100% Fitness Mag - N. 147

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A proposito del Gay Pride... di Olga Paola Zagaroli

Cosa fa paura nella vita di Bianca Pane

Impariamo a respirare di Alfonso Galano

#147

LA MIA PENISOLA 100% FITNESS MAGAZINE ANNO XIII

COPIA GRATUITA




Questo mese 10

#FISIOTERAPISTA

Il benessere della terapia ad infrarossi

20 #PSICOPEDAGOGISTA Cosa fa la paura nella nostra vita

Veronica Di Martino

Bianca Pane

Laureata in Fisioterapia - Specializzata in Posturologia

Laureata in Filosofia e Psicopedagogia presso l’Università di Napoli Federico II, specializzata in Gestalt Counseling Bioenergetica e Terapie Olistiche

cell. 327.8420706

cell. 393.9315564

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#SESSUOLOGA

A proposito del Gay Pride…

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Olga Paola Zagaroli

Disponibile tel. Lunedì e Giovedì dalle 15.30 alle 17.30

cell. 335.8709595

#NUTRIZIONISTA

Scopri tutti i benefici di frutta e verdura di stagione Francesca Maresca

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Laureata in Dietistica presso l’Università di Napoli Federico II. Disponibile tel. Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle16.30

#OSTEOPATA

cell. 334.2258132

Osteopatia e Sport Angelo Puzzella Osteopata D.O.M.R.O.I. Dottore in Scienze delle Attività Motorie e Sportive

cell. 333 85 45 882 e-mail angelopuzzella@gmail.com

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#FARMACISTA

In farmacia il test per la diagnosi del papillomavirus Giuseppe De Simone Laureato in Farmacia e specializzato in Scienza e tecniche delle piante officinali presso l’Università Federico II di Napoli.

cell. 335.5302988

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#AUDIOPROTESISTA

La musica crea un tipo di piacere irrinunciabile per il genere umano Tea Maione Laureata in Tecniche Audioprotesiche Disponibile telefonicamente Martedì dalle 9.00 alle 11.00

cell. 338.9648341 e-mail te.macustica@alice.it

30 #ODONTOIATRA Quando uno sbiancamento salva una vita Vittorio Milanese Laureato in Odontoiatria e protesi dentiaria presso l’Università di Napoli. Socio A.N.D.I.

cell. 338.4698121

La Mia Penisola 100% Fitness Mag Anno XIII

Numero 147

In copertina fotografia di Marianna Tizzani scattata durante la manifestazione Sorrento Pride del 14 Settembre 2019


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#FISIOTERAPISTA

Linfodrenaggio e sinusite

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Brigida Pinto Laurea in Fisioterapia e laurea magistrale in Scienze Riabilitative delle Professioni Sanitarie, entrambe conseguite presso l’Università “Federico II” di Napoli. Lunedì al Venerdì 9.00 - 12.00 e 17.00 - 20.00

cell. 331.2668437 e-mail pintobrigida@gmail.com

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Carlo Alfaro

L’etichettatura degli alimenti come strumento di tutela Pierluigi D'Apuzzo cell. 327.1323324

54 #FOOD Il Cibo sia la tua Medicina

#PEDIATRA

Aspetti psicologici nella cura dell’obesità

#CONSUMATORI

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#FILOSOFO

Cartesio e l'invasione dei social network Domenico Casa

#FITNESS 40 Esercizio fisico e

Consulente fi losofi co

e-mail domenico.casa2@tin.it

sistema immunitario Alfonso Galano Dottore in Scienze Motorie Personal Trainer certificato I.S.S.A. specializzato in allenamento a corpo libero CALISTHENICS

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cell. 339.4577850

#ARREDAMENTO

Fai bei sogni Guenda Esposito Design passionate

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#MENTALCOACH

Essere genitori Ernesto Lupacchio Mental Coach

60 #POETA La menzogna e la verità

cell. 347.67.67.533

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#DANZA

Una nuova struttura d’eccellenza per la danza in Penisola Sorrentina

Salvatore Spinelli

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#LIBRI

Libri come fari Giovanni Pepe Mondadori Bookstore Piano di Sorrento

50 #CONDOMINIO Lastrico solare Teresa Pane Amministratrice - Responsabile Punto Casa Italia

Contatti e-mail redazione@centopercentofitness.it Cell. 331.5063051 - 339.2926045 Tel. 081.18224133

Periodico di attualità a diffusione gratuita Dep. Aut. Tribunale di Torre Annunziata del 09.06.2010 Direttore responsabile Giuseppe Damiano Editore Giuseppe Manzi Redazione Via Camaldoli, 18 - Vico Equense (Na) Progetto Grafico Maurizio Manzi - Bingwa Art Factory






#FISIOTERAPISTA

Il benessere della terapia ad infrarossi Che cosa sono i raggi infrarossi?

Dottoressa

Veronica Di Martino

I raggi infrarossi, anche detti radiazioni infrarosse o IR, sono radiazioni impiegate ormai da anni in campo medico, terapeutico ed estetico, specialmente per trattamenti dimagranti e rigeneranti cellulari, ma riguardo cui circola ancora molta disinformazione. Sono molte, infatti, le persone che ignorano la loro importanza Scopriamo allora insieme cosa sono e quali sono i benefici dei raggi infrarossi! I raggi infrarossi rappresentano il 56% dei raggi irradiati dal sole, ed è a loro che si deve la sensazione di “calore”, per questo motivo vengono anche chiamati radiazioni termiche o radiazioni di calore. È grazie al loro calore che la terra e noi tutti viviamo. Negli esseri umani queste radiazioni producono calore nel momento in cui vengono assorbite 10

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dai tessuti e, grazie ai liquidi corporei e alla legge fisica della conduzione, vengono poi trasmessi in profondità ancora maggiori, • accelerando il metabolismo dei tessuti, • la vasodilatazione dei capillari, • il rilassamento muscolare e apportando numerosi benefici alla salute, al contrario dei raggi UV. Vengono, infatti, utilizzati come sistema di riscaldamento nelle moderne incubatrici e per sciogliere tensioni e contratture nella terapia riabilitativa. Grazie alla loro azione antinfiammatoria e analgesica aiutano a calmare il dolore, come quello mestruale, ad abbassare la pressione, a migliorare i disturbi circolatori, a disintossicare l’organismo e a ridurre lo stress. In particolare, i raggi infrarossi vengono largamente adoperati

in campo estetico perché consentono di tonificare, rassodare, bruciare i grassi, riattivare la circolazione ed eliminare le tossine dal corpo. Queste radiazioni riscaldano piacevolmente la parte interessata, penetrano nel tessuto adiposo e vanno a stimolare il metabolismo, facilitando l’espulsione di tossine e grassi. Nello specifico, la massa adiposa viene riscaldata fino a 4 cm di profondità, così da rendere il grasso caldo bio disponibile al suo consumo. Inoltre, quando ci si sottopone ad una seduta di raggi infrarossi la sua azione termica dura fino a 48 ore dopo, il che significa che se si pratica dell’attività fisica in quest’arco di tempo si consumerà molto più grasso e il tessuto sarà più ricettivo e vascolarizzato. Da alcuni studi scientifici, inoltre, è emerso che numerosi batteri, virus e anche cellule tumorali



#FISIOTERAPISTA

hanno scarsa affinità con il calore emesso dai raggi IR, pertanto possono essere create terapie specifiche contro problemi simili. Ecco, ricapitolando, i maggiori benefici per la salute che ci forniscono gli infrarossi: • Riscalda i tessuti in profondità, permettendo migliore circolazione ed apporto di vitamine, proteine ecc., oltre che a sciogliere subito qualsiasi tipo di contrazione muscolare. • Permette anche di migliorare l’ossigenazione e l’idratazione dei tessuti della cute. • È ottima sia per dolori acuti, visto la grande velocità di guarigione e di cessazione del dolore, sia per dolori cronici, come appunto quello fastidioso della cervicale • Rilassa ottimamente i muscoli esposti e anche il sistema nervoso in generale, visto che le lampade usano gli stessi raggi IR del Sole, quindi ci può portare buonumore e diminuire ansia e stress

Effetti biologici dell'infrarosso

L'effetto biologico principale dei raggi infrarossi è l'effetto termico. I raggi infrarossi producono calore quando vengono assorbiti dai tessuti Il calore prodotto in parte viene disperso nell'ambiente ed in parte viene trasmesso nei tessuti profondi per conduzione e per mezzo dei liquidi circolanti. L'aumento della temperatura pro12

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voca, come effetti secondari, l'aumento del metabolismo dei tessuti, vasodilatazione dei capillari e delle arteriole e rilasciamento muscolare. Questi effetti interessano prevalentemente i tessuti superficiali.

Effetti terapeutici dell'infrarosso

Gli effetti terapeutici degli infrarossi sono dovuti prevalentemente all'aumento della temperatura nei tessuti irradiati e sono rappresentati da:

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Rilassamento muscolare Il calore generato dagli infrarossi facilita il rilassamento dei muscoli contratti. Analgesia L'effetto antalgico degli infrarossi viene attribuito alla rimozione delle sostanze algogene dai tessuti patologici e al rilassamento dei muscoli contratti. Effetto trofico L'aumento del flusso sanguigno, che fa seguito alla vasodilatazione, fa pervenire nei tessuti una maggiore quantità di sostanze nutritizie, ossigeno, globuli bianchi ed anticorpi e facilita la rimozione dei cataboliti dai tessuti. Queste modificazioni biologiche migliorano il trofismo dei tessuti, facilitano la riparazione dei danni tissutali ed accelerano la risoluzione degli infiltrati infiammatori su base cronica Possiamo a questo punto concludere che i raggi infrarossi sono più semplicemente dei raggi che

2.

3.

producono calore e gli stessi nulla hanno a che fare con i raggi Ultravioletti (i raggi che abbronzano) fra l'altro molto dannosi per la pelle. I campi di applicazione dei salutari raggi Infrarossi sono i più svariati e gli effetti sono: • Rinforzano il Sistema immunitario • Aumentano il consumo calorico • Aumentano l'efficenza del metabolismo • Favoriscono la perdita di peso • Facilitano l'eliminazione delle tossine • Contrastano la "Cellulite" • Ringiovaniscono, purificano e rendono la pelle molto più elastica • Riducono lo stress, la fatica e l'insonnia

Patologie che possono essere trattate con gli infrarossi:

• Patologie circolatorie (ipertensione ed aterosclerosi) • Patologie metaboliche (come diabete e dislipidemie) • Tutte le patologie osteo-articolari (artrosi,artriti, coxartrosi..) • Osteoporosi • Fibromialgia • Ipertrofia prostatica • Gotta (iperuricemia) • Insonnia • Ansia e depressione • Psoriasi e patologie autoimmunitarie



#SESSUOLOGA

A proposito del gay pride…

Dottoressa

Olga Paola Zagaroli

Nelle scorse settimane ho seguito molto sui social tutto quanto accade ed è accaduto a Sorrento per questa manifestazione e penso che ancora troppa sia la mancanza di informazioni che riusciamo a trasmettere in maniera massiccia, non soltanto sull’omosessualità, ma in generale su cosa significhi far parte di una minoranza e, lasciatemelo dire, nell’ultimo anno e mezzo ci sono stati enormi passi indietro su questo argomento. Non faccio politica e non mi sento politicamente schierata da nessuna parte a dire il vero, restano però i fatti di un paese che è sempre più intollerante nei confronti delle minoranze, che per definizione, invece, dovrebbero essere protette. Viviamo nel paese del sole e dell’a14

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more, della tolleranza e della fratellanza … questi valori vanno protetti e rafforzati e non distrutti e denigrati. Ci sono delle teorie scientifiche a validare quanto ho appena detto e una delle più accreditate e quella del minority stress di Meyer che afferma che gli individui che appartengono ad una minoranza, come ad esempio le persone LGBTQ (Lesbiche - Gay - Bisexual - Transgender - Queer) vivono frequentemente una condizione di stress cronico, prodotto dallo stigma sociale e dagli eventi negativi di vita, come la discriminazione e la violenza. Il minority stress, infatti, espone gli individui ad un rischio maggiore di psicopatologia, che può


manifestarsi in vari modi sia a livello cognitivo, con aspettative di rifiuto da parte degli altri e conseguente eccessiva preoccupazione, rimuginio, ecc., sia a livello emotivo per la vergogna prodotta dall’omofobia interiorizzata, la paura costante di essere discriminati, ecc., e sia a livello comportamentale con evitamento di situazioni sociali, impulsività, abuso di sostanze, ecc. Le persone LGBTQ, che subiscono lo stigma sociale, sviluppano una sofferenza che deriva anche dal fatto che le esperienze vissute costituiscono una invalidazione della propria identità o di alcuni aspetti di essa: i messaggi che vengono trasmessi e che possono essere interiorizzati e diventare delle auto-invalidazioni, sono del tipo “non dovresti provare quello che senti”, “il tuo modo di essere è sbagliato”, “sei una persona anormale”, “i tuoi desideri sono immorali/contronatura”. Questa invalidazione, determinata dai processi di stigmatizzazione sociale, prende vita da alcuni assunti dettati dalla nostra società che agiscono su vari livelli dello stigma sessuale. Lo stigma sessuale viene definito come “la considerazione negativa, lo stato inferiore e la relativa mancanza di potere che la società attribuisce collettivamente a chiunque venga associato con comportamenti, identità, relazioni o comunità non eterosessuali” e può assumere varie forme (Herek et al., 2009): innanzitutto,

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da quello determinato dalla cultura eterosessista che, attraverso le istituzioni, trasmette messaggi invalidanti basati sul presupposto che le persone sono eterosessuali e che tutti coloro che hanno un’identità di genere e orientamenti sessuali non conformi sono anormali. Questo tipo di cultura ha influenzato per anni anche la società scientifica, che ha considerato l’omosessualità una patologia fino a qualche decennio fa, ma ancora oggi influenza la pratica clinica di gran parte degli “addetti ai lavori”, siano essi medici, psicologi, o di altra categoria. L’invalidazione può avvenire anche attraverso esperienze derivanti da vari tipi di stigma: ad es., da episodi di violenza e discriminazione subiti in prima persona o vissuti come testimoni, quali crimini d’odio, aggressioni fisiche e verbali, rifiuti di vario tipo a persone LGBTQ, ecc. Questi rappresentano una delle forme più evidente di invalidazione, che, si traducono in conoscenze ed aspettative rispetto alle reazioni dell’ambiente verso le persone non eterosessuali e che accresce la percezione di rifiuto di queste minoranze. La consapevolezza degli atteggiamenti collettivi verso le relazioni ed i comportamenti delle persone LGBTQ, comporta, da parte di questi, un atteggiamento auto-repressivo nei comportamenti manifesti: ad esempio, evitare di baciarsi in pubblico o di cammi-

nare per strada mano nella mano con il proprio partner per non sentirsi a disagio. La conseguenza del percepire e recepire questo stigma, influenza il grado di apertura e svelamento, la facilità di poter fare coming out e incrementa, quindi, comportamenti di evitamento e occultamento per timore del rifiuto sociale. Tutto questo può generare auto-invalidazione e, quindi, un’interiorizzazione di questi stigmi, per cui le persone LGBTQ potrebbero assume come propri gli atteggiamenti e i pregiudizi eterosessisti, accettandoli come verità assolute che, inevitabilmente, faciliteranno la costruzione di una visione di sé negativa. Il concetto è simile a quello di omonegatività, omotransofobia, eterosessismo interiorizzati. Subire questa invalidazione ha un impatto talmente significativo sul benessere delle persone LGBTQ, al punto che coloro che vivono in ambienti dove l’eterossessismo è molto presente hanno un’aspettativa di vita inferiore di 12 anni rispetto a chi vive in aree culturalmente più aperte (Hatzenbuehler et al, 2014). Ricevo per appuntamento, per informazioni scrivetemi un whatapp al 3358709595.


#OSTEOPATA

Osteopatia e Sport

Dottor

Angelo Puzzella

Sono oltre 4 milioni i praticanti di sport in Italia. Questi i dati sulla pratica sportiva pubblicati dal CONI, in riferimento alle Federazioni sportive nazionali (FSN) e alle Discipline Sportive Associate. Secondo il 1° rapporto Sport e società del Censis, invece, sono 17milioni i cittadini italiani che affermano di aver praticato con continuità uno o più sport, pari a poco più del 30% del totale della popolazione. Di questi più del 20 % lo fanno con costanza, mentre circa il 10 praticano sport saltuariamente. A fronte di questi dati in crescita, se da un lato lo sport è certamente fonte di benessere per chiunque lo pratichi, dall’altra è vero anche che intense attività fisiche possono provocare traumi sportivi continui e recidivanti se non correttamente gestiti, sia per l'atleta professionista che per lo sportivo amatoriale. L'Osteopata individua gli squilibri biomeccanici e risolve i disturbi neurofisiologici dello sportivo agendo sulla struttura articolare, fasciale, viscerale e cranio sacrale. 16

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La visita Osteopatica preventiva e il trattamento manipolativo osteopatico consentono di prevenire e aiutare i casi di lesioni sportive. Non a caso sono sempre di più le Società Sportive Professionistiche che arruolano l’Osteopata all’interno dello staff sanitario, una figura indispensabile in ambito preventivo pre gara e curativo post gara, contribuendo alla salute dell’atleta evitando la recidiva degli infortuni durante l’anno agonistico. Traumi distorsivi, infiammazioni tendinee, disturbi di tipo posturale, disfunzioni muscolari, sono solo alcuni dei più frequenti disordini sui quali agisce l’Osteopatia, una disciplina che per la sua natura olistica, trova nella gestione delle patologie dello sport uno dei maggiori ambiti di applicazione.

Prevenzione

I traumi sportivi possono essere anche dovuti a lesioni da carico errato o da sovraccarico, oppure da piccoli traumi a cui generalmente non si dà il giusto peso, ma che per un’atleta possono essere deleteri.

Il corpo dello sportivo è predisposto da un punto di vista statistico al trauma; le cause possono essere ricercate in abitudini alimentari scorrette, esiti di chirurgia o di interventi odontoiatrici, microtraumi ripetuti. Occorre molta attenzione a qualsiasi stiramento o contrattura durante gli allenamenti. L’Osteopata dopo la visita ed il trattamento, può consigliare un piano di mantenimento periodico in modo da monitorare eventuali traumi che possono coinvolgere la colonna vertebrale, legamenti, muscoli od articolazione.

Il Trattamento Manipolativo Osteopatico

Lo Scopo del trattamento Manipolativo Osteopatico (OMT) è il ripristino delle disfunzioni articolari e fasciali, il mantenimento di una buona ergonomia durante l’atto sportivo e la gara, l’esclusione di adattamenti posturali, garantendo la facilità di recupero dopo la fatica accumulata ed i traumi ricevuti, attraverso adeguate e specifiche manipolazioni.


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#FARMACISTA

In farmacia il test per la diagnosi del papillomavirus Dottor

Giuseppe De Simone

L’HPV (Papilloma Virus umano) è un virus che provoca un’infezione molto diffusa: circa l’80% degli adulti sessualmente attivi contrae il virus almeno una volta nella vita. La maggior parte delle infezioni è completamente asintomatica. In genere non causa alcuna alterazione e si risolve da sola, scomparendo nel corso del tempo. In una minoranza di casi, invece, il virus provoca delle lesioni a livello della cervice dell’utero, che per lo più guariscono spontaneamente. Una minima parte di esse però, se non curata, può progredire lentamente verso forme tumorali. Solo pochissime donne con infezione da Papilloma Virus sviluppano una lesione pre-cancerosa della cervice dell’utero e ci vogliono molti anni perché le lesioni si trasformino in tumori veri e propri. Diventa così importantissimo identificare precocemente le alterazioni provocate dal virus. Monitorarsi può salvare la vita: se la lesione viene rilevata nello stadio iniziale è possibile curarsi e guarire. 18

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L’HPV si trasmette per via sessuale, anche se non necessariamente in seguito ad un rapporto sessuale completo. In alcuni casi l’infezione può essere trasmessa da una persona all’altra anche molti anni dopo che una delle due persone l’ha contratta. Il fatto di avere l’infezione può quindi non avere nulla a che fare con l’attuale compagno. Da alcuni anni esiste un vaccino efficace contro i tipi del virus responsabili di circa il 70% dei tumori della cervice dell’utero. Alcuni ceppi del virus non sono però coperti dal vaccino: per questo è importante effettuare lo screening anche se si è vaccinate. Molte lesioni regrediscono spontaneamente; alcune, invece, necessitano di un trattamento in day-hospital. Queste lesioni possono essere trattate con grande successo, il che significa: guarigione completa. L’importante è individuarle precocemente. Per questo sia individuare la presenza del Papilloma Virus che effettuare diagnosi precoce tramite Pap-test sono azioni

che possono realmente salvare la vita. La diagnosi precoce è la migliore protezione per la tua salute: il test per rilevare la presenza del Papilloma Virus (HPV), agente responsabile del tumore della cervice uterina, non è invasivo. Non solo individua la presenza del virus, ma anche, in caso di infezione, specifica quale dei 14 ceppi ad alto rischio è presente. Si basa sull’autoprelievo di un campione di muco vaginale, e si può effettuare facilmente e in maniera completamente indolore nella comodità e privacy di casa. Al costo di 9,90€. Info Farmacia Elifani 0818786605



#PSICOPEDAGOGISTA

Cosa fa la paura nella nostra vita Dottoressa

Bianca Pane

Gli effetti della paura possono coinvolgere tutti gli aspetti della nostra vita, ostacolandoli fino a paralizzarli e atrofizzarli. Ricordiamoci però che circoscrivere il problema lo rende evidente, l’evidenza lo rende risolvibile. Ovviamente dobbiamo cambiare. In questo articolo non tratterò delle ben note ‘fobie’, che ci vedono terrorizzati per i motivi più diversi, dalla paura degli spazi aperti a quella degli spazi chiusi, dall’aracnofobia alla paura dei rettili e così via, in una creatività notevole e perversa. Le fobie sono piccoli escamotage per deviare l’attenzione dalla causa profonda che non vogliamo affrontare. La prima cosa da fare è riconoscere la forza che si oppone a qualunque cambiamento, che congela ogni volontà. Poi dobbiamo liberarci da questo vincolo che ci paralizza. Ma prima dobbiamo conoscerlo. E ci accorgeremo che sentire la paura è molto più proficuo che negarla, ci permette infatti di affrontare la vera causa, e di risolverla.

La paura di essere se stessi

Temere il giudizio degli altri Finchè siamo bambini, semplicemente ‘siamo’. Abbiamo fame e chiediamo cibo; siamo addolorati e piangiamo; abbiamo paura e ci nascondiamo tra le braccia di chi ci protegge. Poi, a un certo punto della nostra evoluzione, tutta questa spontaneità diventa ingombrante, non va più bene: la mente, con le regole che ha imparato, prende il sopravvento, e l’avere ‘tutto sotto controllo’ diventa una necessità. Cediamo al miraggio di nascondere le nostre emozioni, canalizzando la vita in rigidi binari per renderla 20

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prevedibile e statica, a nostro uso e consumo. Si tratta, appunto, solo di un’illusione. La cultura dominante non aiuta, quante volte infatti abbiamo ceduto a ricatti d’amore del tipo:’ Se fai questo allora sì che ti amerò’, oppure:’ Se vai con quella persona non sei più nel cuore della tua mamma’, ricatti che ci fanno rinunciare a noi stessi per non perdere l’amore. È molto difficile, quando siamo molto giovani, comprendere veramente chi siamo e, soprattutto, vivere fuori dal branco, essere diversi. La maggior parte degli adolescenti ha come unico scopo quello di ‘confondersi’ con gli altri e, in questo modo, sentirsi al sicuro; ed è un atteggiamento diffuso anche tra gli adulti. Siamo pronti a sacrificare la nostra verità per omologarci al sentire comune; diamo retta soltanto alla nostra mente, che ci propone quello che ha imparato, e ci troviamo a confondere quello che ‘sappiamo’ con quello che realmente ‘siamo’. Così, un giorno, ci accorgiamo di esserci persi quello che ci distingueva, per diventare un pallido simulacro che vagamente ci ricorda. Abbiamo rinunciato a manifestare la nostra stupenda libertà di essere unici, che è diventata qualcosa di scomodo, da evitare accuratamente. Il risultato è che ci siamo equiparati e livellati a tutti gli altri, e quindi non siamo nessuno. Perché rinunciamo alla nostra meravigliosa unicità, a ciò che ci rende originali e irripetibili? Semplicemente perché la paura di essere noi stessi ci ha indotti a credere che la nostra modalità di essere non fosse ‘adeguata’, che ‘non andassimo bene’ così come eravamo. Invece di ascoltare



#PSICOPEDAGOGISTA

i nostri talenti, abbiamo accettato i giudizi e la critica che ci venivano dall’esterno, modificandoci. Per essere come qualcun’ altro ci voleva, abbiamo abdicato alla nostra essenza, ci siamo allineati ai modelli sociali e culturali, abbiamo permesso che i desideri di chi ci circonda ci plasmassero. Se fossimo come siamo non saremmo amati e riconosciuti, questa è la paura più forte.

Il terrore di non farcela o di non essere abbastanza

Questa paura nasce da un giudizio. Quando siamo in equilibrio, a livello della personalità, non abbiamo paura di essere noi stessi né, tantomeno, temiamo di perdere l’amore degli altri essendo ciò che siamo. Agiamo rispettando la nostra essenza e, in ogni scelta che facciamo, ci confermiamo liberi di seguire la nostra strada, 22

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senza pregiudizi o censure. Questo ci conferisce un potere personale: il potere di essere noi stessi. Che non vuol dire avere dominio o controllo sugli altri. Accettiamo i nostri punti di forza e potenziamo quelli di debolezza, e questo ci fa crescere. Perché dunque dovremmo essere diversi? Cosa ci spinge a porci dei traguardi che non ci competono? La risposta è sempre la stessa: il timore che, non facendolo, gli altri smetterebbero di amarci. Se diamo uno sguardo alla nostra vita, ci accorgiamo che abbiamo sempre cercato l’approvazione di chi ci stava a cuore, dai genitori al partner, e non solo: vogliamo il riconoscimento dei superiori, perfino dei nemici. Ecco come nasce la paura di non farcela, di non essere conformi agli standard fissati dagli altri e idonei alle sfide che ci sentiamo

di dover affrontare tutti i giorni. A volte lo sgomento ci fa galoppare in direzioni sbagliate per noi; così, oltre all’ansia di non raggiungere ciò che ci siamo prefissi, emettiamo verso di noi il verdetto di ‘colpevole’ di incapacità. La paura non ci fa essere ciò che siamo: ci sentiamo ‘inferiori’ ad uno standard ideale, che per sua natura è irragiungibile, e arranchiamo tutta la vita. Ci troviamo ad aver paura di decidere, di fare, anche solo di sperare. Quando sposiamo questo modo di essere, ci snaturiamo e ‘fingiamo’ sempre, per dare ad intendere di essere qualcosa che non siamo, come il fatto di non provare sentimenti o emozioni o di non soffrire in certe situazioni. Tutto questo si realizza solo grazie all’uso smodato dell’ipercontrollo, il guardiano inflessibile e spietato di ogni moto dell’anima. Perdia-


La paura di essere invasi

mo tutti gli aspetti creativi e vitali della nostra irripetibile personalità e la libertà di essere ciò che siamo diventa qualcosa da evitare accuratamente come una devianza pericolosa. Per interrompere il ciclo della paura di essere noi stessi e dell’autosvalutazione che la genera, occorre accettare la nostra essenza peculiare e la magnifica unicità che ci contraddistingue. Dobbiamo anche pensare che chi ci ama lo fa proprio per queste nostre irripetibili caratteristiche. Se noi, per primi, non siamo in grado di amare quello che siamo, come possiamo pensare che lo facciano gli altri? È come immaginare di tenere acceso un fuoco senza alimentarlo con la legna, prima o poi si spegne. Se non siamo liberi di essere ciò che siamo, prima o poi ci smorziamo.

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C’è un’altra paura molto radicata, ed è l’idea che una relazione vera e profonda possa, in qualche modo, farci perdere la nostra libertà. Questa paura scatta con grande frequenza nelle relazioni fra partner, ma è un meccanismo difensivo che può innescarsi anche in altri rapporti affettivi importanti. Quando il legame è profondo, ci chiede di mostrarci per quello che siamo e questa situazione, che presuppone fiducia e apertura, può essere vissuta con angoscia, in quanto ci lascia il fianco scoperto, rendendoci potenzialmente deboli e vulnerabili. Io la definisco la ‘paura di essere invasi’. Se abbiamo questa paura, quando qualcuno ci si avvicina in un modo che, a nostro giudizio, non è consono al ruolo che questa persona ha nella nostra vita, noi decidiamo che il suo avvicinarsi è una vera e propria usurpazione del nostro spazio personale, un attacco a ciò che abbiamo di più sacro. Da dove trae origine la decisione che essere intimi in qualche modo ci faccia perdere noi stessi? Uno scenario potrebbe essere questo. Immaginiamo che un ragazzo sia cresciuto con una madre asfissiante, iperprotettiva e magari con una forte energia manipolatoria. Dal rapporto potrebbe aver dedotto che l’amore ‘fa male’e, se lo lasci avvicinare troppo, brucia. Le sue relazioni successive saranno caratterizzate dalla tendenza a tenere gli altri a distanza… La persona a cui si accompagnerà dovrà mantenere una distanza di sicurezza, mentre lui condurrà

incredibili equilibrismi tra il bisogno di essere amato e la paura di perdersi. Quando poi qualcuno, in nome dell’amore, supererà la linea che lui ha imposto, la paura lo farà reagire con una rabbia profonda e distruttiva, che rivolgerà verso chi ha osato tanto, ma anche verso se stesso, che non è stato sufficientemente accorto e ha abbassato la guardia. In effetti una relazione affettiva si può definire come il progressivo avvicinamento e superamento della paura di invadere lo spazio personale altrui e, di contro, il timore di essere invasi. Molto spesso, però, nelle relazioni, le reciproche sensibilità non vengono espresse né rispettate, né lo sono i tempi di ciascuno. E quando ci invadono, reagiamo con stress, irritazione o aggressività, oppure mettiamo in atto la risposta della fuga. Non tutti mantengono le stesse ‘distanze di sicurezza’, non tutti hanno la medesima ‘soglia limite’ oltre la quale fermare gli altri. Chi ha paura di essere invaso, ha paura dell’amore, ma è una percezione errata. Nessuno può toglierci la nostra libertà, a meno che non siamo noi stessi a consegnarci a un altro. Se non abbiamo paura di essere chi siamo, se occupiamo il nostro spazio nel mondo con la consapevolezza e l’amore per noi stessi, non c’è nulla che ci possa ledere. Vivere una relazione d’amore non significa quindi perdere il senso di quello che siamo, ma condividere e crescere.


#NUTRIZIONISTA

Scopri tutti i benefici di frutta e verdura di stagione

Quale scegliere?

Dottoressa

Francesca Maresca

Frutta e verdura, grazie al loro prezioso contenuto di acqua, vitamine, fibre e sali minerali, sono alimenti indispensabili per assicurarci tutto il benessere, la vitalità e l’energia necessarie per affrontare al meglio le nostre giornate. 24

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Su quale frutta e verdura mangiare, hai solo l’imbarazzo della scelta. Le varietà sono tantissime e tutte ugualmente benefiche per la tua salute. Se opti per frutta e verdura di stagione, sicuramente ne trarrai un vantaggio dal punto di vista del gusto e del sapore, oltre a fare una scelta sostenibile per ambiente ed economia. Piuttosto, la regola che non ammette deroghe e che, secondo l‘Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è fondamentale rispettare per mantenersi in

forma, è quella di mangiare ogni giorno almeno 5 porzioni tra frutta e verdura. Se riesci anche a variare nei colori e nelle tipologie ancora meglio, perché ogni ortaggio e ogni frutto ha delle proprietà nutrizionali differenti e la varietà ti assicura il mix completo delle sostanze nutritive che occorrono al tuo corpo per stare bene. Detto questo, non ti rimane che imparare a memoria tutti i fondamentali benefici di frutta e verdura di stagione per la tua salute.



#NUTRIZIONISTA

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Benefici frutta e verdura di stagione: LE VITAMINE Frutta e verdura ti offrono il campionario completo delle vitamine, preziose sostanze nutrienti che favoriscono moltissime reazioni dell’organismo fondamentali per il tuo benessere. Le vitamine infatti guidano le reazioni chimiche delle cellule. Partecipano alla produzione di energia. Garantiscono le funzioni vitali nei tessuti. Assicurano la regolare espressione del patrimonio genetico. Contribuiscono all’eliminazione di scorie e sostanze tossiche. Migliorano le difese del sistema immunitario e completano l’azione protettiva antiossidante contro i danni da radicali liberi. Dalla A alla K, con frutta e verdura hai tutte le vitamine che ti occorrono nel piatto!

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Benefici frutta e verdura di stagione: I SALI MINERALI Il tuo corpo non può vivere senza sali minerali, quindi per stare bene devi cercare di farne sempre una buona scorta, mangiando quegli alimenti che ne sono più ricchi, come la frutta e la verdura. I sali minerali partecipano a molti processi vitali e una loro carenza può causare seri problemi. Assumi quindi calcio e magnesio da verdure a foglia di colore verde, potassio da banane, spinaci e zucchine, ferro da spinaci, more e funghi, rame da avocado e frutta secca e così via. Un’alimentazione ricca di frutta e verdura elimina la necessità di assumere integratori!

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Benefici frutta e verdura di stagione: GLI ANTIOSSIDANTI Gli antiossidanti sono dei fitocomposti che contrastano l’azione negativa dei radicali liberi, di fatto combattendo l’invecchiamento cellulare. Ogni colore della frutta e della verdura ti segnala la presenza di questo o quell’antiossidante. Alternali ogni giorno, così da cambiare anche la tipologia di antiossidanti che assumi: rosso per licopene e antocianine, bianco per la quercetina, verde per clorofilla e carotenoidi, blu-viola per le antocianine e giallo-arancio per betacarotene. L’azione di queste sostanze svolge un’azione preventiva nei confronti dei tumori e aiuta anche la

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tua bellezza, mantenendo la tua pelle più giovane ed elastica.

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Benefici frutta e verdura di stagione: LE FIBRE Le fibre alimentari contribuiscono in maniera fondamentale al tuo benessere: favoriscono la digestione e agiscono positivamente sul funzionamento dell’intestino, aiutandolo a essere sempre regolare ed eliminando problemi di stitichezza. Inoltre, la fibra contribuisce a regolare la presenza di glucosio e colesterolo nel sangue e a prevenire malattie cardiovascolari e diabete. Gli alimenti ricchi di fibre, in primis frutta e verdura, sono anche tuoi alleati nel mantenimento del peso forma: infatti contribuiscono a rallentare l’assorbimento di zuccheri e grassi e ti fanno sentire più sazio. Così frutta e verdura ti aiutano a non ingrassare!

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Benefici frutta e verdura di stagione: L’ACQUA Quando pensiamo a frutta e verdura, non dobbiamo sottovalutare la loro grande ricchezza di acqua. Infatti, il nostro corpo è costituito dal 75-80% di acqua. Una percentuale che quando diminuisce rende la pelle secca. Ma anche fa rallentare la digestione e intacca la tua energia. Con cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, suddivise tra i 5 pasti principali, ti assicuri un apporto costante di proprietà nutritive indispensabili. Oltre a garantirti il 30% dell’idratazione quotidiana di cui il tuo corpo ha bisogno!

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Benefici frutta e verdura di stagione: ZUCCHERI NATURALI Gli ortaggi, e ancor più la frutta, contengono fruttosio. E’ un carboidrato semplice che ha la stessa formula chimica del glucosio. Produce quindi la sensazione di dolce. È uno zucchero semplice naturale che, grazie alla presenza delle fibre, è assimilato più lentamente dall’organismo. Attraverso questo rallentamento, viene favorito l’equilibrio degli zuccheri nel sangue. Ma anche il rifornimento di energia a lungo termine, aiutando così il mantenimento del peso forma!



#AUDIOPROTESISTA

La musica crea un tipo di piacere irrinunciabile per il genere umano

Dottoressa

Tea Maione

Cari lettori, la musica è parte integrante della nostra vita. Viviamo circondati dalla musica. Essa è un elemento così importante della nostra vita, che è presente nelle nostre case, al lavoro e nei luoghi di culto. Con la musica celebriamo i momenti importanti della nostra vita, ci rilassiamo. Molte persone si svegliano al suono della musica, altre la scelgono per addormentarsi e di certo, che sia per scelta o per casualità, la ascoltiamo durante la giornata, in molti ambienti diversi. Di solito elaboriamo e percepiamo la musica senza sforzo come sottofondo, senza esserne neppure consapevoli. Per le persone che soffrono di ipoacusia, però, l’ascolto della musica può rivelarsi fonte di frustrazione, anche perché, almeno fino ad oggi, gli apparecchi acustici hanno fornito scarso aiuto. Del resto, gli apparecchi acustici 28

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sono stati progettati principalmente con l'obiettivo di migliorare l'intelligibilità della voce e va detto che, in questa direzione, hanno fatto enormi passi in avanti. Nel percepire la musica la variazione dello spettro è più estesa e significativa rispetto a quella della voce: questo vuol dire che la distorsione spettrale produce un impatto sull'ascolto decisamente più marcato. Inoltre, nel caso del messaggio verbale, la sorgente di interesse per chi ascolta è, il più delle volte, una soltanto. Quindi per l'elaborazione della voce, tutto ciò che si deve fare è identificare quella porzione di

segnale relativa alla voce e sopprimere tutto il resto. La musica, per definizione, è composta da armonie, da molte fonti sonore contemporanee e raramente include del rumore. Inoltre, lo spazio ambientale in cui si suona, insieme all'eventuale riverbero acustico, costituiscono elementi essenziali dell'esperienza di ascolto. Per questo, generalmente, non è consigliabile sopprimere alcun suono. Dal momento che i segnali musicali presentano caratteristiche acustiche così diverse dal parlato, anche in termini di dinamiche e specificità spettrali, è evidente che l'elaborazione del segnale


degli apparecchi acustici moderni, così marcatamente orientato verso il riconoscimento della voce, nel caso della musica possa produrre un impatto negativo. Rispetto alla voce, l'ascolto della musica presenta obiettivi e strategie diverse. Questo costituisce una sfida complessa, sotto molti punti di vista, per le persone ipoacusiche. Nell'apparecchio acustico, infatti, l'elaborazione del messaggio verbale spesso entra in conflitto con tali obiettivi e strategie e degrada la qualità percepita della musica al punto che i pazienti, gradualmente, rinunciano del tutto ad ascoltarla. Ad onor del vero la passione per la musica non si perde a causa dell'ipoacusia, è la capacità di fruirne che subisce un impatto negativo. Nell'ambito di un sondaggio svolto da Leek e colleghi (2008) con persone ipoacusiche, è emerso che circa la metà ascoltava musica ogni giorno e quasi il 30% ha dichiarato che l'ipoacusia ha influenzato negativamente il loro piacere di ascolto. Alcuni hanno detto che la musica era troppo forte o troppo debole, mentre altri hanno confermato di avere difficoltà nel riconoscere le melodie e comprendere i testi. Ecco che la soluzione arriva, oggi, attraverso apparecchi acustici che al bisogno possono passare da un programma specifico per il parlato ad uno specifico per l’ascolto della musica. Tali programmi specifici sono stati progettati per offrire un’esperienza di

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ascolto eccellente della musica, essi sono stati messi a punto soprattutto grazie al contributo di musicisti professionisti e direttori d’orchestra. Le ricerche hanno definito con chiarezza che, per raggiungere questo obiettivo, sono necessari essenzialmente due elementi: fornire una qualità sonora chiara e trasparente, ripristinando al tempo stesso la loudness per la musica di forte intensità. I team di ricerca hanno valutato con estrema accuratezza le preferenze dei pazienti in fatto di loudness, esaminando, in particolare, quelle riferite alla musica sovra-soglia nelle diverse, possibili configurazioni dell'ipoacusia. A seguito di questo lungo lavoro è stato possibile definire dei target per il fitting, capaci di modellare la risposta in frequenza della musica di forte intensità, in modo diverso da quella debole. Questo assicura un'adeguata udibilità di tutte le sfumature musicali. Per ottenere questo tipo di risultato è necessario modellare la risposta in frequenza del guadagno, per i segnali in ingresso deboli. Nel caso delle ipoacusie più tipiche, ciò significa amplificare le frequenze alte e basse più estreme, fornendo meno amplificazione a quelle medie. Per soddisfare gli obiettivi e i requisiti della nuova logica di fitting si è provveduto allo sviluppo di una nuova architettura di compressione. Alfine di ottenere

il comportamento lineare richiesto dai livelli più elevati, è stata aggiunta alla logica di fitting una nuova regione per l'amplificazione lineare. Anche le caratteristiche dinamiche dell'amplificatore sono state alterate in modo significativo. Essenzialmente, con due obiettivi precisi: rendere il comportamento compressivo più coerente per la musica. Dal momento che la quantità di stili e tendenze musicali è pressoché sconfinata, si è trattato di una sfida molto stimolante, risolta, in primo luogo, caratterizzando le dinamiche in base ad una gamma di generi e stili musicali molto ampia. Questa caratterizzazione ha contribuito allo sviluppo di spettri musicali medi che costituiscono la base su cui si fondano i calcoli della logica di fitting per la musica. Grazie a questo lavoro è stato possibile identificare anche campioni di brani musicali rappresentativi, che successivamente sono stati usati in fase di validazione dei risultati, per stabilire le preferenze di ascolto. Per riprodurre la musica in alta qualità è necessario che il segnale musicale in ingresso non sia falsato dall'apparecchio acustico, per questo motivo gli apparecchi acustici che si avvalgono di poter ottenere ciò hanno una dinamica di amplificazione di 110 dB SPL.


#ODONTOIATRA

Quando uno sbiancamento salva una vita

Dottor

Vittorio Milanese

“È difficile immaginare che, 6 settimane fa, mi stavo preparando per l'operazione. Oggi la mia preparazione è per gli US Open di Tennis”. A scriverlo sulla propria pagina Facebook è Nicole Gibbs (nella foto) tennista statunitense (134° al mondo) che il 13 maggio scorso annunciava, sempre via social, che il suo dentista le aveva individuato una lesione sospetta che poi si è rivelata una rara forma tumorale alle ghiandole salivari. È il sito sportivo ESPN ad approfondire la vicenda con una intervista all’atleta raccontando di come, in vista dell’addio al nubilato della sua amica e rivale danese Caroline Wozniacki, la Gibbs abbia richiesto una seduta di sbiancamento. Voleva, racconta, un sorriso a prova di selfie. Durante la seduta, racconta la Gibbs a ESPN, “il mio dentista ha notato un piccolo rigonfiamento sul palato. Me l’ha fatto notare 30

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e gli ho detto che lo sapevo e ne avevo parlato con il mio medico cinque anni prima ma mi aveva detto che era una leggera crescita ossea e non c’era nulla di cui preoccuparsi”. Invece il dentista si è preoccupato, ha insistito ed ha fatto fare una biopsia. L’esito è stato di un raro caso “carcinoma adiacente microcistico”. Visto che era stato diagnosticato in tempo, è bastato un piccolo intervento chirurgico che ha consentito all’atleta non solo di guarire ma anche di riprendere subito l’attività sportiva. Agli US Open la Gibbs ci è poi andata, ha superato le qualificazioni

ma il 28 agosto è stata sconfitta al primo turno dalla rumena Simona Halep, numero 4 al mondo, (3-6; 6-3; 2-6). La sua vittoria l’aveva però già raccolta nello studio del dentista. Una storia, quella di Nicole Gibbs, che non può che fare piacere a tutti quelli che da tempo lavorano per sensibilizzare cittadini ed Istituzioni sul tumore del cavo orale e di quanto sia importante la prevenzione, la visita di controllo dal dentista. Una di quelle storie sicuramente da citare ad esempio come caso virtuoso.





#FISIOTERAPISTA

Linfodrenaggio e sinusite

Dottoressa

Brigida Pinto

Il linfodrenaggio è una tecnica particolare, effettuata con movimenti molto precisi, lenti, delicati, ritmici e armonici, mirati a favorire il transito della linfa dell'organismo, riequilibrandolo. La tecnica di linfodrenaggio manuale più conosciuta e diffusa è il cosiddetto metodo Vodder, dal nome del suo inventore, il biologo danese Emil Vodder che, negli Anni Trenta, mise a punto di un protocollo volto proprio a favorire il transito della linfa dell’organismo. La linfa, fluido molto simile al sangue composto di acqua, sali, proteine e linfociti, attraversa ogni distretto corporeo, ripulendolo dalle scorie metaboliche accumulate nei tessuti. Sul suo percorso sono disseminate varie “stazioni”, i gangli linfatici, dove la linfa si libera dai residui tossici raccolti e torna a circolare nei tessuti. Anche il suo percorso, nel corpo, è assimilabile a quello del sangue, con la differenza che, mentre per il sistema sanguigno il cuore funge da pompa, nel si34

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stema linfatico la propulsione della linfa è data dalla contrazione muscolare che "spreme" il contenuto dei vasi; ragion per cui spesso necessita di un "aiuto" dall'esterno. L’effetto di questo aiuto è un miglioramento della microcircolazione con la liberazione dei tessuti dal liquidi interstiziale in eccesso, una migliore ossigenazione cellulare e una accelerazione dei processi filtrazione-riassorbimento a livello capillare sanguigno. Il buon nutrimento dei tessuti corporei permette il ricambio

cellulare, il potenziamento delle risorse immunologiche ed il miglioramento della condizione estetica. Il linfodrenaggio favorisce tutte queste condizioni e si rivela utile, dunque, non solo nei casi più noti di ritenzione idrica e cellulite, ma in tutti i casi di edema e ristagno ematico, conseguenti ad interventi chirurgici, e nelle patologie in cui è necessario potenziare il sistema immunitario. Il massaggio linfodrenante infatti rafforza le difese immunitarie, favorendo la produzione di linfociti ed il loro passaggio nella linfa e



#FISIOTERAPISTA

nel sangue, dove esercitano la loro azione contro le infezioni. Questa tecnica, peraltro estremamente rilassante, assolve un altro compito di estrema importanza, che riguarda il rinnovamento del liquido intercellulare o interstiziale. L’apporto continuo di linfa “fresca” è, infatti, indispensabile, perché le cellule, meglio nutrite, possano rinnovarsi e vivere più a lungo. In tal modo si agevola la riparazione dei tessuti compromessi da ferite o processi irritativi e, di conseguenza, migliorandone anche l’aspetto estetico. Proprio questi sono gli effetti che si ricercano quando si applica un protocollo di linfodrenaggio in caso di sinusite, condizione molto frequente con l’inizio dell’autunno e che spesso non trova soluzione piena nella medicina “classica”. La sinusite, come la definisce l’Istituto Superiore di Sanità, è un “disturbo comune causato da un’infiammazione, improvvisa 36

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(acuta) o persistente nel tempo (cronica), della mucosa che riveste i seni paranasali, cavità scavate all’interno delle ossa del cranio e del volto (intorno al naso e agli occhi) che comunicano, tramite stretti canali, con la parte interna del naso. In condizioni normali, le secrezioni prodotte dalla mucosa dei seni paranasali (muco) sfociano nelle cavità nasali. Quando si verifica un’infiammazione, però, i canali che le veicolano all’interno del naso si restringono e il muco si accumula nei seni paranasali, spesso è causata da un'infezione di natura virale”. I disturbi più comuni causati dalla sinusite sono la sensazione di stordimento, pressione e di dolore a livello del naso, della fronte e degli occhi. Possono comparire anche febbre, mal di testa, ostruzione nasale, riduzione dell’olfatto e del gusto e secrezioni purulente giallo-verdastre dal naso.

Oltre alla terapia consigliata dal medico, nei casi gravi, o ai più semplici rimedi casalinghi (nella maggior parte dei casi), un lavoro di ri-educazione respiratoria e presa di coscienza della meccanica ventilatoria abbinato al linfodrenaggio potrebbe disinnescare il circolo vizioso alla base di questo fastidioso problema. Durante la seduta di linfodrenaggio vengono trattati il collo, il viso e il cuoio capelluto, con effetti quasi immediati sulla sensazione di congestione e l’eventuale cefalea, sfruttando gli effetti appena descritti, mentre l’apprendimento di una corretta modalità di respiro cosciente completa il percorso, andandosi ad inserire nel ambito della prevenzione, per non farci trovare impreparati al prossimo Autunno!



#PEDIATRA

Aspetti psicologici nella cura dell’obesità Parte prima

Dottor

Carlo Alfaro

L’obesità è più colpa dell’ambiente che del singolo

È ormai chiaro al mondo scientifico che la causa dell’epidemia mondiale di obesità non dipende dal cattivo comportamento del singolo individuo, ma da un ambiente sociale “tossico”, nel senso di “obesogeno”, che favorisce scelte non salutari riguardo ad alimentazione e attività motoria. In questo senso giocano i cambiamenti sociali che hanno portato gli individui a una sempre maggiore sedentarietà e a una modificazione dell’alimentazione a favore di cibi a maggiore densità calorica, complici gli interessi delle multinazionali dell’industria alimentare. Inoltre, secondo la tesi della termogenesi adattativa, un organismo in sovrappeso mette in atto un insieme dei meccanismi biologici e metabolici che ostacolano la perdita di massa grassa e ne facilitano il recupero. Tutti questi aspetti rendono chiaro che la cura dell’eccesso ponderale richiede che il medico cambi prospettiva nei confronti del paziente, non più ponendosi nella condizione di chi impartisce regole standard su introduzione di calorie e movimento, ma puntando piuttosto ad insegnare all’individuo e alla famiglia come modificare i comportamenti relativi allo stile di vita.

No alla derisione, sì all’empatia

Il medico che si occupa di obesità dovrebbe abbandonare atteggiamenti di colpevolizzazione e giudizio nei confronti di chi soffre di eccesso di peso, a favore di un approccio empatico, che si basa sulla funzione 38

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dei “neuroni specchio”, struttura biologica responsabile delle relazioni umane. Le persone obese di ogni età subiscono derisione e disprezzo sia in ambito familiare, che scolastico/ lavorativo, sanitario e sociale, compreso nel web. Il fenomeno, chiamato in letteratura Anti-Fat Bias (Stigma contro i Grassi), favorisce depressione, ansia, bassa autostima, insoddisfazione per il proprio corpo, idee suicidarie, scarsa attività fisica, comportamenti alimentari disfunzionali e rifiuto delle prestazioni sanitarie, ostacolando la partecipazione ai programmi di cura. La derisione insorge precocemente, già in età prescolare, ed è segnalata anche nei medici, nella forma di un insieme di pensieri e pregiudizi che impediscono loro di accettare l’obesità come una “malattia cronica”, e di occuparsene in maniera adeguata: con empatia, senza aspettarsi necessariamente la guarigione, come accade nella cura di diabete o epilessia. Già le parole hanno il loro valore: utilizzare sostantivi come “peso” o “BMI” rappresenti il modo più accettabile per rivolgersi ai pazienti rispetto a “grasso” o “obeso”.


La chiave della cura è il cambiamento dello stile di vita

Oggi è dimostrato che una terapia dell’obesità perché sia efficace deve avere come obiettivo principale il cambiamento dei comportamenti (terapia “comportamentale”) e, poiché i comportamenti dipendono dai pensieri che li generano, anche “cognitivo-comportamentale” (modificare gli atteggiamenti mentali in quanto, per cambiare un comportamento, non è sufficiente fornire informazioni sulle modifiche da realizzare). La promozione del cambiamento parte dall’identificazione dei comportamenti disfunzionali modificabili, senza imporre consigli standardizzati con un approccio direttivo “dall’alto verso il basso” (top-down), ma analizzando insieme gli errori e negoziandone la possibilità di modificarli.

Le strategie comportamentali e cognitive

Tra le strategie comportamentali più utilizzate: Partecipazione attiva dei genitori (che devono imparare come fare la spesa, quanto cibo cucinare, come portarlo in tavola, distribuire le porzioni, conservare gli avanzi, organizzare il tempo libero); Limitare il più possibile la restrizione alimentare (che genera effetti opposti);

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Uso dell’esempio (modeling); Auto-monitoraggio del paziente, al fine di creare una maggior consapevolezza e motivazione al cambiamento, esempio tenere un diario dell’attività motoria e dell’introito alimentare; Porre piccoli obiettivi per volta: stabilire cambiamenti relativamente modesti, per evitare senso di fallimento e sfiducia, es. aggiungere una sola porzione di frutta e verdura o 15 minuti di attività fisica in più al giorno; Il “rinforzo positivo”: ogni comportamento causa una risposta dell’ambiente, che fa da ricompensa o punizione per chi lo ha realizzato, esercitando un “rinforzo”; i “rinforzi” determinano il destino futuro del nuovo comportamento, cioè se esso scomparirà presto o diventerà abituale. I “rinforzi” positivi sono premi di vario genere (anche una semplice lode, un sorriso o una carezza) per il cambiamento fatto o il riconoscimento della fatica necessaria a cambiare e dell’impegno mostrato; essi costituiscono un potente sostegno per mantenere nel tempo un nuovo comportamento; Aumentare le “aspettative di efficacia” (“self efficacy”), cioè la convinzione di essere capaci di attuare con successo il cambiamento: servono a mantenere il cambiamento nel tempo. Le strategie cognitive prevedono invece la ristrutturazione dei pensieri disfunzionali, che possono ostacolare e impedire il cambiamento. Un pensiero disfunzionale assai comune è quello “tutto o nulla”, che causa interpretazioni esageratamente negative circa piccoli sbagli o errori, portando ad abbandonare tutto a fronte di un minimo sgarro. Contro questo atteggiamento vanno preparati famiglie e soggetti obesi ad accettare anche adesioni “imperfette” al progetto, che possono dare ugualmente ottimi risultati. Un altro pensiero disfunzionale è il “catastrofismo”, cioè l’esagerare le conseguenze negative di un singolo evento: dobbiamo insegnare a focalizzarsi sui successi piuttosto che sui fallimenti.

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#FITNESS

Impariamo a respirare Alfonso Galano

Molti di noi, quasi tutti, non sappiamo gestire bene la respirazione e tra le cause principali ci possono essere motivi di ansia, stress o mancata consapevolezza del proprio corpo. Questo perché il diaframma toracico essendo il principale muscolo della respirazione è soggetto alle variazioni dei nostri stati d’animo.

Il diaframma: funzione e disfunzione

Grazie alle sue inserzioni ed azioni, esplica una funzione di ripartizione della pressione e di trasmissione delle forze, dunque risulta essenziale che la lunghezza e la forza di questo muscolo siano normali, poiché l’escursione limitata o eccessiva del diaframma ne riduce l’efficacia durante l’inspirazione e l’espirazione. Possiamo paragonare il diaframma ad una cupola che separa il torace dall’addome, ha 3 inserzioni, a livello vertebrale (lombare) a livello toracico e a livello sternale, inoltre come già accennato riveste grande importanza sullo stato emozionale quando ad esempio in seguito ad uno shock sentiamo che ci viene a mancare il respiro, sul sistema neurovegetativo per la sua vicinanza con l’esofago e il nervo vago, sulla digestione essendo la volta dello stomaco ha una funzione di pompa che facilita la peristalsi, rappresenta dunque il “tetto” del centro del corpo ed attraverso la sua contrazione coadiuvata dai muscoli addominali e pelvici, aumenta la pressione intra-addominale e la stabilizzazione del tronco. Dunque se siamo in presenza di un diaframma contratto questo si potrà tradurre facilmente in lombalgie (dolori alla bassa schiena) per via della sua inserzione muscolare in quella zona; cervicalgie in quanto ci troveremo forzatamente a respirare con la parte alta del torace ovvero con muscoli accessori la respirazione che essendo appunto accessori non sono 40

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in grado di gestire questo meccanismo per troppo tempo andando in contro a rigidità, uno di questi muscoli è il trapezio superiore che si trova proprio lungo il decorso cervicale.

Ginnastica posturale: come allenare il diaframma

Per allenare il diaframma il miglior sistema risulta essere quello di fare esercizi respiratori in cui vi è una presa di coscienza iniziale dei vari tipi di respirazione (toracica alta, toracica media, diaframmatica), e poi si va ad insistere su quella che è la respirazione diaframmatica, come rilassarla e come aumentare i tempi respiratori, si parte da decubito supino (disteso a pancia in su) che rappresenta la variante più semplice di esecuzione, poi si può allenare da seduti variante intermedia, e infine la più difficile esecuzione è da stazione eretta. Attraverso la respirazione si ricercherà la calma ed un rilassamento interiore, inoltre avrà il compito di dettare tempo e ritmo di svolgimento dei vari movimenti presenti all’interno della lezione di Ginnastica Posturale. La respirazione verrà allenata migliorando sia le capacità inspiratorie che espiratorie, attraverso degli esercizi di reclutamento della muscolatura deputata all’inspirazione ed attraverso il rilasciamento ed allungamento dei muscoli espiratori.





#MENTALCOACH

Essere genitori Non hai avuto modo di scegliere i genitori che ti sei trovato, ma hai modo di poter scegliere quale genitore potrai essere.

Ernesto Lupacchio

Non sapremo mai l’amore dei nostri genitori fino a che non diventiamo genitori. Henry Ward Beecher

Anche in questo articolo approfondiremo il tema dell’adolescenza e del delicato rapporto genitori/figli”. L’adolescenza è crescere e cambiare: ma non solo per i figli. Loro crescono e cambiano in modo evidente, si allungano e i loro corpi crescono. E tu genitore? Sei obbligato a crescere e cambiare almeno quanto loro, ma non hai più la spinta della gioventù, e spesso i tuo corpo cambia ma in un’altra direzione. Durante questi cambiamenti, è facile perdersi di vista, non riconoscersi più: “tu non capisci, tu non mi capisci, non mi rompere, non mi importa, Ti odio!” VI siete riconosciuti nelle frasi 44

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che vostro figlio o vostra figlia vi dice? Tranquilli non siete i soli! Spesso capita di ascoltare storie di genitori che raccontano episodi in cui si sono sentiti colpiti profondamente da queste frasi, dette dal figlio con molta rabbia e ira. Le reazioni del genitore? A volte si sente arrabbiato, altre volte dispiaciuto, altre ancora mortificato da questi attacchi e si tormenta con interrogativi… "Dove ho sbagliato? Cosa ho fatto? Perché mi odia così dopo tutto quello che ho fatto per lui/lei?”. Vedi crescere tuo figlio, lo vedi diventare pian piano sempre più autonomo e spesso sempre più lontano da te: un esempio classico di questo è quando a pranzo chiedi: “com’è andata oggi a scuola?” e la risposta è “il solito” e niente più.

Dagli 11 anni in poi circa il corpo dell’adolescente subisce dei cambiamenti importanti a livello ormonale e non solo…anche il cervello subisce delle notevoli modificazioni. La rabbia e la frustrazione sono conseguenze spesso inevitabili all’interno di questi cambiamenti poiché le richieste dall’ambiente sono molte; la scuola richiede costante impegno, il confronto con i pari è a volte spietato e l’adolescente non sa come affrontare tutto questo. Nel momento in cui tu genitore incalzi con le raccomandazioni o con il controllo anche se con l’intento di proteggerlo e aiutarlo (con frasi tipo: “hai studiato abbastanza? Sei sicuro?”, “sei sempre il solito disordinato, metti in ordine!” “sei uno sfati-



#MENTALCOACH

cato, stai sempre sul cellulare!”) può accadere che si esageri un po’ e che tuo figlio esploda con frasi come quelle citate all’inizio. Essenzialmente l’adolescenza fa preoccupare a te genitore perché fa preoccupare a loro e tu non hai strumenti per scacciare questa paura, come hai fatto per le paure dei mostri, del buio, dei lupi cattivi o delle streghe. Stavolta devi scacciare paure che assomigliano sempre più alle tue e devi combattere pericoli reali, sei costretto a guardarli in faccia e chiamarli con il nome delle preoccupazioni vere, difendendo figli che ti sfuggono, perché quello è il tuo compito. I figli nell’età adolescenziale hanno bisogno di odiarti, di contraddirti, ma soprattutto hanno bisogno che tu genitore sopravviva a quest’odio. Prima sapevano chi fossero loro, chi fossi tu genitore, ma ora non lo sanno più, cercano i loro confini, e riescono a trovarli solo quando spingono quello che conoscevano al limite. Hanno bisogno del tuo amore anche quando sanno di essere 46

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stati pessimi, anche quando sembra che ti odino. Tuo figlio ha bisogno di vedere che per quanto tremendo ed esagerato sia stato, i suoi sentimenti non distruggeranno lui né te genitore. Perciò cerca di comprenderlo e fagli capire che il tuo amore è incondizionato. Sarà importante dunque non dare una coloritura affettiva all’attacco; in altre parole, quando tuo figlio ti dice che ti odia in realtà non è davvero così! Semplicemente in quel momento la rabbia fuoriesce con tali spiacevoli parole. Ciò non significa che va fatto passare tutto e che tutte le parole, le parolacce e le offese vanno giustificate perché “è un adolescente”. Bisogna ricalibrare tutto e quindi ritrovare le parole giuste. Una conversazione di questo genere può iniziare con: “Capisco che tu ti senta arrabbiato e dopo ne parliamo perché io sono qui per te, per ascoltarti. Ma vorrei farti sapere che mi sono sentito ferito dalle parole che hai detto prima, posso aver sbagliato in qualcosa con te e sono qui per

parlarne, però vorrei che non mi dicessi più quella (frase/parola)”. In questo modo si da’ l’opportunità al ragazzo di comprendere che tu sei ferito e dispiaciuto (e dicendo questo non manchi di autorevolezza, anzi), e che le parole possono ferire e perciò vanno calibrate anche in un momento di rabbia e, in ultimo ma non per importanza, gli farai capire che la loro ombra non è più grande della loro luce; gli insegnerai così che i sentimenti negativi non significano la fine di una relazione e che ascoltare e dialogare serve anche quando si ha una delusione per gli altri. Tutto ciò ti sembra difficile? Certo! Sicuramente lo è! La vita con un adolescente spinge i genitori a mettersi in discussione costantemente ma questo non è detto che sia un male! (tratto da art. E. Rinaldi)

Parlare è un bisogno... Ascoltare è un’arte. Goethe


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#DANZA

Una nuova struttura d’eccellenza per la danza in Penisola Sorrentina La scuola di danza Mariella Romano - Dance Studio nasce e si consolida da un desiderio di continuare il sogno di chi ha fatto e farà della danza la propria vita…. e persegue da quasi 30 anni la finalità di avvicinare i giovani alla conoscenza della danza nei suoi molteplici aspetti. La scuola propone, avvalendosi di un corpo docenti qualificato, molteplici corsi basati su valide metodologie didattiche che garantiscono una corretta crescita degli allievi sia dal punto di vista psico-fisico che artistico. La danza come tutte le arti ha bisogno di un luogo dove poter esprimersi, un luogo che non sia solo temporaneo o momentaneo – come può essere il teatro che offre uno scenario per lo spettacolo della danza –, ma di un luogo che sia “culla” per l’arte e per gli artisti che la praticano. È proprio con l’intento di offrire questa “culla” alla danza e ai suoi artisti piccoli e grandi che la direttrice Mariella Romano ha deciso di offrire ai suoi allievi una nuova scuola con una nuova sede e un nuovo nome aperta in Piano di Sorrento alla Via Bagnulo 46 e che come dicevamo vuole essere una “culla” per la danza. La nuova scuola, infatti, è stata ideata e realizzata per offrire un luogo confortevole e di eccellenza agli allievi, ha due sale pensate e studiate fin nei minimi particolari per soddisfare le esigenze della danza, basti solo pensare che il pavimento posto in opera è attualmente il migliore per la danza diventando l’unica scuola in Campania allestita con un pavimento Harlequin Activity ricoperto di una finitura Acero e di un tappeto Harlequin studio. Conferisce per la sua superficie setosa e il suo strato di schiuma ammortizzante unico un comfort supplementare ai ballerini che lavorano al suolo o sulle punte. Riconosciuto come leader mondiale nel settore dei pavimenti da 48

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danza e da palcoscenico, i pavimenti Harlequin sono polivalenti, resistenti e realizzati in stretta collaborazione con il mondo artistico, tecnico e medicale, riducendo i rischi di lesioni e di ferite, forniscono infine ai ballerini una sensazione di sicurezza ineguagliata. Considerato, poi, il tempo trascorso dagli allievi nella scuola di danza la direttrice ha voluto un angolo studio per loro cosicché essi potranno studiare tra una lezione ed un’altra in totale confort senza sottrarre tempo alla scuola dell’obbligo, ma seguendo in ogni caso le loro passioni. La nuova scuola poi non sarà solo adatta alle esigenze degli allievi, ma anche attenta all’eco-sostenibilità. Essa infatti è dotata di un impianto per la depurazione dell’acqua e la purificazione dell’aria nelle sale. Inoltre si attiene alle regole del risparmio energetico perché è dai piccoli gesti che si modifica il futuro e per evitare l’inquinamento acustico è stato realizzato l’insonorizzazione acustica della scuola. Come avete potuto sentire dai pochi, ma essenziali elementi descritti la nuova scuola è stata “sognata” e realizzata dalla direttrice Mariella Romano per offrire non una qualunque scuola di danza, ma una vera e propria “casa” della danza dove gli allievi possano sentirsi a loro agio esprimendo al meglio le loro potenzialità artistiche. La nuova scuola sarà così l’unione delle due scuole già dirette da Mariella Romano – ossia DanceStudio e DanceWorld, queste due scuole che da sempre sono unite per vincoli di amicizia, professionalità ed arte e accomunate dalla voglia di dare valore alla bellezza che può aprire gli orizzonti e far dispiegare le ali, ora si fondono in un’unica grande famiglia per iniziare un nuovo percorso e raggiungere nuovi e più grandi traguardi in punta di piedi. Scopriamo insieme a che “passo di danza“ crescere. Vi aspettiamo nella nuova sede.



#CONDOMINIO

Lastrico solare Teresa Pane

Chi, abitando in un Condominio coperto da un lastrico solare non si è trovato nella condizione di dover affrontare beghe e costi relativi alla sua manutenzione ed alle responsabilità in ordine ai danni provocati da inflitrazioni soprattutto quando il lastrico risulta essere di proprietà esclusiva di un solo condomino? Per districarsi nella selva della casistica sull’argomento bisogna innanzitutto chiarirsi su che cosa è effettivamente un “lastrico solare”. La legge non ne dà una precisa definizione, per cui bisogna rifarsi ai pronunciamenti dei giudici: “Per lastrico solareha detto la Cassazione nel 2013- deve intendersi la superficie terminale dell’edificio che abbia funzione di copertura- tetto delle sottostanti unità immobiliari, comprensivo di ogni suo elemento, sia pure accessori, come la pavimentazione (Cass. 13 dicembre 2013 n. 27942). Nella medesima pronuncia, è stato affermato che il concetto di lastrico «non può estendersi a quelle opere ivi esistenti che, sporgendo dal piano di copertura, siano dotate di autonoma consistenza e abbiano una specifica destinazione al servizio delle parti comuni» e quindi si è escluso che i torrini delle scale facciano parte del lastrico solare in senso stretto. Diverso dal lastrico è la “terrazza” che è un lastrico recintato da parapetti. Regime delle spese. Se il lastrico (e la terrazza) sono in proprietà ed uso comune, tutti i condomini devono partecipare alle spese di conservazione sulla base dei millesimi di proprietà, ai sensi dell'art. 1123, primo comma, c.c. Se il lastrico serve solo una parte dell'edificio, le spese devono essere sostenute solo da quei condomini che ne traggono utilità (art. 1123, terzo comma, c.c.). È il caso del così detto condominio parziale. L'utilità, nel caso di terrazzo, non sta solo nella copertura ma anche nella possibilità di accedervi per altri usi. In queste ipotesi, nel caso di danni, tutto 50

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il condominio (o il condominio parziale se si verte nell'ambito applicativo del terzo comma dell'art. 1123 c.c.) è responsabile in quanto custode del bene ai sensi dell'art. 2051 c.c. Può accadere, anzi accade molto frequentemente, che solo un condomino (o al massimo un gruppo di condomini) possa utilizzare il lastrico o ne sia proprietario: si tratta della fattispecie disciplinata dall'art. 1126 c.c., rubricato Lastrici solari di uso esclusivo, che recita: «Quando l'uso dei lastrici solari o di una parte di essi non è comune a tutti i condomini, quelli che ne hanno l'uso esclusivo sono tenuti a contribuire per un terzo nella spesa delle riparazioni o ricostruzioni del lastrico; gli altri due terzi sono a carico di tutti i condomini dell'edificio o della parte di questo a cui il lastrico solare serve, in proporzione del valore del piano o della porzione di piano di ciascuno.» Ai lastrici solari di uso esclusivo vanno equiparate le terrazze e le terrazze a livello in uso esclusivo. La Cassazione ha specificato che ai fini dell'applicazione della norma citata è indifferente che si tratti di parte dell'edificio in uso o proprietà esclusiva, poiché ciò che conta è la funzione di copertura (Cass. 30 aprile 2013 n. 10195). La norma è chiara: si deve rifare la guaina impermeabilizzante? L'utilizzatore esclusivo paga un terzo della spese mentre i restanti due terzi sono a carico dei condomini cui il lastrico serve (da copertura) in ragione dei millesimi di proprietà dell'intera unità immobiliare e non solo di quella ricadente sotto il lastrico. E veniamo al tema delle responsabilità per danni prodotti dalle infiltrazioni: Quando il bene è condominiale ma l'uso è esclusivo, oppure quando il lastrico pur essendo di proprietà esclusiva svolge comunque una funzione di copertura dell'edificio, chi è responsabile per che cosa? Al riguardo non può non farsi riferimento ad una sentenza resa dalle Sezioni Unite nel 2016. Si badi: la sentenza n. 9449 del 10 maggio 2016 interviene su un aspetto che era stato già affrontato dalle medesime Sezioni Unite nel lontano 1997 che stabilirono che in caso di danni da infiltrazioni provenienti da lastrico solare in uso (o


proprietà ed uso) esclusiva, la norma di riferimento della responsabilità è l'art. 1126 c.c. In sostanza, per la sentenza n. 3672/1997, usuario esclusivo e condòmini coperti dal lastrico erano responsabili ex art. 1126 c.c. per i danni e come tali costretti nella misura indicata da quella norma a partecipare alle spese risarcitorie. Questa presa di posizione non ha convinto, tant'è che nel tempo è stata avversata da parte della giurisprudenza secondo la quale la responsabilità per danni da infiltrazioni provenienti da lastrico solare in uso esclusivo rappresentava una ipotesi di danno da cose in custodia, cioè di responsabilità ex art. 2051 c.c. Conseguenza di ciò, cioè dell'applicazione della normativa inerente alla custodia era (ed è) quella che la responsabilità può essere attribuita anche solamente all'usuario, laddove sia provato che il danno derivi da sua esclusiva responsabilità. In tal senso si sono orientate le Sezioni Unite nel 2016, affermando che «in tema di condominio negli edifici, allorquando l'uso del lastrico solare non sia comune a tutti i condomini, dei danni che derivino da infiltrazioni nell'appartamento sottostante rispondono sia il proprietario o l'usuario esclusivo del lastrico solare (o della terrazza a livello), in quanto custode

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del bene ai sensi dell'art. 2051 c.c. , sia il condominio, in quanto la funzione di copertura dell'intero edificio, o di parte di esso, propria del lastrico solare (o della terrazza a livello), ancorché di proprietà esclusiva o in uso esclusivo, impone all'amministratore l'adozione dei controlli necessari alla conservazione delle parti comuni (art. 1130 c.c. , comma 1, n. 4) e all'assemblea dei condomini di provvedere alle opere di manutenzione straordinaria (art. 1135 c.c. , comma 1, n. 4). Il concorso di tali responsabilità, salva la rigorosa prova contraria della riferibilità del danno all'uno o all'altro, va di regola stabilito secondo il criterio di imputazione previsto dall'art. 1126 c.c., il quale pone le spese di riparazione o di ricostruzione per un terzo a carico del proprietario o dell'usuario esclusivo del lastrico (o della terrazza) e per i restanti due terzi a carico del condominio» (Cass. 10 maggio 2016 n. 9449). Attenzione dunque alla tipologia di lastrico del vostro condominio e al controllo che l’Amministratore deve farne circa lo stato di conservazione al fine di non incorrere i noiosi contenziosi ed aggravamento di spesa. Alla prossima!


#CONSUMATORI

Cosa fare in caso di vacanza rovinata? Pierluigi D'Apuzzo

Capita di partire per un viaggio e non tornarne assolutamente soddisfatti. Capita di subire truffe e raggìri. Capita, insomma, di cadere in qualche trappola... e... in questi casi cosa si fa? Prima di partire, durante la vacanza, ma soprattutto quando si ritorna, è importante avere chiari in mente i propri diritti, per poter essere pronti a chiedere un rimborso nel caso le vacanze siano state rovinate da qualsiasi contrattempo. Il web è uno strumento straordinario per il turismo, per cercare offerte e nuove mete. Ma la tendenza al risparmio che ci spinge verso last minute e pacchetti vacanze a basso prezzo, spesso porta con se il rischio di trappole e truffe per i turisti. Presupposto fondamentale è sapere che quando si acquista un pacchetto turistico si stipula un vero e proprio contratto tra consumatore e agenzia di viaggio. È quindi possibile chiedere un risarcimento nel caso in cui si profili un "danno da vacanza rovinata". È necessario, per tutelarsi, ricordare le seguenti regole: È bene leggere attentamente e conservare il contratto di vendita che viene dato al momento del pagamento della vacanza Conservare anche tutti i biglietti di viaggio, anche talloncini di consegna e trasporto bagagli e il depliant del viaggio Nel caso di problemi, cercare testimoni o altre famiglie che hanno subito li stessi disservizi Fotografare i luoghi, le camere e tutto ciò che non corrisponde al depliant su cui avete acquistato il viaggio Conservare i scontrini e le ricevute delle spese effettuate per rimediare al disagi subiti

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Non appena tornati dalla vacanza, e comunque entro e non oltre i 10 giorni dal rientro, inviare una raccomandata a/r al tour operator con la descrizione dei disservizi e le copie (gli originali vanno conservati) di foto e scontrini Chiedere esplicitamente il rimborso delle spese sostenute ed eventualmente un risarcimento anche per il danno da vacanza rovinata Quando scrivete la raccomandata dovete chiedere il risarcimento delle spese sostenute. Ma dovete anche sottolineare il danno da stress psico-fisico che avete subito e il danno "da vacanza rovinata". Se la controparte non accoglie il vostro reclamo, vi potete rivolgere al giudice di pace Quando chiedere il risarcimento danni? Tenete bene a mente che potete richiedere il risarcimento di danni patrimoniali nei seguenti casi: • Nei casi di vacanze "tutto compreso", se il mare non è praticabile ed il tour operator non è in grado di fornire un'alternativa valida al consumatore, si giustifica il risarcimento del danno da vacanza rovinata • In caso di ritardo aereo, il danno consiste nella mancata fruizione dei giorni di vacanza laddove i passeggeri arrivano a destinazione dopo 48 (quarantotto) ore di ritardo, ciò implica il godimento parziale della vacanza, con riduzione adeguata del prezzo del pacchetto, calcolando la differenza di prezzo pagato dal consumatore per la compagnia aerea, l'albergo e l'assistenza prescelti in sede di organizzazione del viaggio • La mancata comunicazione da parte dell'agenzia di viaggi al turista di essenziali circostanze, come l'anticipazione dell'orario del volo, integra gli estremi dell'inadempimento contrattuale • Laddove siano smarriti i bagagli, i soggetti danneggiati possono agire sia verso il tour operator, responsabile dell'organizzazione complessiva della vacanza, che verso il vettore aereo, ovvero soggetto addetto al trasporto effettivo dei bagagli.

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#FOOD

Per vincere la sfida col cancro

Il Cibo sia la tua Medicina

Marco Bindi

Dopo “L’alimentazione nella prevenzione del cancro” pubblicato in due edizioni ecco il secondo testo del prof. Mirco Bindi sul rapporto tra l’alimentazione e il cancro, scritto questa volta insieme a un giornalista di Sorrento, Vincenzo Califano, con l’intento di divulgare una cultura della prevenzione che non significa “individuazione precoce della malattia”: piuttosto creare le condizioni ideali per non far insorgere in un organismo sano la malattia tumorale adottando uno stile di vita nel quale un ruolo fondamentale è svolto dall’alimentazione. “Il Cibo sia la tua Medicina” è il titolo del mio secondo libro che definisco “un manuale di sopravvivenza” perché ho sperimentato su me stesso la validità dell’alimentazione vegetale, 54

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integrale senza sale. La vitalità e la salute sono state recuperate grazie al cibo, all’attività fisica, alla meditazione e ai periodi monastici trascorsi nel Tempio di Thamkrabok in Tailandia. Le conoscenze oncologiche acquisite nei miei 35 anni di lavoro nel Policlinico di Siena si sono arricchite della scienza del cibo e dell’epigenetica. Se si conosce la causa di una malattia, si risolve il problema altrimenti si brancola nel buio e si combatte una “guerra cieca”. Nel mio lavoro mi ispiro agli studi di Colin Campbell che col “The China Study” pubblicato in Italia nel 2011 dimostra, dati alla mano, che la causa primaria del cancro è l’alimentazione moderna occidentale. Mirco Bindi

Conoscere per difendersi e migliorare la qualità della vita

“Quando con prof. Bindi abbiamo deciso di pubblicare questo secondo libo che approfondisce, documenta e sviluppa le teorie sul rapporto stretto che intercorre tra alimentazione e cancro – spiega Vincenzo Califano – siamo partiti dall’idea che essere “voci fuori dal coro” significa doversi sforzare ancora di più per riuscire a confrontarsi con un sistema che governa la salute umana assolutamente refrattario a riconoscere

la validità di studi e ricerche che mettono in crisi il business delle multinazionali del farmaco, quelle dell’agroalimentare e una vera e propria lobby sanitaria che pur negando pregiudizialmente la validità delle tesi di Campbell e di Bindi, è comunque sempre più spesso costretta a riconoscere che esistono strettissimi rapporti tra quello che mangiamo e l’insorgenza di certe malattie tumorali. In questo libro abbiamo approfondito l’argomento con suggerimenti appropriati per instaurare un regime alimentare appropriato e sviluppare un vero e proprio codice di comportamento per trasformare l’organismo da una discarica in una serra virtuosa. Inoltre Bindi sviluppa ulteriormen-


te la teoria epigenetica del cancro, cioè come i fattori esterni, e quindi anche gli alimenti, sono in grado di modificare geneticamente la cellula e indurla a degenerare”. La ricerca scientifica nella lotta al cancro riserva però anche tante brutte sorprese, come per esempio la recente inchiesta su illustri medici milanesi che ritoccavano con foto shop i loro lavori sul cancro con pubblicazioni su riviste scientifiche per accaparrarsi i fondi dello stato e quelli privati a sostegno della ricerca. “Uno scandalo che la dice lunga sugli interessi in campo e sulle ragioni di tanto ostracismo riservato dai luminari e dagli enti di ricerca nei confronti di

chi mette in discussione la vulgata ufficiale sviluppando tesi poco ortodosse – evidenzia Califano – Nel libro sosteniamo l’importanza della conoscenza per difendersi dagli elementi che, usati indiscriminatamente, ci fanno ammalare. E allora è già troppo tardi! Nella stragrande maggioranza dei casi l’ammalato si trasforma in uno zombie, come lo definisce Bindi, perché è un predestinato che vaga quasi smarrito in un sistema della salute che non gli può riservare concrete chance di sopravvivenza. Quotidianamente ingurgitiamo una quantità elevata di elementi cancerogeni o potenzialmente tali: lo facciamo

respirando, mangiando, bevendo e anche curandoci. Si curandoci perché, per esempio, assumiamo quantità esagerate di biossido di titanio (E 171), sostanza tossica perché cancerogena e che dal 2020 sarà bandita in Francia proprio per la sua accertata pericolosità per la salute”. Bindi Califano “IL CIBO SIA LA TUA MEDICINA” – Calosci Editore Cortona 2019 – pagg. 248 € 16,00 Alla realizzazione del volume ha collaborato l’Università della Cucina Mediterranea cui è possibile richiedere copia del libro scrivendo a: info@ucmed.it (con sconto del 15%).


#FILOSOFO

Cartesio e l'invasione dei social network

Domenico Casa

Quattro secoli circa ci separano da Cartesio, filosofo del razionalismo francese, di grande levatura culturale. La sua riflessione ebbe molta influenza sul suo tempo. E, nonostante la distanza temporale, egli ha ancora molto da offrire agli abitanti del pianeta, sommersi quotidianamente da informazioni e notizie tra le quali è molto difficile, benché non impossibile, distinguere le vere dalle false. Queste ultime sono una vera e propria fiumana di detriti che avvolgono il mondo, e ad essi gli uomini, sempre più confusi e sprovveduti, privi di capacità di discernimento, si aggrappano, come se fossero le ultime ancore di salvezza. Ma la conoscenza (e la verità che ne dovrebbe scaturire) richiede metodo e rigore. E, dunque, Cartesio in una delle sue opere maggiori, il "Discorso sul metodo", ci offre dei validi spunti e suggerimenti onde evitare errori di percezione e di giudizio. Educato dai gesuiti nei collegi di La Flèche, uscitone appena dopo 56

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l'adolescenza, egli avverte una enorme difficoltà ad orientarsi nella realtà (intesa in un senso molto ampio), mediante le verità già precostituite che gli erano state insegnate, sia in campo matematico che filosofico. Verità precostituite che sono l'esatto contrario delle finte verità o fake news, come si chiamano oggi, quando, in assenza di quelle verità, si da credito a tutto, anche all'asino che vola. Il filosofo francese, partendo dal "dubito ergo sum" di Agostino, lo trasforma, facendone il fondamento del sapere stesso, il "Cogito". Tuttavia sembra facile giungere al traguardo, ma non lo è per noi che spesso anneghiamo tra le notizie false. Per giungere al traguardo, secondo Cartesio, bisogna attenersi a delle regole imprescindibili che afferiscono al dubbio. Innanzitutto bisogna dubitare dei sensi. Se essi ci hanno ingannato anche una sola volta, nessuno potrà garantirci che non ci inganeranno

ancora. Il dubbio, poi, passa al senso comune, cioè al "sentito dire", oggi diffuso dai mass media e dai social, governati da pochi "persuasori occulti". Infine il dubbio va esteso alle verità matematiche, per molti versi indubitabili, imaginando che un genio malevolo ci faccia credere che siano vere. Ma, a quel punto, emerge in tutta la sua evidenza una verità inconfutabile, "Cogito, ergo sum", cioè penso, "io sono una realtà pensante". Solo il pensiero costituisce la garanzia di un corretto conoscere. Ed è da questa realtà, usata bene, che bisogna partire per procedere verso la conoscenza, sottoponendo tutto al controllo e alla verifica della ragione. Pertanto egli conclude: "Non accettare mai nulla per vero che non sia evidente, cioè chiaro e distinto".



#DESIGN

Fai bei sogni

Guenda Esposito

È l’augurio che ogni mamma fa ai propri figli insieme alla buonanotte; è quello che si dice per non perdere mai le speranze; è un motto per guardare sempre avanti. Si, sognate!...Però fatelo su un letto “da sogno”! Non è necessario a baldacchino, bastano design funzionale, semplicità e comodità per farvi trascorrere notti da “Mille e una notte”. Il letto deve essere la vostra comfort zone, il luogo in cui a fine giornata - recuperate le energie, vi concedete alla lettura del vostro libro preferito o alla vostra serie preferita, una tisana calda nei mesi autunnali. Perciò, come già accennato negli articoli precedenti, scegliete il materasso più adatto a voi, orientate il letto seguendo le regole del Feng Shui e circondatevi di colori rilassanti e toni pastello. E poi? E poi scegliamo insieme la testiera, valutiamo se è necessario il box, vediamo se il tutto si abbina all’armadio che magari avete già in camera. 58

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Al passo col design (come per esempio il cosiddetto letto hug presente anche nella casa della scorsa edizione del Grande Fratello) o classico, l’importante è che sia il giusto punto d’incontro tra la volontà estetica/funzionale e il rilassamento onirico, quest’ultimo fortemente influenzato da arominia di forma, di colori, materiali in cui si è immersi. Non può esistere, dunque, casualità nella selezione di questi elementi. E se per sognare basta un letto, altre volte è l’intera camera da letto che può diventare un sogno! E allora lasciamo spazio alla creatività e, con i nostri consigli, possiamo costruire insieme la vostra zona notte, aiutandovi nella scelta di poltroncine, armadi, comò, comodini e settimini.

I piu` fortunati poi, aprendo gli occhi al risveglio, avranno una vista che riempie lo sguardo, sul mare, con orizzonte aperto, o su piccole porzioni di cielo, se la camera è in mansarda. E si, cielo e mare sono un toccasana per il buon umore e per affrontare la giornata con il giusto mood. Purtroppo non possiamo assicurarvi una camera da letto vista Golfo, ma siamo a vostra disposizione per costruire insieme il vostro angolo di paradiso e per aiutarvi a fare bei sogni! Vi aspettiamo! A presto!



#POESIA

La menzogna e la verità Salvatore Spinelli

Un giorno, simulando sincerità, la menzogna disse alla verità: "Non faccio un bagno da un bel pezzo, vuoi farlo con me in questo fresco pozzo"? La verità, benché parecchio dubbiosa disse: "Beh, facciamola questa cosa, è da molto che ne avevo grande voglia" e in men che non si dica fu spoglia. Anche la menzogna tempo non perse e nella fresca acqua si immerse, ma nel bel mezzo del divertimento essa mise in atto il suo intento. Saltò dal pozzo e con mossa scaltra s'impossessò dei vestiti dell'altra, si allontanò a grande velocità mettendo la verità in gran difficoltà. La verità la rincorse ma invano perché l'altra era troppo lontano e per nascondere la sua vergogna tornò al pozzo ormai la sua gogna. D'allora la menzogna, è così che va, gira il mondo coi vestiti della verità: al mondo la verità nuda non piace, preferisce la menzogna e tace.

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#LIBRI

Libri come fari Giovanni Pepe

Nel silenzio delle nostre parole di Simona Sparaco DeA Planeta - Narrativa DeA Planeta Libri

Una volta, da bambino, toccandosi l'ombelico, Bastien aveva chiesto a sua madre cosa fosse. "Una cicatrice" gli aveva risposto lei. "È cos'è una cicatrice?" "Una ferita rimarginata" "Mi sono fatto male?" "Non proprio. È un segno. La prova che una volta eri dentro me..." "...le cicatrici sono storie da raccontare, Bastien. E questa" aveva concluso lei, sfiorandogli l'ombelico con un dito, "è la storia di te dentro me." L' incendio devastante di un palazzo, 3 storie di vita di tre abitanti che il destino accomuna nella tragedia: Alice, giovane studentessa universitaria in conflitto con sua madre, Polina ex ballerina classica e neo-mamma, Naima anziana donna malata e mamma di Bastien. È la storia di una madre, di madri che non si sentono all'altezza, madri che lottano con le loro ansie e non hanno il coraggio di affrontare le loro paure, 62

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madri che si riscoprono speciali e coraggiose, perché "non c'è morte che non presuppone una rinascita". È mezzanotte e una nebbia sottile avvolge la metropoli addormentata. In un palazzo di quattro piani, dentro un appartamento disabitato, un frigorifero va in cortocircuito. Le fiamme, lente e invisibili dall’esterno, iniziano a divorare ciò che trovano. Due piani più in alto, Alice scivola nel sonno mentre aspetta il ritorno di Matthias, il ragazzo che ama con una passione per lei nuova e del quale non è ancora riuscita a parlare a sua madre, che abita lontano e vorrebbe sapere tutto di lei. Anche Bastien, il figlio della signora che occupa un altro degli interni, da troppi mesi ormai avrebbe qualcosa di cruciale da rivelare alla madre, ma sa che potrebbe spezzarle il cuore e non trova il coraggio. È un altro tipo di coraggio quello che invece manca a Polina, ex ballerina classica, incapace di accettare il proprio corpo dopo la maternità, tantomeno il pianto

incessante del suo bambino nella stanza accanto. Giù in strada, nel negozio di fronte, Hulya sta pensando proprio a lei, come capita sempre più spesso, senza averglielo mai confessato, ma con una voglia matta di farlo. Per tutti loro non c’è più tempo: un mostro di fuoco sta per stravolgere ogni prospettiva, costringendoli a scelte estreme per colmare quei silenzi, o per dare loro un nuovo significato. Con una straordinaria sensibilità e una scrittura che diventa più intensa a ogni pagina, Simona Sparaco indaga i momenti terribili in cui la vita e la morte si sfiorano diventando quasi la stessa cosa, e in cui le distanze che ci separano dagli altri vengono abbattute dall’amore più assoluto, quello che non conosce condizioni.




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