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arte unificarle. Sarebbe un grave errore e molto riduttivo per un artista, pensare solo ed esclusivamente al proprio territorio. Parafrasando: essere artista (non cittadino del mondo) significa farsi riconoscere per poi integrarsi con altre culture. La capacità del “pensiero” artistico consiste esattamente nella semplicità del linguaggio, il più puro possibile. E la mia Puglia esiste dentro di me e nei pensieri che mi attraversano. Quale è l’opera che hai amato di più fra le tue? Un genitore non può amare un solo figlio, in esclusiva, discriminando gli altri, perché sarebbe un comportamento innaturale. Per cui io amo tutta la mia opera pittorica, senza alcuna iniquità, fosse pure il segno di uno scarabocchio: Wassily Kandinsky e Jean Michel Basquiat ne sono un esempio. L’ora migliore per dipingere? Sicuramente è il mattino, l’ora migliore per dipingere. Oltre ad avere la mente fresca e riposata, la luce fa irruzione nel mio studio/pensatoio, indicandomi la vera essenza del colore, senza falsa ipocrisia. Se non vivessi o lavorassi a Troia, dove ti piacerebbe vivere? Ho sempre viaggiato e continuo a viaggiare molto. Sono stato in molti Paesi e città estere e, dunque, avrei potuto scegliere a piacere dove vivere e lavorare, anche in Italia. Basti pensare che a Milano ho insegnato per diciotto anni presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e volendo

avrei potuto mettere o piantare le radici in questa città straordinaria per l’arte e non solo. Senza offendere le altre! Invece ho preferito viaggiare, affrontando settimanalmente, dal paese alla città e, viceversa, un pendolarismo di sicuro pazzesco, proprio come qualcuno dei miei paesani mi disse: “Tu sei fottutamente pazzo!”. Il motivo è stato uno solo, e cioè che la mia “semplicità” non voleva distrazioni o elementi di disturbo, contrari al proprio spirito riflessivo. Insomma, dipingo in quarantacinque metri quadrati e volendo esagerare arrivo a cinquanta: praticamente in uno spazio ridotto, pari a una grotta eremitica. Una imposizione per non disperdere il mio spirito artistico e non contrariare i miei due Grandi Maestri. Ed è qui dentro, in questo spazio angusto per qualcuno, che ritrovo l’equilibrio della mia semplicità di vita per l’arte, spirituale e creativa. Sia pure, a volte, ascoltando il pis-pissare di un rosario cantilenato delle donne, nella vicina chiesa della mia parrocchia. Mi piace lavorare qui a Troia, dove sono nato e da sempre vivo la dimensione della mia età, in questo paese limitrofo di una Daunia dimenticata. Rosalia Chiarappa © riproduzione riservata

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