Giovannina Mazzone

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Estratto dal volume “Un secolo di Monferrato.Personaggi e avvenimenti dal novecento al 2000“ Editrice Monferrato

PERSONAGGI

Giovannina Mazzone

Un’ape industriosa, con tanta umanità Giovannina Mazzone, «la tota Mansôn», è un personaggio monferrino che ha profumato quasi un secolo con la sua umanità. C’è chi la definì «scrutatrice di cuori», «apostolo umile, votata ad una missione di carità nelle forme più svariate», «educatrice operosa», «fervorosa dispensatrice di bontà cristiana», «organizzatrice feconda e coraggiosa», ma ogni definizione è certo inferiore alla sua realtà. È un personaggio che ha rappresentato il faro, l’àncora, il trampolino, per una miriade di allieve provenienti da tutti i paesi del Monferrato (e non solo da quelli) le quali presso il suo Istituto hanno conosciuto e sorpassato agevolmente il primo trauma del «collegio» con il suo distacco dall’ambiente familiare, con i sacrifici di una vita scolastica impegnativa e spesso sofferta, con il suo legame alla pratica religiosa più pura. La Signorina Mazzone, piccola, col cappello sempre fuori moda, la sciarpa di piume di struzzo, il soprabito nero tanto sbiadito che dava sul verde, colla cintura rafforzata dalla sempre necessaria spilla di sicurezza, è stata un gigante che ha lasciato solchi nella formazione morale, spirituale e religiosa di intere generazioni di madri di famiglia, di insegnanti cristiane, di discepoli, di seguaci. Era nata a Casale il 28 luglio 1861, figlia di Paolo Mazzone, primario del reparto di medicina dell’Ospedale S. Spirito, allora in via Lanza, e di Giovanna Teglia, direttrice dell’Istituto S. Giuseppe, allora dietro la chiesa di S. Giuseppe, pure in via Lanza. Orfana di madre, morta di parto, allevata nel Ricovero - dove lo zio don Francesco era rettore e dove il padre si era alloggiato - rimasta orfana anche del padre - morto nel 1878 - crebbe poi nella casa degli zii Cosseta che abitavano in via Aporti.

Gli zii, benestanti, attaccati a Giovannina come ad una figlia, la aiutarono molto negli studi, cercando anche di assecondarla nella sua missione che sentiva dentro di sé fin dall’infanzia. Infatti, giovanissima, aveva istituito, per le amiche, una Scuola di Catechismo presso la parrocchia di S. Stefano; poi nel 1883 lo zio Giuseppe l’aveva portata in visita a Parigi e lei presso la Chiesa di S. Sulpice era stata attratta dal celebre «curé» Dupaulou, il quale aveva istituito un vero Oratorio Catechistico. Così Giovannina maturò l’intendimento di istituire una simile scuola a Casale. Fu quindi in contatto con il parroco Meritau della chiesa parigina del Sacré Coeur, con il teologo genovese Don G. Frassinetti, elaborando sempre più l’idea di un vero Oratorio, cioè un complesso di opere comprendenti oltre ad una completa scuola catechistica, locali per ricreazione, un teatrino per rappresentazioni e canti, un cortile con giochi e giochi al coperto, oltre a scuole di economia domestica, ed anche di lingue. Mirava cioè ad un complesso organico e stabile idoneo a raggiungere due scopi: una soda, profonda e completa istruzione cristiana ed un modo per tenere le giovani lontane da pericolosi divertimenti avviandole con una sana preparazione alla vita familiare e al proselitismo. La casa degli zii era già divenuta sede di ritrovo e Giovannina aveva comprato un armonium, ma occorreva ben altro. Gli zii, con comprensibile sacrificio comprarono il palazzo di via Trevigi, di proprietà del commerciante Nicola che gestiva la drogheria ora Corino. Così nel 1892 nacque l’Oratorio, uno dei primi in Italia, tanto che i Vescovi Mons. Pulciano (poi trasferito a Novara), e Mons. Paolo Maria Barone (poi Arcivescovo di Siena), apprezzarono molto il lavoro di Giovannina 34


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