#cheauto! Marzo 2018

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#cheauto quando l’auto fa spettacolo

Nr.

23

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Marzo 2018

La nuova Ferrari 488 Pista

Tutto sulla Mazda Vision

Tutto sulla Suzuki Swift


#cheauto quando l’auto fa spettacolo

Nr.

23

Marzo 2018

checosac’è #chedire 5 ? • Imputato diesel

#chefoto 6 #cheroba 18 • Ferrari: il mito non tramonta

#chebella 28 • Mazda Vision Coupé

#chemacchina 38 • Suzuki Swift

#checorse 54 • NASCAR: Young & Furious

#cheleggenda 62 • Il senso dei record

#chestoria 70 • Il viaggio di un colore • Mehari Mon Amour - VIDEO • 101 Cars

#cheamerica 92 • Spunti, curiosità e notizie dagli USA Fotografia copertina © Ferrari




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chedire

Imputato diesel di Vittorio Gargiulo

Q

ualcosa non torna. Da un lato rileviamo che i motori diesel più recenti, quelli Euro 6 e Euro 7 (in arrivo tra poco) sono in assoluto i propulsori meno inquinanti nella storia dell’industria del nostro pianeta. Anche sul fronte del particolato (storicamente il punto debole del ciclo diesel) i progressi fatti sono enormi e quindi la scelta del diesel appare ormai, oltre che vantaggiosa in termini di consumo tout court, assolutamente condivisibile anche sul piano della coscienza verde che tutti noi dovremmo coltivare. Su un altro fronte però registriamo come molti grandi gruppi automobilistici stiamo di fatto abbandonando il diesel o promettono di farlo a breve. Il Financial Times ha dato voce giorni fa FRONT PAGE all’indiscrezione che pure FCA stia per annunciarne l’abbandono nel giro di due/tre anni. A nostro parere si stratta di una contraddizione clamorosa sul piano dei dati reali. La campagna globale di marketing che sta sostenendo l’elettrificazione del trasporto sta vincendo la sua battaglia più sul piano del

sentimento dei consumatori che non su quello dei reali dati di fatto e delle analisi (dei processi industriali e dell’aria). Al recentissimo convegno milanese chiamato “Stati Generali Della Mobilità”, promosso da Federmotorizzazione e Assomobilità, è emerso chiaramente quanto il diesel possa essere ancora una tecnologia centrale in Europa e nel mondo intero, nonostante la campagna di demonizzazione in corso. E se da un lato ENEL (nella persona di Alberto Piglia) ha confermato che l’obiettivo di 14.000 stazioni di ricarica in Italia è realistico per il 2022, sul fronte opposto il presidente di Federmotorizzazione Simonpaolo Buongiardino ha confermato, dati alla mano, che in Cina, oggi primo mercato per le auto elettriche, in realtà un veicolo a batteria inquina di più di uno mosso da un motore endotermico… semplicemente perché l’energia elettrica utilizzata per ricaricane le batterie è prodotta da centrali a carbone, che tutti riconosciamo campioni mondiali di inquinamento. Pertanto… di cosa stiamo parlando?


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Negli USA è ripartita la stagione delle gare drag. L’immagine si riferisce al primo grande appuntamento 2018, svoltosi a Pomona, in California, e vede ritratto Tommy Johnson Jr., alla guida del Dodge Charger RT iscritto dal team Mopar (FCA) nella classe NHRA Funny Car


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FRONT PAGE Il telaio in fibra di carbonio “monocage” e i pannelli della carrozzeria anch’essi in fibra, sono essenziali per fare della Senna la vettura più leggera costruita da Mc Laren sin dai tempi della iconica F1 degli anni novanta


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Ed è arrivato il momento di Hyundai nel Mondiale Rally: i belgi Neuville e Gilsoul sono stati autori di una gara perfetta tra la neve e il giaccio del recente Rally di Svezia, dominando la concorrenza dall’inizio alla fine Fotografia @World Red Bull Content Pool



chefoto Anche Toyota ha approfittato del palcoscenico del Chicago Auto Show per lanciare il suo mastodontico (e davvero impressionante) TRD PRO 4x4 2019



chefoto Soprannominata “Dillinger”, questa straordinaria 1941 Buick Sedanette, di proprietà di mr. Clifford Mattis, ha vinto il Concorso di Eleganza riservato alle Custom basate su autovetture costruite tra il 1935 e il 1948, che si è tenuto in febbraio a Sacramento (California) nell’ambito del 68esimo O’Reilly Auto Parts



chefoto In occasione di Paris Retromobile (dove era possibile vedere il meglio del vintage) molte automobili da record dell’anteguerra si sono date appuntamento sulla mitica pista di Montlhéry, nei pressi della capitale francese. Qui vediamo ritratta l’imponente (… e tonante!) Voisin 7 litri del 1927

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cheroba

120 anni fa nasceva Enzo Ferrari

IL MITO NON

TRAMONTA Mentre, nonostante il passare degli anni, non sbiadisce il ricordo di Enzo Ferrari, quasi in contemporanea con l’anniversario della sua nascita da Maranello esce una nuova entusiasmante vettura: la 488 Pista. Figlia diretta delle esperienza agonistiche questa vettura sarebbe certamente piaciuta molto al Commendatore


FOTOGRAFIE 488 PISTA: © FERRARI FOTOGRAFIE STORICHE: ARCHIVIO FERRARI / STRAZZA


il mito non tramonta

“Pensare

che Enzo Ferrari sia nato nell’Ottocento pare incredibile – ha di recente dichiarato il Presidente e Amministratore delegato Sergio Marchionne – la sua lezione è più che mai attuale e la sua modernità assoluta. Era un uomo con capacità di visione e di gestione delle persone e delle risorse fuori dal comune, oltre che forte di spirito imprenditoriale e coraggio eccezionali. Viene da chiedersi quali traguardi avrebbe potuto raggiungere se avesse avuto a disposizione i mezzi tecnici e le conoscenze dei nostri giorni. Il segno che ha lasciato nel mondo resta motivo di orgoglio per tutti noi alla Ferrari e per l’Italia intera”. Il 18 febbraio 1898, a Modena, da Alfredo e Adalgisa nasceva Enzo Anselmo Ferrari. Papà Alfredo aveva un’officina e il piccolo Enzo fin da piccolo mostrò una passione sfrenata per i motori… ma nessuno, allora, avrebbe potuto immaginare che sarebbe diventato non solo un grande costruttore d’auto, ma anche uno dei personaggi più influenti del Novecento e al contempo più rappresentativi dell’italianità nel mondo. Per celebrare i 120 anni dalla sua nascita, nella casa natale di Enzo, a Modena, all’interno del complesso in cui oggi sorge il Museo Enzo Ferrari, è stata allestita una imperdibile mostra fotografica, con immagini che lo ritraggono in varie fasi della sua vita: dall’infanzia all’età adulta, dalla carriera di pilota a


Enzo Ferrari in prova con il meccanico Nino Berretta; l'auto era una CMN 15-20 HP. (CMN era acronimo di Costruzioni Meccaniche Nazionali con sede a Milano)


il mito non tramonta

“Il freddo, tanto freddo, è stato un po’ il denominatore della mia vita, in alcuni momenti importanti. Già quando nacqui, il 20 febbraio 1898 a Modena. Arrivai il 18, ma quel mese la neve era tanto alta, mi raccontò mia madre, che soltanto due giorni dopo fu possibile andare a denunciarmi allo stato civile. …” Da “Le briglie del successo” - Enzo Ferrari novembre 1970

Questa immagine risale presumibilmente all’epoca della prima comunione di Enzo Ferrari (primo a sinistra) attorno al 1906

quella di manager e costruttore, accanto a campioni indimenticabili dell’automobilismo tra cui Nuvolari, Castellotti, Villeneuve… E quasi in contemporanea con quello che sarebbe stato il compleanno numero 120 del Commendatore da Maranello è uscita l’ennesima perla di un collana infinita. Una meraviglia questa Ferrari 488 Pista, che rappresenta la degna erede delle serie speciali V8, quali la 360 Challenge Stradale, 430 Scuderia e 458 Speciale. La riduzione peso, insieme a numerose soluzioni di motore, dinamica veicolo e aerodinamica, derivano da due Ferrari da competizione: la 488 GTE e la 488 Challenge. Rispetto al modello di serie, la Ferrari 488 Pista pesa ben 90 kg in meno (per un peso a secco di soli 1280 kg) mentre il propulsore, con i suoi 720 cavalli, è il V8 più potente della storia Ferrari. Sono stati derivati dalla 488 Challenge anche i turbocompressori e l’architettura dell’aspirazione, spostata dalla fiancata alla zona dello spoiler posteriore per beneficiare di un flusso di aria più fresco e pulito. La coppia è aumenta a tutti i regimi di rotazione, fornendo una sensazione di spinta continua e, da parte sua, il sound è unico e inconfondibile. L’aerodinamica della Ferrari 488 Pista sfrutta appieno l’esperienza maturata sui circuiti.



il mito non tramonta


caratteristiche tecniche prinicipali FERRARI 488 PISTA MOTORE PRESTAZIONI

Lunghezza 4605 mm Larghezza 1975 mm Altezza 1206 mm Peso a secco** 1280 kg Tipo V8 - 90° biturbo Cilindrata totale 3902 cm3 Potenza massima * 530 kW (720 cv) a 8000 giri/min Coppia massima * 770 Nm a 3000 giri/min in VII marcia 0-100 km/h 2,85 s 0 -200 km/h 7,6 s Velocità massima > 340 km/h


il mito non tramonta

Ferrari, con il meccanico Michele Conti, impegnato nella prima gara con un’Alfa (la 20-40 HP) alla targa Florio del 1920. Si classificò al 2°posto assoluto e 1° di categoria Fotografia Strazza – Archivio Ferrari

Enzo Ferrari con i piloti (da sinistra) Vaccarella, Surtees, Parkes e Scarfiotti all’Autodromo di Modena in occasione di una sessione di prove del 1964

Dall’esperienza in F.1 proviene l’S-Duct frontale, mentre i diffusori anteriori creano forti aspirazioni che determinano un aumento del carico verticale totale grazie all’adozione della rampa studiata per la 488 GTE. Anche i generatori di vortici sul fondo sono stati rivisti, mentre il diffusore posteriore presenta la stessa doppia kink line di quello che equipaggia la 488GTE, per incrementare le capacità estrattive e di generazione di carico rispetto a un diffusore tradizionale. Lo spoiler è stato aumentato nella sua elevazione ed estensione e il lavoro di ottimizzazione ha interessato anche il soffiaggio dello spoiler stesso. Il risultato finale di questi interventi è un aumento del 20% di carico rispetto alla 488 GTB. La dinamica veicolo si pone l’obiettivo di esaltare il divertimento di guida e di rendere maggiormente fruibili, anche al pilota non professionista, le prestazioni assolute. Tale obiettivo si traduce in una superiore facilità di raggiungimento e gestione della prestazione vicina al limite. Questo risultato è stato raggiunto mediante la sinergia tra lo sviluppo meccanico del veicolo e quello elettronico, sintetizzato dalla sesta evoluzione del Side Slip Control. L’obiettivo è quello di ottimizzare la prestazione della Ferrari 488 Pista nelle fasi di percorrenza e uscita curva, rendendola più semplice, intuitiva e prevedibile.


Prove della 246 F1 all’Autodromo di Modena. Nella foto il collaudatore Martino Severi (in macchina) discute con Ferrari

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chebella


LA MAZDA VISION COUPÉ ELETTA MIGLIOR CONCEPT DELL’ANNO

MOTION

La semplice forma esteriore “one-motion” esprime un formidabile senso di velocità. Al contempo l‘interno riprende un concetto della tradizionale architettura giapponese che crea una profondità tridimensionale e genera un ambiente rilassante. Infine, il suo nome rende omaggio alla tradizione del marchio lunga oltre 50 anni in fatto di coupé eleganti come la Mazda Luce Rotary, nota anche come Mazda R130


one motion

Le

origini dell’eleganza nel design Mazda si possono far risalire alle R360 Coupé e Luce Rotary Coupé a motore rotativo. In un’epoca che si preoccupava dell’efficienza, un grande sforzo era stato dedicato a creare delle belle proporzioni per queste due coupé e l‘intensa bellezza che sapevano esprimere è diventata il fondamento dell’espressione di eleganza Mazda. Oggi Mazda Vision Coupé si basa su questa eredità culturale nel proporre la nuova generazione del design Mazda e indica la strada del design della Casa. Con il suo stile di nuova generazione, che ha le sue radici nella sensibilità estetica giapponese, Mazda sta puntando sempre di più ad uno stile elegante e raffinato che trasmetta una immediato e forte senso di vitalità. Questa splendida concept car adotta la forma basilare di una filante coupé a quattro porte. Le sue proporzioni sono conformi a quelle del classico coupé, con abitacolo spostato verso la parte posteriore della carrozzeria. La silhouette suggerisce invece un potente slancio in avanti, creando l’impressione di un’auto dalle alte prestazioni. Nel perseguimento di questa espressione Vision Coupé opta per una forma semplice, che elimina tutti gli elementi non essenziali per incarnare una estetica dove “meno è di più”.



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Un potente asse corre dall’emblema sulla calandra sino a quello sul posteriore, evocando aspetto e sensazione dell’acciaio flessibile. Tutti i movimenti sono centrati su questo vettore, la creando una “forma a movimento unico” (“onemotionform”) che è straordinariamente semplice ma trasmette un senso di velocità. La netta e possente evidenza sui parafanghi è il tema principale del design di questo modello e le conferisce una solenne espressione di tensione.

Le fiancate sono modellate per offrire transizioni lineari di luce e d’ombra in continuo cambiamento con il movimento della vettura. Questo impercettibile movimento di luce ed ombra rende l’aspetto di Mazda Vision Coupé veramente vivo.

Questa concept pertanto mira ad incarnare l’estetica giapponese e a dar forma ad una espressione d’eleganza unica. La sfida nel progettare questo prototipo era di ottenere una forma semplice su cui le evidenze potenti e decise creassero contrasto con i sottili passaggi di luce. Potremmo dire: sfida superata! Il design dello spazio interno applica invece il tradizionale concetto architettonico giapponese del ma, il meticoloso uso dello spazio, per creare atmosfera. L’uso intenzionale degli spazi tra gli elementi quali plancia, rivestimento porta e consolle centrale presenta il ma ed incoraggia un flusso d’aria tra loro. Questo crea un’impressione di spazio che scorre in direzione del movimento della vettura, abbracciando delicatamente gli occupanti, ma senza alcuna sensazione di confinamento. Volendo anche creare una unione tra uomo e macchina, simile a quella fra un cavallo ed il suo cavaliere, Mazda si è sforzata di stabilire un rapporto appropriato tra il conducente e i comandi con cui interagisce, concetto battezzato JinbaIttai. Un esempio sta nel modo in cui il conducente tocca la console centrale per richiamare le informazioni sul display. Questo potrebbe essere paragonato al modo in cui un fantino comunica con il cavallo accarezzandone criniera e dorso.



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La Mazda Vision Coupé ha vinto il premio “Most Beautiful Concept Car of the Year” al recentissimo 33° Festival Internazionale dell‘Automobile di Parigi. La concept, presentata a Tokyo lo scorso ottobre, è stata scelta da una giuria che comprendeva esperti dell’automobile, del motor sport, noti architetti e designer di moda, ed ha avuto la meglio su altri nove modelli candidati per l’ambito premio: Audi Aicon, BMWi Vision Dynamics, KiaProceedConcept, Lamborghini Terzo Millennio, Mercedes-Benz AMG GT Concept, Mercedes-AMG Project One, Vision Mercedes Maybach 6 Cabriolet, Nissan Vmotion e Peugeot Instinct. Come suggerisce il nome, Vision Coupé racchiude la visione del design Mazda di nuova generazione. Le proporzioni della filante quattro porte, con l’abitacolo spostato verso le ruote posteriori, sono tipiche di un classico coupé e trasmettono il senso di potente slancio in avantidi una sportiva ad alte prestazioni. “La Vision Coupé usa i riflessi della luce per esprimere un senso di vitalità, evoluzione del design Kodo - ha detto IkuoMaeda, global design director - ed incarna una delicata estetica giapponese. Vogliamo conservare la nostra identità di marchio giapponese ma continuando a realizzare vetture di fascino globale”.



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chemacchina


SUZUKI SWIFT

PICCOLA

GRANDE SWIFT

La nuova Swift è una vettura dal design di stampo europeo, cui corrispondono un abitacolo sportivo e funzionale e una guida pronta, agile e sicura. Per parte sua l’esclusivo sistema Suzuki Hybrid garantisce consumi contenuti


piccola grande swift

150.000

Euro; un bel gruzzoletto, non male davvero. Si tratta del montepremi che nel 2018 Suzuki mette a disposizione dei partecipanti ai suoi orami collaudatissimi campionati rally monomarca. Chapeau! Giunti rispettivamente alla 11a e alla 5a edizione, la Suzuki Rally Cup e il Suzuki Rally Trophy tornano anche quest’anno ad animare la stagione dei rally italiani, riproponendo quella formula vincente che negli anni addietro ha sempre regalato spettacolo ed emozioni e ha portato al via un gran numero di concorrenti. Un indiscutibile successo dovuto ad un mix di spettacolo, adrenalina, costi abbordabili e correttezza sportiva che è ormai entrato nella tradizione dei rally nostrani. Il cronometro sarà ancora una volta l’unico giudice di sfide leali e avvincenti, in cui i pi-

loti si confronteranno ad armi pari, al volante delle collaudate Swift Sport 1.6 R1B o delle debuttanti New Swift 1.0 Boosterjet RS. Ad accomunare i due modelli sono lo stesso livello di prestazioni e costi di gestione contenuti, caratteristica quest’ultima fondamentale per avvicinare al mondo dei rally i più giovani e, al contempo, permettere ai gentlemandriver di coltivare la loro passione. E il ricco montepremi, a fine stagione, sarà suddiviso tra i due trofei e con classifiche speciali accanto a quelle assolute, riservate ai conduttori Junior (nati dopo il 1992) e ai navigatori. Suzuki vuole quindi dare a tutti la possibilità di mettersi alla prova… e, a proposito di prove, noi abbiamo testato una Swift 1.0 Boosterjet Hybrid. E’ una risparmiosa city car, meno performante di quelle che vedremo in gara, ma comunque brillante e sfiziosa, tanto da metterti addosso una gran voglia di rally.



piccola grande swift

Le

forme di questa Suzuki, pur nel solco della tradizone Swist, reinventano alcune delle caratteristiche estetiche del modello, quali le spalle massicce, i montanti anteriori neri e i fari a sviluppo verticale davanti e dietro. Il corpo vettura è ora più corto, più basso e più largo, mentre il frontale ha una calandra più ampia e aggressiva, la presa d’aria più pronunciata e il paraurti appare “muscoloso”. Il baricentro basso è ulteriormente esaltato dai montanti neri mentre le maniglie delle portiere posteriori posizionate sui montanti esaltano il carattere sportivo. Riuscito anche il look dei fari a led sia anteriori che posteriori. Per esaltare le forme muscolose di Suzuki Swift sono state sviluppate due nuove tinte carrozzeria: “Burning Red Pearl Metallic” e “Speedy Blue Metallic” entrambe caratterizzate da un’elevata luminosità e una notevole ricchezza di toni.

All’interno troviamo un’abitacolo soprendentemente spazioso, viste le dimensioni compatte della Swift, e nel complesso l’ambiente trasmette un senso di sportività. In questa ottica è bello il volante e i sedili sono confortevoli mentre le finiture non sono esaltanti, seppur allineate al livello del segmento. Il quadro strumenti dal profilo sportivo, i dettagli di colore bianco e le cromature satinate della plancia ben si abbinano con la tonalità nera di fondo. Lo schermo LCD del sistema “MYDRIVE” posto tra i due indicatori circolari può essere monocromatico o a colori, con l’indicazione del livello di carburante e della temperatura del liquido di raffreddamento sottoforma di lancette incorporate negli indicatori principali o di segmenti nel display. La Swift ha 265 litri di volume nel bagagliaio, un aumento di 54 litri che equivale a oltre il 25% in più rispetto alla precedenteversione.

Suzuki nasce nel 1909 da un’idea imprenditoriale di Michio Suzuki, che, nella cittadina di Hamamatsu, in Giappone, da vita ad uno stabilimento per la produzione di telai tessili. Nel 1920 l’Azienda viene profondamente riorganizzata al fine di intraprendere il cammino industriale su scala internazionale, prendendo il nome di Suzuki Loom Manufacturing Co. Nel 1954 l’Azienda diviene Suzuki Motor Corporation Ltd e l’anno seguente, nel 1955, nasce Suzulight la prima automobile a marchio Suzuki, seguita nel 1970 da Jimny serie LJ10, il primo 4x4 compatto. Oggi Suzuki Motor Corporation è uno dei principali costruttori mondiali di automobili, motocicli e motori fuoribordo



piccola grande swift

Quando il veicolo viaggia a velocità superiore ai 60 km/h e ondeggia da un lato all’altro della strada, pur tenendosi all’interno delle linee di demarcazione della corsia, entra in azione il Weaving alert function (“Restasveglio”), che attiva un segnale acustico e un indicatore luminoso sul cruscotto. Questo attira l’attenzione del guidatore nel caso di ondeggiamenti involontari, dovuti a sonnolenza o altri fattori. Inoltre dai 40 km/h l’assistente agli abbaglianti è progettato per variare automaticamente l’altezza dei fari in base alla presenza di altri veicoli e all’illuminazione circostante


Lo spazio per i bagagli ora è più lungo di 75 mm e l’ottimizzazione della sua forma ha permesso di aumentare la capacità di carico senza sacrificare il design esterno. La nuova Swift è basata sulla piattaforma HEARTECT, capace di offrire mix di leggerezza e rigidità di ottimo livello. Una revisione complessiva del sottoscocca e del posizionamento dei componenti ha permesso di ottenere una struttura rigida, che aumenta la sicurezza in caso d’impatto e grazie alla forma fluida e arrotondata aiuta a disperdere meglio l’energia. Questi interventi hanno permesso di ridurre i rinforzi alla scocca, limitando il peso del corpo vettura a 840 kg. Sono 120 kg in meno rispetto alla Swift precedente, che contribuiscono in maniera determinante ai consumi inferiori e agli ampi miglioramenti nel comportamento di guida. Inoltre l’ottimizzazione complessiva del sottoscocca (che ha coinvol-

to tutti i componenti come un unico insieme, invece di considerarli come elementi individuali) ha ridotto rumorosità e vibrazioni. Le sospensioni ridisegnate (leggere, irrigidite e con attacchi rivisti rispetto alla precedente generazione) mantengono una risposta molto diretta dello sterzo e allo stesso tempo garantiscono un grande comfort di marcia. Abbiamo avuto modo di provare a lungo una Swift 1.0 Boosterjet Hybrid, sia su percorsi sia in città che su percorsi extra-urbani e autostradali, e l’impressione che è derivata è sostanzialmente positiva. E’ un vettura compatta, molto agile, con uno sterzo preciso. Il combinato disposto di tutte le componenti porta ad una buona tenuta di strada in ogni situazione, nel misto stretto nelle curve più ampie. Tutto sommato promosso il comfort nonostante una certa rumorosità, ma va ricordato che non siamo di fronte ad un vettura premium ma ad una super-compatta, quasi una city-car.


piccola grande swift

Tra gli avanzati sistemi di sicurezza attiva di new Swift spicca la funzione “attentofrena” (DSBS) per la riduzione degli impatti. Se il sistema rileva il rischio di collisione emette un allarme acustico e uno visivo sul quadro strumenti. Se il rischio di collisione è alto e il guidatore frena d’improvviso, “l’attentofrena” aziona l’assistenza alla frenata incrementando la potenza frenante. Se il rischio di collisione aumenta ulteriormente, il sistema aziona una forte frenata automatica per tentare di evitare la collisione o ridurre le conseguenze dell’impatto



piccola grande swift

Dal canto suo il motore garantisce vivacità a piene mani. Il tre cilindri da 1.0 litro turbocompresso si dimostra generoso e, attraverso un ottimo e preciso cambio, fa godere appieno dei 112 cavalli a disposizione. I consumi sono molto contenuti: nonostante la brillantezza dei propulsori e le buone prestazioni la Swift si è dimostrata molto “eco”, soprattutto in virtù del sistema Suzuki Hybrid. Cuore di questa tecnologia è il cosiddetto Integrated Starter Generator, costituito da un alternatore che riunisce le funzioni di tre componenti (motore elettrico, alternatore e motorino di avviamento), fornendo un surplus di potenza in accelerazione e in ripresa, cioè quando c’è più bisogno di potenza e solitamente i consumi si impennano. Questo sistema durante le frenate accumula energia in un’efficiente e leggera batteria agli ioni di litio da 12 V, che pesa solo 6,2 chilogrammi e con le sue dimensioni ridotte (è posta sotto il sedile del guidatore) lascia invariata la capacità di carico e gli spazi interni

delle vetture ibride Suzuki. La nuova Swift è in vendita con due propulsori e in entrambe le soluzioni è disponibile la versione ibdrida. Nel 1.0 Boosterjet turbo a benzina la cilindrata ridotta e l’iniezione diretta di carburante pensano all’economia di esercizio, mentre il turbo garantisce una coppia generosa. Nonostante l’elevato livello di potenza, il 1.0 Boosterjet ha ottime prestazioni sul fronte delle vibrazioni e del rumore, nonostante i tre cilindri, grazie a una notevole rigidità e all’efficacia delle contromisure adottate. Dal canto suo il motore benzina 1.2 Dualjet è stato ora dotato di cilindri più compatti, per ottenere un rapporto di compressione più elevato. Questa unità, inoltre, è dotata di una valvola di ricircolo dei gas di scarico EGR con soppressione del battito e di doppia iniezione, che si combinano con altre caratteristiche per ottenere una riduzione media del 5% nei consumi rispetto al 1.2 Dualjet utilizzato sulla precedente Swift.



piccola grande swift


Suzuki sarà di nuovo Auto Ufficiale del “Giro d’Italia Under 23” 2018, ruolo che aveva ricoperto anche lo scorso anno. Come nel 2017, la Casa di Hamamatsu fornirà all’organizzazione una flotta di dieci automobili: in questa edizione saranno tutte Vitara, che permetteranno allo staff di muoversi lungo il percorso rapidamente, nel massimo comfort e in totale sicurezza


piccola grande swift caratteristiche tecniche prinicipali

i prezzi Modello Prezzo S/IVA New Swift 1.2 DUALJET 2WD EASY 10.980,55 New Swift 1.2 DUALJET 2WD COOL € 11.800,22 New Swift 1.2 HYBRID 2WD TOP € 14.013,33 New Swift 1.2 HYBRID 4WD ALLGRIP TOP € 15.242,84 New Swift 1.0 BOOSTERJET 2WD COOL € 12.783,83 New Swift 1.0 BOOSTERJET HYBRID 2WD S € 14.996,94 New Swift 1.0 BOOSTERJET 2WD S 6A/T 15.160,87

Messa su Strada 486,67 486,67 486,67 486,67 486,67 486,67 486,67

(*)Prezzo chiavi in mano, esclusa I.P.T. e contributo ambientale per lo smaltimento degli pneumatici

Prezzo chiavi in mano* 13.990,00 14.990,00 17.690,00 19.190,00 16.190,00 18.890,00 19.090,00


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Foto NASCAR


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FURIOUS In una NASCAR che cerca il rinnovamento, alcuni giovani piloti sono riusciti ad essere protagonisti della 500 Miglia di Daytona di Niccolò Gargiulo


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Foto NASCAR

La

500 Miglia di Daytona ha aperto come di consueto la stagione NASCAR. Da molti definita come la gara più importante della stagione, dato il prestigio e la storia del accumulati nel corso di sei decenni sull’ovale della Florida, anche quest’anno l’appuntamento con Daytona non ha lesinato emozioni, con incidenti e colpi di scena a farla da padrone. La vittoria è andata al ventisettenne Austin Dillon, al suo secondo successo nella massima serie NASCAR, davanti a Darrell Wallace Jr., entrambi volti giovani, vere “next gen” del

motor sport, capaci in questa occasione di tenere a bada la concorrenza di veterani come Danny Hamlin, classificatosi terzo dopo una furiosa battaglia. La sessantesima edizione della “Great American Race” ha segnato anche il primo successo per il nuovo modello Chevrolet, la Camaro ZL1. Teniamo però presente che il telaio delle auto NASCAR è in realtà lo stesso per tutti i partecipanti e le case automobilistiche possono in pratica solo mutare la livrea delle carrozzerie, in base alle proprie esigenze di marketing.


Vent’anni dopo la vittoria alla 500 Miglia di Daytona di Dale Earnhardt, Austin Dillon ha riportato la vettura numero 3 del compianto pluricampione sul gradino più alto del podio: “E’ fantastico riportare il numero 3 alla vittoria. La dedico proprio a lui, Dale Earnhardt Sr., e a tutti i suoi tifosi. Continueremo alla grande per il resto della stagione!” Alcuni spettatori non hanno apprezzato la “spinta” che Dillon ha rifilato alla vettura numero 10 di Eric Almirola che si trovava in testa all’ultimo giro sul rettifilo opposto al traguardo, causandone il testacoda e il ritiro dopo la botta contro il muro: “Ho fatto quello che andava fatto in quel caso. Mi dispiace per la vettura numero 10 ma ho visto concretizzarsi una chance e sono rimasto con il piede sull’acceleratore”

Austin Dillon (Chevrolet) esegue i tipici ‘Doughnuts’ (ciambelle) sull’erba di Daytona per celebrare la vittoria


young & furious Il sette volte campione NASCAR Jimmie Johnson (Chevrolet 48) all’esterno, Kyle Larson (Chevrolet 42) nel mezzo e il campione in carica Martin Truex Jr. (Toyota 78) all’interno - Foto NASCAR



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Alex Bowman (Chevrolet 88) e Danny Hamlin (Toyota 11) precedono Chase Elliott (Chevrolet 9) e Ryan Blaney (Ford)

Chevrolet ha così raggiunto i 24 successi nella leggendaria gara della Florida staccando Ford, che segue con 15 vittorie. La gara ha riservato brutte sorprese per molti dei favoriti: il campione in carica Martin Truex Jr. si è dovuto accontentare della diciottesima posizione mentre i fratelli Busch, Kyle e Kurt, sono stati classificati al venticinquesimo e ventiseiesimo posto, entrambi vittime di incidenti la cui meccanica è tipica di queste gare americane. Anche uno dei volti più conosciuti del motor sport a stelle e strisce, Danica Patrick (alla sua

ultima gara dopo aver annunciato il ritiro dalle corse lo scorso novembre), è stata coinvolta in un incidente e non è riuscita a terminare la gara. La trentacinquenne sta per appendere il casco al chiodo dopo una carriera estremamente deludente nella serie americana a ruote coperte. Sei anni senza vittorie, soltanto sette arrivi nella top 10 e due stagioni concluse al ventiquattresimo posto in classifica quale miglior piazzamento: davvero troppo poco per l’ex reginetta della Indycar… che, a scanso di equivoci, in questi anni si è potuta consolare con un cospicuo incremento del suo conto corrente…


Danica Patrick, delusa dal risultato della sua ultima gara NASCAR, ha commentato: “Semplicemente non era giornata. Sono comunque molto orgogliosa. Ce la siamo giocata per tutta la gara, abbiamo avuto anche chance di stare davanti e siamo stati competitivi. Sono grata per tutto. Voglio ringraziare di cuore i miei tifosi… e poi ne manca ancora una! Non in NASCAR ma manca ancora una gara…”. Ritroveremo infatti Danica per un ultimo exploit nel motorsport americano alla 500 Miglia di Indianapolis

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cheleggenda

La Freccia d’Argento

IL SENSO DEI RECORD

Sono passati più di ottant’anni dal record sul chilometro lanciato di Rudolf Caracciola e della Mercedes W 125. Anche oggi, quei 432,7 chilometri orari della Freccia d’Argento ci ricordano la suggestione della velocità di Marco Cortesi fotografie Daimler AG


Immaginate

di andare a svegliare vostro figlio piccolo, per portarlo a scuola o all’asilo. Entrate nella sua cameretta e lui vi guarda, entusiasta, raccontandovi un sogno meraviglioso che ha fatto durante la notte: “Papà, ho sognato che percorrevo 27,3 chilometri con un litro emettendo solo 95g di anidride carbonica!!!”. Pensereste sicuramente che il piccolo abbia mangiato pesante la sera prima, o cerchereste di capire cosa non va in lui. Se invece vi dicesse di aver sognato di correre veloce su un’autostrada o una pista, invece, tutto normale. La velocità è, in un certo senso, sinonimo di libertà. La libertà di emozionarsi, di fuggire, inseguire o dirigersi verso un posto migliore. Il tutto nonostante il circo del politically correct stia da anni, se non da decenni, andando all’attacco dello stesso concetto di velocità, quantomeno applicato al’automobile.


il senso dei record Sta diventando una specie di tabù; la velocità massima è diventata un valore da nascondere, far sparire, per privilegiare qualcosa di più confortante. Consumi, percorrenze, emissioni, tutto… piuttosto che cadere nel brivido dell’alta velocità. Per fortuna, la storia ci soccorre e ci ricorda da dove veniamo.

Era il 28 gennaio 1938 quando, al volante di una Mercedes-Benz W 125 a dodici cilindri specificamente progettata, Rudolf Caracciola stabilì il primato mondiale di velocità su una strada pubblica, toccando 432,7 chilometri orari sul chilometro lanciato lungo l’autostrada tra Francoforte e Darmstadt. Sono passati più di ottant’anni da quel record, ed è incredibile pensare che sia stato battuto solo nel 2017 dalla Koenigsegg Agera RS, vettura ultra moderna ed estremamente complessa, in stridente contrasto con la “leggera” W 125.

Ma nonostante il segno dei tempi cerchi di spingerci verso frontiere diverse, il fascino di quell’era di imprese quasi impossibili è intatto. Tanto più pensando che il ricordo del successo di Caracciola porta con sé anche il rovescio della medaglia di quella passione. Infatti fu solo pochi minuti dopo il record che un tragico incidente costò la vita Bernd Rosemeyer, alfiere della Auto Union, impegnato nel medesimo tentativo ma tradito fatalmente da una raffica di vento. Le persone amano le storie molto più che i dati tecnici, e questa storia ci racconta l’emozione della velocità che, accoppiata ad un numero da record crea un connubio irresistibile, riuscendo a risvegliare in un piccolo angolo del nostro cervello un sogno mai sopito. La stagione automobilistica 1937 stava andando a gonfie vele per Mercedes-Benz e fu coronata dal trionfo nel Gran Premio d’Europa. Un altrettanto strepitoso record mondiale avrebbe, dunque, rappresentato la “ciliegina sulla torta”. Ma tutto lasciava intuire che l’impresa era destinata a fallire. Durante la settimana dedicata al record, che si svolse a Francoforte sul Meno nell’ottobre 1937, la W 125 spinta da un motore V12 da 5,6 litri non fu in grado di battere le vetture della concorrente Auto Union. La Casa di Stoccarda, pertanto, decise di ritirare l’auto dalla competizione e di sottoporla a un ulteriore ed approfondito lavoro di sviluppo per potere affrontare in un altro momento un nuovo tentativo. In otto settimane soltanto il Capo del Reparto Corse Rudolf


Nato da una famiglia di origini napoletane emigrata in Germania durante la guerra dei trent’anni, Rudolf Caracciola aveva iniziato a correre in auto intorno ai 20 anni, mentre lavorava da apprendista al piccola factory Fafnir. Passato subito dalle moto alle auto, è ricordato come uno dei piloti di maggior successo degli anni ’30, componendo un leggendario quartetto, con Achille Varzi, Bernd Rosemeyer e Tazio Nuvolari, che cha regalato imprese entrate nei libri di storia. Pur costellata da incidenti che l’hanno obbligato più volte a periodi di recupero (il più pesante dopo uno schianto con un’Alfa Romeo stradale a Monte Carlo), Caracciola ha concluso la sua carriera con tre titoli europei Grand Prix, la categoria da cui è poi nata la Formula 1, oltre a tre titoli europei della montagna. Quasi tutta la sua vita è stata segnata dal rapporto con la Mercedes, un’intesa interrotta solo per il temporaneo ritiro della casa di Stoccarda nel 1932, e continuata nonostante non si fosse mai iscritto al partito nazista. Proprio per lui fu coniata l’espressione “mago della pioggia”, ancora oggi in voga


il senso dei record


I record come quello stabilito da Caracciola continuano a essere fonte di ispirazione per i futuri designer: nel 2016 e nel 2017 il progetto “Electric High Speed” (avviato da Gorden Wagener, Chief Design Officer di Daimler, in collaborazione con la Facoltà di Design dell’Università di Scienze Applicate di Monaco di Baviera) ha dato vita a studi di design basati su tecnologie futuristiche per auto da record elettriche con trazione su ruote, mezzi appositamente concepiti per stabilire nuovi record di velocità. Frutto di questo lavoro sono sensazionali concept di design di veicoli in grado di superare gli 800 km/h


il senso dei record Uhlenhaut e Max Sailer (membro del Consiglio Direttivo per lo Sviluppo) riuscirono a completare l’opera e fu deciso che il nuovo tentativo per stabilire il record avrebbe avuto luogo il 28 gennaio 1938.

efficiente anche se laborioso. E grazie a tutto ciò, in configurazione da record, la Freccia d’Argento fece registrare un coefficiente di resistenza aerodinamica eccellente, pari a 0,170.

Gli ingegneri avevano ricevuto istruzioni di modificare sia il telaio che il motore, oltre a progettare ex novo la carrozzeria. La ragione principale era legata all’eccessiva portanza sull’asse anteriore della versione del 1937. Mercedes-Benz attinse spunti ed idee in particolare dal settore aeronautico: tra gli altri, furono i Reparti di Sviluppo delle industrie aeronautiche Ernst Heinkel e Willy Messerschmitt a suggerire di accorciare lo sbalzo anteriore e conferire alla vettura un frontale più arrotondato, che fu anche ribassato e reso più affusolato, ottenendo così l’effetto desiderato di ridurre la portanza sull’asse anteriore. A sua volta, la coda più lunga e sollevata contribuì a ridurre la portanza sull’asse posteriore. Anche la sezione trasversale dell’auto assunse una forma più arrotondata, risultando così meno sensibile al vento laterale. Infine, il parabrezza fu modificato per assomigliare alla forma ed alla sezione trasversale di una goccia d’acqua. L’aerodinamica trasse vantaggio anche da soluzioni meccaniche mai viste sino ad allora: le prese d’aria inserite nel frontale della carrozzeria, ad esempio, presentavano un diametro insolitamente ridotto, grazie all’innovativo sistema di raffreddamento a ghiaccio (normale o secco), molto più

Il V12 da 5,577 litri, utilizzato durante il tentativo di record fallito del “37, fu completamente rivisto per garantire più affidabilità grazie ad una miscela di combustione più ricca ed a spinotti rinforzati. I cieli dei pistoni furono nichelati per ridurre il rischio di carbonizzazione e fu aumentato il gioco dei pistoni stessi. Una serie di test effettuati sul banco prova confermò la validità del lavoro svolto, facendo registrare un valore di potenza pari a 714 cavalli, che salivano a 765 con l’uso di un carburatore a ghigliottina supplementare. Dal punto di vista della guidabilità, Caracciola elogiò così le doti dell’auto: “La vettura è saldamente incollata alla strada. Questa caratteristica risulta già evidente percorrendo il tratto di accelerazione prima del rettilineo di prova. Il feeling di guida è completamente diverso rispetto al design dell’anno precedente.” Fu così dimostrata la validità dei miglioramenti apportati sul fronte dell’aerodinamica, con l’adozione di una carrozzeria più affusolata che sarebbe rimasta per sempre nell’immaginario collettivo: la vettura originale del 1938 occupa attualmente un posto d’onore nel Museo Mercedes, all’interno dell’allestimento scenografico dedicato alle auto da record.


Il 4 novembre del 2017, nei pressi di Pahrump, in Nevada (USA) una Koenigsegg Agera RS, guidata dal collaudatore Niklas Lilja ha stabilito ben cinque nuovi record di velocitĂ . Sul chilometro lanciato la hypercar svedese ha raggiunto i 445,63 chilometri orari, ponendo cosĂŹ fine al regno di Caracciola e della sua Mercedes, che ha pertanto resistito quasi ottanta anni. Tra gli altri la Koenigsegg ha stabilito anche il record mondiale di velocitĂ per vetture stradali, strappandolo alla Bugatti Veyron Foto Koenigsegg.com

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chestoria

Il viaggio


84 robot e 5.000 litri di vernice utilizzati per la verniciatura

o di un colore

Il viaggio di un colore Ciascun colore, dal momento della creazione all’applicazione sull’auto, compie un viaggio lungo tre anni. 84 robot verniciano le auto e uno scanner controlla l’applicazione uniforme del colore … e la SEAT Arona offre 68 possibili combinazioni di colore


il viaggio di un colore

La

ricerca comincia solitamente con un’indagine di mercato e si conclude con l’applicazione del colore sull’auto. In questo processo, la personalizzazione è sempre più presente ed è una tendenza di mercato sempre più affermata: “Creare un colore è un lavoro da esperti”, racconta Jordi Font, capo del reparto Color&Trim di SEAT. Moltissime sono le cose che accadono negli oltre 1.000 giorni necessari per creare una nuova gamma cromatica, a cominciare dal lavoro di un team specializzato che analizza le tendenze del mercato e propone una gamma di colori per i futuri modelli. “Oltre all’osservazione delle nuove tendenze, la definizione di una nuova sfumatura richiede anche una certa intuizione. Devi riuscire a sentire il polso del mercato e seguirne il ritmo” assicura Font. Per creare una nuova sfumatura servono in totale circa 1.000 litri di vernice. La miscelazione avviene in laboratorio, dove la creazione di un nuovo colore si avvale dell’applicazione delle leggi della chimica. Ad esempio, nel caso dei colori della SEAT Arona “miscelando 50 pigmenti e particelle metalliche diverse abbiamo creato quasi 100 variazioni dello stesso colore prima di trovare la tonalità più adatta”, dichiara Carol Gómez, del reparto Color&Trim. Sul mercato del secondo millennio i colori sono ogni giorno più sofisticati e la personalizzazione è una tendenza in costante



il viaggio di un colore

crescita e anche su questo tema la Arona è un esempio importante, con 68 diverse combinazioni cromatiche. Dopo aver definito il colore, devono essere eseguite le prove su una lastra di metallo per verificarne l’applicazione e l’effetto visivo. “Controlliamo la profondità e la complessità della sfumatura su lastre che poi vengono esposte sia alla luce solare, sia al buio per assicurarci che il colore applicato corrisponda a quello creato” spiega Jesús Guzmán. Nelle cabine, le vetture vengono verniciate a una temperatura compresa tra i 21 e 25 gradi. Due chili e mezzo di vernice vengono applicati su ogni auto, in un processo automatizzato eseguito da 84 robot che richiede circa 6 ore per ciascuna vettura. Le cabine di verniciatura sono dotate di un sistema di ventilazione simile a quelli presenti nelle sale operatorie, per evitare che polvere o altre impurità provenienti dall’esterno si depositino sulle vetture appena verniciate. Sette strati in totale, ciascuno dello spessore di un capello ma resistente come la roccia, vengono poi cotti in specifici forni a 140 gradi. Una volta completato il processo, sono sufficienti 43 secondi per verificare che l’applicazione della vernice non presenti alcuna imperfezione. Le vetture passano infatti attraverso uno scanner in grado di verificarne la superficie e accertarsi che non siano presenti impurità.



il viaggio di un colore

SEAT è l’unica Casa automobilistica in Spagna in grado di progettare, sviluppare, produrre e commercializzare vetture. Integrata nel Gruppo Volkswagen, la multinazionale con sede a Martorell (Barcellona), esporta l’80% delle proprie auto ed è presente in più di 80 Paesi grazie a una rete di 1.700 Concessionari. La SEAT nel 2017 ha registrato un totale di quasi 470.000 vetture vendute in tutto il mondo. SEAT conta circa 14.700 dipendenti e ha tre siti produttivi a Barcellona, El Prat de Llobregat e Martorell (dove si producono Ibiza, Leon e Arona) mentre Ateca e Toledo son realizzate in Repubblica Ceca, Alhambra in Portogallo e Mii in Slovacchia


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chestoria Nuova E-Mehari 100% elettrica

MEHARI MO La nuoca CitroÍn E-Mehari è una cabriolet 4 posti, 100% elettrica, dal design iconico, che segna un salto generazionale grazie al nuovo design degli interni e agli equipaggiamenti


ON AMOUR che migliorano il confort e la versatilitĂ . La Mehari offre i vantaggi della guida elettrica in totale confort, con i roll bar in acciaio e nuovi equipaggiamenti di sicurezza, come i 4 Airbag


mehari mon amour

50

anni dopo l’illustre antenata a cui si ispira, Mehari gioca la carta della modernità e presenta un nuovo design, in linea con i più recenti codici stilistici Citroën. Riconoscibile per lo sguardo espressivo dei gruppi ottici che si sviluppano su due livelli, la nuova E-MEHARI presenta linee essenziali e disinvolte che la rendono una cabriolet 4 posti allegra e divertente, coerente con lo spirito e il design iconico della Mehari del 1968. Spiritosa e colorata, questa nuova propo-

sta elettrica Citroën punta sulla personalizzazione e offre la possibilità di scegliere tra: 4 colori per la carrozzeria, 2 tinte per il tetto in tela e 1 tetto rigido di grande effetto. La sua silhouette originale propone profili dei passaruota, profili dei sottoporta e paraurti neri mentre gli scudi anteriori e posteriori, lucidi, sono in tinta con la carrozzeria. Altri elementi interessanti sono i cerchi in lega da 15’’ dal nuovo colore Grey non diamantato e i nuovi chevron neri. Anche l’abitacolo è stato totalmente ripensato: la plancia a


sviluppo orizzontale valorizza bene lo spazio e i nuovi sedili paiono sensibilmente più accoglienti. Due rivestimenti previsti: un beige luminoso e naturale oppure arancione con stampa a motivi floreali nella parte centrale. Questa nuova Citroën può ospitare comodamente fino a quattro persone e, per trasportare i bagagli, propone i sedili posteriori monoblocco ribaltabili. Con i sedili posteriori ripiegati, il volume del bagagliaio iniziale di 200 litri arriva a 800 litri. La E-Mehari dispone del sistema completo

Audio Bluetooth Parrot con telecomando, presa USB e 2 altoparlanti, per ascoltare le proprie playlist o per telefonare agli amici. La Mehari può contare sulla una carrozzeria in ABS (materiale plastico termoformato) leggera e resistente, che non teme la corrosione o i piccoli urti, e richiede poca manutenzione. Per facilitare al massimo la vita dei suoi proprietari, la carrozzeria e gli interni si lavano con un semplice getto d’acqua: infatti i sedili e le parti interne delle porte sono


mehari mon amour

rivestiti in TEP impermeabile e i tappetini sono in gomma. Oltre alla già nota versione con Soft Top in tela questa elettrica propone un’inedita versione urbana con Hard Top, in grado di affrontare ogni condizione climatica, 365 giorni all’anno e di attrarre così nuovi clienti. Questo ingegnoso Hard Top, insieme ai vetri anteriori, laterali posteriori e al lunotto in vetro, contribuisce efficacemente all’eccellente isolamento acustico/termico e, cosa da non sottovalutare, potenzia l’inviolabilità della vettura.

La vettura ha un’altezza dal suolo rialzata, che le permette di affrontare anche strade non asfaltate. Inoltre, grazie alle protezioni laterali e agli pneumatici « Cross Climate », utilizzabili in tutte le stagioni e provvisti di certificazione per l’inverno, può avventurarsi facilmente su fondi stradali sterrati, nel pieno rispetto dell’ambiente. Ma la caratteristica principale, a suo modo rivoluzionaria è nella motorizzazione totalmente elettrica, in grado di offrire un’inedita e silenziosa esperienza di guida, a zero emis-


sioni ed inquinamento acustico. La propulsione avviene mediante batterie ai polimeri di litio LMP® di ultima generazione, frutto della competenza del Gruppo francese Bolloré, insensibili alle variazioni climatiche e testate per oltre 150 milioni di chilometri. Nuova E-Mehari utilizza una catena di trazione evoluta. Può viaggiare a una velocità massima di 110 km/h e, rispetto alle versioni tradizionali, migliora la dinamicità, grazie alla coppia motore aumentata di quasi il 20%, pari a 166 Nm fino a 3.700 giri/min,

e 140 Nm oltre questo valore. Beneficia di un’autonomia omologata nel ciclo misto di 195 km secondo la norma NEDC (New European Driving Cycle) e si ricarica completamente in 10 ore e mezzo a 16°, collegandola agli impianti di ricarica specifici compatibili (prese domestiche o pubbliche tipo Autolib) o in 16 ore e mezzo utilizzando prese domestiche a10A. Questi i prezzi, batteria esclusa: E-Mehari Soft Top 27.300 euro; E-Mehari Hard Top 28.200 euro; E-Mehari “Styled by Courrèges” 31.700 euro.


mehari mon amour

La Mehari e si apre e chiude semplicemente con la chiave RFID. Per togliere la presa di carica prima di partire è sufficiente posizionare la chiave davanti al lettore situato alla base del parabrezza. La chiusura centralizzata garantisce tranquillità totale in qualunque luogo



mehari mon amour

La nuova E-Mehari è dotata di serie di ABS ed ESP ed è equipaggiata di 4 Airbag, frontali e laterali anteriori. Presenta dispositivi quali l’accensione automatica degli anabbaglianti o la rilevazione bassa pressione pneumatici. Un’altra specificità a bordo di questa nuova generazione riguarda l’avvisatore acustico per i pedoni attivo sotto i 30 km/h.: essendo la E-Mehari ultra silenziosa questo sistema segnala ai pedoni l’avvicinamento dell’auto. Infine, in caso di incidente, dispone del Citroën Connect Box, il sistema telematico integrato d’emergenza e d’assistenza localizzate


caratteristiche tecniche prinicipali DIMENSIONI

Lunghezza: 3,81 m Larghezza: 1,73 m Altezza: 1,65 m Peso a vuoto: 1.451 kg

MOTORE

Potenza massima: 50 kW Capacità batteria: 30 kWh Coppia motore: 166 Nm fino a 3700 giri/min Autonomia nel ciclo misto: 195 km norma NEDC

PRESTAZIONI

Velocità massima: 110 km/h Da 0 a 60 km/h: 7,3 s

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chestoria

Il primo museo virtuale

101 CARS Nell’era digitale anche le istituzioni permanenti come i musei possono diventare “liquide” e l’apertura ufficiale del primo museo dell’automobile “virtuale” ne è la piena conferma


Un

museo aperto 24 ore per 365 giorni l’anno! Non ci credete? Beh, fatevene una ragione, perché la frontiera del sapere ormai è questa. 101 Cars è un vero museo… ma non esiste. O, meglio, non c’è un palazzo, non ci sono stanze, biblioteche e book shop, e neppure c’è la caffetteria. Si tratta di un museo virtuale, ma non per questo meno intrigante e clamorosamente interessante. In quanto virtuale (e cioè digitale) 101 Cars è facilmente accessibile, in una modalità inedita che non ha condizionamenti geografici o temporali. Grazie a un semplice smartphone o ai più performanti visori per realtà virtuale, da oggi gli utenti di tutto il mondo potranno fruire di importantissime testimonianze (materiali e non) del mondo dell’industria automobilistica.

Il progetto 101∙C prende il nome dall’art. 101, che in Italia regolamenta i numerosi “Istituti e luoghi della cultura”, laddove “C” sta per Cars, ovvero la declinazione di 101 nel mondo automobilistico. Il progetto 101 aveva e ha l’obiettivo di creare una piattaforma funzionale per gli utenti che la navigheranno ancor prima del contenuto automobilistico. Una “User Interface” ottimizzata per rendere piacevole la navigazione e la permanenza nel Museo Virtuale, fatta di modelli disegnati in 3D, di ricostruzioni in computergrafica, di tecniche di fotogrammetria e di filmati sferici per consentire agli utenti di immergersi totalmente e viverli in prima persona… e come spesso accade innovazioni di questa portata sono più difficile da spiegare che da vivere e frequentare. La scelta del nome 101 vuole anche far riferimento al modo inglese di individuare con


101 cars

questo numero un argomento per principianti in qualsiasi area, ovvero tutti i principi e concetti di base che ci si aspetta in un particolare campo. La piattaforma, dunque, si presterà a contenere contenuti multidisciplinari che potranno spaziare dalla visita a un’area archeologica, a un viaggio nello spazio, alla scoperta degli oceani, con lo scopo comune di catalogare, rendere virtuale, ordinare ed esporre i beni culturali per finalità di educazione e di studio. 101∙C rappresenta la sintesi dell’evoluzione della scienza e della tecnica dell’industria automobilista degli ultimi 150 anni, un patrimonio storico fruibile da tutti grazie ad un applicativo di realtà virtuale. I nuovi strumenti tecnologici sono infatti capaci di ricreare scene e mondi nei quali immergersi, catturando istanti di vita, fermandoli e permettondo di riviverli a distanza di tempo come se si fosse

ancora presenti. Tutto ciò è possibile anche con le auto di 101∙C. Si possono percepire le loro dimensioni reali, si può sentire il rombo del loro motore originale ma, ancor di più, si può avere la sensazione di essere a bordo delle prime cabriolet mentre si vaga per le campagne inglesi o si possono ascoltare le esperienze dei campioni che hanno scritto la storia delle corse e imparare i loro trucchi. In occasione del lancio di 101 Cars, avvenuto ad AutoMotoRetrò di Torino, è stato possibile provare in anteprima una demo del progetto, che per l’occasione aveva ospitato la Subaru Impreza WRC del ’97 e un’intervista inedita al Campione WRC Piero Liatti. Un’esperienza interattiva con un applicativo di realtà virtuale che permetterà di camminare in un Museo, e un’app in realtà aumentata che permetterà di osservare le caratteristiche tecniche del motore dell’Impreza R12.


Per la realizzazione del primo museo virtuale per il mondo dell’automobile sono state utilizzate tecnologie visive di ultima generazione quali: • la Realtà Virtuale, che permette di ricreare un ambiente tridimensionale costruito al computer che può essere esplorato e con cui è possibile interagire • la Realtà Aumentata, che permette invece di “aumentare” la nostra percezione del mondo con contenuti digitali virtualizzati in un contesto reale

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cheamerica

La nuova frontiera USA regala sempre

L’ultima Ford GT40 Mk. IV

D

ue rarissime Ford andranno all’asta durante le giornate dell’Amelia Island Concours d’Elegance. L’evento che si tiene ogni anno nel nord della Florida è il più importante meeting per gli appassionati di auto d’epoca sulla costa orientale degli Stati Uniti ed è secondo, sul palcoscenico mondiale, solo al prestigioso concorso di Pebble Beach che si svolge in agosto in California. Quest’anno,


e spunti, curiosità e notizie interessanti a cura di Niccolò Gargiulo

durante la Gooding&Company’s Amelia Island auction, verranno presentate e battute all’asta una Shelby Cobra 427 del 1967 e l’ultima mitica Ford GT40 Mk. IV mai prodotta. Quella che si vedrà in Florida è una vettura montata sull’ultimo (di 12 soltanto) telaio prodotto nel 1967 e giunto fino a noi in perfette condizioni, grazie all’impegno di collezionisti privati che hanno voluto completare l’assem-

blaggio della vettura e dotarla del motore 427 V8 da 525 cavalli. Si tratta esattamente del propulsore che avrebbe dovuto spingerla nelle gare di fine anni sessanta (la GT40 Mk.IV nel 1967 completò solo due gare e le vinse entrambe: la 12 Ore di Sebring e la 24 Ore di Le Mans). Si prevede che il prezzo finale per aggiudicarsi l’auto sarà superiore al milione di dollari.


cheamerica


O I G G A T O L I P I D LA SCUOLA i n n a 0 5 ie p m o Bob Bondurant c

L

a scuola di guida dell’ex pilota di Formula 1 Bob Bondurant ha compiuto 50 anni lo scorso 14 Febbraio. Aperta nel giorno di San Valentino del 1968, la Bob Bondurant School of High Performance Driving è oggi una delle più importanti (e anziane) del mondo e, nel corso della sua lunga storia, ha insegnato le tecniche di guida sicura a centinaia di migliaia di persone, tra cui alcune notissime star di Hollywwod quali Tom Cruise, Clint Eastwood e Paul Newman. In particolare Newman (nella foto con Bondurant) fu uno dei primi tre studenti nel lontano “68, per prepararsi a girare le scene del film “Winning”. In cinquanta lunghi anni è arrivati a più di mezzo milione di allievi in totale,

passando da un piccolo circuito nella periferia di Los Angeles ad una grande struttura di proprietà, alle porte di Phoenix in Arizona. Si tratta senza dubbio del più grande ed esteso impianto per quanto riguarda le scuole dipilotaggio, che comprende un circuito di 2,5 Km e diverse aree per simulare condizioni di guida estreme. La scuola di guida di Bob Bondurant è anche una delle più complete, spaziando dal perfezionamento della guida sportiva per i piloti professionisti, all’insegnamento di tecniche avanzate per i dipartimenti di polizia e, naturalmente, la guida sicura per coloro che utilizzano l’auto tutti i giorni.


cheamerica

a c r e m l u s i n n a Subaru celebra 50

A

l recente Chicago Auto Show Subaru ha voluto celebrare i propri 50 anni di presenza sul mercato statunitense presentando il pacchetto 50th Anniversary Edition. Tutte le auto della gamma offerta dal produttore giapponese sono state mostrate a Chicago con la dotazione di questo pacchetto speciale, che prevede una verniciatura blu “Heritage�, placche commemorative e cerchi

in lega con un design unico. Altri dettagli specifici li troviamo all’interno, dove i sedili in pelle nera sono in contrasto con le cuciture e le cinture di sicurezza in argento. Saranno 6300 i veicoli che lasceranno la fabbrica in questa configurazione, che inciderà sul prezzo della vettura con aumenti che variano dai 1.500 ai 3.000 dollari a seconda del modello di base.


ato americano


cheamerica

Il SUV Durango diventa cattivo grazie a Mopar


I

l popolare Dodge Durango, il SUV dal look aggressivo di casa FCA, ha subito un restyling deciso che lo rende ancora più sportivo grazie alle nuove parti messe a disposizione da Mopar. I modelli 2018 Durango R/T e SRT possono essere ordinati negli Stati Uniti con due strisce (disponibili in cinque colorazioni) che attraversano tutta l’auto, dal parafango anteriore a quello posteriore. Per chi ama

mettersi in mostra sono a disposizione scarichi speciali, per modificare il rombo del motore e renderlo più cupo e aggressivo, mentre per quanto riguarda le performance è possibile usufruire di un kit per le sospensioni capace di ridurre l’altezza e la rigidità delle molle. Per gli interni è stato presentato un kit Mopar con ampio uso di carbonio sul cruscotto e attorno alla strumentazione.

ca



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Registrazione Tribunale Milano nr. 63 del 29/02/2016

Direttore Responsabile e Editore Vittorio Gargiulo Responsabile redazione USA Niccolò Gargiulo Grafica Diego Galbiati

Pubblicazione online ILLIUM llc. (Dania Beach - FL - Usa)

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