Daniele Cantoni

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Daniele Cantoni

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Questo libro è pubblicato in occasione dei trent’anni dell’attività artistica di Daniele Cantoni

Redazione e progettazione Laura Floriani

Testi Antonella Imolesi Pozzi Antonello Rubini

Fotografie Marco Isola Francesco Minarini Luigi Nelli Vincenzo Zaccaria

Traduzioni Elena Floriani

Stampa

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Il catalogo è stato realizzato con il contributo di:

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DANIELE CANTONI

Testi di

Antonella Imolesi Pozzi Antonello Rubini

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Il percorso di un artista davvero autentico di Antonello Rubini

Nel suo recente volume su Gino Marotta, Maurizio Calvesi afferma nella

Premessa, motivando l’impostazione del suo saggio: «Il mio venerato maestro Lionello Venturi ci raccomandava, ovviamente a proposito degli studi che commissionava sul Cinque e Seicento, di sempre corredare le proprie considerazioni con un preciso resoconto di quanto precedentemente scritto da altri». Mi pare, oltre che una metodologia più che valida, un criterio adottabile anche nei riguardi di un artista che non possiede una vasta antologia critico-giornalistica come Daniele Cantoni. E l’adotto cercando di pari passo, anche attraverso cenni biografici e/o lucide dichiarazioni dell’ artista stesso al sottoscritto, e di ricostruire, ove mi è possibile, le fasi del suo operato. «Ho sempre amato i colori, sin da quando ero un bambino, quando con disappunto degli adulti mi divertivo a colorare tutto ciò che mi capitava, mi bastava avere un pastello fra le dita...era affascinante vedere come tante forme potessero prendere vita in una giostra di colori». Così Cantoni inizia ad esporre per iscritto la sua storia di artista. Un’attitudine, la sua, che successivamente trova il giusto sbocco alla frequentazione dell’Istituto d’ Arte per la Ceramica di Faenza, città nota in tutto il mondo per le sue maioliche. Qui entra in contatto, in qualità di allievo del Corso Speciale di Formatura, con un maestro della scultura non soltanto in ceramica: Angelo

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Attrazione

Amore Informatico

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autentico “bagno di luce” di colori primari. La sua conoscenza fu per me stimolo di approfondimento del mondo dell’arte”. “I Decalage”, per chi non lo sapesse, è la denominazione di un gruppo fondato nei primi anni Cinquanta, di cui fanno parte i torinesi Attilio Aloisi, Nando Girardi e appunto Felix dè Cavero. Questi artisti, sulle tracce dell’Arts and Crafts, lavorano, per dirla con Raffaele De Grada, ad “opere” il più possibile distaccate dai loro problemi soggettivi, riprendendo i problemi dell’artigianato artistico medioevale, il senso della “bottega”. A Cantoni, come si può evincere dalla sua dichiarazione in merito, più che l’aspetto dell’arte applicata (che è comunque importante per la sua formazione, anche perché, come vedremo, la sua ricerca di lì a poco comincia a non disdegnare affondi nella, seppur alta, decorazione, oserei dire a volte con intenzioni alquanto arredative), interessa il linguaggio di matrice divisionista utilizzato da tale gruppo. Grazie a questa esperienza inizia a maturare la sua identità di artista, tuttavia prima di approdare con piena consapevolezza e decisione alla “prepotente” icastica figurazione con accenti visionari ora più ora meno forti che lo caratterizza lungo gli anni Ottanta e i Novanta, egli sperimenta anche su altri versanti, come dimostra Ritratto del 1979, che ha a che fare col secondo futurismo, sperimentando anche dal punto di vista tecnico; scrive: «Nei primi anni Ottanta mi interessai alla materia (malta, intonaco, affresco); queste tecniche antiche sono tuttora parte integrante del mio lavoro ma con proiezioni moderne, forse affascinato dalle opere ad effetto intonaco di Franco Gentilini». Anche su altri versanti, dicevo, intendendo compreso l’ambito dell’astrazione, come rivela il comune amico artista Alberto Mingotti: «Di Cantoni ho già scritto una volta nel 1981 in occasione di una sua esposizione in una galleria di Imola. Allora Daniele si trovava, come spesso succede a molti artisti, ad un bivio: una parte del suo lavoro si esprimeva nell’astrazione, l’ altra nella figurazione. Da allora questa ambivalenza si è risolta a favore della 12


Studente

Il cerchio

La famiglia

Paesaggio 13


allegorica. Gli elementi della composizione, i personaggi, sono già infatti entità che assumono in sé un significato di testimonianza di una condizione o di una problematica. In questo senso la rappresentazione, mantenendo elementi reali o metafisici insieme a specchio della commistione di esplicito ed enigmatico della realtà, vede ancor più rafforzato il suo contenuto di lucida verità». Da questa sintetica ma attenta lettura si evince come già allora il lavoro del Nostro sia profondamente impegnato, lavoro che trova pochi anni dopo un solido terreno ove, felicemente, assestarsi, come l’artista stesso conferma: «Nel 1983 ha inizio per me il percorso propriamente figurativo e paesaggistico, motivato dalla ricerca e conoscenza tecnica (anatomia, luci, ombre e sfumature); era un’esperienza che mi sarebbe servita per passare alle fasi contemporanee di interpretazioni (sintesi dei colori attuali)». E siamo alla fase più ricca di documentazione dal punto di vista criticogiornalistico. Cantoni va realizzando quindi opere in cui confluiscono il reale e l’onirico, lo storico e il mitico, la sfera sociale e quella individuale. Lo fa condividendo certi caratteri soprattutto estetici del postmoderno, attraverso una fluttuante pittura che via via giunge a far compenetrare non di rado la figurazione e l’astrazione, che indubbiamente per vari motivi attinge al passato ma, si badi bene, non per questo non s’innerva nella contemporaneità, anzi in alcuni dipinti più recenti è proprio lampante contenutisticamente il riferimento al presente (penso ad esempio ad Amore

informatico del 2000, dove attraverso il ricorso a singole lettere, a codici geometrici sparsi e al turbinio di fondo si evince il rimando alla nostra era tecnologica). D’altronde Ivo Gigli parla di «Un simbolismo diffuso che trae i suoi soggetti umani da un lascito ricco di passato e tradizione classica, ma insieme intelaiato in una modernità che traspare insopprimibile». Mario Domenico Storari in merito dichiara che «La tematica di Daniele Cantoni scava nel vivere della nostra vita attuale ed è incentrata sulla condizione dell’ 14


Giacché, dice Gigli, il suo è sì «un interesse per la contemporaneità, per i problemi esistenziali della nostra storia, ma anche per ciò che di speranza v’ è in essa, come i motivi ritmici di corporeità e della natura che balenano, lasciano intuire, rinsanguato esteticamente da un gusto classico e dal talento». Melania Medri sostiene che «Attraverso un segno indagatore la figura umana viene scrutata, messa a nudo fino a rivelare il tormento dell’anima, scossa da un’angoscia esistenziale che non lascia un attimo di tregua». Licinio Boarini aggiunge e precisa su Arteoggi, parlando dei nuovi dipinti: «La vissuta, sentita e meditata sintonia di Daniele Cantoni con la figura si va vieppiù affinando, colma com’è di un intimismo sentimentale, intensamente inseguito pur in un’ambienza estesa che dilata così l’inserimento del pittore tra i palpiti ontologici e nello sconfinato ambito di quell’alveo dove convergono le ansie e le passioni, i desideri e le sofferenze, e ad ogni tornata con quella convergenza tiepida e attenta che allarga così a dismisura le risultanze comportamentali che affiorano ad ogni tornata con singolare ed immediata disponibilità». Ed Elio Succi afferma: «Con Daniele Cantoni la figura è pienamente rivalutata, diviene protagonista che esprime con efficacia inusitata i suoi moti interiori, la sua visione-valutazione dell’esistere, la sua struggente voglia di luce». Egli opera alternando un fare propriamente pittorico, conscio della migliore tradizione, ad un fare invece in parte più grafico. Muovendosi comunque entro un’operatività basata sostanzialmente sulla valorizzazione del binomio luce-colore, di tanto in tanto sfociando localmente, come in Mio

padre del 1996 e in La famiglia del 1997, nella nobile decorazione. Sul colore e sulla luce Succi dichiara: «Il linguaggio cromatico, pur essendo del tutto nuovo, sa subito e completamente coinvolgere. I colori spaziano in uno spartito dai significati alti, le membra umane si affermano nella pienezza della 15


verso zone più colte, convogliando echi diversi di tipo più moderno per tentare il momento poetico attraverso una certa disciplina dove le sensazioni si amplificano con tutti i mezzi della pittura». La Medri aggiunge: «Soggetto privilegiato della pittura di Daniele Cantoni è la condizione umana, indagata con un impeto che diventa furore attraverso l’esasperazione di un cromatismo surreale dovuto all’accostamento di colori puri, con una tecnica che si ispira al puntinismo: questa esplosione di colore esalta la figura umana, unica protagonista e valore assoluto della realtà, al punto da annullare ogni altra dimensione». Lido Valdrè, parlando di alcuni dipinti, dice che «il pittore riveste i corpi di stoffa arlecchinata e immerge questa energia originaria dentro una massa di punti e di apostrofi che s’impossessano del quadro fino ad invaderne i margini e la stessa cornice». Sulla stessa linea Boarini: «La disponibilità delle mistioni, impegnate con il cesello di raffinate, delicate e sensuali diluizioni estensive, con l’assiemarsi quasi divisionistico di cellule fluorescenti, con una meteorica pioggia di scintille corpose e radenti, giunte da infiniti lontani, coopera, in questo turbinare vitale, a far emergere le voci che sottendono gli arcani messaggi e i dialoghi avvolti sovente da un mistero e da inconsce ed enigmatiche risposte e ogni volta con il preciso e trattenuto espandersi di un misurato e vissuto racconto». Dopo questa corposa carrellata di brani sul suo lavoro di quel periodo, continuiamo il nostro “racconto” pervenendo al discorso degli anni Duemila, su cui è incentrata la presente pubblicazione. Cantoni ad un certo punto abbandona la figura umana e si dedica, mediante un graduale affondo astrattivo, ad una pittura esplicante anzitutto le atmosfere della natura, di porzioni di paesaggio, con piglio sempre esuberante, se si vuole a metà strada tra impressionismo ed espressionismo (esemplare in tal senso è Notte estiva del 2002), giungendo poco dopo alla totale aniconicità. Ma il suo astrattismo maturo è più vicino a quello di un Klee che a quello di un Kandinskij, in quanto spesso e volentieri 16


comunque evoca, seppure in maniera sottile, la realtà, condividendo l’affermazione del maestro svizzero «io sono astratto con qualche ricordo», e la maggior parte dei titoli che dà ai quadri ne sono la riprova:

Africa, Savana, Autunno, Aratura, ecc. Con questa nuova esperienza in fondo egli è passato ad una forma di manifestazione più immediata, tesa ad escludere il filtro dell’oggetto. Del resto l’astrattismo, per dirla con Argan, è in genere «una comunicazione intersoggettiva, che va direttamente dall’uomo all’ uomo». Così l’artista spiega il senso di tali lavori: «vogliono essere una sintesi cromatica di ciò che rimane dei miei ricordi di luoghi, del susseguirsi di stagioni, dei mutamenti umani. Suoni, emotività, sensazioni… tutto in colore». Sono opere perlopiù composite,

Pioppi Mio padre

Steccato

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Dedicato


articolate per porzioni volumetriche a parete della stessa misura, di solito distanziate regolarmente in senso verticale o orizzontale. Osservandole, questa è la prima cosa che balza agli occhi, almeno ai miei. Mi sembra evidente che ciò sia il frutto di un forte desiderio di operare in termini tridimensionali; non a caso Mingotti mi scrive: «Negli ultimi tempi recupera anche le originarie conoscenze scultoree che aggiunge alla sua esperienza di pittore». Scelta adottata con fini anche ludici, come enunciatomi da Cantoni stesso: «modifico le mie composizioni, come pezzi di puzzle che metti e togli come in un gioco (il gioco della vita). Ed ecco che nascono le mie “scomposizioni”, con profondità distanziate, creando illusioni ritmiche quasi obbligando l’occhio a non percepire il particolare ma a vagare nel tutto». Sì, a vagare nel tutto, facendosi prendere e trascinare da quei moti vitali che sembrano continuare oltre i margini, come se tutto fosse esibito solo in piccola parte, solo attraverso pochi frammenti dialoganti. Abbandonarsi a quei sinuosi e sovrapposti itinerari di linee e colori, di forme morbidissime, ridotte quasi allo stato embrionale, a volte vagamente “arlecchinate”, che agiscono nell’animo del fruitore con estremo lirismo; ma la sua è quella poesia che non necessita di essere spiegata, per essere gustata basta semplicemente ascoltarla e aprire il cuore ai piacevoli profumi che emana. Dunque un approdo più che felice, questo di Cantoni, un terreno che si rivela assai fertile per la sua autentica immaginazione, per la sua folta, bella, sapiente pittura, mai superficiale, mai approssimativa, ma sempre acuta, penetrante, intensa. D’altronde questi quadri astratti se non fossero permeati di vera energia lo si avvertirebbe subito, e quindi non avrebbero proprio senso di esistere, giacché non potrebbero cercare di camuffare la loro inconsistenza nemmeno dietro ad una figura ben dipinta (in arte, sia essa figurativa sia essa astratta, non si può barare, ma sono convinto che con l’ astrazione si possa barare ancora meno in quanto dimensione più scoperta). 18


Fauni

Inerzia 19


Le strutture di luce di Daniele Cantoni

di Antonella Imolesi Pozzi

Sono trascorsi molti anni da quel lontano 1978 in cui un gruppo di ragazzi, con fervore innamorato, si ritrovava per confrontarsi sui temi della pittura e per “fare” arte negli stanzoni dell’ultimo piano di Palazzo Ginnasi a Castel Bolognese. Fra quei giovani c’era Daniele Cantoni che, per la determinazione con cui inseguiva la sua vocazione artistica, divenne il più attivo animatore, fino al 1984, di quella conventicola di artisti, per la maggior parte autodidatti. Allora come oggi c’era in Daniele un trasporto e una tensione entusiasta che lo spingevano a percorrere i sentieri della pittura e che, come scrive l’amico scultore Alberto Mingotti, erano “l’espressione di quell’onnipotenza dei desideri che è presente negli ambiti dell’arte” e che hanno accompagnato e sostenuto in questi anni la sua appassionata ricerca e la realizzazione delle sue opere. Accanto al talento e alla passione dell’artista è immediatamente percepibile nel suo lavoro la sapienza artigianale acquisita negli anni della formazione 20


Notte estiva

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di ricerca, secondo un’idea di ciclicità più che di progressione. Così, dopo un avvio all’insegna dell’astrazione, una parte del suo lavoro negli anni Novanta si è risolta in favore della figurazione e la pittura fortemente emotiva di quel periodo ci appare come “una esplicita dichiarazione di stati d’ animo”, ottenuta con colori e forme espressive ed essenziali che irrompono con violenza sulla superficie del quadro, raggiungendo esiti di una ricchezza cromatica davvero sorprendente. E questa forza cromatica ha caratterizzato le opere dell’artista anche quando, in tempi più recenti, ha abbandonato la figurazione emancipandosi nel contempo dalle influenze di tanta pittura astratta. Oggi il suo segno grafico, frenetico e coinvolgente, che si è a lungo espresso in sciabolate di colore, convoglia l’energia creativa in tessere colorate simili a frammenti di caleidoscopio, che perdono le linee nette dei contorni per espandersi sull’intera superficie del quadro oppure si organizzano nella ripetizione modulare delle bande di legno dipinto, in un ordine rigoroso imposto dall’artista al suo mondo poetico ed espressivo. I suoi lavori scandagliano le possibilità non solo del segno, ma anche delle infinite tonalità date dalla sovrapposizione dello stesso colore o da colori diversi in una fitta texture che possiede una materialità visiva fatta di addensamenti e rarefazioni. La sua pittura si realizza attraverso la perizia artigianale nell’uso di materiali

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diversi come i cubetti di legno assemblati e dipinti, la carta di giornale, e ancora il legno su cui interviene con la tecnica dell’intonaco creando affascinanti strati di trama percettiva. “Pittura concreta e non astratta, perché non c’è nulla di più concreto, di più reale di una linea, di un colore, di un piano. Lo spirito ha raggiunto l’età della maturità. Ha bisogno di mezzi chiari, intellettuali, per manifestarsi in forma concreta” affermava Theo van Doesburg nel 1930, introducendo per la prima volta il termine “concreto” a proposito dell’astrattismo. Questo termine, poi ripreso nel 1936 da Max Bill, divenne, nel clima infuocato del dopoguerra, convulso di schieramenti e dichiarazioni programmatiche, il vessillo di quanti leggevano ancora nella parola “astratto” un qualche compromesso con il dato naturale. Di fronte ai lavori di Daniele tornano alla mente queste formulazioni teoriche e si percepisce l’originalità di un operare artistico vicino alle esperienze dei pittori riuniti da Lionello Venturi nel “Gruppo degli otto” alla XXVI Biennale di Venezia del 1952 e la rivendicazione della continuità artistica di una tradizione moderna in cui si intrecciano il percorso delle avanguardie costruttiviste, Cézanne e il postcubismo, l’espressionismo, le ricerche postfuturiste e quelle degli artisti firmatari del manifesto “Forma 1” del 1947, fino a quelle di Piero Dorazio e di Franco Gentilini, a cui l’artista si rifà per la scelta dei materiali nei suoi “intonaci”.

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Negli ultimi lavori di Cantoni, realizzati con l’assemblaggio di bande orizzontali o verticali, dipinte con colori succosi e brillanti, si assiste all’ accumulo lento e progressivo della sostanza fisica della pittura, della materia magmatica che esplode, si frantuma, si dissolve, si trasforma e si ricompone, allontanandosi dalla realtà delle cose, per restituirci il ricordo di esse in puro colore, traghettandoci al di là delle apparenze per mezzo della forza creatrice che ci introduce nello spazio quieto dell’ordito modulare della sua arte che si situa al di là della soglia della rappresentazione, nella libertà del suo spazio articolato secondo una grammatica fatta di modulazioni cromatiche e viaggi segnici, di pure metafore fenomeniche lontane da qualsiasi riferimento reale, frutto di remote fantasie infantili, inseguite e recuperate nel corso di una lunga ricerca artistica e da questa trasformate in esperienze cromatiche e formali che si sostanziano nella sequenza spontanea delle tessere e dei frammenti di un “romance sans paroles”, per dirla con Proust. L’arte si fa teknè, immergendosi nella scala policroma e operando una profonda erosione della pittura, utilizzando materie e tecniche diverse e inusuali (il legno, l’intonaco). Cantoni sottrae immagini all’esperienza oggettiva e ad ogni analogia naturalistica fino a giungere ad un’impressione sintetica e fuggevole della realtà ridotta all’essenzialità dei suoi elementi strutturali, la linea e il colore, dissolti e confusi in pure vibrazioni ritmiche e luminose.

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Paure

Percorsi

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Si assiste allora all’addensarsi della materia in forme evocative piuttosto che in simulacri della realtà, per giungere a creare un universo poetico scritto con il colore. In un’operazione di sintesi e di riduzione estrema delle forme nello spazio della coscienza, l’artista giunge alla pura illuminazione, all’ eliminazione di ogni orpello visivo, alla decantazione dell’emozione e arriva al cuore delle cose, all’origine unica del visibile e dell’invisibile. L’arte diviene pura esperienza spirituale che abbandonando l’esperienza visiva, oltrepassando l’apparenza delle cose, rifiutando la rappresentazione, conduce alla visione e a forme rivelatrici della verità ultima ed essenziale. Resta il ricordo, l’eco lontana, i riferimenti alla realtà fenomenica ormai sconvolta dal potere metamorfico del colore e della luce che divengono elementi linguistici dotati di referenzialità propria e autonoma rispetto ai valori esterni del reale. L’oggetto si dissolve totalmente nello spazio e l’elemento cromatico si frantuma nelle tessere di una vetrata. Cantoni adegua progressivamente i propri mezzi espressivi all’ampliarsi della visione e ci introduce alla verità ritrovata, al di là delle concrete manifestazioni dei fenomeni, nella fusione di luce-colore-spazio-tempo, per mezzo di una mutazione linguistica che rinuncia ai termini narrativi e alla logica interna al linguaggio figurativo. La rappresentazione dello spazio è resa mediante la vibrazione della luce e del colore di un inedito cromatismo ad alta temperatura emozionale. L’

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Autoritratto

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artista opera una sorprendente trasfigurazione immergendosi nell’abisso materico per giungere all’ astrazione lirica, passando attraverso la distruzione e rigenerazione del reale. La peculiarità delle opere più recenti di Cantoni sta proprio in questa capacità di trasformare il “colore” in “struttura”, nell’esaltare gli elementi percettivi e l’esperienza ottica come fonte di sensazione e di conoscenza, affidando al colore il compito di costruire le forme con l’ausilio di materiali “impropri” come il legno e l’intonaco, sui quali la luce esterna, direzionata sulle bande orizzontali e verticali in rilievo, esalta la fisicità dell’opera, creando mutevoli e inedite articolazioni spaziali.

————————————— 1-A. Mingotti, Pittura e primitivismo in Daniele Cantoni, in: Cantoni, catalogo con testi di A. Mingotti e L. Valdré, Faenza, Stampa Offset Ragazzini & C., 1996. 2-A. Mingotti, Pittura e primitivismo in Daniele Cantoni, op. cit. 3-T. van Doesburg, Scritti di arte e di architettura, Roma, Officina Edizioni, 1979. 4-L. Venturi, Otto pittori italiani, Roma, De Luca Editore, 1952.

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Daniele Cantoni Opere dal 2003 al 2008

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Brezza

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Trilogia

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Incognito

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Profumi

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Evanescenze (sopra particolare)

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Residui

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Caraibi

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Visoni

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Progresso

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Catarinfrangenti

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Africa

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Savana

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La Cattedrale (sopra particolare)

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Nebbie

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Graffiti

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Equinozio

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Riflesso

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Aquiloni

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Vetrata

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Ricordo Azteco

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Turbolenze

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Autunno

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Primavera

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Colline

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Colline 2

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Vascello

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Aratura

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Agglomerato

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Chiocciole (sopra particolare)

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Sagra (sopra particolare

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Mercato

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Caleidoscopio

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Percorsi (sopra particolare)

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Evaporazione

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Composizione n. 2

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Rilievi (sopra particolare)

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Ciò che rimane

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Composizione n. 1

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Apparati -Biografia -Presentazioni in Lingua Inglese di Antonella Imolesi Pozzi e Antonello Rubini -Stralci dell’itinerario critico

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Biografia

Daniele Cantoni nasce a Castel Bolognese (Ravenna) nel 1959. Il suo interesse per la pittura emerge da bambino, fin dai primi anni di scuola. Nel 1973 si iscrive all’Istituto d’Arte per la Ceramica di Faenza, dove frequenta il Corso Speciale di Formatura per oltre un anno. In questo contesto conosce lo scultore Angelo Biancini per il quale, all’interno dell’Istituto, realizza degli stampi. Nel medesimo periodo lavora presso la bottega “Gemi d’Arte” dove si occupa della preparazione degli oggetti in argilla. Interrotta la collaborazione con la bottega faentina si dedica per circa due anni alla scultura impiegando il gesso. Nel 1978, con alcuni amici fonda il Circolo Artistico Castellano del quale diventa presidente. Il gruppo ottiene ospitalità nei grandi solai di Palazzo Ginnasi. Tra gli ospiti che visitano lo studio c’è anche lo scultore Alberto Mingotti con il quale stringe un’amicizia che tuttora perdura. Il Circolo Artistico debutta nel medesimo anno nell’Auditorium comunale di Castel Bolognese con una ampia collettiva; è questa un’epoca di particolare fermento che durerà fino al 1984. Nel 1978 conosce Alberto Gollini, giovane gallerista imolese, che accoglie nel suo spazio, in maniera permanente, le opere di Cantoni. Sempre nel medesimo anno a Sirmione conosce il pittore Felix dè Cavero che lo presenta al gallerista Gianfranco Majorana il quale successivamente lo invita ad esporre alla galleria San Michele di Brescia. 103


lavoro in una personale a Castel Bolognese. Per alcuni anni si concentra sull’ attività in studio e riprende ad esporre a partire dal 1987. Dopo la mostra di Castel Bolognese del 1987 interrompe l’attività espositiva per dedicarsi, all’interno del proprio studio, alla ricerca pittorica. In questo periodo realizza opere su tela e su tavola nelle quali continua ad affrontare i temi già incontrati negli anni precedenti sviluppandone i presupposti. Negli ultimi tempi recupera anche le originarie conoscenze scultoree che aggiunge alla sua esperienza

di

pittore;

su

di

una

struttura

volumetrica

in

legno,

preventivamente progettata, dipinge con intonaci e colori ad olio. Queste opere sono per la prima volta messe in mostra nel 2006 nella Galleria Comunale di Castel Bolognese.

Esposizioni 1978 Bottega d’Arte Gollini – Imola – (Personale) 1978 Galleria San Michele – Brescia – (Collettiva) 1979 Galleria d’Arte Alba – Ferrara – (Collettiva) 1980 Palazzo delle Manifestazioni a Salsomaggiore Terme – (Collettiva) 1980 Galleria d’Arte Alba – Ferrara – (Collettiva) 1987 Centro Culturale Polivalente – Castel Bolognese - Personale 1988 Galleria “Cidac” – Cervia – (Collettiva) 1988 Padiglione delle Terme di Riolo Terme (Ra) - (Personale) 1989 Galleria Centro Storico – Firenze – (Collettiva) 1989 Centro Culturale Polivalente – Castel Bolognese – ( Personale ) 1989 Centro Culturale Polivalente – Castel Bolognese – (Collettiva) 1990 Galleria “Cidac” – Cervia – (Collettiva)

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Biography

Daniele Cantoni was born in Castel Bolognese (Ravenna) in 1959.He has been interested in painting since childhood and his first school years. In 1973 he joined the Ceramics Art Institute in Faenza, where he followed the Special Course in Moulding for over a year. Here he met the sculptor Angelo Biancini, for whom he worked out some moulds in the Institute. During the same period Cantoni worked for the “Gemi d’Arte” Workshop where he was responsible for the clay objects. After his collaboration with the Workshop in Faenza he devoted himself to sculpture with plaster. In 1978 with some friends he founded the “Circolo Artistico Castellano”, of which he became the President. The group displayed in the large rooms of Palazzo Ginnasi. Among the visitors who came to the studio there was also the sculptor Alberto Mingotti, who is still Cantoni’s friend. In the same year the “Circolo Artistico” gave their first group exhibition in the Town Auditorium of Castel Bolognese. This was a period of intense commitment which was to last until 1984. In 1978 Cantoni met Alberto Gollini, a young art gallery manager in Imola, who displayed his exhibits permanently. In the same year in Sirmione he met the painter Felix dè Cavero who introduced him to the art gallery manager Gianfranco Majorana, who in turn invited him to exhibit his works in the San Michele Gallery in Brescia.In 1979 he took part in a group exhibition in the Alba Modern Art Gallery in Ferrara, where he received the prize “Originality and Validity 1979”. In 1980 he took part in an important exhibition in Salsomaggiore Terme (Parma) called “Contemporary European Artists”. In the same year he joined another group exhibition for the “Serenissima Accademia della Signoria” in Firenze where he was awarded the “Golden Lion”.

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Exhibition

1978 Bottega d’Arte Gollini – Imola – ( Solo Exhibition ) 1978 Galleria San Michele – Brescia – ( Group Exhibition ) 1979 Galleria d’Arte Alba – Ferrara – ( Group Exhibition ) 1980 Palazzo delle Manifestazioni a Salsomaggiore Terme ( Group Exhibition ) 1980 Galleria d’Arte Alba – Ferrara – ( Group Exhibition ) 1987 Centro Culturale Polivalente – Castel Bolognese - ( Solo Exhibition ) 1988 Galleria “Cidac” – Cervia – ( Group Exhibition ) 1988 Padiglione delle Terme di Riolo Terme (Ra) - ( Solo Exhibition ) 1989 Galleria Centro Storico – Firenze – ( Group Exhibition ) 1989 Centro Culturale Polivalente – Castel Bolognese – ( Solo Exhibition ) 1989 Centro Culturale Polivalente – Castel Bolognese – ( Group Exhibition ) 1990 Galleria “Cidac” – Cervia – ( Group Exhibition ) 1990 Galleria Comunale di Castel Bolognese (Ra) - ( Solo Exhibition ) 1992 Galleria “Cidac” – Cervia – ( Group Exhibition ) 1992 Artexpo Convention Center – Los Angeles 1993 Artexpo Jacob Javits Convention Center – New York 1995 Galleria Malatestiana – Rimini - ( Solo Exhibition ) 1995 Galleria Malatestiana – Rimini – ( Group Exhibition ) 1995 Chiesa San Giovanni di Riolo Terme (Ra) - ( Solo Exhibition ) 1996 Galleria Risorgimento – Imola - ( Solo Exhibition ) 1996 Galleria Comunale di Castel Bolognese (Ra) - ( Solo Exhibition ) 2006 Galleria Comunale di Castel Bolognese (Ra) - ( Solo Exhibition )

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The progress of a really authentic artist

Antonello Rubini

In his recent book on Gino Marotta, Maurizio Calvesi states in the Forward, giving reasons for the lines of his essay: “My teacher Lionello Venturi urged us, obviously about the studies he commissioned on the 16th and the 17th centuries, to provide detailed references to other people’s writings when expressing our opinions on any subject”. I think this is an appropriate method we can adopt also for an artist like Daniele Cantoni, who does not have a long list of critical reviews. And I will adopt it, trying to work out the phases of his career, through biographical references and the artist’s words. “I have always loved colours, since I was a child, when I enjoyed painting anything in my hands, sometimes with the adults’ disapproval. A pastel was enough for me….it was enchanting to see how many shapes could come alive in a whirl of colours”. This is how Cantoni begins the story of his life as an artist. Later, his gift found the right way into the Ceramics Art Institute in Faenza, a town which is well-known all over the world for its majolica. Here he met a master of sculpture, Angelo Biancini, for whom he made some moulds. This experience led hom to carry out some plaster sculptures, and after a few years he devoted himself to “an experimental technique in painting with natural colours, earths and impastos prepared by myself”.

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At 1

the

age

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of


medieval craftsmanship. theartistic purpose of “During the “workshop”.” Cantoni somethingartistic special occurred in his life. a visit to the small towninterested was of Sirmione, not theonly painting in applied exhibition arts“Ibut Decalage” especially caught in the mypointillist curiosity language the group. and here of I had the opportunity to meet Felix dé Cavero, an artist whose paintings have a tension and emotional suggestions which lead to an Thanks to this experience he started to develop his identity as an artist, authentic “light bath” of primary colours. Getting to know him drove me to reaching a second Futurism, as his painting Ritratto (1979) witnesses: “ In the deepen my artistic experience”. “I Decalage”, for those who do not know, early 80s I was interested in the materials (mortar, plaster, fresco); these old is the name of a group founded in the early 50s, among whose members are techniques are still part of my work, but with modern applications, as I was Attilio Aloisi, Nando Girardi and Felix dé Cavero. These artists, following the deeply influenced by the works with plaster effects of Franco Gentilini”. “Arts and Crafts”, produced works that, to say that like Raffaele De Grada did, are detatched their subjective problems,painting resuming the experience “In 1983 I took from up figurative and landscape (anatomy, lights, of the shadows and shades); it was an experience which would be useful for my interpretative synthesis of colours.” This phase is rich in criticism. In Cantoni’s works one can find the real and the dream, history and myth, the social world and the individual, past and present. such as in Amore Informatico, 2000, with its technology made up of letters and geometrical codes. Moreover, Cantoni gives life to the complex anxiety of our times through his existential imagery, without any accusations or gloomy pessimism, but in a purely formal chromatic vision. He alternates pictorial to photographic works, pointing out the importance of light and colour, every now and then reaching decoration, like in Mio Padre,

1996 and La Famiglia, 1997. At a certain point Cantoni left the human figure and started painting the atmospheres

of

nature,

portions

of

landscapes,

midway

between

impressionism and espressionism, such as Notte Estiva, 2002. Yet, his mature abstractionism is more reminiscent of Klee than Kandinskij, because it subtly 110


And here are my “decompositions”, which create rhythmic illusions, making the viewer’s eyes wander about the whole without perceiving the details”. Yes, wandering about the whole, letting oneself go through meandering itineraries of lines, colours and soft shades, which move the soul lirically. But his poetry does not need explaining. In order to enjoy it one simply has to listen to it and open their souls to the pleasant fragrance it exhales. His authentic imagination fulfils itself in this fine, skillful kind of painting, which is never imprecise or superficial, but always intense, perceptive and incisive. Fine, I said, because his works are aesthetically refined, pleasant and at the same time there is a drive which is a quality that all works of art should have. These days when the non-aesthetic, even the vulgar is fashionable, Cantoni’s works look unusual and, I would say, bold. But he knows.

111


Daniele Cantoni’s structures lightprove that: Africa, Savana, Autunno, evokes reality, and most of hisoftitles Aratura, etc. The artist explains the meaning of such works: “They are a

Antonella

Imolesi

chromatic synthesis of what is left of my memories of places, seasons and

Pozzi human changes, sounds, emotions, feelings...everything colourful”. These

works are often split up into vertical and horizontal volumetric portions, equally spaced out. His purpose is to work tridimensionally. Mingotti wrote: “Recently he has taken back hisa experience in sculpture and self-taught, used it in It is a long time since 1978, when group of youngsters, mostly painting”. His choice is sometimes playful, as he said: “I change my works met on the top floor of Palazzo Ginnasi in Castel Bolognese, to discuss about like puzzle pieces, which you can put in or take out as in a game, the game of painting and “making” art in a different way. life. Daniele Cantoni was among them and for his determination and artistic vocation he became the most active member until 1984. Daniele was driven onto the paths of painting by an urge and passion which “are the expression of powerful artistic wishes”1, as his friend sculptor Alberto Mingotti said. This vocation has supported his enthusiastic research and the realization of his works. Besides this artist’s talent and dedication, in his works you can immediately notice the craft acquired during his studies at the Ceramics Art Institute in Faenza, and the importance of meeting the artists who he recognizes as teachers and who inspired him most: Angelo Biancini, Felix dè Cavero and Germano Sartelli.Since the 70s Cantoni’s development can be seen in terms of cycles rather than linear progression, because his works clearly suggest future developments and further stages of research. After starting from abstractionism, part of his works in the 90s tended toward

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painted figurativewooden painting. bars, The which deeplystrictly emotional order paintings the artist’s of thatpoetic periodexpressive look like world. “an artistic declaration of

states of mind”2, obtained with colors and

essential expressive forms, which violently break into the surface of the His works explore the opportunities of endless shades overlapping in a painting, reaching surprising chromatic effects.Even when he left figurative material texture made up of visual densities and rarefactions. and abstract painting, his works were characterized by a special chromatic His painting comes out of a skillful use of different materials such as strength. assembled wooden cubes, newspaper sheets and plaster. Today his graphic sign conveys his creative energy in colorful pieces similar to “Concrete” and not abstract because thereand is nothing more kaleidoscopic fragments deprived painting, of their precise contours expanding on concrete a line, a color, a surface. The spirit has reached age of the wholethan surface of the painting, or arranging themselves in the the repetition maturity. It needs clear intellectual means to manifest itself concretely”, of claimed Theo van Doesburg in 19303, introducing the term “concrete” for the first time in relation to abstractism. In the turbulent after-war years, this term, later used again by Max Bill in 1936, became the landmark for those who considered the word “abstract” as a compromise with the natural world. This concept comes back to your mind when you look at Daniele’s works and perceive the originality of the materials he uses in his “plasters”. In his latest works, made by assembling brightly colored bars horizontally and vertically, the reality of experience is dissolved and transformed until its memory can be brought back by the sheer color and physical substance of painting itself. His language of colors and signs is far from reality, the legacy of childhood fantasies slowly recreated through artistic research into a peaceful sequence 113


of fragments, into a “romance sans paroles”, to put it in Proust’s terms. Art becomes tekné by exploiting all hues of color and unusual materials and techniques (wood, plaster). It gives back a concise fleeting impression of reality reduced to its essential structural elements, namely lines and colors, melted and merged into bright colorful rhythms. His evocative poetic world is a condensation of emotions free from all unnecessary visual details and reveals a spiritual experience which gets into the truths of things. The experience is contemplated and purified and finally broken into the colorful pieces of a stained glass window. Cantoni’s painting gives up the logical rules of figurative language in favor of an unconstrained representation of distilled light, color, space and time. The originality of Cantoni’s latest works lies in his ability to transform “colors” into “structures”, in heightening perceptive elements into a source of knowledge. His use of colors and new materials such as wood and plaster, as well as horizontal and vertical bars in relief, poetically recreate the concreteness of his original past experience, and re-arrange it into new imaginative artistic shapes.

114


115


Stralci dell’itinerario critico

Gianfranco Majorana (Dizionario degli Artisti Europei Contemporanei,1980) Pittore e scultore. Carica di elementi simbolici e metaforici, la sua pittura si offre sempre come discorso teso alla comunicazione di significati inerenti i problemi esistenziali dell’uomo e le giustificazioni delle sue scelte di vita. La metafora o il simbolo non sfiorano mai però i confini dell’esplicita allegoria. Gli elementi della composizione, i personaggi, sono già infatti entità che assumono in sé un significato di testimonianza di una condizione o di una problematica. In questo senso la rappresentazione, mantenendo elementi reali e metafisici insieme a specchio della commistione di esplicito ed enigmatico della realtà, vede ancor più rafforzato il suo contenuto di lucida verità. Alberto Mingotti, Daniele Cantoni originalità e passione (in La Torre, novembre 1987)

[ … ]La Romagna è un territorio in qui sussistono culture in forte contraddizione tra loro: civiltà contadina e quella industriale, sapere popolare ed esperienze legate ad esigenze di ordine diverso. Cantoni, con la sua pittura, mi sembra che rifletta un colloquio con i linguaggi che abitano questa realtà, di conseguenza nella sua opera sono avvertibili quelle contraddizioni primarie che esistono tra le lingue. Per questo nella sua pittura qualcosa parla per interferenze. In una sorta di ambivalenza stilistica

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nei dipinti velocità condi cui Cantoni sono costruite. sono riconoscibili primitivismo e decorativismo intrecciati ed aggrovigliati in molteplici segni. In lui disegno e pittura si Mario Domenico Storari (Arte Oggi, Cidac Editore – Cervia, 1988) incontrano per fondersi in una unica forma espressiva. E il quadro diviene il La tematica disvolge Danielel’azione Cantoni escava nelinvivere nostra vitaviene attuale ed è luogo dove si in cui, mododella indisciplinato, messa a incentrata sulla condizione dell’uomo con un contenuto fuoco un’immagine fatta di tratti e sbavaturemoderno dai vivaci timbri cromatici. sostanzialmente realistico situato in una posizione checon gli immagini permette Con un’arte intrisa nel colore e nel gesto Cantonidialettica si propone di adottare le dato opposte in una mi visione unitaria, di tensione. bizzarre il cui che esigenze maggiormente colpisce è la ricca disinvoltura e la Daniele pittore che prosegue con coerenza stilistica le sue idee, velocitàCantoni, con cui sono costruite. interviene nei suoi elaborati con la fantasia per creare delle compenetrazioni iridescenti, per dare spazio ad un’ombra, per variare una composizione portando il rapporto spazio-luce alle più sottili e nascoste vibrazioni in rapporti cromatici e superfici tese che proiettano una conclusione liricosimbolica. Licinio Boarini, Daniele Cantoni (Arte Oggi, Cidac Editore – Cervia, 1990) La vicenda pittorica di Daniele Cantoni, dopo essere passata attraverso vivide ricerche tra gli slarghi di un colore trafitto da incandescenti luminescenze e sempre sul filo di una appassionata indagine tra le problematiche esistenziali, e tuttora impegnata in simile indirizzo estensivo con l’aggiunta tuttavia di una tensione quasi spasmodica provocata dall’assidua e perenne analisi nello spazio dei sentimenti, delle ansie e delle attese. La nota di fondo si è tuttavia affinata ancor più in virtù di una cesellata e preziosa linea anatomica, accurata nei particolari, plastica nei dettagli e nei riverberi formali, elegante nelle espressioni di movimento, vibratile nei

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rimandi Ed è appunto chiaroscurali, a tale indirizzo partecipata che lae linea presente tematica nei ruoli si esprime espressivi, con una sempre fluidità con quella trepida descrittiva e con eduna appassionata doviziosa emisura cesellata nell’esplodere estensione gergale del turbinio che raggiunge delle ansie la e delle proposte. possanza di un’inchiesta vissuta, condivisa, sentita, e mirata nell’ ininterrotto affollarsi del magma vitale con le sue più svariate vicissitudini ed Indubbiamente simile impostazione si estrinseca sempre in uno specifico esplode in virtù dell’impegno tonale stirato fino alle più estreme tensioni evidenziarsi dei ruoli e in un prorompere di un’evidenza etica di notevole del colore, trafitte nei suoi ruoli più segreti e lucenti. spinta allusiva sia che le proposte del Cantoni si inseriscono nella dialettica degli La disponibilità affetti e delle delle passioni, mistioni siaimpegnate che si proiettino con il cesello tra le spire di raffinate, del fabulistico delicate e del mito,diluizioni sensuali sia infine estensive, che recepiscono con l’assiemarsi le loro scaturigini quasi divisionistico compositive di cellule tra le lacerazioni di un fosforescenti, con una meteorica trasmigrare pioggia vitale di e la scintilli rigidacorposi fissità ediradenti, una conclusione giunti da fatale. lontani, coopera, in questo turbinale vitale, a fare emergere le voci che infiniti sottendono gli arcani messaggi che si infiltrano tra le immagini ognora accurate e quasi indomate tra i segni e le posture di un continuo avvicendarsi di fremiti , di palpiti, di brame e di confronti e pure di dialoghi avvolti sovente da un mistero e da inconsce ed enigmatiche risposte e ogni volta con il preciso e trattenuto espandersi di un misurato e vissuto racconto. La simbiosi così diligente ed accurata tra forma e colore in costante e sinuosa armonia, conduce quelle intenzioni di lettura che gravitano tra le figurazioni del pittore e facilitano con scorrevole dinamica quella comprensione delle voci che risuonano tra le svariate posizioni compositive offrendo agevolmente una risposta comprensibile, precisa, esaltante, coinvolgente ad ogni spinta dialogica, ad ogni riflesso comportamentale a tutte le considerazioni in causa. Ivo Gigli, Daniele Cantoni (Praxis, 1997.) Un simbolismo diffuso che trae i suoi soggetti umani da un lascito ricco di 118


passato e tradizione successive creazioni fantastiche classica, ma o etiche: insiemeinintelaiato folti gruppi in una di umanità modernità dolente che

) vi disi Daniele legge in Cantoni, trasparenza la (traspare come l’impegnativo insopprimibile, L’indifferenza il lavoro estetico artista conoscenza cheora l’autore ( ed ha amato ) dei un romagnolo che ne fa unha consuntivo nel corso del grandi correnterinascimentali, 1996. michelangiolismo contemporaneo calato nelle nervature delle figure e nelle La conoscenza del corpo umano, che si evince dalle sue opere, ci dice quanto sintassi drammatiche dei gruppi, icone sofferenti del nostro tempo. Cantoni abbia fatto tesoro dei suoi studi e delle sue ricerche personali e le Dunque, un interesse per la contemporaneità, i problemi esistenziali della membrature dei personaggi emblematici in per quadri di grandi dimensioni nostra storia, ma anche per ciò che dimimetico speranza che v’è essa, alla come i motivi testimoniano dell’ accurato lavoro èinstato base delle ritmici di corporeità e della natura che balenano lasciano intuire, rinsanguato suc esteticamente de un gusto classico e dal talento. Ma la lettura di Cantoni ci dice pure quanto sia stato impressionato da drammatici maestri della modernità, come il Kokoschka de La sposa del vento o dal Dalì nelle figure ignude e simmetricamente volanti come anime appassionate ( L’attrazione) o da un de Chavannes nel gotico longilineo dei suoi personaggi evocatori di parabole o di miti. In lui notiamo il gusto per il ritmo tout-court, un ritmo decorativo molto gradevole che sa allineare sagome leggiadre, una accanto all’altra, in contesti floreali naturalistici; il ritmo delle carte da gioco fortemente ingrandite, divenute quadri; il ritmo dei covoni del grano nei campi assolati apparentemente causali, ma con una loro ragnatela descrittiva armonica. [… ] Elio Succi Con Daniele Cantoni la figura è pienamente rivalutata, diviene protagonista che esprime con efficacia inusitata i suoi moti interiori, la sua visione –

119


non costituisse nessun limite alla visione. E l’aria non può esistere negli orizzonti dell’anima, dove vivono e sono concretamente presenti fantasmi quasi scultorei. La pittura ha il vigore infinito del silenzio. In esso la sofferenza ha le sillabe dell’assoluto. Oppure la luce è bellezza, anche speranza, anche mistero. Ora la bilancia pende verso il baleno di una crocefissione potentemente intesa, che galleggia sul nero della notte e culmina in uno squarcio di azzurro, in un fremito di bianco, ora pende verso la carnalità beffarda e demoniaca, che ci conquista e danna. Il colore sempre così filtrato nella concentrazione, il segno sempre così incisivo, costituiscono un linguaggio in arte che non si può confondere, che si riconosce con estrema felicità anche se la produzione è varia. In essa la figura umana prevale, ma ricorrono altresì le nature morte, gli interni, i paesaggi alberati. Lido Valdrè Il quadro di Cantoni è dominato dalla dimensione dei corpi. Corpi di adulti e di bambini un po’ appiattiti verso la terra quasi a raccoglierne il vigore. E’ una dimensione forte, gridata, urlata, da cui sprigiona una sorta di turbamento che precede ogni tentativo di giudizio critico – secondo quel che è giusto accada nelle arti figurative: prima la visione, e poi la lettura. Quei tre personaggi, per esempio, del suo quadro più bello, trasmettono una forza che si risolve in pura emozione sensibile. E’ così che si realizza la categoria della visione, il tentativo del pittore di mostrare la sua immagine di un pezzo di mondo. A questo punto il promeneur ha a disposizione solo le prime due

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valutazione forse paura della dell’esistere, violenza di la quei sua corpi struggente che altrimenti voglia diemergerebbero luce. Il linguaggio dalla cromatico, tela solidi come pur essendo rocce? Vuole del tutto smembrarli nuovo,ricordandoci, sa subito eincompletamente una specie di coinvolgere. metafisica delle I colori particelle spaziano elementari, in uno che spartito l’autentica dai significati realtàalti, dellalemateria membra è umane fatta di corpuscoli, si affermano chenella l’energia pienezza è nascosta della luce, dentro la muscolatura quei punti eèche tesa, basta haun la decisione nulla per della farla forza. esplodere Quella e distruggere della bellezza tutto? e delOppure pensiero. vuole Ci sono predisporre brividi cromaticiallo davanti nei suoi sguardo quadri, di bagliori chi guarda diffusi,ilenergie quadromagnetiche il materiale intorno informe ai corpi. per Rimbalzi e percorsi completare l’immagine, di lucenella nutrono convinzione la perfezione che nondella esista purezza, un quadro comefinito se l’ e aria spetti al fruitore assumerne la responsabilità, organizzando a proprio che piacere “proposte” di segni piuttosto che segni ordinati secondo in senso comune? Il quadro di Cantoni si muove lungo i due assi di visione e lettura, fra ingenuità e finezze, aggressività e pentimenti, ritrosie e concessioni. Vi appaiono un solido possesso delle abilità strumentali e la costante ricerca di un equilibrio non banale.

121


parole magiche della visione artistica: “bello”, oppure “brutto”, che escludono l’indifferenza. E questo è già un successo. Ma poi il pittore riveste i corpi di stoffa arlecchinata e immerge questa energia originaria dentro una massa di punti e di apostrofi che si impossessano del quadro fino ad invaderne i margini e la stessa cornice – lui stesso squadra la tela con un segno deciso prefissarne i limiti e poi violarli in modo frenetico, invaso da quel turbinio di atomi e molecole. E la visione non basta più. Il visitatore è condotto alla lettura, vuol capire “che cosa significa”. Il pittore ha

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Indice delle opere

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Attrazione

Olio su tela

Cm. 120 x 120

1995

Amore informatico

Olio su tela

Cm . 100 x 100

2000

Studente

Olio su tela

Cm. 100 x 100

1995

Il cerchio

Olio su tela

Cm. 150 x 100

1992

La famiglia

Olio su tela

Cm. 120 x 100

1997

Paesaggio

Olio su legno

Cm. 45 x 29

2002

Pioppi

Olio su tela

Cm. 60 x 70

2000

Mio padre

Olio su legno

Cm. 130 x 75

1996

Dedicato

Olio su tela

Cm. 50 x 50

2002

Steccato

Olio su tela

Cm. 70 x 70

2000

Fauni

Olio su tela

Cm. 100 x 100

2000

Inerzia

Olio su tela

Cm. 120 x 100

1996

Notte estiva

Olio su tela

Cm. 70 x 70

2002

Paure

Olio su tela

Cm. 120 x 70

1997

Percorsi

Olio su tela

Cm. 35 x 45

1997

Autoritratto

Olio su tela

Cm. 100 x 70

1990

Brezza

Olio su legno

Cm. 78 x 72

2006

Trilogia

Olio su legno

Cm. 61 x 96

2006

Incognito

Olio- intonaco su legno

Cm. 61 x 96

2006

Profumi

Olio-intonaco su legno

Cm. 52 x 106

2006

Evanescenze

Oilo-intonaco su legno

Cm. 87 x 70

2006

Residui

Olio-intonaco su legno

Cm. 55 x 40

2004

Caraibi

Olio-intonaco su legno

Cm. 102 x 51

2003

Visioni

Olio-intonaco su legno

Cm. 49 x 52

2004

Progresso

Olio-intonaco su legno

Cm. 56 x 44

2004

Catarinfrangenti

Olio-intonaco su legno

Cm. 93 x 44

2004

Africa

Olio-intonaco su legno

Cm. 87 x 100

2004

124


Savana

Olio-intonaco su legno

Cm. 106 x 53

2004

La Cattedrale

Olio-intonaco su legno

Cm. 98 x 87

2007

Nebbie

Olio-intonaco su legno

Cm. 85 x 103

2007

Graffiti

Olio-intonaco su legno

Cm. 70 x 85

2005

Equinozio

Olio-intonaco su legno

Cm. 44 x 51

2006

Riflesso

Olio-intonaco su legno

Cm. 110 x 105

2005

Aquiloni

Olio-intonaco su legno

Cm. 70 x 54

2007

Vetrata

Olio-intonaco su legno

Cm. 64 x 61

2005

Ricordo Azteco

Olio-intonaco su legno

Cm. 61 x 52

2004

Turbolenze

Olio-intonaco su legno

Cm. 50 x 44

2006

Autunno

Olio-intonaco su legno

Cm. 107 x 81

2007

Primavera

Olio-intonaco su legno

Cm. 102 x 70

2006

Colline

Olio-intonaco su legno

Cm.

59 x 62

2007

Colline 2

Olio-intonaco su legno

Cm.

87 x 87

2007

Vascello

Olio-intonaco su legno

Cm.

62 x 87

2005

Aratura

Olio-intonaco su legno

Cm. 106 x 59

2005

Agglomerato

Olio-intonaco su legno

Cm. 107 x 69

2004

Chiocciole

Olio-intonaco su legno

Cm. 89 x 52

2004

Sagra

Olio-intonaco su legno

Cm. 85 x 70

2008

Mercato

Olio-intonaco su legno

Cm. 61 x 103

2007

Caleidoscopio

Olio-intonaco su legno

Cm. 104 x 104

2008

Percorsi

Olio-intonaco su legno

Cm.

62 x 40

2006

Evaporazione

Olio-intonaco su legno

Cm. 52 x 88

2007

Composizione n. 2

Olio-intonaco su legno

Cm. 56 x 32

2007

Rilievi

Olio-intonaco su legno

Cm. 50 x 40

2008

Ciò che rimane

Olio-intonaco su legno

Cm. 43 x 67

2006

Composizione n. 1

Olio-intonaco su legno

Cm. 51 x 41

2007

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Sito Web www.danielecantoni.com E-mail

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