Ticino Business

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nr. 9 / Nov. 2013

LCTA: il commodity trading in piena espansione Font Gill Sans Regular


La sicurezza di sentirsi felici.

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Sentirsi sicuri.


Sommario

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Novembre 2013 Strong opinion 96 Assemblea Cc-Ti 96esima Assemblea Cc-Ti Editoriale Contromano Il Tema Ospite Ospite Ospite

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Ospite Biblioteca liberale Sì al risanamento S. Gottardo Attualità Attualità Eventi Eventi Eventi Eventi Eventi Eventi Eventi Formazione Switzerland Global Enterprise Commercio estero Fiere internazionali Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci

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Discorso del Presidente Franco Ambrosetti alla 96esima AGO Cc-Ti Nessuna lamentela, molto lavoro, proposte concrete Alcuni dei momenti più significativi della 96esima AGO Cc-Ti Vignetta e 1:12 Una soluzione semplice ma efficace per il fenomeno padroncini Commodity trading, la frontiera del commercio internazionale Il trading di materie prime in Svizzera Uno sguardo al futuro della LCTA e di Lugano quale piazza per il trading di materie prime È il commercio di materie prime una delle componenti per il riorientamento della piazza finanziaria ticinese Un Certificate of Advanced Studies per i nuovi professionisti del commodity trading L’altra storia del comunismo italiano Evitiamo un’alternativa pasticciata e precaria! Aumentare le possibilità dopo la scuola media Una perequazione finanziaria nostrana Agiamo Insieme! - il 18.11.13 Svezia: connubio tra innovazione e sostenibilità - il 18.11.13 Svizzera e Ticino nell’arena fiscale: siamo in grado di affrontare la competizione? - il 21.11.13 L’outsourcing per una maggiore dinamicità delle imprese Mosca: un’ulteriore tappa nello sviluppo delle attività dell’International Desk della Cc-Ti Ghana e Nigeria: eccovi le opportunità per le PMI La relocation delle persone fisiche Corsi proposti dalla Cc-Ti Novità sul commercio estero Il factoring: uno strumento di successo per le aziende esportatrici I prossimi appuntamenti Fontana Sotheby’s International Realty BancaStato SSIC TI CHOLLEY SA Manor Swiss Life Luisoni Consulenze SA Angelo DELEA SA FPCE PAMP SA

Impressum Editore: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano Redattrice responsabile: Lisa Pantini

LCTA: iL CommodiTy TrAding in pienA espAnsione Font Gill Sans Regular

nr. 9 / Nov. 2013

Comitato redazionale: Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Lisa Pantini, Mercedes Galan, Gianluca Pagani e Stefania Micheletti

Redazione: Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 11 Fax +41 91 911 51 12 pantini@cc-ti.ch www.cc-ti.ch Pubblicità: Pubblicità Sacchi, C.P. 558 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 info@pubblicitasacchi.ch www.pubblicitasacchi.ch

Stampa: TBS, La Buona Stampa sa via Fola 11, Pregassona (Lugano) Diffusione: Tiratura: 2’500 copie Abbonamento gratuito per i soci Cc-Ti Abbonamento supplementare: - CHF 50.- annuo - per i non soci CHF 70.- annuo (+ IVA) Frequenza: Ticino Business è pubblicato in 10 numeri annuali


Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti

Discorso del Presidente CC-TI Franco Ambrosetti Pronunciato in occasione della 96esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti del 18 ottobre 2013, tenutasi presso il Cinema – teatro di Chiasso Ci sono momenti nella vita professionale in cui sembra che il mondo si stia capovolgendo. Nel 2008 fallisce una delle prime banche al mondo scatenando un uragano le cui conseguenze non sono ancora superate oggi. Era scoppiata la bolla immobiliare che alcune prestigiose riviste avevano ipotizzato come imminente. Di tutte le bolle speculative alimentate con il debito, la più perniciosa è quella immobiliare perché colpisce la sostanza fissa e ha tempi lunghi. Immobili invenduti vengono confiscati dalle banche creditrici ma in un mercato al ribasso portano comunque a enormi perdite nei conti degli istituti di credito, lo Stato deve intervenire a sostegno del sistema bancario per evitare il collasso, che si estenderebbe a tutta l’economia, senza garanzie di successo come vediamo nei paesi più colpiti: USA, Spagna, Irlanda. L’effetto domino ha un andamento imprevedibile, la recessione globale scatenatasi ha coinvolto tutti i comparti economici e dura da ben 5 anni, tempi lunghi, appunto. Vi risparmio un altro elemento chiave in questa crisi, la follia finanziaria legata ai titoli spazzatura e altre diavolerie di ingegneria bancaria, con la complicità delle agenzie di rating in totale conflitto di interessi. Gli scandali non sembrano terminati se dopo il Libor ora in Usa, EU e anche in Svizzera è sotto inchiesta per truffa il mercato dei cambi (5’600 mia $ al giorno di scambi). Ci auguriamo tutti che la luce avvistata in fondo al tunnel non sia quella della locomotiva che ci sta venendo addosso. SVIZZERA Ho richiamato a volo d’uccello il contesto in cui ci troviamo ad operare perché mentre intorno a noi, quasi ovunque assistiamo a crescite negative, incessanti chiusure di attività, disoccupazione altissima e crescente soprattutto nella sua forma peggiore, quella giovanile, la Svizzera sta globalmente bene in termini relativi e benino in termini assoluti. Pochi paesi hanno i conti in ordine come noi. La ragione principale non è tanto da imputare ai buoni risultati di specifici settori economici quali il comparto farmaceutico, l’industria elettromeccanica e orologiera, la finanza, il commercio estero e così via. O meglio, questo è il lato quantitativo della medaglia, reso possibile soltanto dai valori liberali fondanti della nostra Costituzione. Sono i diritti individuali e sociali che ponendo le basi per crescita, benessere e prosperità sociale costituiscono le condizioni quadro di un sistema-paese capace di raggiungere risultati invidiabili e invidiati. Ora, questi diritti sono sottoposti

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di continuo ad attacchi mirati con lo scopo di limitarli, anestetizzarli consentendo allo Stato Federale di regolamentare settori in cui finora vigeva la libera trattativa tra parti sociali. A dispetto del successo quasi anomalo del nostro paese, una parte della popolazione vorrebbe un cambiamento radicale sull’onda di alcune apparentemente innocenti iniziative di sinistra volte in realtà ad attaccare il sistema. Non per migliorarlo ma per colpirlo al cuore. Questo, mi fa pensare al mondo capovolto. Una sinistra giovane, scaltra, preparata, e motivata, gli Jusos, ha diffuso una pubblicazione, “Lohnverteilung und die 1-12 Initiative”, lavoro a più mani, concreto e di spessore redatto a tinte forti in cui riassume i concetti che potrebbero determinare la caduta del capitalismo nella sua forma attuale. La parte più insidiosa è contenuta nella dottrina del “pragmatismo radicale” che sta alla base sia dell’iniziativa 1-12 che di quelle che seguiranno a breve, sul minimo salariale di 4000. - per tutti, sulla reintroduzione della tassa di successione e sul reddito di cittadinanza. La minaccia è reale, guai a sottovalutarne la portata. A cosa mira il “pragmatismo radicale”? Mira a combattere il Neoliberalismo e il Dio Mercato. Afferma che il mercato è un ideologia. La presenza del mercato praticamente ovunque nella vita dei cittadini è debilitante perché tutto ormai è merce. Al contrario di quanto sostengono i neoliberali, il mercato: 1. È uno strumento pessimo e inefficiente nell’ allocare le risorse, vedi sanità, formazione, cura degli anziani. 2. È ingiusto e antidemocratico perché quando fallisce affibbia tutte le colpe al singolo. I fallimenti clamorosi a cui abbiamo assistito non sarebbero dovuti agli eccessi di alcuni individui ma a vere e proprie falle del sistema. La politica si è tenuta fuori il più possibile dal mercato per lasciare libero corso alla concorrenza sottomettendosi ormai totalmente all’economia. Per queste ragioni si giustifica la battaglia contro il neoliberalismo e il mercato attraverso il “pragmatismo radicale”. L’obbiettivo è di rimettere la politica davanti all’economia e diminuire le diseguaglianze tra ricchi e poveri accumulatesi negli ultimi anni. È un progetto strategico, va applicato subito e seguito quotidianamente. È ora di superare la vecchia idea di vincere il capitalismo nel lungo periodo. Il successo si ottiene sviluppando progetti coraggiosi, controcorrente e radicali che superino i limiti del pensabile, fosse pure rischiando inizialmente di perdere alle urne. Il primo test sarà la 1-12 che si muove oltre i limiti del contesto economico e politico attuale ma vista la situazione deve essere radicale. Le prossime quattro


votazioni sono l’arma necessaria per raggiungere gli obiettivi prefissati. Si può riassumere il concetto in una frase: spacchiamo tutto. Vediamo alcuni punti. 1. Sono convinto che l’aumento dell’ineguaglianza e delle disparità salariali che hanno colpito spesso in modo assai ingiusto le economie occidentali (seppur da noi in modo minore) sia un danno deplorevole e pericoloso per gli individui, per la coesione interna e la crescita economica e sociale. È una faccenda serissima che va affrontata prioritariamente prima che le tensioni sociali esplodano e che qualcuno riproponga ai disoccupati senza pane di mangiare croissants. Non è quindi nel merito che le nostre opinioni divergono ma nelle modalità di intervento. 2. L’affermazione che da noi l’economia prevalga sulla politica è per contro tutta da dimostrare. Le lobby, termine che indica i gruppi di interesse e di potere attivi fuori e dentro il parlamento, sono diffuse e ben radicate sia a destra che a sinistra. Non mi pare che i sindacati o i verdi strillino meno forte dei partiti borghesi. Lenin sosteneva che l’economia fosse l’ancella della politica. Parrebbe che i giovani socialisti la pensino in questo modo se accusano il sistema politico di essersi prostrato di fronte all’economia. Se l’affermazione fosse corretta, il prezzo del latte in Svizzera non sarebbe fissato dallo Stato. E Mr. Prezzi sarebbe un fantasma. 3. La tesi che il mercato sia un’ideologia è seducente. Ma regge solo in parte. La storia abbonda di ideologie complici di stermini e genocidi, dai Catari agli ebrei. Camus diceva che tutte le grandi idee nascono piccole. Il pericolo è quando le idee, staccandosi da

realtà complesse divengono monotematiche, ossessive e semplificatrici, quando da piccole si trasformano in strumenti per dirigere uomini e masse diventando ideologie. Che pur essendo false possono essere molto convincenti. Vero è che il dogmatismo non è appannaggio esclusivo della sinistra, certi comportamenti del Tea Party americano possono essere altamente ideologici. Ma il concetto di mercato può diventare ideologico solo a una condizione: quando della sua presunta infallibilità se ne fa un dogma. Il mercato è un mezzo. Non un fine. Offre vantaggi e svantaggi. Non può e non deve regolare tutto. La televisione opera in un mercato regolamentato perché la concorrenza tra reti per accaparrarsi gli sponsors si fa a colpi di share ove esso è tanto più alto quanto più basso culturalmente è il livello del programma, come dimostrano programmi tipo l’Isola dei famosi. Un mercato regolamentato è invece garanzia di mantenimento della qualità, e se fosse per me opterei per l’abolizione dello share almeno per le reti che si finanziano con un canone statale come le nostre. Ci sono molti esempi di mercati regolamentati con controlli di authorities, nella finanza, nelle telecomunicazioni ecc. e funzionano. Quindi il mercato come ideologia è un concetto che in termini generali zoppica. Se poi lo applichiamo alla Svizzera diventa catalettico. Quando vi alzate al mattino la sveglia che vi butta giù dal letto è alimentata da energia elettrica in gran parte di proprietà pubblica. Fate una bella doccia con l’acqua della città. A colazione sorbite un caffè tassato all’importazione e il kiffer che ingoiate è prodotto grazie ai 3 mia di sovvenzioni statali all’agricoltura. Come del resto lo yoghurt Emmi e la mela golden mentre sui corn

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Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti

flakes gravano dazi d’importazione. Per recarvi in ufficio prendete il bus, trasporto pubblico. O il TILO, delle FFS statali. La strada che percorrete se sceglieste l’auto, è statale, finanziata con la benzina a prezzo stramaggiorato dalle accise statali. Mentre vi sfibrate in colonna vi chiedete perché la vostra Golf costi dal 20 al 30% più di quella di vostro cugino in Germania (dazi). Contro la noia, accendete la radio, statale. Fate una telefonata con il cellulare (Swisscom è statale), linea occupata, le frequenze sono dello Stato. Vi ricordate di dover prendere dei soldi, vi fermate vicino al bancomat della Banca ... dello Stato. Prelevate e vi ritrovate una multa per sosta vietata, regalo allo Stato. Andate alla Posta, statale, fate alcuni pagamenti, acquistate i francobolli dello Stato. Pagate con 10 fr sui quali c’è scritto Banca Nazionale Svizzera. Alle 9.30 siete in ufficio, finalmente vi accomodate su una sedia privata davanti alla vostra scrivania privata (sulla quale peraltro avete

pagato l’IVA). Nella posta trovate un interessante invito alla giornata delle porte aperte di Emmen, fabbrica federale. Accendete una sigaretta, cavoli una volta il pacchetto costava 2 fr. e oggi quasi 6. Tutto l’aumento va allo Stato. Ma vi consola il fatto che state finanziando l’AVS anche se il povero fumatore accanito non ne beneficerà. A 65 anni sarà sottoterra con il beneplacito del paternalismo di Stato. Non era meglio finanziare l’assicurazione malattia? È vero, abbiamo esagerato. Nel corso dell’ultimo decennio abbiamo perso quella sobrietà che era una caratteristica della Svizzera. L’etica del capitalismo protestante è stata messa in sagrestia. Certi personaggi con altissime responsabilità si sono spinti oltre il tollerabile facendo man bassa di tesori aziendali degli azionisti. La vera domanda è: colpa del sistema come sostengono i giovani socialisti? Quando Pizarro distrusse l’impero Inca distante seimila km. dalla Spagna rubando tutto ciò che poteva materialmente portar via, fu colpa del sistema o della sua natura di avventuriero senza scrupoli? La Swissair fallì per via dell’incompetenza del management o perché il sistema è intrinsecamente sbagliato? 6  Ticino Business

In realtà gli esseri umani sbagliano e il sistema c’entra poco. Che sia economia di libero mercato o economia pianificata, si fanno errori spesso tragici. Veniamo al Neoliberalismo. Ma dove sarebbe questo terribile nemico in questo Paese? Abbiamo forse compiuto liberalizzazioni selvagge e privatizzazioni dissennate? Privatizzato il Grütli o le nevi della Jungfrau? Non direi: privatizzazioni nessuna e le liberalizzazioni si contano sulle dita di una mano. Tant’è che la quota statale è il 50% del PIL. Stravolgere un sistema che funziona, per di più molto sociale per non dire socialista e tendenzialmente egualitario cessa di avere un senso se e quando, al posto del continuo cannoneggiamento contro il mercato interno, il più ingessato d’Europa, ci si chiedesse da dove provengono tutti quei mezzi che permettono allo Stato e ai “pragmatici radicali” di redistribuire ricchezza a vagonate. Forse, dandosi la risposta con onestà intellettuale, qualche calcinaccio cadrebbe dal loro granitico ideologismo. Stare sempre con il fucile puntato contro l’offerta (noi), con atteggiamenti ostili, accuse demagogiche a chi il PIL lo produce invece di spenderlo, senza mai chiedersi per quale bizzarro scherzo del destino tanti miliardi piovano nelle casse statali in favore di azioni utili alla coesione sociale, dimostra poco senso della realtà e una buona dose di malafede. Ovviamente c’è chi pensa che il PIL si produrrebbe allo stesso modo se le aziende appartenessero tutte allo Stato. Ma visto il successo dei piani quinquennali e dell’economia pianificata sovietica mi sembra un esempio poco calzante. Con ciò non voglio sostenere che “chez nous tout va bien Mme la Marquise”. Perché la Svizzera è uno dei paesi più cari al mondo? La risposta è ovvia: perché troppo poco ancora è stato fatto per liberalizzare il mercato interno. Quello che sarebbe ideologico. Ad Altdorf non si vedono idraulici di Airolo né a Biasca falegnami di Gurtnellen. Il paese è tutt’ora oberato da cartelli e monopoli statali e privati, duopoli (l’80% del food è distribuito da due gruppi),oligopoli ( per esempio telecomunicazioni), accordi cartellari spesso illegali, prezzi amministrati, maggiorazioni di prezzi sui beni importati, dazi protezionistici, norme di sicurezza o igiene che rincarano i prodotti esteri fatti apposta per noi , multinazionali svizzere che se ne approfittano tenendo prezzi alti e così via. E allora smettiamola di occuparci di falsi problemi come il mercato ideologico e il liberismo sfrenato che è reale quanto lo Yeti che fa il bagno a Portofino, e affrontiamo i problemi veri. Il mercato non è un ideologia, da noi men che meno perché è più distante da Adam Smith della voglia di un talebano di indossare le scarpette rosse del Papa. Urgono interventi in questa direzione. Il mercato svizzero è soffocato da cartelli e monopoli, i prezzi lievitati creano difficoltà e sofferenze ai cittadini con bassi redditi, ai working poors, ai disoccupati, ai pensionati e a chi è in assistenza. Non è un problema di sinistra questo? Perché non si muove una foglia contro questa macroscopica ingiustizia sociale, morale e umana? Invece di combattere la ricchezza non è meglio combattere la povertà liberando risorse finanziare con una graduale, sensata azione contro posizioni dominanti e accordi cartellari sottobanco? Perché la sinistra è latitante su questi temi? Di sicuro è più facile agire contro l’inesistente Neolibe-


rismo che battersi contro i mulini a vento monopolistici. Ciò detto, penso che la legge esistente sulla liberalizzazione del mercato interno vada riformata, ampliata e la authority per la concorrenza potenziata. Perché non c’è libero mercato senza ferree leggi antitrust. TICINO Mi sono dilungato molto su temi di politica federale per tre ragioni: 1. Le prossime iniziative presentano gravi insidie per il sistema Paese. 2. Anche il Ticino ne soffrirebbe pesantemente e non è proprio il momento. 3. Nella nostra bucolica e placida Sonnenstube politica non si muove nulla da anni. Immobilismo totale e preoccupante sul piano dei grandi temi che da oltre un decennio questa Camera chiede di affrontare. Uno fra tutti i compiti dello Stato. Solo quando sapremo quali sono i compiti che lo Stato intende tenere, quali delegare a privati in un contesto di sussidiarietà, potremo finalmente capire dove si potrà tagliare la spesa pubblica strutturale. Una parte dei politici non vuole nessun taglio di compiti statali, anzi meglio attribuirne dei nuovi. Sono gli inconsapevoli discepoli del signor Hegel che interpretava lo Stato come la realizzazione di Dio nel mondo. Che il filosofo fosse il più stretto consigliere di Federico II di Prussia, sovrano illuminato a momenti alterni, non importa. Di lui è celebre la frase - pensate tutto quello che volete ma fate quel che dico io-. Poi ci sono i giacobini dello Stato- zero- compiti, quelli che vorrebbero uno Stato tanto leggero da confondersi con la frescura, la brezza che scende dalle nostre valli nelle calde serate estive. Fra i due gruppi, i moderati che vogliono uno Stato barzotto, pochi compiti ma buoni. Nessuno prevale e quindi nulla accade. Tranne per il debito che aumenta... mentre lo scorso anno nel resto del mondo hanno dimostrato che il fotone è contemporaneamente onda e particella, scoperto gli intraterrestri, organismi che provengono dal mantello terrestre e perfino individuato il bosone di Hicks, noi lasciamo che il debitone si gonfi come una mongolfiera, con tanti saluti ai compiti statali.... 2. A proposito di debito, abbiamo sentito voci che sarebbe buona cosa aumentare le tasse sul reddito:” I soldi ci sono”. Che poi è quello che dicono i ladri. Siamo al 21° posto nella graduatoria Svizzera per imposte sul reddito, al 23° per quelle sul dividendo, al 17° sull’utile, al 18° sulla sostanza. Ma quanti Cantoni siamo? 26 mi pare.... La spesa pubblica è in continuo aumento. Anche quest’anno. Qualche taglio qua e là come si sta facendo è come l’acqua sul cioccolato. Normalmente paga chi spende troppo non chi crea ricchezza e se i soldi ci sono, come alcuni sostengono, sono nello Stato spendaccione, non nelle tasche dei cittadini tra i più tartassati della Svizzera. Una teoria economica recente sostiene che sarebbe sbagliato paragonare il debito di una famiglia a quello dello Stato. Non hanno la stessa natura e quindi il fatto che staremmo indebitando i nostri figli non è vero. Chi sostiene questa tesi deve aver letto molto male Paul Krugman che di questa teoria è un sostenitore. Ma l’in-

signe premio Nobel fa riferimento al debito degli Stati che hanno facoltà di battere moneta come gli USA, la zona € o la Svizzera. È ovvio che una famiglia non possa battere moneta esattamente come il Canton Ticino e per fortuna verrebbe da dire. Quindi il debito lo dovremo ripagare a chi il denaro ce lo ha prestato: soprattutto le banche che raramente fanno regali perché prestano soldi dei clienti. Se non lo facciamo noi, beh, toccherà alle prossime generazioni. Tralascio altri argomenti sui quali la Camera è sempre attiva come il frontalierato che da risorsa è diventato un problema, i padroncini che vanno combattuti con severità, la tripartita e i suoi intrighi di palazzo un po’ da basso impero, il progetto di nuova legge sul promovimento economico che, come è concepita attualmente, non colpirebbe il bersaglio neanche con un missile Cruise teleguidato. E dulcis in fundo, il moltiplicatore cantonale per il quale nutro la stessa simpatia che per il Ku Klux Klan. Sappiamo che la politica non è un mondo facile. Bismarck diceva che la politica è l’arte del possibile. Un secolo dopo, John Kenneth Galbraith in una lettera al Presidente Kennedy scriveva: - La politica non è l’arte del possibile. Consiste nello scegliere tra il male e il peggio -.

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Come vi accoglie la vostra banca? Da noi tutte le aziende sono benvenute. Ai clienti aziendali la Banca Migros offre una gamma completa di servizi, dal traffico pagamenti ai crediti d’esercizio, dai finanziamenti speciali alla regolamentazione della successione fino alle possibilità d’investimento. Noi puntiamo su parametri trasparenti per la concessione del credito, relazioni durature con i clienti e un’elaborazione senza lungaggini burocratiche. Ulteriori informazioni nel sito www.bancamigros.ch oppure chiamando la Service Line allo 0848 845 400.


96esima Assemblea Cc-Ti

Nessuna lamentela, molto lavoro, proposte concrete La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi (Cc-Ti) attiva su molti fronti nel 2013 e pronta a raccogliere le sfide del 2014 a tutela degli interessi delle imprese ticinesi e a difesa del sistema elvetico, sotto pressione sia dall’esterno che dall’interno

Come ormai consuetudine, l’annuale assemblea generale ordinaria della Cc-Ti è un momento di aggregazione fra i soci, ma anche un importante appuntamento per tracciare un bilancio delle attività svolte nel recente passato e quelle previste per l’anno successivo. Da sempre la Cc-Ti è attiva su più fronti, quello cantonale, quello federale e quello internazionale. In ogni ambito siamo riusciti a rafforzare la nostra presenza e a sviluppare reti fondamentali per lo sviluppo economico del cantone, formulando al contempo proposte concrete per risolvere taluni problemi che affliggono in particolare le aziende rivolte al mercato interno. I principi alla base della nostra attività sono tanto semplici quanto efficaci: nessuna lamentela, molto lavoro e proposte concrete, serie ed attuabili. Questo tutto con le nostre forze, anche finanziarie, senza chiedere nulla a nessuno, se non il fondamentale contributo dei nostri fedeli associati, il cui numero è in lenta ma costante progressione, malgrado una situazione economica non facilissima. Qui di seguito, non in ordine di importanza, un sunto degli aspetti più significativi degli scorsi 12 mesi e delle sfi-

de che ci attendono nel 2014. Date le numerose attività svolte, ad esempio partecipando ad un grande numero di commissioni e di gruppi di lavoro, non è ovviamente possibile illustrare tutto in modo esaustivo. Il punto comune a molti elementi elencati è la forte volontà di creare la rete fra le nostre aziende, perché questo facilita i contatti di business e rafforza notevolmente la rappresentatività della Cc-Ti. Inoltre, elemento essenziale del nostro lavoro è l’attenzione particolare alle aziende ticinesi e quindi a chi opera quotidianamente a favore dello sviluppo del cantone. Ad esempio, è in fase di realizzazione e sarà operativa prossimamente una sorta di borsa delle imprese, finalizzata a mettere in relazione investitori e aziende esistenti e consolidate che necessitano o desiderano fare capo a nuove fonti di finanziamento. 1. S ervizio legalizzazioni e sostegno all’esportazione Grazie a questo fondamentale servizio, senza il quale molte aziende attive nell’export non potrebbero nemmeno operare, riusciamo costantemente a migliorare le condizioni

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96esima Assemblea Cc-Ti

operative di un enorme numero di aziende. L’introduzione delle procedure elettroniche sarà un ulteriore passo in questo senso. Ormai consolidata è la procedura elettronica per i Carnet ATA, cioè i documenti necessari per l’esportazione temporanea. Anche nell’ambito delle certificazione dell’origine svizzera e della verifica di tali certificazioni per autorità estere, la via informatica costituirà un ulteriore progresso per facilitare ulteriormente l’attività delle nostre aziende. L’attività del servizio legalizzazioni è strettamente legata al settore export, costantemente seguito con formazioni e attività di consulenza specifiche, svolte anche in azienda, nonché numerosi eventi di presentazione di paesi, svolti in collaborazione con Switzerland Global Enterprise (ex OSEC). Di questi elementi verrà riferito nei punti seguenti, dedicati a formazione ed eventi in particolare. 2. International Desk Nel quadro delle attività di internazionalizzazione, il servizio “International Desk” creato alla fine del 2011 sta iniziando a dare i primi risultati concreti. Dopo un intenso lavoro di preparazione, il 2013 è stato caratterizzato da quattro missioni economiche effettuate a Barcellona, Bruxelles, Londra e Mosca. Secondo il principio che prevede lo spostamento con piccole delegazioni per favorire anche l’interazione e la reciproca conoscenza fra le aziende ticinesi che compongono il gruppo, abbiamo creato numerosi contatti di business con potenziali partner e abbiamo permesso alle nostre aziende di consolidare rapporti già esistenti. La missione a Barcellona è stata dedicata al Biotech, quella di Bruxelles si è inserita nel quadro di una giornata di economiesuisse dedicata all’innovazione e attraverso la nostra presenza il Ticino è risultato il solo cantone svizzero presente. A Londra abbiamo organizzato un evento in collaborazione con i colleghi della Camera di commercio e dell’industria londinese, che ci ha permesso di dare spazio al settore del trading e a Ticino for Finance. Infine, la missione a Mosca ha visto la partecipazione di aziende dei settori finanziario e industriale, con importante ricevimento presso l’Ambasciata svizzera a Mosca, che ha permesso l’incontro con aziende elvetiche già attive in Russia per uno scambio di esperienze sul come operare su questo ampio e difficile mercato. L’accordo di collaborazione con la Camera di commercio e dell’industria della Federazione russa (unicum in Svizzera) ha notevolmente facilitato l’organizzazione e lo svolgimento della missione, potendo disporre di un canale preferenziale. Infine, nel quadro delle attività legate alle Camere di commercio e dell’industria europee, la Cc-Ti sarà presente anche a Berlino ad inizio novembre per incontri che servono a pianificare scambi e visite fra Camere. Fra le attività dell’International Desk figura anche l’accoglienza di delegazioni estere per quanto riguarda la parte di presentazione dell’economia del cantone. Particolarmente importanti in questo senso sono state le visite organizzate per SEBRAE, la più grande associazione brasiliana di rappresentanza delle piccole e medie imprese, nonché alcuni gruppi provenienti dalla Russia, fra cui uno di esponenti della DUMA. I rapporti con la Russia si intensificheranno ulteriormente già da novembre 2013, perché accoglieremo l’associazione dei produttori di prodotti chimici naturali della Siberia e, come nel 2012, ospiteremo un gruppo di CEO di importanti aziende russe in visita in Svizzera.

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Da rilevare, non senza una punta d’orgoglio, che tutta questa attività, missioni comprese, è finanziata esclusivamente con i nostri mezzi, quindi integralmente dal privato. Se più attori assumessero una responsabilità del genere, magari in Ticino anche le finanze pubbliche sarebbero messe meglio. 3. Formazione Nell’ambito della formazione, la Cc-Ti ha consolidato l’offerta “classica” di corsi, che vanno dai temi giuridici (diritto del lavoro, contrattualistica, diritto societario, ecc.), a quelli dedicati alle risorse umane ecc. Sempre secondo la formula che vuole offrire corsi dal taglio molto pratico, con informazioni concrete, immediatamente spendibili. Con una cinquantina di corsi, 1’000 partecipanti e 500 aziende coinvolte, gli obiettivi di un’offerta che rimane di nicchia e molto specialistica sono chiaramente raggiunti. In particolare sono aumentati numericamente i corsi dedicati all’export e al settore specifico del trading, settori nei quali la Cc-Ti può vantare conoscenze non reperibili altrove. A questi corsi vanno aggiunti quelli delle scuole permanenti, quello recentemente creato per nuovi imprenditori e quelli ormai tradizionali per capi-azienda ed economisti aziendali, che mirano a dare le basi a potenziali nuovi imprenditori, rispettivamente a migliorare la formazione di chi già è attivo in azienda. Da rilevare che, per quanto riguarda i corsi dedicati all’export, diventa sempre più concreta la collaborazione con la Swiss School of International Business di Zurigo, che sta diventando una vera e propria scuola dell’export, dedicata a chi opera nel contesto internazionale. Essa prevede varie formazioni per operatori specializzati ed è aperta a partecipanti di tutta la Svizzera, in particolare di persone legate alle Camere di commercio e dell’industria svizzere. Da rilevare che la scuola è controllata da tre Camere (Basilea, Berna, San Gallo), che detengono il pacchetto azionario di maggioranza. Il resto del pacchetto sarà messo a disposizione di tutte le altre Camere svizzere nel 2014 e la Cc-Ti acquisirà una parte consistente, rafforzando pertanto il legame con il resto della Svizzera. Inoltre, vi sarà un accesso facilitato ai corsi per i membri della Cc-Ti e vi sarà pure un’offerta di lezioni in Ticino sotto il cappello della Scuola, sempre nell’ottica di migliorare ulteriormente le competenze delle persone attive sul nostro territorio. I diplomi sono rilasciati a nome delle Camere di commercio e dell’industria svizzere e anche questa è un importante novità, fortemente voluta dalla Cc-Ti per consolidare la rete con i colleghi della Svizzera tedesca e romanda. Anche nel settore del trading la collaborazione a livello svizzero nell’ambito della formazione è stata notevolmente rafforzata e siamo riusciti a creare una nuova offerta. Partirà infatti nelle prossime settimane un programma formativo elaborato dalla Lugano Commodity Trading Association (LCTA), in collaborazione con l’associazionegemella del canton Zugo e la SUP di tale cantone. La collaborazione, fortemente promossa dalla Cc-Ti, ha portato alla creazione di un corso, che sarà tenuto interamente in inglese a Zugo e Lugano, che porterà a un “Certificate of Advanced Studies CAS Commodity Professional”. Si tratta di una possibilità formativa per chi lavora già nel settore, ma soprattutto di un ulteriore passo verso il rafforzamento delle competenze per gli operatori del-


le aziende presenti in Ticino. Dato che la formazione di base è offerta dai colleghi ginevrini in collaborazione con l’Università del loro Cantone, abbiamo ritenuto più logico puntare sulla post-formazione. Nel corso del 2014 verrà creata anche l’Accademia per gli amministratori di società. Si tratta in sostanza di replicare un modello già esistente e realizzato dai nostri colleghi di Vaud e Ginevra con il Centre romand pour le management. La versione ticinese sarà però particolare, perché l’obiettivo principale è di dare ai dirigenti d’azienda la possibilità di ampliare le loro conoscenze in ambiti non forzatamente legati alla loro formazione di base. Il dirigente è sempre più confrontato a mille problematiche di tipo diverso, che vanno ben oltre le conoscenze tecniche primarie. L’interdisciplinarità è una realtà e noi andremo a creare un’offerta formativa in grado di fornire gli strumenti per affrontare al meglio le varie sfaccettature di attività dirigenziali sempre più complesse. 4. Eventi Nel corso del 2013 abbiamo consolidato numerosi eventi creati nel 2012, ad esempio i Business Breakfast e i lunch del 4Seasons. Occasioni privilegiate, unitamente ad altre manifestazioni create ad hoc (come la Giornata cantonale dell’economia o gli aperitivi dedicati al mondo dei trader), per creare e consolidare la rete fra le aziende associate. Coinvolgendo circa 400 aziende e 1500 partecipanti in circa 30 eventi abbiamo fortemente contribuito a dare spazio alla presentazione di molte realtà aziendali, fra cui anche giovani imprese che si affacciano sul mercato. Rientrano nel novero degli eventi significativi ovviamente anche quelli dedicati all’export e alla presentazione di paesi di tutto il mondo. Momenti importanti per approfondire le conoscenze su paesi già conosciuti o potenzialmente interessanti per le imprese ticinesi e per capire anche quali siano le possibilità di condividere esperienze con altre imprese ticinesi e svizzere magari già attive su un determinato mercato. Nel 2013 abbiamo presentato le opportunità di business della Corea del Sud, Slovacchia, della Spagna, della Svezia e, per la prima volta, di paesi africani come Nigeria e Ghana.

5. Riforme fiscali In un panorama caratterizzato da interminabili discussioni sugli sgravi fiscali, sfociate spesso in votazioni dall’esito negativo per l’alleggerimento dell’imposizione delle aziende, la Cc-Ti e le altre associazioni economiche hanno deciso di adottare un altro approccio. Non mancherà ovviamente il sostegno a proposte di sgravi sulle aliquote, come quelli previsti dalla proposta presentata qualche giorno fa dal PLR. Il nostro lavoro è però rivolto soprattutto alle riforme strutturali, a possibili nuove forme di imposizione, a strumenti innovativi, prendendo spunto anche da alcune iniziative intraprese da altri cantoni. Il 21 novembre 2013, nel quadro della Giornata cantonale dell’economia, sarà quindi presentato un rapporto elaborato da esperti fiscali con le prime proposte di interventi sulla struttura fiscale ticinese. 6. Artigianato / IVA L’impegno a favore delle aziende orientate prevalentemente sul mercato interno si è concretizzato con diverse iniziative. Una su tutte è la proposta, intimata il 14 ottobre 2013 alle autorità federali, che mira a creare l’obbligo di una rappresentanza fiscale in materia di IVA per gli operatori esteri. Lo scopo è di sopprimere la distorsione della concorrenza a sfavore delle nostre aziende artigianali a seguito dell’esenzione dall’IVA per le prestazioni di servizio transfrontaliere fino a 10’000 franchi. E’ opportuno ricordare che, grazie alla segnalazione dell’esistenza di questa distorsione da parte della Cc-Ti nel 2011 e ai susseguenti atti parlamentari cantonali (di Marco Passalia e Rinaldo Gobbi) e federali (di Lorenzo Quadri e Ignazio Cassis), il Consiglio federale è giunto ad ammettere che vi è una discriminazione delle nostre aziende, senza però proporre soluzioni. La Cc-Ti ne ha pertanto portata una, realizzabile senza troppe complicazioni e senza aggravare il carico burocratico, evitando quindi di causare oneri supplementari allo Stato. Il privato può giocare un ruolo decisivo nella soluzione di questo problema e ci attendiamo una risposta positiva dell’autorità federale, anche perché lo strumento della rappresentanza fiscale, ampiamente utilizzato dai paesi europei, è a nostro avviso compatibile con il diritto europeo e gli accordi bilaterali fra Svizzera e UE.

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96esima Assemblea Cc-Ti

7. Politica federale La nostra presenza in ambito federale si è ulteriormente consolidata, grazie al lavoro del Delegato delle associazioni economiche per le relazioni esterne, Michele Rossi, e al fatto che la Camera ticinese, nella persona del direttore Luca Albertoni, ricopre la funzione di presidente delle Camere di commercio e dell’industria svizzere. Su molti temi abbiamo potuto far valere la posizione dell’economia ticinese, basti pensare alla questione del completamento del San Gottardo, oggetto di un Messaggio del Consiglio federale al Parlamento. Siamo anche riusciti a portare le preoccupazioni ticinesi in relazione alla prospettata riforma III dell’imposizione delle imprese, che rischia di modificare profondamente il sistema fiscale svizzero. Fra i casi concreti trattati, si può citare l’aiuto decisivo dato all’Associazione dei giardinieri, affinché l’autorità federale modifichi le regole di notifica delle imprese straniere concernenti questa attività, visto che il settore è trattato in modo discriminatorio rispetto ad altri. Nell’ambito dei trasporti, abbiamo ospitato il 26 ottobre 2013 la Consigliera federale Doris Leuthard per una discussione sui motivi che giustificano un aumento da 40 a 100 franchi della vignetta autostradale. Una proposta che la Cc-Ti, come tutte le altre Camere di commercio e dell’industria svizzere, sostiene. A livello federale, è opportuno spendere qualche parola anche per alcuni temi che saranno oggetto di votazione nei mesi a venire e che devono essere assolutamente respinti, perché porterebbero a inutili modifiche del nostro sistema elvetico, che ha dimostrato di funzionare molto meglio di tanti altri, anche a noi molto vicini. Sono quindi da rifiutare con fermezza l’iniziativa 1:12, quella che prevede un salario minimo generalizzato di 4’000 franchi, come pure quelle che mirano all’abolizione dell’imposizione forfettaria per stranieri e all’introduzione di un’imposta di successione federale. 8. Politica cantonale Unitamente alle altre associazioni economiche, abbiamo già più volte espresso la nostra posizione negativa verso l’introduzione di uno strumento di freno all’indebitamento con moltiplicatore cantonale, perché si creerebbe una leva troppo facile per aumentare le imposte, invece di dedicarsi

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soprattutto alla revisione dei compiti dello Stato. Siamo per contro favorevoli all’introduzione di un freno alla spesa. La Cc-Ti ritiene estremamente importante il partenariato sociale e la collaborazione con lo Stato. Su entrambi i fronti la nostra collaborazione non è mai mancata, al di là delle normali diversità di vedute su determinati temi. Collaborazione non significa appiattimento, per questo è giusto sottolineare certe differenze ai fini di una discussione costruttiva per la crescita del Ticino. In passato abbiamo segnalato che la criminalizzazione delle aziende da parte di taluni attori non porta assolutamente nulla, perché fa pagare a moltissimi la colpa di un numero molto esiguo di operatori che non rispettano le regole. Le eventuali soluzioni vanno trovate, nel limite del possibile, insieme e senza smontare, pezzo dopo pezzo, un sistema che ha dimostrato di funzionare. Dal canto nostro cerchiamo quindi di rilanciare un patto sociale che coinvolga tutti. Non solo le aziende sono chiamate (giustamente) ad un comportamento responsabile, ma anche Stato, sindacati, cittadine e cittadini devono fare la loro parte. La discussione su frontalieri, distaccati e padroncini è emblematica. Tutti accusano tutti, ma nessuno può chiamarsi fuori. Vi è quindi massima apertura da parte del mondo imprenditoriale verso qualsiasi problematica, a condizione di non fungere da capro espiatorio o utili idioti. Collaborazione sì, ma non a ogni costo.


Reportage pubblicitario

La Svizzera passa all’e-fattura La fattura elettronica è sempre più diffusa. Secondo un recente studio, nel 2012 in Svizzera ben 14 milioni di fatture sono state spedite a clienti commerciali per via elettronica. Grazie al servizio di e-fattura è stato possibile conseguire risparmi per circa 250 milioni di franchi. L’e-fattura non solo permette di risparmiare tempo e denaro, ma riduce anche gli errori durante l’elaborazione delle fatture, rispetta l’ambiente e promuove la fidelizzazione dei clienti. L’introduzione capillare della e-fattura rientra tra gli obiettivi dichiarati della Confederazione. Entro il 2016, la fatturazione elettronica sarà la regola nell’amministrazione pubblica a tutti i livelli, dalla Confederazione, ai Cantoni fino ai Comuni. Ma non è solo il settore pubblico ad aver scoperto i vantaggi dell’e-fattura, anche numerose grandi aziende e circa il 10% delle PMI svizzere l’utilizzano già. Indipendentemente dalla loro dimensione, grandi aziende e PMI che inviano o elaborano ogni anno un volume elevato di fatture dovrebbero prendere in considerazione il passaggio all’e-fattura. I vantaggi sono evidenti per entrambe le parti: l’emittente della fattura non solo risparmia sui costi di carta e spedizione, ma potrà soprattutto beneficiare di un pagamento più veloce della fattura e di una migliore qualità dei dati, con una riduzione delle richieste di chiarimento nell’evasione della fattura. Il destinatario della fattura può invece accelerare i suoi processi, grazie all’eliminazione della

«Con l’e-fattura riduciamo i nostri costi e al contempo i nostri fornitori beneficiano di notevoli vantaggi, perché la loro fattura sarà evasa più rapidamente» Jörg Ilg, responsabile Shared Service Finance per la Svizzera tedesca, CRH Swiss Distribution

in media 2 franchi e il destinatario ben 15 franchi per fattura. In base all’attuale organizzazione dei processi, è possibile ottenere un risparmio potenziale che arriva fino al 60% dei costi finora sostenuti per ciascuna fattura. Sommando tutte le e-fatture spedite, lo studio calcola per la Svizzera un risparmio sui costi pari a 250 milioni di franchi nel 2012. Facile integrazione L’e-fattura può essere facilmente integrata nei software di gestione finanziaria in uso senza modificare le consuete fasi di elaborazione. In questo modo, ad esempio, l’e-fattura può essere inserita E-fatture spedite (B2B) (in milioni) 14

registrazione manuale e dell’archiviazione fisica delle fatture. Anche un numero crescente di aziende attive a livello internazionale sta adottando la fattura elettronica. Oltre un terzo delle fatture spedite elettronicamente è diretta a partner commerciali all’estero.

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Il passaggio all’e-fattura ripaga Secondo uno studio condotto dalla Scuola universitaria della Svizzera nord-occidentale, l’emittente risparmia

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10 all’estero*

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«Per noi l’e-fattura è un servizio innovativo e un’importante misura di fidelizzazione della clientela» Martin Zeller, direttore dello shop online di musica CeDe.ch

nei processi di workflow esistenti e saldata mediante le abituali procedure di pagamento. Il tempo di elaborazione risulta chiaramente più breve e tutti i pagamenti vengono registrati correttamente in contabilità. E-fattura come fattore d’immagine Molte aziende non mettono la questione dei costi al primo posto, ma desiderano piuttosto offrire ai propri clienti e fornitori la possibilità di evadere più rapidamente e con maggiore semplicità e sicurezza le proprie fatture. Anche l’aspetto ecologico ha la sua rilevanza. Per queste aziende l’e-fattura diventa un elemento innovativo che rafforza ulteriormente la relazione con i propri partner commerciali.

in Svizzera

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Fonte: swissDIGIN 2013

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Maggiori informazioni sulle soluzioni e-fattura di PostFinance su www.postfinance.ch/e-fattura


96esima

Assemblea Generale Ordinaria Cc-Ti  

96esima AGO della Cc-Ti


venerdi` 18 ot tobre 2013    Cinema Teatro, Chiasso © Foto di Loreta Daulte

Aperitivo e cena


Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti

Vignetta e 1:12 24 novembre

L’imminente votazione federale sull’adattamento del prezzo della vignetta da 40 a 100 franchi ha creato numerosi fronti, anche abbastanza eterogenei. Difficile pertanto comprendere quale sia la vera posta in gioco, tra implicazioni finanziarie, diatribe strada-ferrovia, scelte politiche a favore di un vettore piuttosto che un altro, ecc.. Per chi, come la Cc-Ti, ha sempre sostenuto la complementarietà fra i vari mezzi di trasporto, non è stato facile trovare la collocazione giusta in questo contesto e la nostra decisione di sostenere l’aumento del prezzo della vignetta non è stata indolore. Perché mai un’associazione economica dovrebbe sostenere l’aumento di una tassa, visto che da sempre ci opponiamo di principio ad ogni inasprimento della pressione fiscale? La risposta è abbastanza semplice ed è la stessa data da tutte le Camere di commercio e dell’industria svizzere (ad eccezione di quella di Argovia): perché un sì alla vignetta permette di adattare la rete autostradale alle esigenze di una Svizzera competitiva nel 21° secolo e perché si tratta di un primo passo verso la tanto invocata trasparenza della ripartizione delle risorse nell’ambito infrastrutturale. È evidente che il passaggio da 40 a 100 franchi è in un certo senso brutale, proprio perché avviene in un colpo solo. E siamo anche coscienti che andare a chiedere ulteriori sacrifici alle cittadine e ai cittadini e in particolare ai già tanto tartassati automobilisti non è una cosa gradevole e che rende popolari (non a caso sosteniamo l’aumento della vignetta ma non quello contemporaneo della benzina, quando è troppo è troppo…). Eppure, in questo caso riteniamo che il sacrificio sia utile. Avantutto perché le entrate supplementari generate dovrebbero permettere di evitare la concorrenza delle varie regioni per la costruzione dei rispettivi tracciati autostradali oggi mancanti. Inoltre, i mezzi verrebbero integralmente destinati al fondo stradale, andando ad incrinare la poco trasparente e iniqua attribuzione al trasporto pubblico di soldi prelevati dalle tasche degli automobilisti. Perché questo è uno dei problemi di fondo, frutto di una politica a senso unico condotta a livello federale per troppo tempo, con le risorse generate dalla strada deviate inesorabilmente e sistematicamente verso il trasporto pubblico. Con il risultato paradossale che troppo spesso si è detto che per determinati progetti stradali non vi erano i mezzi necessari. Da un punto di vista economico, l’aumento della vignetta sembra inoltre sostenibile, perché di fatto rappresenta un abbonamento autostradale annuale forfettario, proporzionato a quanto offre la rete stradale svizzera anche e soprattutto se

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comparata ai molti pedaggi che caratterizzano la rete europea. Mentre invece le altre tasse stradali federali colpiscono il consumo di benzina o diesel, legato quindi al numero di chilometri percorsi. Riteniamo pertanto più sostenibile la variante “abbonamento” rispetto a quella dell’aumento della benzina, sia per cittadine e cittadini che per le imprese, in particolare quelle che dispongono di veicoli aziendali. Non è mai popolare chiedere l’aumento di una tassa ed è particolarmente difficile farlo per un’associazione economica, ma probabilmente è un male necessario.

Sull’iniziativa 1:12 ho già avuto modo di esprimermi a più riprese e posso solo ribadire l’invito a respingerla con decisione, perché sarebbe solo il primo passo verso l’abbattimento del sistema svizzero. Mi sembra che sia un argomento sufficiente…


Contromano di Alessio Del Grande

Una soluzione semplice ma efficace per il fenomeno padroncini Già anni fa, quando i padroncini italiani non erano un pericolo per gli artigiani ticinesi, i deputati Rinaldo Gobbi, PLRT, e Marco Passalia, PPD, entrambi Vicedirettori della Camera di Commercio, avevano richiamato l’attenzione di Governo e Parlamento sull’incongruenza della normativa IVA che favoriva in maniera discriminatoria i lavoratori indipendenti e distaccati che arrivavano dall’Italia rispetto alle ditte locali. Allora si avvertivano solo le prime avvisaglie di un fenomeno che avrebbe poi raggiunto livelli allarmanti. Un richiamo che si perse, però, nel silenzio generale. Nel giro di qualche anno, parallelamente alla crisi economica italiana, è scattato in Ticino l’allarme padroncini. Con la rincorsa di partiti e associazioni nel proporre soluzioni contro quella che si ritiene una vera emergenza. Del resto i numeri la rendono tale. Nel 2010 distaccati e indipendenti italiani arrivati in Ticino per qualche lavoro erano meno di 17mila, nel 2012 erano oltre 21mila, mentre la stima finale per questo anno si attesta a quota 35mila. Una crescita esponenziale che ha creato grossi problemi alle ditte del Cantone e che finalmente ha aperto gli occhi anche a Berna sul trattamento discriminatorio per le ditte locali che - a differenza dei padroncini italiani devono pagare l’IVA anche per importi sotto i diecimila franchi - denunciato a suo tempo da Gobbi e Passalia. Diecimila franchi potrebbero sembrare poca cosa, ma se si considera il volume di lavori e di giornate lavorative che c’è dietro la presenza in Ticino di 30mila padroncini si arriva a somme non indifferenti. Guadagni ottenuti con una distorsione delle regole della concorrenza, visto che l’esenzione dell’IVA sotto i diecimila franchi e nella stragrande maggioranza dei casi la mancata dichiarazione fiscale in Italia degli introiti realizzati in Ticino, permette ai padroncini di lavorare a costi ultra competitivi. Difatti, come hanno più volte sottolineato la Società impresari costruttori e le associazioni artigianali, il costo reale del lavoro in Italia, per l’eccessivo carico di oneri sociali, fiscali e burocratici, se non superiore è certamente uguale a quello ticinese. Sempre che, ovvio, si paghino davvero, oneri sociali, imposte e tasse. Se le imprese che arrivano da oltre confine non pagano questo carico di oneri e sono per di più anche esonerati dall’IVA sotto i diecimila franchi, è sin troppo evidente che da noi possono lavorare a costi talmente ribassati da mettere fuori mercato le ditte locali. Dunque, una concorrenza sleale bella e buona. In Ticino soprattutto in questo ultimo anno c’è stato un accavallarsi di proposte per risolvere il problema dei padroncini, su cui lo scomparso Direttore del Dipartimento del Territorio, Michele Barra, al quale il tema stava molto a cuore, aveva commissionato un apposito studio per richiamare l’attenzione delle autorità cantonali e federali. Le proposte avanzate in questi mesi si sono scontrate però con la normativa federale e gli accordi sulla libera circolazione sottoscritti dalla Svizzera con l’Unione Europea. Recentemente il Consiglio Nazionale ha approvato all’unanimità una mozione del deputato Ignazio Cassis, PLRT, su

IVA e padroncini, che recepisce sostanzialmente la discriminazione denunciata da Gobbi e Passalia, sottolineando un “vuoto” normativo che di fatto, favorisce la concorrenza sleale. E grazie anche alle pressioni del Ticino, Berna ha cominciato a rivedere la sua posizione. Sino a poco tempo il Consiglio federale si è opposto a modificare il regime attuale dell’IVA per i padroncini italiani, sostenendo che ciò avrebbe comportato maggiori costi amministrativi e burocratici. Insomma, il santo non valeva la candela. Qualche mese fa, pero, riconoscendo che il problema esiste e che per le regioni di frontiera questa concorrenza sta diventando davvero pericolosa, Berna ha proposto di imporre il pagamento dell’IVA alle imprese straniere che hanno un fatturato annuo di almeno 100mila franchi su scala mondiale. Indubbiamente un passo avanti, anche se manca l’indicazione di una misura concreta su come scoraggiare quei padroncini che tenteranno di fare i furbi. Da qui la soluzione proposta recentemente dalla Camera di commercio, che potrebbe essere il classico uovo di colombo capace di sbloccare la situazione. Una soluzione, già indicata al Cantone e a Berna, semplice quanto efficace, e senza contravvenire a quanto stabilito con gli Accordi bilaterali con l’UE. Il meccanismo è lineare: il padroncino italiano chiamato a fare un lavoro in Ticino, prima di passare la frontiera deve iscriversi come contribuente attraverso un suo rappresentante fiscale in Svizzera, ad esempio un fiduciario commercialista. Al momento della notifica on line gli verrà anche comunicato un numero IVA. Se il suo fatturato su scala mondiale supera i 100mila franchi, sarà soggetto all’IVA come gli artigiani svizzeri. Qualora non rispettasse la procedura nella comunicazione dei dati o non pagasse l’IVA, il suo rappresentante fiscale, lo segnala al fisco federale e alle dogane. Questa soluzione rappresenta diversi vantaggi. Innanzitutto si attiva una maggiore attenzione sull’ingresso dei padroncini, in secondo luogo si fissano delle regole chiare e in terzo luogo si esercita preventivamente un effetto dissuasivo su chi pensa di poter fare il furbo. Tanto più se si riuscisse a concretizzare quanto proposto dal Professor Marco Bernasconi, ossia la possibilità che la Svizzera comunichi spontaneamente all’Italia, i nomi delle ditte che lavorano in Ticino e quanto incassano per i loro lavori. Secondo Bernasconi, sarebbe perciò importante che nell’ambito dei negoziati tra Italia e Svizzera, si prevedesse chiaramente che la Confederazione possa spontaneamente informare l’Amministrazione finanziaria italiana sulle generalità di padroncini e distaccati che svolgono un’attività in Svizzera e sugli importi percepiti. La certezza che il fisco italiano possa sapere dei redditi conseguiti dai padroncini in Svizzera potrebbe limitare il loro afflusso in Ticino, poiché la concorrenza tra le ditte residenti in Italia e quelle svizzere non sarebbe più distorta da un diverso trattamento fiscale e dall’indubbio vantaggio di nascondere all’erario della Penisola gli incassi fatti oltre frontiera.

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Il tema di Alessio del Grande

Commodity trading, la frontiera del commercio internazionale Con piazze come Londra, Singapore e Ginevra, con una tradizione di fama mondiale nel commercio di materie prime, chi l’avrebbe mai detto, sino a qualche anno fa, che anche il Ticino si sarebbe ritagliato un suo promettente spazio nel commodity trading, settore in forte espansione in tutti i Paesi avanzati. Attualmente nel Cantone sono attive una settantina di società di trading, con sede soprattutto a Lugano. Tra attività dirette e indotto un migliaio di posti di lavoro di elevato profilo professionale, un apporto al PIL cantonale del 2% e un gettito fiscale in crescita, tra persone giuridiche e fisiche che a buon titolo possono essere ormai annoverate tra i maggiori contribuenti. Un risultato non da poco da quando, appena tre anni fa, venne fondata la LCTA, Lugano Commodity Trading Association, la cui importanza va vista anche alla luce della crescente rilevanza economica che questo comparto rappresenta per l’economia svizzera. Oggi il trading delle materie prime nella Confederazione conta 12mila posti di lavoro diretti, più quelli nelle attività collaterali e contribuisce al 3,6% del PIL nazionale. Ginevra, Vaud, Basilea, Zurigo e Zugo, sono le principali piazze svizzere che hanno proiettato l’arco lemanico in una posizione leader sulla scena internazionale del commercio di materie prime, in particolare per quel che riguarda caffè, zucchero, cereali e petrolio. Ora su questa scena c’è pure il Ticino. Se da un lato, però, al trading viene riconosciuto un ruolo fondamentale, come dimostra l’interesse stesso delle autorità federali, dall’altro in questi ultimi tempi sono aumentati a Berna gli atti parlamentari e le critiche di alcune ONG, che vedono nel commercio di materie prime soprattutto un’attività speculativa. Da qui la richiesta di nuove leggi e vincoli per regolamentare il settore. Ma le società svizzere di trading già sottostanno ad un regime legale internazionale molto complesso e assai restrittivo che sarà, inoltre, rafforzato con nuove norme in arrivo dagli USA e dall’UE. Un’intricata rete di regole che comporta non pochi costi e carichi amministrativi per il trading, in particolare per le piccole società. Negli ultimi anni, le aziende svizzere di commodity trading hanno concretamente dimostrato una sensibilità maggiore per i problemi sociali e d’impatto ambientali nei Paesi con cui commerciano, hanno migliorato la loro governance d’impresa, orientandola anche sulla richiesta dei consumatori di prodotti rispettosi degli standard etici. Ecco perché

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un ulteriore giro di vite nella normativa svizzera, non tenendo nemmeno conto del carattere internazionale di questa attività e del rigido sistema di leggi già esistente, potrebbe compromettere il futuro del settore. Proprio quando esso va acquistando un peso economico strategico per il nostro Paese. In Ticino risalgono agli anni ‘70 le prime esperienze nel commercio di materie prime, allora in particolare con l’Unione Sovietica, e a fare da apripista ci sono state aziende storiche come la Duferco. Ma è soprattutto nell’ultimo quinquennio che il commodity trading ha conosciuto da noi un notevole sviluppo, orientandosi prevalentemente su acciaio, metalli di base e carbone. Al settore ha dato non pochi impulsi la nascita della LCTA che ha tra i suoi obiettivi il consolidamento del trading di materie prime nell’area italo svizzera del centro sud dell’Europa. Un bacino dalle grandi opportunità. Che si potranno sfruttare pienamente soltanto se si rafforzeranno anche nel nostro Cantone le condizioni quadro favorevoli ad un’ulteriore crescita del commodity trading. Migliorare queste condizioni è uno degli scopi principali della LCTA per creare una piattaforma di competenze e collaborazione con altre attività e servizi che ruotano attorno al settore, come compagnie di spedizione, banche operative nel finanziamento del trading, assicurazioni e fiduciarie. Già questo largo spettro di servizi collaterali o funzionali al settore è assai indicativo delle potenzialità del trading e degli impulsi che potrebbero derivare per essi da un’ulteriore crescita del trading. Uno scenario che andrebbe valutato con la dovuta attenzione per l’economia ticinese sempre alla ricerca di nuove attività ad alto valore aggiunto e alla prese con una crisi della piazza finanziaria oggi fortemente condizionata da fattori internazionali su cui si può ben poco incidere. Il commercio di materie prime potrebbe essere un atout per il Ticino, aprendo nuove prospettive di business per tanti attori della nostra economia. Ma la crescita del commodity trading non può prescindere, oltre che da condizioni quadro favorevoli, anche dalla presenza di profili professionali adeguati. È stato proprio lo sviluppo del settore e la sua estrema quanto complessa diversificazione commerciale a far emergere la carenza di personale con competenze specifiche, sia nella società che operano direttamente nel trading sia nei comparti che ruotano attorno ad esso. Figure professionali che oggi


Where next is now! non si trovano in Ticino e spesso neanche in Svizzera. Ecco perché la LCTA si propone di organizzare dei corsi specifici di formazione per le aziende di trading e per i servizi collaterali:assicurazioni, spedizioni, finanziamento, assistenza legale. In collaborazione con la ZCA, Zug Commodity Association, e l’Istituto di Finanza di Zugo, la LCTA organizzerà un primo percorso formativo che partirà l’aprile prossimo. I corsi saranno innanzitutto programmati sulla base delle esigenze del settore e delle richieste dei commodity traders. Ma verrà pure proposto quanto prima un intero ciclo formativo di commodity trading. Si tratta di una formazione di livello universitario scaglionata in moduli che si terranno a Lugano e Zugo con docenti di livello internazionale. Un’offerta formativa che rappresenta indubbiamente un importante opportunità per chi vorrà intraprendere una carriera in un’attività molto promettente dal profilo occupazionale e certamente altrettanto gratificante professionalmente.

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La figura del trader di materie prime Il trader è un intermediario che gioca un ruolo importante nella catena del valore che comincia dal fornitore di materie prime e si conclude con l’utilizzatore finale del bene prodotto. Chi si occupa di negoziazione di materie prime, abitualmente acquista la merce da un produttore per cercare di rivenderla a quelle aziende che si occupano della trasformazione, ad altri intermediari oppure direttamente agli utilizzatori finali; tutto ciò cercando di ricavare il margine di guadagno maggiore e di garantire l’efficienza della catena. In altre parole, il trader si occupa di coadiuvare l’incontro di domanda ed offerta, normalmente collocate in diverse aree geografiche fornendo al contempo sia al fornitore che al cliente - a qualsiasi livello della catena del valore – una serie di servizi addizionali che richiedono competenze specifiche. Quindi, i diversi attori della catena del valore concentrano le proprie risorse e le proprie attività sul proprio core business, mentre il trader si occupa di piazzare la merce facendo capo alle proprie conoscenze del mercato, del trasporto, della logistica, dell’accreditamento e del finanziamento di queste operazioni.

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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Yves Rossier, Segretario di Stato e Direttore della Direzione politica al Dipartimento federale degli affari esteri

Il trading di materie prime in Svizzera Yves Rossier

Esiste un rischio reale per quanto attiene la reputazione della Svizzera in relazione al settore del trading di materie prime? “La Svizzera è un importante hub per le società di trading. La presenza di aziende attive nel trading e nell’estrazione di materie prime in Svizzera presenta opportunità ma anche sfide. Il commercio di materie prime contribuisce alla creazione di valore, occupazione e gettito fiscale nel nostro Paese e può partecipare ad una ripartizione efficiente e sostenibile delle materie prime a livello globale. Il settore è anche confrontato con sfide significative in termini di rispetto dei diritti umani e dell’ambiente, che possono porre rischi in termini di reputazione per le imprese e per la Svizzera. Negli ultimi mesi, le critiche dalla Svizzera e dall’estero non si sono più unicamente concentrate sulle imprese di estrazione, ma hanno anche toccato le aziende del trading, alle quali è chiesta più apertura e trasparenza. Data l’alta concentrazione di società di trading in Svizzera e l’aumento delle accuse, fondate o no, sulla mancanza di dati concernenti il rispetto dei diritti dell’uomo al momento della produzione o dell’estrazione di materie prime, il dibattito sul potenziale impatto del settore sulla reputazione della Svizzera è diventato rilevante. Le materie prime che sono negoziate sulla piazza finanziaria svizzera spesso provengono da Paesi o aree deboli in cui conduciamo la nostra politica di pace e di promozione dei diritti umani. Quindi abbiamo bisogno di fare dei collegamenti tra la nostra politica estera e l’origine di queste risorse. Abbiamo dunque deciso di trasformare questo rischio in un’opportunità ed abbiamo avviato il dibattito con i rappresentanti del settore e delle ONG. Il rapporto sulle materie prime, così come le 17 raccomandazioni che esso contiene, sono il primo contributo a questo dibattito. Questa relazione mette in evidenza le misure già adottate, cosa deve essere fatto per rafforzarle e ne propone di nuove al fine di garantire l’integrazione del rispetto dei diritti umani nelle attività di queste aziende, ovunque esse operino. Queste misure rappresentano un contributo significativo alla riduzione del rischio per la reputazione delle nostre aziende”. Come vede lo sviluppo del trading svizzero di materie prime nel contesto internazionale? “A livello globale, la Svizzera è sempre stata un importante luogo di trading di materie prime e ha un interesse strategico nel promuovere lo sviluppo sostenibile di questo settore. La crescita del trading promuove il mercato del lavoro e le entrate fiscali in Svizzera. La crescente importanza del settore lancia delle sfide importanti in termini di rispetto dei diritti umani e di rispetto per l’ambiente nei Paesi esportatori. Anche se ci sono differenze tra commercio di materie prime e la loro estrazione, la tracciabilità deve poter essere migliorata, anche se ciò può rivelarsi molto difficile, in particolare per i

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beni fungibili. Questa tracciabilità dovrebbe aver inizio con la società produttrice o l’azienda estrattiva”. Spesso si confonde l’attività di commodity trading con la speculazione sulle materie prime e si sollevano anche problemi di carattere etico per le società con sede in Svizzera che operano in Paesi dove non sono rispettate le norme internazionali sul diritto dei lavoratori e la tutela dell’ambiente, per cui s’invocano leggi più restrittive. Cosa pensa al proposito? “In linea di principio la Svizzera non sostiene l’extraterritorialità del diritto, ma non esclude l’introduzione di norme più severe, se necessario, al fine di disporre un mix ragionevole di misure volontarie e obbligatorie, come raccomandato dai principi direttivi delle Nazioni Unite relativi alle aziende ed ai diritti umani. La Svizzera si è anche impegnata per la parità di condizioni (level playing field) a livello mondiale per cui tutte le società siano soggette alle stesse disposizioni, ad esempio in materia di trasparenza. La Confederazione segue da molto vicino la messa a punto delle normative che sostengono una regolamentazione più restrittiva del settore, come ad esempio il Dodd-Frank Act negli Stati Uniti o la direttiva sulla trasparenza dell’Unione Europea, la cui attuazione non è del resto priva di difficoltà. Crediamo tuttavia che si debba in primo luogo rafforzare la capacità dei diversi Governi nel far rispettare le proprie leggi ed evitare un atteggiamento troppo paternalistico. Anche la Confederazione sostiene attivamente le iniziative volontarie che sono implementate con il settore privato e la società civile, come ad esempio l’Iniziativa sulla trasparenza nell’industria estrattiva (ITIE), i Principi volontari sulla sicurezza ei diritti umani o ancora i principi guida delle Nazioni Unite sulle imprese e sui diritti umani”. Alla luce del recente rapporto sulle materie prime, quali saranno i prossimi passi che intraprenderà la Confederazione? “Il Consiglio federale è convinto che una piazza economica forte è completamente compatibile con i valori che la Svizzera difende nel quadro della sua politica estera. La Svizzera si impegna a livello internazionale per trovare soluzioni che riducano il rischio di violazioni dei diritti umani, così come a livello nazionale, dove ha già avviato un dialogo con le principali aziende del settore del trading e con le ONG, per sviluppare proposte di norme in materia di responsabilità sociale delle imprese nel settore del trading. Durante gli incontri che abbiamo avuto con le aziende che commerciano materie prime e le loro organizzazioni mantello nelle diverse piazze elvetiche (Ginevra, Zugo e Lugano), abbiamo riscontrato un’apertura al dialogo, la volontà di approfondire la discussione con l’amministrazione federale, e la disponibilità ad essere coinvolti nel lavoro previsto dalle raccomandazioni del rapporto”.


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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Thomas Patrick, Presidente LCTA e CFO DUFERCO SA

Uno sguardo al futuro della LCTA e di Lugano quale piazza per il trading di materie prime Thomas Patrick

Può descrivere brevemente la situazione del commercio di materie prime in Ticino?

“Lugano è stata a lungo la dimora di importanti società di trading con un ruolo significativo nel settore dell’acciaio, che più di recente è stato ampliato e include anche i metalli comuni e il commercio del carbone - tutte le cosiddette materie prime «pesanti» - così come, in misura inferiore, quelle «leggere». Sebbene Ginevra e Zugo siano più grandi in termini di dimensioni, anche realtà come Lugano sono da prendere in considerazione: 70 aziende di trading forniscono un grosso contributo al reddito fiscale ticinese e al PIL, impiegando circa un migliaio di dipendenti altamente qualificati con ampie conoscenze nei settori del trasporto merci, logistica, finanza, assicurazioni e diritto. L’impiegato del settore del trading non ha una nazionalità definita, possiede ampie competenze linguistiche e ha una vasta conoscenza culturale, ecc.. La Lugano Commodity Trading Association (LCTA) è un’associazione in crescita con 38 delle 70 imprese di trading basate a Lugano quali membri. La LCTA è strutturata come associazione senza scopo di lucro, ed i suoi obiettivi primari sono quelli di promuovere il commercio attraverso lo sviluppo delle competenze e rappresentare collettivamente i soci nelle relazioni a livello locale e/o nazionale, sostenendo al contempo il settore. L’importanza economica del trading nella nostra comunità locale non deve essere sottovalutata e la LCTA svolge un ruolo fondamentale nella costruzione di tale consapevolezza”.

la crescita è stata guidata da diverse spin-off di società e da aziende trasferitesi in Ticino con una relocation. La fiscalità svolge un ruolo determinante quando le imprese valutano dove decidere di insediare le proprie sedi. In questo settore Lugano può offrire tassi interessanti rispetto ad altre principali città svizzere, per non parlare degli oneri fiscali dei Paesi europei circostanti. Inoltre, il ‘carattere italiano’ del nostro ambiente, mitigato dalle caratteristiche specifiche del nostro ‘modello di business svizzero’, crea una combinazione unica che non può essere trovata al di là del confine, e un elevato appeal per turisti e uomini d’affari. Abbiamo constatato che il 37% dei nostri cittadini sono stranieri, provenienti da oltre 100 Paesi. Il cosmopolitismo è solo un eufemismo quando si ascolta la varietà di lingue parlate nelle strade della nostra città. Lugano è una città relativamente piccola, ma offre una qualità di vita che non si trova in una di più grande dimensione. Questa qualità può essere misurata dall’efficienza del trasporto pubblico, dalla sicurezza personale e dagli avanzati servizi sanitari disponibili. La vicinanza di Lugano ai principali aeroporti internazionali di Milano e Zurigo e i servizi locali offerti da Agno, rendono i viaggi internazionali ragionevolmente comodi per le aziende situate nella città in riva al Ceresio. In sintesi, Lugano può essere considerata come una sorta di mini metropoli con un’eccellente qualità di vita e con elevati standard di servizio che in un contesto internazionale sono sempre più difficili da trovare”.

In Ticino, in questi ultimi anni, questo settore ha avuto una forte crescita. Come spiega questo sviluppo?

Per dare ulteriori impulsi ad un comparto molto promettente, cosa si potrebbe fare a sostegno della piazza ticinese del commodity trading?

“Le aziende attive a livello internazionale cercano ambienti stabili ed efficienti da cui dirigere i loro business. Altrettanto importanti sono i servizi locali che possono supportare lo sviluppo e la crescita di questi affari. La Svizzera ha sempre mantenuto un ruolo rilevante nel flusso del commercio mondiale, con numerose aziende del settore dei servizi consolidate presenti sul territorio, che si rivelano fondamentali per un’esecuzione efficiente degli affari. Il settore bancario elvetico gioca un ruolo estremamente importante nel commercio di materie prime; senza le competenze specialistiche e il supporto finanziario, l’industria del trading non può funzionare. Tutte le imprese chiave del settore dei servizi sono presenti a Lugano e questo ha consentito alle aziende locali di crescere. Essendo un ambiente imprenditoriale fertile,

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“Come anticipato nella precedente domanda, la varietà di offerte in una zona specifica non è paragonabile a città più grandi, per esempio le scuole internazionali. Allo stesso modo i collegamenti con i centri principali quali Milano e l’aeroporto di Zurigo possono essere migliorati. Questi e altri elementi simili possono essere cruciali se una società locale vuole attrarre i talenti di alto livello/manager da oltreoceano. La LCTA sta inoltre contribuendo a formare talenti nel settore e questa attività dovrebbe contribuire a rendere l’ambiente ancora più fertile. Ma queste azioni non saranno sufficienti se non combinate con altre iniziative e sforzi e con la consapevolezza dell’importanza del settore per l’intera economia”.


Ospite Intervista di Lisa Pantini con Roberto Grassi, Vice Presidente LCTA, CEO Fidinam Group Holding SA

È il commercio di materie prime unA DELLE componenti per IL riorientamento della piazza finanziaria ticinese Roberto Grassi

Il Ticino è ormai riuscito a conquistarsi uno spazio in crescita nel commodity trading, accanto a piazze di più antica tradizione come Ginevra e Zugo, i motivi di questo successo? “Lo sviluppo del commodity trading in Ticino trova le sue origini nell’insediamento di operatori internazionali nel mercato dell’acciaio e alla presenza di società dedicate allo shipping di commodities. Di riflesso si sono sviluppate competenze anche nei servizi accessori, quali il trade finance, creando i presupposti per l’insediamento di altri operatori anche in altri settori delle commodities. Si può certamente dire che il mercato ha quindi conosciuto un meccanismo di autoalimentazione creando un vero e proprio distretto tecnologico”. Commerci di materie prime e finanza: tra le due attività c’è una forte complementarietà, pensa che il commodity trading possa essere una componente importante per il riorientamento della piazza finanziaria ticinese di cui tanto si parla in questi ultimi anni? “La piazza finanziaria ha privilegiato negli scorsi due decenni il settore del private banking, che offriva marginalità e volumi molto interessanti e che ha attirato una moltitudine di attori sul mercato. Le recenti evoluzioni hanno marcato una brusca frenata sia nei margini che nei volumi, riducendo fortemente il contributo del settore al gettito fiscale cantonale e comunale. Colmare questo vuoto sarà molto difficile e certamente il comparto del commodity trading presenta delle fondate speranze sia per il personale che per l’economia della piazza”.

how, sono disponibili servizi accessori qualitativamente buoni, contesto territoriale inteso quale trasporti, lingua, sicurezza, è certamente valido. Sulla positiva evoluzione incideranno però pesantemente anche fattori al momento non ancora definiti e che toccano sia gli interessi economici dei managers, con le iniziative sulle quali andremo presto a votare (1:12, imposta sulle successioni), che sulla tassazione delle persone giuridiche, sulle quali vi è una forte concorrenza a livello sia intercantonale che internazionale”. La Svizzera, assieme a Londra e Singapore è la più importante piazza del commercio di materie prime a livello internazionale. Un’importanza recentemente ribadita dallo stesso Consiglio federale. Come vede il futuro del settore? Ci sono dei fattori, come, ad esempio, la richiesta di nuove regole legali, che possono mettere a rischio questa posizione? “È giusto che il Governo svizzero formuli una regolamentazione per un settore che è nuovo nel sistema e che ha dei risvolti internazionali: ne possono beneficiare tutti gli operatori se vi sono regole chiare che escludono chi rovina l’immagine del settore. È comunque essenziale che tali regole siano in linea con quanto emanato a livello internazionale: non sta a noi fissare dei nuovi standard comportamentali più restrittivi, che vanificherebbero tutte le iniziative intraprese per l’attrattività della nostra piazza”.

Quali prospettive intravede per il commodity trading in Ticino? “Le prospettive da un punto di vista strutturale sono buone: vi sono indubbie competenze e know

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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Marco Passalia, Vice Direttore Cc-Ti e Segretario LCTA – Lugano Commodity Trading Association

Un Certificate of Advanced Studies per i nuovi professionisti del commodity trading Marco Passalia

Da cosa nasce l’esigenza dei corsi di formazione promossi dalla LCTA? In particolare ci potrebbe parlare del nuovo corso universitario promosso con la Zug Commodity Association presso la Hochschule Luzern? “La formazione specifica nel settore del commercio di materie prime è fondamentale sia perché si tratta di un ambito estremamente specialistico ma anche perché è difficile trovare nuovi profili professionali con le competenze specifiche richieste dalle aziende. Proprio questo è uno dei motivi che ha spinto la nostra associazione a collaborare con la Zug Commodity Association e la Hochschule Luzern nella creazione di una formazione di base ma di livello universitario per professionisti delle materie prime («commodity professionals»). In questo modo, accanto ai seminari ed alle proposte formative specifiche per chi già opera nel settore, abbiamo cercato di offrire questo nuovo percorso formativo denominato «Certificate of Advanced Studies (CAS) - Commodities Professional». Si tratta di una stretta collaborazione tra Lugano e Zugo - i moduli formativi avranno luogo in forma alternata tra queste due città - per formare in sinergia nuovi talenti e per rispondere alla domanda delle aziende alla ricerca di profili ben qualificati”. Come saranno articolati questi percorsi formativi? “Questo programma formativo CAS - Commodity Professional vuole dare una panoramica a tutto campo dei principali elementi che ruotano attorno al settore delle materie prime. Una formazione per generalisti delle materie prime che abbiamo denominato «Commodity Professional». Quindi, si parte dalla conoscenza delle tipologie di materie prime mettendo anche l’accento sulle dinamiche geopolitiche, fino a trattare la tipologia di materie prime nonché il loro ruolo nella creazione del va-

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lore dei prodotti. Naturalmente, l’attenzione verrà concentrata anche sugli aspetti di spedizione e trasporto, sul cosiddetto trade finance, sugli aspetti giuridico-legali nonché sulla gestione del rischio. Non da ultimo, mi sembra particolarmente interessante segnalare che i docenti ed i relatori sono per lo più professionisti attivi nel settore”. Attualmente il commodity trading risente in Ticino della carenza di figure professionali specifiche? “Il problema evocato nella domanda è stato uno tra i vari motivi che ha portato alla creazione dell’associazione nel 2010. Certamente formare nuovi talenti e nuovi profili in questo settore porterebbe benefici alle aziende, al settore ed anche la qualità dei posti di lavoro ne risentirebbe positivamente”. Quali le prospettive occupazionali per un giovane che vorrebbe specializzarsi in questo settore? “Il settore del commercio di materie prime è certamente in crescita e queste aziende giocheranno un ruolo sempre più centrale per il funzionamento del sistema economico globale. Un settore dunque ricco di prospettive e soggetto a celeri evoluzioni. In questo contesto, l’ambito professionale è da considerare molto specifico e dinamico visto che richiede competenze a 360 gradi. D’altra parte, chi lavora in una società di trading acquisisce un bagaglio di competenze ed esperienze difficilmente riscontrabili in altre aziende. Se un giovane mi chiedesse dei consigli sul proprio futuro professionale, lo inviterei a guardare certamente al commercio con l’estero e più in particolare al commercio di materie prime, un’attività nobile e non speculativa che cerca di far incontrare in maniera efficiente la domanda con l’offerta”.


Biblioteca liberale di Alessio del Grande

L’altra storia del comunismo italiano Dei duecento, trecento comunisti italiani che, per sfuggire alla repressione fascista, si rifugiarono in Russia, quelli che riuscirono a ritornare in patria furono pochi. Pochissimi. Dai gulag staliniani si salvò, invece, tutto il gruppo dirigente del vecchio PCI, con in testa Palmiro Togliatti, unico tra tutti i partiti comunisti rappresentati nel Comintern, l’Internazionale socialista, a non essere decimato dalle “purghe” del dittatore sovietico. Per gli altri non ci fu scampo, fucilati dopo processi farsa o scomparsi nei campi di concentramento della Siberia. Al rientro in Italia a quei pochi sopravissuti il Partito comunista di Togliatti impose il più assoluto silenzio su quanto avevano subito e visto nella patria del socialismo. Molti tacquero, conservando il loro segreto sino alla morte, per restare fedeli ad un ideale, sebbene questo si era rivelato nella realtà sovietica una mostruosa macchina di morte, altri restarono in silenzio per disciplina di partito o intimoriti dal linciaggio morale a cui era andato incontro chi aveva osato denunciare le atrocità della dittatura di Giuseppe Stalin. Un muro di silenzio che in tutti i Paesi europei resistette ancora per decenni, mentre i partiti di sinistra dall’Italia alla Svizzera, dalla Francia alla Germania dell’Est continuavano ad indicare alle masse popolari l’Unione sovietica come la patria del socialismo e della libertà. Libertà che là veniva invece annientata nei suoi più elementari diritti. Una grande quanto terribile menzogna per sorreggere un’ideologia liberticida che metteva il “partito guida” al di sopra di tutto. Il partito e la sua linea come incarnazione dell’interesse generale della società sarà l’asse portante di tutta la sinistra europea, il veleno di un’ideologia totalitaria e accentratrice che intossicherà per un altro mezzo secolo la società e la politica. Il primo che in Italia tentò di denunciare i crimini del regime comunista sovietico fu Dante Corneli, scappato in Russia appena ventenne, rientrato fortunosamente in Italia ormai sessantenne, aveva passato metà della sua vita nei lager sovietici. Corneli aveva cercato invano di raccontare il suo calvario, ma il partito glielo impedì, anche molti editori respinsero un suo manoscritto in cui descriveva la terribile esperienza in Russia. Ma non si diede per vinto, quelle memorie le pubblicò ciclostilandole e distribuendole a chi poteva. Corneli venne però isolato dal partito, bollato come un traditore e deriso dai militanti comunisti. Non per nulla il primo vero libro sulla tragedia dei comunisti italiani in Russia, venne stampato in Francia, autrice Nella Masutti, altra sopravvissuta ai lager da cui non aveva, invece, fatto più ritorno il suo compagno. Queste e altre drammatiche storie sono raccontate nel libro di Arrigo Petacco “A Mosca solo andata” edito da Mondadori. Certo la sorte duecento, trecento persone per quanto tragica è ben poca cosa di fronte a milioni di altre di vittime annientate nei gulag sovietici. Ma il destino di quelle duecento, trecento persone, tutti giovani comunisti, rappresenta una delle pagine più vergognose nella storia del PCI e del suo gruppo dirigente, e la dice lunga sulla vera natura di un partito che per decenni ancora (ben oltre 1956, anno in cui il leader so-

vietico Nikita Kruscev rivela pubblicamente i crimini di Stalin) resterà ideologicamente corazzato e del tutto insensibile alle denunce e alle critiche al mito del paradiso sovietico. Tant’è che anche dopo la destalinizzazione avviata da Kruscev e l’apertura agli studiosi degli archivi segreti della Nkvd, la polizia segreta sovietica, i ricercatori italiani dovranno essere autorizzati dal PCI per poter avere accesso a quelle carte e poterle pubblicare nei loro libri. “Quella cortina di silenzio durò molto a lungo e venne osservata anche dalla stampa non comunista – scrive Petacco –. D’altronde, il PCI era ora un partito potente che sapeva farsi temere. Soltanto un paio di settimanali di destra osarono violare la consegna, sollevando però indignate proteste e accuse di scandalismo provocatorio”. Neanche oggi, ricorda Petacco, si conosce il numero esatto dei sopravvissuti tra le centinaia di giovani che erano corsi in Russia per partecipare alla costruzione del primo Paese socialista. “Solo un’inchiesta condotta dal PCI con l’aiuto della magistratura sovietica, come fu fatto dagli partiti comunisti europei – nota l’autore – avrebbe potuto restituirci almeno il nome e il cognome di queste vittime ignote. Ma la direzione del partito non ritenne opportuno svolgerla. Anzi, fino a quando fu possibile vietò le relative ricerche negli archivi moscoviti”. Fu solo grazie al coraggio di qualcuno di quei sopravvissuti e di pochi studiosi che la vera storia dell’emigrazione politica italiana in Russia venne poco a poco a luce, diradando non poche zone oscure di quella terribile epopea. È così che comincia a tratteggiarsi quella geografia dell’orrore, Lubjanka, Butyrki, Taganka, le carceri di Mosca, Ceka, Ghepeù, Nkvd, i diversi nomi della polizia politica, e le tante gelide località perse nell’atrocità dell’arcipelago dei gulag, che affiorerà poi in decine di memorie e di libri. Ma sul PCI sino all’inizio degli anni ‘90 resta l’ombra di un passato inquietante. E con esso la persistenza di una forte vocazione ideologica che vedeva ancora nella “dittatura del proletariato” il paradiso in terra per tutti gli oppressi del sistema capitalistico. Ecco perché quel partito, e il suo potente apparato, pur avendo cambiato più volte nome, è rimasto così a lungo impermeabile ad ogni cambiamento, ad ogni vera svolta riformista. A differenza della socialdemocrazia tedesca, il PCI non ha mai avuto una sua Bad Godesberg. Una mancanza che la sinistra italiana sta ancora pagando.

Titolo: A Mosca solo andata

Autore: Arrigo Petacco Editore: Mondadori

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Evitiamo un’alternativa pasticciata e precaria! La galleria autostradale del San Gottardo è in funzione da oltre 30 anni e deve essere completamente risanata. Per questo motivo diciamo SÌ alla costruzione di una nuova galleria di risanamento senza aumento di capacità, come proposto dal Consiglio Federale, con buon senso e lungimiranza

✔L A “STRADA VIAGGIANTE” NON PUÒ FUNZIONARE L’alternativa alla galleria di risanamento prevede stazioni di carico immense (costo: 2 miliardi di franchi) che dovrebbero essere smantellate al termine dei lavori e ricostruite ogni 40 anni, quando si ripresenterà il problema.

✔E VITIAMO IL CAOS E L’ISOLAMENTO La “strada viaggiante” avrebbe effetti devastanti per il Ticino: costruzione di enormi infrastrutture temporanee ad Airolo e Biasca (80’000 metri quadri) nonché forte rischio di caos anche solo a causa di ritardi di pochi minuti.

✔S ALVIAMO I POSTI DI LAVORO Senza la galleria di risanamento, vi saranno conseguenze nefaste per la nostra economia e per il nostro turismo che si troveranno isolati. Dobbiamo proteggere i nostri posti di lavoro!

COMITATO SÌ ALLA GALLERIA DI RISANAMENTO AL SAN GOTTARDO - SVIZZERA ITALIANA c/o Cc-Ti - Corso Elvezia 16 - 6900 Lugano - Tel. +41 91 911 51 24 info@risanamentosangottardo.ch – ccp: 65-160007-7 Scarica il video informativo: www.risanamentosangottardo.ch

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Attualita` di Angelo Geninazzi, Responsabile di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere

Aumentare le possibilità dopo la scuola media Testo apparso nella rubrica “Economando” del GdP di venerdì 11 ottobre 2013

Negli ultimi anni la scuola, in particolare quella dell’obbligo, ha dovuto confrontarsi con importanti mutamenti nella società. Le aspettative nei suoi confronti sono aumentate, come pure le critiche sul ruolo che essa dovrebbe assolvere. Preasili, mense, doposcuola: a dettare i ritmi spesso non sono i contenuti didattici, ma piuttosto le esigenze logistiche di bambini, genitori o di altri attori coinvolti. E l’economia cosa c’entra? Non avrà anch’essa qualche legittima aspettativa nei confronti della scuola dell’obbligo o della formazione secondaria? È proprio sulla prima – la scuola dell’obbligo, appunto – che vorrei soffermarmi: alcuni anni fa l’economia ha condotto un’inchiesta presso i responsabili degli apprendisti delle imprese, interpellandoli sui punti di forza e i punti di debolezza dei giovani al primo anno, dunque appena licenziati dalle scuole dell’obbligo. Sono emerse diverse informazioni importanti che però vanno considerate premettendo che la scuola – oggi confrontata con numerose sfide – non potrà conciliare tutte le esigenze. Pertanto essa deve assolutamente concedere priorità alle competenze chiave. Dal sondaggio si evidenzia che l’accento va rimesso su due materie: la prima lingua e la matematica. Proprio in queste due discipline i responsabili degli apprendisti hanno notato le carenze più importanti e preoccupanti. Per un giovane questo può rivelarsi un problema nel prosieguo della sua carriera, poiché le due materie in questione sono alla base di numerose altre competenze. Lo sviluppo di queste – in particolare delle conoscenze della materie tecniche – viene fortemente influenzato dalle conoscenze linguistiche e matematiche che ne costituiscono un prerequisito importante. A proposito di conoscenze tecniche:

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sono ancora pochi i giovani che alla fine della scuola media optano per un apprendistato in ambito tecnico, sebbene da diversi anni ormai gli scenari che si aprono sono di altissima qualità. Ma non sorprende: durante la scuola dell’obbligo i ragazzi non vengono praticamente mai messi nella condizione di lasciarsi incuriosire dalle categorie di professioni tecniche che purtroppo, negli ultimi decenni, sono state ignorate anche dalle autorità scolastiche. “Non sia mai che l’economia inizi ora a suggerire al mondo scolastico dove mettere le priorità” è stata una delle reazioni più pacate in occasione della presentazione dei risultati del sondaggio nell’ambito di una commissione didattica. A farla da padrone è stata la convinzione secondo la quale ogni ragazzo debba poter scegliere cosa studiare senza nessun condizionamento esterno. Da parte nostra non ci permetteremmo di mettere in discussione questo sacrosanto diritto: ma, focalizzando l’attenzione sulle competenze chiave e su un maggior contatto con le materie tecniche, il ragazzo avrà, contrariamente ad oggi, veramente la libertà di poter scegliere il suo futuro sfruttando appieno l’ampia ed attrattiva possibilità formativa offerta. E soprattutto sbocchi professionali molto più interessanti.


At tualita` di Lukas Rühli, Avenir Suisse

Una perequazione finanziaria nostrana Perché il Ticino occupa l’ultimo posto nella nostra classifica dei sistemi di perequazione finanziaria

Il paesaggio comunale in Ticino è in evoluzione, la perequazione finanziaria purtroppo no. Nella classifica dell’ultimo Monitoraggio dei Cantoni di Avenir Suisse, che esamina da cima a fondo i sistemi cantonali della perequazione finanziaria intercomunale, il Ticino si trova all’ultimo posto dietro i Grigioni, San Gallo e Soletta. Inoltre, mentre i Grigioni e Soletta introdurranno nel 2015 una perequazione finanziaria rinnovata sul modello di quella federale (la NPC), il Ticino continua a non soddisfare i criteri con il suo sistema in vigore dal 2003. Nel complesso il sistema ticinese è abbastanza moderno, ad esempio le disparità di risorse e di oneri finanziari speciali a carico dei comuni sono compensati separatamente. Anche l’intensità della ridistribuzione tra i comuni è a prima vista moderata. La cosiddetta dotazione minima – il livello di gettito pro capite garantito a ogni comune – è fissata al 70 % del gettito cantonale medio (in confronto: a livello federale questa dotazione è del 85 %). E per gli aspetti positivi ci fermiamo già qui. Assieme a questa perequazione finanziaria diretta troviamo in Ticino anche una perequazione indiretta: il tasso di sovvenzione dei compiti comunali e il tasso di contribuzione dei comuni agli oneri del Cantone dipendono dalla forza finanziaria di ogni comune. Poco trasparente e difficilmente controllabile, questo tipo di perequazione conduce a errori nel dimensionamento dell’offerta pubblica (ad esempio, quando il Cantone si assume l’intero costo di un compito presso i comuni poveri di risorse, mentre i comuni ricchi devono provvedere da soli). Nell’insieme solo sette Cantoni conoscono ancora una perequazione finanziaria indiretta, e proprio in Ticino è praticata più che altrove.

Ma anche la perequazione finanziaria diretta ha importanti difetti strutturali. In Ticino i contributi versati ai comuni sono legati al moltiplicatore comunale: più questo è elevato in un comune destinatario, maggiore sarà il sussidio ricevuto o minore il contributo pagato. In questo modo l’autonomia dei comuni è ridotta e si incoraggia una gestione inefficiente del gettito comunale. Quei comuni che nonostante le sovvenzioni mantengono una fiscalità molto elevata, possono beneficiare di un aiuto agli investimenti fornito dal Cantone, oppure, nel caso il moltiplicatore superi il 100 %, di contributi straordinari. Questi pagamenti richiedono un grande sforzo di controllo (a confronto dei modesti contributi versati) e causano elevati costi amministrativi. Il Consiglio di Stato ticinese ha risposto a queste critiche, affermando di essere consapevole di queste lacune. I comuni però non ne approfitterebbero. Certo, i comuni non sono semplici «massimizzatori di introiti». Ma il semplice fatto che nella legge sulla perequazione finanziaria intercomunale sia stato necessario precisare che «Il Consiglio di Stato riduce il moltiplicatore politico quale parametro per il calcolo del contributo di livellamento nel caso in cui il moltiplicatore d’imposta è tenuto artificialmente elevato» (Art.5 al. 4) dimostra come il Cantone sia ancora insicuro sulla questione. I comuni ticinesi sarebbero a lungo termine serviti meglio da un sistema che garantisce una dotazione minima più elevata, in cambio dell’abbandono della perequazione finanziaria indiretta, delle numerose sovvenzioni basate sul moltiplicatore e dei contributi speciali. Maggiori informazioni su questo tema sono disponibili nella nostra pubblicazione (in tedesco): «Monitoraggio dei Cantoni 5: Il labirinto della perequazione finanziaria».

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Eventi

Agiamo Insieme! Invito alla serata evento Agiamo Insieme! del 18.11.2013 presso l’Auditorium Banca Stato

Evento organizzato da:

Gentili signore, egregi signori,

Programma

nell’ambito della collaborazione fra la Camera di commercio dell’industria, dell’artigianato e dei servizi e l’Ufficio dell’assicurazione invalidità del Cantone Ticino siamo lieti di invitarvi alla serata evento Agiamo Insieme che si terrà lunedì 18 novembre 2013.

Dalle ore 17.30

Accoglienza degli ospiti

ore 18.00

Benvenuto da parte della moderatrice Julie Arlin

Intervento del Consigliere di Stato Paolo Beltraminelli Intervento Salmina e Ferrari Dir. Antonio Salmina

Lo scopo dell’evento è quello di dare un riconoscimento alle aziende del territorio ticinese che si sono distinte nella reintegrazione professionale di collaboratori che hanno subito un danno alla salute. Questo riconoscimento vuole inoltre valorizzare gli sforzi intrapresi da molti datori di lavoro, che, in collaborazione con l’Ufficio dell’assicurazione invalidità del Cantone Ticino, hanno affrontato con successo l’inserimento delle persone all’interno della propria azienda.

Azienda Bianchi & Co. SA, Novazzano Azienda Helsinn Healthcare SA, Pambio-Noranco Azienda Roll-Star 86 Sagl, Sementina ore 19.15

La capo Ufficio AI Monica Maestri Il Direttore Cc-Ti Luca Albertoni

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Riconoscimento delle aziende

Aperitivo presso Bar Prisma, palazzo Banca Stato

Iscrizioni entro lunedì 11 novembre 2013, a Ufficio Assicurazione Invalidità, via dei Gaggini 3, 6500 Bellinzona agiamoinsieme@ti.oai.ch, Tel. +41 91 821 93 50. Vista la capienza limitata della sala, verranno prese in considerazione le iscrizioni in base all’ordine d’entrata. Si ringrazia per la comprensione.


Eventi

Svezia: connubio tra innovazione e sostenibilità Lunedì 18 novembre 2013 dalle ore 16.30 alle ore 17.45 networking apero a seguire presso l’Hotel Parco Paradiso a Lugano Organizzato da:

Partner e sponsor dell’evento: www.cippatrasporti.ch

Presentazione La Svezia è uno dei Paesi europei più innovativi e all’avanguardia. La sua economia è fondata sulle grandi ricchezze di foreste, minerali ed energia idroelettrica che si trovano su tutta la sua vasta superficie. Nell’ultimo secolo la Svezia si è fortemente tramutata da una società agricola ad una società industriale a tutti gli effetti. Il settore dei servizi oggi ricopre l’80% del PIL, contro il 2% di quello agricolo, e nelle regioni più a sud si è sviluppato in modo importante il settore delle biotecnologie. Pochi altri Paesi delle dimensioni della Svezia hanno paragonabili industrie aeronautiche e nucleari, case automobilistiche, un’industria militare d’avanguardia, un’avanzata industria delle telecomunicazioni e dell’informazione nonché grandi gruppi farmaceutici. Senza contare che si situa tra le nazioni più avanzate nell’utilizzo delle energie rinnovabili e ha anche in programma di rendersi indipendente dal petrolio entro il 2050. La Svezia è inoltre diventata un’importante destinazione per gli investitori esteri attirati dai rendimenti alti e stabili. Il mercato del “private equity” equivale a oltre l’1% del prodotto interno lordo del Paese. Alla base del successo svedese risiede certamente la forte collaborazione tra aziende, mondo accademico e Governo. Inoltre, sebbene la maggior parte dell’industria sia di proprietà privata, la Svezia ha un settore pubblico relativamente grande, che si è ulteriormente espanso negli ultimi anni. Dopo la grave crisi del 1993 durante la quale il debito pubblico svedese andò alle stelle, il Governo mise in atto un piano di austerità radicale ed introdusse regole più severe. Non immune dalla crisi economica globale del 2008, il Governo svedese adottò altri pacchetti di aiuti, promuovendo ulteriormente l’innovazione e la ricerca attraverso un programma di sostegno quadriennale. Nel 2010, tuttavia, la ripresa è stata robusta, con una crescita del 4,4%. L’economia svedese oggi si ritrova in buona forma e, secondo le stime di vari esperti, nel 2013 il PIL potrebbe crescere dell’1%. Molto importante è anche il mercato delle esportazioni: circa il 50% della produzione svedese è, infatti, destinata all’estero (il 72% rimane all’interno del mercato europeo). Per la Svizzera, la Svezia rappresenta il più importante partner commerciale tra i Paesi nordici. Nel 2012 le cifre hanno

però indicato un calo delle esportazioni (-14%) e delle importazioni (-1%). Questo appuntamento vuole offrire una panoramica sulla situazione economica del Paese e sulle potenzialità di sviluppo nei vari settori, oltre che proporre consigli pratici sulle modalità d’entrata sul mercato grazie alle testimonianze di aziende ticinesi attive in Svezia. Infine, grazie alla collaborazione con Switzerland Global Enterprise, vi è la possibilità di fissare dei colloqui individuali durante la giornata per una consulenza mirata. Programma 16.30 Introduzione e saluto di benvenuto Marco Passalia, Vice Direttore e Responsabile Servizio Export e Legalizzazioni, Cc-Ti 16.35 Economic Outlook Philipp Waeber, Global Macroeconomic Research, Credit Suisse, Zurigo 16.50 Areas of business opportunities in Sweden Bernhard Karli, Head of Trade Section, Ambasciata Svizzera, Stoccolma 17.05 Evaluating chances and risks of trading in Sweden Friederike Struckmeier, Senior consultant, Bisnode D&B Schweiz AG 17.15 Credit Risk Management in Sweden Luca Caretti, Euler Hermes, Head of Account Management Credit 17.25 La testimonianza di un’azienda ticinese Carlo Del Grosso, Credit Analyst, Jimlar Europe AG

Networking apero a seguire La manifestazione è aperta a tutti gli interessati. Entrata libera. Per iscrizioni prego rivolgersi alla Cc-Ti entro giovedì 14 novembre 2013, al numero di telefono +41 91 911 51 18, Fax +41 91 911 51 12, corsi@cc-ti.ch, www.cc-ti.ch.

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Eventi

Svizzera e Ticino nell’arena fiscale: siamo in grado di affrontare la competizione? La fiscalità cantonale e nazionale tra spunti e proposte Che si terrà Giovedì 21 novembre 2013 presso la Sala multiuso di Sant’Antonino sita in Via delle Scuole 14 Organizzato da:

La piazza economica svizzera, e ancor più quella ticinese, sono confrontate a grandi sfide in materia di fiscalità. La concorrenza per attirare imprese si è ulteriormente rafforzata con la crisi dell’indebitamento alla quale sono esposti molti Stati europei. Si pone la questione di sapere se la Svizzera e il nostro Cantone siano ancora in grado di giocare un ruolo di primo piano e dunque fare della fiscalità un proprio vantaggio competitivo. Nell’ambito dell’annuale edizione della Giornata dell’economia cantonale si cercherà di trovare risposte a questa domanda sulla quale ogni giorno che passa veleggia un’aura sempre più retorica. Notoriamente il mondo avanza e chi resta sul posto rischia, obtorto collo, di indietreggiare. In particolare l’assetto fiscale in Ticino da tempo si trova in una situazione di stallo, con le differenti forze politiche che si contendono il primato nei dibattiti con argomenti ideologici senza però riuscire a progredire verso soluzioni concrete. Dopo una presentazione di uno studio di economiesuisse che riassume le sfide e le soluzioni che si prospettano nell’ambito della Riforma III delle imprese, le associazioni economiche cantonali serviranno il piatto forte: linee guida e spunti concreti per un’incisiva riforma del sistema fiscale per le imprese nel cantone Ticino. Lo scopo è di inserirsi a pieno titolo nel dibattito in corso a livello politico, contribuendo in modo costruttivo alla ricerca di una soluzione condivisa e pragmatica a beneficio delle imprese già attive sul territorio e aumentando al contempo il grado di attrattività per nuovi investitori.

Programma 16.45 Caffè di benvenuto 17.00 Benvenuto Angelo Geninazzi, Responsabile economiesuisse per la Svizzera italiana 17.10 Piazza fiscale svizzera, sfide e soluzioni Rudolf Minsch, Presidente a.i. della Direzione di economiesuisse 17.30 La fiscalità in Ticino ha ampi margini di miglioramento Peter Jäggi, Avvocato e Esperto fiscale presso Jäggi & Scheller SA, Lugano INTERMEZZO MUSICALE 18.00 Tavola rotonda – il potenziale del Ticino – Peter Jäggi, Avvocato e Esperto fiscale presso Jäggi & Scheller SA, Lugano – Nicola Franchini, Partner dello Studio fiduciario Pagani SA, Lugano – Gianluca Nessi, Direttore presso ICOFIN SA, Ascona Moderato da Giancarlo Dillena, Direttore del Corriere del Ticino Breve presentazione della Junior Chamber International Giovani imprenditori – il futuro del Ticino Seguirà un ricco aperitivo. Per informazioni Iscrizioni entro il 12 novembre 2013 economiesuisse Corso Elvezia 16, cp 5563, 6901 Lugano Fax +41 91 923 81 68, lugano@economiesuisse.ch

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Eventi di Lisa Pantini

L’outsourcing per una maggiore dinamicità delle imprese Nell’edizione di fine settembre del nostro Business Breakfast abbiamo trattato un altro importante tema per la vita delle imprese: l’outsourcing. Parola spesso abusata, frequentemente non si conosce del tutto quest’iniziativa che vede l’esternalizzazione di alcune fasi si un processo produttivo, ricorrendo ad altre aziende, creando partnership e collaborazioni interessanti, portando le stesse PMI che ricorrono a queste pratiche numerosi vantaggi strategici. Durante gli interventi proposti è stato possibile analizzare e meglio comprendere le differenti prospettive dell’outsourcing. Vi proponiamo delle brevi interviste che ci aiutano a focalizzare meglio la tematica

Alleanze strategiche ed accordi di partenariato: le nuove opportunità di business per PMI Intervista con Marco Genoni, Managing Director StrataTech Group

Marco Genoni

Nell’outsourcing quanto sono importanti le alleanze e le partnership? “Fino a qualche anno fa le PMI si aspettavano dall’outsourcing, o più precisamente dal business process outsourcing, risultati piuttosto lineari: maggiore efficienza, snellimento delle attività operative e costi inferiori. Oggi, tuttavia, le esigenze sono cresciute e le PMI si aspettano dai loro providers di servizi outsourcing contenuti sempre più completi ed evoluti: conoscenza del business, capacità di innovazione, esperienza nel settore, soluzioni adattate ad esigenze più specifiche, l’impegno costante a migliorare e così via. Stratatech Group offre servizi outsourcing di marketing e vendita dal 1996. Durante questi anni abbiamo constatato un cambiamento di focalizzazione da parte di molte PMI: invece di ridurre o accrescere la propria forza lavoro, le migliori organizzazioni si sono focalizzate sull’acquisizione delle giuste capacità, per raggiungere gli obiettivi prefissati o adattarsi a strategie in evoluzione. I servizi di marketing e vendita che Stratatech Group fornisce da oltre 17 anni sono strategici per tutti i nostri clienti. La nostra esperienza ci porta a credere che le alleanze strategiche e le partnership che aiutiamo a creare, negoziare e successivamente a gestire, guidano le PMI verso una crescita che non solo risulta strategica per raggiungere gli obiettivi di performance ma che è anche sostenibile a medio e lungo termine. Le alleanze strategiche ben negoziate e ben gestite permettono inoltre una gestione del cambiamento efficace, cosa che oggi è diventata una costante necessità per tutte le aziende”. Quali opportunità e quali scenari futuri emergono per le PMI? “Le opportunità offerte da un’efficiente gestione delle funzioni di marketing e vendita tramite outsourcing alle PMI

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sono molteplici. Il contesto economico attuale richiede un elevato e continuo adattamento. Infatti le linee che tradizionalmente definivano i ruoli di marketing e vendita, o di commercializzazione in generale, vengono rapidamente e continuamente ridisegnate. Una problematica che oggi preoccupa tutte le aziende. Anche se l’outsourcing completo o parziale delle funzioni di marketing e vendita non è un modello d’affare tradizionale, una collaborazione strategica con un outsourcer come Stratatech Group permette alle PMI di gestire molteplici scenari e opportunità legati alle funzioni di commercializzazione in una maniera molto più efficace e vantaggiosa. Ne elenco alcuni. Per una PMI risulta più efficace gestire e fare leva su contratti internazionali di OEM e di licenza complessi con il supporto di un outsourcer qualificato e riconosciuto come tale da grandi aziende internazionali. Uno scenario, quello di fare leva su contratti esistenti per amplificare la cooperazione all’interno di grandi aziende internazionali, di spesso sottovalutato dalle PMI. Un’altra opportunità offerta da un outsourcer specializzato sia nella definizione di strategie e canali per la commercializzazione di prodotti e servizi che nell’esecuzione tattica delle stesse è la riduzione sensibile del timeto-market con il risultato di una maggiore velocità di risposta ed un rapido tasso di crescita. In più ciò consente alle PMI di applicare correttamente le proprie competenze sui prodotti e servizi per battere la concorrenza senza perdere il controllo e il contatto diretto con i clienti. Altri scenari dove un outsourcer qualificato può fare la differenza sono l’introduzione di nuovi prodotti, la penetrazione di nuovi mercati e coprire un’area geografica nella quale l’azienda non dispone di partner o di una rete commerciale. Progetti che tradizionalmente non solo costano molto a una PMI ma che spesso rischiano di procurare esperienze negative sia per la mancanza d’esperienza e di conoscenza del mercato


sia perché le barriere linguistiche e culturali non permettono un approccio lineare. Posso dire che in questi e altri scenari un partenariato con Stratatech Group è sempre risultato in un progetto vincente per la PMI. Infatti il nostro successo si basa sulla capacita di introdurre e commercializzare prodotti, tecnologie e soluzioni di piccole e medie imprese nei mercati globali e presso partner strategici. Le grandi aziende internazionali apprezzano la nostra capacità e la nostra esperienza quando si tratta di integrare i prodotti e i servizi di piccole e medie imprese nel proprio portafoglio. Riassumendo: da quasi due decenni lavoriamo

con lo spirito di un vero e proprio partner, in relazioni a lungo termine e con un modello win-win. Il nostro cliente tipo è la piccola e media impresa che si trova in una posizione competitiva con i suoi prodotti, le sue tecnologie, le sue soluzioni e che desidera attuare un approccio commerciale coerente e vincente che genera successo. Oltre ad un profondo know-how nel settore della commercializzazione il nostro team multidisciplinare apporta indubbiamente un forte valore aggiunto alle PMI per la definizione delle strategie di prodotti e di tecnologie e della crescita aziendale”.

Prevenire il disastro nell’outsourcing aziendale: il contributo del Project Management Intervista con Andrea Rolando, CEO Nyali Swiss Andrea Rolando

La sua presentazione al nostro evento dello scorso 23 settembre si intitolava «Prevenire il disastro nell’outsourcing aziendale: il contributo del Project Management». Quali sono questi disastri ed i rischi a cui occorre prestare particolare attenzione? “Il processo di outsourcing consente la realizzazione di vantaggi immediati, tra i quali: a. L’acquisizione di vantaggi competitivi: accelerazione. b. Integrazione/estensione dei i processi aziendali esistenti: creazione di nuove competenze distintive. c. La riduzione dei costi necessari a fare esperienza: non si deve reinventare la ruota. d. La diminuzione consistente dell’incertezza (rischi) correlata al cambiamento: ci si concentra principalmente sulle opportunità. Le condizioni minime per godere appieno di questi benefici sono che i gerenti o la Direzione Aziendale avviino il processo di outsourcing in forma strutturata e con il preciso obiettivo di incrementare il livello di conoscenza interna. Altrimenti è un disastro: l’organizzazione - le persone perdono rapidamente conoscenza ed abilità e si creano rapporti di forte dipendenza con le controparti che gestiscono i processi in outsourcing. Con il preciso intento di diminuire il rischio legato all’incremento della propria capacità di fare in realtà si aumenta questo rischio perdendo il controllo sui processi in outsourcing e spesso su quelli correlati e… pagando profumatamente per tutto questo! Il risultato è la creazione di «buchi di competenze» e di rapporti di forte dipendenza con entità esterne di cui non si ha il controllo. Nasce la necessità successiva di riprendersi queste competenze avviando frettolose campagne di formazione di competenze di base che portano alla perdita di capacità competitiva”.

Come agisce in questo caso il Project Management? “È indubbio oggi che ogni impresa - anche solo per consolidare la propria posizione - debba essere capace di gestire bene il cambiamento, questo generato sia da fattori interni (per esempio: riorganizzazioni, prodotti, passaggi generazionali) che da fattori esterni (per esempio: turbolenza dei mercati, concorrenza, comportamento del consumatore). I gerenti o le Direzioni Aziendali delineano le strategie per gestire al meglio il cambiamento ovvero affinché le proprie organizzazioni continuino ad essere profittevoli. Le strategie normalmente sono realizzate efficacemente solo attraverso progetti che gestiscono il relativo cambiamento. L’applicazione del Project Management efficace conduce alla realizzazione di azioni circostanziate che creano naturalmente le condizioni migliori per la realizzazione delle strategie, la diffusione della leadership, l’ottimizzazione dei processi. In questo senso il Project Management si deve considerare come un’attività al servizio del business, che consente ad ogni organizzazione di percorrere la curva di esperienza una sola volta. Attraverso la corretta definizione, pianificazione, monitoraggio e controllo e chiusura del progetto di outsourcing le leve di governo del processo rimangono in mano al gestore aziendale, che stabilendo un legame forte con quanto in outsourcing crea le premesse per lo sviluppo delle competenze interne necessarie a controllare il processo stesso. In questa prospettiva l’outsourcing nel medio periodo diviene una scelta strategica e di differenziazione del rischio e non un’esternalizzazione di competenze distintive. Inoltre oggi le aziende non devono più seguire il ciclo di vita aziendale per consolidare la propria posizione competitiva ma piuttosto il ciclo di vita delle opportunità. Le opportunità hanno un ciclo di vita, non le organizzazioni. Il fattore abilitante più importante per un’organizzazione per diventare sufficientemente flessibile da cavalcare il ciclo di vita delle opportunità è la diffusione della cultura e degli strumenti di Project Management. Come Nyali Swiss siamo abituati

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Eventi di Lisa Pantini

a gestire questi progetti. Tutti i nostri clienti si rivolgono a noi e richiedono che affrontiamo percorsi di due diligence e non di semplice qualifica fornitori. Questo perché prima di accettare qualsiasi incarico (gestione e supporto di cambiamento aziendale con le nostre tecniche di Project Management) lavoriamo con passione per rendere i gerenti o la Direzione Aziendale consapevoli dei rischi correlati al non approntare un sistema strutturato di outsourcing, in breve nel non gestire l’outsourcing come un come un

progetto. I clienti ci «usano» perché abbiamo la capacità di mitigare i principali fattori di rischio legati all’insuccesso, perché diamo controllo all’organizzazione e lavoriamo per migliorare il processo datoci in outsourcing (gestione del cambiamento) e anche perché una volta terminato il nostro compito lo rendiamo all’organizzazione facendolo diventare patrimonio comune. Una strategia vincente e consolidata capace di aggiungere valore sia ai processi che soprattutto al capitale umano aziendale”.

Outsourcing, una soluzione mirata a 360 gradi Intervista con Corrado Morandi, Web & IT Business Executive HTLC e Luca Martin, Managing Director HTLC

Corrado Morandi

In che misura e come il contributo delle nuove tecnologie apporta benefici all’outsourcing per le aziende? “Le nuove tecnologie contribuiscono a creare benefici nell’outsourcing nelle aziende, nella misura in cui le tecniche di ‘buona gestione’ di un qualsiasi servizio professionale vengono rispettate; per ‘tecniche di buona gestione’ si può intendere la combinazione di procedure diverse dalla ISO 9001.2008 alla SSAE 16 (ex SOX) fino ai criteri di selezione degli operatori e consulenti che consentano aumento delle motivazione, percorsi di formazione e carriera incentivanti, e permanenza nel medio lungo termine, abbassando il turnover aziendale. Le tecnologie anche più aggiornate da sole non bastano se non gestite da risorse umane ben informate su una missione aziendale chiara e condivisa. Statisticamente solo un terzo dei casi di outsourcing si trasforma in casi di successo, ed è nostro parere che ciò avvenga proprio perché i criteri di scelta e le analisi delle aziende nei confronti dei fornitori di outsourcing, non siano spesso sufficientemente approfonditi nella fase di assegnazione dei contratti di appalto. Esistono anche società di consulenza specializzate che si propongono di aiutare le aziende in tali fasi, ma di frequente non utilizzate per gli elevati costi. In rari casi, alcune aziende di maggiori dimensioni come General Electric, hanno addirittura predisposto sistemi web di gare di appalto online al ribasso,

invitando in gara diversi fornitori, con trasparenza in tempo reale delle quotazioni in time-frame ristretti di poche ore, per ottenere il miglior rapporto qualità prezzo”. In che modo si inserisce l’outsourcing nella vita delle imprese? “L’outsourcing si inserisce nella vita delle imprese in modo sostanziale, in quanto diventa parte del processo di gestione e/o produzione, e quindi la variabile base da considerare diventa la ‘capacità di controllo’ da parte dell’impresa, che va direttamente correlata con le clausole del contratto di appalto e le modalità di reporting dell’attività svolta e di fatturazione. Se il rapporto di fiducia ed efficienza funziona, spesso non è sbagliato svilupparlo addirittura in partecipazioni societarie, pur lasciando separata l’entità giuridica del fornitore, che deve svilupparsi sul mercato in modo indipendente, ma leale ed allineata alle strategie dei soci/clienti. L’avviamento e l’evoluzione del rapporto di outsourcing è quindi un processo delicato, e deve essere monitorato in modo continuo, in quanto qualsiasi difformità al progetto iniziale, va riportata ai soggetti decisori e potrebbe rendere necessari aggiustamenti sia della pianificazione che del ‘work in progress’ o della formazione delle risorse. Insomma un processo in evoluzione continua, non molto diverso dal modello di ‘kaizen’ giapponese”.

I BUSINESS BREAKFAST DELLA CAMERA SEMPRE AGGIORNATI SUI BUSINESS BREAKFAST E GLI EVENTI DELLA CC-TI

Per tutte le informazioni sui nostri prossimi eventi, sul prossimo Business Breakfast e sui programmi dettagliati e le modalità d’iscrizione, visitate il nostro sito web: www.cc-ti.ch!

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Eventi di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti

Mosca: un’ulteriore tappa nello sviluppo delle attività dell’International Desk della Cc-Ti

La delegazione della Cc-Ti in visita a Mosca

Nel quadro delle attività dell’International Desk, settore creato due anni fa per rafforzare la presenza di aziende ticinesi all’estero, la Cc-Ti ha organizzato una missione economica di due giorni (30 settembre e 1° ottobre) a Mosca. Dopo aver condotto delegazioni a Bruxelles, Londra e Barcellona nel corso del 2013, la scelta di un’ulteriore tappa è caduta sulla capitale russa. Per vari motivi. Avantutto, per dare continuità alla missione ufficiale del Cantone Ticino nel 2010, ma anche e soprattutto per consolidare l’accordo di collaborazione (unico nel suo genere in Svizzera) con la Camera di commercio e dell’industria della Federazione russa e rispondere alle esigenze di molte aziende ticinesi, interessate al mercato russo. La Cc-Ti ha pertanto riunito una piccola delegazione di una quindicina di persone in rappresentanza di 8 aziende, conformemente alla filosofia di spostarsi con piccoli gruppi per facilitare i contatti anche fra i membri della delegazione. In effetti, questo elemento è spesso negletto, ma è di fondamentale importanza. Le missioni servono per incontrare partner esteri, ma anche per favorire la conoscenza reciproca fra le aziende ticinesi che affrontano il viaggio, come è del resto stato confermato nello specifico. Il mix fra realtà industriali, della finanza e dei servizi ha creato legami utili non solo per operare sul territorio russo, ma anche per facilitare le collaborazioni sul suolo ticinese composto

da istituti bancari. Da sottolineare, fatto importante e poco usuale alle nostre latitudini, che queste missioni sono organizzate dalla Cc-Ti e interamente finanziate con mezzi privati, quindi senza alcun sostegno pubblico. È un nostro importante contributo alla promozione del nostro territorio, che alla collettività non costa assolutamente nulla. Forse, se più attori agissero nello stesso modo, anche le finanze cantonali sarebbero in condizioni migliori. La missione a Mosca è da considerare perfettamente riuscita. La nostra delegazione è stata dapprima accolta presso la Camera di commercio e dell’industria di Mosca, in particolare dal suo direttore per le relazioni esterne V. I. Padalko, dal direttore per la collaborazione fra Russia e Svizzera A.D. Sludnyh e dalla vice-direttrice dello Swiss business Hub Russia Ekaterina Slavina, oltre che da un folto gruppo di imprenditori moscoviti, preventivamente selezionati fra i settori di pertinenza, cioè industria, finanza e servizi. Durante i lavori svoltisi sull’arco di una giornata abbiamo potuto presentare il Ticino e le sue potenzialità, dando visibilità anche a realtà settoriali importanti come Ticinomoda e la Lugano Commodity Trading Association, che hanno riscosso notevole interesse fra gli imprenditori presenti. Anche le aziende della delegazioni hanno avuto modo di presentare le proprie attività e di incontrare i media russi. Gli attori russi hanno dal canto loro illustrato le

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Eventi di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti

regole da osservare per poter operare nel loro paese, con anche la testimonianza di un’azienda ticinese che da anni opera in Russia. La delegazione è stata in seguito invitata a visitare il centro di Skolkovo, un incubatore di imprese start-up ad alta tecnologia in cui i russi ma anche imprese straniere, come ad esempio Microsoft, hanno investito importanti capitali. Alla fine della prima giornata, la delegazione è stata ricevuta dall’Ambasciatore svizzero a Mosca. Occasione privilegiata per un fondamentale scambio di esperienze con aziende svizzere già presenti in Russia e quindi in grado di dare indicazioni importanti sia per la ricerca di partner che per il modus operandi da adottare per avere successo su un mercato comunque grande e non facile. La seconda giornata è stata caratterizzata da incontri B2B, che hanno permesso alle aziende ticinesi di interloquire direttamente con potenziali partner russi. Chi già opera in Russia ha pure avuto l’occasione di rafforzare i contatti con aziende già conosciute. Per dare continuità a questa missione, la Cc-Ti ha deciso di designare, fra i grandi mercati in fase di espansione, la Russia come destinazione strategica per i prossimi quattro anni. In questo modo si potranno approfondire e sviluppare con un lavoro costante i legami creati nel corso dell’ultima missione e del lavoro preparatorio svolto in precedenza. Vi sarà pertanto almeno una missione economica all’anno in Russia, modulata secondo le esigenze delle aziende ticinesi. Questa scelta strategica non escluderà ovviamente altre missioni puntuali, come quelle già previste per il 2014 in Turchia, Kazakhstan e Belgio (lista non esaustiva).

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Eventi

Ghana e Nigeria: eccovi le opportunità per le PMI

I relatori intervenuti all’evento

Lo scorso 30 settembre, nell’ambito degli eventi-Paese di approfondimento organizzati dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti) in collaborazione con Switzerland Global Enterprise, il Credit Suisse, Cippà Trasporti SA e Bisnode D&B Schweiz AG, ha avuto luogo un incontro dedicato a due Nazioni africane, Ghana e Nigeria. L’evento, indirizzato alle aziende ticinesi alla ricerca di nuove opportunità commerciali (sia all’esportazione che di approvvigionamento) e d’investimento all’estero, ha riscosso un ottimo successo, data la numerosa la presenza del pubblico, che ha seguito con attenzione le varie relazioni degli ospiti internazionali. Dopo i saluti introduttivi di Marco Passalia, Responsabile del Servizio Export della Cc-Ti, la sala ha accolto l’Ambasciatore della Repubblica di Ghana, Sammie Eddico e l’Ambasciatrice nigeriana Fidelia Akuabata Njeze. Entrambi hanno rivolto parole di gratitudine per l’invito e per l’interessamento delle aziende ticinesi verso questi due Paesi dal punto di vista economico e delle prospettive di investimento. Ha poi preso la parola Thorsten Vogl, Vice presidente di Swisscham Africa, illustrando la situazione dei due Paesi africani. Sono risultati particolarmente interessanti i dati positivi della crescita economica di Nigeria e Ghana, per i quali si prevede un aumento del 6-7% nei prossimi 5 anni. Suhail El Obeid, Consulente per il Medio Oriente e l’Africa di Switzerland Global Enterprise, ha successivamente presentato i punti di forza e di debolezza di Ghana e Nigeria. Secondo Suhail

El Obeid è importante che le ditte svizzere interessate ad avviare le esportazioni non guardino all’Africa come a un insieme omogeneo, bensì la considerino una comunità eterogenea di 54 Paesi con un totale di un miliardo di abitanti. Ognuno dei suoi Stati presenta interessanti opportunità commerciali e anche il Ghana e la Nigeria non sono da sottovalutare. Sono infatti molteplici i settori sui quali puntare, soprattutto quelli legati alle risorse naturali (petrolio e oro), molto presenti nei due Paesi. Anche Marion Fuchs, Product Manager di Bisnode D&B Schweiz AG, ha sottolineato alcuni aspetti interessanti, come ad esempio il fatto che il Ghana è uno dei Paesi maggiormente attrattivi di tutta l’Africa in ambito di investimenti commerciali. La Nigeria non è da meno e possiede un mercato attrattivo pieno di potenzialità. Dedicarsi al commercio in Ghana e Nigeria comporta notevoli investimenti anche nel fronte dei trasporti. Su questo aspetto Roberta Cippà Cavadini, titolare di Cippà Trasporti SA, ha dato una prima impronta pratica all’evento mostrando alcuni casi concreti di spedizioni di merci nei due Paesi con le relative problematiche e soluzioni. L’esperienza diretta è stata infine consolidata da Mario Borsese, Commercial Director di DP Trade SA e Daniel Pfammatter, President – Senior Engineer di Easy Energy Companies & Consulting SA che hanno fornito un’interessante testimonianza sulle attività delle loro aziende in Ghana e in Nigeria. Vi proponiamo di seguito delle interviste con alcuni relatori che hanno presenziato all’evento. Buona lettura!

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Eventi

La situazione e LE prospettive economiche in Nigeria e Ghana Intervista di Lisa Pantini con Thorsten Vogl, Vice Presidente di Swisscham Africa

Thorsten Vogl

Può illustrarci la situazione economica di Ghana e Nigeria? “Per i due Paesi si prevede una crescita economica approssimativamente del 7 % annuo per i prossimi tre anni. La Nigeria, il «gigante» ha una popolazione di 175 milioni di abitanti con una classe media di circa 30 milioni che domanda prodotti di alta qualità firmati e di lusso – valori ai quali corrisponde il sigillo «Made in Switzerland». Il Paese è ricco di risorse naturali, soprattutto di petrolio, che genera circa il 90% dei proventi delle esportazioni. La Nigeria è l’ottavo esportatore di petrolio al mondo e il secondo più grande produttore di petrolio in Africa. Anche i settori delle telecomunicazioni, del commercio e dell’agricoltura (con un numero sempre crescendo di aziende agricole grande) hanno uno sviluppo importante ed offrono delle opportunità d’affari per macchinari, prodotti chimici e farmaceutici ed attrezzature per il trasporto. Il Ghana è invece un buon punto di partenza per i mercati dell’Africa occidentale vista la stabilità politica e l’amministrazione pubblica relativamente affidabile. Il settore più importante dell’economia ghanese è l’agricoltura. L’export ghanese consiste soprattutto in cacao, oro e legname, le cosiddette esportazioni tradizionali, alle quali si aggiungono i prodotti ortofrutticoli (frutta tropicale) e i prodotti della pesca e dell’artigianato (esportazioni non tradizionali). Un importante ruolo è anche quello dell’esportazione d’oro. Le scoperte di giacimenti petroliferi lungo le coste occidentali del Paese, che permettono una produzione massimale di 200’000 barili al giorno (il 10% di quella in Nigeria), potrebbero ulteriormente migliorare lo scenario economico: si vorrebbe raggiungere lo status di middle-income Country entro il 2015. Il Paese offre opportunità d’affari negli stessi settori della Nigeria. Da menzionare il supporto delle energie rinnovabili per creare un approvvigionamento decentralizzato. Entrambi i Paesi condividono problemi (ma anche come possibilità per investimenti!) come: • l ’inadeguatezza delle infrastrutture • l’insufficiente produzione di energia elettrica: in Nigeria la

produzione attuale è poco meno di 3.800 MW contro una domanda di oltre 30.000 MW; in Ghana la produzione è di 2.100 MW, la domanda invece è di 5.000 MW Inoltre, gli investitori svizzeri saranno confrontati: • c on le difficoltà di accesso ai finanziamenti; • c on la corruzione – soprattutto in Nigeria; • con l’aggressiva politica di penetrazione commerciale cinese nei mercati africani. La Svizzera ha concluso degli Accordi bilaterali di promozione e protezione reciproca degli investimenti: • c on la Nigeria: in vigore dal 1° Aprile 2003 • c on il Ghana: in vigore dal 16 giugno 1993 che assicurano la protezione degli investimenti effettuati da cittadini ed imprese svizzeri nei Paesi partner contro i rischi di natura non commerciale, ad esempio a causa di • discriminazioni di uno Stato nei confronti degli investitori stranieri, • l e espropriazioni illegittime, • gli ostacoli ingiustificati alle transazioni e al movimento di capitali”. Chi è e come opera SwissCham Africa? “SWISSCHAM-AFRICA è un partner per ogni attività economica in Africa. Dispone di una valente rete di contatti nei differenti Paesi africani, è membro dell’EBCAM (European Business Council for Africa and the Mediterranean), organizza eventi e manifestazioni su tematiche diverse: la situazione economica negli Stati africani, i rischi della corruzione, la sicurezza dei dati d’ufficio e durante i viaggi d’affari, ecc.. È presente ad esposizioni e fiere come la «Promote» in Camerun, anche per rappresentare delle ditte svizzere. Ha buone relazioni con le autorità svizzere e straniere ed anche con numerose istituzioni internazionali. La nostra sede è a Schwadernau, nel Canton Berna, è possibile contattarci per e-mail, scrivendo a info@swisscham-africa.ch”.

Le opportunità d’affari in Nigeria e Ghana Intervista di Lisa Pantini con Suhail El Obeid, Consulente per il Medio Oriente e l’Africa di Switzerland Global Enterprise

Suhail El Obeid

Ghana e Nigeria sono 2 Stati dell’Africa centrale. Quali sono le opportunità di business in queste due Nazioni? “I settori più interessanti per le imprese svizzere in Ghana e Nigeria sono: • vendita al dettaglio e beni di largo consumo Molti centri commerciali sono spuntati rapidamente sia ad Accra e Lagos, gli africani amano fare shopping.

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Una classe media che cresce molto rapidamente e può permettersi di acquistare beni prima inaccessibili. Anche le marche di lusso sono sempre più richieste: Ermenegildo Zegna ha aperto una propria boutique a Lagos, Hugo Boss sta facendo abbastanza bene e la Nigeria è il miglior mercato per Moet/Hennesy nell’area Africa e Medio Oriente.


• macchinari e metallurgia Il settore è spinto dai grandi progetti di infrastrutture governative. Cina e India hanno preso comunque la quota maggiore, ma soprattutto nel settore pubblico. Le aziende private internazionali in Africa tendono ad acquistare la qualità anche se è costosa. Quindi vi consiglio di non vendere il prezzo, ma la qualità che le imprese svizzere hanno da offrire. • costruzione La continua crescita del settore energetico, di quello petrolifero e del gas, del settore alberghiero, e della vendita al dettaglio guideranno la domanda per le attività di costruzione. La spesa pubblica sia in Ghana che in Nigeria è elevata in quanto l’infrastruttura è fondamentale per la crescita futura dei trasporti/strade, elettricità/reti elettriche, alloggio, ecc.. • comunicazione e ITC Entrambi i Paesi posseggono già un alto tasso di dispositivi mobili (la copertura del Ghana è pari all’85 %, in Nigeria a circa 120 milioni). Esiste in ogni caso un potenziale di sviluppo nel comparto Non-Voice e trasferimento mobile di dati. L’e-commerce e l’e-banking devono ancora decollare e aumenterà dunque la necessità di soluzioni tecniche ed applicazioni.

• energia sostenibile Esistono programmi governativi ambiziosi per aumentare la produzione elettrica: in Ghana oggi la produzione è pari a 2.100 MW, nel 2016 il fabbisogno sarà di 5.000 MW in Nigeria: oggi la produzione è pari a 5.000 MW nel 2020 il fabbisogno sarà di 35.000 MW L’energia rinnovabile è in fermento”. Quali sono le più ricorrenti difficoltà, per una PMI svizzera, nel fare affari con un partner ghanese e nigeriano? “Trovare un partner affidabile e competente è fondamentale. Le connessioni e le relazioni sono importanti. L’etica locale dovrebbe essere considerata, il contesto normativo può essere molto diverso rispetto a quello europeo. Il contatto personale ed il follow-up sono gli aspetti più importanti. Si deve essere sul terreno il più possibile. D’altro canto gli affari in entrambi i Paesi sono molto aperti. Ci sono poche restrizioni per gli investitori e i Governi sono molto «pro business». Ghanesi e nigeriani sono pro Occidente. Il top management di norma ha un Master rilasciato da una rinomata università occidentale. L’inglese è la lingua ufficiale, così come lo è la cultura generale. Ma attenzione: appoggiatevi a partner locali! Essi vi aiuteranno ad evitare errori”.

Valutare opportunità e rischi nel commercio con Nigeria e Ghana Intervista di Lisa Pantini con Marion Fuchs, Product Manager di Bisnode D&B Schweiz AG Marion Fuchs

Quali sono i rischi da prendere in considerazione nel commercio con Ghana e Nigeria? “La nostra immagine dell’Africa è spesso influenzata da stereotipi, come la povertà e una natura impressionante, ricche tradizioni o il colonialismo e la schiavitù. Ma raramente si pensa ad economie dinamiche con un enorme potenziale di crescita. Tuttavia, questo è esattamente ciò che il Ghana e la Nigeria rappresentano. Entrambi i Paesi presentano impressionanti tassi di crescita negli ultimi anni e la previsione proietta un continuo trend di crescita ben al di sopra della media. I principali fattori di sviluppo si differenziano nei due Paesi anche se hanno molto in comune in termini di storia, geografia ed economia. Quindi, quali sono le possibilità di trading in Nigeria e in Ghana? In primo luogo vale la pena ricordare che in entrambi i Paesi il Governo è pronto ad attrarre investimenti esteri con successo, come dimostrato dalla FTI. In Nigeria le principali opportunità si trovano nel grande mercato interno con la sua tremenda fame di una vasta gamma di importazioni di beni di investimento, nonché i beni di consumo. La crescente popolazione che attualmente conta circa 170 milioni di persone rappresenta inoltre una forza lavoro enorme. Le ricche risorse naturali sono in parte ancora non sfruttate, in quanto fino ad ora ci si è concentrati su petrolio e gas. La debole infrastruttura è per le imprese sia una sfida importante nonché una grande possibilità per investimenti. Quindi ci sono molte opportunità per gli investitori stranieri di ottenere elevati margini di profitto che rendono lo sforzo e il rischio proficui. Le principali sfide da affrontare per fare affari in Nigeria sono un contesto normativo e giuridico poveri, l’alto grado di corruzione e l’infrastruttura fisica debole che è soggetta a criminalità e vandalismo o colpita da disastri naturali. Il Ghana

attrae per le ricche risorse naturali e per un ambiente politico e d’investimento relativamente sicuri. Regolamentazione di tipo «business-friendly», tasse basse e leggi sul lavoro favorevoli al datore di lavoro sono alla base dell’immagine del Ghana come una delle destinazioni più attraenti per gli investimenti in Africa. La percezione della corruzione è inferiore a quella in Sud Africa o in Italia e gli investitori stranieri sono ampiamente trattati al pari di quelli locali. I rischi principali risiedono nei grandi squilibri esterni e fiscali nonché nella volatilità dei tassi di cambio. Anche in questo caso, una delle sfide principali è la debolezza delle infrastrutture. Ma il Governo promette il suo impegno per progetti di infrastrutture”. Quali invece le prospettive di crescita e sbocchi futuri intravedete per queste due Nazioni? “Entrambi i Paesi hanno un enorme potenziale e mostrano un trend positivo. Tuttavia, per avere successo in questo ambiente, con le sue sfide e le sue dinamiche, è importante essere informati e rimanere aggiornati riguardo l’ambiente politico ed economico. Ci sono parecchie informazioni pubbliche disponibili, ma ci vogliono tempo e fatica per filtrare i dati pertinenti. Pertanto, la raccomandazione per le aziende che intendono operare in Nigeria e Ghana è quello di utilizzare conoscenze specialistiche per valutare regolarmente la situazione corrente e le tendenze in ambito di investimenti, per trovare partner locali affidabili che aiutino a navigare attraverso processi istituzionali e contribuiscano ad evitare gli errori frequenti e per definire piani di emergenza. Preparatevi, quindi, e andate e potrete guadagnare molto più che il solo successo aziendale”.

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Eventi

Spedire, trasportare e relazionarsi con l’Africa Intervista di Lisa Pantini con Roberta Cippà Cavadini, Titolare di Cippà Trasporti SA

Roberta Cippà

Di che cosa deve tenere conto una PMI nel comparto relativo alle spedizioni ed ai trasporti verso l’Africa (nello specifico con Ghana e Nigeria)? “La Nigeria è sicuramente una delle Nazioni più complesse per i trasporti. Nessuna merce entra in Nigeria senza il Formulario M. Il documento è da richiedere all’importatore Nigeriano. Ha una validità di 6 mesi e deve contenere tutte le informazioni che identificano la compravendita. Attenzione ai falsi Form M! Attenzione alle merci che non possono essere importate in Nigeria. Verificare la Prohibiton List sul sito www.customs.gov. ng. Per il Ghana assicurarsi che l’importatore abbia la licenza di importazione IDF. Per ulteriori informazione sul Ghana si può consultare il sito www.gra.gov.gh. Le rese di trasporto più comuni in Nigeria sono CFR/CIF. Consiglio di far controllare, la fattura, il packing list, il Form M o la licenza IDF al vostro spedizioniere di fiducia prima del trasporto”.

Quali consigli vi sentite di dare a coloro che desiderano esportare in Africa centrale? “Chi vuole esportare in Africa Centrale deve conoscere il Paese dall’interno e andarci prima di persona. L’Africa è un Paese con un potenziale di sviluppo incredibile, e quindi una interessante opportunità per le nostre aziende. È tuttavia necessario considerare la grande differenza culturale e di pensiero. Il modo più agevole per confrontarsi con queste differenze è di avere una persona di fiducia sul posto che interceda da «catalizzatore» tra i 2 mondi. Controllare che l’importatore sia in grado di pagare. Spesso in Africa i certificati e le garanzie sono falsificate. Accertarsi che le infrastrutture di stoccaggio siano a norma (coperta dalla pioggia e sicuri dai ladri, che ci siano i mezzi necessari per lo spostamento interno della merce, camion, mezzi di sollevamento, ecc.). Verificare di trattare con importatori che garantiscano i diritti base per i propri lavoratori (senza bambini lavoratori, stipendi adeguati, norme di sicurezza rispettate)”.

La testimonianza di un commerciante di materie prime di Mario Borsese, Commercial Director di DP Trade SA

Mario Borsese

DP Trade SA è una società di trading di acciaio con sede a Lugano, attiva dal 2009. Fondata da un gruppo di imprenditori e da alcuni professionisti del settore siderurgico con esperienza ventennale, è oggi presente con un proprio network in Asia, Medio Oriente, Europa, CIS, Africa ed America Latina. La società esplica la sua attività non solo a livello internazionale ma anche locale. Sia per i produttori che per i clienti DP Trade svolge funzioni essenziali per favorire l’accesso ai vari mercati internazionali: da quella commerciale a quelle finanziaria e logistica. DP Trade commercia sia prodotti siderurgici piani (rotoli a caldo, rotoli a freddo, rotoli zincati e preverniciati, lamiere) che lunghi (billette, tondo per cemento armato, vergella, laminati mercantili) rifornendosi dai principali produttori in Cina, Russia, Ucraina, Italia, Turchia, Serbia, Bielorussia e India. Il materiale gestito ammonta a circa 650’000 tonnellate all’anno. Il network internazionale permette di essere presenti in numerosi mercati consentendo una rilevante competitività commerciale a vantaggio non solo della società stessa ma soprattutto dei fornitori e dei clienti. Le attività di distribuzione locale si concentrano principalmente in Sud Europa ed in Medio Oriente. DP Trade lavora con le principali banche internazionali attive nel trade finance. In sinergia con loro si forniscono servizi finanziari tailor made sia ai produt-

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tori che ai clienti. Da qualche anno i servizi finanziari ricoprono infatti un ruolo sempre più importante nell’attività di trading e la capacità di adattarsi alle mutate esigenze dei vari mercati è determinante per il successo dell’attività. Prepagamenti ai fornitori e credito clienti sono solo alcuni del servizi forniti. Negli ultimi anni l’attività siderurgica ha affrontato momenti molto difficili sia a causa della crisi finanziaria internazionale che per l’aumentare della competitività e della volatilità del mercato. Per contrastare questa situazione DP Trade, utilizzando le competenze e l’esperienza dei propri manager, ha sviluppato la sua attività anche in mercati fino a poco tempo fa poco convenzionali, puntando non solo sulla qualità e sul prezzo dei prodotti forniti, ma soprattutto sulla gamma dei servizi offerti. In quest’ottica DP Trade ha iniziato ad operare in Ghana (e in altri Paesi dell’Africa occidentale) a partire dal 2012 con una propria struttura dedicata. Da allora DP Trade svolge un’attività di trading rifornendo industrie e distributori locali di prodotti principalmente di origine cinese, russa e ucraina. I nostri clienti operano principalmente in due diversi settori: • distribuzione locale sia in Ghana che nei Paesi vicini • industria manifatturiera per la produzione di vari prodotti metallici (tubi, bulloni, chiodi, trafilati per cavi/molle, reti per l’edilizia, catene, filo spinato, utensili vari), prodotti per l’edi-


lizia (tetti, reti elettrosaldate) e per applicazioni automotive/ condizionatori/elettrodomestici, ecc. Delle 40’000 tonnellate di acciaio esportato in Ghana nel 2013, il principale prodotto è la vergella seguita da tondo per cemento armato, rotoli a caldo, lamiere bugnate e rotoli zincati. Come sottolineato, oltre a procurare prodotti di qualità ad un prezzo competitivo, DPTrade si è adeguata alle necessità di quel mercato sviluppando e fornendo soluzioni personalizzate. A questo proposito, la peculiarità dei termini di pagamento in Ghana ci ha stimolato a confrontarci con le nostre banche finanziatrici e con le nostre società di assicurazione per poter ampliare la gamma di servizi finanziari che permettono alla clientela ghanese l’importazione di prodotti siderurgici dai produttori internazionali più competitivi.

Abbiamo integrato i tradizionali servizi logistici (che includono la presa in consegna della merce nel Paese del produttore e il trasporto in Ghana nei tempi più rapidi possibili) con le necessarie ispezioni prima dell’imbarco per rispondere alle regole d’importazione locale. La nostra esperienza in Ghana ci permette di rilevare che, oltre alla competitività e qualità dei prodotti, per avviare un’attività di successo in questo Paese sia necessaria una competente e affidabile struttura locale e una solida e flessibile struttura finanziaria. Come azienda valutiamo molto positiva questa esperienza in Ghana. Stiamo pertanto valutando ulteriori sviluppi commerciali per poter affiancare all’attività di trading anche quella di distribuzione. Questo Paese ha infatti tutte le caratteristiche per poter giocare un ruolo primario nello sviluppo della regione.

La testimonianza di un’azienda di ingegneria nel settore energetico di Daniel Pfammatter, President – Senior Engineer di Easy Energy Companies & Consulting SA

Daniel Pfammatter

La Easy Energy Companies & Consulting SA (conosciuta anche con l’acronimo EECC) nasce nel 2004 come studio d’ingegneria specializzato nella progettazione di centrali elettriche termiche (realizzate con turbine a gas e a vapore) e nella realizzazione di equipaggiamenti dedicati a questo tipo di impianti. I fondatori Ing. Peter Altwegg e Ing. Daniel Pfammatter dapprima si sono concentrati sulla fornitura di servizi ed equipaggiamenti ad aziende ticinesi e svizzere, ma ben presto è arrivata l’espansione dapprima in Germania e poi in Italia. Le difficoltà delle economie europee, che si sono fatte sentire anche in questo settore, e la debolezza dell’Euro hanno poi portato la EECC ad espandersi in nuovi mercati. I primi passi sono stati mossi con discreto successo in Russia, in Algeria e nei Caraibi, ma un impulso notevole è arrivato dal Ghana nel 2011 e l’anno successivo dalla Nigeria. In questi Paesi la EECC si sta profilando come fornitore di servizi di consulenza e ingegneria per infrastrutture pubbliche, clienti industriali e del settore petrolchimico, confrontandosi con concorrenti di fama mondiale. Questo accesso a commesse pubbliche e private è possibile solo tramite la collaborazione con fidati partner locali, con i quali lentamente si instaura un rapporto simbiotico e di amicizia. La scelta dei partner nei rispettivi Paesi richiede parecchia attenzione, in quanto vi si trovano attori seri ed onesti, ma anche persone che non lo sono. Fortunatamente per la EECC, gli interlocutori da evitare sono sempre stati individuati per tempo. Le opportunità che questi Paesi offrono sono comunque di enorme interesse, investimenti pubblici e privati di svariate decine di miliardi di dollari in infrastrutture nuove o nel rinnovamento di quelle obsolete. La crescita della popolazione e della ricchezza individuale creano un mercato molto ricco, soprattutto alla luce del fatto che ci si ritrova spesso di fronte a persone desiderose di fare qualcosa per il proprio paese e aperte all’innovazione, fattore nel quale la EECC si distingue. Purtroppo la fiducia nella reputazione e qualità Europea, e soprattutto Svizzera, si trova spesso confrontata con il “low cost” cinese ed indiano.

Un altro rischio a cui si deve prestar attenzione, come in tutte le transazioni internazionali, è quello di non venir pagati, al quale si può tuttavia sopperire tramite l’impiego di lettere di credito, le quali sono però costose e sopratutto poco indicate per le prestazioni di servizi, per cui spesso non resta altro da fare che esigere pagamenti a intervalli relativamente brevi in modo da non restare mai scoperti in maniera pericolosa per l’azienda. A questo punto dobbiamo sottolineare che fino ad ora la EECC non ha mai avuto difficoltà né nell’incasso né nel fissare accordi per tutelarsi. Concludendo, possiamo dire che per la EECC l’esperienza nell’Africa Sub-Sahariana è ricca di soddisfazioni, anche se le sorprese causate dalle differenze culturali, dalla burocrazia complicata e in continua evoluzione, nonché dalle precauzioni necessarie in ambienti anche pericolosi sono ogni tanto fonti di grattacapi.

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Eventi

La relocation delle persone fisiche Dopo una pausa estiva, si è svolto il 3 ottobre scorso il terzo appuntamento dei nostri 4seasons standing lunch. Questa volta eravamo nel Luganese, più precisamente a Lamone, nella sede di Metallizzazione SA. I partecipanti hanno potuto ascoltare e confrontarsi con i relatori su tematiche d’estrema attualità. In quest’occasione si è parlato della relocation delle persone fisiche. L’evento ha anche permesso un confronto diretto di esperienze grazie al networking. Su questa pagina vi proponiamo la riflessione del relatore di BancaStato, Luigi Campagna

I relatori dell’appuntamento del 3.10.13. Da sin.: L. Campagna, BancaStato; M. Passalia, Cc-Ti, M. Blättler, Vaudoise Assicurazioni; Fabrizio Dotta, Metallizzazione SA e I. D’Andrea, Gruppo Multi SA

Come cambia il ruolo del private banker di Luigi Campagna, Head of BancaStato Private Banking A chi non è mai capitato, magari durante un uggioso pomeriggio di autunno inoltrato, di sfogliare un vecchio album fotografico? Si riscoprono angoli, scorci e volti dimenticati da tempo: spesso ci si sofferma, quasi divertiti, su come solevano abbigliarsi i nostri genitori e di come, inevitabilmente, gli stessi apparissero ridicoli se confrontati con le mode in voga oggigiorno. Un po’ di divertimento e, magari, anche un pizzico di nostalgia. Il paragone calza a pennello nell’ambito del consueto appuntamento organizzato dalla Cc-Ti. Come per magia i nostri occhi, e la nostra memoria, sono state catapultate a ritroso nel tempo, in quella romantica landa ticinese Luigi Campagna dove a farla da padrone erano le tante storie di confine: racconti ambientati in un Cantone in piena espansione dove spalloni, bancari in erba ed onesti risparmiatori la facevano da protagonisti. Un bel tempo andato, ma andato per sempre. Sì perché la nostra mente viene, quasi violentemente, riportata alla dura realtà del 2013 e degli anni che verranno dove non vi sarà più spazio per consulenti finanziari improvvisati che basano il loro modello di business unicamente su soluzioni a fiscalità, fin troppo, ottimizzata; i tempi di un lavoro fantastico fatto di mera raccolta di capitali dove i processi di due-diligence erano un po’ troppo spartani sono terminati ed i molti nostalgici farebbero bene a rendersene conto invece di continuare a trovare soluzioni di comodo anacronistiche senza rendersi conto di danneggiare ancora di più la loro affezionata clientela. Le parole sono inesorabilmente dure, come peraltro dura è anche la realtà dei fatti. Il mondo di oggi si aspetta da noi profili sempre più elevati, consulenti in grado di masticare perfettamente temi di attualità fiscale ed una chiara vocazione alla gestione del denaro full tax compliant. Ecco dunque come il private banker odierno debba mutare inesorabilmente: dotandosi di capacità tecniche e deontologiche di assoluto spessore, scostandosi definitivamente dal torpore di chi, nel recente passato, ha fatto ben poca fatica per ottenere i risultati dai quali ancora trae profitto. Come ogni cosa che finisce, però, ve ne è sempre una che nasce: basta raccogliere le sfide di oggi in tempo e con il dovuto piglio imprenditoriale. E, come per le foto sbiadite di un look ormai ridicolo, anche la figura tradizionale del bancario intento a preservare ad oltranza i risparmi dei propri clienti dalla lunga mano del fisco, magari celandosi ancora dietro la chimera di un segreto bancario ormai sempre più vacillante, appare essere ancora più ridicola. Il nostro cantone può giocarsela fino in fondo quale territorio economicamente ad alto valore strategico e abbiamo la possibilità di offrire a clienti privati un luogo sicuro dove vivere, dove fare studiare i propri figli, dove il servizio sanitario ancora funziona e, soprattutto, dove poter produrre è ancora possibile e sostenuto dall’autorità politica che, invece di asfissiare l’imprenditore, lo aiuta con dinamismo e tempestività. Il ruolo del private banker è dunque già in fase di mutazione: i clienti di oggi, ma soprattutto quelli di domani, vorranno un partner fidato e non un mero collocatore di prodotti finanziari. Vorranno avere a che fare con un generalista abituato ad analizzare tre sfere che si incrociano tra esse: l’aspetto patrimoniale privato, la famiglia e l’impresa. I private banker dovranno parlare meno di fondi di investimento e più di previdenza, dovranno dimenticare le società di comodo panamensi ed occuparsi un po’ di più di finanziamenti immobiliari e societari. Dovranno essere meno accentratori e sempre di più disposti a condividere con professionisti esterni al loro entourage professionale, i loro crucci, i loro successi, le nuove opportunità e, perché no, le loro emozioni.

Il prossimo evento 4 Seasons Standing Lunch si terrà il 12 novembre nel Mendrisiotto. Tutti i dettagli sul nostro sito web www.cc-ti.ch – prossimamente!

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tore mediatori e della PAX, egli è in grado di offrire ai broker un valido supporto nell’intermediazione e nello svolgimento di affari complessi. Alessandro Minelli, Account Manager vita collettiva, conosce le esigenze delle ditte nostre clienti e, in qualità di esperto, offrirà un’assistenza diretta alle imprese e ai mediatori. Il Consulente di previdenza e d’investimenti Floriano Lorenzetti continuerà a occuparsi del portafoglio clienti della PAX nel settore delle assicurazioni individuali. Il team sarà ampliato con il front support di Diana Charif e Lisa Lurati nel servizio interno. Il responsabile dell’intera unità organizzativa, l’ex agente generale Giorgio Dozio, è disposto a impegnarsi in questo nuovo settore di attività: “La PAX potrà avere un successo

costante nella distribuzione solo se funzionerà la collaborazione tra il front support interno e i partner di distribuzione indipendenti come i broker e le strutture di distribuzione. Siamo ben decisi e pronti ad affrontare la sfida di migliorare l’elaborazione del mercato e la fidelizzazione dei clienti!” La sede ticinese della PAX rimane a Lugano in via Nassa e prenderà il nome di Centro broker e clienti Svizzera italiana. La nostra offerta per la previdenza professionale e privata rimane invariata come anche le garanzie che la PAX ha offerto finora nei confronti dei suoi clienti. Venite a trovarci al nostro Centro di Lugano – in seguito al nuovo orientamento abbiamo riorganizzato anche i nostri locali.

Giorgio Dozio, responsabile del Centro broker e clienti Svizzera italiana.

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L’ALLESTIMENTO PRATICO DEL REGOLAMENTO SPESE Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti

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SODDISFAZIONE E FIDELIZZAZIONE DEI CLIENTI

Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Martedì 12 novembre 2013, dalle 9.00 alle 13.00

LE SFIDE PRATICHE DEL NUOVO DIRITTO DEL RENDICONTO CONTABILE Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti

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Commercio estero Pagine a cura di Switzerland Global Enterprise

prossime GIORNATE DI CONSULENZA PAESE LUGANO, NOVEMBRE 2013 • PAESI NORDICI: lunedì 18 novembre 2013 • BRASILE: martedì 19 novembre 2013 Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale gratuito con i consulenti di Switzerland Global Enterprise e con i collaboratori degli Swiss Business Hub all’estero. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con Switzerland Global Enterprise e a fissare un appuntamento con i suoi esperti! CONTATTATECI AL NO. TEL. +41 91 911 51 37 OPPURE TRAMITE E-MAIL ALL’INDIRIZZO info.lugano@s-ge.com, SAREMO LIETI DI FISSARVI UN APPUNTAMENTO. La Svizzera apre un’Ambasciata in Oman

La Svizzera ha annunciato l’apertura di un’Ambasciata nel Sultanato dell’Oman. Secondo quanto comunicato dalla Confederazione, l’apertura di una rappresentanza diplomatica propria nella capitale dell’Oman è dettata dalla crescente importanza politica ed economica di questo Stato situato nella porzione orientale della penisola arabica. L’Oman è membro del Consiglio di cooperazione del Golfo, con il quale la Svizzera ha concluso un accordo di libero scambio, non ancora entrato in vigore. Infatti, anche se entrambi i Paesi hanno già ratificato l’accordo, manca ancora la ratifica da parte degli Emirati Arabi Uniti. Il Sultanato dell’Oman è ricco di petrolio, ma il Governo punta sulla diversificazione e promuove settori quali la costruzione, il turismo, l’agricoltura, l’attività marittima nonché varie industrie leggere. Tutti questi rami dovrebbero permettere di migliorare la performance economica dell’Oman e ridurre la sua dipendenza dall’oro nero (e dai suoi prezzi fluttuanti sul mercato mondiale). Il Paese sta investendo molto nell’ampliamento e nell’ammodernamento delle sue infrastrutture, in particolare per quanto concerne la gestione dell’acqua e dell’energia, come pure nella costruzione della rete ferrovia e nell’estensione dei suoi aeroporti. Per realizzare questi obiettivi necessita però di know-how, di attrezzature e di tecnologie estere. Il notevole incremento degli scambi commerciali tra Svizzera e Oman s’inserisce in questo contesto. Nel 2012 ad esempio, l’aumento dell’export svizzero verso il Sultanato è stato del 34,6% ed ha raggiunto quota 226,9 milioni di franchi. Tra i prodotti maggiormente esportati figuravano orologi, prodotti farmaceutici e macchinari. Dall’Oman, la Svizzera importa invece per lo più materie plastiche e pietre preziose. Con l’apertura di un’ambasciata a Muscat, la Confederazione spera di dare nuovo slancio agli scambi bilaterali e stimolare gli investimenti reciproci. Grazie ad una convenzione di “co-locazione”, l’Ambasciata svizzera dovrebbe essere ospitata nello stesso edificio in cui si trova la rappresentanza dei Paesi Bassi. Il DFAE sottolinea però che gli interessi diplomatici ed economici della Svizzera continueranno comunque ad essere tutelati in modo autonomo e indipendente. Dipartimento federale degli affari esteri: La Svizzera apre un’Ambasciata in Oman www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=50535

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Svizzera-Cina: nuova Convenzione per evitare le doppie imposizioni

Svizzera e Cina hanno firmato a fine settembre una nuova Convenzione per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio (CDI). Essa contiene disposizioni sullo scambio di informazioni e concede alcune riduzioni fiscali. Svizzera e Cina hanno infatti convenuto: • una riduzione dal 10% al 5% dell’aliquota massima dell’imposta alla fonte sull’ammontare lordo dei dividendi (se una società detiene almeno il 25% dei dividendi della società che paga i dividendi) • una riduzione dal 10% al 9% dell’aliquota dell’imposta alla fonte per i canoni • la non riscossione, da parte cinese, dell’imposta su attività commerciali (Business Tax) e dell’imposta sul valore aggiunto su prestazioni di trasporto internazionali eseguite da imprese di navigazione o compagnie aeree svizzere. La CDI necessita ancora dell’approvazione dei Parlamenti di entrambi i Paesi. Dipartimento federale delle finanze: Svizzera e Cina firmano una nuova Convenzione per evitare le doppie imposizioni www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=50362

La SERV deve essere rafforzata ulteriormente – a beneficio delle PMI

Il Consiglio federale ha avviato una procedura di consultazione relativa alla revisione parziale della legge sull’assicurazione contro i rischi delle esportazioni per rafforzare ulteriormente l’Assicurazione svizzera contro i rischi delle esportazioni (ASRE/ SERV), garantirne la competitività a livello internazionale e ottimizzare in modo puntuale la sua offerta di servizi. Secondo quanto comunicato dalla Confederazione, le proposte di revisione andranno a beneficio delle piccole e medie imprese. Il progetto di revisione prevede tra l’altro di: • integrare stabilmente nell’offerta assicurativa dell’ASRE (SERV) l’assicurazione del credito di fabbricazione, la garanzia su bond e la garanzia di rifinanziamento, strumenti introdotti temporaneamente nel quadro delle misure di stabilizzazione • accordare in futuro le polizze assicurative e le garanzie sotto forma di decisione


• sostituire la clausola derogatoria relativa alle esportazioni con una quota di valore aggiunto svizzero inferiore al 50% con una regolamentazione discrezionale • innalzare il saggio di garanzia relativo all’assicurazione del credito fornitore dall’85 al 95%, nonché dare alla SERV maggiore flessibilità nella definizione del tasso massimo di copertura per quanto concerne l’assicurazione del credito di fabbricazione e la garanzia su bond. Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca: Il Consiglio federale vuole garantire a lungo termine la competitività dell’ASRE www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=50523

Russia: il mercato dell’automobile s’invola

Il mercato russo dell’automobile è in piena accelerazione. Con una crescita annua di oltre il 6%, si trova alla testa del mercato europeo. Entro il 2020, la Russia dovrebbe vendere più automobili della Germania. Secondo uno studio del Boston Consulting Group, il mercato dovrebbe arrivare a 4,4 milioni di veicoli. Solo Cina, Stati Uniti, India e Brasile dovrebbero riuscire a fare meglio. Per l’industria svizzera della subfornitura vale sicuramente la pena tenere la Russia sul radar. Anche in altri rami, e soprattutto in quello MEM, si aprono numerose opportunità d’affari. Per poter sfruttare al massimo il suo potenziale, la Russia deve però proseguire l’ammodernamento della sua industria automobilistica. Boston Consulting Group: Russia’s Auto Industry Must Get Fit to Compete to Realize Its Potential w w w. g e r m a n . b c g . c h / m e d i a / P r e s s R e l e a s e D e t a i l s . aspx?id=tcm:149-140489

Rapporto dello Swiss Business Hub GCC: Saudi FDA publishes a guidance document for pharmaceuticals www.s-ge.com/it/filefield-private/files/59353/field_blog_public_files/21004 The GS1 System www.gs1.ch/en/gs1-system/the-gs1-system

L’India introduce una nuova forma giuridica: la ditta individuale

In India, sarà presto possibile costituire una ditta individuale. Trattasi di una pietra miliare nella storia del diritto societario indiano. Per la costituzione di una ditta individuale vanno fatti i seguenti passi: • registrazione del nome della società • nomina di un delegato • nomina di 1-5 membri del consiglio d’amministrazione (tra cui una persona di nazionalità indiana) L’aliquota dell’imposta sulle società per una ditta individuale è del 30%. I dividendi vengono tassati al 15%. La Minimum Alternate Tax (MAT / componente dell’imposta sul reddito) ammonta al 18,5%. La nuova regolamentazione è stata approvata a dicembre 2012 dalla Camera bassa e nel mese di agosto 2013 dalla Camera alta. Manca ora solo l’accordo del Primo ministro Singh. Un atto puramente formale. Tapuriah Jain & Associates: One Person Company - A New Business Ownership Concept www.tjaindia.com/articles/onepersoncompany.htm

India: ICT Investment Region a Hyderabad

Zone economiche speciali in Kazakistan: panoramica

Il Kazakistan possiede oltre 10 zone economiche speciali, con condizioni vantaggiose per le aziende e gli investitori locali ed esteri. L’Ambasciata svizzera ad Astana ha riunito in un unico documento informazioni sulle varie zone, repertoriate secondo i loro settori di competenza, le loro caratteristiche e l’infrastruttura disponibile. Ambasciata svizzera in Kazakistan: Special Economic Zones in Kazakhstan www.s-ge.com/suisse/export/fr/filefield-private/files/59506/ field_blog_public_files/21073 National Export & Investment Agency Kaznex Invest JSC: Special Economic Zones in the Republic of Kazakhstan www.s-ge.com/suisse/export/fr/filefield-private/files/59506/ field_blog_public_files/21074

Arabia Saudita: disposizioni più severe in materia di marcatura dei farmaci

La Saudi Food and Drug Authority (SFDA) pone l’accento sulla qualità dei farmaci venduti nel Paese ed esige in futuro che tutti i produttori che vendono i loro medicinali in Arabia Saudita applichino gli standard GS1 inerenti alla documentazione della catena del valore. Per quanto concerne la marcatura dei prodotti, i codici a barra lineari devono essere sostituiti da codici a barre bidimensionali (GS1 DataMatrix). È inoltre d’obbligo indicare il Global Trade Item Number (GTIN), la data di scadenza e il numero di lotto. La nuova regolamentazione sarà introdotta in due fasi: dal 21 marzo 2015 saranno applicati i codici a barre bidimensionali con il numero di lotto, la data di scadenza e il codice di SFDA, dal 21 marzo 2016 dovrà essere aggiunto il numero di serie. Lo Swiss Business Hub GCC, ufficio di Riyadh, ha riunito in un documento le informazioni più importanti.

L’India ha deciso la realizzazione di una Information Technology Investment Region (ITIR) a Hyderabad. Questa regione speciale comprenderà tre centri di formazione e di ricerca. La prima fase di costruzione dovrebbe terminarsi nel 2018. Costo dell’operazione: 35 miliardi di dollari. In contemporanea, è previsto anche l’ampliamento delle infrastrutture di trasporto (strade e ferrovie) tra i tre centri di ricerca, la Cyberabad Development Area, l’Hyderabad Airport Development Area e la regione di Uppal e Pocharam a sud di Hyderabad. È altresì già pianificata la creazione di varie zone economiche speciali e di parchi industriali destinati all’insediamento di piccole e medie imprese che operano nel settore ICT. L’India intende fare dell’ITIR di Hyderabad uno dei più grandi hub ICT dell’Asia meridionale. La regione realizza già oggi oltre il 12% del volume totale delle esportazioni indiane di ICT. India Briefing: India Develops Information Technology Investment Region www.india-briefing.com/news/india-develops-informationtechnology-investment-region-6975.html

Singapore: permessi di lavoro più difficili da ottenere per lavoratori stranieri

Singapore intende in futuro essere più rigorosa nel rilascio di permessi di lavoro ai lavoratori stranieri. Questo riguarda anche i professionisti altamente qualificati, rendendo così più difficoltosa la loro assunzione. Un rapporto dell’Ambasciata svizzera a Singapore (in tedesco) informa sulle attuali misure di regolamentazione del mercato del lavoro e sulle sue conseguenze per le imprese svizzere che cercano personale in loco. Ambasciata svizzera a Singapore: Arbeitsmarktregulierung in Singapur – Neue Vorschriften www.s-ge.com/schweiz/export/de/filefield-private/files/59333/ field_blog_public_files/21013

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Vietnam: inasprite le disposizioni relative all’assunzione di personale straniero

I lavori che possono essere eseguiti con sufficiente competenza da parte di lavoratori locali, non possono più essere assegnati a personale straniero. È quanto risulta da un decreto in vigore dal 1° novembre 2013, che riassume le disposizioni pertinenti il diritto del lavoro vietnamita e che sarà aggiornato regolarmente. Si rilevano in particolare i seguenti punti: • Per i posti di lavoro che saranno occupati da lavoratori stranieri, i datori di lavoro sono tenuti a sottoporre al locale Comitato del popolo una descrizione dettagliata del posto e dimostrare che per mancanza di adeguate forze lavoro locali, tale posto deve essere assegnato ad uno straniero. • Il datore di lavoro deve disporre, al più tardi sette giorni lavorativi prima dell’inizio dell’attività da parte del collaboratore straniero, della relativa conferma da parte del Dipartimento del Lavoro. • La validità di un permesso di lavoro per un lavoratore straniero è ora limitata ad un periodo di due anni (finora: tre anni). • I permessi di lavoro rilasciati prima del 1° novembre 2013, ossia prima dell’entrata in vigore della nuova regolamentazione, restano validi anche dopo tale data e non devono essere rinegoziati. Vietnam Briefing: Vietnam Clarifies Foreign Worker Guidelines www.vietnam-briefing.com/news/vietnam-clarifies-foreign-worker-guidelines.html

Zhenjiang Eco Industry Park: una coproduzione sinosvizzera

A 50 minuti da Shanghai si ergono i primi edifici dello Sino-Swiss Zhenjiang Ecological Industry Park (SSZEIP). Il nuovo parco ecoindustriale è un modello di riuscita tecnologica e di efficienza energetica ed offre numerose opportunità d’affari alle imprese svizzere. Lo SSZEIP, una volta terminato, si estenderà su una superficie di 20 km2 e sarà destinato soprattutto alle piccole e medie imprese attive nelle cleantech: le infrastrutture dell’eco-parco sono infatti state pensate in funzione dei loro bisogni. A programma figura la realizzazione di istituti specializzati, laboratori, centri di ricerca e di sviluppo, installazioni per la verifica e la certificazione delle materie prime, nonché centri di gestione e di sviluppo di progetti tecnologici. Per la realizzazione dello SSZEIP – la cui prima fase è appena iniziata – si cercano soprattutto imprese che dispongono di knowhow e di esperienza in materia di costruzione ad alta efficienza energetica e, per quanto riguarda le esigenze infrastrutturali, di aziende che offrono servizi e prodotti per l’approvvigionamento energetico nonché per la gestione di acque e rifiuti. Numerose sono le aziende elvetiche in grado di rispondere a queste esigenze. Un’ulteriore lunghezza di vantaggio è data inoltre dal fatto che le aziende locali non hanno forzatamente le competenze o non dispongono delle tecnologie necessarie per la creazione di questo «Green Building» d’avanguardia. L’eco-parco industriale, nato dalla volontà comune della Svizzera e della Cina, serve anche d’avamposto alle aziende che ospiterà e che desiderano attivarsi sul territorio cinese. Il parco, volontariamente insediato nella Zhenjiang Economic and Technological Development Zone (ZETDZ), offre infatti molti vantaggi sia quanto a ubicazione sia in materia di condizioni speciali e di facilitazioni. Le aziende possono così beneficiare di terreni a basso costo, di affitti moderati, di imposte ridotte sugli utili e sul reddito, nonché di un valido sostegno nell’identificazione di nuove opportunità d’affari e di partner commerciali. Cleantech Switzerland: Business Opportunities at the SinoSwiss Zhenjiang Eco Industry Park in China for Swiss Cleantech companies

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www.s-ge.com/suisse/export/fr/filefield-private/files/59505/ field_blog_public_files/21126 The Investment Environment in Zhenjiang New Area www.s-ge.com/suisse/export/fr/filefield-private/files/59505/ field_blog_public_files/21127

Il Giappone porta l’IVA all’8%

Il governo giapponese ha annunciato per il 1° aprile 2014 un aumento dell’IVA dal 5 all’8%. Nel contempo sarà lanciato anche un pacchetto congiunturale di 50 miliardi di dollari per evitare che la ripresa economica ne venga rallentata. Portando l’IVA all’8%, il Giappone non sarà più il paese dell’OCSE ad avere il tasso più basso, ma raggiungerà la Svizzera ed il Liechtenstein, il cui tasso IVA normale è per l’appunto dell’8%. Con questo aumento, il Giappone spera di portare ad un livello ragionevole il suo debito pubblico (245% del PIL) e il suo disavanzo di bilancio (10% del PIL). Diversi esperti ritengono però che questo aumento dell’IVA all’8% non sarà sufficiente. Alcuni temono persino che la ripresa subisca un arresto brutale e questo non è sfuggito al governo, che ha così previsto un pacchetto congiunturale di 50 miliardi di dollari. Pacchetto che sarà destinato soprattutto a sostenere le aziende a reddito più debole e che potrebbero avere grossi problemi finanziari a causa dell’aumento dell’IVA. Japan Daily Press: PM Abe confirms decision on sales tax increase for April 2014 http://japandailypress.com/pm-abe-confirms-decision-on-salestax-increase-for-april-2014-0136905/ Action Forex: Japan Introduced 5 Trillion Yen Stimulus Plan To Offset Impacts Of VAT Hike www.actionforex.com/action-insight/special-reports/japan-introduced-5-trillion-yen-stimulus-plan-to-offset-impacts-of-vathike-20131002199147

Il Cile punta sempre più sulle energie rinnovabili

Il Senato cileno ha deciso recentemente di aumentare al 20% entro il 2025 la quota di energie rinnovabili nel consumo totale di energia, raddoppiando praticamente l’obiettivo iniziale. È soprattutto l’energia solare ad offrire grande potenziale. Attualmente, in Cile, solo il 6% della corrente (1053 MW) proviene da energia rinnovabile. 428 MW derivano da biomasse, 302 da energia eolica e 323 da quella idroelettrica. Le prestazioni del fotovoltaico sono solo di 3,5 MW. Nei prossimi 12 anni però questo settore beneficerà di investimenti per ben 1,1 miliardi di dollari. Si stanno già costruendo sistemi fotovoltaici volti ad incrementare la potenza dagli attuali 3,5 MW a 75 MW. Altri progetti di sfruttamento dell’energia solare per una capacità produttiva complessiva di 4200 MW sono stati approvati e già in cantiere. Inoltre, entro i 2025 saranno attuati ulteriori progetti atti a generare energia elettrica da fonti alternative per una capacità totale di 4200 MW. PVTech: Chile sets revised 20% by 2025 renewable energy target www.pv-tech.org/news/chile_sets_revised_20_by_2025_renewable_energy_target Photon Info: Chilean Senate approves new, higher renewable energy targets www.photon.info/photon_news_detail_en.photon?id=80215

FMI: crescita economica globale riveduta al ribasso

La ripresa economica globale continua a farsi attendere. Secondo le ultime previsioni del Fondo monetario internazionale (FMI), nel 2013 e nel 2014 l’economia mondiale crescerà meno del previsto. Si spera comunque sempre in tempi migliori, come lo mostrano (quasi) ovunque le tendenze - verso l’alto - della crescita.


Il FMI prevede per il 2013 una crescita economica globale del 2,9%, -0,3 punti percentuali rispetto alle stime di luglio. Anche le aspettative per il 2014 non sono più così elevate e sono state riviste al ribasso di 0,2 punti percentuali, a 3,6%. Rispetto all’anno in corso, questo è comunque un miglioramento non trascurabile, che lascia sperare in una tendenza costante verso l’alto. Secondo il FMI, i motori della crescita non sono più, come avvenuto negli ultimi anni, i mercati emergenti, ma ancora una volta i paesi industrializzati, in cui la crescita dovrebbe accelerare nel 2014 al 2,0% (dall’1,2% stimato nel 2013). La crescita maggiore è prevista negli Stati Uniti (+2,6%). Nella zona euro (+1,0%) è la Germania a guidare la classifica (+1,4%). Anche Spagna (+0,2%) e Italia (+0,7%), martoriate dalla crisi, dovrebbero uscire dalla recessione e tornare in zona più. Nei mercati emergenti, la crescita non è più così forte ma, situandosi in media tra il 4,5% (2013) e il 5,1 % (2014), rimane significativamente più alta rispetto a quella dei paesi industrializzati. Leader è la Cina con il 7,6% rispettivamente 7,3%. Buoni tassi di crescita con una tendenza verso l’alto sono previsti anche in India (3,8% / 5,1%), nei Paesi dell’ASEAN (5,0% / 5,4%), e nell’Africa sub-sahariana (5,0% / 6,0%). International Monetary Fund IMF: World Economic Outlook – Global Growth Patterns Shifting, Says IMF WEO www.imf.org/external/pubs/ft/survey/so/2013/NEW100813A.htm

Rapporti settoriali S-GE in ambito cleantech

Grazie alla rete di esperti di S-GE sono disponibili nuovi studi sulla situazione e le opportunità in ambito cleantech in Austria, Germania, Indonesia e Vietnam: • L’Austria figura tra i precursori in materia di utilizzo di energie rinnovabili e di soluzioni di efficienza energetica, ma deve comunque continuare a investire massicciamente per mantenere questa sua politica energetica. Nel 2011, la quota di energie rinnovabili era già del 31%, soprattutto grazie all’energia idraulica, il Paese punta però anche sull’energia eolica e su quella fotovoltaica e per farlo necessita di innovazione e delle soluzioni personalizzate. • La Germania sta conducendo una rivoluzione energetica e spinge ad un maggiore utilizzo di energie alternative e ad una costante ottimizzazione dell’efficienza energetica. Gli investimenti sono elevati. Il graduale abbandono del nucleare è previsto per il 2022: entro tale data, il Paese intende aumentare la quota di energie rinnovabili nel consumo totale di energia elettrica dagli attuali 21,9% ad almeno il 35%, mentre entro il 2030 la quota sarà portata ad oltre il 50%. Questi sono obiettivi ambiziosi, che possono essere raggiunti solo attraverso una forte espansione delle capacità produttive e di trasmissione. • In Indonesia il consumo di corrente elettrica aumenta di quasi il 10% l’anno. Questa domanda non può essere soddisfatta a lungo termine solo con l’energia convenzionale e quindi entrano in gioco le energie e le tecnologie pulite. Il Paese ha senza dubbio risorse sufficienti per soddisfare la crescente domanda: molte ore di sole e capacità potenzialmente elevate per quanto concerne l’energia idrica, eolica e quella ricavata da biomasse, ma per utilizzare in modo esaustivo il grande serbatoio di energie rinnovabili mancano spesso le competenze tecnologiche. Anche in termini di efficienza energetica vi è un grande potenziale, in particolare per quanto riguarda l’ottimizzazione del bilancio energetico degli edifici. • In Vietnam iI settore cleantech è ancora agli albori, ma vi è già un bisogno per quanto riguarda lo sviluppo di una gestione dei rifiuti rispettosa dell’ambiente e l’utilizzo di energie rinnovabili. Entrambi questi segmenti sono in rapida crescita e sempre più promossi dal governo di Hanoi.

Le opportunità sono molteplici, infatti, nel contesto economico internazionale il Vietnam assume un ruolo sempre più importante quale luogo di produzione ed è consapevole delle sfide infrastrutturali cui si trova confrontato, ad esempio per quanto riguarda lo smaltimento, il riciclaggio o la riduzione dei rifiuti. Lo stesso vale per il fabbisogno di corrente, tanto che, a lungo termine, potrà essere coperto in maniera rispettosa dell’ambiente e con un risparmio di risorse solo con un maggiore utilizzo di energie rinnovabili. Lo smaltimento termico dei rifiuti e l’uso energetico delle biomasse consentono sì di prendere due piccioni con una fava ma, in ultima analisi, l’energia solare, idroelettrica ed eolica offrono un potenziale ancora maggiore. Queste, in sintesi, le conclusioni dei vari rapporti settoriali, che mettono in luce le grandi opportunità che si aprono alle aziende svizzere del ramo cleantech nei vari paesi. Studi di mercato in ambito cleantech www.s-ge.com/cleantech

Rapporti settoriali S-GE in ambito ICT

Grazie alla rete di esperti di S-GE sono disponibili nuovi studi sulla situazione e le opportunità nel ramo ICT in Malesia e Singapore. • La Malesia ha un ambizioso programma economico: approntandosi a diventare una nazione industriale, ha investito massicciamente nelle ICT quale strumento di base per una rapida promozione nella lega superiore. Il Paese ha infatti un grande obiettivo: mettersi al passo con le principali nazioni economiche asiatiche - ossia con Giappone, Hong Kong, Singapore e Corea del sud - entro il 2020. Per raggiungere questo obiettivo, e migliorare quindi la propria produttività, ha effettuato grandi investimenti, in particolare nelle apparecchiature tecniche e nell’infrastruttura. E qui l’ICT gioca un ruolo chiave, fungendo da strumento di base per portare al livello desiderato sia l’industria sia i servizi. Il “10th Malaysia Plan”, in particolare, definisce dodici industrie e servizi considerati quali motori della crescita e che nel contempo richiedono elevati investimenti in soluzioni ICT specifiche per ottimizzarne la produttività e qualità. I progetti lanciati a questo scopo sono definiti in un piano speciale. In aggiunta, il programma “Digital Malaysia” prevede la realizzazione di otto progetti chiave in ambito ICT. • Singapore è tra i leader mondiali nel settore delle ICT. Praticamente nessun altro paese è in grado di offrire alle aziende del ramo delle condizioni quadro migliori. Il potenziale di business per le imprese innovative non conosce limiti, soprattutto per le aziende che hanno risposte convincenti ai problemi di sicurezza IT, sanno come utilizzare l’IT quale mezzo per ottimizzare la produttività e la competitività delle imprese, ancora, che sono in grado di offrire nuove soluzioni per un utilizzo efficiente e mirato delle informazioni. Studi di mercato in ambito ICT www.s-ge.com/ict

Switzerland Global Enterprise Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 – CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@s-ge.com www.s-ge.com

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Commercio estero di Monica Zurfluh, Responsabile Switzerland-GE per la Svizzera italiana e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

Il factoring: uno strumento di successo per le aziende esportatrici

Monica Zurfluh

Marco Passalia

Le aziende esportatrici ticinesi negli ultimi anni si sono orientate verso una diversificazione dei Paesi di sbocco in cui vendere i propri prodotti. Gli accordi di libero scambio siglati dalla Svizzera (singolarmente o in seno all’Associazione europea di libero scambio) e il franco forte hanno certamente contribuito a velocizzare questo processo di internazionalizzazione verso nuovi mercati. Espandere le proprie attività commerciali all’estero comporta tutta una serie di rischi che l’azienda deve tenere in conto: non da ultimo pensiamo al mancato pagamento dei propri prodotti da parte del cliente che può essere causato dall’insolvenza del proprio cliente, da una situazione di crisi nel Paese della controparte e così via. È noto a tutti che per ridurre al minimo questi rischi, vi sono strumenti bancari ed assicurativi in grado di garantire diversi livelli di sicurezza: accreditivi, garanzie bancarie o assicurative, assicurazione del credito e anche il factoring. Quest’ultimo strumento, poco noto alle nostre latitudini, è utilizzato per il finanziamento e per la copertura di determinati rischi di esportazione. Si tratta di una forma di finanziamento d’impresa usato oggigiorno da molte aziende che desiderano espandere il loro mercato anche all’estero. Infatti, sappiamo benissimo che sul mercato globale le sfide e le richieste sono numerose e spaziano dal fabbisogno di liquidità, alla conoscenza insufficiente dei partner commerciali esteri, all’ottimizzazione della gestione dei debitori, ai termini di pagamento più lunghi e così via.

Come funziona

Con questo strumento finanziario si cede alla banca (“il factor”) i crediti in avere nei confronti dei clienti. Come ben esposto dal Credit Suisse (https://www.credit-suisse. com/factoring) che offre questo genere di servizi, la banca verifica, eventualmente in collaborazione con un partner di assicurazione dei crediti operante a livello internazionale, la solvibilità degli acquirenti. In caso di partner commerciali che rifiutano l’acquisto del credito per mancanza di solvibilità, l’esportatore se possibile dovrebbe rinunciare alla fornitura, in quanto altrimenti rischia il mancato pagamento dei crediti. Se i limiti di credito su

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merce sono approvati dalla banca (factor), l’esportatore può effettuare la fornitura senza problemi, in quanto tali crediti sono coperti al 100% contro l’insolvenza. Nell’export factoring sono coinvolte tre parti: l’esportatore, i clienti dell’esportatore (importatori, debitori) e la società di factoring. Gli importatori non partecipano direttamente all’export factoring, per loro l’unica cosa che cambia è il domicilio di pagamento, perché corrispondono il pagamento alla società di factoring e non all’esportatore. I quesiti relativi alla merce o ai servizi, invece, continuano ad essere chiariti direttamente tra il cliente e l’esportatore. Le aziende esportatrici sono al riparo anche da problematiche che concernono i termini di pagamento dato che la banca, quando la merce è stata consegnata o il servizio è stato effettuato, anticipa fino al 90% dei crediti. Grazie al factoring, l’imprenditore può quindi disporre di una buona liquidità che gli permette di trarne benefici a bilancio. Per le società di piccole medie dimensioni, vi è il prodotto “Full Service Factoring” che include il finanziamento della sostanza circolante, l’outsourcing della gestione dei debitori e la copertura del rischio d’inadempienza dei debitori. In questo caso, le PMI risparmiano le loro risorse aziendali e non devono più preoccuparsi di incassi e relativi solleciti. Per le società più grandi, con un fatturato annuo pari almeno a 10 milioni di franchi, vi è invece la soluzione proposta da “Inhouse Factoring” che include il finanziamento della sostanza circolante e la copertura del rischio d’inadempienza dei debitori, mentre la gestione dei debitori rimane di competenza dell’azienda. Il factoring consente quindi di espandersi verso nuovi mercati con una ridotta esposizione al rischio e di focalizzarsi sulle loro attività. Nel mercato internazionale a cui siamo confrontati ogni giorno, la forma di finanziamento “factoring” può rivelarsi uno strumento utile e complementare per le aziende esportatrici, che possono operare molto più facilmente e con sicurezza nel commercio estero.


Fiere internazionali

Hannover Messe - Industrial Supply Hannover, 7-11 aprile 2014

Hannover Messe è costituita da sette saloni internazionali rilevanti (Industrial Automation, MobiliTec, Industrial Supply, Research & Technology, Energy, Digital Factory, IndustrialGreenTec), che presentano le tecnologie di domani e raggruppano gli ambiti di creazione di valore industriale in un solo luogo. Nata come la classica fiera settoriale, si è sviluppata in una piattaforma che presenta soluzioni complete, fino a diventare il maggiore evento tecnologico a livello mondiale. Vero tempio della sinergia tecnologica e industriale, all’ultima edizione ha attirato oltre 225’000 visitatori e 6’550 espositori provenienti da 62 nazioni. All’Industrial Supply sono presentati materiali, prodotti semilavorati, sistemi di approvvigionamento e assemblaggio, prodotti intermedi e completi nonché processi di fabbricazione ad ampio utilizzo industriale in diversi settori. Vi si possono commercializzare in modo mirato nuovi prodotti, esplorare rami alternativi in cui applicarli, scoprire le novità altrui, curare i contatti con i clienti esistenti e acquisirne nuovi. Lo SWISS Pavilion con il business center di Switzerland Global Enterprise offre una visibilità alta grazie all’ubicazione privilegiata nella Hall 4 e al marchio “Svizzera.”. Informazioni generali sulla fiera: www.hannovermesse.de Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.s-ge.com/suisse/export/fr/event/swiss-pavilion-industrial-supply-hannover-messe

Hannover Messe - Research & Technology Hannover, 7-11 aprile 2013

Dal laboratorio direttamente al mercato: ecco il motto del salone Research & Technology. Esso svela come sono ricavati velocemente prodotti commerciabili da tecnologie futuristiche. Il binomio scienza-industria si riunisce a Hannover, permettendo agli espositori di presentare le proprie innovazioni – sia di prodotti sia di processi e materiali - e di scoprire quelle altrui: il settore industriale è confrontato ad enormi sfide. Al fine di affrontare questioni complesse, come la continua integrazione dei processi industriali, la transizione verso le energie rinnovabili, l’uso efficiente delle risorse, la sostenibilità, la mobilità, la costruzione leggera e lo sviluppo di risorse alternative e di nuovi materiali, l’industria ha bisogno della scienza. Allo stesso tempo, i professionisti della R&S hanno bisogno di partner efficaci nell’industria e nel governo, al fine di commercializzare le loro innovazioni con successo. Research & Technology è l’unico evento in cui tutte le persone interessate si riuniscono nello stesso luogo allo stesso tempo. Gli espositori al salone comprendono infatti: start-up e spin-off, istituti di ricerca, università atenei scientifici, organizzazioni per la promozione dell’innovazione e del trasferimento di tecnologie e imprese. Lo SWISS Pavilion, ubicato in una posizione privilegiata nel padiglione 2, è organizzato in collaborazione con la Commissione per la tecnologia e l’innovazione (CTI), lo Swiss Technology Award, il Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS) e lo Swiss Business Hub Germany. Informazioni generali sulla fiera: www.hannovermesse.de

Partecipate ad una fiera, toccate con mano le novità del mercato

Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.s-ge.com/switzerland/export/en/event/swiss-pavilionresearch-technology-2014-hannover-messe

PLMA - World of Private Label Amsterdam, 20-21 maggio 2014

Dalla prima edizione in Europa nel lontano 1986, il salone internazionale dei marchi privati PLMA è l’appuntamento annuale imperdibile dei distributori e dei produttori, per ritrovarsi e scoprire nuovi prodotti, allacciare contatti preziosi e trarre ispirazioni dalle nuove tendenze del mercato. I prodotti esposti nel padiglione food comprendono generi alimentari freschi, surgelati, refrigerati e secchi, bevande alcoliche e analcoliche, dolci, alimenti per l’infanzia, grassi, oli, spezie, prodotti dietetici e bio. Nel padiglione non-food si trovano cosmetici, prodotti per la salute e la bellezza, articoli casalinghi e per la cucina, manutenzione dell’auto, giardinaggio e fai-da-te. La fiera attira i responsabili acquisti di supermercati, ipermercati, discount, grandi magazzini, drogherie, empori, grossisti, importatori ed esportatori. Inoltre, vi si svolgono un’esposizione dei nuovi prodotti, un supermercato delle idee e corsi che presentano le più recenti ricerche di mercato, le notizie e le tendenze del settore. L’edizione 2013 ha contato un numero record di visitatori: quasi 11’000 (2012: 9’280) giunti da 110 nazioni e 2’100 espositori (2012: 2’085) provenienti da 70 paesi. Switzerland Global Enterprise allestisce il padiglione collettivo svizzero al salone PLMA in collaborazione con l’Ambasciata svizzera nei Paesi Bassi, la Federazione delle Industrie Alimentari Svizzere e l’Associazione svizzera dei cosmetici e dei detergenti (SKW). Informazioni generali sulla fiera: www.plmainternational.com Informazioni sullo SWISS Pavilion nei due settori Food e Non Food: www.s-ge.com/schweiz/export/de/event/swiss-pavilion-plma2014-food www.s-ge.com/schweiz/export/de/event/swiss-pavilion-plma2014-nonfood

Informazioni sugli “Swiss Pavilion”: www.s-ge.com/fiere

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Vita dei Soci

Immobiliare Fontana SA acquisisce il prestigioso marchio Sotheby’s International Realty Il Direttore, Gianluca Righetti, è lieto di annunciare il rafforzamento dei propri servizi immobiliari di prestigio in Svizzera e all’estero con il lancio di Fontana Sotheby’s International Realty

Presente sul mercato sin dal lontano 1926, con sede a Lugano nella centralissima via Luvini 4, la storica Immobiliare Fontana SA è un vero e proprio riferimento nel panorama immobiliare ticinese. “In un mercato mutevole e impervio quale l’attuale, sono numerose le chiavi del nostro successo” afferma Righetti “correttezza, discrezione, esperienza, stabilità e tradizione su tutte. L’acquisto o la vendita di un immobile coinvolge spesso diversi aspetti personali, dei quali siamo sempre stati molto consapevoli; questa sensibilità ben rappresenta il valo-

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re aggiunto che, prima come Immobiliare Fontana e ora come Fontana Sotheby’s International Realty, siamo in grado di offrire.” Ispirandosi a valori quali trasparenza, cura, impegno e passione, Fontana Sotheby’s International Realty pone ogni singolo cliente al centro della propria attenzione, gli offre piena assistenza e ricerca la completa soddisfazione delle sue esigenze. Una certezza assoluta per venditori e acquirenti. “I nostri professionisti, un team altamente affiatato, competente e con esperienza pluriennale, spic-


cano per la conoscenza approfondita del mercato e delle sue dinamiche, come pure per l’utilizzo di procedure collaudate”. continua Righetti “Siamo una realtà specializzata nella compravendita, locazione e amministrazione di terreni, ville, case, appartamenti, immobili a reddito e commerciali. Il portafoglio immobiliare è vasto e la scelta di proposte nel Canton Ticino è interessante anche per i non residenti”. Fontana Sotheby’s International Realty opera in tutto il Canton Ticino, essenzialmente su due mercati di riferimento per la clientela locale e internazionale: nel Sottoceneri, Lugano e Lago Ceresio, nel Sopraceneri, Locarno, Ascona e Lago Maggiore. “La partnership con Sotheby’s International Realty” sottolinea Righetti “consolida la nostra leadership sul territorio e rafforza la presenza sui mercati internazionali. Una combinazione vincente!” “L’accordo con Immobiliare Fontana SA prosegue il nostro impegno a fornire l’accesso agli esclusivi servizi immobiliari della rete Sotheby’s International Realty nei paesi chiave di tutto il mondo” asserisce Philip White, Presidente e Chief Executive Officer, Sotheby‘s International Realty Affiliates LLC. “Questo rafforza la nostra presenza in Europa e ci permette l’ingresso nel famoso e attraente mercato svizzero vicino al confine italiano. Siamo molto lieti che la nostra clientela globale avrà ora accesso alle proposte di Fontana Sotheby’s International Realty in questa assolutamente meravigliosa regione del mondo”. Fondata nel 1976 per fornire ad agenti indipendenti un potente strumento per la promozione e il marketing di immobili di lusso, Sotheby’s International Realty nasce per collegare le migliori società

immobiliari indipendenti con la clientela più prestigiosa del mondo. Sotheby’s International Realty Affiliates LLC è controllata da Realogy Holdings Corp., quotata presso il New York Stock Exchange e indiscussa leader mondiale nel franchising immobiliare e nella fornitura di servizi di intermediazione immobiliare. Nel febbraio 2004, Realogy stipula un’alleanza strategica a lungo termine con Sotheby’s, la venerabile casa d’aste fondata nel 1744. L’accordo prevede la concessione di licenze a nome Sotheby’s International Realty e l’affiliazione solo a società di intermediazione e professionisti che soddisfano severi requisiti. Sotheby’s International Realty Affiliates LLC supporta i propri iscritti con una serie di servizi operativi di marketing, reclutamento, formazione e risorse per lo sviluppo del proprio business. Attualmente annovera più di 13.000 consulenti vendita localizzati presso 670 uffici in 49 paesi e territori di tutto il mondo. “Venite a visitarci presso la nostra sede in via Luvini 4 a Lugano e registratevi sul nostro sito Internet www.fontanasothebysrealty.com, valuteremo insieme le potenzialità della vostra proprietà e affiancheremo le vostre ricerche immobiliari” conclude Righetti. “Ogni casa è un oggetto unico, la risposta a un desiderio. Scegliete Fontana Sotheby’s International Realty”. Fontana Sotheby ‘s International Realty via Luvini 4 6900 Lugano Tel. +41 91 911 97 20 info@fontanasothebysrealty.com www.fontanasothebysrealty.com

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Residenza Rivabella Residenza Rivabella Rivabella Residenza

Residenza privata di riposo, convalescenza e cura a Magliaso, sulle rive del lago di Lugano (CH) Residenza privata privata di di riposo, riposo, convalescenza convalescenzaeecura curaaaMagliaso, Magliaso,sulle sullerive rivedel dellago lagodidiLugano Lugano(CH) (CH) Residenza

Alexander Aleman direttore della Residenza Rivabella Alexander AlexanderAleman Aleman

“Gli ospiti sono benvoluti eResidenza seguiti all’interno di una struttura direttore della Rivabella direttore dellaResidenza Rivabella che funziona come un orologio svizzero, a cominciare “Gli benvoluti all’interno “Gli ospitisono sono benvoluti eseguiti seguiti all’interno unastruttura struttura dal ospiti versante della sanitàeper continuare con di ladiuna qualità di vita che come svizzero, chefunziona funziona come unorologio orologio svizzero, acominciare cominciare come conferma laun raffinata “carta” dela“restaurant”. dal con lalaspecialistici, qualità dalversante versantedella della sanità percontinuare continuare con qualitàdidivita vita Manteniamo lesanità cure per mediche ai livelli più come conferma lalaraffinata del come conferma raffinata “carta” del“restaurant”. “restaurant”. grazie alla collaborazione con“carta” le migliori strutture sanitarie Manteniamo aiailivelli più Manteniamo lecure curemediche mediche livelli piùspecialistici, specialistici, delleLuganese, pubbliche e private”. grazie graziealla allacollaborazione collaborazionecon conlelemigliori miglioristrutture strutturesanitarie sanitarie del delLuganese, Luganese,pubbliche pubblichee eprivate”. private”.

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Vita dei Soci Intervista con Maurizio Derada, Membro di Direzione e Responsabile della clientela aziendale per la Regione Bellinzona di BancaStato

La successione aziendale: un momento cruciale Maurizio Derada

Fondazione. Crescita. Maturazione. Cambiamento e rivitalizzazione. Sono queste le principali fasi della vita di un’azienda. Fasi alle quali non esulano quindi anche quelle società che costituiscono la spina dorsale della nostra economia: le piccole e medie imprese, le famose PMI. Queste ultime, spesso e volentieri, sono la concretizzazione dell’idea e dello spirito imprenditoriale di singole persone che si prendono cura durante tutta la loro vita attiva della salute della loro “creatura”. Già, ma che succede quando arriva il momento di “passare il testimone”? Come tramandare tutto ciò che stato “costruito” con fatica e dedizione nel corso dei decenni? Ciò di cui parliamo è tanto importante e delicato che gli imprenditori possono rivolgersi a veri e propri esperti del ramo: coloro che si occupano di “successione aziendale” (o “trasmissione aziendale”). Proprio su questo aspetto complesso – di cui siamo coscienti di non poter trattare in questo ambito in maniera esaustiva – abbiamo posto alcune domande a Maurizio Derada, membro di direzione e responsabile della clientela aziendale per la Regione Bellinzona di BancaStato.

Signor Derada, innanzitutto: cosa si intende con «successione aziendale», e a cosa serve?

“Con il termine successione aziendale si indicano le serie di analisi, approfondimenti e misure da mettere in atto per tramandare efficacemente un’azienda da una gestione all’altra. Tale processo è un momento critico nella vita di un’azienda, e va dunque affrontato per tempo e minuziosamente, proprio con lo scopo di garantire un passaggio “indolore” e che soprattutto corrisponda alla volontà del titolare”.

In quale momento un imprenditore dovrebbe iniziare a pensare a come tramandare la propria società?

“Non vi sono regole precise e dipende da caso a caso, ma in generale l’analisi in merito alla successione aziendale dovrebbe iniziare verso i 55 anni di età del titolare. Questo perché le misure da intraprendere possono richiedere anni. Di sicuro è un passo che va fatto per tempo poiché presuppone un’attenta ponderazione della situazione e un’analisi certosina che dovrebbero sfociare, appunto se effettuate a tempo debito, in soluzioni completamente condivise da tutti gli addetti ai lavori poiché non derivate dalla contingenza, ma da un’accorta pianificazione. Questo si rivela importante, perché la realtà ticinese è composta da moltissime aziende di famiglia, per cui l’analisi legata alla successione va svolta nell’ambito di rapporti molto profondi tra i componenti. Prendiamo il caso di un’azienda di famiglia in cui lavora il figlio del titolare. Nell’ipotesi di affidargli il «timone», e garantire una continuazione all’attività, occorre magari che segua una formazione specifica in tal senso. E questo può richiedere diversi anni”.

Già, ma potenzialmente quali scenari si aprono a chi intende ritirarsi?

“Vi sono molti scenari possibili e mi limiterò a descriverne i principali. Vi è prima di tutto l’ipotesi della successione interna alla famiglia, qualora vi siano le competenze e le conoscenze necessarie e sempre qualora la scelta sia stata fatta in maniera razionale e non emotiva. Oppure si può pensare di lasciare l’azienda nelle mani della famiglia, ma affidarne la gestione a una persona proveniente dall’esterno.

Alla stessa persona si può anche vendere una parte della proprietà; oppure, qualora vi sia già una persona «esterna» alla cerchia familiare che si occupa della gestione dell’azienda, si può pensare di venderle parte o tutte le quote societarie. Sono anche da prendere in conto eventuali vendite a investitori o fusioni, o liquidazioni. Ma questo ultimo caso è quello solitamente considerato come «ultima carta», poiché implica la fine completa dell’azienda. Va anche citata la possibilità di far quotare l’azienda in borsa o trasformarla in fondazione”.

Cosa offre BancaStato in tal senso e quali sono i vantaggi di rivolgersi all’Istituto cantonale?

“Parlando di aziende spesso e volentieri familiari, BancaStato offre innanzitutto una grande conoscenza del tessuto economico e sociale del Ticino nel quale operano. L’Istituto è attivo a stretto contatto nel territorio da quasi un secolo, conosce le sue particolarità e riconosce le esigenze di chi ogni giorno produce ricchezza. Rivolgersi a noi per la successione aziendale significa dunque avere a che fare con qualcuno che «parla la stessa lingua» e che è capace di fornire un aiuto concreto per il bene dell’azienda, soddisfando le aspettative del cliente. Ovviamente un aspetto così delicato presuppone, come detto, un’ampia riflessione. BancaStato si occupa soprattutto degli aspetti finanziari in collaborazione con altri specialisti e attori esterni quali fiduciari e avvocati, che sono indispensabili per poter svolgere pianificazioni corrette. Ebbene, noi mettiamo a disposizione del cliente tutto il tempo necessario, dedicandogli le risorse che occorrono e approfondendo ogni sfaccettatura del caso. Il nostro grande impegno è anche dovuto al ruolo istituzionale di BancaStato, che per mandato pubblico favorisce lo sviluppo economico del Cantone: questo si realizza anche nel garantire ad aziende di evitare passaggi di gestione che se fatti in maniera poco accorta potrebbero portare a perdere preziose realtà consolidate”. BancaStato Viale Guisan 5, 6500 Bellinzona Tel. +41 91 803 71 11, www.bancastato.ch

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Vita dei Soci

Nuovi muratori all’arrembaggio Il Centro di Formazione Professionale della Società Svizzera Impresari Costruttori sezione Ticino ha festeggiato lo scorso 2 ottobre i neo diplomati muratori e aiuto muratori che hanno superato gli esami federali nella sessione 2013. In quest’occasione sono stati conferiti anche il Premio Renato Antonini ed il Riconoscimento Giorgio Galgiani Mercoledì 2 ottobre presso il Centro di Formazione professionale della Società svizzera impresari costruttori a Gordola si è svolta la tradizionale Cerimonia di premiazione dei tre migliori apprendisti muratori diplomatisi nella sessione d’esame di fine tirocinio dello scorso mese di giugno, sessione che ha permesso a ben 60 giovani apprendisti di ottenere l’Attestato Federale di Capacità di muratore qualificato ed a 5 apprendisti di ottenere il Certificato Federale di Formazione Pratica di aiuto muratore qualificato. Alla cerimonia ha presenziato l’arch. Nicola Navone, Vicedirettore dell’Archivio del Moderno, quale ospite d’onore in qualità di uno dei massimi storici e ricercatori sul determinante contributo delle maestranze ticinesi all’architettura russa del settecento. A fianco del tradizionale Premio Renato Antonini anche quest’anno si è proceduto alla consegna del Riconoscimento Giorgio Galgiani all’apprendista che durante i corsi di formazione professionali pratici svolti negli anni di tirocinio presso il CFP ha dimostrato i migliori risultato ed il miglior impegno. Durante la cerimonia sono intervenuti: Ing. Mauro Galli, Vicedirettore della Società Svizzera Impresari Costruttori, Sezione Ticino; Lucia Galgiani Giovanelli, Patrocinatrice del “Premio Giorgio Galgiani”; Lorenza Santaniello Antonini, Patrocinatrice del “Premio Renato Antonini”; Arch. Nicola Navone, Vice direttore dell’archivio del Moderno, Accademia di Mendrisio; e Michele Barra, ex Consigliere di Stato, prematuramente scomparso qualche settimana fa. Gli interventi dei vari ospiti, tra cui quello molto apprezzato dell’ospite Arch. Nicola Navone, non hanno mancato di ribadire l’importanza ed il valore profondo, non solo della formazione dei giovani muratori, ma anche di una professione e di un intero settore economico ricco di opportunità ed in grado di valorizzare quegli aspetti nobilitanti e di gratificazione personale, espressi dalla sua natura concreta e valorizzante di competenze manuali ad ampio raggio. Molto sentito è stato anche l’intervento di Michele Barra, arrivato alla consegna dei diplomi quale sorpresa inaspettata e gradita, che ha parlato con il cuore in mano ai “suoi” giovani muratori. L’ex Consigliere di Stato, recentemente scomparso, ha sottolineando la sua presenza non in veste ufficiale di Consigliere di Stato, ma come uno di loro, un muratore. Ha spiegato come la formazione sia un fulcro per andare avanti nella vita e come la professione di muratore ripaghi di tante soddisfazioni. Un gradito regalo per i giovani diplomati e per i convenuti. In un clima da sempre festoso, Lorenza Santaniello Antonini ha proceduto alla consegna dei premi per i migliori 3 risultati di fine Tirocinio, mentre Lucia Galgiani Giovanelli ha consegnato il premio all’apprendista che più si è distinto per l’impegno durante i corsi interaziendali che si svolgono presso il CFP di Gordola. I muratori diplomati premiati quest’anno per il Premio Renato Antonini sono: – 1° premio: Fabio Prelli (media esami finali del 5.2 – pratica 5.1 – conoscenze professionali 5.3), formatosi presso l’impresa De Bortoli Sagl di Losone

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I premiati con il Dir. Arch. Paolo Ortelli, Lorenza Santaniello Antonini, l’ex Consigliere di Stato Michele Barra e l’Ing. Mauro Galli

Al centro Mirko Perez con il Dir. Arch. Paolo Ortelli, Lucia Galgiani Giovanelli e l’ex Consigliere di Stato Michele Barra

– 2° premio: Andrea Brambilla (media esami finali del 5.1 – pratica 5.1 – conoscenze professionali 5.4), formatosi presso l’impresa Gianini & Colombo SA di Chiasso – 3° premio: Elia Galli (media esami finali del 5.1 – pratica 5.0 – conoscenze professionale 5.3), formatosi presso l’impresa Casada SA di Malvaglia Il premio Giorgio Galgiani, per il miglior risultato ottenuto durante i corsi interaziendali presso il CFP, è stato assegnato a Mirko Perez (media corsi interaziendali del 5.1), formatosi presso l’impresa Vide-Visa SA di Arosio. Ai quattro premiati, ed a tutti i neo diplomati, la Società Svizzera Impresari Costruttori Sezione Ticino augura un futuro professionale ricco di soddisfazione.


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Nuova strategia aziendale e nuova generazione di prodotti CHOLLEY

CHOLLEY SA, azienda ticinese leader nel settore della cosmetica a livello mondiale, ha organizzato lunedì 14 ottobre presso l’Hotel Novotel di Lugano-Paradiso un seminario per presentare la nuova strategia aziendale e le ultime novità in fatto di cosmesi per la cura e il benessere del viso e del corpo basati sull’esclusiva tecnologia 100% svizzera di CHOLLEY SA. “Abbiamo organizzato un importante seminario per tutti i nostri partner internazionali” afferma la Signora Cholley. “Durante questo evento abbiamo presentato e preparato tutti i nostri partner ad un fondamentale e strategico cambio di direzione della nostra strategia aziendale”. “CHOLLEY come azienda sta entrando in una fase molto importante della sua storia” spiega Rick Paydar, Director of Operations. “In un mercato internazionale ampiamente competitivo, i consumatori stanno diventando sempre più consapevoli del nostro brand. Sono in grado di apprezzare nei nostri prodotti una notevole differenza di affidabilità, efficacia e risultati rispetto ai prodotti concorrenti”. “Negli ultimi due anni è cambiato molto all’interno della nostra azienda. Abbiamo riorganizzato la struttura aziendale per renderla più efficiente e vicina ai nostri partner, implementando anche un nuovo sistema di produzione sulla base delle procedure di Good Manufacturing Practice (GMP)” spiega ancora la Signora Paydar. “Abbiamo inoltre dato vita a molte nuove idee e concetti al fine di raggiungere i nostri obiettivi aziendali. Sulla base di questo miglioramento continuativo, stiamo aggiornando la qualità e il packaging dei nostri prodotti CHOLLEY supportandone la promozione con nuovo materiale per la forza vendita”. “Nel 2013 abbiamo già rilasciato alcuni nuovi prodotti molto interessanti sul mercato e nel 2014 lanceremo una nuova genera-

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zione di prodotti CHOLLEY sulla base della tecnologia avanzata e proprietaria – esclusiva del nostro brand” continua la Signora Cholley. “Durante il seminario di ottobre siamo stati presenti per la prima volta con questo nuovo concept strategico basato appunto sull’esclusiva tecnologia e know how 100% svizzeri di CHOLLEY SA”. “La nuova corporate strategy aziendale sarà il fondamento della nostra attività di sviluppo nei prossimi anni che porterà CHOLLEY un passo avanti rispetto agli altri manufacturer del settore” spiegano entrambi.

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Manor è il primo dettagliante svizzero a proporre il pagamento «mobile» ai propri clienti

Manor ha introdotto il sistema di pagamento «mobile» ed è diventato così il primo dettagliante svizzero a offrire quest’innovativa prestazione ai propri clienti. I detentori della Carta Manor potranno pagare i loro acquisti direttamente con il loro cellulare grazie all’applicazione gratuita Manor Mobile Card per iPhone e Android. Al termine di un concludente test realizzato a Basilea, il pagamento «mobile» è stato esteso progressivamente a tutti i magazzini Manor, dallo scorso 30 settembre

L’applicazione Manor Mobile Card trasforma il vostro smartphone in un vero e proprio borsellino. Per la clientela di Manor rappresenta una soluzione innovativa, semplice e gratuita per i pagamenti degli acquisti effettuati in tutti i punti vendita del gruppo. La Manor Mobile Card App costituisce un importante passo verso il futuro da parte della catena di grandi magazzini, primo dettagliante svizzero a proporre alla propria clientela un’applicazione «mobile» gratuita per smartphone assolutamente affidabile, che rende gli acquisti ancora più semplici e alla portata di tutti.

Una gestione semplice e una massima sicurezza

L’applicazione gratuita consente a tutti i detentori di una Carta Manor, senza dover impiegarla direttamente, di saldare gli acquisti con il proprio telefonino presso Manor e Jumbo. Come consuetudine, i clienti riceveranno una fattura dettagliata delle spese effettuate alla fine del mese. L’installazione e l’utilizzo dell’applicazione sono semplicissimi. Bastano tre sole operazioni: 1) scaricare; 2) identificazione e verifica; 3) pagamento. L’applicazione si apre e si posiziona il telefonino orizzontalmente (con un passaggio). Sulla schermata di pagamento appare allora un codice a barre personale che va presentato alla cassa.

La nuova applicazione concilia semplicità d’utilizzo e procedura di sicurezza dell’ultima generazione. Ogni codice a barre viene generato unicamente per il tempo necessario per il pagamento. È protetto da una password e non può essere né riprodotto, né modificato. Nessun dato personale è associato, ciò che esclude tassativamente qualsiasi possibilità di uso abusivo via Internet. L’immissione di un codice NIP è richiesta per ogni acquisto superiore ai 40.- CHF. Sul sito Internet www.cartamanor.ch/mobile è disponibile il link per scaricare l’applicazione Manor Mobile Card direttamente dall’Apple Store o da Google Play. Su Youtube, all’indirizzo http://youtu.be/_ty4jCJAyJA, è possibile visionare un filmato che illustra comprensibilmente il processo d’installazione e tutti i vantaggi di questa novità. Manor Valter Marconi, Sponsoring & Events, Marketing Salita Chiattone 10 6900 Lugano Tel. +41 91 912 76 95 Fax +41 91 912 76 89 valter.marconi@manor.ch www.manor.ch

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L’abitazione propria al centro della previdenza Vendere, acquistare o ristrutturare una casa – non è sempre facile prendere la decisione giusta. Come per la previdenza, anche nel caso dell’abitazione propria, sia nella scelta dell’oggetto che nel finanziamento occorre tener conto del fattore “lungo termine”

Spesso gli investimenti nelle proprie quattro mura vanno di pari passo con cambiamenti radicali o una nuova fase della vita. Generalmente l’aspetto finanziario ha un peso determinante. Di regola, infatti, la parte più cospicua del patrimonio è investita nell’abitazione propria. Vale quindi la pena di pensare a una pianificazione lungimirante e completa. Il colloquio con un consulente immobiliare può aiutarvi ad analizzare le vostre esigenze individuali e a definire uno specifico margine di manovra. In base ai vostri desideri e alle vostre motivazioni viene definita la portata del futuro sostegno. Le decisioni riguardanti un immobile richiedono vari chiarimenti e un’accurata raccolta di informazioni. Volete magari sbrigare autonomamente alcuni passi, mentre preferite delegarne altri a un esperto immobiliare. Nell’acquisto, la vendita e la ristrutturazione di immobili, presso Swiss Life immopulse potete, quindi, decidere

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Panoramica del mandato di vendita • Vendiamo il vostro immobile e ci assumiamo il rischio di vendita; pagate solo in caso di successo • Teniamo conto delle vostre esigenze armonizzate in relazione a prezzo, tempi di vendita, sicurezza e acquirenti • Beneficiate di un processo di vendita fluido ed efficiente • Prima di commercializzare l’immobile ne aumentiamo l’attrattivà • Ci impegnamo affinché non vendiate al di sotto del prezzo di mercato • Vi affianchiamo e operiamo in maniera discreta, trasparente e comprensibile, liberandovi da ogni stress • Consideriamo l’immobile nel contesto globale della previdenza; su questo approccio poggia la nostra consulenza


fra un pacchetto Serenità sotto forma di mandato e una scelta di moduli di consulenza a prezzo forfetario. Con il supporto di un consulente immobiliare di comprovata esperienza di Swiss Life Immopulse potete discutere tutti gli argomenti importanti e conciliare durevolmente i vostri desideri con la situazione finanziaria. Altro aspetto: la maggior parte degli acquirenti di un’abitazione necessitano di un’ipoteca. Anche qui possiamo sostenervi: Swiss Life, infatti, vi offre la possibilità di scegliere tra un’ipoteca a tasso fisso, un’ipoteca a tasso variabile e un’ipoteca LIBOR. Il vantaggio per voi: le nostre ipoteche a lungo temine sono tra le più vantaggiose sul mercato.

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Heimtextil: Francoforte, 8-11 gennaio 2014 Espositori di Heimtextil, designer, installatori e arredatori hanno ottenuto un vantaggio nel campo delle tendenze e del design in occasione della presentazione ufficiale di Heimtextil 2014/15. L’agenzia FranklinTill di Londra, rappresentante dello schema delle tendenze di Heimtextil, ha consentito uno sguardo dietro le quinte delle prossime realtà del design: nel portale della fiera, Caroline Till, cofondatrice di FranklinTill, ha infatti presentato il nuovo catalogo tendenze di Heimtextil e ha fornito una previsione del design per interni del futuro. Con questo approccio, si è dato il via alla nuova stagione di allestimenti mesi prima della fiera specializzata internazionale per i tessili da casa e contract. “FranklinTill e gli esperti coinvolti han messo a disposizione del settore internazionale una fonte di informazioni e ispirazione. Insieme al nuovo catalogo produttori di tessili, designer, installatori e arredatori ricevono una preziosa panoramica delle tendenze innovatrici”, ha dichiarato Olaf Schmidt, vice presidente di Textiles&Textile Technologies della fiera di Francoforte.

Forze opposte: progresso ed innovazione

La previsione delle tendenze mostra due blocchi tematici: Progress! e Revive! suddivisi a loro volta in due sottotemi intitolati Generate Collision!, Engineer Nature, Exalt Purity! e Rejuvenate Craft! che si occupano di studio di progresso e innovazione del design d’interni dei tessili. “Il panorama del design in evoluzione è suddiviso in due forze contrapposte ed innovative: da una parte l’esigenza di guardare avanti e di propagare il progresso tecnico come possibilità di sopravvivenza in tempi effimeri. Dall’altra lo sguardo al passato e alle tradizioni alla ricerca dell’autenticità”, ha dichiarato Caroline Till. Così, il catalogo tendenze presenta i moderni progetti d’avanguardia per interni, architettura, moda, lifestyle, design e arte, ma anche scienza e tecnica.

Heimtextil: barometro delle tendenze

Essendo la fiera specializzata più grande del mondo per i tessili, Heimtextil fa da barometro delle tendenze e da punto di riferimento di tessili di qualità all’insegna del design e della funzionalità innovativa. Per questo la fiera di Francoforte ha dato vita alle tendenze Heimtextil già nel ‘91 sottoponendole ad un continuo ampliamento. Anno dopo anno la tabella delle tendenze occupata da nomi internazionali elabora le correnti generali di maggiore importanza e fornisce una guida preziosa ed affidabili testimonianze di design a sviluppatori di prodotti, creativi, installatori e designer.

Progress! Generate Collision! I designer sperimentano i materiali e le tecnologie emergenti per rispondere alla richiesta di prodotti unici personalizzati. La tecnologia rende possibili prodotti specifici per i clienti su vasta scala per cui, ad esempio, è possibile stampare in digitale tessuti senza ripetizione dei motivi. Le tecniche di stampa e marcatura non mettono freni alla creatività: il colore è distribuito, tamponato, lavato e spruzzato sulle superfici, così il designer sperimenta per consentire al processo produttivo di decidere sul prodotto finale. Progress! Engineer Nature! Le nuove tecniche realizzano bio-

sistemi copiati dalla natura, biotecnologie e tecnologie tessili. I designer offrono una visione tecnologica della natura copiandone i cicli e coltivando materiali propri. Alla convergenza biologica alla materialità si accompagna una nuova responsabilità. E anche i designer iniziano a valutare un cambiamento dello stile di vita finora condotto. La biologia diventa il nuovo materiale progettuale se gli scienziati sfruttano la complessità dei biosistemi con i pro-

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cedimenti tecnici. Si assiste ad un orientamento del design che si occupa dell’idea della produzione artificiale di un mondo naturale traendo ispirazione dall’interazione di scienza e design.

Revive! - Exalt Purity! In risposta alla produzione di massa, si amplia l’interesse per l’oggetto che va di pari passo con la personalità e la narrazione. Ricercando la sensorialità, questo movimento si dedica all’apprezzamento di materiali naturali valorizzandone imperfezioni e provenienza. Giunge alla ribalta un’estetica primitiva, ma al contempo moderna. La natura selvaggia e grezza con colori puri, texture e forme è fonte d’ispirazione. Così i designer si concentrano su elementi umili, puri e senza fronzoli, preferendo materiali originali non trattati. In questo ambito, i metodi di produzione che rispettano le risorse e la durata del prodotto sono considerati criteri basilari. Animismo, essenzialità, minimalismo e riduzionismo si dimostrano le tendenze decisive. Revive! Rejuvenate Craft! I designer lavorano con materiali usati

ed evocano l’idea di lifestyle senza schemi in contrasto alla società contemporanea dominata dalla tecnologia. L’uniformità è sostituita da un look collage che esibisce l’imprevisto generando una tensione visiva seducente. Nel linguaggio delle tecniche artigianali tradizionali come uncinetto, tessitura e maglieria, i designer raccontano storie di vita. Il revival dell’artigianale consente la nascita di una gran ricchezza di texture. Maggiori informazioni: www.heimtextil.messefrankfurt.com


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Vita dei Soci di Emanuela Capra, Branch Manager Luisoni Consulenze SA

... CHI DOPO DI ME? HR e passaggio generazionale

Emanuela Capra

La problematica della successione, soprattutto per le piccole-medie imprese, è molto vasta e complessa: comporta aspetti fiscali, legali e finanziari. Il titolare dovrebbe affrontare per tempo il degno avvicendamento in azienda, analizzando la situazione nel suo insieme, alla ricerca della migliore soluzione. In qualità di specialisti nella selezione di quadri aziendali, ci limitiamo al reclutamento e alla valutazione del successore. Nella nostra lunga esperienza nel campo della consulenza professionale, abbiamo identificato alcuni dei principali errori che rendono difficile un’efficace pianificazione del successore.

Errore numero 1 Sottovalutazione del fattore tempo

Molto spesso il processo per inserire il successore viene affrontato con ritardo. Ciò succede soprattutto quando la gioia di gestire l’azienda va di pari passo con la buona salute del titolare in carica. In questo caso sembra poco necessario un cambio di gestione. La preparazione, la scelta ed introduzione di un successore richiedono un minimo di tre anni di tempo e deve essere calcolato anche il rischio di un eventuale passaggio errato. Conclusione: cominciare per tempo con la pianificazione del passaggio di gestione (il processo necessita anni affinché il successo possa essere garantito), considerando che di solito occorre più tempo di quanto inizialmente si possa stimare.

Errore numero 2 Preparazione insufficiente

Quale “uomo del momento”, il titolare è cresciuto nel suo ruolo, ha acquisito le competenze necessarie e spesso ha gestito la società in maniera padronale. Il successore invece deve poter affidarsi ad una struttura organizzativa trasparente, e ad una chiara descrizione del ruolo e delle competenze. Sulla base di questo, viene elaborato un profilo specialistico e personale – indipendentemente dal fatto che la soluzione venga affrontata internamente a livello famigliare o esternamente. Conclusione: prima di iniziare il reclutamento vero e proprio, sono da creare le condizioni organizzative per il successore – dalla definizione degli obiettivi aziendali della futura struttura sino alle mansioni e competenze.

Errore numero 3 Reclutamento non sufficientemente professionale

Indipendentemente dalla modalità scelta nel cambio di gestione, i criteri di valutazione devono essere i medesimi, in linea con il profilo richiesto. Un accompagnamento neutrale tramite un consulente esperto è quasi indispensabile. Anche un assessment approfondito

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è consigliabile. I costi per una consulenza competente sono relativamente bassi se paragonati a quelli di una scelta errata. Conclusione: eseguire un processo di valutazione neutrale. Coinvolgere specialisti esterni. Rispettare gli obiettivi aziendali e misurare i candidati sulla base del profilo stabilito.

Errore numero 4 Mancato “rigore” nel passaggio

Certo non è facile, dopo anni di lavoro costruttivo cedere le redini dell’azienda. Il processo deve comunque concludersi in un certo lasso di tempo, onde evitare una demotivazione del successore. Conclusione: rispettare la procedura di passaggio. Accettare il diverso stile di gestione aziendale del nuovo team e rispettarne le decisioni. Avere il coraggio di affrontare la valutazione del successore in maniera critica e, nel caso peggiore, di tirare il freno d’emergenza.

Considerazioni finali

È una sfida importante per il titolare di una società trovare la soluzione obiettiva per la propria successione, analizzandola sotto tutti gli aspetti. Sintetizzando, la ricetta per un sicuro successo è il giusto equilibrio di tempestività, positività e gioia nell’affrontare questo compito, senza lasciare niente al caso ed evitando di affidarsi unicamente al proprio istinto. Il coinvolgimento di consulenti neutrali, riduce notevolmente la percentuale d’errore. Il consulente esegue analisi e valutazioni, fin dal primo esame degli allegati inviati dal candidato insieme alla propria domanda di impiego. Seguono i colloqui, ulteriori valutazioni, la richiesta di referenze e l’utilizzo di test. In determinati casi si ricorre perfino a strumenti di valutazione personalizzati. Ciononostante, è solamente tramite un processo chiaro e mirato che si possono ottenere i giusti risultati. Per ridurre il rischio di selezionare un collaboratore sbagliato devono essere soddisfatte alcune condizioni di base. Il profilo della posizione e dei relativi requisiti devono contenere elementi che descrivano appropriatamente le modalità di comportamento attese. L’ideale è la definizione di un preciso modello di competenze. Oltre a ciò i valori culturali dell’impresa e la sua strategia devono essere esplicitati in maniera chiara e trasparente. Luisoni Consulenze SA Via Balestra 9 6900 Lugano Tel. +41 91 911 30 00 Fax +41 91 923 55 43 www.luisoni.ch


Pubbliredazionale

L’uomo al centro della comunicazione Quando sembra che senza Internet le persone non abbiano più la capacità di socializzare, nasce l’esigenza di riscoprire una comunicazione fatta di gesti, di contatti e “amicizie” reali

Aristotele ha definito l’uomo un animale sociale e nessuna definizione ci rappresenta in maniera così sintetica e nello stesso tempo esaustiva. La nostra capacità di comunicare nasce proprio dall’esigenza di condividere con i nostri simili non solo informazioni pratiche, ma anche emozioni, piaceri e interessi. Dal 300 a.C. a oggi le cose sono sicuramente cambiate, ma il bisogno dell’uomo di comunicare con i propri simili è rimasto inalterato. Le nuove tecnologie come la rete e i social hanno potenziato e accentuato questo nostro istinto, permettendoci di comunicare più rapidamente e a grandi distanze.

A tutti questi elementi positivi, fanno da contraltare una serie di aspetti negativi, di cui purtroppo quasi ogni giorno sentiamo notizia al telegiornale. Giovanissimi adescati in rete da personaggi che usano il web per fini tutt’altro che didattici, uomini e donne che pur essendo in continuo contatto sui social con amici o presunti tali si sentono soli e isolati dal mondo. Ecco perché sta rinascendo l’esigenza di passare dalle comunità virtuali alle comunità reali, l’esigenza di riscoprire il piacere del contatto umano che è parte integrante del nostro sistema di comunicazione, fin da quando siamo neonati. E in questo passaggio la rete, il web e i social possono essere, ancora una volta, strumento virale utilissimo. Basti pensare ai numerosi flash mob (ossia l’assembramento improvviso di un gruppo di persone in uno spazio pubblico con una specifica finalità) che attraverso il tam tam su Internet nascono nelle piazze delle nostre città per motivi pubblicitari o per puro divertimento. Qualunque sia lo scopo per cui vengono ideati, il coinvolgimento spontaneo di migliaia di persone è comunque la prova dell’esigenza di concretizzare quello che è il puro contatto virtuale, di ritrovarsi fisicamente in una piazza reale e condividere un’esperienza. Un altro importante segnale è lo svilupparsi di sempre più progetti di comunicazione legati ad eventi in cui le persone tornano a incontrarsi: corsi di cucina, degustazioni, mercatini e fiere, team building per sviluppare il rapporto con i colleghi, ecc..

Chissà se Aristotele ci vedesse oggi, in questo futuro dove i contatti umani non sono più dettati dalla localizzazione geografica, ma solo dalla nostra volontà di metterci in comunicazione con qualcuno che, magari all’altro capo del mondo, ha i nostri stessi interessi e le nostre stesse passioni. Se usato in maniera intelligente e responsabile, il web è un ambiente per incontrarsi, interagire, condividere esperienze e conoscenze. E a differenza di altri mezzi di comunicazione, come la televisione, le comunità online possono dare spazio alla personalità del singolo, senza confonderlo in una massa indistinta di spettatori.

Hooray Group è ben consapevole di questa nuova esigenza e per questo affronta tutti gli aspetti della comunicazione: da quella virtuale come siti web, pagine social e blog a quella tradizionale come l’organizzazione di eventi. Eventi che spaziano da concerti di musica rock a meeting aziendali, fino a congressi medici. Tutto con un solo obiettivo: accontentare il cliente fornendo una comunicazione di qualità con al centro la persona nelle sue mille sfaccettature ed esigenze. Hooray Group SA Via al Mulino 22, CP 566, 6814 Cadempino Tel. +41 91 966 80 50, Fax +41 91 961 21 20 www.hooraygroup.ch

Le comunità virtuali uniscono persone con interessi simili, permettono a individui isolati di sviluppare forme di socialità online con una velocità impressionante, a prescindere dalle distanze geografiche e dalle differenze di età. Ci sono molti gruppi che si incontrano su internet solo per giocare o chiacchierare, ma esistono molte comunità che nascono intorno ad obiettivi comuni, dando luogo a forum virtuali continuativi, dotati di moderatori che controllano e indirizzano le discussioni.

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Vita dei Soci

Vino Ticinese prodotto con energia solare L’impianto fotovoltaico è stato inaugurato lo scorso 24 ottobre

Angelo e David Delea

In maniera molto lungimirante le Cantine Delea di Losone hanno messo in funzione un impianto solare fotovoltaico da 351 kW con 1464 pannelli solari pari a 2’350 metri quadrati, uno dei più grandi impianti realizzati in Ticino, l’impianto produrrà oltre 400’000 kilowattora annui. Già per la vendemmia 2013 è stata usata l’energia solare prodotta dall’impianto per far funzionare i macchinari necessari per la vinificazione.

La sede dell’azienda con l’impianto fotovoltaico

Sicuramente le Cantine Delea contribuiranno in maniera attiva alla salvaguardia del nostro ambiente evitando di immettere nell’atmosfera 260’000 kg annui di CO2. Brindare con un vino prodotto ecologicamente ci farà sentire più… “belli dentro”!

Angelo DELEA SA Vini & Distillati Via Zandone 11 C.P. 1044 6616 Losone Tel. +41 91 791 08 17 Fax +41 91 791 59 08 vini@delea.ch www.delea.ch

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Vita dei Soci

NUOVI CORSI FPCE

• Corso formazione di base art. 33 L.F.P. Data inizio corso: 21 gennaio 2014 Quota del corso: CHF 700.Termine d’iscrizione: 30 novembre 2013

Finalità: I candidati verranno preparati sulla base delle nozioni di matematica, sicurezza sul lavoro ed elettrotecnica applicata, ai fini di poter sostenere la prova finale di verifica, non eliminatoria. In base al risultato si proporrà al candidato quale percorso formativo scegliere: installatore elettricista AFC oppure elettricista di montaggio AFC Requisiti: al momento dell’iscrizione agli esami di fine corso AFC, avere esperienza lavorativa presso una ditta svizzera di impianti elettrici con autorizzazione ad installare

• Corso di preparazione al corso professionale Consulente in sicurezza elettrica Data inizio corso: gennaio 2014 (da definire) Quota del corso: CHF 790.-

Finalità: I candidati verranno preparati sulla base di nozioni di matematica, elettrotecnica, norme e schemi (liv. fine appr.) ai fini di poter sostenere gli esami d’ammissione al corso professionale di Consulente in sicurezza elettrica

Termine d’iscrizione: 30 novembre 2013

Requisiti: installatore elettricista AFC; disegnatore elettricista AFC; titolo equivalente

Per maggiori informazioni ed iscrizioni: FPCE - Formazione Professionale Continua nel ramo Elettrico Via St. Maria 27 6596 Gordola Tel. +41 91 730 90 25 Fax +41 91 730 90 26 corsi@fpce.ch www.fpce.ch

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Vita dei Soci Comunicato stampa

PAMP aderisce all’iniziativa PPA per il commercio responsabile dei minerali estratti nella Regione dei Grandi Laghi Leader nel mercato mondiale nella raffinazione dell’oro e dei metalli preziosi, la società ticinese PAMP SA appartenente al Gruppo MKS è entrata con Apple, Panasonic, Boeing ed altri giganti del settore dell’alta tecnologia nell’alleanza per il commercio responsabile PPA – The Public – Private Alliance for Responsible Mineral Trade

Iniziativa lanciata nel novembre 2011, la PPA sviluppa dei programmi pilota il cui obiettivo è la messa in atto di sistemi di controllo che permettano una tracciabilità completa della catena di estrazione, trasformazione e distribuzione dei minerali estratti nella Regione dei Grandi Laghi in Africa, specialmente dei metalli preziosi.

gruppo MKS gioca da sempre un ruolo fondamentale nel rinforzare le regolamentazioni internazionali sul commercio responsabile dei metalli preziosi. Inoltre, ha aperto la strada in materia di commercio equo, incoraggiando gli sforzi dei piccoli estrattori d’oro o delle miniere artigianali.

Questa iniziativa ha lo scopo di assicurare all’industria ed al pubblico una filiera etica priva di materiali provenienti da zone di conflitto o dallo sfruttamento di esseri umani. In particolare, i programmi sostengono la realizzazione di una catena di approvvigionamento responsabile per i piccoli operatori minerari dei paesi della Regione dei Grandi Laghi, contribuendo agli sforzi per restituire stabilità alla regione.

Con ciò, PAMP è presente all’interno di numerose associazioni governative o civili come Multi-Stakeholder Steering Group for OECD Due Diligence Guidance, London Bullion Market Association (LBMA), Responsible Jewelry Council, Swiss Better Gold Association.

PAMP, Apple, Panasonic, Boeing ed altre sette società si sono di recente unite all’Alleanza PPA che raggruppa al momento più di 45 aziende ed associazioni mondiali interessate dall’utilizzo dei metalli. L’iniziativa conta tra i suoi membri anche Microsoft, Ford, Hewlett-Packard, Sony, Toshiba così come agenzie governative e rappresentanti della società civile. Maggiori informazioni sul sito www. resolv.org/site-ppa PAMP ed il Gruppo MKS sono molto soddisfatti di questa partnership che incarna valori che essi stessi difendono. L’intento è quello di mettere a disposizione dell’Alleanza PPA la competenza in materia di impegno responsabile. Il

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PAMP è inoltre un membro certificato dal Responsible Jewellery Council (RJC), in cui i membri sono tenuti a rispettare degli stretti standard etici, sociali ed ambientali. PAMP è anche stata una delle prime raffinerie ad aver passato con successo il programma di audit dell’oro responsabile della LBMA. PAMP SA 6874 Castel San Pietro Tel. +41 91 695 04 50 Fax +41 91 695 04 51 info@pamp.com www.pamp.com



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