili caratteristiche di guida di quella due posti. Poco prima della sua morte Max ebbe modo di dichiarare alla rivista Panorama: “Preferivo le finiture ed i dettagli di Porsche e la tenuta di strada era eccellente . Nel 1951 alla Mount Equinox Hillclimb guidai una Porsche cabriolet su un percorso che aveva gli ultimi chilometri completamente innevati. Fui così veloce che Briggs Cunningham sostenne che il mio tempo non fosse regolare e convinse gli organizzatori a farmi ripetere la prova…”. Nel 1959 venne fondata la Porsche of America Corporation. Ciò significava che Hoffman non era più l’unico importatore d’America, ma poté comunque controllare il mercato ad est del Mississippi per altri cinque anni, sinché dal 1964 il controllo passò totalmente nelle mani di Stoccarda. Il contributo iniziale di Hoffman sul mercato americano rimase però inestimabile. Parcheggiando oggi la 356 sotto al porto-

ne della villa si può facilmente intuire come Hoffman potesse apprezzare l’estetica moderna e audace di Lloyd Wright. Nel 1954 commissionò al designer ottantasettenne la realizzazione del proprio showroom a New York e, durante la sua costruzione, supplicò Wright di realizzare anche un’abitazione nei presso di Long Island Sound. Gran parte delle realizzazioni in “Sitle Usonian” di Lloyd Wright fanno riferimento al concetto “della terra, non sulla terra”, dove le case venivano perfettamente inserite nel contesto naturale, con grandi finestre e con l’utilizzo di materiali naturali per portare all’interno ciò che sta fuori. Un concetto che stava particolarmente a cuore a Max (che in questa casa trascorse felicemente 17 anni), soprattutto considerando che all’esterno spesso c’era una Porsche. E proseguendo il viaggio verso sud, nel crepuscolo della sera, la 356 diventa pezzo fondamentale del puzzle, con la sua forma elegante, l’eccellente manifattura artigianale e il suo spirito perfettamente in linea con l’ottica sia di Hoffman che di Lloyd Wright. Una giovinetta di settant’anni, un simbolo del design del ventesimo secolo e l’espressione più pura della leggenda Porsche.



le due icone

In occasione del debutto stagionale del circus dell’Endurance mondiale (avvenuto con il cosiddetto “prologo” sul circuito Le Castellet qualche settimana or sono) la squadra ufficiale Porsche ha lasciato un’ottima impressione sui presenti. Al volante delle performanti 911 RSR a motore centrale si sono alternate la due coppie di piloti ufficiali Bruni-Lietz e Estre-Christensen. Da notare che, con l’arrivo nel team di Gianmaria Bruni, un piloya italiano torna ad essere conduttore “ufficiale” Porsche dopo innumerevoli anni



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TOURING SCIÀDIPERSIA

Foto Heritage: © Archivio Famiglia Bianchi Anderloni

LA SOVRANA


TOURING HA PRESENTATO AL SALONE DELL’AUTO DI GINEVRA UNA NUOVA FUORISERIE CHE RE-INTERPRETA L’IDEA DI GRAN TURISMO.

PREVISTA IN SOLO 10 ESEMPLARI, SCIÀDIPERSIA SI ISPIRA AD UN’ICONA DEL PASSATO, UNA SPECIALISSIMA MASERATI REALIZZATA NEL 1958 PER L’ALLORA SOVRANO DELL’IRAN


la sovrana

Originale

è dire poco. Il nome scelto da Touring Superleggera per la sua ultima creazione è davvero inconsueto, addirittura spiazzante. Sciàdipersia… è forse la prima volta, nella ultracentenaria storia dell’automobile, che una vettura viene chiamata con il nome di un regnante. Me per capire le ragioni di questo stranissimo nome dobbiamo fare un passo indietro, sino al 1958. Fu infatti quell’anno che l’allora Sovrano dell’Iran, esigente appassionato di belle e potenti automobili, decise di commissionare a Touring Superleggera una carrozzeria d’eleganza regale, una specialissima Maserati che aggiunse alla sua collezione. Poco tempo dopo lo stesso Sovrano acconsentì poi allo sviluppo in piccolissima serie di quella Maserati (poi prodotta in tre esemplari) che nasceva sul telaio della 5000 GT. Come il modello storico del 1958, anche la Sciàdipersia del 2018 è basata su autotelaio Maserati. La scelta è caduta su quello di Maserati GranTurismo, le cui specifiche si adattano perfettamente al progett, combinando rigidità torsionale, comfort e alte prestazioni. Come in ogni vettura Touring anche in questo caso meccanica, impianto elettrico



la sovrana

ed elettronica della vetture d’origine sono mantenuti inalterati. E il glorioso 8 cilindri a V aspirato è perfetto per trasmettere emozioni di guida uniche nel loro genere. Un propulsore di carattere, che grazie alla coppia esuberante e alla fantastica sonorità dà i brividi fin dai bassi regimi.

Carrozzeria Touring Superleggera, considerata in tutto il mondo tra i massimi esponenti della scuola stilistica italiana, è nata a Milano nel 1926 e si è subito affermata nel ristretto ambiente degli stilisti internazionali per la duplice attività di costruttore di “fuoriserie”, e di progettista e costruttore di automobili ad alte prestazioni per i marchi più nobili dell’epoca d’oro delle grandi automobili: Alfa Romeo, Isotta Fraschini, Bmw, Lancia, per continuare nel dopoguerra anche con Aston Martin, Ferrari (la maggior parte della produzione fino al 1952), Lamborghini, Maserati e Pegaso

Ma la vera forza dirompente di questa Gran Turismo risiede, evidentemente, nel design: raffinato e regale, di assoluto prestigio. Con questa Gran Turismo l’azienda milanese rivaluta tratti di stile ispirati agli anni ’70. Elementi come il frontale basso, sottilissimo, le superfici convesse tagliate da spigoli vivi, la coda ben presente, sono però rigorosamente integrati nei canoni del linguaggio Touring: proporzioni perfette per il profilo di missione, superfici e linee semplici ed armoniose, ornamenti discreti, a celebrare l’eleganza senza tempo. Le proporzioni disegnano una coupé perfetta nelle forme filanti e allungate mentre il trattamento delle superfici definisce una linea seducente e dinamica senza essere aggressiva. Il dinamismo è esplicitato dalla linea che scorre lungo tutta la fiancata, tagliandola idealmente in due, senza disturbarne l’armonia. E poi ci sono i dettagli ad esaltare la natura di una fuoriserie che sarà realizzata, con



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processi manuali, in dieci esemplari soltanto. Le finizioni in alluminio alternano sapientemente il trattamento spazzolato e lucidato, creando inattesi colpi di luce a sottolineare la scansione dei volumi. La sensazione di immersione nell’ambiente circostante è straordinaria, generata dalla superficie vetrata concessa al design grazie alla struttura nascosta del montante C ed all’ampio tetto vetrato, interrotti soltanto da una fascia posteriore di alluminio spazzolato a mano. Contribuisce all’effetto di estrema eleganza anche il colore Blu Notte d’Oriente, ricco di riflessi e profondità, limpido e avvolgente. La Sciàdipersia è interamente costruita nella manifattura Touring Superleggera alle porte di Milano combinando pannelli metallici battuti a mano con elementi in fibra di carbonio. La fabbricazione è misurata al decimo di millimetro con strumenti digitali, in ogni fase, dalla costruzione dei pannelli alla scocca lastrata fino alla vettura finita, per assicurare precisione e qualità al più alto standard. L’intero processo è registrato e documentato. I processi di controllo qualità si estendono ai test statici e dinamici prima che la vettura venga approvata per l’uso stradale. Un protocollo di verifiche statiche richiede la conformità agli alti standard di allineamento e giochi delle superfici, di qualità di verniciatura e lucidatura, di cuciture e rifiniture interne.



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Nel 2012 per celebrare la propria anima sportiva a 60 anni dalla realizzazione di un’icona quale la C52 Alfa Romeo, Touring Superleggera svelò la “Disco Volante 2012”, su base Alfa Romeo 8C Competizione. Nel 2013 Alfa Romeo Disco Volante by Touring vinse il prestigioso Design Award al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este, mentre le partecipazioni al Concorso di Eleganza di Pebble Beach e a quello di St. James’s a Londra portarono ulteriori riconoscimenti. Nel 2016 fu la volta della Alfa Romeo Disco Volante Spyder, ispirata ad Alfa Romeo C52 del 1952. Una fuoriserie a due posti, basata sull’autotelaio Alfa Romeo 8C Competizione Spider, che dopo il debutto a Ginevra, vince il “Design Award for Concept Cars & Prototypes” al Concorso d’Eleganza Villa d’Este e il premio “Spirit of Motoring Award” al Concorso di Windsor Castle

I test dinamici in pista di prova riguardano la tenuta aria e acqua, l’assenza di rumorosità e scricchiolii, la guidabilità, la frenata e tutte gli aspetti funzionali. I collaudi comprendono velocità massima, handling su asciutto e bagnato e comportamento su diverse superfici accidentate. Sciàsipersia è omologata secondo la Direttiva Europea 2007/46 EC per vetture in piccola serie mentre il propulsore ore rispetta le normative EURO 6. Gli interni realizzati con pellami Foglizzo (che dal 1921 fornisce pelli di lusso per vetture uniche) riprendono la tonalità di blu dell’esterno per i sedili, impreziositi da piping e cuciture in contrasto, con Sciàdipersia ricamato al centro del poggiatesta. Per lo sfondo è stata scelta una delicata sfumatura di beige. Il design degli interni riprende la scansione orizzontale della carrozzeria con una fascia orizzontale continua che congiunge plancia e pannelli porta sia anteriori che posteriori. La linea ispirata all’orizzonte riproduce la separazione tra terra e cielo, che scorre irraggiungibile e senza fine come il viaggio stesso.



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chemacchina


Mitsubishi Eclipse Cross

TIPICOATIPICO Nel panorama dell’unione fra Mitsubishi e l’alleanza RenaultNissan, la Eclipse Cross è fondamentale delineando il nuovo orientamento del brand, basato sui tre pilastri dello sviluppo prodotti: design, fluidità di guida e tecnologie d’avanguardia


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Capostipite di una nuova generazione di veicoli che punta al graduale riposizionamento del marchio Mitsubishi, il suv coupé Eclipse Cross offre grinta da vendere e presenta linee inconsuete, decisamente di rottura rispetto al passato della marca. E’ indubbio infatti che l’Eclipse Cross inaugura il nuovo linguaggio stilistico di Mitsibishi, introducendo una serie di accorgimenti estetici in un contesto di solida tradizione suv. Sulle parole chiave “solidità e ingegno”, Mitsibishi ha infatti creato un’estetica ambiziosa e provocatoria, che si sovrappone alle caratteristiche di solidità e funzionalità tipici della casa.

Mitsubishi vanta una tradizione ben radicata nel settore off road: prestazioni fuoristrada di altissimo livello unite a un impareggiabile controllo della trazione integrale, comprovate da oltre 80 anni di esperienza nei veicoli 4WD e oltre 30 anni di applicazione della tecnologia di trazione integrale nei rally e dei grandi raid.

Orbene, unire questa tradizione ad un’estetica più attuale è stata la sfida di Eclipse Cross, sfida vinta seppur in presenza di alcune scelte meno convincenti. Ci riferiamo allo stile esterno della vettura, a nostro parere un po’ troppo forzato verso scuole di design orientale, che si rifanno ad un gusto ed ad una tradizione (vedi i fumetti giapponesi ed una certa fantascienza popolare) sovente non perfettamente allineata ai gusti estetici italiani. Suv coupé dal disegno scolpito e muscoloso, Eclipse Cross presenta un andamento cuneiforme, esaltato dalla ripida angolazione del finestrino di coda, dal tetto rastremato, dal Rapporto passo lungo/sbalzi corti e dai parafanghi anteriori e posteriori scolpiti (persino troppo all’anteriore). I gruppi ottici in coda si sviluppano orizzontalmente con una barra luminosa a LED (bella idea) che attraversa il portellone e integra le luci dei freni e la terza luce di stop, ottimizzando la visibilità agli altri automobilisti ma limitando assai la vista posteriore per chi è alla guida. Alcuni dettagli giocano un ruolo importante: il tergilunotto nascosto sotto lo spoiler posteriore, le massicce maniglie posteriori, ergonomiche, e il tetto a “doppia bolla” (non disponibile con l’opzione tettuccio apribile). La potenza espressiva del frontale si esprime ribassando fendinebbia e indicatori di direzione e dando loro maggiore rilievo, mentre i fari a LED e le luci diurne sono ora posizionati più in alto. Sempre per quanto concerne l’estetica va sottolineato l’ottimo il risultato offerto dal rinnovato processo di verniciatura, che comprende una vernice rossa ad altissima saturazione e un rivestimento di rosso semitrasparente,


Sicurezza e confort di Eclipse Cross sono ulteriormente garantiti dalla presenza di dispositivi di assistenza quali il Blind Spot Warning (BSW), Adaptive Cruise Control (ACC), Rear Cross Traffic Alert (RCTA), Auto High Beam (AHB), Multi Around Monitor. Sul fronte delle funzione attive ricordiamo il Lane Departure Warning (LDW), il Lane Change Assist (LCA) e il Forward Collision Mitigation (FCM), declinato con due soluzioni tecnologiche, una con Laser più Camera e la seconda con l’aggiunta del Radar. Queste caratteristiche che hanno contribuito all’assegnazione delle 5 stelle Euro NCAP: in particolare il 97% in fatto di sicurezza dei passeggeri adulti e l’80% in quanto a protezione dei pedoni


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applicato sopra una serie di strati e infine ricoperto da un ultimo rivestimento trasparente. Ma le perplessità suscitate dall’estetica della Cross svaniscono immediatamente non appena ci si accomoda in vettura. Poiché il brand sta perseguendo un ri-posizionamento ad un livello superiore, i progettisti hanno posto grande attenzione alla qualità percepita e questo intento ha portato ad un abitacolo di alto livello. Molto bello il design in ogni sua espressione: la plancia si sviluppa lungo un asse orizzontale, che aumenta l’impressione di spaziosità e apporta grande razionalità, sia per quanto concerne gli strumenti di informazione che per quanto concerne i comandi.

Grandi porzioni della plancia e i pannelli delle portiere sono rivestiti con un materiale similpelle, morbido e lievemente increspato, che contrasta con gli inserti in metallo. In base al mercato e ai modelli, sono disponibili anche interni in vera pelle con impunture arancione acceso. Ottime le finiture: carbone e nero lucido su

cruscotto, volante, consolle centrale e portiere mentre fasce metalliche incorniciano la parte inferiore della plancia, i lati della consolle centrale, i braccioli e le bocchette di ventilazione. Nulla da dire infine sui comodissimi sedili, che vantano fianchetti laterali e cuscini più alti. Nel complesso una percezione di grande qualità, che si somma all’eccellente abitabilità e capacità di carico, soprattutto se si considera che siamo sa bordo di un suv… ma pur sempre coupé. Da rammentare infatti che il divanetto posteriore (scorrevole e reclinabile) è frazionabile 60:40 aumentando così considerevolmente lo spazio di carico. Inedita per i modelli del marchio la nuova interfaccia uomo/macchina detta Touchpad Controller vanta un funzionamento estremamente intuitivo. Il sistema può comandare funzioni come radio, iPod e Apple CarPlay. Nella parte alta della plancia è collocato il sistema “Smartphone Link Display Audio” (SDA). Accessibile attraverso un sottile schermo touchscreen da 7”, permette al guidatore di consultare le informazioni online e i dati in tutta sicurezza, con un minimo movimento degli occhi, ed è un modo e sicuro di usare l’iPhone e supporta anche Android Auto. Altra sofisticata tecnologia introdotta a bordo di Eclipse Cross è l’Head Up Display (HUD). Si tratta di uno schermo trasparente nel campo visivo del guidatore, che presenta le informazioni necessarie a gestire il veicolo. L’unità HUD a scomparsa è collocata sopra il quadro strumenti e si apre e si chiude insieme all’accensione.


Quattro telecamere collocate in vari punti del veicolo mostrano 5 diverse visuali: anteriore, posteriore, laterale (sinistra e destra) e dall’alto, piĂš un’immagine panoramica a 360°, per aiutare il guidatore a parcheggiare in spazi ristretti. Sul display vengono visualizzate anche delle linee-guida di manovra, tracciate sulla base dei movimenti del volante. A completare questo sistema di parcheggio intelligente sono una serie di sensori a ultrasuoni posizionati agli angoli (quattro sul davanti e quattro sul retro), che avvertono il conducente della presenza di oggetti prossimi al veicolo (sotto i 15 km/h)


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Sul fronte motori Mitsubishi ha sviluppato per Eclipse Cross un nuovo 4 cilindri benzina da 1.5 litri, che sa offrire prestazioni davvero grintose e guida fluida. Capace di 163 CV (con emissioni di soli 151 g/km di CO2) ma soprattutto di 250 Nm di coppia costante da 1800 a 4500 giri, caratteristica importante, garanzia di fluidità e risposta istantanea. Grazie all’integrazione tra le testate dei cilindri e il collettore di scarico, al sistema di fasatura variabile delle valvole MIVEC (nelle fasi di aspirazione e scarico) e al turbocompressore compatto (con wastegate ad attuazione elettrica) questo nuovo propulsore reagisce molto rapidamente agli input dell’acceleratore.

Da ricordare infine che questa unità compatta in alluminio è stata progettata in un’ottica di riduzione del peso e in questo senso vanno valutate l’integrazione tra le testate dei cilindri e il collettore di scarico e collettore di aspirazione, realizzato in resina (20% più leggero di un omologo in alluminio) che tra l’altro è molto efficiente, abbattendo fino al 50% la

temperatura dell’aria. La gamma si completerà con la motorizzazione diesel nell’ultimo a fine 2018. Il cambio CVT con Sport Mode a 8 velocità “progressive” copre un ampio range di rapporti al cambio per sfruttare al massimo la potenza del motore. Quando si sale di marcia, i nuovi innesti ottimizzati del CVT riducono l’esitazione che normalmente accompagna questo tipo di trasmissione e grazie a questa ottimizzazione il CVT esalta la potenza di accelerazione introducendo una momentanea variazione della forza propulsiva e arriva a offrire la sensazione dell’innesto di marcia di una trasmissione automatica convenzionale. In base al mercato e ai modelli, Eclipse Cross 1.5 benzina sarà disponibile anche con cambio manuale a 6 rapporti mentre il motore diesel 2.2 sarà accoppiato ad un nuovo cambio automatico a 8 marce ravvicinate. Eclipse Cross vanta una scocca molto rigida e al contempo particolarmente leggera. Viene impiegato l’incollaggio delle strutture in corrispondenza di portiere, portellone e vani ruota posteriori, ne consegue che la rigidità torsionale aumenta, creando un feeling più diretto dello sterzo e riducendo vibrazioni. Per parte sua il sistema di sospensioni di Eclipse Cross (MacPherson sull’asse anteriore e posteriori multi-link) riesce a garantire un ottimo equilibrio fra comfort e maneggevolezza e consente di ridurre notevolmente il rollio. Infine l’impianto frenante (dischi ventilati/dischi) offre le alte performance che ci si aspetta da un suv. Un capitolo a parte lo merita il sistema SAWC (tecnologia esclusiva di Mitsubishi) che gestisce le forze propulsive e la potenza


Mitsubishi Eclipse Cross è in vendita nei seguenti allestimenti: • Invite. La versioned’ingresso, con un prezzo d’attacco da € 24.950, prevede una ricchissima dotazione di serie fra cui: Cruise Control, Bluetooth, climatizzatore automatico, cerchi in lega da 16”, Forward Collision Mitigation, HSA (assistenza alla partenza in salita), abbagliante/anabbagliante automatico, luci diurne a led, specchi esterni elettrici e riscaldati, volante e leva cambio in pelle, autoradio DAB, doppio telecomando, telecamera posteriore e sensori luci e pioggia. Poi ci sono le versioni Insport, Intense e Instyle (con dotazioni crescenti) e, a completare la gamma, l’esclusivo allestimento Diamond con sedili in pelle, sedile guida elettrico e sedili anteriori riscaldabili


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frenante delle quattro ruote, calibrando la ripartizione della coppia tra le ruote di sinistra e di destra. Innanzitutto, la trazione integrale invia la coppia ottimale all’assale posteriore secondo gli input dell’acceleratore, la velocità del veicolo e le condizioni di guida. Nell’applicazione su Eclipse Cross 4WD, l’S-AWC incorpora un sistema di controllo attivo dell’imbardata (“AYC”) attivato dai freni e dall’analisi dei dati forniti dai sensori su sterzo, imbardata, coppia motrice, forza frenante e velocità delle ruote. Obbedendo al controllo di imbardata, il sistema invia un momento di imbardata ai componenti del che lo richiedono, per aiutare il veicolo a seguire fedelmente i comandi

dello sterzo. L’S-AWC migliora la precisione direzionale in curva, la stabilità del veicolo in rettilineo e nei cambi di corsia e anche la manovrabilità sulle superfici a bassa aderenza: con una ripartizione della coppia predefinita a 80/20% tra assale anteriore e posteriore il sistema se necessario si regola fino a un massimo di 55/45%.

Inoltre, il sistema S-AWC di Eclipse Cross offre tre modalità di guida, selezionabili con un apposito comando sulla consolle centrale: • in situazioni di guida normali, la trazione integrale usa la modalità AUTO per gestire l’erogazione di coppia e ottimizzare i consumi. Se il veicolo incontra un fondo a bassa aderenza o condizioni analoghe, aumenta automaticamente la percentuale di coppia inviata alle ruote posteriori per migliorare la stabilità. • la modalità SNOW serve per guidare sulla neve o su altre superfici sdrucciolevoli. • la modalità GRAVEL va utilizzata su terreni difficili e strade dissestate o per liberare il veicolo impantanato nel fango o nella neve. Benché sia fondamentalmente un sistema a trazione anteriore, il sistema S-AWC a coppia ripartita di Eclipse Cross si adatta automaticamente alle diverse condizioni di guida, fino a comportarsi come un sistema a trazione posteriore in modalità SNOW o GRAVEL. L’insieme di tutte le tecnologie della Eclipse Cross contribuisce ad una sensazione di guida di tutto relax, con uno sterzo particolarmente preciso, un cambio pronto e fluido ed un motore potente quanto basta per ogni situazione, in città come in fuoristrada o lungo un’autostrada. Ma la cosa che più ci ha sorpreso (positivamente) durante il nostro test è stato il comfort a bordo in ogni sua declinazione e, soprattutto, un livello di silenziosità davvero inaspettato, al top della categoria, a cui contribuisce, a nostro parere, non solo l’eccellente insonorizzazione ma anche la dinamica delle sospensioni, che riduce notevolmente ogni vibrazione superflua.


Finanziando l’acquisto di una nuova Eclipse Cross oggi è possibile recuperare i costi di rifornimento addizionali derivanti dall’utilizzo di benzina rispetto al gasolio. E’ previsto infatti un bonus di € 1.500, sino a una percorrenza massima di 60.000 chilometri nei primi due anni, che sarà erogato sotto forma di ulteriore sconto sul prezzo d’acquisto di Eclipse Cross e il calcolo dell’ammontare del bonus, riconosciuto ad ogni cliente, sarà effettuato sui chilometri medi annui percorsi dall’auto ritirata in permuta al momento dell’acquisto di Eclipse Cross. L’agevolazione riconosciuta ai clienti di Mitsubishi interessati all’acquisto di Eclipse Cross va ad aggiungersi, in caso di finanziamento, allo sconto di € 2.500 applicato da tutta la rete di concessionari, portando così fino a complessivi € 4.000 i possibili vantaggi per chi acquista permutando la propria vecchia auto


tipicoatipico



tipicoatipico


caratteristiche tecniche prinicipali DIMENSIONI Lunghezza vettura

4405

Ampiezza vettura

1805

Altezza vettura

1685

POTENZA

163 CV

CAMBIO

2WD: Manuale o automatico CVT con Sport Mode a 8 velocità

4WD S-AWC: automatico CVTcon Sport Mode a 8 velocità

CAPACITÀ DI TRAINO

Fino a 1.600 kg

MOTORE

1.5 litri Turbo Benzina, DOHC, MIVEC, Iniezione diretta

COPPIA MASSIMA

250 Nm, 1800-4500 gm

PRESTAZIONI Velocità massima

2WD manuale 205 km/h,

2WD automatico CVT 200 km/h

4WD S-AWC automatico CVT 200 km/h

Accelerazione 0 - 100km/h

2WD manuale 10,3”

2WD automatico CVT 9,3”

4WD S-AWC automatico CVT 9,8”

CONSUMI

Da 6,6 a 7,0 l/100 km ciclo combinato

EMISSIONI DI CO2

Da 151 a 159 g/km

ca


chemacchina

CITROEN C3 AIRCROSS

L’AMICA

DELL’UOMO

L’offensiva Citroën nel segmento dei suv ha registrato negli ultimi 18 mesi un’accelerazione su scala internazionale. La C3 Aircross è figlia di questa offensiva e porta con sé un grande valore aggiunto in termini prestazioni, design, abitabilità e benessere… non solo dell’uomo…


Ora

che la primavera è finalmente arrivata cosa c’è di più bello di una gita in campagna con il proprio amico peloso? Condividere con lui passeggiate, corse e giochi è un modo perfetto per staccare la spina e lasciare da parte stress e rogne varie. L’aumento esponenziale del numero di animali da compagnia presenti nelle nostre città è ormai un dato sociale da tenere presente, in ogni sua dimensione. Fido è diventato un membro della famiglia a tutti gli effetti e ne condivide la quotidianità, fatta anche di trasferimenti e viaggi in automobile. Per questo motivo, i viaggi devono garantire sicurezza e comfort anche ai compagni a quattro zampe. E se da un lato l’ottima C3 Aircross è l’ideale per avventurarsi fuoristrada, Citroen Italia ha pensato bene di farla diventare anche l’ideale cuccia viaggiante per i nostri amici cani, affidando a Gruppo FMA e PetPro (super-esperti del settore) lo studio di una originalissima soluzione dinamica e funzionale. Il team di lavoro, avvalendosi anche della collaborazione dell’Associazione Nazionale Medici Veterinari, ha selezionato il meglio degli strumenti e prodotti presenti sul mercato, in modo da offrire un kit, battezzato “Pet à Porter”, disponibile dal 21 aprile presso la rete italiana delle Concessionarie Citroën. Questo kit contiene tutto l’occorrente per muoversi assieme agli amici animali sia in ambiente urbano sia nei lunghi viaggi, in


l’amica del’uomo

maniera confortevole, sicura e a norma di legge. “Pet à Porter” contiene parecchi elementi, ognuno con una specifica funzione. Per la sicurezza ci sono la pettorina in due taglie con cintura di sicurezza, il divisorio per bagagliaio, il divisorio per sedili con tasche porta oggetti ma anche una telecamera “action cam” per monitorare l’animale in viaggio, la medaglietta QR Code (sulla quale è possibile caricare le informazioni anagrafiche, il libretto sanitario e la cartella clinica del proprio cane), il kit di primo soccorso e una comoda rampa pieghevole per l’accesso al bagagliaio. Per igiene troviamo invece una protezione per il bagagliaio, una protezione per i sedili posteriori e una serie di accessori per la pulizia dell’abitacolo. Infine al benessere dell’animale badano i distributori da viaggio di acqua e cibo, lo spessore di sicurezza del portellone per garantire il circolo d’aria, il tappeto rinfrescante e il materasso isolante assorbi colpi… ma non potevano certo mancare una ciotola doppia richiudibile, la pettorina con aggancio per la telecamera “action cam” e una strepitosa la palla gioco porta snack. Pet à Porter” è completato da un pratico manualetto con i consigli base per i cani in viaggio, sia in auto sia in treno, in aereo o in bicicletta. Il kit è disponibile dal 21 aprile presso la rete italiana delle Concessionarie Citroën, al prezzo di 599 euro, IVA inclusa.



l’amica del’uomo

Orbene,

che abbiate o meno un cane, va subito detto che C3 Aircross è un’invito a riscoprire la bella natura d’Italia, che spesso ci passa sotto il naso senza che la degniamo di attenzione. Sgombriamo il campo da equivoci: la Aircross non è un vero fuoristrada. Non ci potete certo pianificare l’attraversata del Sahara o delle Highland Scozzesi, ma è un eccellente compromesso, in grado di farvi affrontare un percorso fuoristrada medio in tutta sicurezza, ma anche di destreggiarsi bene in città o in autostrada. In virtù della sua notevole altezza da terra e della capacità di modulare la motricità, C3 Aircross sa avventurarsi fuori dalla città e dai sentieri battuti. Dotata infatti di molte interessanti tecnologie, la C3 Aircross non si spaventa neppure in presenza di fango e neve, soprattutto grazie al sistema Grip Control con Hill Assist Descent, funzione di assistenza alla guida in discesa, che mantiene il veicolo a velocità molto ridotta, offrendo così maggior controllo e sicurezza in condizioni di forte pendenza. Si tratta di un automobile divertente, a nostro parere non ultracomoda se si deve affrontare un viaggio lungo, ma che fa della economia d’esercizio un altro suo punto di forza. L’abbiamo potuta provare a lungo nella versione diesel (con propulsore da 120 cavalli) e possiamo certificare che… quasi ci si dimentica dell’esistenza delle stazioni di servizio. Sul mercato la C3 è proposta attualmen-



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Citroën ha costituito qualche anno fa il Citroën Unconventional Team (C.U.T.), un gruppo di atleti che interpretano perfettamente le promesse della Marca francese “Be Different, Feel Good”. Li interpretano sia per la loro personalità e il loro stile di vita, sia per la passione per le sfide che li ha portati a primeggiare a livello mondiale negli sport praticati, tutti di scivolamento, fortemente adrenalinici ed altamente “unconventional”. Per il 2018 Citroën Unconventional Team rinnova parzialmente la formazione per dare maggiore “visibilità” a giovani promesse di sport così particolari. Tre le new entries (Vlad Khadarin, Arianna Cau, Angelo Bonomelli) e due le “conferme”: i “veterani” Matteo Iachino e Tony Cili. Gli sport praticati dagli atleti variano da quelli acquatici, come il windsurf, il surf, il wakeboard ed il kitesurf, a quelli praticati sulla neve come lo snowboard

te con motorizzazioni benzina (PureTech 82, PureTech 110 S&S, sia con cambio manuale che con Cambio Automatico EAT6, e PureTech 130 S&S) e con motorizzazioni Diesel (BlueHDi 100 e 120 S&S). La combinazione di cinque motorizzazioni e dei tre livelli di allestimento Live, Feel e Shine porta ad un totale di tredici versioni, con prezzi che partono da Euro 15.500 sino ad un massimo di Euro 22.600. Tredici versioni base quindi, ma con un’infinita possibilità di ulteriori personalizzazioni, altro fiore all’occhiello della Aircross. Ispirata a C-Aircross Concept (che su presentata al Salone di Ginevra 2017) e ambiziosa ambasciatrice dei nuovi codici stilistici Citroën, la C3 Aircross porta una ventata di forte originalità nell’universo dei suv compatti. Lunga 4,15 presenta uno stile unico mentre l’offerta di personalizzazione rafforza il suo carattere. Il design robusto e protettivo si caratterizza per una considervole altezza dal suolo, protezioni anteriori e posteriori effetto alluminio, ruote di grandi dimensioni e passaruota con profili in evidenza. La silhouette dalle forme generose è sottolineata anche da elementi grafici forti, come le barre del tetto colorate e i vetri laterali posteriori a effetto «veneziana». C3 Aircross si distingue per l’ampia offerta di personalizzazione: con 85 combinazioni per gli esterni, grazie a 8 colori per la carrozzeria, 3 tinte per il tetto e 4 Pack Color, a cui si aggiungono per gli interni 5 opzioni differenti.



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All’interno l’Aircross offre (oltre ad un design pure qui molto originale) grandi performance in termini di abitabilità, modularità e luminosità, sottolineate dallo sviluppo orizzontale della plancia. Sorprende positivamente (considerando che siamo in presenza di un piccolo suv) lo spazio dell’abitacolo. La Aircross offre sedute ampie e confortevoli e si distingue per un’abitabilità di ottimo livello (grande altezza al padiglione, spazio generoso per le gambe), una modularità senza confronti grazie al sedile posteriore scorrevole e frazionabile in 2 parti indipendenti e al sedile del passeggero anteriore ripiegabile “a tavolino”, per una lunghezza di carico di 2,40 m. Eccellente anche il volume del bagagliaio: 410 litri, che possono arrivare a 520 litri. Al confort di bordo contribuisce anche la luce, che passa attraverso il tetto apribile vetrato di grandi dimensioni. Al passo con i tempi, C3 Aircross propone intelligenti vani portaoggetti, con una zona di ricarica wireless per lo Smartphone nella consolle centrale e una gamma completa di funzioni di assistenza alla guida: Head up Display, Active Safety Brake, la commutazione automatica dei fari, il riconoscimento dei limiti di velocità, senza dimenticare le tecnologie di comune utilità nel quotidiano, quali la navigazione Citroen Conect Nav o il Park Assist.



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CitroĂŤn C3 Aircross, che con 4,15 m di lunghezza può accogliere comodamente fino a 5 passeggeri, ha confermato le sue credenziali sulla sicurezza ricevendo il massimo punteggio nell’ultimo test 2017 di Euro NCAP. Il nuovo modello ha meritato il punteggio di cinque stelle con ottime prestazioni in tutte le categorie, dimostrando il successo della progettazione di C3 Aircross dal punto di vista della sicurezza passiva, della protezione dei pedoni, e per l’alto livello delle tecnologie di assistenza alla guida


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caratteristiche tecniche prinicipali MOTORIZZAZIONE

PureTech 82

PureTech PureTech PureTech 110 S&S 110 S&S EAT6 130 S&S

MOTORE Tipo

3 - 12

Cilinidrata - cm3 kW (cv) a giri/mn

Euro 6

Benzina / Iniezione elettronica

N° cilindri/valvole 60 (82) a 5750

Turbo Diesel / Common Rail 4-8

1199

1560

81 (110) a 5500 81 (110) a 5500 96 (131) a 5500

118 a 2750

205 a 1500

CAMBIO

Manuale 5 rapporti

Manuale Automatico Manuale 5 rapporti EAT6 6 rapporti

SOSPENSIONI

Euro 6

Nm a giri/mn

FRENI

BlueHDi BlueHDi 100 120 S&S

205 a 1500

230 a 1750

73 (99) a 3750 88 (120) a 3500 254 a 1750

300 a 1750

Manuale Manuale 5 rapporti 6 rapporti

Anteriori: disco ventilati Anteriori: disco ventilati Posteriori: tamburo Posteriori: disco Anteriori: Ruote indipendenti, assale pseudo Mac Pherson con bracci inferiori triangolati, molle elicoidali, ammortizzatori idraulici telescopici e barre antirollio

Posteriori: Ruote indipendenti, traversa deformabile con barra stabilizzatrice

DIMENSIONI/VOLUMI Lunghezza - mm

4155

Larghezza con specchietti - mm.

1765

Altezza / con barre - mm.

1605 / 1648

Volume del bagagliaio - dm

410 / 520

3

PNEUMATICI 195/60 R16 83S 195/60 R16 83 T 195/60 R16 84 H 205/60 R16 83 T 205/60 R16 84 H 215/50 R17 83 T 215/50 R17 84 H

195/60 R16 83 T 195/60 R16 84 H 205/60 R16 83 T 205/60 R16 84 H 215/50 R17 83 T 215/50 R17 84 H

PRESTAZIONI Velocità massima km/h

165

185

183

200

175

183

0-100km/h-sec.

14,0

10,2

10,6

9,3

11,5

9,8

Urbano - l/100km

5,9

5,9

6,9

6,3

4,5

4,7

Extra Urbano - l/100km

4,6

4,6

4,8

4,7

3,7

3,8

Misto - l/100 km

5,1

5,0

5,6

5,3

4,0

4,1

CONSUMI/EMISSIONI

Capacità serbatoio (litri) Emissioni O2 misto - g/km 116 C

45

115

126

119

45

104

107


#ca


chemacchina

Fiat Tipo S-Design

NEL SEGNO DI LEE La Fiat Tipo si è rivolta al cliente giusto, al momento giusto, e pur senza innovazioni straordinarie o stili ricercati, ha trovato il suo posto nel mercato‌ una storia che si ripete di Marco Cortesi



nel segno di lee

A

Lee Iacocca la Fiat Tipo piacerebbe un sacco. Il vulcanico dirigente d’azienda americano, figlio di immigrati campani, ora ha 93 anni. Chissà se, dalla sua tranquilla pensione, di Tipo ne avrà mai vista una. E chissà se ci avrà trovato le stesse caratteristiche che gli avevano permesso di coniare alcune delle più grandi idee nel mondo dell’automotive a stelle e strisce e non solo. A farlo diventare celebre fu dapprima (era ancora in Ford) la decisiva spinta per la messa in produzione della Mustang.

Poi giunse, dopo qualche tempo, il salvataggio di Chrysler, dopo che una serie di screzi con Henry Ford II gli erano costati il posto da Presidente alla casa dell’ovale blu.

Ad aiutarlo nei successi susseguitisi nel corso degli anni, una visione aziendale unica, intuitiva e fuori dagli schemi. Un esempio? A lui si deve l’invenzione nel senso moderno dei monovolume (o minivan negli USA): proprio il progetto che Ford cassò come fallimentare, una volta trasferito in Chrysler, portò alla nascita nientemeno che del Voyager, una leggenda viaggiante dai numeri di vendita elevatissimi. Ma che c’entra la Tipo e che c’entrano i giorni nostri? Fu proprio in un momento di crisi come la recessione dei primi anni “80 che Iacocca riuscì in un’altra delle sue imprese, mettendo in produzione le gemelle Dodge Aries e Plymouth Reliant. Mai, prima di allora, l’idea di una piccola vettura, una berlina economica e a trazione anteriore, aveva fatto breccia nella patria dei macchinoni transatlantici con un sostanziale successo. “Dobbiamo produrre vetture economiche che la gente voglia comprare” spiegò il capitano d’azienda. In pratica, si trattava di Fiat Tipo ante litteram. Arrivate in un momento economico non facile, al debutto con prezzi d’attacco molto convenienti, costruite su una piattaforma molto flessibile, le cosiddette Kcar ottennero numeri impensabili alla vigilia. Dopo aver elemosinato un prestito ponte al Governo americano e aver scongiurato per la “Pentastar” i rischi di fallimento, Iacocca fu così in grado di restituire fino all’ultimo dollaro con sette anni di anticipo.


Lo step successivo fu quello, man mano che la crisi allentava la sua morsa, di rendere il prodotto via e via più “premium”. Così nacquero Chrysler New Yorker e Dodge 600, derivate dalla stessa piattaforma. Un’altra idea vincente: seguire i gusti del cliente durante la ripresa economica. Qualcosa di simile a quello che sta accadendo ora con i nuovi modelli più “stilosi” della gamma Tipo. In un periodo delicato, in cui Fiat Chrysler punta tantissimo su Jeep per il rilancio, servono vetture semplici, fattibili e “intuitive”, che rispondano alle necessità della gente. Stile-Iacocca insomma, a cui, tra l’altro, si deve l’esistenza stessa di Jeep nella sua forma attuale. Con grande determinazione, si assicurò il marchio American Motors dalla Renault avendo intravisto del potenziale. In particolare in un progetto. Un progetto di cui Renault, a quel tempo detentrice del brand, non sapeva che fare. Di lì a poco debuttò la Grand Cherokee, che raddoppiò la produzione Jeep sdoganando definitivamente il telaio monoscocca e dando vita ad una tradizione di successo che dura fino a oggi.

“Saper ascoltare. E’ questo che fa la differenza tra grandi aziende e aziende mediocri”. Sicuramente, ascoltando le persone giuste, a partire dai clienti, la leggenda di Lee Iacocca è arrivata fino a noi. E ora è forse tempo di dare maggiore ascolto a chi la storia l’ha fatta…


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Dopo

il grande successo iniziale, la Fiat Tipo punta alla maturità. In realtà, contando anche l’omonima di fine anni 80, più che una diciottenne è ormai oltre i trenta, e l’obiettivo, così come le doti ricercate dal cliente… tipo, non sono troppo differenti da quelle della prima iterazione. Un prodotto maturo e moderno, dedicato alla praticità e alla vita tutti i giorni, che ha trovato un riscontro sicuramente positivo in termini di apprezzamento. La nuova Tipo è sul podio in Italia tra le vetture più vendute del 2017 e leader del segmento C, scelta da oltre 180.000 automobilisti nella regione EMEA. Inoltre, per il secondo anno consecutivo, si è confermata la vettura con il più alto tasso di crescita in Europa. Come per la prima Tipo, l’obiettivo principale sono i giovani attenti alla spesa, i padri di famiglia, i professionisti, i micro imprenditori. Chi ha in mente la concretezza. L’esterno è votato alla razionalità. Pur senza particolari slanci stilistici, la sua linea conferisce alla Tipo un impatto positivo di solidità, anche a livello dimensionale: non è una piccola, e si vede. In particolare, la versione in prova S-Design è caratterizzata dall’ampia calandra a sviluppo orizzontale nero lucido, che abbraccia tutto il frontale per terminare con i proiettori anteriori dotati di tecnologia Bi-Xeno, che arricchiscono la percezione di stile. Il modello a cinque porte è quello più equilibrato, con un posteriore più verticale rispetto a quello di molte rivali: pur rinunciando a un po’ di slancio, offre una maggior capacità di



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carico. Distintiva anche la forma del tetto, schiacciato longitudinalmente nella parte centrale. I cerchi da 18 pollici con finiture nero lucido sono notevoli e, anche se forse un po’ eccessivi per il tipo di vettura, danno qualità a tutto l’insieme, migliorando grazie alle gomme ribassate anche la tenuta laterale. L’interno riprende le principali caratteristiche della parte esterna, con materiali e assemblaggio di qualità e un design onesto, senza particolari grilli per la testa. Ben raggiungibili tutti i comandi, e buona anche la posizione di guida, pur non particolarmente sportiva. Si tratta di un abitacolo non troppo lontano da quello di rivali più costose, a dispetto di richieste economiche certamente moderate. Sebbene, come per l’esterno, paghi lo scotto di un design che bada molto al sodo, la plancia riesce a trasmettere una sensazione di qualità. Certo, un ulteriore pizzico di brillantezza avrebbe ottenuto un feeling più fresco e moderno che un po’ manca, specie in dettagli come la texture delle plastiche, ad esempio, o la grafica degli strumenti, ma è difficile trovare qualcosa fuori posto. Oltre alle finiture di pregio specifiche, l’allestimento S-Design si distingue, in primis, per i sedili in pelle e Airtex (con cuciture a doppia ribattitura,) ma anche per l’elettronica di bordo. Di serie c’è il sistema Uconnect 7” HD LIVE dotato di touch-screen a colori da 7 pollici ad alta risoluzione e schermo capacitivo, che permette il “pinch&swipe”, un utilizzo simile a quello dei tablet. Di serie anche lo UConnect Link con integrazione Apple CarPlay



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e compatibilità Android Auto, che permette al guidatore di utilizzare in modo più intuitivo il proprio Smarthphone. Ottimo il funzionamento del cruise control adattativo, vero punto di forza dell’allestimento dal punto di vista della sicurezza quotidiana e del confort di marcia. Il sistema è abbinato alla frenata automatica di emergenza che prima avvisa il guidatore in caso di potenziali distrazioni, e poi agisce direttamente. Sul fronte assistenza alla guida la Tipo compensa le difficoltà di un navigatore non particolarmente veloce e che spesso, per essere utilizzato col touch, tende a distogliere l’attenzione dalla strada. In strada, anche se con un assetto chiaramente votato al confort, il grip non manca, così come la performance. Il 1.6 da 120 cavalli spinge bene, tanto da far venir voglia di utilizzare anche la funzione sequenziale a doppia frizione del cambio. La trasmissione, reattiva e con innesti veloci, rende piacevole la guida anche su un’auto in teoria più votata al relax. Ad affiancare un modello veramente “full” come la S-Design ci sono altre opzioni di allestimento disponibili, con le varianti 4 porte e station wagon. Le motorizzazioni partono da 95 cavalli, sia benzina (1.4 aspirato) sia diesel (1.3 Multijet), mentre sempre nel tagli di potenza da 120 cavalli c’è la versione turbocompressa del 1.4, alimentata a GPL. La gamma Tipo parte da 13.750 euro, già completa di tutti gli allestimenti essenziali, mentre per la versione S-Design si parte da 20.850 Euro che diventano 25.800 per la versione diesel con interni pregiati.



nel segno di lee


Contraddistinta dalla classica livrea blu istituzionale, la flotta “arruolata” dai Carabinieri si compone di Tipo cinque porte equipaggiate con il motore turbodiesel 1.3 Multijet da 95 CV. L’allestimento delle vetture è stato sviluppato in modo specialistico secondo le richieste dell’Arma. Tra le dotazioni specifiche spiccano: il trittico lampeggianti e il faro orientabile di ultima generazione, il piano scrittoio estraibile posteriore con plafoniera led dedicata, il porta bastone da difesa e paletta, il posizionamento centrale del microfono della radio per l’utile impiego da parte di entrambi i componenti dell’equipaggio. Con la fornitura delle Tipo si amplia la gamma FCA in dotazione ai Carabinieri, che già annovera i modelli Fiat Panda e Punto, Jeep Renegade e Alfa Romeo Giulietta, che si affiancano al top di gamma rappresentato dalle Giulia Quadrifoglio


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caratteristiche tecniche prinicipali

1,4 95 CV BZ E6

1,3 95 CV DS E6

1,6 120 CV DS E6

MOTORE

N. cilindri, disposizione

4

4

4

Diametro per corsa (mm)

72 x 84

69,6 x 82,0

79,5 x 80,5

Cilindrata (cm3)

1368

1248

1598

Rapporto di compressione

11 ± 0,2

16,8 (+0,2/-0,4)

16,5 ± 0,4

Potenza max kW (CV - CE) a giri /min

70(95)@6000

70(95)@3750

88(120)@3750

Coppia max Nm (kgm - CE) a giri /min

127 @4500

200@1500

320 @1750

Classe ambientale

Euro 6

Euro 6

Euro 6

Alimentazione

Benzina

Diesel

Diesel

TRASMISSIONE

Trazione

Anteriore

Anteriore

Anteriore

Cambio

6 marce

5 marce

6 marce

FRENI

Anteriori

Disco Disco Disco

Posteriori

Tamburo Tamburo Disco

SOSPENSIONI

Anteriore

MacPherson / Ammortizzatore Telescopico

Posteriore

Ponte Torcente / Ammortizzatore Telescopico

DIMENSIONI ESTERNE

Lunghezza (mm)

4532

4532

4532

Altezza (mm)

1497

1497

1497

Larghezza

1792

1792

1792

Capacità bagagliaio (dm3)

520

520

520

RUOTE

195/65 R15 - 205/55 R16 - 225/45 R17

PESI

45

Serbatoio carburante (litri)

45

45

PRESTAZIONI

Velocità max (km/h)

185

180

199

Accelerazione 0-100 km/h (s)

11,5

11,7

9,7

CONSUMI in litri/100Km

Urbano

7,7

5,2

5,2

Extraurbano

4,6

3,5

3,6

Ciclo combinato

5,7

4,1

4,2

Emissioni CO2 ciclo combinato (g/km)

133

108

110


ca


checorse

ELET


Un successo indiscutibile

TTRIZZANTE! A Roma tantissimo pubblico, una forte copertura mediatica, molti sponsor. Pur tra qualche problema logistico e con contenuti sportivi non eccelsi la Formula E è promossa a pieni voti. La gara è stata vinta dall’inglese Sam Bird, portacolori del team DS Virgin di Vittorio Gargiulo


elettrizzante!

Il

taxista che mi porta dalla stazione Termini fino all’EUR (dove si svolgerà l’evento) alla vigilia del debutto italiano della F.E vale più di mille sondaggi: “Vede – mi dice – i romani non c’hanno la puzza sotto al naso… molto deppiù… c’avemo ‘na fogna sotto al naso. Perché co’ sta menata che noi siamo li mejo, Roma Caput Mundi, ecc.. a Roma ogni cosa nuova viene regolarmente snobbata… Ma stavolta no, sta Formula E sta incuriosendo, la gente ne parla, c’è interesse vero …”. Detto fatto, il brutto anatroccolo diventa Cigno e l’abbinata F.E/Roma si rivela positiva e vincente. Tantissimo pubblico, un’enorme copertura mediatica, sponsor a go-go e di quelli veri, con un’attivismo come non si vedeva da anni nel motor sport. E poi le case automobilistiche, che su questa iniziativa si sono tuffate senza esitazione, forse addirittura con un entusiasmo e investimenti assolutamente non proporzionati alla realtà di un mercato (intendiamo quelle della mobilità elettrica) al momento irrisorio e tutto da scoprire. Qualcuno azzarda che si tratti più che altro di una moda… e forse non va tanto lontano dalla verità se è vero, come è vero, che nelle stesse settimane della celebrazione elettrica at Urbi et Orbi alcuni colossi, quali Daimler e Bosch, si sono affrettati a ribadire, con studi


Dopo aver corso negli autodromi virtuali di tutto il mondo, Audi e-tron Vision Gran Turismo è scesa in pista a Roma. Gli 815 CV della concept car elettrica hannop dato spettacolo per qualche tornata lungo il circuito cittadino di Roma. Al volante Dindo Capello, tre volte vincitore della 24Ore di Le Mans, affiancato da Michela Moioli, campionessa olimpica di snowboard cross. La vettura è in grado di scattare da 0 a 100 km/h in 2,5 secondi grazie all’eccezionale rapporto peso/potenza di 1,78 kg/CV


elettrizzante!

attendibili e lanci di nuove tecnologie, che quella diesel è e sarà una propulsione sempre più pulita, quasi a impatto zero, da consigliare alle terme. E nel frattempo si avvicina il lancio del motore Mazda SkyActiv X, un innovativo propulsore a benzina che introduce un metodo di combustione ad accensione spontanea per compressione; secondo gli studi della casa nipponica (da verificare nelle sedi opportune) avrà un impatto pari o addirittura inferiore alla propulsione elettrica, se si calcola a dovere l’inquinamento dovuto alla produzione dell’energia elettrica. Su tutto ciò si innesta inoltre l’ignoranza specifica di molti politici e amministratori (vedi Roma stessa che promette di proibire i diesel a breve) che pensano di seguire l’onda in cerca di consenso e visibilità. Ma, è noto, quando la palla di neve inizia a scivolare verso il basso inevitabilmente acquista velocità, diventa grande, incontrollabile e devastante e la tendenza verso l’elettrico è ormai inarrestabile. Molte grandi Case hanno dato via libera a investimenti clamorosi e hanno schierato le corazzate del marketing, affiancate dalla truppe d’elite delle p.r.. e infatti le aree hospitality all’EUR traboccavano di invitati. Persino case oggi fuori dalla Formula E (vedi Mercedes/Smart e Seat) hanno voluto in qualche modo esserci, con spazi espositive e iniziative per il pubblico.


In occasione del primo E-prix di Roma, Renault ha confermato la sua visione della mobilità del futuro. Leader in Europa nel mercato elettrico, Renault accelera la sua strategia la transizione verso una mobilità sostenibile. Renault è oggi il costruttore con la gamma più ampia di veicoli100% elettrici: il quadriciclo Twizy, la berlina compatta ZOE, Kangoo Z.E. il veicolo commerciale elettrico più venduto in Europa e il grande furgone Master Z.E. Il nuovo piano strategico del Gruppo Renault, Drive the Future, prevede che da qui al 2022 il Costruttore mantenga la leadership nel veicolo elettrico, con 8 modelli elettrici e 12 modelli elettrificati. Il Gruppo si prefigge anche di lanciare 15 modelli a guida autonoma e servizi di robo-taxi. Per promuovere il cambiamento di scala del mercato dei veicoli elettrici, Renault si adopera per estendere il raggio d’azione della mobilità elettrica, affiancando allo sviluppo di una gamma a zero emissioni sempre più ampia e alla propria innovativa ricerca tecnologica per aumentare l’autonomia, anche la partecipazione a progetti per lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica. Su quest’ultimo aspetto, Renault supporta in diversi Paesi Europei progetti di installazione di stazioni di ricarica rapida lungo i corridoi autostradali ed i principali assi di circolazione. In questo contesto, ad esempio, Renault è tra i principali partner di EVA+ (ElectricVehiclesArteries), progetto di sviluppo di un’infrastruttura di ricarica veloce per veicoli elettrici lungo le principali strade ed autostrade in Italia e Austria, che prevede 200 stazioni di ricarica veloce “multi-standard” installate nei tre anni del progetto, di cui 180 in Italia, che Enel sta progressivamente installando in Italia. Altro progetto sostenuto da Renault è E-VIA FLEX-E, anch’esso realizzato in collaborazione con Enel,che sarà lanciato a fine anno e consentirà di sperimentare la ricarica ad alta potenza, attraverso l’installazione lungo gli assi autostradali e le superstrade di 14 stazioni di ricarica rapida tra 150 kW e 350 kW in Italia, Francia e Spagna (di cui 8 in Italia).


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Basti pensare infine alla grandinata di eventi organizzati per la stampa durante la due giorni romana (di cui diamo conto a parte), a cui ha fatto seguito, solo pochi giorni dopo, un temporale di conferenze e appuntamenti a Milano, durante la Design Week. Il fenomeno è ormai irreversibile e per tutti la parola d’ordine è “elettrico”. Tutto ciò premesso parliamo un pizzico anche della Formula E, che già avevamo avuto modo di assaggiare lo scorso anno a Berlino. Dallo squallido ex-aeroporto berlinese a Roma il salto è stato grande e clamorosamente positivo. Si sa, la “location” in questi casa gioca un ruolo importantissimo e la scelta dell’EUR è stata ottima. Il successo è stato indiscutibile, quasi travolgente. Però i contenuti sportivi della F.E sono tuttora piuttosto modesti. A far da contraltare ad una elevata ricerca sulle tecnologie ci sono prestazioni in pista deludenti. Però tutto dovrebbe migliorare dalla prossima stagione, con automobili di seconda generazione, sulla carta decisamente più performanti. Il fatto che le prestazioni sono quello che sono porta in dote circuiti molto, forse troppo, tortuosi, dove le velocità non sono importanti quanto l’accelerazione e l’agilità. Su questi circuiti da mal di testa le F.E sono in grado di offrire uno spettacolo di ottimo livello, gare combattute e incerte sino al traguardo,


Nella stessa settimana della gara di Roma Nissan ha celebrato a Los Angeles l’ingresso nel Campionato di Formula E dalla stagione 2018/19. Margot Robbie, attrice candidata agli ultimi premi Oscar e protagonista in questi giorni nelle sale italiane con il film “Tonya”, ha contribuito alla presentazione della vettura parlando della sua esperienza come proprietaria di un veicolo elettrico e dell’orgoglio che prova come ambasciatrice Nissan per i veicoli elettrici. “Ho già partecipato a molte iniziative Nissan per migliorare la qualità dell’aria nelle strade e favorire l’accesso all’elettricità in ogni parte del mondo. Ora siamo qui con una nuova, fantastica vettura di Formula E. Sono impaziente di vedere come aiuterà Nissan a sviluppare ulteriormente la sua offerta di veicoli elettrici e portare nuove tecnologie alle comunità di tutto il mondo”


elettrizzante!

peccato che il pubblico non veda quasi nulla, stretto com’è tra muri, reti e strutture varie. Ci auguriamo che con le nuove auto si possano progettare circuiti un po’ più larghi e scorrevoli, permettendo anche e chi sta in tribuna di vedere qualcosa, visto che di “sentire” non se ne parla. A Roma sono poi emerse alcune pecche di ordine logistico. La quasi totale assenza di cartelli indicatori, ad esempio, piuttosto che alcune complicazioni sugli itinerari pedonali sono peccatucci che potranno essere ovviati dopo la prima esperienza. Altrettanto andrà migliorato e ripensato l’E-Village, che in teoria avrebbe dovuto/potuto essere una grande esposizione sul tema della mobilità elettrica, ma in realtà ha proposto vasti spazi pressoché vuoti. Ma il grande peccato originale della Formula E, perlomeno di “questa” Formula E, è di nascere e morire nel volgere di una giornata. A nostro parere l’enorme investimento di case, sponsor, comune per un evento così breve non ha molto senso. Tutto il complicatissimo e impegnativo lavoro di allestimento è davvero sproporzionato per un’attività in pista che si aggira (tra prove e gara) sulle due ore. Urge cambiare e urgono gare di contorno. Ed anche l’E-Village così non può funzionare: non è attraente per gli espositori ed è poco fruibile dal pubblico.


Nel corso di un’esclusiva serata presso la Villa Diomus Circense (che affaccia sul Circo massimo) Panasonic Jaguar Racing ha presentato la livrea per la Jaguar I-TYPE 3, la versione Gen 2 della vettura da gara, che debutterà nella quinta stagione del campionato di Formula E. La Gen 2 è una vettura da corsa audace, dinamica e futuristica, che rappresenta un ulteriore passo avanti anche in termini di velocità e prestazioni. La potenza massima disponibile per le qualifiche è stata aumentata a 250 kW (l’equivalente di circa 340 CV), mentre per la gara è di 200 kW. Una batteria più prestazionale consentirà ai team di portare a termine le competizioni con una sola vettura, evitando il cambio auto obbligatorio. James Barclay, Team Director di Panasonic Jaguar Racing, nell’occasione ha dichiarato: “Questo è un giorno molto emozionante per Panasonic Jaguar Racing perché inizia una nuova tappa del nostro viaggio verso l’elettrificazione. Con la Formula E siamo ritornati alle competizioni motoristiche e tutto ciò che apprendiamo gara dopo gara lo trasferiamo dalla pista alla strada, contribuendo allo sviluppo e alla nascita dei futuri veicoli elettrici Jaguar Land Rover. La livrea della Jaguar I-TYPE 3 è una progressione stilistica di quella presente sulla vettura da corsa di questa stagione”


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Mahindra ha approfittato della cornice di Roma per la presentazione ufficiale dell’azienda “Automobili Pininfarina”, il nuovo marchio di auto di lusso elettriche che produrrà le prime vetture firmate in esclusiva Pininfarina a partire dal 2020. Automobili Pininfarina ha inoltre confermato gli incredibili obiettivi prestazionali indicative che faranno salire nell’olimpo delle vetture high-performance il primo modello della casa automobilistica, una hypercar di lusso a volume ultra ridotto e a zero emissioni. “La nostra prima vettura, nome in codice PF0 – sostiene Michael Perschke, CEO di Automobili Pininfarina - definirà la nostra azienda in base all’aspetto e alle prestazioni : a tale scopo, nei prossimi mesi incontreremo il maggior numeropossibile di proprietari di automobili progettate da Pininfarina, sia durante incontri privati sia in occasione dei più importanti eventi automobilistici al mondo, a partire da Pebble Beach”


elettrizzante! A Roma è stato presentato anche il trofeo smart EQ fortwo e-cup, il primo monomarca italiano 100% elettrico. Un’intensa stagione, articolata su cinque gare, che prenderà ufficialmente il via il 24 giugno a Misano per alternarsi poi sulle piste di Vallelunga e del Mugello e sui tracciati cittadini di Torino e Milano. smart EQ fortwo e-cup nasce per esaltare il piacere della guida elettrica e vedrà sulla griglia di partenza 16 vetture preparate ed omologate per le competizioni. Una nuova, coinvolgente porta d’ingresso al mondo del motorsport che dovrebbe coniugare divertimento e competizione, accessibile anche ai tanti giovani che cercano un’occasione per entrare nelle competizioni, a partire dai 16 anni di età



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La FIA ha accolto la richiesta di Porsche di entrare in Formula E dal 2019. Come già nel caso del riuscitissimo progetto di sviluppo del prototipo 919 Hybrid per Le Mans, sarà Andreas Seidl a dirigere lo sviluppo e l’esecuzione del programma Formula E dal punto di vista tecnico. “E’ già da tempo che in Porsche si discute delle possibilità e delle prestazioni delle vetture elettriche - sottolinea Seidl - più i nostri ingegneri approfondiscono l’argomento, più si delineano soluzioni affascinanti. Non vediamo l’ora di avere a disposizione la nostra prima vettura, all’inizio del 2019, e di potervi collaudare il propulsore che abbiamo sviluppato”

#ca


cheleggenda

La mostra “Rosso Fioravanti”

IL GENIO DI

LEONARDO


Fotografie di Andrea Guermani

Dal 23 marzo al 16 settembre, il MAUTO di Torino presenta un’inedita esposizione che celebra, attraverso disegni, fotografie e modelli, Leonardo Fioravanti, uno dei designer che più hanno segnato lo stile della Casa di Maranello tra gli Anni ‘60 e ‘80


il genio di leonardo

Fioravanti

Leonardo Fioravanti davanti alla sua Alfa Romeo Vola del 2001

è probabilmente il designer concettualmente più legato alla Casa di Maranello, colui che tra gli Anni ’60 e ’80 ha saputo creare le più affascinanti vetture del Cavallino Rampante, una su tutte, la mitica Daytona, considerata un capolavoro assoluto. All’ingegnere-designer “con la matita rossa” è dedicata la retrospettiva “Rosso Fioravanti” del Museo Nazionale dell’Automobile “Avv. Giovanni Agnelli” di Torino, dal 23 marzo al 16 settembre, a cura del Direttore del MAUTO Rodolfo Gaffino Rossi e del giornalista Giosuè Boetto Cohen. Un’esposizione che, per il pubblico più appassionato, potrà avere addirittura il valore di una “mostra-incontro”: nei primi due mesi infatti, Leonardo Fioravanti sarà disponibile a condurre personalmente visite guidate tra le sale espositive, un’occasione imperdibile di sentire dalla viva voce del protagonista aneddoti e approfondimenti legati al materiale esposto. Dopo il tributo a Giorgetto Giugiaro (e in attesa di celebrare nell’autunno 2018 Marcello Gandini), “Rosso Fioravanti” è il secondo appuntamento monografico che il MAUTO dedica agli uomini che hanno fatto la storia del Car Design, italiano e non solo. È lunghissimo il curriculum di questo talento versatile, che ha saputo esaltare l’eleganza delle forme coniugando capacità innovativa, funzionalità e ricerca di prestazioni da brivido. Dai primi disegni dell’adolescente


Presentata al Salone di Parigi “98, ufficialmente era la Ferrari 365 GTB/4 ma per tutti divenne la “Daytona”, in ricordo del trionfo Ferrari alla 24 Ore di Daytona del 1967

La caratteristica della Sensiva (1994) sono gli pneumatici “sensibili”. Il sistema, con funzioni di intelligenza artificiale, prevede una fascia di sensori inserita nel battistrada in grado di “leggere” le condizioni di aderenza e di comunicarle al computerdi bordo che gestisce trazione, assetto, accelerazione e frenata


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La LF1 del 2009 voleva essere un contributo per un nuovo, auspicabile regolamento della Formula, che tendesse ad una maggiore semplicità delle monoposto, con corpo compatto e filante, in grado di generare una scia molto contenuta e di conseguenza agevolare i sorpassi. La diminuzione dell’effetto scia era perseguita sfruttando l’effetto suolo ed eliminando le ali come elementi non integrati. L’ala anteriore, annegata nel muso, oltre a garantire deportanza riduce la scia delle ruote anteriori. Allo stesso obiettivo contribuiscono i ventilatori accoppiati ai radiatori e gli scambiatori di calore ad aria forzata. L’ala posteriore è anch’essa integrata nel fondo vettura generando carico verticale. Ancora al fine di produrre un effetto suolo ottimale, il progetto propone un ritorno all’uso delle sospensioni attive, per mantenere costante la distanza da terra. Infine, l’utilizzo del recupero di energia K.E.R.S. è di tipo evoluto, finalizzato a minori consumi

Leonardo, che già rivelano una manualità fuori dall’ordinario e grande attenzione ai dettagli, alle ricerche universitarie, dal primo colloquio in Pininfarina ai progetti più recenti della Fioravanti Srl, la mostra è il racconto di una vita fortunata, consacrata all’automobile. Attraverso immagini d’epoca, schizzi provenienti dal suo archivio personale mai divulgati in precedenza, interviste inedite e le sue vetture più iconiche, la retrospettiva ripercorre di fatto oltre cinquant’anni di stile e cultura delle quattro ruote. Nato il 31 gennaio 1938 a Milano, dopo aver studiato ingegneria meccanica al Politecnico meneghino specializzandosi in aerodinamica e design automobilistico, nel 1964 Fioravanti entra nella squadra creativa di Pinifarina. Nell’arco di 23 anni segue lo sviluppo di alcune tra le Ferrari più famose, alcune da lui disegnate personalmente e altre come responsabile di progettO: Dino, Daytona, 308 GTB, 288 GTO e F40, solo per citare le più famose. Si occupa anche dei collaudi su strada di modelli speciali e prototipi e si dedica al progetto Sigma Grand Prix e alla realizzazione delle one-off più spettacolari, fino a diventare Amministratore delegato e Direttore Generale della Pininfarina Studi & Ricerche SPA. Ma non solo di vetture del Cavallino è costellato il cammino di questo appassionato pilota e inesauribile creativo, dai modi gentili e l’eloquio fluente: in quel periodo dalla sua matita sono uscite la BMC 1800 Aerodinamica del 1967, che avrebbe spianato la strada


Sulla Hidra del 2008 una trave centrale ospita i serbatoi dell’idrogeno, per le motorizzazioni a “fuel cells”, o delle batterie per i motori elettrici

La Yak (2002) rappresenta una ricerca per un crossover con spiccata personalità, basata su concetti nuovi e abbinata a un potente V8 con trazione integrale


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Leonardo Fioravanti, adolescente, di nascosto impara a ingranare le marce della FIAT 1100 del babbo. Dopo la pratica autodidatta arrivano altri appuntamenti segreti, quelli sulla Serravalle-Genova, quando i camionisti si fermano per il pranzo e si può andare veloce. È in quel gruppo di amici ben assortito, che germoglia l’interesse per le corse. Prima con le berline di famiglia (preparate e spreparate senza farsi vedere), poi con le 500 truccate e finalmente le prime, sospirate, Alfa Romeo. Sempre nel piccolo della “banda del buco”, le cose cominciano a farsi più serie: si aprono i cancelli del circuito di Monza, delle gare in salita e arrivano le prime coppe

Il tema della F 100 R (anno 2000) è stato cercare forme che migliorassero il comfort riducendo la fastidiosa turbolenza nelle auto aperte. Ne è nato un parabrezza innovativo, studiato per generare flussi d’aria che proteggessero le teste degli occupanti, “riattaccandosi” alle loro spalle

a decine di berline a due volumi nei successivi anni ’70, l’Alfa Romeo 33 Spider Prototipo Speciale e la Lancia Gamma berlina. Il decennio successivo segna un punto di svolta e il raggiungimento dell’apice professionale quando nel 1987 fonda la Fioravanti srl, che spazia tra splendidi prototipi e attività di progettazione a ciclo completo, dall’automobile all’architettura, ottenendo oltre 30 brevetti internazionali. Nominato Vice Direttore generale di Ferrari e Amministratore Delegato della Ferrari Engineering, nel 1990 Fioravanti passa a dirigere il Centro Stile Fiat, per diventare in seguito consulente esterno di numerose aziende, tra le quali la Lexus e la cinese Baic. «Da italiano – sostiene Fioravanti – il valore della bellezza mi ha semprea ccompagnato e motivato profondamente. Ma che cos’è la bellezza? La definizione più pregnante l’ho letta studiando Platone: “la bellezza è lo splendore del vero”». «L’automobile del 2018 è un prodotto maturo. Forse persino un po’ vecchio – spiega il curatore Giosuè Boetto Cohen –. Per rinnovare le nostre energie e progettare il futuro delle quattro ruote non basta puntare su tecnologia e ricerca. Fa bene tornare a scuola dai grandi. Pensare da dove vengono la funzionalità e il bello. Chiedersi fin dove possano il marketing e le normative. Le realizzazioni e la vicenda professionale di Fioravanti, dopo quelle di Giugiaro e Bertone già ospitate al MAUTO, sono una preziosa opportunità di riflessione per tutti gli appassionati e – speriamo – di ispirazione per i designer di domani».


La Fiat 188 NYCE (1996) è un piccolo veicolo che consente di trasportare carichi ingombranti, circolare agevolmente in città , sfoggiando un look allegro e ludico


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Nel 1972 Fioravanti diventa Direttore del Centro Studi e Ricerche di Pininfarina e trova anche il tempo per disegnare di suo pugno traendo, dagli stilemi del prototipo P6, la forma della berlinetta più famosa del tempo, la prima a proiettare il Cavallino nei numeri di grande serie. È la 308 GTB (e GTS spider), presentata dopo la BB, altra figlia della P6. La 308 resterà in produzione per moltissimi anni, sarà apprezzata in tutto il mondo e costituirà la base per lo sviluppo di altre vetture, più potenti e vistose. La 288GTO e la F40 (che sfrutta la sezione centrale della 308) sono le più celebri

Sulla Fiat Bravo Flair del 1996 sono installati particolari sistemi di aerofreno. Viaggiando al di sopra di una certa velocità, quando si tocca il freno, escono automaticamente l’aerofreno superiore e inferiore e quindi interviene l’impianto frenante tradizionale. Si ottiene così una frenata più naturale e un uso meno gravoso dei sistemi sulle ruote


Fioravanti, nel 1963, studiava ingegneria al Politecnico di Milano con il professor Fessia. L’allievo era attratto dall’aerodinamica, il maestro quasi la detestava. Non a caso aveva firmato auto come le Lancia Flavia e Fulvia: gran classe, ma aerodinamicamente dei muri. Quando Fioravanti gli presentò i disegni di una berlina disegnata dal vento, accompagnata da due modellini in legno testati nel tunnel della Breda, Fessia promise che sarebbe stato relatore della sua tesi di laurea. I progetti del neo-ingegnere fecero bella figura in commissione, ma finirono in un cassetto per anni, fino a quando la BMC chiese a Pininfarina (dove Fioravanti era intanto arrivato) un progetto per risollevare le sorti della Austin 1800, ingegnosa ma sgraziata berlina progettata da Alec Issigonis. Il prototipo Pininfarina svelato al Salone di Torino del ‘67 era evoluzione (con modifiche soprattutto nella coda tronca) delle vecchie intuizioni di Fioravanti, integrate dall’apporto di Paolo Martin. Quella grande berlina gialla, affusolata e diversa da tutte le altre, ottenne grandi applausi ma nessuno ebbe il coraggio di produrla

ca


chestoria

CORTESIe di Marco Cortesi

UTOPIA

AUTONOMIA Presentata come una possibilità vicina e reale, quella di avere vetture autonome che soppiantano gli automobilisti reali rimane un’utopia, anche perché se tutte le condizioni necessarie si realizzassero, forse nessuno avrebbe più bisogno di automobili



utopia autonomia

“Potrebbe

essere l’ultima occasione che hai per guidare.” Così recita un divertente spot dell’Alfa Romeo per la nuova Giulia, appena lanciato in Israele. E i “petrolhead” si sentono già minacciati da una tecnologia, quella della guida autonoma, che viene già venduta per certa, di successo, pronta a cambiare, tra pochissimo, le abitudini di tutti. Scevra dai proclami del marketing, la situazione non è proprio come viene dipinta: la guida autonoma incontra ancora pesanti ostacoli che, se non superati in toto, non ne permetteranno mai l’implementazione ai livelli auspicati. E la dimostrazione numero uno sono i casi recenti di incidenti che hanno coinvolto vetture sperimentali. L’idea di fondo per cui, senza più auto guidate dagli umani, si risolveranno ingorghi ed incidenti, è stata spinta dal marketing in modo eccezionale, ma si è rivelata controproducente perché ha alzato a dismisura le aspettative e reso gli “intoppi” sempre meno accettabili. Mentre l’attenzione è però tutta puntata sul lato tecnologico, sul creare vetture autonome più intelligenti, la realtà è che per ottenere la guida autonoma così com’è stata promessa prima dovrà cambiare... tutto il resto del mondo, facendo scomparire gli elementi razionali. Ad esempio, le due ruote. Certo, pensando con la mente fredda di un computer, le moto sono irrazionali e pericolose. Ma anche se venissero fatte scomparire... le biciclette?


Immaginiamo le città asiatiche, dove milioni di persone girano a piedi o in bici. Ma anche un paese come l’Olanda: tutta quella gente dovrebbe iniziare a muoversi in auto o con trasporti pubblici? Un po’ ipocrita quando si investono miliardi di euro per veicoli “amici dell’ambiente” pensare di pensionare le biciclette, letteralmente il mezzo di trasporto più ecologico della storia. Ma il ragionamento riguarda anche i pedoni, che dovranno trovare spazi separati con sottopassaggi e barriere, e soprattutto mezzi collettivi iper-efficienti. Al momento, quella di avere piste ciclabili e percorsi pedonali completamente indipendenti resta una pia illusione. Finché ci sarà uno scooter o una bicicletta che taglia la strada ad un’auto a guida autonoma, non solo i rischi, ma pure i problemi del traffico start&stop resteranno ben presenti. Il sogno della guida autonoma che mette fine a rischi e code non ha mezzi termini: ogni manovra di emergenza, ogni interferenza con l’intelligenza artificiale, dal gatto che attraversa la strada alle deiezioni dei volatili rischieranno di portare rallentamenti e code.

L’assurdità vera però risiede nel fatto che, anche se in un futuro si riuscisse a creare un mondo a “misura di robot”, probabilmente le auto sarebbero superate in toto, anche quelle autonome. Servirebbe uno scenario principalmente urbano, prevedibile, senza biciclette, moto e motorini, e con i pedoni fisicamente separati dalle auto. Con un’infrastruttura perfetta.

Un mondo un bel po’ irrealistico al momento. Una Tokyo all’ennesima potenza... Peccato che, già nella Tokyo attuale, con trasporti pubblici di prim’ordine e un ambiente urbano iper-razionale l’auto non ce l’abbia quasi nessuno perché non ce n’è alcun bisogno.

#ca


cheamerica

La nuova frontiera USA regala sempre

i lt o m i” t u t t a b “ h c a e B lm a P t s e W A

Un’altra asta targata Barrett-Jackson ha fatto registrare cifre da capogiro per aggiudicare vetture storiche rare e veri e propri gioielli del design automobilistico contemporaneo, durante l’evento di West Palm Beach in Florida lo scorso aprile. Ben 692 vetture sono state battute all’asta davanti a più di 700 acquirenti e collezionisti (e a migliaia di appassionati) per un valore totale di 38,3 milioni di dollari, ai quali si devono aggiungere 450.000 dollari di proventi raccolti per beneficienza, per un totale di circa 39,5 milioni di dollari (quasi 32 milioni di Euro). La vettura che ha fatto sbancare il listino è stata una Lexus LFA Nurburgring del 2012 (foto), venduta per 770.000 dollari, mentre al secondo posto per prezzo raggiunto si è piazzata una splendida DeSoto Adventurer Convertible del 1959 (foto), aggiudicata per la non indifferente cifra di 330.000 dollari, ammontare che rappresenta un nuovo record per questo modello.


e spunti, curiosità e notizie interessanti a cura di Niccolò Gargiulo

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R A C S A N in g n a t s Mu dal 2019 Momento di svolta per Ford nel mondo delle corse! Al debutto del campionato maggiore NASCAR del 2019, in occasione della 500 Miglia di Daytona, ci sarà anche una Ford Mustang…o perlomeno una vettura che porterà il nome e sfoggerà la livrea della “musclecar” di Detroit, visto che i telai e le carrozzerie delle vetture NASCAR sono uguali per tutti. L’iconica vettura americana aveva già affrontato gli ovali in passato ma solo nelle serie minori del campionato. Per il momento non sono stati rivelati molti dettagli e dalla Casa madre trapela solo un grande orgoglio, sottolineando come la Mustang sia da sempre una vettura iconica per gli Stati Uniti e che fosse giunto il tempo di vederla competere nel campionato motoristico più seguito d’America.


ca


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