Effettotre – n 106 luglio 2016

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LUGLIO 201 6 • ANNO X • N UMERO 1 06

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO I principali articoli di oggi che parlano della presentazione del nuovo libro del presidente Danilo Iervolino "Just press start (up) - dall'idea all'impresa"

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO Per le startup italiane il vero problema è l a m a nca nz a d i f ond i 12 luglio 2016

Tra le startup italiane, "appena 1 su 5 resiste all'impatto dopo un quinquiennio di attività". A dirlo è Danilo Iervolino, presidente dell'Università telematica Pegaso, durante la presentazione del suo libro 'Just Press Start (UP) - Dall'idea all'impresa', presso la sede dell'Universitas Mercatorum a Roma. Iervolino ha spiegato che, per le startup italiane, i principali ostacoli non stanno tanto nella mancanza di idee tra i giovani, quanto nella difficoltà ad accedere a fonti di finanziamento, cosa che avviene invece negli Stati uniti. "Immaginate che AirBnb, iniziata come una startup ed ora gigante mondiale, ha raccolto 2,3mld di dollari in investimenti", ha spiegato Iervolino.

Negli ultimi tre anni l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti Invitalia, attraverso il programma Smart&Start, ha analizzato migliaia di aziende startup, selezionandone 680 cui sono andati 200 milioni di investimenti. Lo ha spiegato, durante il convegno, il dirigente Invitalia Bernardo Mattarella, aggiungendo che gli 'startupper' hanno una laurea nel 76% dei casi. Uno su dieci ha un dottorato di ricerca, e diversi mantengono legami attivi con il mondo accademico. Il vero problema? Realizzare l'idea innovativa: "Il momento realizzativo rappresenta l'1% spiega Mattarella - tutto il resto è la sua esecuzione". Infocamere, società consortile di informatica del sistema camerale, stima che le aziende startup in Italia sono circa 6mila, molto attive nel mondo digitale. Secondo Paolo Ghezzi, direttore generale in Infocamere, gli 'startupper' hanno approfittato della catalogazione delle società per "caricare le loro presentazioni e aggiungere informazioni supplementari". Questo, a parere del dg di Infocamere, si Page 3

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contrappone ad un recente sondaggio che ha rivelato come "nel nostro Paese 4 imprenditori su 10 hanno dichiarato che, a loro, Internet non serve: è chiaro che questo pone un un serio problema".

Il convegno è stato aperto da Giovanni Cannata, rettore dell'Universitas Mercatorum, quindi hanno parlato Francesco Fimmanò, direttore scientifico Universitas Mercatorum, e Tonino Gentile, sottosegretario allo Sviluppo Economico. Questi ha evidenziato che, nell'ambito della promozione di un ambiente favorevole alle startup, l'Italia si vuole porre in prima linea per le cosiddette città intelligenti ('smart cities'). L'auspicio è quello di portare l'agenzia europea per le smart cities proprio nel nostro Paese. A dirlo è Danilo Iervolino, presidente dell'Università telematica Pegaso, durante la presentazione del suo libro 'Just Press Start (UP) - Dall'idea all'impresa', presso la sede dell'Universitas Mercatorum a Roma. Iervolino ha spiegato che, per le startup italiane, i principali ostacoli non stanno tanto nella mancanza di idee tra i giovani, quanto nella difficoltà ad accedere a fonti di finanziamento, cosa che avviene invece negli Stati uniti. "Immaginate che AirBnb, iniziata come una startup ed ora gigante mondiale, ha raccolto 2,3mld di dollari in investimenti", ha spiegato Iervolino. Negli ultimi tre anni l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti Invitalia, attraverso il programma Smart&Start, ha analizzato migliaia di aziende startup, selezionandone 680 cui sono andati 200 milioni di investimenti. Lo ha spiegato, durante il convegno, il dirigente Invitalia Bernardo Mattarella, aggiungendo che gli 'startupper' hanno una laurea nel 76% dei casi.

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO Uno su dieci ha un dottorato di ricerca, e diversi mantengono legami attivi con il mondo accademico. Il vero problema? Realizzare l'idea innovativa: "Il momento realizzativo rappresenta l'1% - spiega Mattarella - tutto il resto è la sua esecuzione". Infocamere, società consortile di informatica del sistema camerale, stima che le aziende startup in Italia sono circa 6mila, molto attive nel mondo digitale. Secondo Paolo Ghezzi, direttore generale in Infocamere, gli 'startupper' hanno approfittato della catalogazione delle società per "caricare le loro presentazioni e aggiungere informazioni supplementari". Questo, a parere del dg di Infocamere, si contrappone ad un recente sondaggio che

ha rivelato come "nel nostro Paese 4 imprenditori su 10 hanno dichiarato che, a loro, Internet non serve: è chiaro che questo pone un un serio problema". Il convegno è stato aperto da Giovanni Cannata, rettore dell'Universitas Mercatorum, quindi hanno parlato Francesco Fimmanò, direttore scientifico Universitas Mercatorum, e Tonino Gentile, sottosegretario allo Sviluppo Economico. Questi ha evidenziato che, nell'ambito della promozione di un ambiente favorevole alle startup, l'Italia si vuole porre in prima linea per le cosiddette città intelligenti ('smart cities'). L'auspicio è quello di portare l'agenzia europea per le smart cities proprio nel nostro Paese. www.lapresse.it

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO 09 luglio 2016

Napoli, al Gabrinus e' stato presentato il libro di Claudio Mungivera sulla Mafia. Sono intervenuti il prof Calogero Di Carlo docente Pegaso e il dott. Giovanni Galgano già procuratore generale di Napoli. Presenti molte autorità militari e civili.

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30 giugno 2016

Venezia, il presidente Iervolino issa la bandiera Pegaso a Palazzo Flangini altra sede d'esame e di rappresentanza.

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Merano - Debutta l’Università Pegaso online 30 giugno 2016

MERANO. Con una manifestazione al Kursaal è stata inaugurata la sede cittadina dell'università Pegaso on line. All’incontro è stato presentato il libro di Danilo Iervolino "Now! Strategie per affrontare le nuove frontiere del web", Mondadori. Oltre a Iervolino, presidente dell’Università telematica Pegaso,alla cerimonia inaugurale erano invitati Elio Pariota, direttore generale della Pegaso, il sindaco Paul Rösch, Edoardo Mori, già presidente del Tribunale di Bolzano, Mauro

Valer, ispettore scolastico della Provincia, Gabriella Dodero, prorettrice dell’Università di Bolzano, Christian Tommasini, assessore alla cultura della Provincia autonoma di Bolzano, Domenico Rossi, sottosegretario alla Difesa, Antonio De Poli, questore del del Senato della Repubblica Italiana, Trifone (Nuccio) Altieri, membro della IV Commissione (Difesa) della Camera dei deputati ed ex membro della Commissione cultura scuola università, Raffaele Bonanni, professore Straordinario di diritto sindacale dell’Università telematica.

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO 28 giugno 2016

Presso la sede Unipegaso di Palermo, si è tenuto un importante Convegno dal tema "Infrastrutture, un patrimonio da valorizzare. Una nuova sfida per la PP.AA.". Sono intervenute importanti autorità.

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16 giugno 2016

Palermo - L'Universita Telematica Pegaso ospita il convegno organizzato dal centro studi Giustiniano e da Collage education dal titolo "L'internista tra clinica e prospettive giuridiche". .

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Aperte iscrizioni a.a. 2016/2017

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Aperte iscrizioni a.a. 2016/2017

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a pplicativo unicesd Presentiamo un nuovo utilissimo strumento dall'Universidas Centro Studi Salvo D'Acquisto.

messo

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disposizione

Si tratta di un’app, nata per gli studenti che vogliono essere sempre aggiornati sui nuovi corsi di alta formazione, corsi di laurea, e certificazioni informatiche dell' Università Telematica Pegaso. Si tratta di un’app, nata per gli studenti che vogliono essere sempre aggiornati sui nuovi corsi di alta formazione, corsi di laurea, e certificazioni informatiche dell' Università Telematica Pegaso.

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L’App mobile UNICESD si suddivide in 2 aree principali, una pubblica ed una ad

accesso riservato. L’area pubblica offre la possibilità di controllare le nuove attività promosse dal mondo Unipegaso, con collegamenti diretti ai canali social. L’area privata consente di apprendere tutte quelle nozioni che servono ai poli didattici per guidare i propri iscritti sui percorsi universitari, modalità di svolgimento degli esami e tante altre notizie interessanti. È inoltre possibile condividere le informazioni con la propria rete network, per essere sempre aggiornati sui calendari di esami e sugli aggiornamenti normativi e degli assetti universitari.

SCARICA APP PER:

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SEDE DI PALERMO

I S CRI ZI O N I AP E RTE

Il giorno 8 ottobre 2013 è stata prodotta la comunicazione di apertura delle iscrizioni ai Master biennali per l'a.a. 2014/2015 - 2015/2016 con scadenza il 30 settembre 2014 afferente l’Accademia Forense, un’eccellenza dell’offerta formativa della nostra Università. L’unica Accademia Forense on-line partecipata da 107 docenti provenienti da 40 Università! Si tratta di Master di II livello, vero e proprio punto di riferimento a livello nazionale per la specializzazione e l’aggiornamento professionale nelle varie discipline giuridiche. Si compone di vari ambiti formativi di notevole interesse, sia in termini di moduli didattici, svolti da Docenti di elevata e riconosciuta professionalità (clicca il link per visionare elenco dei Docenti) http://www.accademiaforensepegaso.it/i-docenti-dell-accademia/ co on esperienza a livello internazionale, siia come strumenti e tecniche che trasmette al discente, immediatamente spendibili nel mondo delle professioni ad alto valore innovativo. I Master sono destinati a tutti coloro che sono in possesso di un diploma di Laurea quadriennale, Laurea di II livello (3+2) e/o del previgente ordinamento Laurea Magistrale ed in particolare a tutti i laureati “PEGASO -CESD” che durante il “quinquennio” hanno conseguito la Laurea Magistrale (Vds. Progetto Siena ecc.). Possono, altresì, iscriversi al Master coloro i quali sono iscritti all’Albo degli Avvocati, una delle professioni in continuo aggiornamento, o coloro che sono abilitati alla professione, compresi i praticanti avvocati, abilitati all’esercizio della professione forense e/o non ancora iscritti all’Ordine degli Avvocati. Il titolo che si consegue al termine del Master è: Diploma Universitario Master Biennale di II livello, con il riconoscimento di 60 CFU. Ha la durata di due anni accademici per un numero complessivo di 1500 ore. Si può inoltre usufruire del permesso dedicato al diritto allo studio per un totale di 150 ore annuali. Ebbene, La Pegaso da oggi, ci consente di diffondere tale opportunità di formazione sull’aggiornamento professionale, ad un costo pari a € 600,00 anziché € 850,00 + 50,00 perbollo. I master di specializzazione • Diritto di famiglia, dei minori e delle persone; • Diritto commerciale; • Diritto amministrativo; • Diritto e Processo Penale; • Diritto delle responsabilità civile e delle assicurazioni; • Diritto industriale e della concorrenza; • Diritto della navigazione e dei trasporti; • Diritto del lavoro; • Diritto e Processo Tributario; • Diritto dell’Unione Europea. Si avvia un progetto di ampia divulgazione dell’Accademia Forense la cui responsabilità per la ricerca ed analisi è stata affidata al Prof. Calogero Di Carlo. Per info e dettagli: calogero.dicarlo@unipegaso.it - coord.palermo@unipegaso.it - infocesd@unipegaso.it 091/7654200 - 3318682197 e/o 3313661000.

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Nuovi corsi per l'a.a. 2016/2017

Il CESD, oltre ai corsi di laurea, propone una vasta gamma di percorsi didattico/formativi in diversi ambiti per venire incontro alle complesse esigenze del Mercato delle Professioni e del Lavoro in Italia e nella Comunità Europea: -

Master di I e II livello Corsi di alta formazione Esami singoli Certificazioni di lingua inglese Certificazione di lingua italiana per stranieri Certificazione Eipass - passaporto informatico europeo Corsi di aggiornamento professionale; Corsi per Operatore Socio Sanitario (O.s.s. ); Corso di riqualificazione da Osa/Ota a O.s.s.. Chiamaci o visita il nostro sito, diamo più assistenza e migliori servizi alla categoria.

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LAUREA MAGISTREALE MANAGEMENT - LM 77

L’ammissione al Corso di laurea magistrale (biennio)“MANAGEMENT”

LM - 77 richiede la laurea triennale delle Classi:

- L-18 (Classe 17 EX DM 509/99); - L-33 (Classe 28 EX DM 509/99); - L-15 (Classe 39 EX DM 509/99);

- L-16 (19 EX DM 509/99) o titolo estero equipollente.

Tutti gli studenti iscritti UNICESD OLYMPO beneficeranno di un importo

ridotto pari ad euro 1500,00, rispetto a quanto previsto in convenzione per le lauree triennali. In

particolare

i

laureati in Giurisprudenza LMG 01,

potranno

immatricolarsi al secondo anno della laurea magistrale in Economia

Mercatorum con una convalida di 40 cfu, ma prima dell’accesso dovranno sostenere due esami singoli da 6 cfu (Economia Aziendale – Statistica).

Il costo dei corsi singoli è compreso nella retta annua di 1500,00 euro (da

pagare in 4 rate)

Previsti per tutti gli anni di iscrizione il pagamento della tassa regionale

di 140 euro e la tassa annuale di 150 euro per gli esami fuori sede dalla

Regione Lazio (Bari – Palermo – Battipaglia – Napoli – Milano – Genova – Catania – Verona – Vibo Valentia).

P e r i n form a zi on i : prof. Calogero di Carlo: tel. 331 86821 97 - email calogero.dicarlo@unimercatorum.it tel. 091 2523656 - email infosedepalermo@unimecatorum.it comunicazioniolimpo@unimercatorum.it

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Master in

"Criminologia e Studi Giuridi Forensi-MA541" a.a. 16/17 - scadenza iscrizioni 30/09/2016

Le precedenti edizioni del master 56 + 78, 100, 127, 213, 240, 297, 391

che si accingono ad iscriversi, quasi tutti, al V anno della Facoltà di Giurisprudenza, ed il 391 (V edizione in corso) hanno riscosso un notevole

successo, oltre ogni aspettativa grazie alla vostra fiducia che continuate ad accordarci.

Prima di Voi, oltre 9600 iscritti, hanno usufruito di questo straordinario

Master, che ha visto come protagonisti dei pregiatissimi professori e

illustrissimi professionisti nel campo criminologico, di fama Nazionale

quali: il prof. Calogero Di Carlo, direttore accademico del master; il Prof.

Paolo Procacciante, Direttore Medicina Legale, Università degli Studi di Palermo; il Generale Div. CC Nicola Ragetti, già Comandante del RACIS; il Prof. Nicola Malizia, Criminologo, Docente Università degli Studi Kore di

Enna; il Cap. Pietro Maida – Comandante Sez. Chimica – Esplosivi e Infiammabili- del RIS Carabinieri di Messina; il Prof. Rosario Bianco, Docente Università Pegaso; il Prof. Francesco Fimmanò, Docente e

Presidente Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Telematica Pegaso e tanti che si sono susseguiti ed interscambiati, nell’illustrare le avvincenti materie oggetto di studi.

In particolare durante le lezioni sono stati trattati i seguenti moduli:

Il Criminologo Prof. Nicola Malizia, docente presso l’Università degli studi di Palermo e la Kore di Enna: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.

INTRODUZIONE ALLA CRIMINOLOGIA MODERNA IL BULLISMO SESSUOLOGIA CRIMINALE MOBBING CRIMINOGENO SERIAL KILLER CRIMINOLOGIA E VITTIMOLOGIA NELLA DONNA SONNAMBULISMO OMICIDIARIO SETTE SATANICHE ED IMPLICAZIONI CRIMINOLOGICHE

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Il Generale di Divisione, già comandante del RACIS Carabinieri, Dott. Nicola Raggetti, docente in diverse università italiane: 1. 2. 3. 4. 5. 6.

IL SOPRALLUOGO ED IL REPERTAMENTO ( 3 LEZIONI) IMPRONTE ( 4 LEZIONI) BALISTICA ( 4 LEZIONI) BIOLOGIA (2 LEZIONI) CHIMICA (2 LEZIONI) DVI : DISASTER VICTIM IDENTIFICATION (1 LEZIONE)

1. 2. 3. 4.

ELEMENTI PRATICI DI CRIMINOLOGIA STALKING LA VITTIMOLOGIA CRIME PROFILING.

1. 2. 3. 4.

LA NASCITA DELLA CRIMINOLOGIA L'APPROCCIO POSITIVISTA ALLO STUDIO DELLA CRIMINALITA' LE PRINCIPALI TEORIE SOCIOLOGICHE DELLA DEVIANZA – PARTE I LE PRINCIPALI TEORIE SOCIOLOGICHE DELLA DEVIANZA – PARTE II -

La criminologa Avv. Dott.ssa Clelia Gorga, tutor di questo master:

Dott. Tommaso Comunale, università Forlì:

Alla luce di quanto sopra, per far fronte ed esaudire richieste sempre più

esigenti, oggi a Voi, più fortunati, viene offerto per l’anno 2016/2017, il

Master in “Criminologia e Studi Giuridici e Forensi" in sigla MA541 (1 ed.) per una durata di 1925 ore corrispondenti a 77 CFU, che consente la prosecuzione

degli

Giurisprudenza.

studi

nel

Corso

di

Laurea

Magistrale

in

di

Per maggiori informazioni:

0081 18893962 – 091 7654200 - 3318682197

mastercesd@unipegaso.it - coord.palermo@unipegaso.it (di carattere amministrativo e didattico)

comunicazioni@cesd-onlus.com

(di carattere generale, logistiche/organizzative)

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E f f e t t o T re BINARIO MORTO La tragedia pugliese è il simbolo di un'Italia paralizzata. Il "binario morto" non è solo in Puglia. È una condanna quotidiana. Un binario di morte, nel mezzo delle campagne pugliesi, esattamente tra Andria e Corato. Ma anche un binario morto per l'Italia intera, quello su cui si ferma il sogno di essere o diventare un paese moderno. In una delle regioni più belle, amate e meta di turisti da tutto il mondo, c'è ancora una linea ferroviaria a binario unico, come in America ai tempi del Far West, che in una tratta non è neppure assistita dalla tecnologia. Il traffico è regolato via telefono tra capistazione e macchinisti. Nessun paracadute, nessuna spia che, nell'era di internet, si accenda sulla plancia di comando, niente di niente che possa salvare dall'errore umano due treni che stanno marciando a tutta velocità l'uno contro l'altro. Basta un equivoco, una distrazione ed

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è tragedia. È accaduto, più che uno scontro è stata una esplosione: oltre venti morti e decine di feriti, molti in gravi condizioni.

Co.Bo.Di. Luglio 2016 Riassumendo Pag. 1 - Binario morto Pag. 3 - ARMA Pag. 14 - Attualità news Pag. 27 - Altre Rubriche

Il presidente Mattarella dice che quello che è successo è «inammissibile»; il premier Renzi che «chi ha sbagliato pagherà». Ovvio, ma bisogna intenderci su cosa è «inammissibile» e su chi «deve pagare» oltre al disgraziato - ammesso che sia vivo - che ha materialmente provocato lo schianto. Perché «inaccettabile» è che nel 2016 ben dodicimila dei diciannovemila chilometri di rete ferroviaria siano ancora a binario unico e spesso non assistito. Perché a «pagare» dovrebbero essere la classe politica e gli amministratori che hanno dilapidato, anche e soprattutto nel trasporto locale, una montagna di continua

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denaro pubblico per ritrovarsi in queste condizioni.

C'è l'Italia del Frecciarossa, quella di Expo, abbiamo in casa televisori che ricevono migliaia di canali, molti figli di papà giocano con i droni e guardano film sui telefonini. Ma purtroppo l'Italia reale e maggioritaria vive ancora su binari unici. Molti italiani, in tutti i campi, brillano nelle loro eccellenze, tanti italiani - come quelli che ieri sono corsi a donare il sangue negli ospedali pugliesi - hanno il cuore d'oro. Ma purtroppo l'Italia non c'è. Perché la maggior parte degli uomini che la governano sono simili agli statali furbetti del cartellino: timbrano, incassano e fanno gli affari loro. Da tre anni - e già sarebbe

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stato scandalosamente tardi - erano stati finanziati i lavori per raddoppiare quella linea ferroviaria. Nelle prossime ore ci spiegheranno perché non è stato fatto. Ma noi comuni cittadini lo sappiamo, ogni giorno viviamo sulla nostra pelle l'inefficienza di uno Stato invadente, avido, lontano. Il «binario morto» non è solo in Puglia o solo fatto di rotaie. È una condanna quotidiana, ed è il motivo per cui la metà di noi ha rinunciato a esercitare il diritto di voto, cara benedetta, maledetta Italia. www.ilgiornale.it

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ARMA

O m i ci d i o M i ra rchi , a rre s t a t o i l p re s unt o assassino. Si cercano i complici 23 giugno 2016

I Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani, unitamente a militari del ROS e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, hanno tratto in arresto, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere, GIRGENTI Nicolò, classe 71, agri-coltore, incensurato, ritenuto responsabile dell’omicidio del Maresciallo Capo dei Carabinieri Silvio MIRARCHI. Il provvedimento cautelare, emesso dal Gip del Tribunale di Marsala, Dottoressa Annalisa AMATO, su richiesta della locale Procura della Repubblica diretta dal Dott. Vincenzo PANTALEO, giunge al culmine di un’intensa attività investigativa, coordinata dal Sostituto Procuratore Dottoressa Anna Sessa e sviluppata immediatamente dopo il ferimento del Maresciallo MIRARCHI dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani e dal Nucleo Operativo della Compagnia di Marsala, con il supporto del Reparto Investigazioni Scientifiche di Messina. La sera del 31 maggio 2016, l’Ispettore dell’Arma, unitamente ad un altro collega, era impegnato in un servizio di Polizia Giudiziaria, organizzato dalla Compagnia Carabinieri di Marsala, nelle aree rurali del centro lilibetano. I militari, mentre erano appostati in un fondo agricolo di C.da Vintrischi, intorno alle 21.30, udivano voci e rumori provenienti da alcune serre poco distanti. Nel tentativo di controllare cosa stesse accadendo, si avvicinavano e dopo essersi qualificati ed aver intimato l’alt, venivano immediatamente investiti da numerosi colpi di arma da fuoco, uno dei quali colpiva alla zona renale il Maresciallo MIRARCHI. Trasportato presso l’ospedale di Marsala, veniva sottoposto ad un primo intervento chirurgico e poi trasportato in elisoccorso presso l’Ospedale Civico di Palermo ove, Page 3

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nuovamente sottoposto ad intervento chirurgico, decedeva nel pomeriggio del 1° giugno. L’attività investigativa, immediatamente sviluppata, permetteva di trarre in arresto, già nelle ore successive, il pregiudicato D’ARRIGO Francesco, quale responsabile della coltivazione dello stupefacente, ma anche di individuare un primo sospettato proprio in GIRGENTI Nicolò. Egli era, infatti, fino allo scorso mese di marzo, il gestore delle serre e presidente di una società cooperativa a cui le stesse erano state concesse in affitto. Tale carica e gestione veniva poi ceduta da GIRGENTI al D’ARRIGO. Il GIRGENTI, interrogato nell’immediatezza, forniva però una descrizione dei suoi movimenti, effettuati a cavallo dell’evento criminoso, assolutamente non veritiera rispetto all’esito dei riscontri eseguiti dai Carabinieri. GIRGENTI, infatti, riferiva di essere rimasto a casa tutta la sera e di essersi addormentato intorno alle 22.00, quando, invece, in realtà, l’analisi dei tabulati del suo telefono hanno dimostrato che era sveglio e soprattutto che la sua utenza agganciava la cella compatibile con il luogo dell’omicidio. Inoltre, la sua autovettura veniva ripresa transitare da due telecamere a circuito chiuso, rinvenute dai Carabinieri, lungo la possibile via di fuga dal luogo dell’omicidio, proprio nei minuti successivi all’esplosione dei colpi di pistola. Ma anche un’altra prova fondamentale è stata acquisita dai militari dell’Arma nei confronti di Nicolò GIRGENTI: egli veniva sottoposto allo STUB, ovvero il tampone utile per la rilevazione di tracce da sparo, che, analizzato successivamente presso i laboratori del RIS di Messina, dava esito positivo. Infatti, numerose tracce univoche di polvere da sparo si rinvenivano anche sugli indumenti del GIRGENTI, sequestrati dai Carabinieri poco prima che lo stesso riuscisse a lavarli. continua

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ARMA Le indagini hanno dimostrato, altresì, che GIRGENTI non era estraneo alla piantagione di marjuana coltivata dal D’ARRIGO, bensì ne era socio, ma infedele. Infatti, approfittando dell’assenza del partinicese nelle ore serali e notturne, stava trafugando, insieme ad altri complici, le piante dalle serre. A riprova di quanto sopra, egli, in un una conversazione intercettata sulla sua utenza telefonica, afferma che in quella coltura

aveva investito tanto e si rammaricava solo dell’ “inferno” che ne era derivato. Nessuna parola di rammarico era rivolta nei confronti del Maresciallo MIRARCHI. Le attività investigative continuano incessantemente per assicurare alla giustizia anche gli altri complici coinvolti nell’efferato omicidio. www.marsalaoggi.it

Arrestato il boss Ernesto Fazzalari, il p i ù ri ce rca t o d op o M e s s i na D e na ro 26 giugno 2016

Roma - Il 46enne Ernesto Fazzalari, boss legato all’‘ndrangheta e super ricercato da 20 anni , è stato arrestato nelle prime ore di questa mattina. Ha una condanna all’ergastolo per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, porto e detenzione illegale di armi ed altro. L’uomo - riferisce un comunicato dei Carabinieri - era il secondo ricercato per importanza e pericolosità dopo Matteo Messina Denaro. Bloccato a Taurianova Fazzalari è stato sorpreso nel sonno dai militari nell’abitazione che utilizzava come covo nella zona di Taurianova (Reggio Calabria): l’uomo non ha opposto resistenza e subito dopo l’irruzione dei militari del Gisha fornito le proprie generalità lasciandosi ammanettare. Nel corso della successiva perquisizione i carabinieri hanno trovato una pistola, con munizioni, che il latitante non ha avuto il tempo di utilizzare. Nella casa, insieme al latitante, era presente anche una donna di 41 anni (la sua compagna), che è stata arrestata con l’accusa di procurata inosservanza di pena e concorso in detenzione di arma comune da sparo e ricettazione. Nella casa è stato trovato anche altro materiale ritenuto d’interesse e che sarà oggetto di ulteriori approfondimenti investigativi. Renzi: «Orgoglioso di chi serve lo Stato» «Grazie a giudici e forze dell’ordine. Viva l’Italia! #buonadomenica» il primo commento di Renzi. «Continuiamo a combattere la criminalità ovunque, palmo a Page 4

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palmo, casolare per casolare», scrive su Facebook il premier. «Una bellissima domenica! Questa notte - racconta il premier - i carabinieri hanno arrestato in Aspromonte Ernesto Fazzalari, ricercato da vent’anni, considerato il secondo latitante più pericoloso d’Europa e il più feroce capo della ‘ndrangheta. Un’operazione molto difficile resa possibile dalla professionalità e della dedizione delle forze dell’ordine e dei magistrati». «Sono orgoglioso - afferma Renzi - delle donne e degli uomini che servono lo Stato e a nome di tutti gli italiani ho chiamato il Comandante Del Sette e il Procuratore Capo di Reggio Calabria Cafiero de Raho per esprimere loro la nostra gratitudine più affettuosa. Grazie davvero dal profondo del cuore! Viva l’Italia!». Alfano: «Alla giustizia non si sfugge» «Fazzalari, trovato con la sua compagna 41enne - ha aggiunto il ministro - è uno dei più importanti latitanti, personaggio di spicco della criminalità e a capo della omonima ’ndrina che opera nel territorio di Taurianova» ha commentato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. «La fuga dei criminali ha sempre un termine. Alla giustizia non si sfugge. Sono queste le vittorie che ci confortano e ci sostengono nel cammino difficile, ma possibile, contro il crimine organizzato e sono il premio per un lavoro incessante delle forze dell’ordine e dei magistrati, portato avanti con pazienza, determinazione e alta professionalità». www.ilsecoloxix.it

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Sgarbi vede i carabinieri e sbrocca: "State qui senza fare un ca....".

La mazzata del giudice: sono dolori

30 giugno 2016 Undicimila euro, di cui diecimila a quattro carabinieri e mille all’Arma, è la somma versata da Vittorio Sgarbi per ’uscirè dal processo milanese in cui era accusato di oltraggio a pubblico ufficiale. La vicenda risale al 22 maggio dello scorso anno quando il critico d’arte ebbe una violente discussione con le forze dell’ordine davanti a uno degli ingressi di Expo. Per l’altro reato di cui era accusato, resistenza a pubblico ufficiale, verrà giudicato col rito abbreviato il 14 luglio prossimo. Secondo la ricostruzione del pm Elio Ramondini, Sgarbi e il suo autista sarebbero arrivati in macchina "in contromano" e senza l’accredito davanti all’ingresso cargo 6 dell’area espositiva. Ne sarebbe nato un diverbio e l’ex deputato avrebbe offeso "l’onore e il prestigio" di quattro carabinieri. Stando all’imputazione, Sgarbi

si sarebbe rivolto ad un carabiniere che si era messo davanti all’auto dicendogli: "Sei un fascista, non fate un c.... e state interrompendo un pubblico servizio, ci vedremo in Tribunale, siete due cogl....". E ancora: "Voi Carabinieri state qui a non fare unc.... (...) io sono qui per lavorare e voi non fate un c....". Sgarbi, secondo l’accusa, avrebbe anche "istigato" l’autista dell’auto sulla quale viaggiava "a proseguire la marcia forzando volontariamente il blocco", costringendo un carabiniere ad indietreggiare per non essere investito (di qui l’accusa di resistenza). Sgarbi ha deciso di versare un risarcimento totale di 11mila euro, di cui mille anche a favore dell’Arma e oggi, davanti al giudice della quarta sezione penale Marco Tremolada, le parti civili hanno ritirato la loro costituzione nel processo per il reato di oltraggio che è stato dichiarato estinto www.liberoquotidiano.it

In f i a m m e l ’ a u t o d e i c a r a b i n i e r i 01 luglio 2016 VOGHERA. L’auto dei carabinieri ha preso fuoco all’improvviso, subito dopo l’ingresso in autostrada. Il conducente ha fatto appena in tempo ad accostare, che dal vano motore si è alzato un denso fumo nero. Ma non era ancora finita. Quando i militari hanno cercato di uscire dall’abitacolo, le portiere infatti non si sono aperte: probabilmente il meccanismo di apertura si era bloccato proprio a causa dell’incendio. A quanto sembra per mettersi in salvo i due militari hanno dovuto rompere uno dei finestrini. E’ accaduto l’altra mattina, verso le 10, lungo l’autostrada A7 Milano-Genova, a circa due chilometri di distanza dal casello di Casei Gerola, in direzione di Milano. L’auto era una Alfa 156, una delle vetture più utilizzate dai carabinieri per il servizio del Page 5

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«Nucleo radiomobile». A quanto sembra la vettura doveva essere portata al centro tecnico dell’Arma dei Carabinieri, a Milano, per una revisione accurata o forse addirittura per la demolizione. Oltre al conducente sulla macchina c’era naturalmente anche un altro carabiniere, di scorta. Ad un tratto l’automobile ha manifestato problemi al motore, e subito dopo dal cofano si è alzata una colonna di fumo denso e acre. Inizialmente le portiere non si sono aperte, poi per fortuna i due militari sono riusciti a rompere un vetro e ad allontanarsi, dando l’allarme alla centrale operativa. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Voghera, che hanno spento le fiamme prima che si propagassero all’intera vettura. Poi da Milano è arrivato un carro attrezzi dei carabinieri, per il recupero del mezzo. http://laprovinciapavese.gelocal.it

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Napoli, defibrillatori a bordo d e l l e a ut o d e i ca ra b i ni e ri 01 l u g l i o 201 6

NAPOLI finalizzate a improvvisa, l'Azienda

Nel quadro delle attività prevenire la morte cardiaca grazie ad un accordo tra Ospedaliera Universitaria

«Federico II» - Dipartimento di cardiologia, cardiochirurgia ed emergenze vascolari - di Napoli ed il Comando Legione Carabinieri «Campania» da domani, 10 defibrillatori, in grado di ripristinare il ritmo cardiaco in sicurezza, saranno a bordo delle macchine dell'Arma impegnate nel servizio di pattugliamento. I militari, sempre grazie all'impegno del Dipartimento di Cardiologia, sono stati addestrati ad un pronto utilizzo del prezioso macchinario per poter effettuare le manovre per la defibrillazione precoce. www.ilmattino.it

Sparatoria tra carabinieri e banda di rapinatori: in manette due albanesi

03 l u g l i o 201 6 FRATTAMINORE (NA) - A seguito di lunghe e approfondite indagini i carabinieri di Frattaminore sono riusciti a sgominare una banda di ladri ritenuti i responsabili di decine e decine di furti in casa messi a segno recentemente. I militari avevano da tempo preparato una trappola per sgominare la gang, che viaggiava a bordo di una potente Audi A6 di colore scuro, individuata in via Sant’Anna.

Una vera e propria scena da film quella a cui si è assistito: i malviventi, circondati dai militari, hanno dapprima tentato di investire due uomini in divisa, poi hanno utilizzato la loro auto come ariete contro quelle dei carabinieri. A quel punto è scattata la reazione delle forze dell’ordine, che hanno dovuto esplodere diversi colpi di pistola centrando con una sventagliata di mitra i pneumatici della vettura e il cofano del motore.

scesi dall’auto, circondati ad armi spianate. I due passeggeri, un 31enne e un 26enne, entrambi di origine albanesi, sono stati arrestati. All’interno dell’ampio vano del bagagliaio sono state rinvenuti e sequestrati oggetti d’oro, carte di credito, materiale informatico e una incredibile quantità di attrezzi atti allo scasso. I due carabinieri investiti sono stati portati nel vicino pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore: hanno riportato contusioni, ematomi e graffi e qualche distorsione, che guariranno in una decina di giorni. Gli arrestati, invece, sono stati portati presso il carcere di Napoli Poggioreale. Per loro le accuse vanno dal tentato omicidio a lesioni a pubblico ufficiale, dalla ricettazione al possesso di arnesi atti allo scasso. www.diariopartenopeo.it

I rapinatori, messi alle strette, sono così Page 6

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R i e t i , c a ra b i n i e r e m o r t o : s o s p e t t i d e i p a re n t i s u l l ' u ra n i o 05 luglio 2016

RIETI - E' morto ieri mattina il vicebrigadiere dei carabinieri Antonio Gira, stroncato da complicanze di una malattia come la leucemia dalla quale sembrava essere guarito, ma che alla fine, invece, non gli ha dato scampo. Aveva 37 anni, viveva con la famiglia a Poggio Catino ed era in servizio presso il Comando Compagnia dei carabinieri di Poggio Mirteto nel nucleo radiomobile. Lascia la moglie Eleonora Favetta, con la quale era sposato da sei anni, e un figlio di 18 mesi. Originario del Salento, Antonio Gira era conosciutissimo in Sabina dopo aver prestato servizio nei carabinieri a Configni e poi nel radiomobile a Poggio Mirteto. Prima ancora però, Antonio Gira era stato in missione in Kosovo. «Era il 2000 - ricorda il suocero Antonio Favettadopo essere tornato da quella missione ha alternato stati di salute precari a momenti di normalità. Strani gonfiori che poi diminuivano, si sono susseguiti visite e controlli, poi l'insorgere della malattia. L'operazione col trapianto di midollo coi problemi che sembravano superati.

Poi d'improvviso l'abbassamento delle difese immunitarie. Ha lottato fino alla fine ma non ce l'ha fatta. Quale l'attinenza dell'insorgere della malattia col fatto che sia stato con l'esercito in missione Kosovo non sta a noi stabilirlo, ma il sospetto c'è, viste le tante storie sull'uranio impoverito che sono state registrate dopo la missione italiana nei Balcani. Come famiglia ci muoveremo per il riconoscimento ad Antonio della causa di servizio». Intanto ieri, alla notizia della morte del giovane Antonio Gira, è stato unanime il cordoglio in Sabina da parte di amici e parenti che si sono stretti intorno ai famigliari, da parte dei colleghi dell'Arma, dei suoi amici motociclisti vista la passione di Antonio per le due ruote e dei tanti ragazzi con i quali Antonio Gira ha giocato al calcio in Sabina vestendo tra le altre le maglie del Casperia e Gavignano. I social network e il profilo facebook di Antonio Gira letteralmente inondato da messaggi di cordoglio. I funerali oggi alle 17 a Poggio Catino, in piazza Indipendenza, davanti la chiesa di San Rocco in forma solenne. Previsto il picchetto d'onore dell'arma dei carabinieri e una raccolta offerte che saranno devolute all'Ail. http://m.ilmessaggero.it

Carabiniere in servizio a Castelvetrano si toglie la vita sparandosi un colpo di pistola

06 luglio 2016

Un suicidio inspiegabile che lascia attoniti tutti. Ieri sera, intorno alle 22, si è tolto la vita a Sciacca Busonera Massimo, 45 anni, carabiniere in servizio presso la stazione dei Carabinieri di Castelvetrano. L’uomo, stante le prime indiscrezioni, si è tolto la vita sparandosi un colpo di pistola ed è stato ritrovato privo di vita in contrada Perriera. Sembra che l’uomo, da tutti ricordato per la sua diponibilità e gentilezza, abbia lasciato una lettera di Page 7

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scuse indirizzata ai familiari per l’inspiegabile gesto che ha scioccato amici e parenti. Oggi alle11 presso la gremita Chiesa Madre di Sciacca si sono svolti i funerali del Carabiniere apprezzato da tutti per le qualità umane che lo hanno sempre contraddistinto. Tante lacrime e disperazione per un gesto che ha lasciato nello sconforto tutti coloro che hanno avuto l'onore di conoscerlo. La Redazione di

Castelvetranonews si unisce al cordoglio e si stringe alla famiglia ed amici in questo momento difficilissimo. http://castelvetranonews.it

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P i cchi a no un v i a g g i a t ore e m a nd a no a l l ' os p e d a l e ci nq ue ca ra b i ni e ri 07 luglio 2016

PRATO. E’ stato picchiato senza una valida ragione, per futili motivi, mentre stava aspettando il treno alla stazione centrale. Protagonisti della violenza gratuita, nella tarda serata di mercoledì 6, un viaggiatore e due trans brasiliane di 30 anni, secondo le testimonianze e i riscontri sanitari successivi, sotto l’effetto di droghe. Il malcapitato ha chiamato subito i carabinieri. Sul posto è arrivata una prima pattuglia, raggiunta subito dopo da altre due vista la violenta reazione dei due trans. Ci sono voluti in tutto dieci carabinieri per avere la meglio delle due brasiliane e

cinque di loro, colpiti a pugni, calci e graffi, hanno dovuto essere medicati al pronto soccorso dell’ospedale con numerose contusioni sul corpo. Alla fine, le due trans sono state bloccate e accompagnate nella camera di sicurezza del comando di Mezzana, dove hanno trascorso la notte, non prima di essere state visitate e sedate da personale sanitario del 118. Convalidato l’arresto per resistenza a pubblico ufficialee lesioni, nella tarda mattinata di giovedì 7 le due brasiliane sono state processate con rito direttissimo. http://iltirreno.gelocal.it

Doping: gen. Gallitelli alla Camera Audizione del responsabile della Nado Italia

07 luglio 2016

ROMA - Un'audizione sull'antidoping alla Camera dei Deputati: protagonista presso le Commissioni riunite Cultura e Affari Sociali il generale dei carabinieri Leonardo Gallitelli, responsabile della Nado Italia,

Dopo che, lo scorso 2 marzo, le commissioni riunite avevano avviato l'esame di tale atto, presentato il 5 febbraio 2015, quella di oggi era la prima di una serie di audizioni. A parlarne, al termine della riunione, è stata la deputata del Pd, Laura Coccia, prima firmataria del documento: "E' stata sicuramente un'audizione interessante, il generale Gallitelli ha tracciato un quadro su cosa è Nado Italia, cosa è diventata e il percorso che sta intraprendendo in questi mesi", ha spiegato l'onorevole, soffermandosi sui cambiamenti avvenuti in materia di antidoping a distanza di un anno e mezzo dalla firma della risoluzione. (ANSA)

nell'ambito della discussione della risoluzione per l'istituzione di un'Agenzia nazionale antidoping. Page 8

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Carabinieri-rapinatori, la sentenza: entrambi condannati all’ergastolo 08 luglio 2016

Ergastolo per Claudio Vitale e Jacomo Nicchetto, i due carabinieri che l’anno scorso, a marzo del 2015, rapinarono un supermercato ad Ottaviano e poi uccisero il proprietario, Pasquale Prisco, che assieme ad altri li aveva inseguiti lungo la strada statale 268. Lo ha deciso il gup del tribunale di Nola, Giuseppe Sepe, accogliendo la richiesta del pm Carla Bianco. Si tratta, ovviamente, della sentenza di primo grado. Il processo si è svolgo col rito immediato: questa mattina pubblico ministero, difesa e parte civile si

sono nuovamente confrontati, poi la sentenza è arrivata nel pomeriggio. I due carabinieri – rapinatori spararono all’impazzata dopo essere stati aggrediti da un gruppo di amici e parenti di Prisco, che li inseguirono per bloccarli: un proiettile (uscito dalla pistola di Nicchetto) colpì al ventre Pasquale, che morì in ospedale. Al termine di una lunga battaglia giudiziaria, fatta di perizie e sopralluoghi, il giudice ha deciso, disponendo per entrambi il massimo della pena www.ilmattino.it

Massimiliano Milli non ce l’ha fatta, il maresciallo dei carabinieri è morto nella notte 10 luglio 2016

Genova - È morto all’alba Massimiliano Milli, 27 anni, il maresciallo dei carabinieri ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale San Martino in seguito ad una caduta da un muretto sotto la sua abitazione a Genova. L’incidente è avvenuto alle 5,30 di ieri. Il giovane, reduce da una serata in discoteca con gli amici, era caduto da un muro di 7 metri e mezzo,come ha rilevato la polizia scientifica. Trasferito al pronto soccorso in gravissime condizioni per via di numerose lesioni interne e alla testa, il ventisettenne era stato sottoposto ad un lungo intervento chirurgico. Le indagini per ricostruire la dinamicadell’incidente sono state avviate dai poliziotti delle volanti intervenuti primi a tentare di rianimare il giovane dopo l’allarme lanciato da un barista cinese che aveva scorto il corpo sotto il muro. Un poliziotto, abilitato a prestare i primi soccorsi in caso di arresto cardiaco, era riuscito a far riprendere il battito del cuore Page 9

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con un prolungato massaggio cardiaco. Il carabiniere era stato trasferito in ospedale in coma e le sue condizioni erano apparse subito molto gravi.Massimiliano Milli era maresciallo a Serravalle Scrivia (Alessandria) ed era uno dei tre figli di Massimo Milli, colonnello ex comandante della caserma Vittorio Veneto di Sturla, a Genova. Al capezzale del giovane ieri si sono dati il cambio, oltre a familiari ed amici, anche i vertici dell’arma dei carabinieri dei comandi provinciali di Genova e di Alessandria. www.ilsecoloxix.it

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Favorita, arrivano i carabinieri a cavallo per controllare il parco 10 luglio 2016

PALERMO. Arrivano due pattuglie di carabinieri nel parco della Favorita, provenienti dal quarto reggimento dei carabinieri a cavallo di Roma. Dall’11 luglio i militari saranno quotidianamente impegnati nella vigilanza del parco, dalla pineta alle aree circostanti, perlustrando i sentieri non facilmente percorribili se non a piedi. La vasta area dal grande valore naturalistico, è stata più volte interessata da lavori di ripulitura, manutenzione e recupero da parte degli organi preposti, che nei mesi scorsi hanno restituito decoro al parco consegnandolo alla cittadinanza ed ai turisti.

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L’attività delle pattuglie di militari a cavallo vigilerà le aree frequentate principalmente da giovani, famiglie, podisti, ciclisti e visitatori, che in queste giornate particolarmente calde, scelgono di trascorrere all’aria aperta il loro tempo libero. Il servizio, in particolare nei parchi, si rivela un buon deterrente contro i malintenzionati e permette anche un controllo più ampio del territorio, poiché i carabinieri a cavallo hanno un punto di vista privilegiato rispetto alle pattuglie che di solito svolgono servizio a piedi o in auto. http://palermo.gds.it

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NEL DECRETO FORESTALE UNA NOVITA’ PER TUTTE LE FORZE DI POLIZIA: INFORMARE I SUPERIORI DELLE INFORMATIVE

14 luglio 2016 Le Commissioni riunite I (Affari Costituzionali) e IV (Difesa) della Camera la maggiornaza hanno discusso e decretato favorevolmente il parere sull’assorbimento del Corpo Forestale dello Stato. Tale parere consiglia al Governo di estendere a tutte le Forze di Polizia il precetto contenuto all’art. 237 del TUOM (d.p.r. n. 90 del 2010), oggi valido solo per l’Arma dei Carabinieri, che impone di informare la superiore gerarchia in ordine al l e informative di reato, a prescindere dagli obblighi previsti dal codice di procedura penale e quindi dall’autorizzazione della Magistratura. Di seguito il parere e la discussione.

PARERE FAVOREVOLE con le seguenti osservazioni:

1. nell’ottica di razionalizzazione e semplificazione delle Forze di polizia e al fine di migliorare ulteriormente l’efficacia, la competenza e l’efficienza del servizio, valuti il Governo l’opportunità di assicurare la conservazione dell’unitarietà delle funzioni assolte fino ad oggi dagli uffici Cites – con determinazione delle relative dotazioni organiche – sia in materia di violazioni nell’ambito del commercio ille gale della flora e della fauna in via di estinzione, sia in materia di certificazioni nell’ambito del commercio internazionale e di detenzione di esemplari di fauna e di flora minacciati di estinzione, di cui alla legge 7 febbraio 1992, n. 150; 2. alla luce dell’importante esperienza sin qui maturata, valuti il Governo l’opportunità di salvaguardare il personale del Corpo Forestale dello Stato attualmente distaccato presso le Procure della Repubblica in base al decreto del Ministro dell’interno del 28 aprile del 2006;

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3. in relazione all’opportunità di garantire un coordinamento anche informativo al fine di evitare duplicazioni e sovrapposizioni, si valuti l’opportunità di applicare la previsione di cui all’articolo 237 del T.U.O.M.. (Testo Unico delle disposizioni in materia di ordinamento militare) a tutte le Forze di polizia di cui al presente decreto; 4. all’articolo 2, comma 1, si valuti l’opportunità di precisare che l’attribuzione del comparto « sicurezza del mare » alla Guardia di finanza si riferisce all’assolvimento dei compiti di ordine e sicurezza pubblica, e ferme restando le attribuzioni della Guardia Costiera previste dalla legge;

5. al fine di preservare al meglio il nostro patrimonio ambientale nonché la sicurezza dei cittadini, valuti il Governo l’opportunità di inserire tra i compiti di studio previsti dall’articolo 7, comma 2, lettera p) anche quelli di costituzione e gestione di una banca dati relativa alle aree percorse dal fuoco, già da censire sulla base della legislazione vigente; 6. valuti altresì il Governo la possibilità di rivedere il disposto dell’articolo 7, comma 2, lettera f) laddove si dispone che tra le funzioni già svolte dal corpo Forestale e trasferite all’Arma dei Carabinieri vi sia il mero « concorso » e non la piena titolarità in materia di prevenzione e nella repressione delle violazioni compiute in danno degli animali; 7. all’articolo 9, comma 2, si valuti l’opportunità di prevedere un termine per l’adozione del decreto ivi previsto; 8. valuti il Governo l’opportunità di rivedere lo schema di decreto legislativo in esame sulla base della considerazione che il provvedimento nulla dispone per il personale del Corpo Forestale dello Stato che, pur essendo già militare in congedo,

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continua

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rientrerebbe in un’attività comune sottoposta alle specifiche prerogative di ciascun Corpo, anche civile, rileva che una eventuale estensione del campo di applicazione dell’articolo 237 del Testo Unico delle disposizioni in materia di ordinamento militare non innescherebbe alcun processo di militarizzazione. Vincenzo D’ARIENZO (PD) fa presente alla collega Basilio che la previsione di estendere a tutte le forze di polizia le disposizioni dell’articolo 237 del Testo Unico delle disposizioni in materia di ordinamento militare non produrranno gli effetti paventati poiché già adesso l’obbligo di informare il superiore dell’inoltro delle informative di reato all’autorità giudiziaria non è previsto qualora il magistrato chieda di non trasmettere gli atti. www.infodifesa.it

Ernesto CARBONE (PD), relatore per la I Commissione, non rinviene alcun elemento di criticità nella volontà di estendere la previsione di cui all’articolo 237 del Testo Unico delle disposizioni in materia di ordinamento militare a tutte le Forze di polizia. Tatiana BASILIO (M 5 S) ritiene sconcertante quanto testé affermato dal relatore per la I Commissione che ha chiaramente fatto intendere che la disciplina dettata dall’articolo 237 del Testo Unico delle disposizioni in materia di ordinamento militare verrà applicata a tutte le forze di polizia. Si tratta di una forzatura enorme ed assurda che richiede una riflessione e, per tale ragione, sarebbe opportuno rinviare a domani l’espressione definitiva sul parere. Emanuele FIANO (PD), fatto notare che la comunicazione al superiore gerarchico

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Ma quale trattativa vi dico io chi era il boss L'ex comandante del Ros dei Carabinieri 14 luglio 2016

Per Mario Mori, l’ex generale del Ros che a Bernardo Provenzano ha dato la caccia per anni, «Zu Binnu» era un mafioso vero, tutt’altro che «moderato», come vorrebbero i teorizzatori della «trattativa» fra lo Stato e la mafia. Più accorto del «gemello» Totò Riina, meno impulsivo, ma sanguinario come solo un corleonese assetato di potere sa esserlo. Una «sete» così potente, secondo Mori, da portarlo al vertice della «cupola» mietendo morti su morti. La sua dipartita, di questo l’ex direttore del Sisde è certo, non cambia nulla in Cosa nostra. Perché la mafia, nel frattempo, è del tutto cambiata.

Generale, chi è st at o Bernardo Provenzano? «Un mafioso più prudente, più circospetto di Riina, ma con gli stessi fini strategici. Più mafioso di Riina. Nel senso che era capace di agire con più riservatezza, dopo aver meditato, mentre Rina era un criminale più istintivo. Il fine da conseguire, però, era per entrambi identico, il potere. Di certo non lo si può definire un "moderato". Non lo è mai stato. Altrimenti perché lo avrebbero soprannominato "il trattore"?» Lei è stato processato (e assolto) con l’accusa di aver «protetto» Provenzano, ed è imputato per la cosiddetta «trattativa» che, secondo i magistrati, sarebbe stata avviata proprio sfruttando la disponibilità del boss. Ma era davvero possibile «dialogare» con un tale sanguinario? «Faccio una premessa. Provenzano era l'interlocutore di Vito Ciancimino, l’ex sindaco mafioso di Palermo, che non era certo un’educanda. Anzi, aveva tanto pelo sullo stomaco. Ora, in base a questo e al fatto che entrambi erano di Corleone, e la "paesanità" in queste zone conta molto, direi che era più logico ipotizzare dei contatti con Provenzano. Che poi queste relazioni siano state o meno realizzate, lo diranno i magistrati. Anzi, lo dirà la storia, perché queste vicende si riescono a definire solo a distanza di anni, quando tutti i Page 13

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protagonisti

sono

scomparsi».

Provenzano è stato tenuto per tre anni in regime di carcere duro nonostante fosse ridotto ormai a un vegetale. Stato inumano oppure lo meritava? «Siamo un popolo cristiano e cattolico e perdoniamo facilmente. Ma chi è stato vittima di tante tragedie, chi è stato colpito direttamente, forse non è disposto a perdonare ed aspira anche a una giustizia terrena, oltre a quella divina. Per molti, quindi, va bene così. Per altri, no». «Zu Binnu» era in carcere da dieci anni e molte cose sono cambiate in questo lungo arco di tempo. Pensa che la sua morte può cambiare qualcosa in Cosa Nostra oppure gli equilibri, la natura e la strategia della m a fi a sono, ormai, profondamente ca m bi a t i ? «I tempi della nostra società sono così rapidi che personaggi fino a qualche anno fa tragicamente potenti, potentissimi, come Riina e Provenzano, sono ormai completamente superati e rappresentano figure ormai del passato. Direi che la sua morte non cambia nulla, neanche simbolicamente». Resta in fuga Matteo Messina Denaro, l’erede di Provenzano e R i i na . «Io non lo definirei erede. È un termine che non esiste più perché non esiste più Cosa nostra come la immaginiamo e com'era ai tempi di Provenzano. Messina Denaro è del tutto differente. Ha studiato, è più "moderno". Probabilmente sarà preso nelle sue zone, ma se c'è uno che potrebbe essere stato in grado di espatriare, uscire dal suo territorio e andare a vivere in un'altra parte dell'Italia o dell'Europa, questo è Matteo Messina Denaro».

Generale, cosa ha permesso a Provenzano e Riina di scalare la "cupola" spazzando via i loro ne m i c i ? «L’assoluta determinazione e la totale assenza di dubbi sul fatto che il loro modo di agire fosse quello giusto. È stata la loro sfrontatezza a garantirgli il successo dentro Cosa nostra». Luca Rocca - www.iltempo.it

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ATTUALITA' - NEWS

D a l t e rrori s m o a l cy b e rcri m e , è a l l a rm e p e r l a p ri v a cy 02 luglio 2016

anacronistiche a creare 'barriere' alla libera circolazione di beni e persone". E spiega poi che il Regno Unito, che ha condiviso le nuove disposizioni, "avrà necessità di fare riferimento a quella normativa per avere rapporti con l'Europa e il resto del mondo. Anche da questo punto di vista per l'Europa scommettere sulla difesa dei valori delle grandi libertà diventa la forma per reagire a questa difficoltà".

Sorvegliati, profilati, connessi anche con il corpo. Nel mondo digitale dominato dai colossi del web, in cui proliferano sistemi sempre più sofisticati di analisi dei social network e app intelligenti che anticipano le nostre richieste, si moltiplicano all'infinito i rischi per la privacy. Un "diritto universale", non smette di ripetere il Garante, Antonello Soro, che nella Relazione annuale al Parlamento accende un faro sui mille fronti che rischiano di ridurre i nostri spazi di libertà: dalla lotta al terrorismo e dalla raccolta massiva di dati al crimine informatico e alla profilazione online, dalla tecnologia applicata al lavoro alle intercettazioni, alla sanità elettronica.

Nel pieno del ciclone Brexit, Soro apre la sua riflessione nella sala Koch del Senato con un richiamo al nuovo Regolamento europeo sulla protezione di dati personali come "bussola nel pianeta connesso", modello da proporre "su scala mondiale", proprio mentre si fanno più forti "le spinte Issue 1

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La disamina del Garante mette a nudo tutte le nostre vulnerabilità. Nel mirino la reazione alla minaccia terroristica, che "deve essere efficace ma rispettosa dei diritti e delle libertà fondamentali", anche perché "non tutte le limitazioni delle libertà sono effettivamente utili nella prevenzione del terrorismo o di gravi reati". Ben vengano dunque tecniche di indagine potenziate, da utilizzare però "nella maniera più utile in termini di prevenzione e più sostenibile sotto il profilo democratico, avendo ben chiaro quale sia il grado di libertà cui si può rinunciare senza divenire schiavi del terrore e senza neppure abdicare a ogni diritto in nome della logica emergenziale". Connotati di emergenza ha sicuramente il cybercrime, una "minaccia reale", con un peso sull'economia mondiale "stimato in 500 miliardi di euro all'anno, poco al di sotto del narcotraffico nella classifica dei guadagni illeciti". Nel 2015 in Italia i crimini informatici sono aumentati del 30%, specialmente nel settore delle imprese: è dunque "inspiegabile", ammonisce Soro, la "refrattarietà" di molte aziende a "proteggere il loro patrimonio informativo". Il Garante ne ha anche per i media, ai quali chiede un "supplemento di responsabilità" contro i "rischi di accanimento informativo" e il "sensazionalismo" e punta ancora una volta il dito sulla divulgazione degli atti

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ATTUALITA' - NEWS processuali e sulla cronaca giudiziaria, auspicando che "non siano riportati interi spaccati di vita privata - delle parti e, soprattutto, dei terzi - privi di reale rilevanza pubblica". Una strada più volte indicata dall'Autorità, anche al legislatore. A governo e parlamento Soro ricorda che i controlli dei datori di lavoro "sono ammissibili soltanto se strettamente proporzionati", "limitati nel tempo e nell'oggetto, previsti da preventive policy

aziendali, mirati, mai massivi e fondati su precisi presupposti", tornando sui punti più discussi del Jobs Act, ribadisce alcune criticità del decreto trasparenza e chiede nuove norme sul telemarketing, per far fronte alla "incontenibile aggressività" degli operatori. (ANSA)

Brexit: cosa cambia per chi lavora ne l R e g no U ni t o 04 luglio 2016 Con Brexit sarà più difficile partire alla cieca e improvvisarsi freelance a Londra. Come hanno fatto negli anni passati e continuano a fare molti italiani in cerca di qualche opportunità in più. Bastano (o meglio, bastavano) un biglietto low cost e un divano dove dormire a casa di amici. Il tempo necessario per trovare un lavoro, magari come cameriere o lavapiatti in una pizzeria o in un ristorante italiano. Per poi cambiare impiego e realizzare, per i più fortunati, i propri sogni. Ma il passato, in questo caso, è più che mai d'obbligo. Quando il Regno Unito lascerà ufficialmente l'Unione europea, Londra sarà molto meno "cool" e "swinging" per gli italiani e gli altri europei. E su circa mezzo milione di nostri connazionali che hanno scelto di vivere nella terra di Sua Maestà, non saranno pochi quelli costretti a tornare indietro. Ancora nel limbo per due anni Forse è ancora troppo presto per fare le valige: servono, a detta degli esperti di norme europee, come minimo due anni per completare le procedure necessarie per tagliare tutti ponti con l'Unione europea, diventare uno stato extra Ue e stabilire nuovi accordi. Ed è assai probabile che i tempi si allunghino, visto l'esitare della classe dirigente britannica a mettere in Issue 1

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pratica il verdetto uscito dalle urne. Certo è che i flussi consistenti degli italiani - come quelli visti tra il 2014 e il 2015, quando circa 60 mila connazionali si sono trasferiti dall'altra parte della Manica - si ridurranno. E di molto: niente libera circolazione, nessun diritto automatico a lavorare solo perché si ha la cittadinanza europea nel Regno, dove magari poter usufruire del generoso welfare britannico. Assegni di disoccupazione e sanità gratuita per i britannici, ma oggi garantiti ai loro cugini (non tanto amati) europei, i quali, non di rado, vengono bollati dalla propaganda nazionalista come "benefits cheaters", versione molto "british" e poco "politically correct" dei nostri "falsi poveri". La via australiana Non ci sarà, quindi, un esodo da qui al 2018 e i cervelli in fuga è probabile che non ritornino indietro. Londra, fanno notare gli esperti, non può fare a meno dei lavoratori stranieri, siano essi camerieri, autisti, ricercatori o colletti bianchi. Assai probabile, invece, è l'arrivo di una stretta per i futuri ingressi: senza un contratto di lavoro si potrà vivere alla meglio solo per qualche mese, come turista; salvo poi essere rispediti indietro. Un po' come in Australia o negli USA.

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ATTUALITA' - NEWS Cosa può fare chi vive già nella City Chi lavora già da tempo nel Regno Unito potrà scegliere invece di avere il doppio passaporto. È la via più sicura per mettere le radici ed evitare brutte sorprese: l'italiano che ha regolarmente versato le tasse per più di 5 anni, come prevedono le norme, potrà richiedere la cittadinanza britannica e mantenere quella tricolore. L'alternativa è un visto lavoro, che però va rinnovato. Una strada che probabilemente sarà applicata anche agli studenti

universitariprovenienti dai paesi Ue. Porte chiuse nelle prestigiose università britanniche a chi non avrà un visto studio.E chi ce l'avrà, potrà comunque scordarsi tutti quei vantaggi (come i prestiti agevolati per pagare le rette universitarie) che sono stati estesi fino a oggi a tutti i cittadini europei. E con Brexit, goodbye Erasmus. www.panorama.it

La sonda Juno ha raggiunto Giove. A bordo, molta scienza made in Italy scientifici (11, in tutto) realizzati da altre nazioni, due dei quali realizzati da centri di e aziende italiane. Giove, eccomi arrivata! La conferma ricerca Poche ore prima dell’ingresso trionfale dell’arrivo nell’orbita prevista attorno al gigante gassoso del nostro sistema solare, nell’orbita gioviana, a distanza di sicurezza da parte della sonda spaziale JUNO, è di 5.000 chilometri per evitare che il arrivato al centro controllo missione questa miscuglio di radiazioni possa danneggiare in modo irreparabile la strumentazione di mattina alle 5.53 ora italiana. Si trattava di impartire da Terra un bordo, era stato attivato il motore Leros 1b comando dalla sigla “’ji4040”. Era stato della sonda: 35 minuti e 2 secondi di fatto cinque giorni fa: non era l’unico (ce accensione, che hanno permesso di n’erano altri tre), ma era importante, rallentare la velocità di Junodi 541,7 metri secondo, abbastanza per essere perché era quello dell’attivazione di una al sorta di pilota automatico nella sonda catturata dalla forte gravità di Giove e piazzarsi nell’orbita prevista: “Tutto spaziale Juno. Il segnale aveva impiegato circa 48 minuti perfetto, ci siamo ! Inizia una nuova era per coprire gli 860 milioni di chilometri che dell’esplorazione di Giove “ - ha esultato Ed separano l’antenna di Goldstone del Deep Hirst, Mission Manager della missione. Quasi 3 miliardi di chilometri e 5 anni di Space Network (California) dalla sonda Juno, che da allora ha “coperto” lo spazio viaggio sono ormai alle spalle del veicolo (interplanetario) necessario per inserirsi spaziale, 20 metri di ampiezza per 4 e mezzo di altezza, il primo alimentato a nella sua orbita polare attorno a Giove. CINQUE ANNI E 3 MILIARDI DI energia solare ad operare così lontano dal Sole. CHILOMETRI Giove è una gigantesca palla di gas, 318 La Juno, alimentata dai suoi tre grandi pannelli solari, ha raggiunto il suo volte più massiccio della Terra. Proprio a traguardo planetario, dopo un viaggio causa delle sue enormi dimensioni, ha una profonda influenza durato cinque anni, sin da quando un razzo avuto vettore Atlas V non l’aveva lanciata nello sull’evoluzione del nostro sistema solare. spazio, partendo dalla base del Kennedy Ma la sua origine e la sua evoluzione sono ancora oggi un puzzle da risolvere. Space Center, in Florida. Muovendosi su un’orbita polare, Juno ne Grande euforia al Centro Nasa Jet Propulsion Laboratory, di Pasadena, che studierà i campi gravitazionali e magnetici, segue da terra e gestisce tutte le esplorerà le sue nubi vorticose e operazioni della missione. Ma grande l’atmosfera, una delle caratteristiche di entusiasmo anche fuori dagli Stati Uniti, Giove. (...) perché Juno reca a bordo apparati www.lastampa.it

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Bangladesh, strage dell'Isis a Dacca: 9 italiani tra le 20 vittime 06 l u g l i o 201 6

non era nel ristorante al momento dell'attacco e ha contattato la famiglia.

Ecco le vittime italiane: sono Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D'Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D'Allestro, Maria Rivoli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti.

Dieci ore di terrore e di sangue, 13 minuti per il blitz delle forze speciali bengalesi, poi il conteggio infinito dei morti, dei feriti, dei sopravvissuti. L'assalto con presa d'ostaggi compiuto da nove terroristi dell'Isis la notte scorsa all'Holey Artisan Bakery, ristorantino chic affacciato sul lago nel cuore del quartiere diplomatico di Dacca, è terminato con 20 civili uccisi tra cui 9 italiani imprenditori del tessile, 7 giapponesi e un americano, un numero imprecisato di feriti, 13 ostaggi portati in salvo e 6 assalitori eliminati. Uno solo è stato catturato, ferito. In serata una notizia positiva dalla Farnesina: il decimo italiano in un primo momento dato per disperso

Il commando jihadista era arrivato all'Holey Artisan Bakery poco dopo le 9 di sera, ora locale. Nelle mani dei killer un vero e proprio arsenale, kalashnikov, bombe a mano, machete. Non ci sono state incertezze: prima gli spari e il grido ormai diventato sinonimo di morte in tutto il mondo 'Allah u Akbar', poi alcune raffiche ad altezza d'uomo che hanno freddato due poliziotti, l'irruzione nel ristorante, le luci spente e le telecamere messe fuori uso, gli stranieri dalla pelle chiara sgozzati con ferocia. Infine la tragica messa in scena degli interrogatori degli altri avventori presi in ostaggio ai quali veniva imposto di recitare alcuni versetti del Corano. Per chi non ci riusciva non c'è stato scampo e così sono stati ammazzati anche un indiano e due bengalesi, un ragazzo e una ragazza studenti di università americane tornati a casa per trascorrere la fine del Ramadan con i loro familiari. (ANSA)

L ' u l t i m o c o v o d e l l e B r i g a t e ro s s e n a s c o s t o t ra i muri di un ospedale 08 l u g l i o 201 6 MILANO - È solo un pannello, ma per i carabinieri funziona come una macchina del tempo. Policlinico di Milano, alcuni giorni fa. Sono, questi, lunghi anni di lavori di ristrutturazione dentro l'ospedale e, padiglione dopo padiglione, si è arrivati al Granelli. Due operai salgono in cima a una scala, che porta ai sottotetti. Basta un Issue 1

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colpo di martello e si accorgono che qualche cosa non va. Sembra venire giù tutto. Chiamano il titolare della ditta. Provano insieme a capire che cosa succede e cade per terra un fascicolo: sull'intestazione, la stella a cinque punte delle Brigate Rosse, la formazione terroristica comunista, tra i protagonisti degli anni di piombo.

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ATTUALITA' - NEWS Siamo dunque di fronte al primo caso in Italia di "covo" organizzato dentro un ospedale pubblico e, per di più, scoperto dopo fiumi di processi e parole di pentiti a quarant'anni di distanza. Difficile che si possano riaprire chissà quali indagini, ma risulta a Repubblica - il materiale è assolutamente "originale ". Non ci sono solo fotocopie. Forse per questo, la notizia è stata tenuta segreta.

Andò molto diversamente nell'ottobre 1990, in un altro caso di ritrovamento, del tutto simile. Il proprietario di un bilocale in via Monte Nevoso decide di ristrutturare. E là, dove, nel 1978, c'erano state un'irruzione dei carabinieri e la cattura di alcuni brigatisti, un muratore scopre una struttura di cartongesso. Protegge centinaia di fotocopie, tra cui non poche pagine del memoriale scritto dal presidente democristiano Aldo Moro prigioniero a Roma. Più 60 milioni in vecchie banconote e varie armi funzionanti. In un pomeriggio di sole, la Digos di Achille Serra porta le cineprese: "Non si sa mai con i dietrologi italiani, il materiale è ancora dentro il muro, noi filmiamo, se inventano storie gli mostriamo i fotogrammi". Con i progressi scientifici fatti grazie al Dna per l'identificazione delle persone, in quest'estate del 2016 si sta procedendo in un'altra maniera. Anzi, se l'"operazione Policlinico" non è passata del tutto inosservata, dipende dalle unità cinofile: i cani che fiutano esplosivi e gli olii delle armi sono stati mandati, per ordine della procura, lungo il piano. "Un'esercitazione ", è stato spiegato ai curiosi. Il materiale raccolto è da giorni sotto esame e si possono dire soltanto due cose. La prima è che non ci sono armi e non ci sono collegamenti, stando a indiscrezioni, con quello che resta dei più gravi omicidi firmati dalle Br milanesi, "colonna Walter Alasia, brigata Fabrizio Pelli", e cioè l'agguato mortale contro il medico Luigi Marangoni, il più giovane direttore sanitario italiano. Semplicemente uno che non s'era voltato dall'altra parte durante gli atti di sabotaggio di alcuni infermieri contro la banca del sangue: li aveva denunciati. Tre capoinfermieri, ritenuti d'accordo con Marangoni, poco dopo vengono azzoppati a colpi di 7.65. "Gambizzati", come si diceva allora. Lui Issue 1

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rifiuta la scorta: "Non voglio vedere morire poliziotti al posto mio". Il 17 febbraio 1981, mentre il direttore sanitario del Policlinico Marangoni esce dal garage di casa, al volante della sua auto, incontra quattro terroristi, armati di mitra e di bastoni acuminati. Oggi portano il suo nome a Milano i nuovi giardini e l'ala del Policlinico dedicata ai trapianti.

A indicare Marangoni come bersaglio era stata un'infermiera del Policlinico condannata all'ergastolo nel primo processo milanese: uscita dal carcere, è diventata una collaboratrice di don Gino Rigoldi nei progetti di recupero sociale. Un percorso simile a quello di altri brigatisti, ma contestato - nonostante i numerosi e vibranti incontri in nome della "giustizia riparativa", basata sul dialogo tra autori e vittime del reato - dalle associazioni dei familiari delle vittime (e non solo): "Come possiamo perdonare se non spiegate com'è andata?".

Argomento che sembra sottindere l'altro dettaglio emerso. Riguarda - ripetiamo, sono indiscrezioni attendibili, ma non c'è l'ufficialità - alcuni elmenti del tutto inediti su un attentato milanese non mortale, avvenuto nella primavera del lontano 1975. Un gruppo di brigatisti entra nello studio di Massimo De Carolis, avvocato, democristiano, leader della cosiddetta "maggioranza silenziosa ": blocca lui e i suoi assistenti, lo sottopone a un breve "processo del popolo" e gli spara alle gambe. Con una 7.65 con silenziatore. Quella pistola non aveva sparato solo a Milano, ma anche a Padova, il 17 giugno dell'anno prima: un commando, con una scusa, era entrato nella sede del Movimento sociale, ma i due militanti che c'erano, il carabiniere in congedo Giuseppe Mazzola e l'agente di commercio Graziano Giralucci, avevano reagito, finendo ammazzati. Viene considerato il primo omicidio commesso e rivendicato dalle Brigate rosse. Quando De Carolis venne "condannato", i suoi "giudici" si appropriarono del tesserino di riconoscimento da deputato. Ma nessuno, allora, aveva messo in relazione De Carolis e la cosiddetta "brigata ospedaliera". continua

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ATTUALITA' - NEWS Oggi losi può fare perché, insieme con le rivendicazioni e i lunghi documenti inneggianti alla lotta armata, il tesserino è riemerso dal muro del più antico ospedale

milanese. Sembra un reperto archeologico? Eppure, il sangue sulle nostre strade scorreva davvero. www.repubblica.it

Una nuova bomba sull'Europa: anche l'Austria lavora all'uscita 08 luglio 2016 Bruxelles e Vienna non sono mai andate d'accordo: i polli al cloro, il centralismo di Bruxelles, la curvatura del cetriolo.

Tutto questo è stato rievocato negli ultimi tempi per attizzare il risentimento contro l'integrazione europea. Adesso che la Brexit sta risvegliando le fantasie degli euroscettici, l'Austria starebbe seriamente valutando la possibilità di strappare, una volta per tutte, con l'Unione europea. È vero che il nuovo cancelliere Christian Kern ha dichiarato che "non c'è la necessità di aprire un dibattito sulla possibile Oexit". Ma questo, scrive il quotidiano tedesco Die Zeit, solo perché non ne avrà bisogno. Quando in ottobre si rivoteranno i ballottaggi delle elezioni presidenzali, l'ultranazionalista Norbert

Hoefer avrà, infatti, altissime probabilità di essere eletto presidente. E di recente ha già messo in chiaro: "Se l'Unione Europea avrà cattivi sviluppi, per me sarà arrivato il momento di interpellare i cittadini austriaci". L'uscita dell'Austria dall'Unione europea è un sogno per tutti gli euroscettici di destra. Ma per il Paese, a detta del quotidiano tedesco, si tratterebbe di "una missione suicida". "Le conseguenze dirette sarebbero catastrofiche - si legge - l'uscita della Gran Bretagna dalla Unione europea è una piccolezza a confronto con quello che potrebbe comportare il processo di separazione di un paese dell'euro e di Schengen, nonostante sia uno Stato piccolo e non una potenza economica". www.ilgiornale.it

Sovraffollato e poco sicuro, pm: il Cara di Mineo è a rischio criminalità 08 luglio 2016 CATANIA. Il Cara di Mineo, per struttura e il gran numero di migranti che ospita, e che oggi sono 3.359, è a rischio infiltrazioni criminalità,sia sul fronte del traffico di essere umani, sia della prostituzione. È quanto emerso dall'audizione di magistrati e forze dell'ordine davanti una delegazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema di accoglienza di migranti nella prefettura di Catania. Ne facevano parte il presidente Federico Issue 1

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Gelli, il vice presidente Giuseppe Brescia, e i consiglieri Marialucia Lorefice e Giovanni Burtone, secondo i quali «il modello di accoglienza non può essere il Cara di Mineo, ma il modello a cui puntare è l'accoglienza diffusa». Senza contare le «criticità emerse nella gestione dei servizi». Con inchieste in corso. E fascicoli sono pendenti anche a Siracusa su questo fronte. «Rispetto allo scorso anno - afferma Gelli - ci sono stati dei miglioramenti, ma non sono sufficienti. A parte la struttura continua

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ATTUALITA' - NEWS così grande e l'alto numero di migranti che può accogliere che crea di per sè dei problemi, ci sono delle carenze igieniche e sanitarie». Per la Commissione l'affollamento del Cara crea «difficoltà a garantire adeguati accoglienza e sostegno. Ci sono delle falle nel sistema, e i tentativi di scolarizzazione non si diffondono proprio per i grandi numeri del Cara».C'è il rischio che il 20 luglio prossimo venga attivato un hotspot dentro il Centro di accoglienza richiedenti asilo di Mineo, che invece andrebbe via via ridimensionato e poi chiuso per i problemi legati alla struttura, alla sicurezza e al numero di extracomunitari ospitati. È l'allarme lanciato dalla delegazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema di accoglienza di migranti a conclusione di una tornata di audizioni

nella prefettura di Catania durante le quali anche i procuratori della Repubblica e Generale di Catania e di Caltagirone hanno lanciato un «appello forte e di grande preoccupazione sull'ipotesi di apertura in un hotspot nel Cara di Mineo». Per questo, annuncia il presidente Federico Gelli, la commissione chiederà un'audizione urgente del prefetto Morcone. «Assistenza sanitaria offerta a bordo e nel porto del capoluogo etneo è ottima». Lo afferma la delegazione della commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema di accoglienza di migranti che parla di '«modello Catania» da seguire. La Capitaneria di Porto ha annunciato che per gli sbarchi sarà utilizzato un approdo apposito. http://catania.gds.it

“In Calabria dipendenti pubblici più pericolosi della ’ndrangheta”

10 luglio 2016

I colletti bianchi sono diventati più pericolosi delle coppole. Per il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, «prima ancora della politica e della ’ndrangheta, il problema della Calabria sono i quadri della pubblica amministrazione». Dopo aver seguito gli ’ndranghetisti nelle boscaglie dell’Aspromonte durante la stagione dei sequestri di persona, ricostruito le rotte del narcotraffico fino al Sudamerica, ora il magistrato, che da quasi trent’anni vive sotto scorta, punta su chi siede sulle comode poltrone degli uffici appena inaugurati della Cittadella regionale. «Ci sono direttori generali - ha spiegato intervenendo a una manifestazione a Reggio Calabria - che da vent’anni sono nello stesso posto, e da incensurati gestiscono la cosa pubblica con metodo mafioso». Un centro di potere cresciuto sulle spalle di «una politica debole che non ha la forza e la preparazione tecnicogiuridica per affrontare il problema della gestione dei quadri. Per amministrare la cosa pubblica basterebbe un po’ di buon Issue 1

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senso - ha detto ancora Gratteri - ma la parte procedurale dei meccanismi di appalto è governata da un centro di potere che è lì da sempre. Anche per questo quando mi hanno proposto di candidarmi ho detto di no». A sedersi sulla scomoda poltrona di governatore della Calabria è invece Mario Oliverio. Dopo due anni da presidente non ha dubbi: «Sottoscrivo convintamente la valutazione del procuratore Gratteri». Quello della burocrazia è un problema «più che politico direi di democrazia». «Si avverte una pressione, una presenza che definirei un macigno, uno schema sempre uguale di burocrazia dominante. Sono dell’idea che questa struttura abbia avuto un peso tutt’altro che secondario nel ritardato processo di sviluppo della Calabria». Negli uffici pare capitare di tutto, succede che le riunioni di giunta vengano registrate abusivamente e addirittura che dipartimenti regionali promuovano atti in senso opposto rispetto alle richieste del presidente e della sua giunta. continua

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ATTUALITA' - NEWS «Segnali diversificati spiega il governatore - ma che rendono l’idea di una burocrazia arrogante e autosufficiente sul piano del potere». Per rompere l’assedio si dovrebbe riorganizzare e ruotare i dirigenti da un settore all’altro, più facile a dirsi che a farsi: «È stato il mio impegno fin dall’inizio, ora siamo a un passo dal mettere in pratica una riforma epocale, ma abbiamo incontrato forti resistenze». Un aiuto potrebbe arrivare anche dai calabresi: «Cittadini e imprese devono denunciare comportamenti scorretti e soprusi, noi e la magistratura saremo al loro fianco». Ma nei corridoi della Cittadella non si

respira ottimismo. L’elefantiaca struttura regionale, con oltre mille dipendenti, pare aver anticorpi assai forti al rinnovamento. Qui i colletti bianchi resistono allo “spoil system” e ai cambiamenti politici. Una casta di intoccabili a cui nessuno vuol pestare i piedi. Proprio in questi giorni è stata pubblicata la manifestazione di interesse per il nuovo responsabile dell’anticorruzione che dovrebbe vigilare proprio sui dirigenti: domande pervenute nessuna. www.lastampa.it

“Un piano Ue da 150 miliardi per salvare le b a nche ” 11 luglio 2016 In più di una capitale, a partire da Berlino, l’Italia gode di pessima fama. «Avete sempre un’esenzione da chiedere», sbotta una fonte Ue mentre parla del Montepaschi. Diffusa è la paura d’essere imbrogliati, ma anche quella di finire male, come e peggio di noi. Tanto che dalla Deutsche Bank arriva il meno tedesco dei piani: un fondo condiviso e pubblico da 150 miliardi per rimettere insesto le banche europee. Il tono di chi sottolinea come a Roma «tutte le volte c’è un’urgenza a cui appigliarsi» rivela il sospetto che l’«esenzione» possa essere solo una scusa per aggirare le regole: le riforme e la cattiva congiuntura sono state usate per tenere il debito lontano dai percorsi virtuosi negoziati coi partner Ue; la criticità del momento per poter puntellare con aiuti di Stato un sistema creditizio che traballa. In realtà, sinora, l’Italia non ha violato i Trattati. Con l’appoggio «politico» della Commissione, e non soltanto, ha ottenuto tutta la flessibilità autorizzabile, eppure questo non cambia il quadro. Non ispiriamo fiducia ai governi che devono decidere se venirci incontro o no. Nemmeno ai tedeschi, duri sebbene gli istituti nazionali li abbiano già Issue 1

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salvati e guardino con orrore alla concreta possibilità di doverlo fare nuovamente.

Il ba i l - i n L’impianto legislativo europeo è ricco di scappatoie. L’articolo 32.4 della direttiva Brrd - la norma che ha riformato le risoluzioni creditizie dopo la crisi scoppiata nel 2008, aprendo la stagione della piena responsabilità di azionisti e investitori (bail-in) - consente la ricapitalizzazione preventiva per gli istituti che, manifestamente, abbiano una situazione patrimoniale incompatibile con la stabilità. Il testo ammette l’erogazione di aiuti di Stato dopo che proprietà e titolari di bond abbiano dato il loro contributo, tuttavia anche qui c’è l’eccezione. L’esborso pubblico può essere totale qualora la condivisione degli oneri generi «esiti sproporzionati» (danni ad azionisti o mercati) o se si minaccia la stabilità dell’istituto.

Il caso Mps L’Italia vuole questo per Mps. Niente di più. Ha fretta perché il 29 luglio arrivano i risultati delle prove di sforzo dell’agenzia bancaria europea (Eba). Dopo lo stress test, le banche sottocapitalizzate avranno tre mesi per mettersi a posto e intanto saranno destinate a saltellare in Borsa. continua

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ATTUALITA' - NEWS È saggio cercare di anticipare gli eventi. Resta da capire cosa intende il premier Renzi quando dice che i «correntisti» non saranno toccati. Pare si riferisca a chi detiene bond subordinati e potrebbe vederseli tramutare in azioni. Per questo, perché nessun cittadino-elettore perda un euro, auspica «l’esenzione».

Tutti i segnali dicono che a Bruxelles negoziano con lo staff del ministro Padoan imbevuti di spirito costruttivo. Sono inquieti per la tenuta del comparto e la «ricapitalizzazione preventiva» è in vista. Manca la formula, e la certezza che la Commissione non sia successivamente sfidata da qualche Stato. Deve cautelarsi. «Aiuterebbe che da Roma arrivasse un programma preciso e complessivo - spiega un addetto ai lavori - invece che procedere caso per caso». L’incognita nazionale, per noi, non è solo il Monte. Buona parte del sistema che è sottocapitalizzata. La valutazione diffusa è che occorrono 40 miliardi, punto d’avvio per un ripensamento più ampio, le fusioni di cui parla il governatore Visco. Oltre che il taglio delle filiali e del personale.

Le tedesche in d i ffi col t à Sarebbe però sbagliato dire siamo i soli minacciati dal crac allo sportello. Anche

nella terra di Frau Merkel le cose non vanno come dovrebbero: c’è la Bremer Landesbank parecchio sottocapitalizzata e la Deutsche Bank bollata come «fragile» dal Fmi. Non sorprende che dal colosso di Francoforte arrivi un’idea che farà tremare i polsi al dogmatico Schaeuble, nemico di ogni mutualizzazione. David FolkertsLandau, capo economista della Db, confessa in un’intervista a «Die Welt» di temere una nuova crisi bancaria europea e chiede un mega programma di salvataggio e ricapitalizzazione «con denaro fresco», pubblico e in deroga alle norme europee. L’Europa è «gravemente malata» e «attenersi strettamente al rispetto delle regole causerebbe un danno maggiore di quello che vorrebbero contribuire a rimediare», rileva Folkerts-Landau, convinto che la stima di 40 miliardi per i malanni italici sia «conservativa». Comunque per il suo fondo ne vuole 110 in più. Evidentemente, pensa che anche in Germania ci siano istituti ad aver bisogno di soldi. Nell’invito così «italiano» a flessibilizzare le regole è facile leggere il timore che nel gruppo dei cattivi possa finire anche Deutsche Bank. www.lastampa.it/

Spending review, addio al decreto contro gli esami

11 luglio 2016

“inutili”. Medici: “Salvaguardata la nostra autonomia”

Un nuovo provvedimento del ministro della Salute Beatrice Lorenzin abroga le norme che prevedevano di far pagare ai pazienti oltre 200 prestazioni ritenute "a elevato rischio di inappropriatezza". Il sindacato: "Rimarranno limiti solo per la medicina nucleare, i test genetici e poco altro" Dopo le proteste dei pazienti e il caos creato in ospedali e ambulatori, il discusso “Decreto appropriatezza” va in soffitta. Il provvedimento del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, mirato a ridurre i costi del Sistema sanitario nazionale facendo pagare ai malati oltre 200 visite specialistiche e prestazioni ritenute “inutili”, viene infatti abrogato dall’atteso Dpcm sui nuovi Livelli essenziali di Issue 1

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assistenza, in attesa solo del via libera formale del Tesoro. Secondo Guido Marinoni, segretario della Fimmg provinciale di Bergamo, “sembra finalmente definito l’accordo tra ministero della Salute e Fnomceo, che ridisegna la materia in modo da garantire al medico autonomia e responsabilità, tutelando il rapporto fiduciario ed evitando accertamenti inutili e ridondanti”. In pratica “saranno pochissime le ‘condizioni di erogabilità‘, cioè le situazioni in cui la prescrivibilità, e quindi la rimborsabilità a carico del Ssn sarà limitata a specifiche situazioni, per cui dovrà essere apposta una nota sulla ricetta: alcune prestazioni di medicina nucleare, i test genetici e poco altro”. continua

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ATTUALITA' - NEWS In tutto, secondo Quotidiano Sanità, si tratterà di una quarantina di prestazioni. Le altre saranno semplici indicazioni di appropriatezza: “Il medico non dovrà riportare alcuna nota, ma sarà sufficiente l’espressione del quesito diagnostico, importante anche per comunicare con il

collega che erogherà la prestazione. Il medico non sarà vincolato al caso singolo, ma potrà adattare le indicazioni delle linee guida alle reali condizioni del paziente, risultando così salvaguardata l’autonomia professionale“. www.ilfattoquotidiano.it

Le foto su Facebook e il copyright: le cose da sapere

12 luglio 2016

“Se una foto è su Facebook vuol dire che è pubblica e che posso utilizzarla a mio piacimento”. Quante volte ci siamo detti o abbiamo sentito frasi come questa pensando di essere nel giusto. In realtà è esattamente il contrario. Se una foto è su Facebook non vuol dire che quest’ultima non siacoperta da copyright e non goda quindi del diritto d’autore. Il solo fatto che sia su una piattaforma pubblica online non implica che noi possiamo usarla a nostro piacimento. Soprattutto se vogliamo utilizzarla per scopi commerciali.

Cerchiamo ora di capire che cosa implica inserire una foto sul più famoso dei social network. Quando ci si iscrive a Facebook non si cedono a terzi i diritti d’autore delle foto pubblicate (per esempio a agenzie pubblicitarie o ai media), ma si concede alla piattaforma una licenza non esclusiva che è legata alla messa a disposizione delle foto pubblicate sul social network. Questo vuol dire che le foto possono circolare nell’ambito del social network stesso e che questa circolazione dovrebbe terminare quando il profilo viene cancellato. Quindi le foto che troviamo su Facebook godono del diritto d’autore (legge n. 633/1941) e questo vuol dire che possiamo utilizzarle solo se ottemperiamo alle regole del copyright.

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Per poter utilizzare una foto si dovrà quindi chiedere l’autorizzazione all’autore della stessa, citare l’autore dello scatto e riconoscere un corrispettivo al fotografo in base all’utilizzo che vogliamo farne. Il consiglio che vi vorrei dare è quello di evitare di utilizzare le foto che troviamo sui social network con leggerezza. Sono consapevole che in molti lo fanno e che spesso non accade nulla, ma ricordatevi che nel farlo si sta violando la legge e si rischia di dover pagare delle sostanziose cifre di risarcimento danni.

Se siete in cerca di una foto sul web, scoprirete che vi sono numerosi siti che mettono a disposizione centinaia di scatti, gratuitamente o a pochi euro, in modo completamente legale e sicuro. www.panorama.it

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ATTUALITA' - NEWS

La corte dei Conti: «I torturatori del G8 paghino 7 milioni di euro» 1 3 l u g l i o 201 6 Genova - Le torture alla caserma di Bolzaneto sono costate allo Stato più di 7 milioni di euro. La cifra, quantificata dalla Corte dei Conti, è la somma del danno patrimoniale, delle spese legali e del danno di immagine provocato dal carcere-lager allestito nei giorni del G8 di Genova del 2001. Il conto è stato presentato dalla magistratura contabile a 28 persone guardie carcerarie, poliziotti, carabinieri e medici - responsabili a vari livelli. La novità, rispetto ai processi, è il coinvolgimento delle due massime autorità della struttura, scagionate in sede penale: il magistrato Alfonso Sabella, ex capo dell’ufficio ispettorato del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) e coordinatore delle attività detentive durante il vertice, e il generale Oronzo Doria, allora capo area della Liguria degli agenti di custodia. Per il procuratore Ermete Bogetti - che ha terminato la redazione dell’atto poco prima di lasciare l’ufficio genovese - i due alti dirigenti, seppur innocenti sul piano del dolo, devono rispondere sul danno erariale per «omesso controllo». Una negligenza che vale fino a 2 milioni di euro di danni erariali a testa.

Nelle 338 pagine di motivazioni (a cui ne sono allegate altrettante di tabelle sui risarcimenti), i pm contabili ripercorrono una pagina nera di quei giorni del luglio 2001. Le «vittime in balia dei capricci di aguzzini», «trascinate, umiliate, percosse, spesso già ferite, atterrite, infreddolite, affamate, assetate, sfinite dalla mancanza di sonno, preda dell’arbitrio aggressivo e violento» di «seviziatori». «Gli inni fascisti» intonati dal personale che «si coprì di disonore». Le «sevizie» a cui partecipò anche il personale medico. I detenuti costretti a restare in «posizioni vessatorie», abbandonati e feriti in «pozze di piscio, vomito e sangue». Tutto questo, per lo Stato, ha avuto un costo enorme. E ora la magistratura contabile presenta il conto. Non solo a chi è già stato condannato (sebbene la maggior parte delle condanne siano andate prescritte), ma anche a chi è stato assolto, come Sabella, ex assessore alla Legalità della giunta comunale di Roma guidata da Ignazio Marino, e il generale Doria, che avevano provato di non aver partecipato alle sevizie e di non essere stati nemmeno consapevoli che queste stessero accadendo. www.ilsecoloxix.it

In povertà assoluta 4,6 milioni di persone, sta peggio chi vive

i n ci t t à e a nz i a ni " 1 4 l u g l i o 201 6

Nel 2015 l'Istat stima che le famiglie in condizione di povertà assoluta siano pari a 1 mln e 582 mila e le persone a 4 mln e 598 mila (il numero più alto dal 2005). L'incidenza della povertà assoluta si mantiene stabile negli ultimi tre anni per le famiglie; cresce invece se misurata in termini di persone (7,6% della popolazione residente nel 2015, 6,8% nel 2014 e 7,3% nel 2013). Questo perché riguarda le famiglie più numerose. In aumento al Nord, in particolare per gli stranieri, la povertà colpisce chi vive in città, gli anziani e i bassi redditi. Issue 1

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Questo andamento nel corso dell'ultimo anno si deve principalmente all'aumento della condizione di povertà assoluta tra le famiglie con 4 componenti (da 6,7 del 2014 a 9,5%), soprattutto coppie con 2 figli (da 5,9 a 8,6%) e tra le famiglie di soli stranieri (da 23,4 a 28,3%), in media più numerose. L'incidenza della povertà assoluta aumenta al Nord sia in termini di famiglie (da 4,2 del 2014 a 5,0%) sia di persone (da 5,7 a 6,7%) soprattutto per l'ampliarsi del fenomeno tra le famiglie di soli stranieri (da 24,0 a 32,1%). (...) ANSA

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ATTUALITA' - NEWS

Terrorismo a Nizza sulla promenade des Anglais: camion e spari sulla folla, almeno 84 morti 15 luglio 2016

Il terrore ripiomba sulla Francia, questa volta a Nizza. Attorno alle 22,30 un camion bianco si è scagliato sulla folla riunita a guardare i fuochi d’artificio sul lungomare, la promenade des Anglais, per la festa nazionale del 14 luglio, anniversario della presa della Bastigilia. Il tir da 25 tonnellate ha percorso due chilometri della promenade a 80 chilometri all’ora uccidendo almeno 84 persone e ferendone oltre 100 di cui 40 in modo grave. Secondo la Procura , che non ha dubbi sulla matrice, «è stato un attentato». L'inchiesta è stata affidata all’antiterrorismo. Non ci sono rivendicazioni, ma Site, il sito che monitora l’attività sul web di organizzazioni teroristiche, ha fatto sapere che i sostenitori dell'Isis hanno «festeggiato il massacro». Il presidente Hollande ha prorogato per tre mesi lo stato di emergenza nel Paese, che doveva terminare il 26 luglio. L’autista del camion, un trentenne francotunisino con precedenti per crimini comuni, è stato ucciso. Subito dopo l’attentato è circolata una serie di notizie su un secondo uomo in fuga, che avrebbe preso anche degli ostaggi, notizia poi smentita dal portavoce del ministero dell’Interno francese Pierre-Henry Brandet. Il quale ha comunque precisato che gli inquirenti sono alla ricerca di eventuali complici. Quel che è certo è che si è trattato di una dinamica completamente diversa rispetto agli attentati che hanno colpito Parigi e Issue 1

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Bruxelles, ma altrettanto micidiale. Negli ultimi tempi, però, i leader di Isis avevano invitato le cellule dormienti in Europa ad attaccare con le auto. I racconti dei testimoni sono terrificanti: la fuga disperata per trovare riparo, correndo tra decine di corpi immobili, teste insanguinate e membra staccate. In molti si sono rifugiati nei locali, bar e ristoranti. «Siamo rimasti nascosti per un tempo interminabile», hanno raccontato «c’erano corpi ovunque». Un ristoratore italiano ha visto entrare nel suo locale centinaia di persone, tutti stipati nel suo locale in cerca di salvezza. I taxi hanno iniziato a caricare gratuitamente le persone per portarle in salvo. I video con la gente terrorizzata che fugge hanno fatto il giro dei social. Così come le foto, con i teli blu a coprire i corpi delle vittime. «Il camion - è il racconto di un giornalista di Nice-Matin - guidava a zigzag, per raggiungere il maggior numero di persone, come fossero birilli. E i corpi volavano in aria come birilli». Che il bilancio sarebbe stato pesante almeno 84 morti, più di cento feriti, 18 dei quali in condizioni considerate «gravissime» - si era capito sin dall’inizio. Il tir, all'interno del quale sono state trovate armi e granate, ha iniziato la sua folle corsa alle 22.30 e ha percorso alla massima velocità «tutto il lungomare fino al centro, dove c’erano migliaia di parsone per la serata di festa», ha riferito un testimone. E l’autista, come hanno confermato le autorità, sparava sulla folla. La procura ha parlato subito di «bilancio pesante». Prima di 30, poi di 60 morti e di un «numero enorme» di feriti. Per questo il bilancio è destinato ad aumentare. Un centinaio di persone sono state ripescate vive in mare dopo che si erano gettate in acqua per mettersi in salvo. La corsa del camion, un autoarticolato bianco, è stata di oltre due chilometri, prima che l’uomo alla guida venisse abbattuto dalla polizia.«È stato il caos assoluto», ha raccontato un

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ATTUALITA' - NEWS giornalista dell’agenzia Afp che era sul luogo. «Abbiamo visto la gente colpita in pieno, cose, oggetti che volavano via tutto attorno». Tutti urlavano, tutti cercavano di fuggire. Hollande: «Francia più forte dei fanatici» Il presidente francese, François Hollande, ha lasciato Avignone per rientrare d’urgenza a Parigi e partecipare alla cellula di crisi del ministero dell’Interno alla Place Beauvau, mentre sono stati rafforzati i controlli ai confini con la Francia. Nella notte Hollande ha parlato alla nazione: «La Francia - ha detto - piange, è addolorata, ma è forte e lo sarà sempre di più dei fanatici che oggi vogliono colpirla». Il presidente francese ha deciso di prorogare lo stato di emergenza per altri tre mesi e ha convocato per le 9 di oggi, venerdì, una

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riunione ristretta del Consiglio di sicurezza e di difesa, prima di recarsi, in tarda mattinata, a Nizza. La Farnesina e i numeri per le informazioni

L’unità di crisi della Farnesina ha attivato un numero di crisi per gli italiani a Nizza (00390636225), mentre il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha convocato per stamane al Viminale il comitato Analisi Strategica Antiterrorismo. «Nizza e l’Europa - ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni - sono state colpite in modo orribile». www.ilsole24ore.com

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Novità Giuridiche ... curiose.... ed altro PREVIDENZA

Invalido con accompagnamento: reversibilità sulla pensione del

niente padre.

Respinta la richiesta avanzata nei confronti dell'INPS. Decisiva la mancanza di prove sulla dipendenza economica del figlio, invalido con accompagnamento, dal padre. (Corte di Cassazione, sez. VI Civile, ordinanza n. 14346/16; depositata il 13 luglio)

SOCIETÀ COOPERATIVE

Per essere imprenditore commerciale (e fallire) non è necessario lo scopo di lucro La Corte Suprema, con l’ordinanza n. 14250/16, stabilisce che quando l’art. 2545-terdecies c.c. dispone che le società cooperative possano essere soggette a procedura fallimentare qualora “svolgano attività commerciale”, ciò deve essere inteso in senso oggettivo, essendo necessario ricercare il carattere dell’economicità in parametri concreti e obiettivi, vale a dire la proporzionalità tra costi e benefici (cd. lucro oggettivo). (Corte di Cassazione, sez. VI Civile - 1, ordinanza n. 14250/16; depositata il 12 luglio)

SUCCESSIONI

Onori e oneri dell'erede.

La disposizione testamentaria con cui sia imposto all’erede di prestare assistenza materiale e morale a un terzo vita natural durante configura un onere assimilabile nel contenuto e nella portata al vitalizio alimentare ex art. 1872 c.c. Page 27

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convertibile in una prestazione di dare, rappresentata dalla corresponsione di un assegno pecuniario. (Corte di Cassazione, sez. II, sentenza n. 14220/16; depositata il 12 luglio)

D A SP O

Tifoso violento, divieto di accesso agli stadi. Provvedimento legittimo anche se lui è allenatore di calcio.

L’uomo, tifoso della Juventus, è stato sanzionato dal Questore con un provvedimento durissimo, confermato poi dal Gip. Il suo curriculum è inequivocabile: egli è recidivo. Confermati il divieto di accesso agli stadi e l’obbligo di presentazione alle forze dell’ordine. Irrilevante il fatto che egli sia allenatore di calcio per una società dilettantistica. (Corte di Cassazione, sez. III Penale, sentenza n. 28241/16; depositata il 7 luglio)

PIGNORAMENTO

Norme sulla pignorabilità della pensione: ignoranza non scusabile.

L’ignoranza o l’errore circa la pignorabilità di un bene si risolve in ignoranza o errore sulla legge penale. Infatti, non si potrebbe versare in un’ipotesi di inevitabilità dell’ignoranza della legge penale per diverse ragioni: poiché la normativa sulla pignorabilità della pensione non è così criptica da comportare l’scurità del precetto, poiché non è riscontrabile in materia un caos interpretativo, e, infine, poiché non è qualificabile l’esimente nel caso in cui l’agente non abbia espletato qualsiasi accertamento utile per conseguire la conoscenza della normativa vigente. (Corte di Cassazione, sez. VI Penale, sentenza n. 27941/16; depositata il 6 luglio)

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Novità Giuridiche ... curiose.... ed altro

Incidente stradale: come stabilire di chi è l a col p a ? 04 luglio 2016

Incidenti stradali e risarcimento dell’assicurazione: pe r ottenere il risarcimento non basta dimostrare di aver rispettato il codice e che l’altro conducente era “i n col pa ” , ma va dimostrata l’imprevedibilità e inevitabilità della sua condotta.

Non è facile stabilire di chi sia la colpa in caso di incidente stradale: a volte ci aiutano le fotografie, le rilevazioni della polizia o delle altre autorità intervenute che riescono a dare un’idea di come si sia svolta la vicenda attraverso la misurazione delle frenate sull’asfalto, l’osservazione dei punti di urto delle auto, l’intensità e l’estensione dei danni procurati ai rispettivi mezzi e ai conducenti, il luogo ove le auto si sono fermate dopo l’urto, ecc.; nel caso ci sia bisogno di calcoli più complessi, l’assicurazione o il giudice nomina eventualmente un perito, esperto di infortunistica stradale. Quando tutto manca ci sono infine i testimoni che possono fornire le loro versioni, utili a ricostruire i fatti. Anche questi elementi, però, potrebbero essere insufficienti a stabilire di chi è la colpa di un incidente stradale, tanto è vero che il codice civile, consapevole degli ostacoli che si possono frapporre nel ricostruire una vicenda ormai consumatasi, stabilisce sempre unapresunzione di pari responsabilità in capo ad entrambi i conducenti. In pratica, la legge opera una sorta di finzione sino a prova contraria: i due automobili coinvolti nello scontro si ritengono entrambi colpevoli al 50% e, conseguentemente, con ragione al 50%. Pertanto hanno diritto solo a metà del risarcimento del danno da parte dell’assicurazione. Il conducente, però, può superare tale presunzione di pari responsabilità e addossare tutta la colpa sull’altro automobilista a condizione che rispetti queste tre regole: • innanzitutto deve dimostrare che l’altro automobilista ha violato le regole del codice della strada; Page 28

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• ma ciò non basta. È anche necessario provare di aver rispettato il codice della strada (regole scritte) e le regole di prudenza che la situazione concreta richiede di volta in volta in aggiunta al codice (regole non scritte); • anche questo non è ancora sufficiente. Bisogna dare contezza del fatto che la violazione del codice della strada posta dall’altro automobilista fosse anche imprevedibile e inevitabile. È quanto chiarito dalla Cassazione con una recente sentenza. A riguardo di quest’ultimo dei tre aspetti, come già affermato dalla Suprema Corte in passato, il conducente deve accertarsi con ogni mezzo che non sopraggiungano altri veicoli e tale ispezione deve proseguire per tutte le fasi della manovra. Le regole sulla condotta alla guida contengono una serie di comandi e divieti che si giustificano in base a possibili rischi di una condotta difforme da parte del conducente, potenzialmente derivanti anche dalla condotta negligente o imprudente altrui. Tanto per fare un esempio, in prossimità di uno stop non basta dimostrare di avere avuto la precedenza, di non procedere a velocità elevata e che l’altro automobilista non abbia rispettato il segnale di arresto; bisogna anche dare prova che non sia stato possibile accorgersi della corsa di quest’ultimo prima dell’urto, in modo da evitarla, nonostante il codice della strada desse il diritto di procedere prima. Il codice della strada stabilisce infatti che i conducenti che intendono eseguire una manovra per immettersi nel flusso della circolazione, per cambiare direzione o corsia, per invertire il senso di marcia, per fare retromarcia, per voltare a destra o a sinistra, per impegnare un’altra strada, o per immettersi in un luogo non soggetto a pubblico passaggio, ovvero per fermarsi, devono assicurarsi di poter effettuare la manovra senza creare pericolo o intralcio agli altri utenti della strada, tenendo conto della posizione, distanza, direzione di essi; ed inoltre sono tenuti a segnalare con sufficiente anticipo la loro intenzione. www.laleggepertutti.it

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Il mondo della Tecnologia

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Microsoft: vittoria in tribunale Usa per ottenere dati

15 luglio 2016

Microsoft conquista un'importante vittoria in tribunale contro il Dipartimento di Giustizia. Una corte d'appello federale ha stabilito che i mandati per ottenere dati su sospettati non si estendono alle informazioni che si trovano in computer fuori dagli Stati Uniti. Per la Silicon Valley si tratta di una vittoria, per il Dipartimento di Giustizia di una nuova sconfitta negli sforzi per costringere le societa' tecnologiche ad adempiere agli ordini del governo sui dati. La Corte d'Appello del Secondo Circuito stabilisce che la legge federale non consente agli

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investigatori di costringere Microsoft a consegnare dati conservati in server oltreoceano.

Il Dipartimento di Giustizia critica la decisione che, a suo avviso, mette in pericolo la sicurezza pubblica. ''Siamo delusi della decisione e valuteremo le nostre opzioni'' afferma il Dipartimento di Giustizia. (ANSA)

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A P P IA Non poteva non attirare la mia attenzione un libro che parla della via Appia, una grande strada romana, quella che dalla capitale conduceva, via Appennino, al porto di Brindisi: la porta d'Oriente. Io su questa strada, ci sono nato, ho la mia dimora e ci vivo ancora, con senso di appartenenza e ne vado fiero. Appia di Paolo Rumiz , Feltrinelli Editore, 2016, racconta del percorso a piedi, con un manipolo di amici, il tracciato di una grande via romana: l'Appia. La via Appia fu la prima delle grandi strade a prendere il nome non in funzione o dal luogo a cui era diretta, ma dal magistrato che l’aveva costruita. Nel 312 a.C. il censore Appio Claudio Cieco provvide alla realizzazione di un nuovo asse viario che collegava Roma a capua al fine di permettere il movimento veloce delle truppe romane verso il meridione in occasione della seconda guerra sannitica (326-304). Successivamente il tracciato fu prolungato fino al porto di Brindisi, che fornì a Roma un collegamento diretto con la Grecia, l’Oriente e l’Egitto, fondamentale per le spedizioni militari, i viaggi e i commerci. Tale intervento elevò l’Appia a strada più importante del mondo romano, la “regina viarum”, come la definì il poeta Stazio nel I secolo d.C.. Rumiz lo ha fatto spesso cavando dal silenzio della Storia segmenti cancellati, lo ha fatto ascoltando le voci del passato, lo ha fatto destando la fantasia degli increduli incontrati lungo il viaggio. E ora ci chiama come un pifferaio magico a seguirlo con le nostre gambe e la nostra immaginazione lungo la via Appia - il nostro giubileo, la nostra Santiago di Compostela. Da Orazio ad Antonio Cederna (appassionato difensore dell'Appia dalle speculazioni edilizie), da Spartaco a Federico II, prende corpo una galleria di personaggi memorabili, mentre si costeggiano agrumeti e mandorleti, si incontrano le tracce di arabi e normanni e ci si interroga sui misteri della viabilità italiana, sull'incomprensibile abbandono dei luoghi della memoria. E intanto le donne vestite di nero, i muretti a secco, la musicalità della lingua anticipano l'ingresso nell'Oriente. Al racconto di Rumiz fanno da contrappunto le mappe disegnate da Riccardo Carnovalini, che rielabora e mette a punto le tracce del percorso: un contributo prezioso e uno strumento utilissimo - considerata l'assenza di segnaletica - per chi volesse seguire le orme di Rumiz e dei suoi compagni di viaggio. Il libro contiene le meravigliose mappe di Riccardo Carnovalini per seguire sulle pagine il viaggio di Paolo Rumiz o per avventurarsi sul suo stesso cammino. "Paolo Rumiz ci regala con questo libro un nuovo grande viaggio fatto di storie, voci, fantasmi, suggestioni. Una via mitica d'Europa che non è mai stata raccontata." Antonio Savastano

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Effetto ..... Letteratura a cura di Pietro Pancamo

Pietro Pancamo –autore di recensioni uscite nel sito della rivista «L’Indice dei libri del mese» e in quello dell’edizione fiorentina del «Corriere della Sera»– è direttore del podcast «Poesia, l(’)abile traccia dell’universo», in onda sull’emittente milanese Pulsante Radio Web. Ma è anche un poeta che, incluso dalla Aliberti editore nell’antologia «Poetando» a cura di Maurizio Costanzo, si è visto in seguito pubblicare una breve raccolta dal blog «Poesia» della Rai, nonché dedicare una puntata del programma «Poemondo» dalla radio nazionale della Svizzera italiana.

Be n o F i g n o n , “M i l l e e u n r e s p i r o ” ( r a c c o l t a d i a fo r i s m i ) , R u b b e t t i n o E d i t o r e , S o v e r i a M a n n e l l i , 2 0 0 4 “Mille e un respiro” è un’opera simpatica che, pubblicata nel 2004 dal compianto Beno Fignon, offre una gamma di aforismi schietti, i quali ragionano in libertà su Dio e l’uomo, per sorridere in piena sagacia su tv, amore, scienza, economia, politica… e sulla vita in genere.

Insomma ci troviamo dinanzi allo stile “dardeggiante” di un’allegria singolare e sintetica, spesso intrisa da un lato di sussulti bonari che sanno impartire un perdono sbarazzino ai vizi e vezzi del nostro mondo; ma dall’altro subito categorica, quando c’è da redarguire –con accenti secchi e concisi– il subdolo esibizionismo (pneumatico e verboso) di una società da correggere, in cui la comunicazione si è ridotta, sull’onda di una slealtà incipiente, ad abuso imperterrito (addirittura logorroico!) ordito lucidamente per imporsi e ingannare: “Parolaio

infuocato. Sotto il fuoco, quasi sempre, la cenere” (p. 54). E ancora: “La parola non detta è integra, come Dio prima della creazione. È nella parola detta che si è insinuato il maligno” (p. 58). Per esorcizzarlo (denunciarlo?) Fignon mette alla berlina le magagne della realtà, oscillando in continuazione fra l’epigramma e la freddura all’inglese, per poi raggiungere istanti d’ironia laconica –“Come ti guadagni da vivere? Avendo un po’ di orrore di me stesso” (p. 76)– improntati ad Achille Campanile e all’umorismo giocoso –di tipo smascherante– che caratterizza le famose “Tragedie in due battute”.

Pietro Pancamo (pipancam@tin.it)

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Presi per la..... Gola!!!! PASTA CON FIORI DI ZUCCA

Cucinare i fiori di zucca ripieni da sempre soddisfazione: potrete farcirli semplicemente con acciughe e mozzarella, o con farce più elaborate a base di mollica di pane, latte, aglio, uova, formaggio, sale e pepe, a voi la scelta. Questi fiori sono quindi i protagonisti della ricetta di questo primo piatto davvero prelibato: la pasta con fiori di zucca. Una ricetta basata su ingredienti semplici, tra i quali troviamo gli spaghetti, il Tronchetto di Capra Santa Lucia, lo scalogno, le uova e lo zafferano.

INGREDIENTI

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320 g di spaghetti 20 fiori di zucca 1 scalogno 3 uova 1 bustina di zafferano 4 cucchiai di Tronchetto di Capra Santa Lucia Galbani grattugiato olio extravergine d'oliva q.b. sale q.b.

PREPARAZIONE

Per la preparazione della pasta con fiori di zucca dovete prima di tutto eliminare il pistillo dal fiore. Poi procedete a tagliare a listarelle i fiori di zucca, dopodiché tritate lo scalogno. Una volta tritato fatelo imbiondire in padella con un po' d'olio extravergine d'oliva, quindi unite i fiori di zucca. Fate cuocere il tutto a fuoco basso per 10 minuti circa. Se lo ritenete necessario aggiungete alla preparazione un mestolo d'acqua calda. Trascorso il tempo indicato, unite al tutto anche lo zafferano, fate cuocere il condimento ancora per 5 minuti. A questo punto prendete una ciotola e rompete le uova al suo interno, quindi lavoratele con l'ausilio di una forchetta insieme al Tronchetto di Capra Santa Lucia grattugiato. A operazione conclusa, dedicatevi a lessare gli spaghetti in abbondante acqua salata. Scolateli al dente e conditeli con la salsa di fiori di zucca e le uova sbattute. Fate insaporite la vostra pasta con fiori di zucca per 1-2 minuti a fuoco bassissimo e servitela calda.

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Effetto....gusto..

FAVINA LA MUCIARA Il vino della viticultura eroica

Maturate nella calda isola di Favignana, le uve degli autoctoni Grillo, Catarratto e Zibibbo, si sposano in un vino che è l’anima di un territorio unico e ricco di sorprese. Favinia La Muciara rappresenta la più alta esaltazione delle viti che crescono in suoli sabbiosi, di natura calcarea e caratterizzati da rocce affioranti di tufo e sabbia rosa, e per questo di elevata qualità gustativa. La brezza marina è fedele compagna degli acini, che portano al vino una distintiva impronta sapida e briosa. La famiglia Firriato ancora una volta ha soddisfatto le aspettative di eccellenza di un’etichetta tanto attesa quanto sperata.

Note di degustazione Colore: Giallo tenue con marcati riflessi verdolini; Olfatto: Spettro aromatico elegante e complesso con nuance di fiori di zagara, di tiglio, di sambuco che si intrecciano con profumi di zenzero, lavanda e timo; Palato: ingresso morbido e avvolgente che va ad aprirsi con pacata autorevolezza, facendo apprezzare una piacevole e vibrante acidità avvolta da eleganti note aromatiche combinate con inusitate sapidità e mineralità, effetto dell’influenza marina. Curiosità Favinia La Muciara è la prima etichetta che Firriato ha prodotto nell’isola di Favignana, reimpiantando le viti dopo un secolo di assenza. In un’estensione di cinque ettari, la famiglia Di Gaetano ha introdotto i vitigni autoctoni di Perricone, Nero d’Avola, Grillo, Zibibbo e Catarratto, avvalendosi di una viticultura estrema, dovuta alle complesse condizioni pedoclimatiche che rendono l’isola unica e attraente. La vicinanza al mare, il soffio protettivo e mite del Favonio e la fertilizzazione naturale della Posidonia sono solo alcuni dei fattori determinanti per l’elevata qualità dei vini della linea Favinia, produzioni limitate e di nicchia capaci di concedere ai wine lovers il gusto autentico della Sicilia, perla del mediterraneo. CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE Dal Colore Giallo tenue con marcati riflessi verdolini, all’olfatto ha uno spettro aromatico elegante e complesso con nuance di fiori di zagara, di tiglio, di sambuco che si intrecciano con note di erbe aromatiche mediterranee .Al palato ingresso morbido e avvolgente che va ad aprirsi con pacata autorevolezza, facendo apprezzare una piacevole e vibrante acidità avvolta da eleganti note aromatiche combinate con una insolita sapidità e mineralità.

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"Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono.” Galileo Galilei

Luglio 2016 • Anno X 15 luglio 2016

• Numero 106

Co.Bo.Di.

email - co.bodi@yahoo.it

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