Effettotre – n 122 dic 2017

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DICEMBRE 201 7 • ANNO XI • N UMERO 1 22

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO

A ccord o U ni m e rca t orum A m b a s ci a t a d e g l i St a t i U ni t i

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO

G a e t a - i n a u g u ra z i o n e s e d e dell'Università Telematica Pegaso 01 dicembre 2017

“Il Mare dei Tirreni: storia, identità, cultura, tradizione, economia e società del Basso Lazio” è il tema del convegno che ha tenuto a battesimo la sede d’esame di Gaeta dell’Università Telematica Pegaso avvenuto venerdì 1 dicembre alle ore 18.30, presso la Sala Pio IX di Palazzo Cardinale Tommaso De Vio in Piazza Cardinale De Vio, 7. La cerimonia ha avuto inizio con gli indirizzi di saluto di monsignor Luigi Vari, arcivescovo di Gaeta; Massimo Vincenzo di Fazio, responsabile della sede d’esame di Gaeta dell’Università Telematica Pegaso; C os i m o Mitrano, sindaco di Gaeta; Eleonora Della Penna, presidente della Provincia di Latina. All’incontro - moderato da Fabio Arduini, responsabile didattico del Cajeta University Center e del Centro Studi Saramax –sono

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intervenuti: Lino Sorabella, storico del Museo Diocesano dell’Arcediocesi di Gaeta; don Gennaro Petruccelli, direttore del Museo Diocesano dell’Arcediocesi di Gaeta; Andrea Vaiardi, capitano di Fregata presso la Capitaneria di Porto di Gaeta; Andrea Brengola, giornalista e addetto alla promozione turistico – culturale di Gaeta. A seguire le conclusioni di Fabio Napolitano, responsabile della sede d’esame di Latina dell’Università Telematica Pegaso; Calogero Di Carlo, responsabile nazionale delle sedi d’esame dell’Università Telematica Pegaso; D a ni l o Iervolino, presidente dell’Università Telematica Pegaso. Per l’occasione è stato possibile visitare il Museo Diocesano dalle ore 16.30 alle ore 18.30.

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M ont e p ul ci a no - i na ug ura z i one s e d e dell'Università Telematica Pegaso 20 novembre 2017

la relazione tra produzione del sapere e crescita territoriale è stata al centro del convegno dal titolo “Sostenibilità Culturale e Sviluppo Locale” che si è svolta lunedì 20 novembre alle ore 17:00, presso Palazzo del Capitano in Piazza Grande 7 a Montepulciano. Il dibattito offrirà l’occasione per presentare al pubblico la seconda sede d’esame dell’Ateneo in Toscana, dopo quella di Firenze. All’incontro, moderato da Francesco Nevola, sono intervenuti: Andrea Rossi, sindaco di Montepulciano; Calogero Di Carlo, responsabile nazionale delle sedi d’esame dell’Università Telematica Pegaso; Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale della Toscana; Danilo Iervolino,

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presidente dell’Università Telematica Pegaso; Duccio Pasqui, referente della Biblioteca dell’Archivio storico “Piero Calamadrei” di Montepulciano; Sonia Mazzini, presidente della Fondazione “Cantiere Internazionale d’arte”; Filippo Masina, dottore di ricerca in Storia contemporanea. La cerimonia di inaugurazione è stata preceduta dalla benedizione solenne di don Domenico Zafarana, sacerdote della Diocesi di Montepulciano.

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO Catania: Orientamento, 12 mila giovani alla prima giornata del Salone dello Studente. UNIPEGASO PRESENTE. 13 dicembre 2017

lCatania - Si è aperta questa mattina la quinta edizione del Salone dello Studente di Catania, la manifestazione di orientamento accademico e professionale post-diploma organizzata anche quest' anno dall’Università degli Studi di Catania insieme a Campus Orienta. Oltre 12mila i ragazzi che hanno affollato in questa prima giornata i padiglioni delle Ciminiere di Catania provenienti dalle province di Palermo, Siracusa, Enna, Agrigento, Messina, Ragusa, Caltanissetta e Reggio Calabria.

universitaria e ha il più alto tasso di coinvolgimento di altre comunità. Come Comune ci stiamo muovendo per ribadire che la nostra è una città accogliente e vogliamo dimostrarlo con iniziative come questa. Ci rivedremo con il Salone dello Studente in primavera per offrire un appuntamento in cui i ragazzi e l'innovazione saranno protagonisti delle riflessioni sul futuro, attraverso le testimonianze dirette di chi il futuro lo fa, come astronauti, scienziati ed esperti del mondo scientifico e tecnologico". Per mostrare le opportunità formative e professionali dedicate agli studenti, la tre giorni prevede poi incontri con le Università del territorio, nazionali e internazionali, seminari con gli psicologi e counselor dell'orientamento e incontri dedicati alle professioni del futuro ed imprenditoria, tra cui un appuntamento con i Giovani Imprenditori di Confindustria per parlare di formazione scientifica e parità di genere, inserito nel progetto #steamiamoci che segue il Salone dello Studente nelle sue tappe.

Presente all’apertura anche il Sindaco di Catania Enzo Bianco che ha ribadito le opportunità di sviluppo che la città vuole offrire ai giovani e in cui il Salone dello Studente si inserisce ottimamente "Siamo felici di avere il Salone dello Studente a Catania perchè porta qualità alla nostra città e ai nostri giovani. Compiere una scelta per il proprio futuro deve essere un momento ragionato e consapevole.

Partner: la Fondazione Consulenti per il lavoro, l’Sapienza Università di Roma e l’Università Telematica Pegaso, Confindustria Giovani Imprenditori Comitato Politiche di genere e Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza..

I ragazzi devono sentire di poter intraprendere una formazione fuori da Catania, ma è compito nostro offrire un motivo per ritornare. Catania è una città Page 4

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SEDE DI PALERMO

I S CRI ZI O N I AP E RTE L’A Accademia Forense nasce con l’ambizioso obiettivo di fornire al mondo dell’Avvocatura uno strumento didattico/formativo di attività in ambito multidisciplinare del Diritto tese all’aggiornamento ed alla formazione del Professionista moderno, in un’ottica di crescente specializzazione del sapere imposta dagli ordinamenti sovranazionali e dall’andamento del mercato. . L’unica Accademia Forense on-line partecipata da 107 docenti provenienti da 40 Università! Si tratta di Master di II livello, vero e proprio punto di riferimento a livello nazionale per la specializzazione e l’aggiornamento professionale nelle varie discipline giuridiche. Si compone di vari ambiti formativi di notevole interesse, sia in termini di moduli didattici, svolti da Docenti di elevata e riconosciuta professionalità (clicca il link per visionare elenco dei Docenti) http://www.accademiaforensepegaso.it/i-docenti-dell-accademia/ co on esperienza a livello internazionale, siia come strumenti e tecniche che trasmette al discente, immediatamente spendibili nel mondo delle professioni ad alto valore innovativo. I Master sono destinati a tutti coloro che sono in possesso di un diploma di Laurea quadriennale, Laurea di II livello (3+2) e/o del previgente ordinamento Laurea Magistrale ed in particolare a tutti i laureati “PEGASO -CESD” che durante il “quinquennio” hanno conseguito la Laurea Magistrale (Vds. Progetto Siena ecc.). Possono, altresì, iscriversi al Master coloro i quali sono iscritti all’Albo degli Avvocati, una delle professioni in continuo aggiornamento, o coloro che sono abilitati alla professione, compresi i praticanti avvocati, abilitati all’esercizio della professione forense e/o non ancora iscritti all’Ordine degli Avvocati. Il titolo che si consegue al termine del Master è: Diploma Universitario Master Biennale di II livello, con il riconoscimento di 60 CFU. Ha la durata di due anni accademici per un numero complessivo di 1500 ore. Si può inoltre usufruire del permesso dedicato al diritto allo studio per un totale di 150 ore annuali. Ebbene, La Pegaso da oggi, ci consente di diffondere tale opportunità di formazione sull’aggiornamento professionale, ad un costo pari a € 600,00 anziché € 850,00 + 50,00 perbollo. I master di specializzazione • Diritto di famiglia, dei minori e delle persone; • Diritto commerciale; • Diritto amministrativo; • Diritto e Processo Penale; • Diritto delle responsabilità civile e delle assicurazioni; • Diritto industriale e della concorrenza; • Diritto della navigazione e dei trasporti; • Diritto del lavoro; • Diritto e Processo Tributario; • Diritto dell’Unione Europea. Si avvia un progetto di ampia divulgazione dell’Accademia Forense la cui responsabilità per la ricerca ed analisi è stata affidata al Prof. Calogero Di Carlo. Per info e dettagli: calogero.dicarlo@unipegaso.it - coord.palermo@unipegaso.it - infocesd@unipegaso.it 091/7654200 - 3318682197

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Master in "Criminologia e Studi Giuridi Forensi-MA668" a.a. 17/18 - iscrizioni sempre aperte Le precedenti edizioni del master 56 + 78, 100, 127, 213, 240, 297, 391, 451 che si accingono ad iscriversi, quasi tutti, al V anno della Facoltà di Giurisprudenza, ed il 541 (IV edizione in corso) hanno riscosso un notevole successo, oltre ogni aspettativa grazie alla vostra fiducia che continuate ad accordarci. Prima di Voi, oltre 9600 iscritti, hanno usufruito di questo straordinario Master, che ha visto come protagonisti dei pregiatissimi professori e illustrissimi professionisti nel campo criminologico, di fama Nazionale quali: il prof. Calogero Di Carlo, direttore accademico del master; il Prof. Paolo Procacciante, Direttore Medicina Legale, Università degli Studi di Palermo; il Generale Div. CC Nicola Ragetti, già Comandante del RACIS; il Prof. Nicola Malizia, Criminologo, Docente Università degli Studi Kore di Enna; il Cap. Pietro Maida – Comandante Sez. Chimica – Esplosivi e Infiammabili- del RIS Carabinieri di Messina; il Prof. Rosario Bianco, Docente Università Pegaso; il Prof. Francesco Fimmanò, Docente e Presidente Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Telematica Pegaso e tanti che si sono susseguiti ed interscambiati, nell’illustrare le avvincenti materie oggetto di studi. In particolare durante le lezioni sono stati trattati i seguenti moduli: Il Criminologo Prof. Nicola Malizia, docente presso l’Università degli studi di Palermo e la Kore di Enna: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.

INTRODUZIONE ALLA CRIMINOLOGIA MODERNA IL BULLISMO SESSUOLOGIA CRIMINALE MOBBING CRIMINOGENO SERIAL KILLER CRIMINOLOGIA E VITTIMOLOGIA NELLA DONNA SONNAMBULISMO OMICIDIARIO SETTE SATANICHE ED IMPLICAZIONI CRIMINOLOGICHE

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Il Generale di Divisione, già comandante del RACIS Carabinieri, Dott. Nicola Raggetti, docente in diverse università italiane: 1. 2. 3. 4. 5. 6.

IL SOPRALLUOGO ED IL REPERTAMENTO ( 3 LEZIONI) IMPRONTE ( 4 LEZIONI) BALISTICA ( 4 LEZIONI) BIOLOGIA (2 LEZIONI) CHIMICA (2 LEZIONI) DVI : DISASTER VICTIM IDENTIFICATION (1 LEZIONE)

La criminologa Avv. Dott.ssa Clelia Gorga, tutor di questo master: 1. 2. 3. 4.

ELEMENTI PRATICI DI CRIMINOLOGIA STALKING LA VITTIMOLOGIA CRIME PROFILING.

Dott. Tommaso Comunale, università Forlì: 1. 2. 3. 4.

LA NASCITA DELLA CRIMINOLOGIA L'APPROCCIO POSITIVISTA ALLO STUDIO DELLA CRIMINALITA' LE PRINCIPALI TEORIE SOCIOLOGICHE DELLA DEVIANZA – PARTE I LE PRINCIPALI TEORIE SOCIOLOGICHE DELLA DEVIANZA – PARTE II -

Alla luce di quanto sopra, per far fronte ed esaudire richieste sempre più esigenti, oggi a Voi, più fortunati, viene offerto per l’anno 2016/2017, il Master in “Criminologia e Studi Giuridici e Forensi" in sigla MA541 (4 ed.) per una durata di 1925 ore corrispondenti a 77 CFU, che consente la prosecuzione

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comunicazioni@cesd-onlus.com (di carattere generale, logistiche/organizzative)

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E f f e t t o T re Co.Bo.Di.

APRIAMO IL CUORE ALLA SP E R A N Z A

Vorrei che quest’anno tra i doni che troveremo sotto l’albero di Natale ce ne fosse qualcuno con i colori della speranza. Speranza… una parola, oggi, un po’ in disuso. Volgendoci intorno, vediamo che nei cuori di tanti di noi alberga smarrimento e sconforto, che talora sfociano in disperazione. Nei volti di quanti hanno perduto il lavoro o lo cercano senza alcun risultato, di chi non ripone più fiducia nei politici e assistono sconcertati alle alterne vicende che scuotono il mondo politico, di chi fatica ad arrivare a fine mese, di chi vive ancora nei prefabbricati, o ha perduto tutto ciò che aveva nell’ennesimo disastro naturale, mentre le fabbriche e i negozi chiudono e i tagli alla pubblica amministrazione incrementano il numero dei disoccupati, nei volti di queste persone scorgiamo lo sguardo rassegnato di chi ha perduto la speranza nel domani. E’ innegabile: la crisi sta

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facendo da padrona, ma è giusto rassegnarsi? Guardiamo il nostro passato, volgiamo lo sguardo alla storia che hanno scritto i nostri avi. La storia è maestra di vita e ci insegna che si può risalire la china, si può venir fuori a testa alta dalle crisi più profonde, si può risorgere dagli eventi catastrofici, basta ritrovare le energie, il gusto di scommettersi, la voglia di ricominciare. In particolare mi rivolgo ai giovani: non lasciatevi contagiare dal pessimismo che serpeggia in vari ambienti, non fatevi rubare la speranza! Voi siete il nostro oggi e il nostro domani, ritrovate la forza, il coraggio, l’impegno, l’audacia, non rassegnatevi, ma lottate e investite le vostre fresche energie, non annegate i vostri sogni infranti nell’alcool, o peggio nella droga, il futuro dipende anche da voi. Le luci multicolori che illuminano le nostre piazze e le vie delle nostre città in questi giorni di festa, siano

Anno XI - n.ro 122

Dicembe 2017 Riassumendo

Pag. 1 - Apriamo il cuore alla speranza Pag. 3 - ARMA Pag. 17 - RAPPRESENTANZA Pag. 20 - ATTUALITA' NEWS Pag. 40 - CESD Pag. 41 - RUBRICHE

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foriere di speranza, dissipino le tenebre in cui brancoliamo, guidino il nostro cammino verso nuovi orizzonti. Apriamo i nostri cuori alla speranza, guardiamo al domani con fiducia, lasciamo che i sogni diventino realtà. Sì, torniamo a sognare e forse avremo la sorpresa che babbo natale nel suo sacco pieno di doni, quest’anno, accanto ai regali che porterà ai bambini, avrà forse qualcosa anche per i giovani e gli adulti: una buona manciata di

buonumore, di ottimismo, di benessere. Lasciamo che l’anno vecchio porti via nella sua bisaccia lo scetticismo, l’egoismo, l’individualismo dominanti. Teniamoci per mano e camminiamo insieme verso l’alba di un nuovo giorno. La venuta del bambino Gesù riscaldi i nostri cuori e li apra alla speranza e alla gioia. A tutti un sereno e felice Natale. C. Acireale

Natale è un appuntamento a cui non puoi mancare, perché è una danza di profumi delle tue stagioni di vita, nelle continue attese di incontrare la magia che scende come la neve a imbiancare i cuori, anche quelli più neri. Buon Natale nella luce!

A ug uri a t ut t i Co.Bo.Di.

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Cosa Nostra utilizzava a Catania anche un b i m b o d i s e i a nni p e r l o s p a cci o

30 novembre 2017 Anche un bimbo di 6 anni veniva utilizzato per lo spaccio di droga a Catania dall'organizzazione sgominata stamane dai carabinieri che hanno arrestato 36 persone per smercio di cocaina e marijuana nel rione di Librino. E' uno dei particolari resi noti durante la conferenza stampa dell'operazione, denominata "chilometri zero", alla quale ha preso parte, tra gli altri, il procuratore della Repubblica Carmelo Zuccaro. "A questo bambino è stato sottratto il futuro", hanno detto gli investigatori. Il bambino veniva utilizzato durante la fase di spaccio con diverse modalità. Gli investigatori hanno sottolineato che si cercherà di "recuperare al più presto" il minorenne. I militari hanno al setaccio un intero agglomerato della periferia sud della città, il quartiere Librino, considerato il più redditizio 'supermarket' della droga, a conclusione una imponente e complessa attività investigativa che ha portato all'emissione di un provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti di 36 indagati. L'ordinanza è stata emessa dal Gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura di

Catania ipotizzando i reati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di cocaina e marijuana per conto di Cosa Nostra catanese. L'inchiesta ''km 0'' sullo spaccio di droga nel quartiere Librino a Catania ha provato che la gestione della "piazza di spaccio" è gestita dalla criminalità organizzata catanese facente capo al mafioso Rosario Lombardo, 49 anni, detto ''Saro u rossu'' indagato nell'operazione, che si trova agli arresti domiciliari per motivi di salute: è obeso e non può stare in carcere. Sotto le sue direttive avrebbe operato Gabriele Agatino Strazzeri, che a 22 anni ''governava'' i pusher in assenza del capo Lombardo. Strazzeri è stato arrestato oggi nell'ambito dell'operazione dei carabinieri. Lombardo dicono gli inquirenti, è personaggio di spicco della famiglia mafiosa Santapaola responsabile, sino al momento del suo ultimo arresto, lo scorso luglio, di tutte le piazze di spaccio catanesi del clan. E' stato condannato a 20 anni per mafia e traffico di droga. www.ansa.it

Nell'ex Manifattura una stazione dei carabinieri: "Occuperà parte dei locali al piano terra" 30 novembre 2017 Occuperà alcuni dei locali al piano terra la stazione dei carabinieri che sorgerà all'interno dell'ex Manifattura Tabacchi, al quartiere Libertà. Questa mattina il sindaco Antonio Decaro e il comandante provinciale dei carabinieri, Vincenzo Molinese, Page 3

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hanno fatto un nuovo sopralluogo all’interno della struttura, dove sono in corso i lavori. Al sopralluogo hanno partecipato anche l’assessore ai Lavori Pubblici Giuseppe Galasso e i tecnici comunali per avviare subito le procedure utili alla fase di progettazione e riqualificazione della

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ARMA

porzione individuata.

dell’immobile

a

tal

fine

“Il sopralluogo di oggi è stato utile alla definizione degli spazi che saranno occupati dai Carabinieri - spiega il sindaco -. Era importante avere chiaro un quadro di esigenze per avviare la fase della progettazione. Oggi abbiamo verificato la disponibilità di un’intera parte al piano terra della Manifattura, con almeno cinque locali che saranno resi funzionali per ospitare i Carabinieri che condurranno la stazione dell’Arma nel quartiere Libertà. Questo sarà un presidio importante per il territorio e per i cittadini che, oggi più che mai, ci chiedono segnali tangibili sul fronte della percezione della sicurezza. Con i Carabinieri l’amministrazione collabora già quotidianamente e, per rafforzare questo rapporto, abbiamo approvato oggi una convenzione con il Comando provinciale per la condivisione delle immagini registrate dai dispositivi di video

sorveglianza in modo che, anche sulla scia dell’accordo siglato con la Questura, tutte le Forze dell’ordine, compresa la Polizia locale, possano essere in rete e condividere simultaneamente le stesse informazioni. Il quartiere Libertà necessita di tanti interventi, integrati tra loro, per questo nella Manifatture dei tabacchi stiamo portando la ricerca, il lavoro, le attività economiche e la stazione dei carabinieri, oltre che una serie di iniziative che devono servire a presidiare il quartiere con la presenza delle persone. Per questo nei prossimi giorni incontreremo tutte le associazioni della zona per condividere i progetti dell’amministrazione e per ascoltare le proposte che arriveranno. L’obiettivo comune è creare una comunità che insieme si mobiliti per tornare a vivere il quartiere Libertà". www.baritoday.it

IL GENERALE TULLIO DEL SETTE PREMIA I CARABINIERI PARTICOLARMENTE DISTINTISI NELL’ATTIVITÀ DI SERVIZIO 30 novembre 2017

Ieri mattina il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette ha incontrato 52 militari provenienti da tutto il territorio nazionale che si sono particolarmente distinti nella quotidiana attività di servizio. Nel corso dell’incontro, che si è svolto nella Sala di Rappresentanza del Comando Generale dei Carabinieri, alla presenza dei vertici dell’Arma e dello stato maggiore, nonché di esponenti della rappresentanza Page 4

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militare, il generale Del Sette ha consegnato al personale degli encomi semplici e solenni per i numerosi atti di valore compiuti con generosità e slancio, spesso a rischio della stessa incolumità fisica. Nell’occasione il comandante generale ha sottolineato l’esemplare altruismo dimostrato dai militari premiati con queste parole: “Oggi premiamo comportamenti che fanno onore a voi, ai Reparti di appartenenza e all’Arma nel suo complesso – ha detto il Generale Del Sette rivolgendosi ai premiati –.E’ grazie a persone come voi, infatti, che l’Arma de i Carabinieri è diventata un’Istituzione fondamentale, la pi ù apprezzata nel nostro Paese e all’estero. Voi rappresentate il Carabiniere meglio di chiunque. Perché un Carabiniere deve essere tale ogni giorno, sapendo fare anche cose eccezionali, fedele al giuramento prestato, con onore e con fedeltà all’Istituzione e alle Istituzioni”. (.....) www.difesaonline.it

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Trassero in salvo tre persone durante l’alluvione: premiati tre carabinieri

01 dicembre 2017 corso dei drammatici momenti dell’alluvione dello scorso anno a Cisano sul Neva il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri ha premiato il luogotenente Gaetano La Monaca, comandante della stazione di Cisano sul Neva, l’appuntato Daniele Toti e l’appuntato Bruno Congiu, anche loro in servizio presso la stazione dei carabinieri del paese alle spalle di Albenga.

Per aver tratto in salvo tre persone nel

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Carabinieri in lutto, è morto il generale di brigata Giuseppe Messina

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Si è spento questa mattina, dopo una brevissima malattia, il generale di brigata in congedo dell'Arma dei Carabinieri, Giuseppe Messina. L'alto ufficiale, settantaquattro anni orginario di Palma Campania, da qualche giorno ricoverato presso l'ospedale 'Santa Scolastica' di Cassino, lascia l'adorata moglie Raffaella e i tre figli Francesca, Mario e Marina. I funerali si terranno domani, lunedì 4 dicembre, alle ore 11, nella chiesa di Sant'Antonio in piazza Diamare a Cassino. A rendere omaggio al compianto ufficiale sono arrivati il comandante provinciale dei Carabinieri di Frosinone, il colonnello Fabio Cagnazzo ed il comandante della compagnia di Cassino, il capitano Ivan Mastromanno oltre che una lunga serie di colleghi e subalterni. E fin qui la cronaca asettica di un evento luttuoso. Il generale Giuseppe Messina non era solo un carabiniere. Era Il Carabiniere. La fulgida carriera e l'arresto del boss di Page 5

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camorra Carmine Giuliano Dal 1980 al 1986 il generale è stato comandante della Compagnia dei Carabinieri di Cassino, città che ha poi scelto come residenza definitiva e dove ha voluto crescessero e studiassero i figli. Anni difficili, con l militari in prima linea per la lotta alla criminalità organizzata campana che iniziava a radicare i primi interessi. E fu in questo frangente che l'allora giovane e coraggioso capitano Messina che riuscì a stanare ed arrestate il boss in fuga Carmine Giuliano. Lo sorprese in un appartamento di via Arigni. Il boss di forcella tentò invano una fuga dal balcone ma il capitano Messina, con uno scatto felino, riuscì a salire sul cornicione ed a bloccarlo. "Mi sono reso conto nei giorni successivi di quanto avevamo rischiato tutti e due" ripeteva spesso nel raccontare uno dei tanti aneddoti che hanno costellato la sua brillante carriera.

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I trasferimenti, le tante indagini e la alle indagini ma anche alla scrittura. passione per la scrittura Amava annotare episodi, ricordi e quanto altro aveva reso piena e ricca la sua vita. Il Ha girato in lungo e in largo l'Italia il tutto è racchiuso nel libro 'Nel secolo generale Messina. E' stato a Latina, fedele' edito da Mondostudio e pubblicato Isernia, Roma, Napoli, Secondigliano, nel 2012. Chi ha avuto la fortuna di poterlo Mondragone, Reggio Calabria oltre che leggere ha potuto avere contezza dello Cassino. Una fila di arresti. dall'omicida di spessore investigativo del generale una giovane donna di Minturno, agli autori Messina. dell'attentato alla discoteca Seven Up di Scauri fino a quello del componente delle www.frosinonetoday.it brigate rosse Fiorioni. Una vita dedicata

Carabinieri, il comandante Del Sette inaugura la nuova palestra di pugilato a Napoli

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Il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette, ha inaugurato questa mattina a Napoli la Sezione giovanile di pugilato del Centro sportivo Carabinieri all'interno della palestra nella sede del 10° Reggimento Carabinieri "Campania".

agevolare lo sviluppo tecnico agonistico degli atleti di interesse nazionale e dei giovani praticanti il pugilato".

Per l'occasione i comandanti del Centro sportivo, colonnello Gianni Massimo Cuneo, e del 10° Reggimento, tenente colonnello Mosè De Luchi, e il presidente della Federazione pugilistica italiana Vittorio Lai, hanno sottoscritto un protocollo d'intesa "finalizzato ad

"Il giudizio non può che essere negativo, l’Arma ha gli strumenti per perseguire i comportamenti che si collocano al di fuori delle regole".

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Il generale Tullio Del Sette è intervenuto sull'episodio della bandiera del Reich in caserma:

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In m a n e t t e l a m o g l i e d e l b o s s M a d o n i a . "Stava riorganizzando Cosa nostra"

05 dicembre 2017 I VECCHI padrini in carcere puntavano tutto su di lei. "Si comporta come un uomo", dicevano soddisfatti. Mariangela Di Trapani, la moglie del boss Salvino Madonia, il killer dell'imprenditore Libero Grassi, aveva ricevuto un'investitura ben precisa: riorganizzare Cosa nostra. E si era messa subito al lavoro dopo essere stata scarcerata, nel settembre di due anni fa. A Palermo, i mafiosi la chiamavano ormai in un solo modo: la padrona. "La padrona ha detto", "la padrone vuole che si faccia così". La padrona del clan mafioso di Resuttana, l'enclave di Cosa nostra (da sempre fedele a Totò Riina) nel salotto buono della città. Questa notte, Mariangela Di Trapani è stata arrestata dai carabinieri del nucleo Investigativo, assieme ad altre 24 persone, che fanno parte anche del mandamento di San Lorenzo. L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip Fabrizio La Cascia su richiesta del procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dei sostituti Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi, Amelia Luise, Francesco Del Bene e Siro De Flammineis. Le indagini della procura distrettuale antimafia diretta da Francesco Lo Voi dicono che nel centro di Palermo si continua a pagare il pizzo, nonostante le denunce e le manifestazioni degli anni scorsi. Pagano i negozianti, i titolari di noti ristoranti, pagano gli imprenditori impegnati nelle ristrutturazioni di edifici. E chi prova a ribellarsi, viene intimidito. Con l'attak nelle saracinesche o addirittura con attentati incendiari. "UCCIDETE QUEL BOSS" Cosa nostra torna alle maniere forti. Soprattutto, per dare un segnale di presenza. L'intimidazione, così come l'omicidio, è soprattutto un messaggio. I vertici del clan di Resuttana volevano uccidere addirittura un vecchio mafioso,

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Giovanni Niosi, che si era permesso di patteggiare la pena. Una scelta ritenuta gravissima. Solo la mediazione di alcuni autorevoli mafiosi di un altro clan, quello di Porta Nuova, evitò la condanna a morte per Niosi, mafioso sui generis: un tempo indossava la divisa di vigile del fuoco, all'aeroporto Falcone e Borsellino, poi gestiva una scuderia all'ippodromo, e faceva l'attore per passione. Interpretò persino uno dei mafiosi sulla collina di Capaci nella puntata di Blu notte dedicata alla strage Falcone. "E' uno sbirro", dicevano di Niosi per quella sua scelta di patteggiare. "Già nei libri di scuola c'è scritto, mai ammettere di fare parte di Cosa nostra - sussurravano due boss della famiglia - anche i bambini lo sanno. Con la galera devi dimostrare chi sei. No fuori" IL TESORO DEL CLAN Mariangela Di Trapani, figlia di mafia, si era già fatta otto anni di carcere. Suo fratello diceva di lei: "Ha sofferto da picciridda... a scuola non c’è più andata per amore di mio padre e di me... perché se n'è voluta venire con noi". Tornata in libertà, dopo la condanna, la donna aveva l'obbligo di risiedere a Cinisi. Ma i suoi ordini arrivavano comunque a Palermo. Le intercettazioni raccontano di un clan in difficoltà dopo il maxi blitz "Apocalisse" del luglio di tre anni fa: "Ne mancano cento", dicevano i boss. I cento arrestati dalla procura di Palermo. Ma la forza del clan non era venuta meno. La forza di un tesoro di società e immobili che i mafiosi di Resuttana continuano a gestire. Anche grazie a una rete di insospettabili imprenditori. Le indagini hanno svelato un interesse dei boss nelle attività sportive dell'ippodromo. Mariangela Di Trapani era diventata uno snodo fondamentale, soprattutto per le comunicazioni tra il 41 bis e l'esterno.

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Al carcere duro, non c'è soltanto il marito, ci sono anche i cognati Antonino e Giuseppe, pure loro condannati all'ergastolo, sono stati i protagonisti della lunga stagione di sangue voluta dai Corleonesi. Nel territorio dei Madonia sono avvenuti molti dei delitti eccellenti di Palermo: da dalla Chiesa a Piersanti Mattarella, da Cassarà a Libero Grassi, a Nino Agostino. Sulla signora boss, il pentito Manuel Pasta ha detto: "Comunicava il placet dei Madonia per le nomine al vertice delle famiglie". Dopo i colloqui in carcere, Mariangela Di Trapani incontrava boss di primo piano dell'organizzazione, come il latitante Salvatore Lo Piccolo, che nei colloqui con il marito era la "zia Rosalba". La donna incontrava anche il boss Antonino Cinà, il medico di Riina. Dalle intercettazioni in carcere, è emerso che si è occupata pure di un'altra questione piuttosto delicata: aveva provato a convincere il pentito Marco Favaloro a ritrattare le pesanti accuse nei confronti del marito. Il 29 agosto del 1991, Favaloro fece da autista a Salvino Madonia, il sicario che fermò per sempre la voce coraggiosa di Libero Grassi, l'imprenditore che aveva

detto no al racket. Ventisei anni dopo, in quella stessa zona di Palermo, una ventina di commercianti paga ancora il pizzo. CHI PAGA IL PIZZO "Una banda di parrassiti continua a ricattare gli operatori economici di un'intera zona", dice il procuratore Lo Voi nel corso della conferenza stampa, parlando dei boss del pizzo. Le intercettazioni dicono che avrebbe pagato il titolare del Bar Alba: 5.000 euro, per il nuovo bar di via De Gasperi. Poi, anche il titolare del Bar Golden di piazza Giovanni Paolo II: 750 euro a Pasqua e a Natale. La pizzeria Savoca di viale Strasburgo: 3000 euro. "Diversi altri operatori sono stati avvicinati, per questo contestiamo agli indagati dei tentativi di estorsione", spiega il procuratore Lo Voi, che cita "Gammicchia Gomme e la pasticceria Cappello di via Garzilli". "Molti commercianti hanno ricevuto intimidazioni, ma hanno ritenuto di non dover segnalare neanche questi episodi". Nei prossimi giorni, annuncia il procuratore capo, partiranno le audizioni dei commercianti. www.palermo.repubblica.it

Incendi boschivi, siglata convenzione tra Regione e comando regionale di carabinieri per la prevenzione del territorio 05 dicembre 2017l Genova. È stata presentata ieri nella sede della Regione Liguria la convenzione siglata con il nucleo forestale dell’Arma dei carabinieri per la prevenzione, il monitoraggio del territorio ai fini dell’antincendio boschivo, la raccolta dati sugli incendi e lo svolgimento delle indagini. All’iniziativa erano presenti l’assessore regionale allo Sviluppo dell’Entroterra Stefano Mai, il comandante generale del nucleo tutela forestale dei carabinieri Antonio Ricciardi e il generale Renzo Morolla dei carabinieri della forestale Liguria. La nuova convenzione, che sarà siglata prossimamente dal Ministro dell’AgriPage 8

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coltura Maurizio Martina, avrà una durata triennale (2017-2019). Per il primo anno Regione Liguria si impegna ad offrire gratuitamente i locali che ospitano le sedi provinciali dei gruppi dei carabinieri forestali di La Spezia, Genova e Savona oltreché i servizi di pulizia, tecnologici e termoregolazione per le medesime sedi e per le sedi di Imperia e del Comando regionale dei carabinieri forestali. Inoltre la convenzione prevede la fornitura da parte dei carabinieri dei dati degli incendi boschivi, la sorveglianza del territorio, il raccordo con la Sala operativa regionale dell’Antincendio boschivo e l’utilizzo, da parte di Regione Liguria per il

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rifornimento di carburante dei propri elicotteri, delle strutture di Borghetto Vara (SP) e Villanova d’Albenga, diventate di proprietà del corpo forestale dei carabinieri. Inoltre è previsto anche che il Corpo dei Carabinieri dia supporto alla Regione alle attività di censimento degli alberi monumentali e al servizio regionale di vigilanza faunistico-venatoria. “Questa convenzione è la prosecuzione di un rapporto di collaborazione che c’è sempre stato fra il disciolto Corpo forestale dello Stato e la Regione” - ha commentato il comandante generale del nucleo tutela forestale dei carabinieri Antonio Ricciardi “Il settore dell’antincendio boschivo da quest’anno è ripartito tra le competenze estive dei vigili del fuoco e le competenze che riguardano la prevenzione, le predisposizioni e soprattutto dopo il repertamento e la repressione degli illeciti. In questo lavoriamo con la Regione perché in gennaio vorremmo fare un convegno che possa fare il punto della situazione con l’esperienza del 2017 e soprattutto possa fissare le basi per proseguire questa attività per gli anni a venire”. “Abbiamo intenzione di continuare a collaborare con i carabinieri forestali in questa nuova veste nella tutela del nostro patrimonio boschivo e delle nostre realtà” ha sottolineato Mai - “Oggi ci siamo incontrati e abbiamo discusso su quali possono essere i punti principali sui quali basare la nostra attenzione per il 2018. Già

molte sono le attività che stanno facendo per Regione Liguria, dai censimenti, dalle verifiche delle aree percorse dagli incendi, dalle statistiche sulle aree agro-silvopastorali”. Le campagne invernale ed estiva dell’antincendio boschivo per l’anno 2017, sono state caratterizzate in particolare dal cambiamento del soggetto a cui la Regione ha affidato il coordinamento operativo della lotta attiva agli incendi boschivo, relative alla gestione della Sala Operativa e delle attività di spegnimento dal corpo forestale ai vigili del fuoco. Da gennaio a settembre 2017 si sono registrati 436 incendi di cui 339 boschivi che hanno percorso 5054,4 ha di cui 4980,6 boschivi, per una media ad incendio di 14,6 Ha. Negli ultimi 5 anni la media/annua del numero degli incendi boschivi è stata di 205 incendi, per una media annua di superficie percorsa pari a 793 ha ed una superficie media annua percorsa dal fuoco per ciascun incendio di 3,9 ettari. Va anche evidenziato che, rispetto ai 5054 ettari di superficie percorsa da gennaio a settembre 2017, oltre 3700 ettari sono attribuibili agli eventi occorsi durante il periodo invernale ed in particolare al mese di gennaio, mentre la restante superficie è da attribuire alla campagna estiva. www.riviera.it

Il Governo accelera, corsa a cinque per il vertice dell’Arma 07 dicembre 2017l Vigilia di nomina per il nuovo comandante generale dell’Arma. Nel governo sta emergendo l’orientamento di procedere a breve, in uno dei prossimi Consigli dei ministri. Il 15 o il 22 dicembre, salvo ulteriori convocazioni in questo mese. Senza aspettare il 15 gennaio, termine dell’incarico di Tullio Del Sette. Resta la stima piena dell’Esecutivo per l’attuale numero uno dell’Arma. Ma la nomina del comandante della Benemerita è un Page 9

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segnale, oggi, dal significato molto più ampio di un avvicendamento. Le sfilacciature e le criticità si sono ripetute e diffuse. Al ministero della Difesa, guidato da Roberta Pinotti, i dossier sui candidati sono stati preparati. Anche se non è stato ancora chiuso il giro per presentare al Consiglio dei ministri la terna dei nomi, come da prassi, con il prescelto già individuato.

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In corsa ci sono cinque ufficiali di indiscusso valore. Vincenzo Coppola, vicecomandante generale; Riccardo Amato, comandante interregionale carabinieri Pastrengo (Milano); Ilio Ciceri, interregionale Podgora (Roma); Giovanni Nistri, interregionale Ogaden (Napoli); Luigi Robusto, interregionale Culqualber (Messina). Generali con differenze di età minima, nati tra il 1954 e il 1956. Ma molto diversi per incarichi e carattere. Coppola, romano, numero uno nelle relazioni internazionali e le missioni all’estero. Amato, salernitano, grandi esperienze a tutto tondo dal territorio alle responsabilità di uffici centrali. Ciceri, comasco, insuperato conoscitore dei meccanismi di organizzazione e gestione al comando generale. Nistri l’eclettico, romano, carriera brillante con la parentesi in abiti civili di direttore generale del “Grande Progetto Pompei”. Robusto, abruzzese, amatissimo comandante della Scuola Ufficiali e poi dei carabinieri al dicastero degli Affari esteri quando il ministro era Paolo Gentiloni.

polizia, dall’Interno. Grande considerazione sull’importanza della nomina è posta dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Il governo farà anche una consultazione con le opposizioni, come da prassi. Ma sullo sfondo c’è soprattutto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: la sua è un’attenzione speciale, lo scrupolo di un Capo dello Stato già ministro della Difesa, profondo conoscitore dei meccanismi istituzionali e della necessità della massima tenuta di un’amministrazione imprescindibile come l’Arma dei Carabinieri.

Dove non mancano i punti di debolezza preoccupanti. Oltre gli episodi di cronaca, ai responsabili della sicurezza nazionale è noto come nell’Arma sia saltato sempre più spesso il principio della gerarchia. Deviazione scaturita spesso insieme a un’altra degenerazione: il potere sempre più debordante degli organismi di rappresentanza militare. Fino allo spettacolo mai visto prima di un appuntato unitosi al ministro dell’Interno e al Tranne Ciceri, tutti gli altri prima comandante generale mentre passavano in dell’Accademia militare a Modena hanno rassegna gli allievi al giuramento. Il fatto la prestigiosa scuola “Nunziatella” di paradosso incredibile è che mentre con la Napoli. La partita è aperta e in questi guida di Franco Gabrielli la Polizia di Stato, giorni si chiuderanno i giochi. La nomina è forza a ordinamento civile, ha visto un del Consiglio dei ministri, su proposta del ridimensionamento degli eccessi sindacali, titolare della Difesa. Tra i grandi elettori nell’Arma sono dilaganti. Il malessere non del nuovo comandante c’è, oltre Roberta manca. Per questo, il nuovo comandante Pinotti, senza dubbio il ministro dell’Arma dovrà avere, soprattutto, un dell’Interno, Marco Minniti: l’Arma, grande carisma. secondo le norme istituzionali, dipende «gerarchicamente» dalla Difesa e «funzionalmente», per i compiti di forza di www.ilsole24ore.com

Roma, bomba davanti alla caserma dei carabinieri a San Giovanni Anarchici: «È una guerra allo Stato» 07 dicembre 2017 Attentato in via Britannia, l’ordigno aveva un innesco ritardato: nessun ferito. Nella stessa caserma un episodio simile 30 anni fa. La procura indaga per terrorismo Gabrielli: «Episodio gravissimo, ma no allarmismi». La rivendicazione online degli anarchici: «Abbiamo portato la guerra a Page 10

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Minniti»

Attentato in via Britannia, l’ordigno aveva un innesco ritardato: nessun ferito. Nella stessa caserma un episodio simile 30 anni fa. continua

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La procura indaga per terrorismo Gabrielli: «Episodio gravissimo, ma no allarmismi». La rivendicazione online degli anarchici: «Abbiamo portato la guerra a casa di Minniti»Atto di terrorismo con ordigno esplosivo. È il reato contestato dalla procura di Roma in merito all’esplosione di un ordigno dotato di un innesco ritardato avvenuta all’alba di giovedì davanti alla caserma dei carabinieri di San Giovanni in via Britannia e che nel pomeriggio è stata rivendicata da una sigla anarchica. «La scorsa notte abbiamo portato la guerra a casa del ministro Minniti - si legge nella nota firmata dalla cellula Santiago Maldonado della Federazione anarchica informale - i diretti responsabili in divisa, coloro che obbediscono tacendo e tacendo crepano, hanno ricevuto un assaggio di quello che si meritano». «Con questa azione - conclude la nota, al vaglio degli inquirenti lanciamo una campagna internazionale contro uomini, strutture e mezzi della repressione». Analizzati i video delle telecamere Sul caso sono immediatamente scattate le indagini alle quali partecipano anche gli investigatori del Ros. Sul posto e accorso il comandante provinciale dell’Arma, generale Antonio De Vita che sta coordinando gli accertamenti. Analizzati anche i video di alcune telecamere esterne che si trovano sulla strada. Per il momento si indaga a tutto campo per capire il movente del gesto. L’obiettivo era proprio la caserma Secondo i primi accertamenti l’ordigno è stato depositato accanto alla porta sul marciapiede. L’esplosione è stata particolarmente potente ed è stata udita a centinaia di metri di distanza. Lo spostamento d’aria ha mandato in frantumi una finestra e danneggiato un’auto parcheggiata nelle vicinanze, ma se qualcuno si fosse trovato a passare in quel momento le conseguenze sarebbero potute essere molto più gravi. Le indagini prendono in considerazione qualsiasi ipotesi anche se appare chiaro che l’obiettivo di chi ha lasciato la bomba fosse proprio la caserma dei carabinieri, un ufficio molto importante in quella zona della città, protagonista di operazioni che vanno dal contrasto allo spaccio della droga a quella all’abusivismo commerciale, dalle indagini sulla criminalità comune e organizzata fino a quelle sulla galassia anarchica e antagonista nonché sul fronte dell’estrema destra. Il movente estremista: i precedenti Fra le ipotesi più concrete c’è quella di un Page 11

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movente estremista. Un episodio analogo era già avvenuto fuori dalla stessa caserma quasi trent’anni fa. Di recente, nell’aprile scorso, un’altra esplosione si era verificata nel parcheggio dell’ufficio postale di via Marmorata, a Testaccio, e anche in quel caso si è parlato di un gesto legato agli ambienti dell’antagonismo, pur non escludendo altre piste. A Roma strutture dei carabinieri sono già state prese di mira in passato, come nel 2003 quando il maresciallo Stefano Sindona rimase gravemente ferito per lo scoppio di un plico recapitato nel suo ufficio nella stazione dell’Arma vicino piazza Vescovio. C’è stato poi l’incendio doloso causato da un ordigno nella sede dell’Associazione carabinieri in congedo a Vigne Nuove, episodio poi rivendicato dalla «Cellula Mario Galesi», brigatista morto in un conflitto a fuoco con la polizia nel 2003 nel quale perse la vita anche l’agente della Polfer Emanuele Petri. Le indagini Atto di terrorismo con ordigno esplosivo il reato contestato dal procuratore aggiunto Francesco Caporale. L’indagine è al momento a carico di ignoti e in giornata arriverà a piazzale Clodio l’informatica su quanto accaduto, redatta dai carabinieri del Comando provinciale e del Ros. Gabrielli: «Abbiamo idee chiare» L’esplosione «è un episodio gravissimo, che ricondurrei nella dimensione di quello che è stato, non deve essere motivo di allarmismo: questi episodi sono avvenuti anche nel passato». Lo ha detto il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, sottolineando che la risposta dello Stato a questi episodi «è in quello che facciamo tutti i giorni». «Filoni che ci indirizzano verso ipotetiche matrici - ha aggiunto Gabrielli - ce ne sono quante ne vogliamo. Ovviamente seguiamo con attenzione. Nello specifico stanno operando, e non potrebbe essere altrimenti, i colleghi dell’Arma. Abbiamo idee abbastanza chiare su chi possa essere e quindi svilupperemo queste idee, che non mi sembra il caso di esplicitare». E ha concluso: «Vorrei dare un messaggio di rassicurazione:non stiamo parlando di situazioni di allarme particolarmente importante. Per certi aspetti ritengo molto più grave la piazzata che è stata fatta ieri nei pressi di una redazione di un gruppo editoriale importante».

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La mancanza di carta e inchiostro per stampanti rischia di far “chiudere” le caserme dei Carabinieri 08 dicembre 2017 Siamo all’assurdo, cose che in un paese civile ed evoluto come l’Italia non dovrebbe accadere. Manca la carta e l’inchiostro delle stampanti e le caserme dei Carabinieri sono costrette praticamente a “chiudere”. Si, sembra una barzelletta invece è assolutamente vero. Non sappiamo quello che sta accadendo in tutto il territorio nazionale ma di sicuro alcune Stazioni della Sicilia ne stanno soffrendo. Ad esempio la caserma di Nesima costretta a non poter accettare denunce e quant’altro per mancanza di toner con gli utenti forzati a recarsi in altre Stazioni. Un disservizio che è durato per circa un mese e che solo con l’intervento di un altro ente pubblico, che ha materialmente fornito ai Carabinieri l’inchiostro, al momento si sta tamponando. Altro caso si sta registrando in questi giorni nella caserma di Belpasso. Anche qui niente carta, niente inchiostro e al via col disservizio. Ci sarebbero altri casi in cui, come detto in precedenza, grazie all’intervento esterno di altri enti come ospedali e comuni, si starebbe evitando il

ripetersi dell’accaduto. E a conferma della mancanza del materiale esisterebbe anche una delibera da pare del “Cobar”, (Consiglio di Base di Rappresentanza del personale militare della Legione Carabinieri “Sicilia”, in cui si farebbe riferimento proprio alla mancanza di carta e toner “non consentendo il regolare svolgimento delle attività istituzionali”. Inoltre è stato “rilevato che in alcuni reparti i materiali vengono acquistati dal personale attraverso l’auto-tassazione”. Nella delibera, che risalirebbe all’ottobre scorso, si farebbe presente al Comandante Generale, il problema chiedendo “in tempi brevi un aumento delle risorse in favore della Legione Carabinieri “Sicilia” al fine di consentire di soddisfare le esigenze in questione”. Insomma una questione banalissima come quella della mancanza di carta e inchiostro che rischia di “arrestare”, scusateci la battuta, il regolare svolgimento istituzionale delle Stazioni dei Carabinieri di tutta la Sicilia.. www.videostar.it

Aria di festa per i Carabinieri di Messina

08 dicembre 2017 Sono iniziate le celebrazioni del Santo Natale 2017 anche presso la Caserma “A. Bonsignore” sede del Comando Interregionale “Culqualber” dove il Generale Comandante Luigi Robusto ha voluto condividere con i militari e le loro famiglie e con i cittadini che sono intervenuti, il sentimento di fratellanza e di comune appartenenza che lega gli oltre 14 mila appartenenti all’Arma che operano quotidianamente sia in Sicilia che in Page 12

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Calabria Proprio per i Carabinieri, che anche nel periodo festivo che si avvicina garantiranno la sicurezza dei cittadini, il Generale Luigi Robusto ha voluto questo momento rappresentativo in cui l’“accensione” dell’albero di Natale vuole essere il simbolo dello spirito di collaborazione e di coesione dell’Istituzione, aperta ai cittadini e costantemente al loro servizio.. www.amnotizie.it

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Cagliari, premiati i carabinieri che si sono distinti nel corso dell'annoi

11 dicembre 2017 I militari dell'Arma più meritevoli della Sardegna sono stati premiati, questa mattina, a Cagliari. A presenziare alla cerimonia, che si è tenuta al Comando Legione Carabinieri Sardegna di via Sonnino, il generale di Corpo d’Armata Ilio Ciceri, in arrivo da Roma e ricevuto dal generale Giovanni Truglio. Ciceri ha consegnato gli attestati ad alcuni militari in servizio dei Comandi Provinciali di Nuoro e Oristano e ad alcuni colleghi dello Squadrone eliportato "Cacciatori di Sardegna" che nel corso dell'anno si sono distinti nel corso dell'attività di serivizio. Nel dettaglio, sono stati premiati:

il maggiore Luigi Mereu, il luogotenente Giuseppe Leioni e il maresciallo capo Gianfranco Porcu per l'indagine sugli omicidi Monni e Masala. Il maggiore Mereu, assieme al maresciallo Giovanni Pietro Molotzu e al brigadiere Giovanni Maria Vargiu, è stato premiato anche per l'operazione antidroga “Tutti innocenti”. Per l'operazione Terra Bruciata, invece, hanno ottenuto il riconoscimento al merito il maresciallo Mauro Manca, l'appuntato scelto Bruno Stiglitz, l'appuntato Gianluca Demurtas e il carabiniere scelto Amedeo Landolfo. www.unionesarda.it

Carabinieri, morì in un incidente Encomio solenne a l t e n e n t e - e ro e

11 dicembre 2017 Il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette ha consegnato un encomio solenne alla memoria ai familiari del tenente Giuseppe De Lise, morto il 2 aprile 1981 in località Santa Maria in Acone - Pontassieve (Firenze). Presente il figlio di Giuseppe, anche lui ufficiale dell’Arma, il capitano Antonio De Lise, comandante della Compagnia di Giugliano in Campania. All’incontro, svoltosi nella Sala di Rappresentanza del Comando Generale, alla presenza dei vertici dell’Arma e dello Stato Maggiore e di esponenti degli organismi di rappresentanza, hanno partecipato alcuni ufficiali frequentatori del 157mo Corso di Page 13

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Applicazione, lo stesso del tenente De Lise. Salvò la vita a un allievo durante un’esercitazione Questa la motivazione dell’encomio solenne alla memoria, concesso al tenente De Lise: «Con eccezionale senso di abnegazione, esemplare altruismo e generoso slancio, nel corso di un’esercitazione di guida, in qualità di istruttore, avendo il discente perso il controllo del veicolo, non esitava a lanciarsi sul volante nel vano tentativo di evitare un violento impatto contro un casolare. L’intervento, spinto f i no all’estremo sacrificio, consentiva di scongiurare pi ù gravi conseguenze all’allievo, che rimaneva illeso perché protetto dal corpo dell’ufficiale. Chiaro esempio di elette virtù civiche ed altissimo senso del dovere». www.roma.corriere.it

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Consip, Sessa e Scafarto sospesi dal s e rv i z i o p e r d e p i s t a g g i o

12 dicembre 2017 ROMA - Il maggiore Gianpaolo Scafarto e il colonnello Alessandro Sessa, ex ufficiali del Nucleo operativo ecologico, sono stati sospesi dal servizio per la durata di un anno. La misura interdittiva, firmata dal gip Gaspare Sturzo, è stata richiesta dalla Procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sulla fuga di notizie legate al caso Consip. Per Scafarto, già indagato per falso e rivelazione del segreto d'ufficio, è scattata anche l'ipotesi di depistaggio. Stessa ipotesi per Sessa, già iscritto sempre per depistaggio in relazione alle false dichiarazioni rese al pm. La nuova accusa di depistaggio si riferisce all'eliminazione delle comunicazioni intercorse tra i due al fine di sviare, secondo l'accusa, le indagini della procura sulla fuga di notizie riguardanti l'inchiesta a suo tempo aperta a Napoli su Consip. Secondo le accuse, Sessa avrebbe chiesto aiuto a Scafarto per eliminare il backup automatico dell'applicazione Whatsapp, usata dai due per scambiare informazioni sull'inchiesta. Il tutto avvenne quanto Scafarto era già indagato e il suo smartphone era già stato sequestrato dagli inquirenti. Scafarto reinstallò l'applicazione sullo smartphone del suo superiore dopo aver distrutto messaggi e documenti indispensabili all'indagine sulla fuga di notizie che ha coinvolto esponenti di spicco dell'Arma. Per il gip il comportamento dei due fu deliberatamente volto alla distruzione di prove. Per questo entrambi sono stati sospesi dal servizio per un anno, come chiesto dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Mario Palazzi, responsabili del fascicolo. La revoca al Noe della delega delle indagini, disposta dalla Procura di Roma nel marzo del 2017 nell'ambito degli accertamenti Consip, considerato "un fatto rarissimo", avrebbe dovuto consigliare il maggiore Gianpaolo Scafarto e il colonnello Alessandro Sessa "di agire in modo retto, probo e osservante dei propri doveri verso la legge e le istituzioni di riferimento e Page 14

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quelle di appartenenza". E invece "sembra essere stata proprio questa appartenenza l'occasione prossima per consumare altri delitti per le finalità di depistaggio". È uno dei passi dell'ordinanza di applicazione della misura interdittiva della sospensione dalle funzioni firmata dal gip Gaspare Sturzo nei confronti dei due ex ufficiali del Noe, reparto che si occupò inizialmente su input della Procura di Napoli delle indagini Consip. E Scafarto e Sessa risultano ancora in servizio. "Sappiamo come l'accusa abbia accertato, addirittura - prosegue il gip - la promozione a maggiore dello Scafarto. Ne deriva che, allo stato, entrambi gli indagati risultino dagli accertamenti riferiti come ancora in servizio e, quindi, in grado di trarre occasione prossima dall'uso attuale dei poteri di polizia giudiziaria connessi al ruolo di ufficiali dei Carabinieri". Dunque, a parere del gip, oltre al pericolo di reiterazione del reato (la distruzione di documenti contenuti nei rispettivi cellulari al fine di sviare le indagini) c'è anche quello di inquinamento probatorio. "L'attuale presenza in servizio di Scafarto e Sessa, in un contesto gravissimo di operazioni di falsi e depistaggio quanto alle numerose indagini connesse in corso, va a incidere concretamente in un contesto in evoluzione su cui tali soggetti sia in rapporto ai subordinati che all'interno della scala gerarchica dei Carabinieri, alcuni dei quali soggetti iscritti per rivelazione del segreto", al punto che le stesse indagini "possono essere danneggiate o forzate per conclusioni non veritiere". Per il giudice, è sufficiente rileggere i whatsapp tra Sessa e Scafarto del 7 e del 23 settembre 2016 per comprendere come certe loro discusse opzioni investigative, poi non adottate, nei confronti dei superiori abbiano la necessità di un reale chiarimento oggettivo". www.repubblica.it

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Assalti ai furgoni carichi di sigarette: banda sgominata a Palermo, 13 arresti 13 dicembre

Un vero commando specializzato nelle rapine ai furgoni carichi di sigarette, con tanto di sequestri di persona ai danni degli autisti. Nove i colpi, due andati a segno, con un bottino di quasi un milione di euro. Un'associazione a delinquere che i carabinieri del comando provinciale di Palermo hanno azzerato alle prime luci dell'alba, arrestando tredici persone. Un commando caratterizzato da una struttura solida e articolata che operava ripartendo, tra gli affiliati, ruoli e competenze, con pianificazione dei colpi, furto di mezzi idonei anche agli sbarramenti stradali, immobilizzazione e sequestro delle vittime, sottrazione e successiva ricettazione della merce. Nella notte è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Palermo, su richiesta della Procura della Repubblica di Palermo, nei confronti dei 13 componenti del commando (di cui 9 in carcere e 4 agli arresti domiciliari) dell’associazione finalizzata

alla perpetrazione di rapine agli autotrasportatori. (...) «E' stato azzerato un vero e proprio commando - ha spiegato Antonio Di Stasio comandante provinciale dei carabinieri di Palermo -, dotato di una struttura solida e articolata, che - dedito alla commissione di rapine ai danni di autotrasportatori di tabacchi - operava da tempo in città ripartendosi ruoli e competenze. Sono state documentate 9 rapine (7 tentativi e 2 portate a termine) che, se portate tutte a segno, avrebbero fruttato alle casse dei malviventi un ingente guadagno». L’attività investigativa dei carabinieri di Palermo è stata avviata dopo un tentativo di rapina, avvenuto a fine settembre 2016 in via Pirandello. Dopo alcuni mesi di indagini è emerso che il gruppo criminale agiva sempre con auto e scooter, spesso rubati, e seguiva tecniche rodate. Prima di ogni rapina tutti i componenti della banda si incontravano per definire ruoli e compiti. A capo della banda c'erano Cesare Unniemi e Alessandro Cannizzaro. I due sovrintendevano la fase decisionale ma di solito, dopo aver terminato l’incontro mattutino, restavano defilati e non partecipavano direttamente all’assalto né alle procedure di scarico e di occultamento della merce, sovraintendendo invece agli aspetti . www.palermo.gds.it

Carabinieri, 480 allievi a Campobasso per il 137esimo corso ‘Montini’ 14 dicembre 2017 L’emozione negli occhi dei familiari, l’ultimo abbraccio prima di varcare il cancello della caserma Frate. Per i 480 ragazzi ieri si sono aperte le porte della Scuola allievi Carabinieri di Campobasso, Page 15

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divenuta un punto di riferimento per l’Arma. Il 137ensimo corso Montini è composto prevalentemente da ragazzi dal centro-sud Italia, con loro anche due molisani, uno di Isernia l’altro di Campobasso e 40 donne.

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ARMA

«Con questo corso l’Arma dei Carabinieri, in particolare il nostro comandante, il generale Tullio Del Sette – le parole del tenente colonnello Antonio Renzetti – tiene fede all’impegno che assunse in due diverse occasioni nella nostra caserma, ovvero quello di raddoppiare la presenza degli allievi carabinieri in questa Scuola. Direi che siamo andati anche oltre, saremmo dovuti essere 400 allievi, invece siamo quasi 500. È sicuramente un grande impegno che l’Arma ha mantenuto, un impegno che ha avuto necessità di costi significativi, perché abbiamo dovuto riadeguare la struttura con uno sforzo economico importante. Mi piace sottolineare il fatto che quando l’Arma assume degli impegni poi li mantiene. Credo che Campobasso tenga a vedere gli allievi carabinieri in libera uscita in uniforme, è un dato caratteristico della città dove la Scuola è sempre stata presente e resterà anche in futuro con gli stessi numeri. Chiaramente – l’augurio di Renzetti – la nostra speranza è che ci siano importanti sinergie interistituzionali che possano garantire il sostegno a questa struttura fondamentale per la città, per il Molise e per il centro Sud». I ragazzi arrivati ieri a Campobasso hanno alle spalle un’esperienza militare, sono tutti ex Aufp. Da oggi però inizia il lavoro vero, quello che porterà loro ad indossare la divisa: undici mesi di formazione nella Scuola Frate con due mesi di tirocinio pratico in diverse stazioni d’Italia. Una sfida che non spaventa Gianpio, 26 anni di Cerignola: «Ho sempre avuto la passione di entrare nell’Arma – dice – non vedo l’ora di iniziare e dare il mio contributo. Mi aspetto di crescere molto dal punto di vista professionale e accrescere le mia competenze. Spero di diventare un carabiniere molto devoto al lavoro e aiutare la gente e mettendomi a disposizione di chiunque abbia bisogno». Indossare la divisa è un orgoglio anche per Antonio, 24enne della provincia di Caserta: «Tutti abbiamo fatto molti sacrifici per arrivare qui e bisogna essere molto motivati per fare questo lavoro, che ti aiuta a poter stare vicino alla gente. Puoi fare davvero qualcosa per la società. Per il futuro spero di fare qualcosa di operativo e di imparare molto, non è importante la destinazione ma l’obiettivo da perseguire.

La promessa ha un valore. Tanto più autorevole e affidabile è la persona che assume l’impegno, maggiori sono le possibilità che lo stesso venga rispettato. Quando a promettere è un alto ufficiale dell’Arma, va da sé che l’impegno può ritenersi assolto già all’atto dell’assunzione. Figuriamoci, dunque, se la promessa arriva dal comandante generale dei Carabinieri, Tullio Del Sette. È stato lui, il numero uno dell’Arma, ad assicurare qualche mese fa che la Scuola allievi di Campobasso sarebbe tornata agli antichi splendori. Detto, fatto! Da ieri mattina stanno arrivando alla spicciolata 480 giovani, tra cui 40 donne, pronti a giurare fedeltà all’Arma dei Carabinieri e, dunque, allo Stato. Un promessa mantenuta, un impegno assunto con questa città, con la sua gente. Con il Molise in generale. Di buon ora il colonnello Antonio Renzetti, comandante della Scuola che risiede nella caserma “Frate” del capoluogo (le cosiddette Casermette), ha iniziato a coordinare, supportato dai colleghi della struttura, le operazioni di accoglienza degli allievi, tutti provenienti dalle regioni del centro sud del Paese (ci sono anche un paio di molisani). Renzetti, che in Molise è stato anche a capo del Comando provinciale di Isernia, ha salutato uno ad uno i giovani uomini e le giovani donne del 137° Corso. Ha seguito passo passo le procedure di arruolamento. Operazioni di routine, certo. Ma che hanno il sapore della svolta, della rinascita. Della rivincita. Il generale Del Sette ha mantenuto una promessa, ma ha anche vinto una scommessa. Con se stesso perché ci ha creduto, ha creduto nella città di Campobasso, ha creduto nel Molise. E insieme ai suoi uomini, a partire da Renzetti, ha vinto contro le difficoltà affrontate di petto e risolte con fermezza e determinazione in pochissimi mesi. La Scuola allievi, che è una struttura possente, grande, che si estende su decine di ettari di terreno, negli ultimi anni era stata utilizzata in minima parte. Quando nel 2013 Renzetti si è insediato, il corso era frequentato da ‘appena’ 97 aspiranti Carabinieri. Buona parte della struttura, per forza di cose, è stata nel tempo molto trascurata. E rimetterla in sesto non è stato uno scherzo. (...)

Potenziare la Scuola, promessa mantenuta www.primopianomolise.it Page 16

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Notizie dalla Rappresentanza I CONCORSI DEL RIORDINO DELLE CARRIERE. ECCO LA FASE TRANSITORIA COME APRE ALLE CARRIERE INTERNE. TUTTI A PREPARARSI E IN ATTESA DELL'USCITA DEI BANDI DI CONCORSO? Il riordino delle carriere passa anche dalla fase transitoria che costituisce uno dei passaggi importanti per chi non è al ruolo apicale e puo' crescere in un evoluzione a ruolo superiore con una disponibilità di posti che consente questa fase transitoria per 5 anni. Il percorso interno per il miglioramento delle funzioni e non solo. Abbiamo preso atto che oltre 1600 luogotenenti aspirano ai 160 posti messi a disposizione per il ruolo ufficiali ad esaurimentodopo. Abbiamo preso anche atto che qualche altro migliaio di non cinquantenni, limite al di sotto del quale non si poteva concorrere pur essendo luogotenenti, avrebbero partecipato a questo concorso interno straordinario. Ora ci si affaccia verso tutti quelli che saranno gli altri concorsi interni della fase transitoria del riordino. Prima si sosteneva che gli 80 euro erano una miseria, un elemosina, ma non interessava che non erano tassati ed era un prodotto di defiscalizzazione. Poi gli 80 euro dovevano diventare storicizzati e quindi era importante renderli concreti sulla parte stipendiale. Sicuri seppur tassati e farli diventare parte del nostro stipendio mensile. Quindi tutto diventa parte economica del nostro stipendio con l'intervento sui parametri immediato per i piu' anziani di servizio e in prospettiva per i piu' giovani. Prima tutti sostenevano che era la parte economica che interessava e non quella del grado, poi data la parte economica per i piu' anziani di servizio, quasi certamente interessa, invece, anche la parte della carriera, del grado. Ho sempre sostenuto che essendo identificati nella carriera dal grado e dal ruolo, chiunque svolga questo ruolo con passione e identità guarda alla crescita nel grado come da stimolo e anche gratificazione oltre che al relativo miglioramento economico. Per questo ruolo ufficiali dai luogotenenti si è avuto conferma, nonostante il ruolo già corrispondesse un incremento economico con il parametro rilevante. Sono mesi che cresce l'aspettativa per l'uscita dei bandi di concorso interni per maresciallo e per vice brigadiere. Tra dicembre, gennaio e febbraio, saranno pubblicati i bandi di concorso interni che porteranno alla formazione di 665 marescialli e 2000 vice brigadieri provenienti dalle categorie interne carabinieri, carabinieri scelti, appuntati, appuntati scelti, vice brigadieri, brigadieri e brigadieri capo. Ogni anno per 5 anni sarà cosi', la fase transitoria del riordino per il miglioramento funzionale ed economico nelle carriere. Si prevedono numeri importanti nella partecipazione dei concorsi. E' un occasione di crescita professionale in una selezione che in questa fase apre ad un opporttunità certo piu' agevolata per il numero di posti a concorso a disposizione. Nel file pdf in allegato è articolato l'elenco di programmazione dei concorsi redatto dal C.N.S.R. Centro Nazionale Selezione e Reclutamento. Il riordino è anche per i carabinieri piu' giovani che potranno concorrere a concorso marescialli e vice brigadieri differentemente come lo è stato sino ad oggi per tutti gli altri carabinieri. Potranno concorrere a 1000 posti da vice brigadiere per il 23' corso di qualificazione della durata di 45 giorni riservato ai carabinieri con quattro anni di servizio fino al grado di appuntato. continua

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RAPPRESENTANZA

Notizie dalla Rappresentanza E questo potrebbe essere l'unico anno prima che poi, in fase di correttivo si dovrà ricomprendere anche gli appuntati scelti piu' giovani nel grado che scelgono di partecipare al concorso a titoli ed esami. Infatti i 1000 posti del concorso a titoli da vice brigadiere per il 1' corso di formazione professionale riservato ad appuntati scelti, sulla carta dovrebbe essere d'interesse dei soli appuntati scelti che non avendo gli 8 anni nel grado e, invece, proprio per la riflessione fatta sopra, il conseguimento del grado di vice brigadiere interesserà anche chi pur avendo oggi, con il riordino, il parametro stipendiale del brigadiere, aspirerà al grado. Quindi, si verificherà che, nonostante l'appuntato scelto con 8 anni nel grado, percependo il parametro piu' alto, sceglierà di avere un parametro piu' basso, quello del vice brigadiere, comunque avendo uno stipendio che si assesterà nella medesima corresponsione mensile. Si infatti, facendo questo passaggio lo stipendio con un parametro piu' basso, si compenserà con l'indennità pensionabile, l'assegno funzionale e le accessorie del vice brigadiere, assestandosi comunque per un quinquennio sulla medesima parte economica mensile. Questo significa che chi vorrà farlo dovrà prendere in considerazione che davanti deve avere almeno un decennio di lavoro davanti e magari di prevedere il raggiungimento della soglia dell'età anagrafica pensionabile dei 60 anni per maturare tutti gli incrementi previsti e giovare di benefici rilevanti. Sono certo che tanti lo faranno ugualmente, perchè l'aspirazione del grado da sovrintendente e il solo mese di corso saranno stimolanti anche per chi ha un anzianità negli 8 anni nel grado e un po' di anni di servizio ancora da fare prima di collocarsi in quiescenza. Gli appuntati scelti piu' giovani, al di sotto degli 8 anni nel grado, potrebbero essere penalizzati da questa scelta dei piu' anziani. Scelta che non corrisponde a quanto si è sempre sostenuto da parte loro, cioè quella che bastava solo un miglioramento economico e non sarebbe interessato il miglioramento nel grado. Io ho sempre sostenuto che queste affermazioni non corrsipondessero alla realtà, ma per i piu' anziani nella rappresentanza questo è stato il risultato da raggiungere. Comunque dobbiamo attendere la conferma di quanto sostenuto con l'uscita dei bandi di concorso per avere dei dati certi e provvedere ad un intervento nei correttivi per poter dare la possibilità agli appuntati scelti piu' giovani di poter scegliere di concorrere al concorso a titoli ed esami. Su questo si faranno le giuste valutazioni e avremo modo di confrontarci senza creare false illusioni su cose che non possono essere mai ricondotte ad intervento reale. Cosi' è sempre stato per chi come me svolge questo ruolo con responsabilità affrendo al collega rappresentato quel canale privilegiato sempre a contatto con la reltà dei fatti e di cio' che accade e deve accadere d'interesse del carabiniere. Ci saranno anche 100 posti per maresciallo con concorso a titoli ed esami della durata di 6 mesi al 1' corso di qualificazione riservato a soli appuntati scelti, appuntati e carabinieri. Ci saranno 565 posti per il concorso riservato a soli sovrintendenti per il 1' corso di qualificazione per maresciallo della dutata di tre mesi. Cosi' sarà per 5 anni di fase transitoria, la fase del riordino che prevede il passaggio di grado nel miglioramento funzionale che deve passare da concorsi con numeri di posti disponibili importanti che obbliga ad una consapevolezza di voler crescere professionalmente e di migliorarsi facendo un percorso che deve farti avere la reale consapevolezza che hai fatto una scelta ben precisa per il raggiungimento di un obiettivo. E' tempo di studio, di crescita e di dare spazio a chi non ha perso di vista che la crescita professionale passa dall'aggiornamento, dallo studio quotidiano, dalla consapevolezza che la competenza deve passare dalla cognizione di causa. continua

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Notizie dalla Rappresentanza C'è fermento tra i carabinieri e tra i sovrintendenti, ma la cosa importante è che il messaggio che passa è certo quello di una gran voglia di aggiornarsi e di prepararsi. Aspetto che aveva costituito in passato uno degli elementi della demotivazione generale di chi nella carriera non vedeva prospettiva per i pochi posti a concorso e per la complessità di dover dedicare tempo allo studio per poi non raggiungere l'obiettivo. Ma tutto questo si riflette anche su quelli che sono i posti a concorso per gli ingressi nell'Arma dei Carabinieri dall'esterno. Infatti nella seconda decade di gennaio 2018 uscirà il bando di concorso per 546 allievi marescialli dell' 8' corso triennale. Mentre entro la terza decade di marzo 2018 uscirà il bando di concorso per il 138' corso allievi carabinieri con 2335 posti da carabiniere. Per chi ha la libera visione delle cose e fà il carabiniere e non indossa solo la divisa da carabiniere ma lo è realmente, leggendo queste righe puo' farsi una idea di che cosa puo' dare l'intervento del riordino nei 5 anni. Purtroppo gli effetti si toccheranno con mano proprio in questi anni. Infatti già avere la categoria dei sovrintendenti aumentata nell'organico e sanata nella sua totalità già fà pensare al determinante contributo funzionale sui carichi di lavoro nei reparti dove le attività di polizia giudiziaria oggi vengono svolte con profitto anche dal carabiniere con due anni di servizio piuttosto che dall'ufficiale di polizia giudiziaria. Non solo, ma guardando ai quasi quattrormila carabinieri arruolati in questi tre anni di gestione dell'Arma dei Carabinieri, ai quasi tremila che ai primi di dicembre andranno alle scuole di formazione per frequentare il 137' corso allievi carabinieri e ai 2335 posti a concorso per il 138' corso... chi è carabiniere puo' comprendere che questi interventi fatti da chi ha scelto di farli da carabiniere porteranno a metterci in breve tempo in condizione di svolgere quel ruolo al servizio delle nostre comunità come abbiamo sempre chiesto di farlo. Il Riordino delle carriere non è cosa mi dai a me, ma cosa cambia per tutti coloro che fanno e che vogliono continuare a fare il "carabiniere".

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l'allegato

FONTE: pianetacobar.eu/ cocer carabinieri/ Aps Romeo Vincenzo pubblicata 26 novembre 2017

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L'ex consigliere per la sicurezza nazionale si è dichiarato colpevole di menzogna sugli incontri avuti con i russi. Ora testimonierà contro il Presidente 02 dicembre 2017 Sarebbe stato il premier israeliano Benyamin Netanyahu a chiedere a Trump di fare un'azione di lobby presso il Cremlino.

La svolta sul fronte del Russiagate su cui in America sta indagando il procuratore speciale Robert Mueller era attesa da giorni: Michael Flynn, ex consigliere per la sicurezza nazionale dell'amministrazione Trump, ha deciso di patteggiare e davanti al giudice si è dichiarato colpevole, ammettendo di aver mentito all'Fbi su due incontri avuti con l'ex ambasciatore russo a Washington, Sergei Kislyak, un anno fa. Ma c'è di più: Flynn sarebbe disposto a testimoniare contro il presidente. Per dire cosa? Molto probabilmente che l'incarico di contattare Kislyak arrivò direttamente dallo staff di Donald Trump e, in particolar modo da Jared Kushner, il generoconsigliere del presidente Usa. Cosa ha detto Flynn Flynn ha ammesso di aver mentito all'Fbi su due episodi. Il primo è l'incontro con Kislyak in cui lo stesso Flynn avrebbe fatto pressioni perché Mosca aiutasse gli Usa e Israele a fa cadere la risoluzione di condanna degli insediamenti in territorio palestinese in discussione al Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

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Il secondo riguarda la conversazione che Flynn avrebbe avuto con l'ambasciatore russo a proposito delle sanzioni americane a Mosca. In particolare avrebbe chiesto di evitare una escalation nei rapporti con Washington dopo le misure annunciate dalla amministrazione Obama, volte a punire la Russia per le interferenze sulle elezioni presidenziali americane. Cosa può succedere ora La Casa Bianca getta acqua sul fuoco: il caso Flynn riguarda solo lo lui e nessun altra persona è coinvolta, assicura un portavoce. Ma la tensione è alta. È la quarta persona a essere incriminata nell'ambito del Russiagate, ma la prima ad aver ricoperto un ruolo della massima importanza alla Casa Bianca. Ora a non dormire sonni tranquilli sono sicuramente lo stesso Kushner, da tempo indagato e anche il figlio di Trump, Donald Junior. Entrambi, infatti, sono coinvolti negli incontri tra Flynn e Kislyak. Pedina successiva che potrebbe saltare: il Presidente. www.panorma.it

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Pensioni, aumenti da 70 a 2 6 0 e uro ne l 2 0 1 8 02 dicembre 2017 di 72 euro in più; chi intasca 13mila euro all’anno, ne riceverà 143 in più. Inoltre chi ha una pensione compresa tra 1.500 e 3.000 euro al mese “guadagnerà” tra i 200 e i 260 euro lordi all’anno.

Seppur senza arrivare ai mille euro che tanti pensionati vorrebbero ricevere, il trattamento minimo pensionistico l’anno prossimo tornerà ad aumentare dopo due anni di stop: dagli attuali 501,89 a 507,41 euro. Non per qualche decisione politica, ma per il meccanismo automatico di adeguamento delle pensioni all’inflazione, o meglio alla variazione del costo di un determinato paniere che costituisce il punto di riferimento per le prestazioni previdenziali e assistenziali: l’indice Istat dei prezzi al consumo, tabacchi esclusi, per le famiglie di operai e impiegati. Da gennaio si applicherà il valore provvisorio relativo al 2017 che è pari a +1,1% (si veda il Sole 24 Ore di ieri). Di conseguenza aumenteranno tutti i parametri di riferimento delle prestazioni previdenziali: dal trattamento minimo all’assegno sociale (da 448,07 a 453 euro), dai vitalizi al trattamento di invalidità civile, e poi ancora dei limiti di reddito per l’integrazione al minimo o il cumulo delle pensioni ai superstiti. Oltre ovviamente agli assegni “ordinari” in pagamento. Per chi percepisce 1.000 euro lordi al mese, l’incremento sarà di 11 euro, con 1.600 euro il ritocco sarà di 16,72 euro, chi incassa 2.100 euro avrà un aumento di 17,33 euro. Rapportato all’intero anno, quindi tredicesima compresa, significa che chi riceve la pensione minima avrà poco meno Issue 1

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Con il crescere dell’importo della pensione, l’aumento è proporzionalmente minore perché il meccanismo di perequazione favorisce gli assegni di valore più basso, riconoscendo solo a loro l’adeguamento pieno all’inflazione (si veda grafica in pagina). Con la conseguenza che con il passare degli anni il potere d’acquisto dei pensionati più ricchi diminuisce perché non viene completamente adeguato alla variazione dei prezzi. Il ritocco degli assegni non modifica la posizione critica della Cgil nei confronti del quadro normativo delle pensioni, tanto che oggi si svolgeranno le manifestazioni di piazza preannunciate nei giorni scorsi per protestare in particolare contro la rigidità dei criteri di pensionamento. Secondo le regole in vigore dal 2012 i requisiti per accedere alla pensione sono destinati ad adeguarsi automaticamente all’allungamento della speranza di vita con un primo aumento di 5 mesi di età o di contributi che dovrebbe scattare nel 2019. Questo a fronte di un requisito per la pensione di vecchiaia che già oggi per la maggior parte dei lavoratori, in teoria perché nei fatti si ha ancora la possibilità di incassare l’assegno diversi anni prima, è di 66 anni e 7 mesi e, come certificato ieri dal Censis, in Europa è il secondo più alto, dopo quello della Grecia. www.ilsole24ore.it

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Nuovo strappo di Trump: gli Usa fuori dal patto Onu sui migranti

03 dicembre 2017 Il patto internazionale sui migranti e sui loro diritti (Global compact on migration), raggiunto alle Nazioni Unite nel settembre 2016, vede una pesante defezione: è quella degli Stati Uniti. La Casa Bianca, infatti, ha deciso di fare un passo indietro perché ritiene che la propria politica su migranti e rifugiati non sia compatibile con il patto. L'amministrazione Usa rivendica il diritto di decidere in piena autonomia criteri e logiche per consentire l'ingresso agli stranieri. Sono questi i motivi dell'abbandono degli Stati Uniti, come reso noto dall'ambasciatrice americana all'Onu, Nikki Haley: "Le nostre decisioni sull’immigrazione devono essere sempre prese dagli americani e solo dagli americani". Ma cosa si proponeva la "Dichiarazione di New York"? Migliorare la gestione delle politiche migratorie. Sottoscritta appena un anno fa da 193 Paesi, andava sempre più stretta alla Casa Bianca, che così ha deciso di chiamarsi fuori: "Saremo noi a

decidere come meglio controllare i nostri confini e chi sarà autorizzato a entrare nel nostro paese - spiega la Haley -. L’approccio globale della Dichiarazione di New York non è semplicemente compatibile con la sovranità americana". Accusata di isolazionismo, l'amministrazione Trump conferma di voler applicare quanto promesso dal tycoon in campagna elettorale. "Il presidente Trump - - ha continuato Haley - ha deciso di interrompere la partecipazione degli Stati Uniti nella preparazione del Patto che punta a ottenere il consenso dell’Onu nel 2018. Gli Stati Uniti sono orgogliosi della loro eredità in materia di immigrazione e della loro leadership nell’appoggio di popolazioni di migranti e rifugiati in tutto il mondo ma la Dichiarazione di New York è incompatibile con la politica statunitense".

www.ilgiornale.it

Nuovo contratto degli statali, arriva il l i ce nz i a m e nt o p e r l e m ol e s t i e s e s s ua l i 03 dicembre 2017 ROMA. Il nuovo contratto degli statali dedica un capitolo ad hoc al Codice disciplinare. Una mappa dettagliata delle condotte da evitare, degli obblighi da rispettare se non si vuole incappare in sanzioni che vanno dal semplice rimprovero verbale all’espulsione. Dopo otto anni di blocco e una riforma, quella firmata da Madia, appena entrata in vigore Issue 1

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c'era da aggiornare il quadro e dalle prime bozze in circolazione le novità sembrano non mancare. Ecco che la P.A. opta per il pugno di ferro contro molestatori e corruttori. Arriva così il licenziamento per chi si macchia di molestie sessuali o comunque di particolare gravità, quando il tutto non è riconducibile a un singolo episodio.

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Stessa 'pena' per chi prende e offre regali sopra i 150 euro in cambio di altri favori. Le nuove regole si mettono quindi al passo con i tempi, con i cambiamenti della società. Si pensi, ad esempio, che lo stalking è diventato reato nell’ordinamento italiano quando ormai l'ultimo contratto era già chiuso, era il 2009. Ovviamente le sanzioni sono graduate, per cui in prima battuta il travet in questione viene redarguito con una sospensione dal servizio e dalla retribuzione che va dagli undici giorni a sei mesi. Ma la P.a non perdona: se il molestatore è «recidivo» perde il posto. Una regola così chiara in passato non c'era e averla ora esplicitata, almeno stando ai testi preparatori, significa anche rafforzare la prescrizione, renderla cogente. Così è anche per le condotte già 'banditè, nel segno della lotta al malcostume, dal regolamento del 2013, il cosiddetto 'Codice di comportamento dei dipendenti pubblicì. Un decreto che risale al governo Monti, che ora viene reso operativo. Non solo si può, ma «si applica» direttamente il licenziamento per lo statale che accetta o chiede, per sé o per altri, doni non di "modico» valore come contropartita. Il regalo può prendere anche la forma di uno

sconto e il travet può essere sia il destinatario che il mittente. La sostanza non cambia. E l'obiettivo è chiaro: mettere fine a favoritismi nei confronti di 'amicì. E con pari forza sono colpite le situazioni di conflitti di interesse. Il pacchetto di misure verrà discusso martedì, nel tavolo di confronto tra sindacati e Aran, l’Agenzia che è la faccia del governo nei negoziati sul contratto. Un contratto che sta prendendo forma, visto che le ultime indiscrezioni si sommano a quelle su 'furbetti del weekend’, assenze, permessi per malattia e precariato (con il tetto di quattro anni al contratto a tempo determinato). Le parti sono orientate a chiudere al più presto la trattativa sui profili normativi per concentrarsi sugli aspetti economici. In ballo ci sono aumenti di 85 euro medi mensili. La partita sulle risorse però difficilmente potrà partire prima dell’approvazione della manovra, attraverso cui viaggia la copertura finanziaria. Probabile quindi che per la definizione dell’intesa occorra aspettare almeno i primi mesi del 2018, in pieno clima elettorale. www.gds.it

De Raho (Antimafia): legge su intercettazioni os t a col a i nd a g i ni , v a m od i f i ca t a 03 dicembre 2017 Così come è la legge sulle intercettazioni finisce per ostacolare l'esercizio delle indagini» e per questo va modificata «in alcuni punti». Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, ospite di Lucia Annunziata a «1/2 h in più» su Rai3. Il magistrato ha anche detto di essere «favorevole a un tagliando per il 416 bis» e, commentando la nascita della nuova sinistra guidata da Pietro Grasso, ha detto che «il passaggio in politica» del presidente del Senato «è legittimo».

«Sono a favore di un tagliando al 416 bis nei limiti in cui la corruzione possa costituire un'aggravante dell'associazione mafiosa», ha detto De Raho, spiegando che «nessuno mette in dubbio che il nucleo centrale dell'associazione mafiosa vada mantenuto. Ma ci si è resi conto che la mafia ancora prima dell'intimidazione utilizza la corruzione e la collusione. Ci sono forme di infiltrazione che finiscono per inquinare le pubbliche amministrazioni» . «La corruzione che dilaga - ha aggiunto - è uno degli elementi che più di tutti inquina il nostro sistema».

«Tagliando per 416 bis, corruzione sia aggravante» Issue 1

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Sostegno ai comuni dopo scioglimento per m a fi a Secondo il procuratore, poi, bisogna andare oltre lo scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose: «In territori come quelli calabresi in cui la 'ndrangheta si è impossessata della libertà dei cittadini - ha detto - è necessario un intervento che non sia solo di controllo delle attività amministrative per un periodo limitato». Per De Raho «non possono bastare due anni», ma non si può nemmeno «sospendere la democrazia». Mentre «pensare a percorsi che possano accompagnare gli organi elettivi con un sostegno statale potrebbe essere la soluzione», ha sottolineato. Legittimo passaggio di Grasso in politica Rispondendo a una domanda di Lucia Annuziata sul passaggio di Grasso in politica, De Raho ha detto che «è

certamente legittimo che qualunque cittadino possa contribuire al miglioramento della società», definendo comunque una «priorità» la legge discussione sulla candidabilità dei magistrati. «Ho da sempre sostenuto che chi esercita una delle funzioni dello Stato importante come quella giurisdizionale non debba poi entrare nella politica perchè è come passare da un potere a un altro» ha spiegato il procuratore, «ma un discorso di questo tipo - ha aggiunto - prevede distinzioni: un magistrato che ha dato la vita all'affermazione dei valori della Costituzione e pensa poi di poter dare, al suo pensionamento, un contributo alla politica penso che potrebbe continuare a dare qualcosa di utile al popolo italiano». www.ilsole24ore.com

B ol l o a ut o e l e g g e 1 0 4 , l ’ e s e nz i one v a l e p e r p i ù v e i col i ? 04 dicembre 2017 Bollo auto e legge 104: cerchiamo di rispondere al quesito di un nostro lettore sulla possibilità di esenzione dal pagamento per più di un veicolo quando in famiglia ci sono più persone in possesso della Legge 104: Sono proprietario di due auto e ho due bambini con la legge 104, la mia domanda e questa: è possibile usufruire dell’esenzione dei due bolli auto avendo a carico i due bambini e mia moglie? Marco. Analizziamo in breve chi ha diritto dell’esenzione bollo auto e poi risponderemo in modo diretto al quesito.

capacità di deambulazione o affetti da pluriamputazioni - disabili con ridotte o impedite capacità motorie. Le agevolazioni anche per il familiare Può beneficiare delle agevolazioni (Irpef, Iva, bollo, imposta di trascrizione) il familiare che ne sostiene la spesa, a condizione che il portatore di handicap sia a suo carico ai fini fiscali. In questo caso, il documento comprovante la spesa può essere intestato indifferentemente alla persona disabile o al familiare del quale egli risulti a carico.

Per essere considerato “fiscalmente a carico” il disabile deve avere un reddito complessivo annuo non superiore a Possono usufruire delle agevolazioni coloro 2.840,51 euro. Per il raggiungimento di questo limite non va tenuto conto dei che risultano: redditi esenti, come, per esempio, le pensioni sociali, le indennità (comprese - non vedenti e sordi - disabili con handicap psichico o mentale quelle di accompagnamento), le pensioni e titolari dell’indennità di accompagnamento continua - disabili con grave limitazione della Issue 1

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gli assegni erogati ai ciechi civili, ai sordi e agli invalidi civili. Superando il limite di reddito, le agevolazioni spettano unicamente al disabile: per poterne beneficiare è necessario, quindi, che i documenti di spesa siano a lui intestati e non al suo familiare.

pos s i b i l e ? Nelle note dell’Agenzia delle Entrate, viene evidenziato che se più disabili sono fiscalmente a carico di una stessa persona, quest’ultima può fruire, nel corso dello stesso quadriennio, dei benefici fiscali previsti per l’acquisto di autovetture per ognuno dei portatori di handicap a suo carico.

Esenzione bollo auto per più veicoli è www.investireoggi.it

Servizi segreti. Gentiloni: combattere il terrorismo senza assomigliargli

04 dicembre 2017 «Non siamo affatto condannati a combattere il terrorismo al prezzo di somigliargli». Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, esprime il suo pensiero nell'articolo di apertura del numero speciale della rivista dell'Intelligence, Gnosis, per il decennale della riforma dei servizi segreti, celebrata a Roma in un convegno all'Auditorium Parco della musica. Per Gentiloni, presente all'incontro assieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «non è comprimendo la libertà dei cittadini che si contrasta efficacemente il terrorismo, non è sacrificando la protezione dei dati personali che si può perseguire la sicurezza cibernetica, non è con la segretezza fine a se stessa che gli Organismi informativi possono preservare gli interessi nazionali». Secondo il presidente del Consiglio «l'esperienza che abbiamo accumulato nei decenni è un bagaglio assolutamente prezioso, ma da solo non basta. Occorre, in particolare dopo la sconfitta militare del Daesh, un costante supporto informativo che permette di agire su tutti i necessari livelli di contrasto a cominciare dai canali di diffusione della propaganda jihadista, dai processi di radicalizzazione, addestramento ed emulazione in internet, dalle fonti di finanziamento delle varie organizzazioni terroristiche». Issue 1

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Riguardo poi al fenomeno dei nazionalismi in crescita, il premier mette in guardia dalla «tendenza all'esaltazione delle sovranità che talvolta assume caratteristiche nostalgiche di piccoli e grandi imperi. E questo sovranismo produce comportamenti che, a loro volta, producono minacce". Ecco perché, è l'inciso, nel lavoro di tutti a difesa della sicurezza del Paese «dobbiamo essere certamente attrezzati ed agguerriti, ma sempre fedeli ai nostri valori di pluralismo, di democrazia e di libertà. Queste due cose devono andare insieme». Gentiloni spiega anche che «se amici e partner sono anche concorrenti, ciò non vuol dire che si debba abdicare alla promozione del libero scambio e a politiche di convinta apertura a quegli investimenti esteri che generano occupazione e sviluppo. Né comporta che si debba essere partecipi di forme di nazionalismo aggressivo nelle quali non ci riconosciamo e che non ci appartengono». Per il presidente del Consiglio «la forte instabilità del quadro geopolitico e le conseguenze sociali ed economiche della globalizzazione non impediscono di contribuire in maniera virtuosa ai processi di governance globale, ma a condizione che si disponga di strumenti analitici che permettano di individuare in tempo utile le insidie, anche quelle non immediatamente percepibili».

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I servizi italiani comunque sono all'altezza dei compiti difficili che si presentano, sostiene ancora Gentiloni: «In un panorama di minacce molto mutato per pervasività novero e sofisticazione, il Paese può fare affidamento su uno strumento pienamente in grado di rispondere alle avversità del mondo in cui viviamo». E allora per il presidente del Consiglio «va reso pieno merito ai vertici della nostra intelligence e a tutte le donne e gli uomini che con loro collaborano, ai professionisti di lungo corso e ai talenti più giovani reclutati in questi anni, di aver assolto fino in fondo il mandato loro affidato», aggiunge. «Il modello di intelligenza sul quale l'Italia può contare è esattamente quello di cui ha bisogno», conclude il premier. II provvedimento legislativo che dieci anni fa ha riformato il settore, quindi «può vantare una straordinaria modernità". L'intelligence, conclude, «si è così guadagnata la fiducia dell'opinione pubblica, facendo della trasparenza un obiettivo concreto». Positivo il bilancio anche del direttore del Dis, Alessandro Pansa: «Nella costruzione riformatrice trovò espressione una grande scelta culturale, prima ancora che

legislativa: quella di emancipare la struttura dall'alveo angusto della cultura della segretezza». Pansa avverte poi che «il web, i social, i sistemi di comunicazione relazionale che vengono utilizzati portano con sé un numero consistente di insidie e la mancanza di regole e di controlli - peraltro ben difficili anche da concepire - lo rendono un mondo ad alto rischio per chi non è ben attrezzato alla navigazione e non è ben consapevole di cosa stia accadendo». Il direttore del Dis annuncia quindi l'avvio della prima campagna cyber destinata ai giovani promossa dallo stesso Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, cui seguirà un'altra rivolta alle piccole e medie imprese. L'iniziativa, chiamata Be aware. Be digital, ha l'obiettivo di promuovere un utilizzo consapevole delle tecnologie Ict (tablet, smartphone, social media, web in generale), attraverso alcuni progetti per i ragazzi con tutorial ed app formativi, da vivere in maniera diretta e tramite le istituzioni scolastiche. Alle piccole e medie imprese saranno fornite buone prassi e strumenti utili allo sviluppo delle risorse umane. www.avvenire.it

Parte il Fondo monetario europeo: “Sarà il guardiano della stabilità” 05 dicembre 2017 Il portoghese Mario Centeno, eletto ieri, sarà l’ultimo ministro a guidare l’Eurogruppo. O almeno questo è il piano della Commissione Ue, che domani svelerà il suo progetto di riforma dell’Unione economico-monetaria. Un dossier in quattro capitoli. Bruxelles insisterà sull’istituzione - a partire dal 2020 - di un superministro dell’euro, che sia al tempo stesso vicepresidente della Commissione e capo dell’Eurogruppo. Meno ambiziosa la proposta di un bilancio dell’Eurozona: una timidezza dovuta allo scetticismo di Berlino, che raffredda le ambizioni di Emmanuel Macron. Ci sarà anche la proposta di integrare nei Trattati il Fiscal Issue 1

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Compact, tema sensibile nell’Italia preelettorale. E poi c’è il piatto forte: la trasformazione del Fondo Salva-Stati in un vero e proprio Fondo monetario europeo. Nel quale Francia e Germania avranno potere di veto. Teoricamente anche l’Italia, ma nella pratica potrebbe non essere così: la quota che Roma avrà nel nuovo Fondo rischia di scendere al di sotto della soglia che garantisce la possibilità di bloccare ogni decisione. Secondo il documento proposto da Bruxelles sul nuovo Fondo, gli Stati non avranno tutti lo stesso peso: i più grandi, quelli che metteranno più soldi, conteranno

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di più. Questo non succederà per le decisioni-chiave, che saranno prese all’unanimità: per esempio quando bisognerà decidere gli aumenti di capitale o dare il via libera al salvataggio di un Paese. Ma le decisioni sugli esborsi di capitale saranno prese con una maggioranza qualificata, pari all’85% delle quote: chi detiene più del 15% del capitale, dunque, potrà mettere il veto. Oggi, nel Meccanismo europeo di stabilità (il cosiddetto Fondo Salva-Stati), superano quella quota solo Germania, Francia e Italia. Ma attenzione: la platea dei soci del nuovo Fme è destinata ad aumentare, allargandosi (su base volontaria) a tutti gli Stati che fanno parte dell’Unione Bancaria. L’attuale 17,9% del capitale detenuto dall’Italia potrebbe dunque scendere sotto la soglia del 15%. Il nuovo Fme sarà incorporato nel diritto comunitario: non sarà più un organismo intergovernativo e agirà sotto la supervisione del superministro dell’euro. Avrà il compito di «salvaguardare la stabilità finanziaria», intervenendo attraverso linee di credito per salvare i Paesi in crisi. In cambio chiederà aggiustamenti di bilancio e riforme strutturali. Avrà anche una funzione di rete di sicurezza per i rischi bancari. Berlino

vorrebbe inoltre assegnare al Fme il ruolo di controllore dei conti pubblici, potere che però la Commissione non vuole cedere. È invece previsto per il Fme un ruolo di controllo sul futuro bilancio dell’Eurozona. Ma quest’ultimo capitolo resta controverso. Bruxelles si è trovata tra l’incudine (Berlino) e il martello (Macron). «Ne è uscito un documento molto blando» spiega una fonte coinvolta nei negoziati. Chi si attende grandi cifre sull’entità del bilancio dell’Eurozona resterà deluso: si parla di destinare 30-50 milioni di euro. «Gli Stati non sono allineati su questa riforma e la situazione in Germania rende difficile prendere decisioni in questa fase»: Pierre Moscovici, commissario agli Affari economici, lo ammette. Ma è proprio in questo vuoto che la Commissione vuole inserirsi: «Se il metodo intergovernativo non permette di raggiungere un accordo spiega il francese -, la Commissione ha il dovere di fare le sue proposte per stimolare il dibattito». Il piano che sarà presentato domani finirà sul tavolo dell’Eurosummit, il vertice tra i leader Ue dedicato alla zona euro che è in programma il 15 a dicembre a Bruxelles. . www.lastampa.it

Dati sanitari alle multinazionali, senza consenso: passa la norma in Italia 06 dicembre 2017 I nostri dati personali, a partire probabilmente da quelli sanitari, potranno finire nelle mani delle multinazionali, a scopi di ricerca scientifica o statistici. Senza bisogno del consenso dell'interessato e senza nemmeno doverlo avvisare. Il tutto è stato autorizzato, a sorpresa, da due articoli comparsi nella "legge europea 2017" (la 167, con cui l'Italia recepisce obblighi comunitari) uscita in Gazzetta ufficiale la scorsa settimana. Ed entrata in vigore già dal 12 dicembre. Issue 1

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E' un implicito via libera dell'Italia a un dossier che aveva suscitato grosse polemiche e l'altolà del Garante della Privacy: l'accordo tra il Governo Renzi e l'Ibm per l'uso dei dati sanitari italiani - a partire da quelli della Lombardia - in cambio dell'apertura a Milano del suo centro Watson Health. Di qualche giorno fa anche una lettera della Commissione europea (Direzione generale Concorrenza) al Governo per ottenere chiarimenti sull'accordo, preoccupata tra l'altro che ci possano essere discriminazioni lesive per i concorrenti di Ibm.

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Ibm, come tutte le multinazionali tecnologiche, ha bisogno dei dati dei cittadini per alimentare i propri sistemi di intelligenza artificiale, rendendoli più competitivi in quello che tutti gli esperti considerano il business del futuro. L'intelligenza artificiale, alimentata dai big data, per migliorare la sanità, la gestione delle città e delle utility, tra l'altro. Un mercato miliardario, secondo varie stime: 4 miliardi di dollari previsti nel 2017 solo per i big data nella Sanità, secondo Sns Research, con una crescita del 15% annuo fino al 2030. In particolare, la legge appena uscita anticipa il regolamento europeo (Gdpr) che entra in vigore a maggio 2018; ma lo fa con una tale genericità e permissività da preoccupare gli esperti. "Tra qualche giorno sarà possibile dare, per scopi di ricerca scientifica o statistici, tutti i dati degli italiani, con la sola tutela di un'autorizzazione da parte del Garante Privacy prevista in modo troppo generico dalla norma", dice Francesco Pizzetti, ex garante della privacy e docente ordinario di Diritto Costituzionale presso l'Università di Torino. "La norma non prevede infatti il diritto dell'utente a essere informato né ad accedere a questi dati. Vincola l'autorizzazione del Garante solo al fatto che i dati siano anonimizzati e che sia rispettato il principio di minimizzazione dell'utilizzo. Ossia che siano usati solo quelli che servono per quella ricerca scientifica", aggiunge. "Non si comprendono le ragioni di tanta urgenza nel fare questa legge. Se non pensando ai grandi interessi di tutte le multinazionali tecnologiche nei confronti del mercato dell'intelligenza artificiale, nutrito dai dati personali dei cittadini", dice Andrea Lisi, avvocato esperto di questi temi. Negli ultimi mesi, Ibm ha lavorato ad accordi non solo con il Governo italiano ma anche con quelli di altri Paesi, come Francia e Regno Unito, per ottenere i dati dei cittadini. Anche l'anonimizzazione apre dubbi e problemi. La norma non chiarisce se sia lo Stato a dover anonimizzare i dati o lo possa fare anche un soggetto privato. Nel secondo caso, significa che l'azienda destinataria avrebbe comunque i nostri dati in chiaro in un qualche momento. Nel Issue 1

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primo caso, bisogna assicurarsi che lo Stato sia in grado di reclutare competenze sufficienti per anonimizzare bene i dati. Altrimenti significa mettere comunque a rischio la privacy dei cittadini (i cui dati su malattie e terapie seguite potrebbero finire per esempio nelle mani di cyber criminali o di aziende di assicurazione). E queste competenze, come fatto notare dal Garante al Governo, in Italia sono molto immature rispetto ad altri Paesi europei. Infine, c'è una questione di fondo, di principio costituzionale, che ora anima il dibattito tra gli esperti e tra i Garanti privacy europei. Migliorare la Sanità con i dati dei cittadini è un valore di interesse pubblico. Allora forse i dati anonimizzati dovrebbero essere resi pubblici. Ma in questo modo nessun soggetto privato avrebbe un reale incentivo a procedere con un trattamento complesso come l'anonimizzazione ed esporsi al rischio di infrazioni al Regolamento Privacy (Gdpr), con conseguenti sanzioni. Di base, c'è una questione più ampia, che investe i fondamentali stessi della democrazia. Le risorse per fare avanzare la medicina - con l'intelligenza artificiale, per esempio - sono sempre di più nelle disponibilità di soli grandi soggetti privati e sempre meno dello Stato. La sfida per i Governi è trovare modi per conciliare questa situazione con due diritti dei cittadini: alla salute e quello alla privacy. È un difficile equilibrio. Entrambi gli eccessi opposti renderebbero, alla fine, più difficile per i cittadini l'accesso a cure migliori. Norme troppo rigide possono infatti disincentivare gli investimenti di quei soggetti privati (con danno per il settore salute e per l'indotto economico in generale). I quali per altro avrebbero così interesse a investire in Paesi con norme più favorevoli. Di contro, norme troppo permissive minacciano non solo la privacy dei cittadini; ma anche - per esempio dando troppe prerogative in forma esclusiva a singole aziende - sono incompatibili con l'obiettivo generale di rendere quanto più condivisi possibili i risultati di quegli avanzamenti medici ottenuti con la tecnologia. . www.lrepubblica.it

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Polizia, Fbi e hacker smantellano la botnet A n d ro m e d a : c e n t i n a i a d i m i g l i a i a d i p c i n f e t t a t i 07 dicembre 2017

delle informazioni (BSI).

Nel contesto di una maxi-indagine internazionale, il Servizio polizia postale e delle comunicazioni, sotto la direzione della Procura di Roma e con la collaborazione del Federal Bureau of Investigation (FBI) statunitense, ha smantellato la propaggine italiana della famigerata Rete Andromeda, una delle più longeve e insidiose «botnet» operanti a livello mondiale, responsabile della infezione di milioni di computer utilizzati da abili hacker per la diffusione di virus informatici su larghissima scala.

Una botnet, nel gergo informatico, è una rete di centinaia di migliaia di computer infettati dai criminali informatici per assumerne il controllo all'insaputa dei legittimi proprietari; successivamente, i pc possono essere manovrati e utilizzati come veicolo per la commissione di innumerevoli reati informatici. I proprietari dei pc infettati (detti significativamente, com-puter-zombie) non sospettano nulla. Tutto quello che notano è che i loro pc sono un po' più lenti del solito. Assunto il controllo dei sistemi, gli hacker sono in grado di sfruttarli per compiere attività illecite su larga scala, quali il furto di dati personali, password, numeri di carte di credito, indirizzi, numeri di telefono e dati sensibili.

In particolare, la polizia postale e delle comunicazioni ha smantellato 2 server 'command & control' e circa 150 domini localizzati in Italia. L'indagine è stata condotta in stretta collaborazione con l'Ispettorato per le indagini criminali centrali di Luneburg in Germania, il Centro europeo per la criminalità informatica di Europol (EC3), la Task Force congiunta per i crimini informatici (J-CAT), Eurojust e private - partner di settore. Insieme, i partner internazionali hanno agito contro 1500 server e domini, che sono stati utilizzati per diffondere il malware Andromeda. Per Steven Wilson, capo del Centro europeo per la criminalità informatica di Europol, «questo è un altro esempio delle forze dell'ordine internazionali che collaborano con i partner industriali per affrontare i criminali informatici più significativi e l'infrastruttura dedicata che usano per distribuire malware su scala globale. Il messaggio chiaro è che i partenariati pubblico-privato possono avere un impatto su questi criminali e rendere Internet più sicuro per tutti noi». Le attività di contrasto hanno coinvolto gli Stati membri dell'Ue: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Regno Unito, e Australia, Bielorussia, Canada, Montenegro, Singapore e Taiwan. L'operazione è stata supportata da partner privati e istituzionali: Shadowserver Foundation, Microsoft, Registrar of Last Resort, Internet Corporation per nomi e numeri assegnati (ICANN) e registri di dominio associati, Fraunhofer Institute for Communication, Information Processing and Ergonomics (FKIE), e l'Ufficio federale tedesco per la sicurezza Issue 1

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Nelle ipotesi più gravi, la potente rete di computer-zombie è utilizzata per lanciare attacchi a sistemi informatici appartenenti ad infrastrutture critiche del Paese (pubbliche amministrazioni, sanità, energia, trasporti, finanza, telecomu-nicazioni), con evidente pericolo per l'erogazione dei servizi pubblici essenziali ai cittadini. L'operazione ha preso il via un anno fa, quando, dopo più di quattro anni di indagini, la Procura della Repubblica di Verden e la Polizia di Luneburg (Germania), insieme alle Autorità statunitensi e alle Agenzie europee Europol ed Eurojust, rilevarono l'esistenza di un'infrastruttura criminale internazionale denominata Avalanche, utilizzata per lanciare, diffondere e gestire attacchi malware globali, tra cui Andromeda. La condivisione dei dati acquisiti durante l'operazione Avalanche, ha gettato le basiper la creazione, a livello planetario, di una task force formata dagli investigatori di 15 paesi, tra cui l'Italia, attraverso cui è stata avviata quest'anno l'indagine Andromeda. Ricostruita pazientemente la complessa rete di server e computer che componevano la botnet, le forze di polizia e le autorità giudiziarie dei 15 Paesi hanno così dato corso ad un'azione coordinata di spegnimento simultaneo (tecnicamente denominata 'takedown') dei sistemi informatici infetti, che ha condotto alla disarticolazione della struttura criminale. www.ilmessaggero.it

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Trent'anni e oltre seimila morti. Breve storia dell'Intifada 08 dicembre 2017

sorto con la rivolta.

Dopo la decisione di Donald Trump di spostare l'ambasciata Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, definita dal presidente americano capitale dello Stato ebraico, il leader politico del movimento islamista di Hamas, Ismail Haniyeh, ha chiamato oggi i palestinesi a una nuova Intifada (dal termine arabo che indica la rivolta) per la "liberazione di Gerusalemme". L'annuncio coincide con il trentesimo anniversario della prima intifada, quella delle "pietre", scattata nel campo profughi di Jabalia a Gaza il 9 dicembre 1987 in seguito a proteste spontanee e che si concluse nel 1993, quasi simultaneamente alla firma degli accordi di Oslo (il 13 settembre di quell'anno; il 24 l'Olp ordina agli attivisti di cessare ogni operazione militare contro l'esercito israeliano) . Come nacque la rivolta La protesta fu innescata dall'uccisione di quattro profughi palestinesi investiti da un camion guidato da un israeliano. La rivolta venne caratterizzata dai lanci di pietre contro le truppe israeliane, ma assunse anche la forma di disobbedienza civile, scioperi generali e boicottaggi sui prodotti israeliani in tutto il mondo arabo. La rabbia darà vita a una sollevazione che durerà sei anni, fino al riconoscimento reciproco tra Israele e l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). Lo scontro coinvolge per la prima volta tutti i palestinesi, sia di Gaza che della Cisgiordania. Si tratta di una protesta popolare che coglie di sorpresa la stessa direzione dell'Olp, allora di base a Tunisi. In campo scendono migliaia di giovani e giovanissimi che prendono a sassate le forze israeliane, impreparate ad affrontare la nuova situazione. Al lancio di pietre queste ultime rispondono con il fuoco delle armi: 1.258 palestinesi restano uccisi. Nel bilancio dei morti, anche 150 israeliani, uccisi in maggioranza verso la fine della prima Intifada per la radicalizzazione della protesta, che vide l'intervento della Jihad Islamica e di Hamas, movimento islamico

D al l a seconda al l a terza Intifada La seconda intifada esplose il 28 settembre 2000, con la visita del leader del Likud Ariel Sharon al Monte del Tempio, luogo sacro nella Città vecchia. Negli scontri conseguenti morirono più di 3.300 palestinesi e 1.000 israeliani. L'Intifada al-Aqsa durò fino 2005: cinque anni prima, due mesi dopo il fallimento del summit israelo-palestinese a Camp David, Ariel Sharon, allora leader dell'opposizione della destra israeliana si era recato sulla Spianata delle Moschee per una visita provocatoria che infiammò gli animi. Il giorno dopo, la polizia apre il fuoco e uccide 5 palestinesi sul posto e altri due in città. Il 30 settembre, il video del 12enne palestinese, Mohammad al-Dourra, colpito a morte tra le braccia del padre diventa il simbolo della rivolta.Complessivamente i morti sono 4.700, di cui l'80% palestinesi. Si moltiplicano gli attentati kamikaze in territorio israeliano e gli attacchi contro le forze di sicurezza e i coloni nei Territori occupati. L'esercito israeliano mette sotto assedio il leader palestinese Yasser Arafat, bloccandolo a Ramallah dal 2001 al 2004, quando riesce a partire per la Francia, dove muore poco dopo. Sharon, divenuto premier, nel 2002 avvia la costruzione di un muro di separazione con la Cisgiordania mentre nel 2005 si ritira unilateralmente da Gaza, evacuando 8mila coloni. L'8 febbraio 2005, Sharon e Abu Mazen, il successore di Arafat, annunciano la fine delle violenze. La 'terza Intifada', come è stata forse impropriamente definita, è quella dei "coltelli". Hamas, che ha ormai in mano le redini della rabbia e della frustrazione palestinesi, ha dato la propria benedizione ad assalti messi a segno da lupi solitari, che hanno utilizzato sia armi bianche che veicoli lanciati sulla folla. Da ottobre 2015 sono morti oltre 232 palestinesi e più di 40 israeliani..

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M e nt re l a ra b b i a a ra b a e s p l od e s i cons um a l a rot t ura U e - U s a 09 dicembre 2017 È un bilancio i cui numeri si fanno pesanti quello del Venerdì della rabbia in cui i palestinesi e mezzo mondo islamico sono scesi in piazza contro il riconoscimento di Gerusalemme come "capitale eterna di Israele" e in cui si è sancita la spaccatura tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea, che a più riprese nei giorni scorsi aveva condannato la presa di posizione di Washington. Le cancellerie europee - dall'Italia alla Svezia - respingono alle Nazioni Unite l'ipotesi di seguire gli Stati Uniti nello spostamento dell'ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, che comunque sembra chiederà almeno un paio d'anni di lavoro, intanto si contano i feriti, già 780, e si parla di quattro vittime negli scontri che si sono accesi tra i manifestanti e l'esercito e come conseguenza degli attacchi lanciati da Israele su obiettivi nella Striscia di Gaza, in risposta ad alcuni razzi partiti dal territorio palestinese. Tre i razzi lanciati finora, uno dei quali è caduto prima di raggiungere Israele, mentre un secondo è stato intercettato dal sistema anti-missilistico Iron Dome e un terzo è andato schiantarsi vicino alla città di Sderot, danneggiando alcune automobili, ma senza causare danni alla popolazione. Due le vittime nell'attacco scatenato in risposta da Israele. Invita "alla calma e alla moderazione" Donald Trump, le cui parole sono riportate dal vice-portavoce della Casa Bianca, Raj Shah, sull'Air Force One diretto in Florida. Alla decisione di Washington sono seguite proteste che non hanno toccato soltanto la

Cisgiordania e Gaza, ma si sono estese a Paesi a maggioranza musulmana come Tunisia, Turchia e Giordania, dove la questione palestinese è percepita come un tema centrale e i cui leader si sono espressi chiaramente nei giorni scorsi, sottolineando la loro avversità alla mossa americana. Le proteste che si sono registrate finora sono comunque meno intense di quanto ci si attendesse. Lunedì il premier israelieano Benjamin Netanyahu sarà a Bruxelles, dove vedrà il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, ma non prima di avere incontrato l'Alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini. Che dal canto suo ha già parlato: "L'unica soluzione realistica al conflitto tra Israele e Palestina - ha detto - si basa su due Stati e con Gerusalemme come capitale di entrambi". Oggi si riunirà intanto la Lega araba, in una riunione d'emergenza dei ministri degli Esteri convocata dai rappresentati palestinesi e della Giordania. Intanto da Ramallah arriva la notizia che il presidente palestinese, Abu Mazen, non riceverà il vicepresidente americano Mike Pence, come già aveva annunciato il leader di Fatah, Jibril Rajoub. Trump ha "passato una linea rossa che non avrebbe dovuto attraversare", ha commentato per Abu Mazen il consigliere diplomatico presidenziale Majdi Al Khalidi. Il presidente palestinese è ora impegnato in una serie di colloqui con le altre parti palestinesi, per concordare una risposta. www.ilgiornale.it

D e b ut t o d e i f ut ure s b i t coi n con i l re b us - p re z z i 10 dicembre 2017 C'è attesa e di sicuro anche molta curiosità per il debutto del future sul bitcoin, che avverrà a partire da questa sera al Chicago Board Options Exchange (Cboe). Il fatto che una delle principali piattaforme di Issue 1

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scambio di derivati lanci un prodotto apposito che segue le fluttuazioni (ultimamente piuttosto selvagge) dei prezzi della più nota e trattata criptovaluta rappresenta sotto certi aspetti l’accesso al

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palcoscenico della finanza di «Serie A» di uno strumento che finora si è sì già guadagnato le prime pagine dei giornali. Ma che al tempo stesso continua, a torto o ragione, a essere considerato con sufficienza (se non addirittura con sospetto) dai grandi investitori. Se per gli ottimisti la svolta potrà favorire l’afflusso della liquidità verso il bitcoin (e magari anche un minimo di stabilizzazione e omogeneità nelle quotazioni che, come si è visto proprio negli ultimi giorni, mostrano anche differenze clamorose fra le varie piattaforme), i pessimisti temono invece che i future possano offrire il destro a quanti intendano prendere posizioni ribassiste e, in maniera più sottile forse, che l’ingresso nel Gotha della finanza richieda anche come contropartita una maggiore attenzione da parte delle autorità regolamentari alle quali finora il fenomeno è sostanzialmente sfuggito. La realtà, qualunque essa sia, la si scoprirà con il tempo. Gli esperti tendono infatti a raffreddare le attese per l’appuntamento di questa sera e preannunciano invece un periodo di rodaggio: «Non ci sarà una rincorsa immediata», sentenzia Ari Paul, responsabile degli investimenti di Blocktower Capital Advisor, che si aspetta comunque «attività di arbitraggio fra i future e il bitcoin stesso da parte dei trader professionisti e un graduale flusso di acquisti da parte di coloro che intendono prendere posizione passiva sulle criptovalute».

L’ingresso sulla scena del ben più importante Cme, il Chicago Mercantile Exchange che seguirà l’esempio del Cboe a partire dal 18 dicembre segnerà probabilmente un altro passo importante nella storia del bitcoin, e nel suo progressivo avvicinamento al mainstream della finanza. Occorre però ristabilire certe proporzioni che sembrano essere sfuggite di mano di recente, complice un indiscutibile effetto-moda. Presa nel complesso, la capitalizzazione del bitcoin si aggirava questa settimana sui 240 miliardi di dollari, ben poco in confronto agli 8mila miliardi dell’oro o addirittura al valore di una Apple (870 miliardi). «Se il suo prezzo si azzerasse improvvisamente, le perdite conseguenti sarebbero equivalenti a una seduta in ribasso dello 0,6% di Wall Street», avverte Andrew Kenningham, capoeconomista di Capital Economics, riconducendo quindi alla dovuta dimensione un fenomeno che, almeno dal punto di vista mediatico, ha avuto un risalto decisamente ben più ampio. Non sarà forse la montagna che partorisce il classico topolino, ma la vicenda del bitcoin (e l’eventuale scoppio di una bolla che molti temono) è ancora ben lontana da rappresentare un temibile rischio sistemico..

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Papa Francesco: «Tutelare la dignità delle persone significa lavorare per un mondo senza armi nucleari»

10 dicembre 2017 «Un mondo senza armi nucleari». All’Angelus Francesco torna su un tema che ha affrontato con sempre maggiore urgenza negli ultimi tempi. «Cari fratelli e sorelle, oggi sarà conferito il Premio Nobel per la Pace alla Campagna internazionale per abolire le armi nucleari», ha ricordato il Papa. «Tale riconoscimento avviene in Issue 1

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coincidenza con la Giornata delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, e questo sottolinea il forte legame tra i diritti umani e il disarmo nucleare». Per Francesco, infatti, «impegnarsi per la tutela della dignità di tutte le persone, in modo particolare di quelle più deboli e svantaggiate, significa anche lavorare con determinazione per costruire un mondo senza armi nucleari».

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Bergoglio ricorda ciò che scrisse già nell’enciclica Laudato si’: «Dio ci dona la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune: abbiamo la libertà, l’intelligenza e la capacità di guidare la tecnologia, di limitare il nostro potere, al servizio della pace e del vero progresso». Tra l’altro martedì si riunirà a Parigi il summit Our Planet: «A due anni dall’adozione dell’Accordo di Parigi sul clima, esso intende rinnovare l’impegno per la sua attuazione e consolidare una strategia condivisa per contrastare il preoccupante fenomeno del cambiamento climatico». Così, ha aggiunto, «auspico vivamente che questo vertice, così come le altre iniziative che vanno nella medesima direzione, favoriscano una chiara presa di coscienza sulla necessità di adottare decisioni realmente efficaci per contrastare i cambiamenti climatici e, nello stesso tempo, combattere la povertà e promuovere lo sviluppo umano integrale».

Da ultimo, Francesco aveva parlato della questione nucleare rispondendo ai giornalisti sul volto di ritorno dal Bangladesh: «È la mia opinione convinta: siamo al limite della liceità di avere e usare armi nucleari. Perché oggi, con un arsenale così sofisticato, si rischia la distruzione dell’umanità, o almeno di una sua buona parte. Gli armamenti nucleari sono cresciuti, sono sofisticati e anche crudeli, capaci di distruggere le persone senza toccare le strutture. Siamo al limite, e io mi faccio questa domanda, non come magistero pontificio, ma è la domanda che si fa il Papa: oggi è lecito mantenere gli arsenali nucleari come stanno? O per salvare il creato e l’umanità non è forse necessario tornare indietro? Pensiamo a Hiroshima e Nagasaki, la distruzione…»..

www.corriere.it

O ccup a re i l nos t ro p os t o IRENE PIVETTI 11 dicembre 2017 In base a quale follia noi autorizziamo noi stessi a chiamarci il centro, e a compatire il resto del mondo come periferia? Quale malsano squilibrato orgoglio ci fa vedere nei Paesi terzi, cioè extracomunitari, dei soggetti bisognosi della nostra amorevole cura? Sono da cinque giorni in Cina (mi capita spesso, ci lavoro da più di otto anni), ho visto questo Paese in lungo e in largo e quasi ogni notte nelle mie 50 missioni ho scritto mail con la televisione accesa a vedere i cinesi come si raccontano, che dicono e cosa pensano di se stessi e degli altri: talk show, giochi a premi, telegiornali, fiction su Mao Tze Dong da giovane, telenovelas in costume medievale e tanti, tanti reportage dal mondo. Dell'Europa, non dico dell'Italia, avrò sentito parlare 2 o 3 volte. E noi saremmo il centro, e loro la periferia. Stanotte, notizie dal mondo: Cina che parla di Africa e africani che parlano di Cina, Xi Jinping che riunisce tutti i partiti comunisti Issue 1

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del mondo a Pechino, Trump e i suoi conflitti con l'Fbi e poi Corea del Nord. Fine. Problema: ma ricchezza e miseria sono ancora uno spartiacque, e noi siamo quelli ricchi. Chiediamolo ai nostri anziani se è vero, o ai nostri esuberi. O alle (ormai debellate come un morbo) famiglie numerose, chi è ricco e chi è povero.

La miseria dell'Africa, del sud-est asiatico, dipende ormai molto più dalla corruzione dei

loro governi che da remote colpe coloniali di ex potenze ora tagliate fuori. Dipende dal non gestire l'estremismo islamico, dal fare soldi sulla tratta di esseri umani, dal gusto per la ricchezza non guadagnata e dal disprezzo per il popolo. Rispetto a tutto questo noi europei, ex centro ed ora anche ex ricchi, abbiamo soprattutto una grande, ma non interessante, colpa di omissione. Siamo omissivi e non condividiamo con loro quel che a nostre spese avremmo dovuto continua

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imparare, e cioè che la fame dell'oro porta alla guerra, e la guerra alla disperazione, la disperazione alla dittatura e questa alla morte, anche delle classi dirigenti. E che dopo resta solo fango. Poltiglia culturale inservibile, finché qualcuno non si rimbocca le maniche per ricostruire. Ma questo è un passaggio che un po' ci disturba, non sappiamo se ci crediamo davvero. La chiamiamo "retorica",e giù a smontare e maledire, e retrocedere. Siamo omissivi perché abbiamo sprecato le energie facendoci del male. Finito l'olio delle lampade, non abbiamo nemmeno voglia di comprarne altro. Mentre l 'Africa a un passo da noi rifà in modo bestiale e persino più violento gli stessi errori che l'Europa ha fatto negli ultimi 500 anni. E noi ci ostiniamo a curare i loro sintomi. I migliori fra noi vanno laggiù a nutrire gli affamati, a curare le piaghe, ad amarli fino a farsi ammazzare, e non c'è un mediocre politicante in tutta Europa che abbia la faccia di dire a quei governi: vergognatevi affamatori, governi trafficanti, governi assassini dei vostri stessi popoli, non uno di noi che abbia la faccia di distinguere governi buoni e cattivi, di promuovere una azione politica vera, stipulare una alleanza sana con i più equilibrati, che non a caso sono anche gli Stati più prosperi, operando attivamente per contrastare i sanguinari. Il nostro stesso non-interventismo nemmeno diplomatico è una forma di razzismo, quasi fosse normale per noi pensare l'Africa, e parte del sud-est asiatico, come terra di sostanziale sottosviluppo, e perciò anche di barbarie: "Lascia correre, finché si scannano fra loro a noi va bene". E via così a considerarci il centro. Invece le cose non stanno più in questo modo da un pezzo. In Asia la Cina governa il continente da almeno quarant'anni, così come governa l'Africa da venti. Gli Stati africani scelgono ormai solo fra la solidarietà islamica e la fratellanza cinese: contribuire da parte nostra a far pendere la bilancia a favore dei soggetti migliori non sarebbe nemmeno tanto un atto di dovuta carità, quel famoso risarcimento storico che sentiamo di dovere, a causa della nostra passata ricchezza. Piuttosto sarebbe una azione intelligente, appena appena lungimirante, Issue 1

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per provare a migliorare la qualità complessiva di chi di qui a poco è destinato a governarci, a dominare di sicuro la nostra economia, e a giocarsela con forza persino con la nostra cultura, tanto siamo diventati timidi e imbelli. Questo siamo, noi residuali, no b i l i decaduti, viziati e inetti. Abbagliati dalle nostre passate ricchezze di cultura e storia non vediamo la sterpaglia della malavoglia che devasta i nostri campi, le crepe della presunzione nei nostri muri, e continuiamo ad atteggiarci a legislatori di un mondo che, semplicemente, ci ignora. È ora di svegliarci da questo incubo da morfina, è ora di riprendere umilmente, ma seriamente, ad occupare il nostro posto nel mondo, lavorando come tutti, insieme con gli altri, non sopra ma nemmeno sottomessi, e nemmeno necessariamente "per" gli altri. Ripartire dall'umiltà come virtù tattica se non morale, perché a stare bassi si vedono meglio i particolari, e non si viene rilevati dai radar. Impariamo di nuovo a misurarci anche un po' dai risultati, perché presto non avremo più alcun diverso da accogliere, ma semmai noi diversi dovremo negoziare la nostra accoglienza da parte degli altri, là dove una volta era casa nostra. Abbiamo poco da sentirci lume per il mondo povero, la risacca della storia ci sta già lasciando in dietro, e se vogliamo essere vivi anche domani sarà meglio che guardiamo la faccia della Terra come realmente è. Mettiamo più carattere nelle nostre scelte e più umiltà nella nostra autostima. Allora, e solo allora, scopriremo che c 'è ancora bisogno di noi: ritornati credibili, potremo finalmente essere i necessari testimoni di una civiltà di diritto e giustizia, decaduta sì ma ancora in grado di portare frutto. Siamo dunque noi umili, seri, diligenti, onesti, siamo noi buoni operai in questo mondo ed allora noi periferici, noi diversi, noi quasi-del-tutto-finiti saremo se Dio vuole riconosciuti come simili, come pari. E sarà il meglio che ci possa capitare.

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A d d i o a l l e ra c c o m a n d a t e , a rr i v a i l d om i ci l i o d i g i t a l e

12 dicembre 2017 Le cartoline colorate lasciate nella buca delle lettere che ci comunicano la tentata consegna di una raccomandata o di un atto giudiziario da parte di qualche ente pubblico, con conseguente divinazione su quello che significano, sono più vicine all’estinzione. Certo, le grane dei cittadini non scompariranno allo stesso modo, ma almeno si potranno gestire online, riducendo i pellegrinaggi negli uffici e la corrispondenza cartacea. È l’intento che sta dietro all’idea del domicilio digitale, progetto a lungo vezzeggiato su cui il governo ha infine dato un’accelerata. Infatti il Codice dell’Amministrazione Digitale (Cad), ovvero l’insieme delle norme che dovrebbero regolare e incentivare il processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione, e che risale al 2005, ha visto l’ennesimo restyling. Il nuovo decreto è stato approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri. Ma cosa significa, in concreto, la rivoluzione in arrivo? Che ogni cittadino, associazione o ente avrà il diritto di scegliersi un domicilio digitale a un qualsiasi indirizzo di posta elettronica certificata o equivalente, dove potrà e dovrà ricevere anche ogni comunicazione avente valore legale della pubblica amministrazione. Oggi professionisti e imprese dispongono già di un domicilio digitale. Le nuove norme puntano a includere anche il resto della popolazione, che ancora riceve comunicazioni legali solo tramite una raccomandata all’indirizzo di residenza. Con tutti i disguidi che ne possono seguire. Domani, invece, ci sarà prova digitale dell’invio e della ricezione. Ma come avverrà concretamente il processo di inclusione? «Verrà creato un registro dei domicili digitali delle persone fisiche da parte di Infocamere, la società di informatica delle Camere di Commercio italiane, dove singoli cittadini potranno andare, registrarsi e inserire il loro Issue 1

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indirizzo di posta certificata», spiega a La Stampa Guido Scorza, responsabile Affari regolamentari del Team per la Trasformazione Digitale della presidenza del Consiglio, che con il ministero della Pubblica Amministrazione e l’Agenzia per l’Italia Digitale ha lavorato ai correttivi. «A quel punto se sei una pubblica amministrazione dovrai scrivere a quell’indirizzo. E gli indirizzi dovranno essere usati solo per questo scopo». In pratica una volta che singoli cittadini decideranno, su base volontaria, di iscriversi al registro, le amministrazioni dovranno adeguarsi. Scorza azzarda anche una previsione per il lancio della piattaforma: primavera 2018. Il domicilio digitale era già previsto dal Codice, ma era agganciato alla nascita di un’Anagrafe nazionale della popolazione residente, il progetto di unificazione delle varie anagrafi territoriali. Che però richiede ancora tempo. Allora si è deciso intanto di sganciarlo e creare un registro apposito. Tra le altre correzioni incluse, anche l’istituzione di un unico difensore civico digitale che sostituirà analoghe figure che dovevano nascere in tutte le amministrazioni statali ma che non hanno mai visto la luce. Il difensore dovrà agevolare l’attuazione dei diritti previsti dal Codice. Però potrà esercitare solo una moral suasion, un’opera di convincimento, sull’ente specifico. E poi c’è il tema del riutilizzo di software da parte della Pa. «Le norme ora prevedono che si dovrà pubblicare tutto il software su cui la pubblica amministrazione dispone dei diritti in un unico sito, con descrizione, codice, licenza e documentazione», spiega Scorza. E gli enti pubblici dovranno verificare l’esistenza di prodotti già adatti alle loro esigenze prima di commissionarne di nuovi. .

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La C ons ul t a s a l v a i l R os a t e l l um

13 dicembre 2017 La Corte Costituzionale salva il Rosatellum. La Consulta infatti ha dichiarato incostituzionale i conflitti di attribuzione sollevati sia sul Rosatellum sia sull'Italicum in relazione alla procedura di approvazione di entrambe le leggi elettorali, avvenuta con voto di fiducia. A sollevare tre conflitti alla Consulta, firmati dal professor Felice Besostri, erano stati alcuni parlamentari, tra cui esponenti del MoVimento 5 Stelle. Un quarto ricorso, anche questo dichiarato inammissibile, era stato proposto dal Codacons, sempre sullo stesso tema. Nei tre conflitti di attribuzione firmati dal professor Felice Besostri si sosteneva che l’articolo 72 della Costituzione e i regolamenti parlamentari escludono la facoltà di porre la questione di fiducia su leggi in materia costituzionale ed elettorale, poiché in tal modo si comprime il dibattito parlamentare. Due dei conflitti erano tutti concentrati sulle votazioni di fiducia sull’Italicum, il terzo, sottoscritto dai presidenti dei gruppi parlamentari M5S di Camera e Senato, invece puntava il dito anche contro il Rosatellum, legge che all’epoca del deposito del ricorso era già stata approvata dal Parlamento ma non ancora promulgata. Nel documento sottoposto all’attenzione della Consulta, l’obiettivo dichiarato dal pool di legali guidati da Besostri era quello di «affermare il diritto, dei singoli parlamentari nonchè dei gruppi parlamentari da essi presieduti, di contribuire ad esercitare, quali componenti del Parlamento, le funzioni costituzionali proprie del potere legislativo nelle forme e nei limiti della Costituzione, cioè di poter svolgere il proprio mandato entro una cornice costituzionale rispettosa dei principi, dei valori delle regole (anche di procedura) fissate dalla Costituzione».

più lamentando vizi del procedimento parlamentare seguito presso la Camera dei deputati, nessuno dei ricorrenti è, nel caso di specie, qualificabile quale potere dello Stato», spiega in un comunica Palazzo della Consulta precisando perché la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili i conflitti di attribuzione sollevati sulle procedure di approvazione delle leggi elettorali Italicum e Rosatellum. «Nessuno dei tre ricorsi individua in modo chiaro e univoco nè la qualità in cui i ricorrenti si rivolgono alla Corte né le competenze eventualmente lese nè l’atto impugnato. Tali gravi carenze degli atti introduttivi non mettono la Corte in condizione di deliberare sul merito delle questioni». Tre conflitti, ricorda la Corte in una nota, «sono stati presentati da alcuni soggetti che si sono qualificati allo stesso tempo come elettori, soggetti politici, parlamentari e rappresentanti di un gruppo parlamentare (Movimento 5 Stelle)», mentre il quarto «è stato proposto congiuntamente dal Codacons, da un cittadino elettore e da un senatore contro il Governo, per aver posto la questione di fiducia, alla Camera dei deputati, durante l’iter di approvazione della legge elettorale Rosatellum».

www.iltempo.it

«Posto che un senatore non ha titolo per sollevare conflitto contro il Governo, per di

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Sos p e t t o d i m a ni p ol a z i one s ul mercato del gas italiano

14 dicembre 2017 Un blocco delle importazioni di gas dalla Russia, benché temporaneo, di certo non distende i nervi. Ma l’impennata dei prezzi registrata martedì in Italia continua a sollevare dubbi tra gli operatori, che sospettano che al Punto di scambio virtuale (Psv) ci sia stata una manipolazione da 2,8 milioni di euro. L’Acer, l’agenzia che coordina i regolatori europei dei mercati energetici, ha ricevuto almeno una segnalazione formale a questo proposito, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore: un passo che potrebbe portare all’apertura di un’istruttoria da parte dell’Autorità dell’energia. Il Remit, Regolamento sull’integrità e la trasparenza dei mercati energetici all’ingrossso, affida infatti a quest’ultima, il compito di accertare se si è verificato un caso di market abuse ed eventualmente sanzionarlo. Molti operatori sono rimasti colpiti da quanto è accaduto al Punto di scambio virtuale (Psv), la piattaforma italiana per la compravendita di gas all’ingrosso. Sul finire di una seduta già in forte tensione a causa dell’esplosione all’hub austriaco di Baumgarten, sul mercato si è abbattuta un’improvvisa raffica di ordini di acquisto: il prezzo del gas, che sul cosiddetto mercato del giorno prima era già arrivato a superare 45 euro per Megawattora, ha quindi fatto un ulteriore balzo, per chiudere a 80 €/MWh, un livello mai raggiunto in precedenza e più che triplo rispetto a quello di lunedì. Ieri le forniture dalla Russia sono tornate a fluire in modo regolare e il prezzo del gas ha ripiegato verso 26 €/MWh. In Austria si sta ancora indagando sulle cause dell’esplosione che per qualche ora ha paralizzato lo snodo di Baumgrten, da cui transita il 10% del gas commerciato in Europa (e un terzo delle esportazioni di Gazprom). Ma Gas Connect, la società di Omv che gestisce l’hub, afferma di aver ripristinato «gli stessi livelli di fornitura precedenti l’incidente». Issue 1

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Nel frattempo l’Italia è riuscita a compensare la temporanea carenza di gas russo con le misure di emergenza predisposte dal Governo: la rimozione dei limiti al prelievo in particolare ha consentito di erogare 112,161 milioni di metri cubi di gas dagli stoccaggi (a fronte degli 86,419 milioni di lunedì). I rigassificatori hanno intanto aumentato le immissioni in rete (con un piccolo contributo anche da Panigaglia), mentre i flussi da Algeria e Libia, con la sospensione di vincoli sulla capacità dei gasdotti, sono finalmente saliti. Le misure attivate con lo stato di emergenza avrebbero dovuto attenuare rapidamente le tensioni sul mercato del gas, osserva Massimo Nicolazzi, docente di Economia delle fonti energetiche all’Università di Torino: «Stato di emergenza significa aprire il rubinetto degli stoccaggi. In un mercato normale questo farebbe scendere i prezzi». Ma non è accaduto. Anzi. «Negli ultimi tre minuti della seduta – racconta un trader che preferisce rimanere anonimo – qualcuno ha comprato gas per 1.500 Megawattora, una quantità enorme. Il prezzo, che era già alto, è quindi salito di altri 40 euro». L’anomalia balza agli occhi: «Impossibile che si sia trattato di un’esigenza reale – prosegue il trader – Un operatore a corto di gas avrebbe frazionato gli acquisti nel corso della giornata». «In base al funzionamento del Psv comprare gas per 1.500 MWh significa farlo per ciascuna ora della giornata – spiega un altro operatore – In realtà si tratta quindi di 36mila MWh». In volume si tratta di circa 3,4 milioni di metri cubi di gas, più o meno un terzo di quanto importiamo ogni giorno dalla Libia, acquistati a un prezzo di oltre 2,8 milioni di euro. Le dimensioni e il valore dell’operazione fanno pensare che a moversi sia stato un soggetto dalle spalle forti. Ma perché farlo? (....) www.ilsole24ore.com

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CESD

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Novità Giuridiche ... curiose.... ed altro LICENZIAMENTO

DELITTI CONTRO LA FEDE PUBBLICA

Scritto anonimo all'amministratore delegato: lavoratrice licenziata.

Archiviato il procedimento per la falsificazione del testamento del nonno: il nipote può opporsi?.

Legittima la contestazione avvenuta un mese dopo. Irrilevante il fatto che gli addebiti mossi alla dipendente siano datati. Legittimo il drastico provvedimento adottato dall'azienda, alla luce del danno economico subito. (Corte di Cassazione, sez. Lavoro, sentenza n. 28974/17; depositata il 4 dicembre)

La fede pubblica costituisce un vero e proprio bene giuridico e per questo motivo se il perseguimento di tale fine si riflette in modo incisivo sulla sfera giuridica di un soggetto, non è possibile ignorare, sul piano giuridico, tale ulteriore conseguenza, e non consentire al medesimo di dialogare nel processo con una veste qualificata.. (Corte di Cassazione, sez. V Penale, sentenza n. 54324/17; depositata il 1° dicembre)

NOTIFICAZIONI Nessuna delega per il ritiro della corrispondenza: valida comunque la notifica al portiere. Legittima la procedura seguita e culminata nell’affidamento materiale del documento al custode dello stabile. Ininfluente l’assenza di una delega per il ritiro della corrispondenza. (Corte di Cassazione, sez. VI Civile - 3, ordinanza n. 28902/17; depositata il 1° dicembre)

INABILITAZIONE Niente insanità mentale? Il padre può sperperare il patrimonio. La prodigalità, se non è effetto di una menomazione psichica accertata, non configura in sé e per sé una causa di inabilitazione ex art. 415, comma 2, c.c. (Persone che possono essere inabilitate).

PREVIDENZA I contributi maturati nel fondo complementare possono essere trasferiti in quello legato alla nuova attività lavorativa. In tema di previdenza complementare, l'art. 10 d.lgs. 21 aprile 1993, n. 124, nel consentire la portabilità della posizione individuale, ossia del trasferimento dei contributi maturati da un dipendente, cessato prima di aver conseguito il diritto alla pensione complementare, verso un fondo cui il medesimo acceda in relazione ad una nuova attività, si applica anche ai fondi pensionistici preesistenti all'entrata in vigore (15 novembre 1992) della legge delega 23 ottobre 1992, n. 421, indipendentemente dalle loro caratteristiche strutturali e, quindi, non solo ai fondi a capitalizzazione individuale, ma anche a quelli a ripartizione o a capitalizzazione collettiva. (Corte di Cassazione, sez. Lavoro, sentenza n. 28874/17; depositata il 1° dicembre))

(Tribunale di Modena, sez. II Civile, ordinanza 3 novembre 2017)

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Novità Giuridiche ... curiose.... ed altro Servitù di parcheggio: lecita e possibile

del fondo servente. Si deve pertanto

03 dicembre 2017

Avv. Pier Vincenzo Garofalo - La sentenza n. 16698/2017 della Cassazione (sotto allegata), introduce un principio del tutto nuovo rispetto al passato, in cui si escludeva a priori la possibilità che si configurasse nel nostro ordinamento una servitù di parcheggio.

ritenere che la tipicità delle servitù volontarie sia di carattere strutturale, non contenutistico, ed è sul piano della conformazione che si deve verificare la possibilità di costituire la servitù di parcheggio.

Servitù di parcheggio: l'orientamento Diritto personale di parcheggio e servitù precedente della Cassazione Bisogna allora distinguere tra diritto personale di parcheggio e la servitù de quo. È evidente, dunque, che la verifica se ci si trovi in presenza di servitù di parcheggio o di diritto personale impone l'esame del titolo e della situazione in concreto sottoposta al giudizio, al fine di stabilire se sussistano i requisiti del ius in re aliena, e l'altruità della cosa, l'assolutezza, l'immediatezza, l'inerenza al fondo servente, l'inerenza al fondo dominante, la specificità dell'utilità riservata, la localizzazione intesa quale individuazione del luogo di esercizio della servitù. Così enucleato il principio di diritto S e rv i t ù di parcheggio: il nuovo secondo cui lo schema normativo previsto dall'art. 1027 c.c. non preclude la orientamento costituzione di servitù avente ad oggetto il Lo storico provvedimento degli Ermellini, parcheggio. sentenza n. 16698/2017, mette in rilievo le criticità della statuizione di merito, Solo ove l'utilitas, ossia il vantaggio, in ricordando che "ciascuno dei precedenti specie la facoltà di parcheggiare ricada sul numerosi ed autorevoli ha riguardato un fondo dominante, per una sua migliore caso concreto, con le sue peculiarità, e che utilizzabilità da parte di chiunque ne sia pertanto il richiamato principio è stato proprietario, si potrà parlare di servitù, di affermato in esito alla disamina delle contro, qualora il diritto di parcheggiare pattuizioni di volta in volta oggetto di venga riconosciuto nei confronti di specifici contestazione". soggetti, sarà configurata la diversa fattispecie, del semplice diritto di Secondo il nuovo orientamento, lo schema parcheggio. legale della servitù lascia ampio margine all'autonomia privata di stabilire, Cassazione, sentenza n. 16698/2017 ovviamente nelle servitù volontarie, il contenuto del «vantaggio» per il fondo www.studiocataldi.it dominante, cui corrisponda il peso a carico Il postulato sulla scorta dell'indirizzo largamente prevalente nella giurisprudenza di legittimità (tra le molte, Cass. 06/11/2014, n. 23708; Cass. 13/09/2012, n. 15334; Cass. 07/03/2013, n. 5769; Cass. 22/0972009, n. 20409; Cass. 21/01/2009, n. 1551; Cass. 28/04/2004, n. 8137; Cass. 22/10/1997, n. 10370), secondo il quale: "il diritto di parcheggiare l'auto si risolverebbe sempre in mera commoditas del proprietario del fondo, difettando la realità, intesa come inerenza dell'utilità al fondo dominante dell'utilità e del corrispondente peso al fondo servente".

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Il mondo della Tecnologia

Nuovo sistema di stampa 3D: l ’ i nchi os t ro è v i v o ( e v e g e t o) Visto che i batteri hanno bisogno di poche risorse, presumiamo che p o s s a no sopravvivere nelle strutture stampate per m ol t o t e m po” Patrick Ruhs

04 dcembre 2017 Le tradizionali stampanti 3D usano come inchiostro polveri di metalli e plastica, che sono ottime per produrre acciaio o ossa artificiali, meno per i materiali biocompatibili che devono essere più flessibili, come gli innesti di pelle. Per comporre Flinck (che sta per Functional living ink) gli studiosi hanno invece usato come struttura un gel biocompatibile, dove molecole di zucchero e acido ialuronico sono disperse nell'acqua, e dei batteri, che così hanno l'ambiente in cui nutrirsi.

come la produzione di vitamine, sensori per l'inquinamento dell'acqua potabile e filtri per le perdite di petrolio.

Negli esperimenti hanno impiegato due tipi di batteri (Pseudomonas putida e Acetobacter xylinum), capaci di trattenere gli inquinanti e produrre della cellulosa molto pura, utile in medicina.

Ci sono anche problemi con il tempo di stampa (che è piuttosto lento) e la scalabilità (che si sta dimostrando difficile). Attualmente, l'Acetobacter Flink impiega diversi giorni a produrre quantità significative di cellulosa biomedicale. Ma il team è convinto di risolvere questi problemi iniziali e di ottimizzare e accelerare ulteriormente i processi.

Questa infatti non solo dà sollievo al dolore, trattiene l'umidità e rimane stabile, ma può essere usata come “impalcatura” per i trapianti di pelle o per proteggere i malati dal rigetto. Con questo sistema possono essere stampati materiali 3D di qualsiasi forma in una volta sola, e si possono combinare fino a quattro batteri insieme, aprendo la strada a tantissime applicazioni dalla medicina all'ambiente, Page 43

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Rimane però da verificare la durata di queste mini-fabbriche stampate. «Visto che i batteri hanno bisogno di poche risorse, presumiamo che possano sopravvivere nelle strutture stampate per molto tempo -, commenta Patrick Ruhs, uno dei ricercatori -. In ogni caso, questo inchiostro è sicuro. I batteri usati sono innocui e benefici».

fonte

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L ' e l e g a nz a d e l ri cci o Pubblicato per la prima volta in Francia nel 2006, e già nel 2008, la sua versione italiana era entrata al vertice di ogni classifica di vendita è un romanzo che davvero vale la pena di leggere. “L’eleganza del riccio”, di Muriel Barbery, Edizioni E/O, è una raffinata commedia francese di lettura scorrevole e avvincente. La prosa è chiara, semplice ma al contempo molto curata. E’ un libro che si legge in poco tempo ma va gustato con calma e silenzio come un buon tè inglese. Il tema affrontato non è nuovo, descrivendo due personaggi che all’apparenza sono sottomessi e poco capaci, ma che in realtà sono proprio l’opposto. E questo opposto, alla fine, come il brutto anatroccolo diventa cigno, viene messo alla luce. La protagonista principale è Renée, una signora che si presenta come “vedova, bassa, brutta, grassottella, ho i calli ai piedi e, se penso a certe mattine autolesionistiche, l’alito di un mammut. Non ho studiato, sono sempre stata povera, discreta e insignificante”. Renée ha 54 anni e da 27 lavora a Parigi come portinaia in un palazzo “al numero 7 di rue de Grenelle. Un elegante palazzo abitato da famiglie dell'alta borghesia. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che, all'insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta che adora l'arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Ma tutti nel palazzo ignorano le sue raffinate conoscenze. Poi c'è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita. Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre come tutte le altre. Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che si incontreranno solo grazie all'arrivo di monsieur Ozu, il solo che saprà smascherare Renée. La lettura di questo romanzo scivolano leggere fra i dotti rimandi e la lingua forbita di Renée e il parlato acerbo di Paloma, mentre un’ironia pungente non risparmia l’ipocrisia imperante nei quartieri chic. “L’eleganza del riccio” è una raffinata commedia francese di lettura scorrevole e avvincente, con una prosa chiara, semplice ma al contempo molto curata. Una vera alchimia di leggerezza e umorismo, cultura e profondità. Il romanzo è ricco di rimandi alla letteratura, alla filosofia e all’arte, segno della indiscutibile cultura dell’autrice e forse anche di un pò di sano narcisismo intellettuale. La lettura di questo libro non vi chiederà molto tempo (io l’ho letto in paio di giorni) ma la calma e il silenzio per essere gustata come un buon tè. Antonio Savastano

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Effetto ..... Letteratura a cura di Pietro Pancamo Pietro Pancamo, autore della silloge poetica «Manto di vita» (LietoColle), conduce un podcast letterario a cadenza mensile su Radio Big World (emittente italofona di Madrid) e scrive per la piattaforma culturale di Hong Kong «Beyond Thirty-Nine». Ha collaborato, come recensore, con il sito dell’edizione fiorentina del «Corriere della Sera». Dopo essere stato incluso nell’antologia «Poetando» (Aliberti), curata da Maurizio Costanzo, si è visto pubblicare una breve raccolta di versi dal blog «Poesia» di RaiNews 24 e dedicare una puntata del programma «Poemondo» dalla radio nazionale della Svizzera italiana. Di recente è apparso su «Diogen», rivista letteraria di Sarajevo fra le più importanti d’Europa.

VIGILIA DI NATALE

Oggi, ad esempio, consegni le pizze, triste fattorino, in questa sera ascensionale ch’esala, nella neve, dall’asfalto al cielo. Vorresti fare il traduttore, cambiar lingua alle parole, ma ti obbliga a tutt’altro la realtà. «Pazienza, mi rassegno», hai deciso già da anni. E mentre i due lampioni chini sulla via, cioè il vicolo piccino che attraversi proprio ora, ti ricordano l’infanzia, rifletti un poco più sereno sulla cupa delusione esistenziale che t’infesta sia la vita che le tante sfacchinate, vagabonde e assai randagie, d’ogni giorno; e concludi i tuoi pensieri rivolgendo una preghiera all’amico preferito, il tuo... Babbin Gesù: «Fa’ che il lavoro mi nobiliti la rabbia...»..

Pietro Pancamo (pipancam@tin.it)

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Presi per la..... Gola!!!!

STINCO DI VITELLO GLASSATO ALLA MELAGRANA

Ingredienti:

2 chilogrammi stinco; 2 spicchi aglio; 3 melagrane; 1 rametto rosmarino 1 rametto mirto; 300 grammi cipolline borettane; 1 bicchiere vino bianco secco q.b. burro; q.b. zucchero; q.b. olio extravergine d'oliva q.b. sale; q.b. pepe.

Preparazione 1) Inizia la cottura dello stinco. Ungi lo stinco con un filo d'olio e spolverizzalo con sale e pepe. Trasferiscilo nella pirofila unta con 30 g di burro, gli spicchi d'aglio schiacciati e non spellati e i rametti di rosmarino e mirto. Se non trovi il mirto, aumenta la quantità di rosmarino. Disponi la pirofila in forno già caldo a 230°C per 10-15 minuti. Irrora con il vino bianco e lascialo quasi completamente evaporare. Chiudi con alluminio, abbassa la temperatura a 180°C e prosegui la cottura per 1 ora e 30 minuti. 2) Prepara le melagrane. Taglia le melagrane a metà, sgranane 1 e ricava il succo delle altre 3. Irrora lo stinco con 2/3 del succo delle melagrane. Chiudi ancora con l'alluminio e prosegui la cottura per un'altra ora. Di tanto in tanto, irrora la carne con il fondo di cottura. 3) Completa e servi. Togli l'alluminio sopra lo stinco e cuoci ancora per 1 ora, irrorandolo spesso con il suo sughetto. Intanto, sciogli 20 g di burro nella padella, unisci le cipolline in un solo strato e spolverizza con 1 cucchiaino di zucchero. Rosolale a fuoco medio-alto su entrambi i lati per 2-3 minuti. Bagna con il succo di melagrana rimasto, chiudi, prosegui la cottura a fuoco basso per circa 20 minuti e regola di sale e pepe. Unisci le cipolline allo stinco, elimina l'aglio e lascia insaporire per 4-5 minuti. Trasferisci stinco, cipolline e fondo di cottura in un grande piatto da portata, decora con i chicchi di melagrana e servi subito. FONTE Issue 1

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Effetto....gusto.. Riserva del Conte Rosso Riserva DOC Contea di Sclafani Dopo 40 anni abbiamo voluto ricordare la prima annata di Riserva del Conte. Stesso vigneto, l’alberello San Lucio, lavorato a mano da oltre 70 anni con la stessa dedizione. Stesso uvaggio, Perricone e Nero d’Avola. Stesso legno, il castagno da 500 litri. Zona vitivinicola: Tenuta Regaleali – Palermo – Sicilia. Vitigni: Perricone (67%) Nero d’Avola (33%) Vigneti: San Lucio TERRITORIO San Lucio Terreno: Franco grossolani, evoluti su sedimenti sabbiosi, in profondità calcarei Anno d’impianto: 1959 Altitudine: 480 m s.l.m. Esposizione dei vigneti: Sud-Est Sistema di allevamento: Alberello Tipo di potatura: Corta a sperone Densità di ceppi per ettaro: 6.000 Resa quintali di uva per ettaro: 34 quintali Epoca di vendemmia: 21 Settembre Andamento climatico stagionale: Inverno mite e piovoso, primavera ed estate fresche e con scarse precipitazioni. Escursioni termiche elevate durante la maturazione dell’uva. VINIFICAZIONE Fermentazione: In “uvaggio” di entrambe le varietà. Fermentazione in rosso con alluvionaggio in vasche di acciaio inox. Temeperatura di fermentazione: inizio 20°C e fine 28°C. Durata a contatto con le bucce: 25 giorni. Fermentazione malolattica: Svolta totalmente. Affinamento: In barili di Castagno da 500 litri per 26 mesi Gradazione alcolica: 14%.00 Vol. Ph: 3,55 Acidità totale: 5,80 g/l Zuccheri residui: 3.40 g/l Estratto totale: 31,5 g/l. FONTE

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“L'umanità è una grande e immensa famiglia. Troviamo la dimostrazione di ciò da quello che ci sentiamo nei nostri cuori a Natale" Papa Giovanni XXIII

Dicembre 2017 • Anno X I 15 dicembre 2017

• Numero 122

Co.Bo.Di.

email - co.bodi@yahoo.it

Issue 1

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