100% Fitness Mag - N. 142

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La sindrome del deresponsabilizzato di Bianca Pane

Yoga e sport: unione possibile? di Loredana Pascarella

Mio figlio non mi ascolta mai di Ernesto Lupacchio

#142

LA MIA PENISOLA 100% FITNESS MAGAZINE ANNO XII

COPIA GRATUITA

Passione e professionalitÃ

Via A. Cosenza, 2/4 - Meta (Na) - Tel. 081 8786605




Questo mese #FISIOTERAPISTA 08 Nell’oscurità di una

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vertigine... Brigida Pinto

Laurea in Fisioterapia e laurea magistrale in Scienze Riabilitative delle Professioni Sanitarie, entrambe conseguite presso l’Università “Federico II” di Napoli. Lunedì al Venerdì 9.00 - 12.00 e 17.00 - 20.00

#PSICOPEDAGOGISTA

La sindrome del deresponsabilizzato

Medico Chirurgo Specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione, Sapienza Università di Roma. Disponibile il Giovedì dalle 16:00 alle 19:00 presso Sant’Agata sui due Golfi

Cell. 348.2882154 e-mail: izzorosanna88@gmail.com

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Bianca Pane

Laureata in Filosofia e Psicopedagogia presso l’Università di Napoli Federico II, specializzata in Gestalt Counseling Bioenergetica e Terapie Olistiche

cell. 393.9315564

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#ODONTOIATRA

#PEDIATRA

La nostra alimentazione: angelo o demone? Carlo Alfaro

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#NUTRIZIONISTA

La salute nasce a tavola? Sì, vediamo come…

Non basta lo spazzolino per una buona igiene orale

Francesca Maresca

Vittorio Milanese

cell. 334.2258132

Laureato in Odontoiatria e protesi dentiaria presso l’Università di Napoli. Socio A.N.D.I.

cell. 338.4698121

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Chi è il Fisiatra? Una figura medica trasversale Rosanna Izzo

cell. 331.2668437 e-mail pintobrigida@gmail.com

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#FISIATRA

#FARMACISTA

Disbiosi intestinale? Giuseppe De Simone

Laureato in Farmacia e specializzato in Scienza e tecniche delle piante officinali presso l’Università Federico II di Napoli.

cell. 335.5302988

La Mia Penisola 100% Fitness Mag Anno XII

Numero 142

Laureata in Dietistica presso l’Università di Napoli Federico II. Disponibile tel. Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle16.30

30 #LOGOPEDISTA Il disturbo della

comunicazione sociale pragmatica Mariarosaria D'Esposito

Laureata in Logopedia presso l'Università Federico II di Napoli. Disponibile tel. Giovedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00

cell. 338.3191494

In copertina lo staff della Farmacia Elifani di Meta. Da sinistra: Giovanni De Pascale, Angela Russo, Dott. Giuseppe De Simone, Eufemia Nastro, fotografati da Pino Coluccino - Sant'Agnello


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#YOGA

Yoga e sport: unione possibile?

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Loredana Pascarella

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Consulente fi losofi co

e-mail domenico.casa2@tin.it

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Ernesto Lupacchio Mental Coach

cell. 347.67.67.533

#LIBRI

Libri come fari Giovanni Pepe

#MENTALCOACH

Mio figlio non mi ascolta mai

Platone e l'opposizione ai sofisti Domenico Casa

Insegnante di Hatha Vinyasa Yoga e Kundalini Yoga certificata Yoga Alliance e KRI, specializzata in Yoga in gravidanza, Yoga per bambini e adolescenti con bisogni speciali

cell. 333.7009141 e-mail loredana.pascarella@gmail.com FB e IG: divingyoga

#FILOSOFO

Mondadori Bookstore Piano di Sorrento

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#POETA

Il cuore, il tempo e la memoria Salvatore Spinelli

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#CONDOMINIO

L'amministratore risponde Teresa Pane

Amministratrice - Responsabile Punto Casa Italia

40 #FOODCROSSING Miss Marmelade Anna Maione

Esperta in comunicazione multimediale dell’enogastronomia

e-mail an.maione83@gmail.com Imma Gargiulo

Chef Patron del Ristorante Femmena Conduttrice di "Conserve di Casa" su Alice TV

Contatti e-mail redazione@centopercentofitness.it Cell. 331.5063051 - 339.2926045

Periodico di attualitĂ a diffusione gratuita Dep. Aut. Tribunale di Torre Annunziata del 09.06.2010 Direttore responsabile Giuseppe Damiano Editore Giuseppe Manzi Redazione Via Camaldoli, 18 - Vico Equense (Na) Progetto Grafico Maurizio Manzi - Bingwa Art Factory




#FISIOTERAPISTA

Nell’oscurità di una vertigine... Dottoressa

Brigida Pinto

Le vertigini consistono in una sensazione di oscillazione, di rotazione, di movimento in alto e in basso, che riguarda la persona o lo spazio circostante e che non corrisponde ad una situazione reale. Diventano una vera e propria menomazione e alterano la qualità della vita della persona, rendendo impossibili anche le più semplici attività della vita quotidiana. L’origine delle vertigini, che sono una manifestazione di patologia, può essere di origine vestibolare e non. Le vertigini non vestibolari comprendono: • Vertigini di origine cardiovascolare, brevi sensazioni di assenza o di oscillazione diffusa legate a disturbi centrali della vascolarizzazione o a distonie arteriose; • Vertigini neurologiche, sia di tipo epilettico con brevi assenze, sia di tipo oculare con sensazioni di oscillazione ambientale; • Sensazioni vertiginose a partenza dal rachide cervicale alto (fino alla terza vertebra cervicale); • Forme vertiginose psicogene. Le vertigini vestibolari invece sono i disturbi degli organi dell’equilibrio del cervelletto, dell’orecchio interno e dei relativi nervi cranici; potremmo distinguerle in due grandi sottogruppi: • Vertigini centrali, cui possibili cause possono essere danni ai sistemi vestibolari di tipo traumatico, infiammatorio o tumorale e che vengono descritte come sensazioni di rotazione, oscillazione e sollevamento, tendenza alla caduta da un lato o movimento in una direzione dell’ambiente circostante 8

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• Vertigini periferiche (anche dette labirintiche), causate da condizioni che hanno insultato il sistema labirintico o più semplicemente “posizionali benigne”, legate a depositi di calcio o particelle di otoliti che si muovono sulle ciglia sensitive all’interno dei canali semicircolari dell’orecchio in seguito a bruschi cambi di posizione del corpo. Lo strumento più importante per la diagnosi è l’anamnesi, spesso ritardata o resa difficile dalla definizione troppo generica che dà il paziente. Esistono dei test di provocazione per le forme vestibolari che consistono nel far subire al paziente cambi di posizione bruschi e test di terapia manuale della regione cervicale alta che possono riprodurre i segni della vertigine stessa. È possibile influenzare con la fisioterapia (riabilitazione vestibolare) solo il decorso della patologia nelle vertigini di origine vestibolare periferica, conseguendo un aumento delle capacità di compenso attraverso un miglioramento del controllo posturale, un training vestibolare e un miglioramento del ritorno venoso nella vertigine ortostatica. Un esempio di terapia nella vertigine parossistica sono gli esercizi di posizionamento di Brandt e Steddin, da ripetere tre volte al giorno per tre volte: da una posizione seduta con le gambe fuori dal lettino, si fa ruotare la testa di 90° e velocemente il tronco si stende a guardare il soffitto, non appena la sintomatologia vertiginosa si risolve, si muove velocemente sull’altro lato (compiendo una rotazione di 180°), guardando sempre il soffitto e rimanendo fermo fino alla completa scomparsa della vertigine che dovrebbe impiegare circa tre minuti. “L’oscurità dà le vertigini. L’uomo ha bisogno della luce: e chiunque si tuffi nell’opposto della luce si sente il cuore stretto.” (Victor Hugo)



#PSICOPEDAGOGISTA

La sindrome del deresponsabilizzato

e l’arte del riversare le colpe sugli altri Dottoressa

Bianca Pane

Il modo in cui guardiamo le cose, le modalità con cui costruiamo e coltiviamo i rapporti affettivi e sociali, lo stile comunicativo che usiamo per interagire con chi ci circonda, influenzano in modo significativo la nostra relazione con il mondo esterno. Il modo più efficace per modificare qualcosa nelle proprie relazioni interpersonali pertanto, non è chiedere all’altro di cambiare, ma cambiare il proprio atteggiamento nei confronti dell’altro. Non è all’esterno che bisogna chiedere un cambiamento, me a se stessi. È dentro che bisogna guardare come ricordava lo psicoanalista svizzero C. G. Jung quando scriveva “Chi guarda all’esterno, sogna. Chi guarda all’interno si sveglia“. È dentrose stessi che è possibile trovare la soluzione e, non di rado, anche la radice del problema. lEppure c’è chi, pur anelando incessantemente un cambiamento, non fa nulla per provocarlo. Attende passivo che gli eventi scorrano, lamentandosi però se non lo fanno nella direzione desiderata. Tende a procrastinare il raggiungimento degli obiettivi e manifesta indignazione per chi si mostra insofferente alle proprie infruttuose lamentele. Attende che siano gli altri ad agire e li aspetta al varco se non dovessero farlo nel modo atteso. Si tratta di coloro che hanno scelto di tatuarsi sulla pelle (probabilmente non cogliendone la prescrizione paradossale), la massima di Wayne Dyer che recita “Dare la colpa ad altri è un piccolo e pulito 10

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meccanismo che puoi usare ogni volta che non vuoi prenderti la responsabilità per qualcosa nella tua vita. Usalo ed eviterai tutti i rischi e impedirai a te stesso di crescere.”

Locus of Control

Il modo in cui ciascuno (re)agisce agli eventi esterni è comprensibilmente correlato a numerose variabili di carattere individuale, a fattori temperamentali e personologici, alle esperienze di vita pregresse. Verso la metà del secolo scorso, lo psicologo statunitense J. B. Rotter coniò l’espressione “Locus of control” (letteralmente “luogo di controllo”) per indicare il grado con cui un soggetto ritiene che gli eventi della sua vita siano frutto delle proprie azioni (ovvero quanto si percepisca in grado di influenzarli attivamente) oppure dipendano da fattori esterni alla propria volontà. Semplificando quanto più possibile, con tale espressione si indica “il luogo” (interno o esterno) in cui ognuno colloca la ragione dei propri successi e dei propri fallimenti. Utilizzando questa chiave di lettura e immaginando un continuum, ai due estremi opposti è possibile rintracciare l’atteggiamento pro-attivo (tipico del soggetto convinto che attraverso l’azione diretta, l’impegno e lo sforzo personale sia possibile intervenire sugli eventi esterni) e l’atteggiamento disfattista (tipico di chi crede che nessuna azione potrà mai risultare efficace). Tra le tante possibili sfumature del continuum ve n’è una molto suggestiva, per usare un eufemismo, tipica di chi tende ad elogiarsi per i successi e ad attribuire all’esterno la causa dei propri fallimenti. Superfluo sottolineare che non si tratta di una categoria nosologica, eppure la realtà clinica (e non solo) è affollata da soggetti che con il loro atteggiamento


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#PSICOPEDAGOGISTA

improntato all’auto-assoluzione e alla distribuzione di colpe all’esterno, contribuiscono ad inficiare in modo consistente la rete di relazioni interpersonali in cui sono inseriti.

Fenomenologia del Deresponsabilizzato

Chi ha la tendenza a incolpare gli altri, se abile sul piano cognitivo, non di rado si dimostra in grado di compiere un’accurata analisi dei fatti, individuando criticità, limiti e potenzialità, finendo però immancabilmente con l’attribuire le cause di ogni fallimento o mancato successo esclusivamente all’esterno. Che si tratti del partner, dell’insegnante, della dirimpettaia, del governo o delle scie chimiche... Si pensi al responsabile aziendale perennemente pronto a incolpare i sottoposti per scadenze e mancato rispetto delle consegne, incapace però di fornire chiare indicazioni operative o di migliorare la supervisione dell’operato del proprio gruppo di lavoro. Oppure si pensi alla mamma che dinanzi all’ennesimo voto basso della propria figlia punti il dito contro la sua compagna di banco, troppo loquace e superficiale, rivelandosi al contempo incapace però di far valere la propria autorevolezza genitoriale, negando alla figlia concessioni non meritate e invitandola ad assumersi a sua volta, la responsabilità del proprio insoddisfacente rendimento scolastico. Tratto tipico dello stile comunicativo e relazionale descritto è proprio la tendenza alla deresponsabilizzazione. Qualunque cosa accada, fosse anche nell’ambito di sua competenza, il soggetto con tali modalità comportamentali, ne parlerà come se la ricerca di una soluzione non lo riguardasse. Chi lo dovesse ascoltare, avrebbe l’impressione di guardare un notiziario: un elenco di accadimenti, dettagli, date, fatti e numeri senza alcuna riflessione sul ruolo da lui ricoperto. Si pensi ad un’educatrice intenta a relazionare ad un gruppo di genitori l’esito di un laboratorio scolastico svolto con i loro pargoli e s’immagini che la formatrice riferisca che i bambini siano incapaci di portare a termine una consegna o di riporre al proprio posto il materiale scolastico al termine dell’attività. Sarebbe legittimo, da parte dei genitori in ascolto, ricevere dettagli in merito all’intervento educativo 12

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messo in atto (ed evidentemente rivelatosi fallimentare), ai provvedimenti assunti, alle azioni correttive proposte; sarebbe altresì utile agli stessi ricevere queste informazioni per concordare una linea educativa condivisa, affinché i piccoli non ricevano messaggi ambigui o incoerenti tra loro. Ebbene, se l’educatrice avesse le modalità comunicative e relazionali sopra descritte, restituirebbe una resocontazione dei fatti che la collocherebbe “fuori” dal sistema; come se quel contesto non le appartenesse, come se l’insegnamento delle regole nello spazio laboratoriale non fosse di sua competenza, come se non fosse richiamata dal suo ruolo e dalle sue competenze professionali ad un’azione educativa. Come se le responsabilità (e le colpe) fossero solo del disimpegno delle famiglie, della pigrizia delle nuove generazioni, delle nuove tecnologie e del’uso precoce dei social network. Si sentirebbe estranea, si sentirebbe “fuori”. Proprio come il locus of control dei suoi insuccessi.

Deresponsabilizzazione e Manipolazione

Quando il tipo di atteggiamento fin qui descritto si coniuga con tratti di personalità narcistico/istrionici, le modalità comportamentali che ne seguono possono seriamente compromettere la qualità delle relazioni affettive e sociali, traducendosi in comportamenti francamente manipolativi fondati su critiche distruttive e induzione al senso di colpa. Si pensi alla madre che, abdicando alle sue funzioni genitoriali, agisce mediante il ricatto affettivo sul figlio “colpevole” di non essere in grado di raggiungere un determinato obiettivo, senza però fornirgli gli strumenti per realizzarlo, senza offrirgli supporto, finanche senza mostrare alcuna capacità di discernere tra ciò che davvero sarebbe il suo bene e quelle che lo psicanalista C.G. Jung chiamerebbe “le proprie proiezioni di vita non vissuta”. La realtà clinica offre indubbiamente un punto di osservazione privilegiato per analizzare tale atteggiamento. Premesso che, come insegna lo psicoterapeuta Russ Harris “Ci sono solo due tipologie di coppie al mondo: quelle che litigano e quelle che non conosci molto bene”, s’immagini una coppia che richiede una consulenza per superare una dif-


ficoltà relazionale; si ipotizzi poi che nel corso della seduta uno dei due tiri fuori uno smartphone con cui, dopo aver ripreso stralci di vita quotidiana del partner, mostri al professionista il video nel tentativo di triangolarlo mostrandogli tutte le manchevolezze e l’inadeguatezza dell’altro. Ecco, chi pratica l’arte della deresponsabilizzazione, metaforicamente si rifiuta di stare DENTRO il video e di analizzare ANCHE il proprio contributo alla dinamica relazionale che invece è sempre frutto della catena di azione/reazione di tutti gli attori coinvolti. Dal punto di vista psicoanalitico, si tratta di soggetti che usano in

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modo consistente il meccanismo di difesa della proiezione al fine di spostare sul mondo esterno le conflittualità interiori (poiché gli risulta più facile difendersi dall’angoscia reale proveniente dall’esterno, che non da quella nevrotica proveniente dalle ingerenze del Super-Io!). Incapaci di mettersi in discussione, tendono a riversare sull’altro la propria aggressività latente e ad usare le reazioni altrui come conferma all’impossibilità di attivarsi per trovare una soluzione e divenire parte attiva del gioco relazionale in atto. Tendono inoltre ad evitare la comunicazione diretta e a sabotare ogni proposta relazionale co-

struttiva a favore di modalità manipolative attraverso le quali far decantare le proprie frustrazioni. E quando qualcuno osa, come si suol dire, giocare a carte scoperte e gli restituisce la contraddizione tra le loro critiche e la mancanza di pro-attività, la frustrazione tende a tramutarsi in aperta aggressività. Sarà per questo che il rinomato psicologo statunitense Carl Rogers, padre fondatore della Psicologia Umanistica, amava ripetere che “La sola persona che non può essere aiutata è quella che getta la colpa sugli altri.”


#ODONTOIATRA

Non basta lo spazzolino per una buona igiene orale Dottor

Vittorio Milanese

Se per mantenere sana la propria salute orale una buona igiene domiciliare è il primo passo, il corretto utilizzo dello spazzolino può non sempre bastare. Ricerche scientifiche hanno in questi anni indicato come pulire i denti solo con lo spazzolino non è sufficiente per rimuovere efficacemente i depositi di placca batterica, fattore principale di carie e malattia parodontale, che si annidano tra i denti. Le superfici del dente sono 5 e per detergerle correttamente è indispensabile usare anche altri strumenti oltre lo spazzolino; ricerche scientifiche hanno evidenziato come questo strumento riesca a detergere solo il solo il 40% delle superfici del dente, rimuovendo solo il 42% della placca dentale. Per ovviare a questo servono altri strumenti come lo scovolino ed il filo interdentale. Più conosciuto è il filo interdentale, costituito da filamenti plastici. Il suo utilizzo è finalizzato a rimuo-

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vere residui di cibo che si possono allocare tra un dente e l’altro. Lo scovolino invece è un vero e proprio spazzolino interdentale, uno strumento che si presenta come un sottile cilindro flessibile contornato da setole (la sua anima può essere di metallo o in plastica), è prodotto in varie dimensioni per adattarsi meglio alle varie dimensioni degli spazi interdentali; va preferito al filo interdentale quando è presente un maggiore spazio tra un dente e l’altro. L’utilizzo di scovolino e filo interdentale è consigliato almeno una volta al giorno, meglio se alla sera. A supporto di spazzolino, scovolino e filo interdentale può essere consigliato l’utilizzo di un collutorio. Sono molti quelli in commercio con caratteristiche differenti, il vostro dentista saprà prescrivere quello indicato per la vostra situazione clinica. Riassumendo: lavare i denti almeno 2-3 volte al giorno per al-

meno 2 minuti usando un dentifricio al fluoro e spazzolando i denti per entrambe le arcate seguendo un movimento che va dalla gengiva verso il dente. Completare l’igiene orale con scovolino e/o filo interdentale ed al termine sciacquare con accuratezza per rimuovere residui di cibo e di dentifricio. Lo sapevi che: La salute orale è minacciata prevalentemente da alcuni batteri presenti nel cavo orale. Una utile azione per combatterli viene svolta dalla saliva, per questo è consigliato lavarsi i denti non prima di venti minuti dopo aver mangiato. Fonte: il mio dentista informa





#FARMACISTA

Disbiosi intestinale? In farmacia un test per diagnosticarla livello dell’intestino tenue, mentre alti livelli di Scatolo indicano una disbiosi intestinale a livello dell’intestino crasso. Dottor

Giuseppe De Simone

La disbiosi intestinale è un’alterazione degli equilibri e della composizione della flora batterica intestinale, che comporta un insieme di sintomi e disturbi dell’apparato gastrointestinale, in grado di avere conseguenze anche su organi ed apparati distanti dall’intestino. A livello del tratto gastro intestinale è presente un vero e proprio organo, il Microbiota, costituito da quantità di mircoorganismi che costituiscono la flora batterica. La tipologia ed il numero di batteri intestinali contribuiscono a determinare lo stato di benessere o malessere dell’apparato digerente e dell’intero organismo. Il Dysbio Check rileva la presenza nelle urine di due metaboliti del triptofano, denominati Indicano e Scatolo, che permettono di verificare l’eventuale presenza di fenomeni fermentativi e/o putrefattivi a livello intestinale: un elevato livello di Indicano urinario è indice di disbiosi intestinale a 18

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La disbiosi intestinale si può manifestare con un ampio ventaglio di sintomi. Si consiglia di effettuare il test se si riscontra: - cattiva digestione con conseguenti alterazioni del transito intestinale: stitichezza o diarree frequenti, meteorismo, colon irritabile, irregolarità intestinale; - senso di gonfiore e tensione addominale, con dolore, flatulenza, indisposizione e malessere generale; - alitosi e difficoltà digestive; - aumentata suscettibilità alle infezioni dovuta ad una diminuzione delle difese immunitarie; - aumentata probabilità di micosi nell’intestino (candidosi), di vaginiti e cistiti nella donna; - disturbi di carattere generale: nervosismo, ansia, disturbi del sonno, stanchezza, astenia e cambiamenti dell’umore. - prima di iniziare un trattamento a base di fermenti lattici, per scegliere il probiotico e il prebiotico più adatto sulla base del risultato del test; - dopo un trattamento a base di fermenti lattici, per valutare la buona riuscita del trattamento.

Come eseguire il test

L'esame si effettua mediante l'analisi di un campione di urine raccolte di prima mattina e a distanza di almeno 7 giorni dall’ultima terapia antibiotica. In caso di disbiosi intestinale i risultati dovrebbero sempre essere seguiti da un’attenta anamnesi sulla storia clinica della persona e da test aggiuntivi per la valutazione dell’eziologia della sintomatologia. Sia per la prevenzione sia per il miglioramento del benessere e della sintomatologia intestinale è di fondamentale importanza il riequilibrio della flora batterica intestinale per riportarla ad uno stato di eubiosi, pertanto è opportuno: - mantenere un sano e corretto stile alimentare andando a correggere le cattive abitudini che sono causa dell’insorgenza e del perpetuarsi dei problemi; - mantenere attiva ed equilibrata la flora batterica intestinale, andando a integrare l’alimentazione con probiotici, prebiotici e fitoterapici; - mantenere libero il tratto intestinale, andando a favorire un corretto transito intestinale e limitando l’accumulo di scorie. In promozione in farmacia Elifani dal 15 febbraio al 14 marzo 2019 a € 53,60 anzichè € 67.



#FISIATRA

Chi è il Fisiatra?

Una figura medica trasversale

Dottoressa

Rosanna Izzo

Il Fisiatra è un medico chirurgo specializzato in Medicina Fisica e Riabilitazione. Molto spesso la sua figura è confusa con quella del fisioterapista, ma è importante definire le differenze tra i due: il Fisiatra, come specificato, è un laureato in Medicina e Chirurgia, con una successiva specializzazione di 4 anni incentrata nell’attività di Riabilitazione; il fisioterapista di contro, è quella figura professionale sanitaria che dopo un percorso di studio generalmente triennale (talora quinquennale nelle lauree specialistiche), collabora e coadiuva con il Fisiatra nella messa in pratica del Progetto Riabilitativo Individuale stilato appunto dal Fisiatra stesso. Scopo del Fisiatra è quello di occuparsi del trattamento delle patologie muscolo-scheletriche (di natura sia ortopedica/reumatologica che neurologica, ma talora anche di natura oncologica), al fine di garantire il maggior 20

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recupero possibile dell’autonomia individuale e della qualità di vita del paziente. La raccolta anamnestica, un attento esame obiettivo (ortopedico, reumatologico, neurologico) e l’esecuzione di indagini strumentali specifiche (quali per esempio l’ecografia muscolo-scheletrica) consentono al medico Fisiatra di eseguire una corretta diagnosi, stilare un Progetto Riabilitativo Individuale che può includere vari trattamenti, dai più conservativi (eseguiti in collaborazione con il fisioterapista come l’utilizzo dei mezzi fisici quali tecarterapia, laserterapia, ultrasuoni, la massofisioterapia ecc...) a quelli più invasivi (come l’utilizzo di terapie infiltrative classiche con acido ialuronico, cortisonici, a terapie più innovative come l’ossigeno-ozono terapia). Ma oggigiorno la Riabilitazione è diventata una scienza sempre più allargata e trasversale: il Fisiatra infatti si occupa non solo di pa-

tologie muscolo-scheletriche in senso stretto, ma di numerose altre condizioni come la riabilitazione delle disabilità associate alle patologie oncologiche, la riabilitazione del pavimento pelvico nel trattamento dell’incontinenza urinaria e fecale, la riabilitazione cardio-respiratoria, la riabilitazione nell’età evolutiva (trattamento delle scoliosi, dismorfismi dell’accrescimento ecc...) il trattamento della spasticità, la riabilitazione specifica nei traumi cranici, nei mielolesi, negli amputati. Insomma, il Fisiatra è quel medico che prende in carico a 360 gradi le disabilità del paziente, e con l’aiuto del fisioterapista, consente al paziente di raggiungere la sua massima autonomia nella vita di tutti i giorni.



#PEDIATRA

La nostra alimentazione: angelo o demone? Dottor

Carlo Alfaro

Questo l’accattivante titolo del Convegno pubblico che si è tenuto a Sorrento presso la Sala Consiliare del Palazzo Municipale mercoledì 6 febbraio 2019, promosso dalla Consulta Sanità del Comune di Sorrento. L’incontro, che ha avuto grande partecipazione di un pubblico di cittadini e di “addetti ai lavori”, è stato introdotto dai saluti del sindaco Giuseppe Cuomo e dell’assessore Massimo Coppola, e ha visto gli interventi, in brevi ma efficaci flash di informazioni dal taglio pratico ma sostenute dall’evidenza scientifica, di tutti i componenti della Consulta Sanità di Sorrento: Costantino Astarita, coordinatore della Consulta, che ha relazionato sul tema della prevenzione delle malattie cardiovascolari, Tullio Tartaglia, su alimentazione e tiroide, Salvatore Ercolano, vice-coordinatore, sulle diverse funzioni del cibo, Carlo Alfaro, sull’importanza dell’educazione alimentare, Angela Crimi su come prevenire il cancro a tavola, Francesco Gambardella, sul tema dello sport come farmaco e non puro divertimento, Giancarlo Arienzo sui rapporti tra occhio e alimentazione, Michele De Cecco su quando il cibo diventa un nemico, mentre il vivace momento finale di dibattito e confronto col pubblico è stato moderato dal segretario della Consulta, Carla Aprea, con Luigi La Rocca e Maria Tramontano. La Consulta Comunale della Sanità è un organismo istituito nell’ambito della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, e opera negli ambiti di tutela della salute, diritti del malato, servizi sanitari e ospedalieri, edilizia sanitaria, campagne di sensibilizzazione e di prevenzione, igiene del lavoro e degli alimenti, assistenza farmaceutica, tossicodipendenze, servi22

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zi sociali e sanitari per famiglie, donne, maternità, infanzia, età evolutiva, adulti, anziani, persone portatrici di handicap, strutture di assistenza ai minori, vigilanza sugli enti di assistenza, volontariato, sanità veterinaria e diritti degli animali. L’iniziativa patrocinata dal Comune si annuncia come la prima di una serie di manifestazioni scientifiche dirette al pubblco. Il tema dell’alimentazione è stato scelto perché è universalmente riconosciuto rappresenti uno dei principali determinanti della salute del nostro secolo. Non a caso, la EAT-Lancet Commission, un organismo di 37 esperti provenienti da 16 Paesi, con competenze in materia di salute, nutrizione, sostenibilità ambientale, sistemi alimentari, economia, ha appena pubblicato su Lancet 2019 il rapporto sulla “dieta per salvare il Pianeta”, contro i problemi emergenti di denutrizione (815 milioni di persone nel mondo) e obesità (1,9 miliardi di persone in sovrappeso e più di 650 milioni di obesi). Per garantire il giusto apporto calorico ai 10 miliardi di persone che abiteranno il Pianeta nel 2050 in modo compatibile con le risorse disponibili, la commissione ha definito un modello di menu sostenibile, che prevede un apporto calorico adeguato, fornito da una varietà di alimenti a base vegetale, basse quantità di alimenti a base animale, più grassi insaturi che grassi saturi e una quantità modesta di cereali raffinati, di cibi altamente trasformati e di zuccheri aggiunti. È richiesto, si legge nel rapporto, di ridurre del 50% entro il 2050 il consumo globale di carne rossa e zuccheri e raddoppiare quello di frutta, verdura, noci e legumi. Correggendo l’alimentazione, ogni anno si potrebbero prevenire oltre 11 milioni di morti premature, le emissioni di gas serra verrebbero ridotte e si preserverebbe una maggiore quantità di riserve di terra, acqua e biodiversità. Proviamo a cambiare, ne va della sopravvivenza del Pianeta Terra, parola di scienziati.





#NUTRIZIONISTA

La salute nasce a tavola? Sì, vediamo come…

Repetita “stufant”: dire che un’alimentazione equilibrata è alla base di benessere e salute sembra una ovvietà, ma non si scappa, è proprio così!

Dottoressa

Francesca Maresca

Ogni volta che si pensa ad un'alimentazione sana e leggera oppure "dietetica", si pensa subito a diminuire l'apporto calorico. La diminuzione delle calorie ha invece effetti negativi sulla crescita e sullo sviluppo muscolare. La giusta quantità calorica dovrebbe provenire da un rapporto favorevole e corretto dei tre macronutrienti principali: proteine, carboidrati, grassi. Sì, anche i grassi, senza i quali non vengono costruiti i muscoli (le proteine non possono fare tutto da sole!). Bisogna inoltre sfatare il mito dei tre pasti ben lontani fra loro. Intervallare tra un pasto e l'altro spuntini (ma attenzione, non barrette ipercaloriche!) ha rivelato effetti molto positivi su salute e forma fisica. Tra gli aspetti positivi dei piccoli pasti a breve distanza tra loro (ogni due-tre ore) troviamo: 26

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• una migliore assimilazione dei macronutrienti (le proteine ad esempio) • una più facile digeribilità degli alimenti. Infatti il cibo si digerisce meglio in piccole quantità invece che in un abbondante pasto unico. Ultimo vantaggio, ma non meno importante: mangiare spesso mantiene alto il metabolismo e questo permette di mangiare di più, perchè si bruciano più calorie. Dopo un po' che non mangiamo, infatti, il nostro organismo entra in allarme, perché si accorge di non essere nutrito in modo costante e inizia a risparmiare energie, diminuendo di conseguenza il metabolismo.

I macronutrienti: cosa sono e come lavorano Le proteine Per favorire lo sviluppo della massa muscolare (i muscoli sono fatti di proteine) è importante assumere proteine nella giusta quantità. Attenzione però: poche proteine si traducono in pochi muscoli, ma troppe significa mettere a rischio la propria salute, in particolare quella di fegato e reni. Ciò è dovuto al fatto che l'organismo non

può sintetizzare una quantità infinita di proteine, ma al massimo 30g a pasto. È preferibile suddividere l'apporto proteico nell'arco della giornata piuttosto che assumerle tutte in una volta, sovraccaricando l'organismo. I carboidrati Se per le proteine è possibile stabilire una quantità ideale per pasto, per i carboidrati non lo è. Questi rivestono infatti una funzione energetica, il cui apporto varia per ciascuno a seconda di molteplici fattori quali: età, sesso, massa muscolare, altezza, attività fisica e lavorativa svolta ogni giorno. Per uno sportivo è importante assumere carboidrati a basso indice glicemico, ovvero a lento rilascio di glucosio e quindi di insulina nel sangue, in modo da evitare bruschi picchi e cali glicemici. In tal caso i carboidrati più adatti sono: frutta (tranne banane, albicocche e frutti tropicali), legumi, orzo, farro e segale. I carboidrati ad alto indice glicemico invece sono: glucosio, saccarosio (comune zucchero bianco), miele, pane, pasta. Attingere ai carboidrati integrali è inoltre una sana abitudine alimentare, poiché le fibre in essi



#NUTRIZIONISTA

cidi (i "mattoni" dei muscoli) in glucosio (la "benzina" per il corpo umano).

contenute rallentano il metabolismo dei carboidrati e aiutano le attività dell'intestino. I grassi Spauracchio di ogni dieta, i grassi sono in realtà fondamentali per la salute maschile, poiché favoriscono la produzione di testosterone insieme a quella di altre molecole steroidee, necessarie allo sviluppo muscolare. L'importante sta nel consumarne la giusta "qualità" oltre che quantità: utili per potenziare la massa muscolare sono quelle che troviamo in molta frutta secca e nell'olio d'oliva, insieme agli omega-3 e omega-6. I grassi omega-3 si trovano nei pesci grassi, come il salmone, mentre quelli omega-6 in oli quali: l'olio di lino spremuto a freddo, l'olio di mais, di soia e di girasole. E adesso qualche consiglio per stare bene...mangiando!

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Allenamento e spuntini Si penserebbe che dopo una sana attività fisica è meglio non aggiungere subito "calorie"...ebbene vale proprio il contrario, per ottimizzare il risultato dell'ora in palestra o della nuotata in vasca è sano e consigliabile uno spuntino ricco di carboidrati, per "innescare" la sintesi dei muscoli. Non deve essere una spaghettata, si intende, basta anche un frullato a base di frutta...! Lo stesso vale per il pre-allenamento: consumare uno spuntino leggero ma completo, ovvero con i tre macronutrienti, proteine, grassi, carboidrati è l'ideale per affrontare in forma lo sforzo fisico. Fare movimento a digiuno è infatti controproducente, soprattutto per i muscoli, che invece di "crescere" si auto-consumano, perché in mancanza di carboidrati l'organismo ricava energia dalla proteine, trasformando specifici aminoa-

Vitamine e sali minerali Non dimentichiamo l'importanza di frutta e verdura, essenziali per garantire l'apporto quotidiano di vitamine e sali minerali al nostro organismo. È preferibile consumare la verdura cruda o sotto forma di centrifugati freschi, poiché conserva meglio le proprietà nutritive. Nella frutta e nella verdura si trovano le vitamine essenziali alle molteplici funzioni e attività dell'organismo tra le quali: • combattere lo stress • aumentare la resistenza alle infezioni • salvaguardare la salute della pelle • favorire il ricambio cellulare Le fibre contenute nella verdura e nella frutta favoriscono inoltre l'attività intestinale. L'importanza di variare La fantasia a tavola (e in cucina!) è fondamentale per permettere all'organismo di attingere il proprio nutrimento da alimenti diversi. Abituare il proprio corpo a una rosa ristretta di cibi è infatti deleterio dal punto di vista nutrizionale, ed è controproducente da un punto di vista psicologico, in caso di dieta. Dover mangiare tutti i giorni le stesse cose porta ad un senso di insoddisfazione che più difficilmente ci farà rispettare le indicazioni dietetiche.



#LOGOPEDISTA

Il disturbo della comunicazione sociale pragmatica Dottoressa

Mariarosaria D'Esposito

Spesso, quando parliamo, utilizziamo espressioni incomplete, talvolta poco chiare ed ambigue, comprensibili solo in relazione a quello specifico contesto. Accompagniamo il linguaggio verbale a gesti, sguardi, pause, intonazioni e mimica: il "non detto a parole”, con valore comunicativo talvolta più efficace del linguaggio verbale. Si chiama competenza pragmatica, indispensabile alla comprensione del significato di un messaggio verbale "ambiguo" o il senso intrinseco di una metafora o di una barzelletta. Consente, ad esempio, di capire come il "per piacere" pronunciato da un mafioso, non rappresenti proprio un atto di cortesia. Allo stesso modo è, grazie alla competenza pragmatica ed al contesto, che possiamo cogliere l'ironia e quindi il reale significato del messaggio, quando ad esempio una persona allergica alla frutta secca, commenta una torta alle noci definendola "quella proprio più adatta a sé". Il disturbo della comunicazione pragmatica limita le possibilità di interazione sociale , a causa della scarsa capacità del soggetto di ricorrere e interpretare espressioni verbali ambigue, sottintese e implicite o messaggi non verbali. Sovente il bambino con disturbo semantico-pragmatico mostra, benché non ne sia la causa, ritardo nell'acquisizione del linguaggio verbale. In rapporto alla produzione verbale si osservano difficoltà ad adeguare il proprio eloquio al contesto, nel rispetto delle regole della conversazione e dei turni, nel riformulare frasi (qualora non si venga capiti). 30

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È frequente l'uso di parole inusuali, talvolta anche particolarmente dotte e ricercate, di frasi stereotipate e ritualistiche; l'uso della mimica, generalmente scarso, può risultare talvolta esagerato, come l'accentazione, la prosodia, il ritmo dell'eloquio e la mimica. Facili alla distraibilità, i bambini con disturbo pragmatico tendono spesso all'uso di domande ed espressioni ripetitive. È infine, evidente una marcata differenza tra la capacità di comprensione di ciò che è manifesto e tangibile e ciò che non è immediatamente deducibile dal contesto, a cui si fa riferimento. I bambini con una diagnosi di disturbo pragmatico presentano sovente difficoltà nell'intrecciare relazioni soddisfacenti e nello stringere amicizie e rapporti con i coetanei. Difficile la gestione delle frustrazioni e dei conflitti e generalmente, inadeguate le competenze e la partecipazione sociale, come il rendimento scolastico e lavorativo. Il ritardo nell'apprendere, non conseguente a alcun deficit di tipo intellettivo, risulta invece ascrivibile all'alterata trasmissione e decodifica delle reali intenzioni comunicative del parlante. Non è sempre semplice cogliere precocemente i primi segnali del disturbo, raramente riconosciuto entro i 4-5anni. Spesso, infatti, data la frequenza con la quale il deficit si associa ad altre problematiche comportamentali e di linguaggio, viene erroneamente confuso con sindrome da deficit dell'attenzione o ritardo del linguaggio. La diagnosi, svolta dal clinico, si avvale di strumenti standardizzati. La definizione ed il conseguente intervento terapeutico precoce possono fortemente influenzare il decorso del disturbo, mediante training specifici volti a potenziare la capacità di comprensione ed interazione nei diversi contesti, alla distinzione dei messaggi figurati e letterali, espliciti o sottintesi, all'empatica condivisione di stati emozionali.



#YOGA

Yoga e sport: unione possibile? Loredana Pascarella

Vi siete chiesti come mai famose personalità del mondo dello Sport, quali Umberto Pelizzari, Davide Carrera, Maria Sharapova, Ryan Giggs e squadre come la nazionale neozelandese di rugby degli All Blacks, abbiano inserito lo Yoga nei loro programmi di Allenamento? La risposta è semplice: la pratica dello Yoga ha benefici di natura fisica & mentale, che permettono agli Sportivi di migliorare la loro prestazione! Nella visione comune lo Yoga e lo Sport non vanno d’accordo: lo sport comprende attività, talvolta competitive, mirate al raggiungimento di risultati tangibili in funzione di fattori individuali (costituzione, condizione, motivazione). Quasi tutti immaginiamo, invece, che chi pratica Yoga viva in un eremo, trascorrendo il tempo seduto in contemplazione. Ma perché un campione del calcio come Ryan Giggs, rimasto in campo fino al compimento dei 41 anni, afferma che “Lo Yoga è una parte importante della mia vita” ? Lo Yoga è la Scienza della Consapevolezza che coinvolge corpo, mente e anima, puntando al benessere globale dell’individuo. La pratica dello Sport richiede una disciplina fisica per sviluppare flessibilità, resistenza, agilità, puntando quasi esclusivamente sulla muscolatura, lasciando talvolta in secondo piano gli organi interni, la mente, la gestione dell’Energia e del Recupero. Questi aspetti, possono essere integrati attraverso lo Yoga. La Struttura tipo di una classe è la seguente: Respirazione: conoscere il proprio respiro è il primo passo. Si inizia con il semplice ascolto, si prosegue con tecniche più sofisticate, come respiro di 32

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fuoco, con narici alternate, con frazionamento. La pratica detta Pranayama, ha benefici su elasticità di polmoni, muscoli intercostali, articolazioni, riduzione di stress e tensioni. Umberto Pelizzari fondatore di Apnea Academy utilizza tecniche di Pranayama nella sua didattica. Asana: questo termine indica posizioni o posture, con cui si impara a incanalare l'energia verso specifici punti del corpo per ottenere un beneficio psicofisico. Per gli Sportivi è importante scegliere posizioni che lavorino su colonna vertebrale, piedi, distensione muscolare, elasticità di articolazioni. La pratica ha come benefici la stimolazione di organi interni, sistema circolatorio, coordinazione di movimento e respiro, capacità di generare e incamerare energia, da utilizzare nei momenti di massimo impegno. Infine una classe di Yoga si conclude con le fasi di: Rilassamento: si esegue normalmente in posizione supina, ha lo scopo di far rilassare profondamente corpo e mente e di “cristallizzare” i benefici della pratica. Meditazione: tecniche per raggiungere una maggiore padronanza delle attività della mente, attraverso concentrazione su oggetti specifici o contemplazione lasciandola riposare nel suo stato naturale, con effetti sulla capacità di concentrazione e visualizzazione. Lo Yoga non solo può migliorare le performance sportive, attraverso la prevenzione e il supporto nella cura degli infortuni, ma fornisce anche la capacità di affrontare il vissuto emotivo associato alla pratica sportiRyan Giggs calciatore del va. Non male per iniziare Manchester United e provare vero?



#MENTALCOACH

Mio figlio non mi ascolta mai “Un genitore saggio lascia che i figli commettano errori. È bene che una volta ogni tanto si scottino le dita.” M. Gandhi

Ernesto Lupacchio

Oggi riparliamo del complesso rapporto genitori/ figli nell’età adolescenziale. Come sempre, prendo spunto non solo dalla mia esperienza di padre, ma anche dalle riflessioni vissute nei vari percorsi formativi che ho seguito “DA GENITORI A COACH”. Noi genitori sembriamo spesso insoddisfatti, eccessivamente critici, a volte arrabbiati; intenti a tracciare confini e pronti a fare da scudo ai nostri figli di fronte a qualunque difficoltà difendendoli da chiunque provi a metterli in crisi. A farne le spese è proprio chi crediamo di proteggere! Perché siamo diventati così? Cerchiamo di capirlo insieme. Prova a pensare se è capitato anche a te qualcosa del genere. Tuo figlio torna da scuola nervoso per qualche episodio e per questo inveisce contro l’insegnante o qualche amico. Tu genitore cosa fai? Subito vuoi sapere l’accaduto e poi cerchi di fargli capire che non si parla male del Prof, che bisogna comportarsi in un certo modo, etc. etc. Intervento indiscutibile ma è giusto farlo proprio in quel momento? Infatti, in quell’istante, stai reprimendo le emozioni di tuo figlio! Come invece puoi davvero aiutarlo in quel momento? Per un attimo guarda con i suoi occhi e ricorda le emozioni e gli stati d’animo di quando eri tu a trovarti in quelle situazioni. Come tuo figlio, non 34

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avresti avuto piacere che mamma o papà, in quel preciso momento intervenissero pur sapendo che le loro riflessioni fossero giuste. Questo banale esempio ci fa capire come ascoltare e comunicare con gli adolescenti di oggi non è assolutamente facile. La cosa più importante è riuscire o sforzarsi di mettersi nei panni del ragazzo e da lì rispondere e fargli capire semplicemente che ci siamo sempre magari dicendogli: “si certo amore, immagino come tu ti possa sentire adesso, spero che vada tutto bene e se ti vuoi sfogare o se hai bisogno di qualsiasi cosa, sappi che io ci sono e ci sarò sempre”. Un’altra frase che ascolto spesso nelle mie lezioni di Personal Coach con genitori miei clienti è: “Mio figlio non mi ascolta mai perché non mi prende in considerazione”. E la cosa bella è che questo lo dicono sia i genitori che i figli. Allora cosa fare? La prima cosa da fare, se vuoi che i tuoi figli ti ascoltino, è cambiare la TUA comunicazione con loro! IGNORARTI…e alzare un muro, attribuisce loro un senso di “potere”. Conoscono le tue debolezze, sanno dove arrivare e come ottenere certe cose. Se vuoi invece avere la loro attenzione, allora prova a mettere in pratica questi consigli: Cosa vuol dire ascoltare? Ascoltare vuol dire mettersi nei suoi panni e guardare le cose con i loro occhi. Genitori felici, ragazzi felici! Se i genitori non comunicano e non ascoltano in modo efficace tra di loro, neanche i figli lo faranno. La stessa cosa vale quando si parla con i figli. Ascolta davvero quando tuo figlio parla e smetti di fare qualsiasi altra cosa mentre lo fai!

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#MENTALCOACH

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Sii onesto e aperto nella tua comunicazione e coinvolgi il ragazzo. Spiega la situazione reale e di cosa avresti bisogno e/o quale aiuto in qualcosa. Sei un essere umano e gli adolescenti sono grandi abbastanza per avere una vera conversazione. Il solo ‘comando’ non funziona, non senza spiegazione e in questo modo fai sentire loro parte di qualcosa di “importante”. La voce. È importante usare un tono di voce calmo ma fermo. Se lo fai i tuoi figli percepiranno meglio cosa vuoi dire e non saranno disturbati da altro! Il momento giusto. Ci sono momenti in cui è importante evitare di intervenire per sapere e approfondire. Impara a riconoscere quei momenti e scegli quello giusto per poter comunicare con tuo figlio. Noi stessi non abbiamo sempre voglia di parlare quindi è bene rispettare questa necessità. Prima di andare a dormire, o quando lo vedi tranquillo, può essere un momento migliore e puoi anche avere un risultato più significativo! Se vuoi ottenere qualcosa dai tuoi figli ricorda che devi fare in modo che venga percepito come “conveniente“ ai loro occhi. In questo periodo della vita, i figli adolescenti, hanno degli interessi molto diversi quindi se è conveniente per loro si metteranno…in azione! Dillo una volta sola. Ripetere più volte non porta buoni risultati perché con questa modalità si abituano al fatto che: “Ormai la ripeterà!” e tu perdi il potere della tua parola. Probabilmente stai pensando: “Ma no…una volta non basta”. Invece, una volta basta soprattutto se hai anche tutta l’attenzione. Se stai guardando il telefono, se stai cucinando, se sei in un’altra parte della casa e parli una volta sola non ti ascolteranno, hai ragione! Avere l’attenzione vuol dire “avere un contatto con gli occhi” ed essere uno davanti all’altro. Osserva prima di chiedere qualcosa… Spesso capita di fare tante domande ai figli ma ad un certo punto si riceve una cattiva risposta, come se il mondo gli cadesse addosso. Forse ha avu-

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to una brutta giornata…e ciò non dura per sempre. La stessa osservazione vale se, ad esempio, stanno guardando l’ultimo pezzo del loro programma televisivo preferito, piuttosto che una partita, etc. Calma…Keep Calm Ripeti…”Rimango calmo” per 10 volte (è proprio come contare fino a 10 ma, in questo modo, dai uno stimolo extra a te stesso/a!) La genitorialità interpreta troppo spesso l’amore come un mettersi davanti nel tentativo di proteggere ciò che abbiamo di più prezioso. I figli sono i nostri!!! Invece non sono nostri…sono essere umani indipendenti e unici. Ma cerchiamo di non dimenticare che nei nostri figli riviviamo noi! I genitori che siamo contengono i bambini e ragazzi che siamo stati! Basta lasciare i propri figli più liberi di cadere perché solo così potranno imparare a rialzarsi! Se lo faremo avremo fornito loro uno strumento prezioso per orientarsi sulla strada più difficile: diventare persone autonome che non vedono nelle regole comuni una gabbia ma una opportunità per strutturare un giorno le proprie! Cosi vivranno noi genitori non più come mura che li tengono al riparo dalla vita, ma come porte da attraversare per raggiungerla.

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Per esercitare la professione più difficile e piena di responsabilità... quella di genitori... non esiste nessun manuale d’istruzione né occorre superare nessun esame.



#CONDOMINIO

L'amministratore risponde

Teresa Pane

Incompatibilità e revoca amministratore per assunzione condomino

Gentile Amm.re, le chiedo un parere: l'amministratore del nostro condominio ha assunto come "segretaria" una dei condomini. La stessa segretaria è diventata consigliere della scala A del suddetto condominio. Reputo che sia una situazione di incompatibilità o sbaglio? C'è la giusta causa per revocare l'incarico all'amministratore? Grazie (D.M.E.) Gentilissimo, mi spiace dirle che è in errore. Non reputo che tale circostanza ingeneri una “incompatibilità” tra le figure della “segretaria” dell’Amministratore e l’essere anche “consigliere” di una scala. Non a caso l fatto che l'amministratore assuma un condomino come dipendente nella sua società che amministra condominii non rappresenta una delle ipotesi di grave irregolarità previste dal comma 12 dell'art. 1129 c.c. in tema di revoca dell'amministratore. 38

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Condominio parziale e riparto spese

Buongiorno, vivo in un condominio parziale con tre scale, il mio appartamento scala C. Alla scala A un rigurgito di fogna ha provocato danni ad una attivita' al piano terra. Mi chiedo chi paga tutte le spese di ripristino e risarcimento danni? Tutti i condomini o solo i condomini della scala interessata? Grazie (Anna D.) Cara Anna, la risposta è da rinvenire nell’art. 1123 c.c. Il primo comma della norma in esame prevede che le spese necessarie per la conservazione e per il godimento delle parti comuni dell'edificio, per la prestazione dei servizi nell'interesse comune e per le innovazioni deliberate dalla maggioranza sono sostenute dai condomini in misura proporzio-

nale al valore della proprietà di ciascuno. Il secondo comma precisa però che, se si tratta di cose destinate a servire i condomini in misura diversa, le spese sono ripartite in proporzione dell'uso che ciascuno può farne. Infine il terzo comma dispone che, qualora un edificio abbia più scale, cortili, lastrici solari, opere o impianti destinati a servire una parte dell'intero fabbricato, le spese relative alla loro manutenzione sono a carico del gruppo di condomini che ne trae utilità. Pertanto, nel caso che lei mi rappresenta, le spese per il ripristino dei danni a seguito del problema all'impianto fognario dovranno essere sostenute soltanto dai condomini della scala A, gli unici serviti da tale impianto, e non anche dai condomini della scala C.


Pulizia del condominio… affidata ai condomini

Un mese fa ho acquistato un appartamento in un condominio e mi è stato notificato il mio turno per la pulizia delle scale. In pratica per risparmiare, l’assemblea anni fa decise di non affidarsi ad una ditta di pulizie ma procedere ad una turnazione tra condomini. Io sono impossibilitato ad eseguire questo turno (per motivi di lavoro e di salute). L’Amministratore mi ha riferito che se non posso farlo personalmente dovrò io personalmente pagare qualcuno che lo faccia al mio posto. Ma non crede sia assurdo? Attendo un suo riscontro. Grazie (Luca D.)

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Salve Luca, la delibera di cui parla non è poi così rara e sovente accade che i condomini nel tempo, per motivi di varia natura, non riescano più ad adempiere agli impegni assunti, con conseguenti litigi e contestazioni varie. Orbene, i condomini in assemblea possono concordare di farsi carico della cura dei beni comuni e prevedere, ad esempio, una turnazione per la pulizia della scala, ma un tale compito - come anche l'onere del singolo di incaricare un terzo che esegua le pulizia in sua vece - non può essere imposto al singolo condomino, neanche se la delibera venisse adottata all'unanimità. L'eventuale pretesa nei suoi confronti

in base ad una delibera assembleare sarebbe impugnabile per nullità e quindi, non soggetta al termine di decadenza di 30 giorni a cui sono assoggettate le decisioni (annullabili) dell'assemblea condominiale. Il consiglio è di chiedere per iscritto all'amministratore di inserire all'ordine del giorno della prossima assemblea, la discussione circa le modalità di svolgimento delle pulizie degli spazi comuni e la scelta di una ditta (o anche di un singolo a seconda delle esigenze del Condominio), a cui conferire l'amministratore, per il Condominio che rappresenta, conferirà apposito incarico.


#FOODCROSSING

L’Art d’accomoder les restes

Anna Maione

Quello di non sprecare, non buttare via niente è sempre stata una buona pratica della cucina casalinga. E, come spesso accade in tempo di guerre o di ricorrenti crisi economiche, il riuso in cucina, seppure nato dalla necessità, alla fine può ben dirsi un’arte. Di quest’arte le padrone di casa di una volta, sempre attente a evitare sprechi, avevano molto da insegnare; anche prima che 40

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apparisse nel 1909 il ricettario di Donna Clara, al secolo Lidia Morelli, Far molto con poco. L’arte di creare buoni piatti coi residui di cucina. Lo spreco comincia proprio dai due elementi fondamentali per la nostra sopravvivenza: l’acqua ed il pane. Mediamente ogni italiano consuma quasi 240 litri di acqua potabile al giorno, ma di quella utilizzata in cucina se ne può fare un riuso conveniente. L’acqua di cottura della pasta, ad esempio, oltre ad essere ottima per rigovernare pentole e piatti, può essere riutilizzata per allungare salse, nella preparazione di impasti salati o, arricchita con erbe aromatiche, per preparare minestre e zuppe.

Lo stesso si può fare con l’acqua di cottura delle verdure o di quello che viene solitamente scartato pulendole: torsoli, foglie e parti troppo dure. Una lunga bollitura, magari con qualche erba odorosa, e avremo un brodo vegetale pronto per ogni uso Il pane è di certo l’alimento che più di frequente buttiamo via; ma come non citare le tante gustose preparazioni che dal nord al sud della penisola utilizzano il pane raffermo? Dice un vecchio proverbio: se non è zuppa è pan bagnato, dunque: panchiutto (genovese), pancotto, acquacotta, pan molle, pappa al pomodoro, ribollita, panzanella, acquasala, cialledda. Tante sono le denominazioni regionali!


© FOTO DI ANNA MAIONE

Insalata di carne E se poi avanzasse del brodo, ecco che il pane torna buono per le stracciatelle, gli gnocchi di pane e per i passatelli, specialità romagnola profumata di noce moscata e scorza di limone. Ma il capitolo più ampio in materia di riuso resta pur sempre quello della carne: il bollito di manzo, il maiale al forno, l’agnello e il pollame in genere. Separata dagli ossi, tagliata a fettine o macinata… Le maniere di utilizzare la carne avanzata spazia dai piatti freddi, tipo insalate con salse diverse, sottaceti e verdure, a quelli caldi come il polpettone, bollito o in forno. E visto che qualche tempo fa vi abbiamo pubblicato la ricetta di un caldo brodo di carne, adesso ve la riproponiamo recuperando i pezzi di carne in una gustosa e colorata insalata.

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Imma Gargiulo

INGREDIENTI • 1 pezzo di carne (muscolo) • 2 cosce di pollo • 1 osso con midollo • 2 carote • 1 cipolla bionda • 1 cipolla rossa • 1 costa di sedano • 5 chiodi di garofano • 5 grani di pepe

• 1 mazzetto aromatico (alloro, rosmarino e salvia) • 5lt di acqua • Capperi • Limone • Sale & Olio • Origano • Pomodorini d’Inverno

PREPARAZIONE Come prima cosa va lavata per bene la carne e l’osso. In particolare bisogna pulire bene la pelle del pollo da eventuali piume o pennette. Preparare il mazzetto di erbe aromatiche legandole per bene con dello spago da cucina o inserendole in un pezzetto di garza. Pulire tutte le verdure e preparare una cipolla chiodata (si inseriscono i chiodi di garofano nella cipolla pelata). Aggiungere a questo punto le carni, il mazzetto chiodato, il pepe e l’acqua e portare a bollore. Appena inizia a bollire aggiungere le verdure e lasciare cuocere senza coperchio per almeno 3 ore. Di tanto in tanto ripulire la superfice della schiuma che si andrà a formare. Una volta trascorse le 3 ore separare la carne e le verdure dal brodo. Metterle in una ciotola e lasciarle raffreddare un po’. Condire con la cipolla fresca affettata, pomodoro, capperi, sale, olio, origano e limone. Servire tiepida o fredda.


#FILOSOFO

Platone e l'opposizione ai sofisti Domenico Casa

Più volte è stato detto e scritto, anche da persone autorevoli, che Platone, forse per l'appartenenza al ceto nobiliare, discendente per via materna da Solone, fosse un antidemocratico. L'uso improprio di personaggi illustri, soprattutto del campo scientifico e filosofico, per avallare tesi persino scorrette e scomposte, non è affatto assente nella storia, anche in quella recente. Ma niente di più falso relativamente a Platone. Nato ad Atene nel 429 a. C., ancora viva l'esperienza della polis o della democrazia greca, non avea accettato il governo dei Trenta Tiranni e aveva salutato con gioia il ritorno alla democrazia, per su-

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bito pentirsene, nonostante avesse sentito il bisogno di riprendere ad interessarsi di politica, quando i governanti di allora sottoposero a processo e condannarono a morte, ingiustamente, il suo maestro, Socrate, che egli seguiva dall'età di venti anni, accogliendone in pieno l'anticonformismo, l'insegnamento e il metodo, il quale aveva come obiettivo la ricerca della verità. Tanto che, le sue prime opere, sotto il nome di Dialoghi socratici, ne ripercorrono la vita e l'insegnamento fino alla morte. Fu proprio questo evento tragico che segnò in Platone la presa di distanza dalla democrazia, così come si era venuta degenerando, insieme alla necessità di offrire alla politica nuove direzioni. Egli, infatti, di fronte alle ingiustizie e all'ignoranza dilagante ad Atene, disegnò uno stato con un governo affidato ai filosofi-politici o ai politici educati alla filosofia, con il prevalente compito di amministrare la giustizia e coltivare la verità. Tuttavia, il vero bersaglio di Platone non era la democrazia, ma i sofisti, numerosi in Atene, molti solo di passaggio, solo per raccogliere consenso e denaro per le loro lezioni di retorica, con la quale insegnavano tutto e il contrario di tutto. Ovvero ad affermare e, nello stesso tempo, negare, di lì a poco, quanto avevano sostenuto precedentemente. Figura preminente in tal senso fu Protagora di Abdera (attuale Turchia), secondo il quale "l'uomo è misura di tutte le cose, sia di quelle che sono in quanto sono, sia di quelle che non sono in quanto non sono". Affermazione di tutto rispetto se con essa ci si riferisce alle opinioni, legittime, ma squisitamente soggettive, anzi individuali, poiché esse


possono cambiare da un momento all'altro stando alle mutanti condizioni psichiche e fisiche dei soggetti. L'errore, secondo Platone, e non solo, fu la pretesa di elevare le opinioni relative e passeggere a verità indiscutibili, con i conseguenti inevitabili conflitti. Che cosa rendeva verità le opinioni? L'utile, sostenevano i Sofisti, è il criterio per affermare o negare oppure per sostenere oggi una cosa e domani il suo esatto contrario. Ma il filosofo ateniese non era affatto d'accordo. Per lui l'unico criterio per affermare la verità, come aveva appreso dal suo maestro Socrate, il quale, di fronte alle contraddizioni dei suoi contemporanei, ricorreva anche all'ironia, è la ragione. Con essa non è possibile giocare o scherzare. Se bene usata, senza tenere conto delle impressioni e sensazioni momentanee, dei luoghi comuni, del conformismo e dei pregiudizi diffusi, essa condurrà indiscutibilmente a verità oggettive, cui non è possibile sottrarsi. Tali verità oggettive

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sono il bene, il giusto, il vero e il bene, valori eterni sotto ogni latitudine. Ma chi garantisce che tali valori non dipendano dalla mutevolezza della vicende umane, collettive e individuali? Platone risponde che la ragione è l'unico criterio di discernimento. Il problema, allora come oggi, è proprio il pessimo o inadeguato uso della ragione, confondendola con la "ragione" dei sensi, a generare confusione, contraddizioni e conflitti. Dopo Platone, il suo discepolo Aristotele, nel delineare gli aspetti fondamentali della logica, sottrarrà per sempre il pensiero ai condizionamenti dei sensi. Pur riconoscendone la funzione di apripista della conoscenza, essi rimangono al servizio della verità, il cui arbitro è unicamente l'intelletto. Pertanto, la democrazia che avesse la pretesa di fare a meno di esso, non sarebbe altro che demagogia, la quale, prima o poi ne decreterebbe la morte.


#LIBRI

Libri come fari Giovanni Pepe

Sperando che il mondo mi chiami Autore: Mariafrancesca Venturo Carolina Altieri ogni mattina si sveglia all’alba per andare al lavoro. Indossa abiti impeccabili, esce di casa, sale su un autobus e accende il cellulare sperando che una scuola la chiami. Carolina fa il mestiere più bello del mondo, ma è ancora, e non sa per quanto, una maestra supplente, costretta a vivere alla giornata senza poter mai coniugare i verbi al futuro, né per sé né per i suoi allievi. Attraverso ore che scorrono in un continuo presente, scandito solo dalle visite a una tenerissima nonna e dall’amore travolgente e imperfetto per Erasmo, Carolina racconta il rocambolesco mondo della scuola, popolato da pendolari speranzosi e segretarie svogliate, e la sua passione per i bambini, che tra sorrisi impetuosi, inaspettate verità e abbracci improvvisi riescono sempre a sorprenderla e a insegnarle qualcosa. E sarà proprio questa passione a costringerla a imprimere una svolta alla sua vita eternamente sospesa e a cambiarle il destino. Sperando che il mondo mi chiami 44

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è un romanzo poetico ed emozionante sul sapere affrontare le mille sfide inattese che la vita ci offre.

Suggerito da Valeria

Anche oggi fa freddo, perciò vi consiglio un tazza di caldo tè fumante, un plaid e un nuovo romanzo per coccolarvi. Io ho da poco letto "Sperando che il mondo mi chiami" di Mariafrancesca Venturo, edito Longanesi. Carolina è una giovane insegnan-

te di scuola elementare che, come tanti altri in Italia, non ha un contratto fisso, ma si sbatte per le vie di Roma in attesa di una chiamata per una supplenza. I periodi di supplenza possono essere lunghi di settimane, mesi o anche solo di un giorno, ma ogni volta l'esperienza le lascia qualcosa di buono e anche uno sconfinato senso di precarietà che la accomagna in altri ambiti della vita. Anche in amore Carolina non ha solide certezze, perché l'uomo di cui è innamorata vive in un'altra città e non sembra comunque essere coinvolto quanto lei. Insieme ad altri giovani insegnanti nella sua stessa condizione, scopriremo il mondo dei maestri in cerca di supplenze per incrementare il punteggio che li farà salire nella benedetta classifica per assicurarsi una cattedra. Sono molti, la concorrenza è tanta e Carolina si lascia navigare in questo fiume sospinta dai genitori e da un paio di amici fedeli, insegnanti come lei. Durante una delle sue esperienze


di supplenza, conoscerà una bimba silenziosa e triste che le entrerà nel cuore e che non riuscirà ad abbandonare a se stessa dopo la fine del suo breve incarico. Si domanderà cosa vuol dire veramente insegnare, quale peso e dovere ha il suo mestiere, quanto spingersi nella vita dei bambini e quando invece arretrare, ma soprattutto troverà la sua strada, nel lavoro e in amore, ricevendo finalmente la sua chiamata dal mondo. Bella lettura, ricca di contenuti attuali. Come già detto nella mia tappa del blog tour dedicato al romanzo, questa storia è la storia di molti

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giovani del nostro paese e della loro situazione lavorativa che gli preclude la visione di un qualsiasi futuro. Di giovani che si lasciano andare, che si arrendono o che si crogiolano, o di giovani che alzano la testa, si rimboccano le maniche e si danno da fare, perché il futuro vogliono costruirselo. È anche una finestra sul mondo della scuola, dei bimbi e degli insegnanti, che ci mostra quanto, a volte, l'insegnante entra ogni mattina a scuola solo per lo stipendio e quanto, invece, l'insegnate è consapevole del suo ruolo e si investe di tutte le responsabilità del caso, di oneri e, se sono stati bravi

e fortunati, anche degli onori. Un personaggio che ho molto apprezzato nel romanzo è Federico, un ragazzo che ha deciso quello che vuole e vuole ottenerlo. Non cerca scuse, appoggi o spintarelle, ma studia i suoi grafici, le sue classifiche, i mezzi, i modi a disposizione per arrivare dove si è prefissato. Investe con sacrificio nel futuro che vuole. La scrittrice, che credo sia legata a questo mondo, usa uno stile elegante ma semplice. La lettura ha un ritmo alterno, ma il più delle volte risulta spedita e senza intoppi. Consigliato. Buona lettura.


#POESIA

Elucubrazioni di un’anziana signora

Salvatore Spinelli

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Una signora di età avanzata in una casa per anziani appoggiata..., ma praticamente un po’ dimenticata, spesso veniva presa da sconforto.

Spesso dico hai voglia d’aspettare, c’è qualcuno che viene raramente, e altri che non vengono per niente considerandomi finita, una demente.

In realtà la donna non aveva torto, diceva mi manca tanto la mia casa e di essa mi manca ogni cosa, tutto, da quando fui giovane sposa.

Certo c’è chi mi porta da mangiare e ordine e pulizia non fa mancare, chi lo fa dice che lo fa come figlia ma a me manca molto la famiglia.

Mi mancano i figli, i miei nipoti a me affezionati e assai devoti che ora non colmano i miei vuoti, mi mancano i pianti, le loro risate.

Ogni giorno nella mia solitudine a cui non ho mai fatto l’abitudine, s’accavallano i ricordi, la mia storia, tutto il passato torna nella memoria.

Mi mancano le lunghe passeggiate, non posso più vederli litigare, non li vedrò crescere, abbracciare, non posso stringerli a me, accarezzare.

Allora pensando a ciò che fui non accetto questi momenti bui e dico: <Quanto manca al giorno fatale che porrà fine al mio male?>.

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