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STUDI E RICERCHE
Lettura delle opere di Alberto Burri
La redenzione della materia di Paolo Gheri
Alberto Burri (Città di Castello, 1915 – Nizza, 1995) ha voluto collocare nel Palazzo Albizzini della sua città natale le sue opere, in spazi da lui stesso prescelti. Con la fondata convinzione che tra quelle opere e il loro contenitore spaziale ci dovesse essere una coerenza e un equilibrio assoluto, tali da rendere il racconto della sua avventura leggibile e affascinante. Qui di seguito una lettura, una sorta di guida per capire il senso profondo della sua arte.
A
Città di Castello (PG), antica e bella città, nel palazzo Albizzini, sobrio e severo nelle sue linee di contenuta eleganza quattrocentesca, c’è un libro di diciotto capitoli (le sale) e 89 pagine (le opere). Alcuni capitoli hanno solo tre o quattro pagine, altri ne hanno dieci o più, e trattano di argomenti solo apparentemente molto diversi, ma che in realtà tutte parlano di uno stesso argomento: la redenzione della materia.1 Di come, attraverso lo sforzo creativo di un solo artista, Alberto Burri, materie molto diverse, organiche e inorganiche, vili, modeste, scartate e dimenticate, vengono recuperate, manipolate, assemblate, scomposte e ricomposte fino ad ottenere un coerente discorso poetico. Ecco, la coerenza e l’unitarietà, l’eleganza di queste pagine sono esemplari, come lo sono sempre le pagine dei capolavori. Ma procediamo con ordine. Entriamo in questo palazzolibro e cominciamo a leggere le sue pagine, a volte piccole, molto piccole, a volte grandi o molto grandi, ma tutte caratterizzate da grande equilibrio ed eleganza. Non possiamo qui leggerle tutte, ma solo alcune più rappresentative di uno stile singolare, invitandovi a fare da soli o in piccola compagnia questo viaggio straordinario in questo meraviglioso libro. Il libro inizia nel 1948 e termina del 1989, e racconta una lunga e tormentata vicenda creativa: una lotta incessante, titanica, irriducibile, con la materia grezza, insignificante,
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dura e resistente, per darle una forma significativa, armoniosa, poetica. All’inizio c’è una grande pagina a tutta parete che funge da introduzione: è il Pannello Fiat (fig.1) che riassume un po’ tutti i temi del libro: materie, spazi, tensioni, rapporti tra colori e spazi, dimensioni e geometrie. Una sorta di indice. Ma più che un indice è piuttosto un progetto visionario e profetico di ciò che l’artista aveva in mente, essendo stato realizzato quasi all’inizio della sua carriera, nel 1950, e contiene in una grande sintesi tutta la sua futura poetica. «Non ho mai fatto nulla di nuovo, le mie tematiche, le forme e le materie dei miei periodi e cicli sono già tutte in nuce nei miei primi lavori, con il tempo le ho solo sviluppate», così spiega l’artista secondo una testimonianza diretta.2 Nel primo capitolo (Sala I) ci sono quattro pagine che trattano di catrami e di nero. Leggiamo la prima pagina, Nero 1 (fig. 2) del 1948. È la più piccola di tutte, ma riassume e
1. Pannello Fiat, 1950.