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INTERVISTE e INTERVENTI
Crisi ambientale e crisi sanitaria
Poi d’improvviso arrivò il Covid di Giuseppe Assandri
«L’umanità sta giocando a dadi con l’ambiente». La frase, del premio Nobel per l’economia 2018 William Nordhaus, economista statunitense docente alla Yale University di New Haven (Connecticut), fotografa efficacemente una convinzione sempre più diffusa. Ma cambierà qualcosa o…
E
ra il 2019. La giovane attivista svedese Greta Thunberg era stata scelta da Time come personaggio dell’anno e in Italia il movimento delle Sardine aveva raccolto consensi tra chi cercava di contrastare la deriva del razzismo sovranista e cercava un nuovo approccio alla politica, vicina ai bisogni delle persone. La disastrosa estate del 2019 sembrava aver riscritto la storia del clima. Un importante studio pubblicato sulla prestigiosa rivista “Nature”1 aveva confermato – nonostante l’inquilino della Casa Bianca continuasse a negare l’evidenza – come l’impatto umano e la negligenza dei governi ad agire fossero la causa del riscaldamento globale, dell’emergenza idrica e degli eventi estremi sempre più devastanti. Negli ultimi 20 anni, con tassi di crescita esponenziale, i disastri ambientali (alluvioni, incendi, siccità, ecc.) infatti sono cresciuti vorticosamente, con 4,5 miliardi di persone coinvolte. Poi, all’improvviso, è arrivato il Covid19. Da un anno non si parla d’altro, con un ossessivo bollettino quotidiano di cifre, percentuali, contagi e decessi, interviste e sproloqui di esperti o presunti tali. Mentre di crisi climatica non si parla (quasi) più. Greta è tornata a scuola. Le 36 Pepeverde n. 10/2021
sardine si sono inabissatee solo da poco riemerse. Tra regioni che cambiano colore da un giorno all’altro e vaticini su quando tutto potrà «tornare come prima». Manca quasi del tutto la ricerca delle cause di questo sconvolgimento globale delle economie e degli stili di vita. Proliferano le spiegazioni cospirazioniste ed è impressionante il rifiuto di mettere in discussione i modelli di sviluppo, le scelte, i modi di produrre, spostarsi, scaldarsi, nutrirsi. C’è qualcuno che pensa davvero che tutto dipenda da un “incidente” impre-
vedibile accaduto nel mercato del pesce di Wuhan o in un laboratorio scientifico cinese? Possibile che la crisi sanitaria in cui siamo immersi sino al collo fosse un evento imprevedibile? Eppure non era stato solo Bill Gates2 (oggi incredibilmente accusato su internet di complotto3) a dire che un virus, magari diffuso per via aerea, avrebbe potuto fare milioni di morti in tutto il mondo e che non eravamo pronti a combatterlo. I suoi stessi avvertimenti, tragicamente inascoltati, erano stati lanciati da molti scienziati, pubblicati nei rapporti dell’Ipcc4 e su molte riviste scientifiche. È lo stesso Bill Gates, col suo libro più recente, a porre con forza l’attenzione sulla necessità di non dimenticare che la vera sfida è il clima, più della pandemia. L’idea è che, come è stato per il vaccino, messo a punto in pochi mesi, ci potranno essere progressi straordinari, grazie alle tecnologia ma anche alle decisioni politiche e ai comportamenti di tutti gli esseri umani. Personalmente non mi capacito che si possa pensare che una volta che saremo tutti vaccinati tutto potrà tornare come prima. Non ho alcuna competenza scientifica in materia, ma sono profondamente convinto che ci sia una stretta connessione tra la crisi ambientale e la crisi sanitaria attuale. Le emissioni di gas serra, la deforestazione, gli allevamenti intensivi con le micidiali deiezioni che provocano, la concentrazione di milioni di persone in aree urbane e industriali ristrette, sono la causa di milioni di morti ogni anno, per malattie e anche delle epidemie dovute alla zoonosi e ai «salti di specie». Far finta di niente e girarsi dall’altra parte, aspettando solo il momento in cui tornare a vivere “come prima”, mi pare miope e pernicioso. «Lo sentivamo tutti ch’era troppo furioso il nostro fare. Stare dentro le cose. Tutti fuori di noi. Agitare ogni ora – farla fruttare», ha scritto Maria Angela Gualtieri5. Questa epidemia non è stata la prima e non sarà l’ultima. Bisogna guardare in faccia la realtà. Senza falsi ottimismi né catastrofismi disperati. Ci sono a mio parere fondati motivi per essere molto preoccupati, ma anche qualche motivo per non perdere la speranza.