BlogMagazine Novembre 2009

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N.8 Novembre 2009

Tecnologia

Gli Smartphone sono davvero professionali? In questo articolo mostreremo le capacità di 3 smartphone di alta tecnologia, mettendo a confronto le varie potenzialità dei prodotti.

Internet

Credibilità e Autorità sul web Troppo spesso in giro per il web si legge di pageviews, visitatori unici e tempo medio trascorso. Ecco consigli pratici per i bloggers.

Mobile

Nokia N900: un degno concorrente dell’iPhone Se non ve ne siete accorti siamo nell’era del touchscreen, di dispositivi capaci di tutto, ed è proprio in questo contesto che trova la giusta collocazione il nuovissimo Nokia: N900.

Cinema

Federico Moccia: un furbetto tra i giovani Se c’è qualcuno che si è fatto due conti prima di scrivere un libro, quello è Federico Moccia, quello romano...

LA REALTÁ

AUMENTATA

Che cos’è la Realtà Aumentata? La storia, gli sviluppi e le possibili applicazioni nella nostra vita quotidiana.


Visita http://www.meemi.com


SOMMARIO 20

BlogMagazine N.8 Novembre 2009 06 Il Coaching

Realtà Aumentata

08 Alla scoperta di Konkuri 12 Il mondo Apple a portata

di tutti, è la novità del 2010?

14 Gli Smartphone sono

davvero professionali?

18 Oro Olimpico Virtuale 24 Photoshop: Croce e Delizia! 26 Tre accessori da avere! 28 Sarà il mercato a salvare il nanopublishing?

42 L’identità su Internet

In un colpo d’occhio

12 Il mondo Apple a portata di tutti?

6 Il Coaching

18 Oro Olimpico Virtuale

In Evidenza

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Gli Smartphone sono davvero professionali?

In questo articolo mostreremo le capacità di 3 smartphone di alta tecnologia, mettendo a confronto le varie potenzialità dei prodotti.

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Credibilità e Autorità sul web

Troppo spesso in giro per il web si legge di pageviews, visitatori unici e tempo medio trascorso. Ecco consigli pratici per i bloggers.

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Nokia N900: un degno concorrente dell’iPhone

Se non ve ne siete accorti siamo nell’era del touchscreen, di dispositivi capaci di tutto, ed è proprio in questo contesto che trova la giusta collocazione Nokia: N900.

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Federico Moccia: un furbetto tra i giovani

Se c’è qualcuno che si è fatto due conti prima di scrivere un libro, quello è Federico Moccia, quello romano...


www.isayblog.com


EDITORIALE DIRETTORE EDITORIALE Giuliano Ambrosio

PROGETTO GRAFICO Giuliano Ambrosio

AUTORI DI QUESTO NUMERO

Giuliano Ambrosio aka Julius

Carla Benedetti Il Coaching

Blog: http://www.juliusdesign.net

StartUpItalia Alla scoperta di Konkuri

Fatevi sentire! BlogMagazine continua la sua strada, a volte con tante curve e ostacoli da superare ma è sempre qui, davanti ai vostri occhi a farvi conoscere nuovi blogger di talento e argomenti interessanti.

Gianni Puglisi Il mondo Apple a portata di tutti, è la novità del 2010?

Abbiamo bisogno di voi! BlogMagazine sta mutando, sono in programma diverse nuove possibilità di lettura a livello grafico e logico, ma abbiamo bisogno di gente che creda in noi.

Nicola Tesone Gli Smartphone sono davvero potenti?

Stiamo cercando sponsor e partnership per cercare di finanziare il progetto e migliorarne la sua qualità e diffusione.

Simone Trimarchi Oro Olmipico Virtuale

Rocco Palermo Photoshop: Croce e Delizia!

Stefano Bolzonetti Tre accessori da avere! Alex Zarfati Sarà il mercato a salvare il nanopublishing? Claudia Baglioni Nokia N900: un degno concorrente dell’iPhone Jacopo Nardiello Credibilità e Autorità sul web

Giovanna Gallo Federico Moccia un furbetto tra i giovani d’oggi

Questi finanziamenti potrebbero aiutare BM ha creare una vera e propria redazione e diffondere il web come solo noi blogger liberi sappiamo fare.

Riccardo Mares Realtà aumentata

Marco Iorio L’identità su Internet

Il nostro obiettivo è anche quello di aumentare il traffico di visite e consensi sul blog ufficiale www.blogmagazine.net, che speriamo possa diventare un ricco canale di discussione e riflessioni sugli argomenti trattati nei diversi numeri del magazine. Da circa un mese BlogMagazine è approdato su App Store con la sua applicazione ufficiale per iPhone e iPod Touch, attualmente in aggiornamento con nuove caratteristiche e migliori performance. Vi ricordo infine che è possibile seguire il progetto su diversi Social Network come Twitter e il gruppo ufficiale su Facebook. BlogMagazine è qui, vi auguro buona lettura.

Contatti Redazione: redazione@blogmagazine.net Direttore Editoriale: info@blogmagazine.net

Legal & Disclaimer In questa fase sperimentale BlogMagazine non rappresenterà una testata giornalistica in quanto i contenuti e la rivista verrà aggiornata senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62/2001

Il Progetto

Giuliano Ambrosio Direttore Editoriale

BlogMagazine è un’idea di Giuliano Ambrosio, un progetto di editoria virtuale, una rivista elettronica gratuita scritta da soli Blogger fruibile in modalità sfogliabile Flash e in formato PDF. Gli articoli pubblicati nella rivista elettronica sono unici e originali, rilasciati con Licenza Cretive Commons, scritti principalmente da Blogger conosciuti nella Blogosfera, selezionati con cura a seconda della rubrica da gestire. L’idea è anche di far uscire dalla rete dei contenuti per farli vivere sotto forme diverse, al fine di raggiungere persone che normalmente non leggerebbero un blog e trovare questo materiale interessante ed incominciare a leggerlo. BlogMagazine da spazio a tutti, non solo a Blogger conosciuti nella blogosfera, ma crede nel talento di tutte quelle persone appassionate di Blogging capaci di scrivere con dedizione e competenza sulle tematiche da gestire.

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Coaching A cura di: Carla Benedetti

Il Coaching Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Carla Benedetti Blog: http://www.studiocoach.it

Mi sono formata presso Corporate Coach U Italia, leader in Italia nel campo della formazione al Coaching e parte del network internazionale CoachInc. Sono membro e Coach Certificato ACC della ICF International Coach Federation.

Chi lavora nelle grandi aziende, dove esiste l’interesse per lo sviluppo delle risorse soprattutto a livello manageriale, sicuramente ne ha già sentito parlare e forse ha avuto anche l’opportunità di sperimentarlo, ma per molti è ancora un mondo sconosciuto, il Coaching. Quando dico che sono un life e business coach ogni tanto mi capita di ricevere strane reazioni, da chi mi domanda se mi occupo di marketing, a chi pensa a qualche disciplina esoterica, a chi semplicemente rimane ammutolito e con gli occhi mi chiede: -e cioè? – C’è sicuramente un po’ di confusione. Il Coaching è nato circa venti anni fa negli Stati Uniti. Il mondo del lavoro aveva bisogno di efficienza, di maggiori risultati, e come sempre, di leader. Ricercatori ed esperti di formazione osservarono gli allenatori sportivi, i coach appunto, nel lavoro che facevano affinchè i campioni superassero le barriere interne, più ancora che quelle esterne. Si sviluppò quindi un metodo che sfruttasse il concetto di maieutica che Socrate ci aveva insegnato già più di duemila anni fa e che per qualche ragione, forse per un’evoluzione della nostra filosofia, si era perduto nel corso dei secoli. Il Coaching

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si basa sul principio molto semplice che, se conosciamo i nostri punti di forza e le nostre risorse, siamo in grado di agire affinché i nostri obiettivi siano raggiunti. Grazie a una visione positiva e più ampia, si acquista maggiore fiducia in se stessi e un potere nuovo che ci spinge a spostarci sempre in avanti. Credo che la semplicità sia l’aspetto più straordinario del Coaching. In effetti non si direbbero concetti nuovi, anzi potrebbero sembrare anche ovvi, ma il punto è che troppo spesso noi non ci conosciamo molto bene. Non sappiamo trovare sempre la motivazione necessaria, ignoriamo l’impatto che i nostri comportamenti possano avere sugli altri, a volte rincorriamo desideri e sogni di qualcun altro, oppure abbiamo così tanta paura di fallire che teniamo i nostri sogni nascosti. Insomma lottiamo per una gratificazione che sembra irraggiungibile. Il Coaching aiuta a cercare altre possibilità, a uscire da quella che si chiama zona di comfort, per osservare la nostra situazione e noi stessi da altri punti di vista.

“Ma più precisamente in cosa consiste questo metodo?” Il coach e il cliente (coachee) si incontrano e lavorano


all’interno di una relazione esclusiva e privilegiata basata prima di tutto sulla volontarietà. Se non c’è la volontà da parte di un individuo di impegnarsi in un percorso specifico e intraprendere dei cambiamenti, il lavoro del coach non porterà nessun beneficio. Nel corso delle conversazioni o sessioni di Coaching, il coach ascolta e fa domande affinché il cliente sia stimolato a esplorare nuove possibilità. Si tratta di domande aperte, che aiutano il cliente a riflettere come non si è abituati a fare, portando in superficie nuovi scenari. E’ un po’ come avventurarsi in un labirinto seguendo un filo che abbiamo sempre avuto di fronte a noi, e di cui finalmente avvertiamo l’esistenza seguendolo passo dopo passo. Il coach, da parte sua, non indica il percorso, ma accompagna il cliente nelle nuove scelte e come un vero allenatore che si rispetti, tifa, tifa fino al traguardo.

I risultati sono notevoli e duraturi. Il Coaching fu accolto da subito con curiosità ed entusiasmo facendo pensare a una nuova moda passeggera, ma dopo circa venti anni non è ancora

passato di moda, anzi è sempre più utilizzato nel business a tutti i livelli, dimostrando la validità e l’efficacia del metodo. Manager, dirigenti e professionisti possono imparare a gestire più facilmente cambiamenti aziendali, risorse e relazioni…e non solo loro. Negli anni che sono seguiti, poiché tutti abbiamo bisogno di realizzarci, il Coaching è uscito dalle aziende ed è entrato nella vita privata per affrontare tematiche personali legate a temi importanti come equilibrio tra vita privata e lavoro, relazioni interpersonali, organizzazione del proprio tempo, superamento di eventi particolari, carriera. Insomma ormai il Coaching può essere utilizzato da chiunque abbia bisogno di risolvere problemi specifici di cui è già consapevole, ma anche da chi desidera una migliore qualità della vita e non sa esattamente su quale aspetto focalizzarsi. La fiducia, la riservatezza e il rispetto garantiti permettono di affrontare tutti questi temi con serenità. E’ un’attività molto affascinante che porta con sé grandi opportunità.

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Start-Up A cura di: StartUpItalia

Alla scoperta di Konkuri Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Start up Italia e’ un progetto nato con l’obiettivo di dare il giusto spazio alle giovani iniziative imprenditoriali italiane ad alto tasso di creativita’. Lancio previsto per il 1 gennaio 2010.

StartUpItalia Blog: http://www.startupitalia.net

Buongiorno Matteo Buongiorno Roberto e un saluto a tutti i lettori di Blog Magazine!

Prima di cominciare. intervistando?

Sai

perché

ti

stiamo

Forse perché stai organizzando un torneo di tennis con i tuoi amici?

Lascia perdere. I miei amici non vogliono più giocare a tennis con me. Dicono che sono troppo forte. Invece a calcetto sono davvero scarso. Tuttavia, arriviamo al dunque. Mettiamo il caso che io voglia organizzare un torneo. Cosa mi consigli? La risposta è semplice.... Konkuri!

In effetti, il tema fondamentale dell’intervista dovrebbe essere proprio quello. Ci puoi raccontare che cosa è Konkuri? Konkuri è il modo più semplice di gestire e pubblicare il tuo torneo per qualsiasi sport o gioco. Si tratta di un’applicazione web che permette di creare il sito di un torneo, generare il calendario o il tabellone, condividere i risultati, commentare le partite, ricevere

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gli aggiornamenti e così via. In futuro diventerà anche una community per giocatori, squadre e associazioni sportive che partecipano a tornei.

Sinceramente, mi pare un’ottima iniziativa. Da dove avete copiato l’idea? L’idea è originale e 100% made in Koinema, ed è nata proprio perché non trovavamo nessuna applicazione che ci aiutasse ad organizzare un torneo tra amici. Così ci siamo detti…. perché non farla noi?

A proposito, perché Konkuri? Che cosa significa questo nome? È una parola in esperanto che significa “competere” e l’abbiamo adottata in quanto sintesi perfetta del nostro progetto: sia perché competere nello sport e nei giochi è sinonimo di tornei, sia perché l’esperanto è un linguaggio universale e flessibile, come la nostra applicazione.

Il sistema di Konkuri è veramente intuitivo. Ad ogni modo, puoi spiegarci il suo funzionamento? C’è bisogno di qualche registrazione? E’ davvero tutto gratuito?


Per provare l’applicazione non è necessario registrarsi. Abbiamo scelto questa strada perché ci sembra il modo migliore di accogliere i nostri utenti. La registrazione serve solamente per gli utenti che vogliono salvare il torneo creato. In questa maniera, al contrario della maggior parte delle applicazioni, i nostri utenti registrati sono solo persone effettivamente motivate ad usare Konkuri. Per quanto riguarda le funzionalità, quelle attuali sono gratuite e lo resteranno per sempre. In futuro aggiungeremo funzionalità a pagamento per tornei con esigenze più complesse.

Ed eccoci arrivati a uno dei punti salienti. Come pensate di diventare ricchi attraverso Konkuri? Konkuri punta su due modelli di business: “freemium” e pubblicità. Per il modello “freemium” saranno creati pacchetti a pagamento per tornei di grosse dimensioni o con caratteristiche semi professionistiche o professionistiche.

Per la pubblicità, gli inserzionisti avranno la possibilità di creare messaggi con una targettizzazione molto definita per interesse sportivo e area geografica. Avete già obiettivi economici? Vi siete posti un traguardo quantitativo sul fronte dei profitti? Abbiamo un business plan con delle proiezioni di costi e ricavi su un arco di cinque anni. Il traguardo principale al momento è raggiungere il break even point in un tempo relativamente breve, per poi cominciare a creare profitti. Al di là degli aspetti economici, quali sono le basi di utenza da cui può partire la nuova stagione di Konkuri? Konkuri è nato ai primi settembre, e i risultati ottenuti sino ad ora sono entusiasmanti: in soli due mesi sono stati creati più di 8000 tornei e di questi 1200 sono tornei di utenti registrati. Abbiamo circa 25.000 visitatori al mese (di cui il 38% di nuovi utenti) che guardano in media più di 6 pagine a visita.

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Start-Up A cura di: StartUpItalia

Tutto ciò è avvenuto esclusivamente grazie al lavoro svolto sui principali social network e attraverso PR online. Konkuri ha ottenuto centinaia di recensioni su blog di tutto il mondo tra i quali Killer Startups, Make Use Of, japan.internet.com, Download Squad e il Wall Street Journal. Ci ha dedicato un servizio anche una televisione argentina, LemonTV.

Facciamo un gioco che abbiamo già intrapreso con scarso successo (ci chiedeva troppo!) con Enrico, di Meemi (vedi BlogMagazine di Settembre). Se volessimo acquistare oggi la tua start up, quanto denaro ci domanderesti? Saremmo dei pazzi a venderla adesso! Le sue potenzialità, infatti, si potranno esprimere solo ad applicazione terminata e a community sviluppata. Se invece vuoi partecipare alla nostra avventura da un punto di vista finanziario e con un contributo di esperienza e contatti, siamo sicuramente interessati a parlarne... Mi vuoi far credere che di fronte a 10 milioni di

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euro tu non saresti disposto a vendermi la baracca (burattini compresi)? Sicuramente avremmo qualche giorno di travaglio esistenziale… Tuttavia crediamo che le potenzialità di Konkuri siano tali da resistere alla tentazione. Magari proveremmo a darti solo una parte dei burattini e a mandare avanti insieme la baracca.È dal 2005 che stiamo lavorando a quest’idea e quello che si vede attualmente è solo la punta dell’iceberg: difficilmente il progetto potrebbe essere portato a compimento senza il nostro apporto.

Facciamo finta che io ti creda. Quali sono i prossimi passi del progetto Konkuri? Konkuri si svilupperà in due direzioni principali. La prima sarà quella di arricchire le funzionalità di gestione del torneo. Ad esempio, introdurremo nuovi modelli come la gara (corsa e ciclismo per intenderci), le comunicazioni tra organizzatore e partecipanti, la gestione delle iscrizioni online e così via, oltre a strumenti per Associazioni sportive e Federazioni. La seconda sarà la creazione della Community, ovverosia un contesto ideale per le relazioni tra giocatori, squadre


e organizzatori di tornei. Giocatori e squadre potranno trovare tornei in cui giocare (e viceversa), partecipanti e fan riceveranno gli aggiornamenti dei tornei che stanno seguendo, si potrà creare un profilo pubblico con le statistiche relative ai propri tornei e altro ancora…

Immagino che per realizzare (e sviluppare) Konkuri la buona volontà e le competenze non siano sufficienti. Perciò mi domando: chi ha finanziato il progetto? State andando avanti con soli mezzi propri? Fino ad ora Konkuri è stato finanziato interamente da Koinema ma, come abbiamo detto prima, siamo potenzialmente interessati ad eventuali investitori esterni.

Magari c’è qualche lettore di Blog Magazine con alcuni milioni di euro per acquistare una partecipazione (di minoranza?) in Konkuri. Magari! L’arrivo di capitali ci permetterebbe di velocizzare lo sviluppo dell’applicazione e di investire anche su strumenti di marketing e promozione per fare conoscere Konkuri il più rapidamente possibile.

Come è organizzata oggi Konkuri? quanto persone lavorano nella struttura? E soprattutto... che fanno dalla mattina alla sera? Konkuri oggi conta sui tre fondatori di Koinema per la direzione strategica, due sviluppatori a tempo pieno e un web designer all’occorrenza. L’operatività quotidiana è rappresentata da: sviluppo del software, design dell’interfaccia, PR online e assistenza agli utenti (in tanti ci scrivono per suggerire nuove idee e chiederci funzionalità aggiuntive).

So che Konkuri non è l’unica idea che Koinema sta portando avanti con convinzione e grandi traguardi. Vuoi parlarci delle altre iniziative che vi riguardano? Continueremo a portare avanti la nostra agenzia web Koinema che si occupa di comunicazione online per clienti importanti come Dolce&Gabbana, Eridania e tanti altri. Forti dell’esperienza di Konkuri stiamo facendo consulenza su PR online e social media marketing per i nostri clienti; infine abbiamo sviluppato numerose applicazioni intranet che renderemo disponibili online nel prossimo futuro.

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Tecnologia A cura di: Gianni Puglisi

Il mondo Apple a portata di tutti, è la novità del 2010? Gianni Puglisi aka Zack McKracken Blog: http://geektwice.com

Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Appassionato di tecnologia informatica , fonda agli inizi del 2009 Geektwice. com, blog di notizie e curiosità hitech. Ha recentemente pubblicato alcune brevi pubblicazioni inerenti il mondo dei blog in ogni suo aspetto. Esperto in sicurezza informatica e consulente web per alcuni enti.

Non tutti gli appassionati di informatica conoscono a fondo del mondo Apple, a volte visto con diffidenza a causa dei costi di acquisto considerevoli, o per scarsa conoscenza delle novità tecnologiche offerte, e della qualità tecnica dei loro prodotti. Un tempo, il Mac sembrava un oggetto fuori dal tempo, difficilmente appetibile: un cult, da ammirare da lontano con molta discrezione; oggi, moltissimi ragazzi affollano l’App Store di turno o intasano iTunes alla ricerca della migliore applicazione per il proprio iPhone. A cosa è dovuto tale successo? E soprattutto, quali strategie di mercato adotterà Apple per il prossimo futuro? Steve Jobs, genio eclettico recentemente incoronato dalla rivista Fortune come miglior Chief Executive Officer degli ultimi dieci anni, è riuscito a salvare Apple dalla bancarottam trasformandola in una società vincente, in grado di sfornare a ripetizione prodotti di successo e raggiungere un fatturato, senza debiti, di ben 18 milioni di dollari. iMac, iPod, iPhone: la popolarità acquisita dai prodotti Mac, diventati oggi veri e propri fenomeni di costume, potrebbe essere solo un primo segnale verso una politica aziendale di apertura verso il mercato di massa: presto

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potrebbero popolare i salotti di case e scrivanie di uffici molto più di quanto abbino fatto i pc sino ad oggi, ponendosi dunque in netta concorrenza. Secondo Adam Lashinsky, redattore di Fortune, la genialità di Apple è stata quella di autopromuoversi al grande pubblico con l’interessante connubio iPod – iTunes, un circolo vizioso che ha aumentato le vendite di tutti i settori, anche quello dei portatili, ed ha contribuito a rivoluzionare il mercato della musica mondiale. Da non sottovalutare Mac OS X, in grado di catalizzare con molta facilità l’attenzione dell’utenza Windows: da anni, nel settore dei sistemi operativi, Microsoft è stata costretta a rincorrere la concorrenza, realizzando, con Vista e Xp, prodotti non sempre all’altezza. Il 2010 è alle porte, è tempo di conquistare il pubblico: Apple sembra intenzionata ad abbandonare l’evento monomarca MacWorld Expo per partecipare, confrontandosi per la prima volta in modo diretto con i possibili concorrenti, al prestigioso Consumer Electronic Show di Las Vegas, il CES 2010, fiera dell’elettronica che avrà luogo dal 7 al 10 gennaio del prossimo anno. L’evento potrebbe costituire dunque un interessante banco di prova che costringerà l’azienda a giocare a


carte scoperte: difficile non promuoverla come unica inevitabile concorrente di Microsoft, che con Seven è riuscita, almeno in parte, quantomeno a rivalutare la propria immagine. Molti autorevoli analisti di mercato hanno infatti previsto, per il futuro, un possibile sorpasso dei prodotti della casa di Cupertino nei confronti di Microsoft. Analizzando i dati degli ultimi cinque anni (dati 20022006), i ricavi della casa di Redmond hanno avuto una crescita interessante, ma lineare; dai 30 ai 44 milioni di dollari circa; quelli Apple, una imponente crescita esponenziale del fatturato, da 6 a 21 milioni di dollari. In percentuale, una crescita del 250% di Apple contro un 60% di Microsoft.

Tra qualche mese, dicono gli addetti ai lavori, potremmo rimanere a bocca aperta. Per il 2010, molti autorevoli rumors sembrano confermare il possibile lancio da parte di Apple di un nuovo Tablet, in grado interagire sul monitor in maniera più semplice, funziona ed innovativa. Sembra addirittura che sia stato recentemente depositato un nuovo brevetto, per il quale c’è massimo riserbo: tuttavia, le immagini non confermate trapelate in rete mostrano il nuovo Tablet come un gigantesco iPhone, pronto a sconquassare il mercato.

I più arditi hanno azzardato alcune previsioni, secondo cui Apple e Microsoft potrebbero equipararsi attorno i primi mesi del 2011, per poi lanciarsi verso una competizione serrata.

Sembra inoltre certa l’apertura, ormai prossima, di più di 40 nuovi store di Apple, di cui oltre 20 al di fuori dagli Stati Uniti, indispensabili per conquistare consensi su scala mondiale. C’è da domandarsi quale impatto potrà avere tutto ciò nel mercato del’informatica 2010, atteso he il 2009 si è concluso con in netta flessione, mitigata solo dal crescente mercato dei netbook.

Cosa hanno in cantiere per il prossimo futuro Steve Jobs e Jonathan Ive, il celebrato designer che ha creato prodotti come l’iPod o il MacBook Air? Ottobre è stato il mese del lancio dei nuovi iMac: nuovi schermi, una scocca ancora più sottile, e la dotazione del nuovo Magic Mouse e della tastiera wireless.

Attendiamo, infine, notizie da Google Chrome OS: il nuovo sistema operativo di Google, completamente Open Source, sembra al momento relegato esclusivamente per i netbook. Ma il colosso di Mountain View ha già tutte le carte in regola per ientrare di prepotenza nella competizione Windows-Mac.

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Tecnologia A cura di: Nicola Tesone

Gli Smartphone sono davvero professionali? Nicola Tesone aka nuZz Blog: http://www.nuzz.it

Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Laureato in Informatica presso la Federico 2° di Napoli, da sempre appassionato del web e delle nuove tecnologie. Ama la conoscenza e la condivisione della stessa in tutte le sue forme. Blogger per passione e divulgatore informatico, coordina e sviluppa le nuove idee per nuZz.it.

Il mondo della tecnologia è ormai completamente invaso da prodotti hi-tech che promettono prestazioni ottimali. Molti modelli di cellulari e smartphone nel lancio effettivo sul mercato, vengono pubblicizzati come prodotti di uso professionali che garantiscono un utilizzo mirato alla produzione aziendale. Ma la domanda che ci dobbiamo porre oggi è: “Quali di questi prodotti sono realmente utilizzabili per scopi professionali?” In questo articolo mostreremo le capacità di 3 smartphone di alta tecnologia, mettendo a confronto le varie potenzialità dei prodotti presentati, analizzando i vari servizi offerti, di modo da poter rispondere alla domanda proposta pocanzi. Le caratteristiche da tenere presente sono tantissime ma ci limiteremo a quelle strettamente necessarie, mettendo in risalto le possibilità offerte dai modelli presentati con particolare riguardo alle loro prestazioni professionali, tipo usabilità, interoperabilità, flessibilità. L’analisi non mira a presentare i netbook ma solo i modelli di smartphone e le reali possibilità di essere utilizzati come dispositivi professionali e non come meri prodotti di intrattenimento. Gli smartphone presentati saranno proposti in ordine

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decrescente di importanza per la fascia di riferimento. Quindi da quello più professional a quello più consumer. Cominciamo!

iPhone 3GS – Tanto ambito da tutte le fascie, Consumer e Professional. Ma è Realmente Potente? Il nuovo iPhone 3GS (ormai non più tanto nuovo) giunto al firmware 3.1.2 non sarebbe ancora pronto per un uso spiccatamente aziendale. Infatti, nonostante l’iPhone OS 3 abbia colmato molte lacune e sia molto più performante, l’intera piattaforma presenta ancora alcune mancanze gravi. Il dito è puntato sulla mancanza del multitasking che Apple non ha voluto inserire (per il momento) neanche sul nuovo iPhone. Con questa introduzione, cioè con la possibilità di mantenere attive in backgroud più programmi/applicazioni, sarebbe stato possibile realizzare applicazioni aziendali ad hoc. Attualmente, a causa di questa mancanza, molte grosse aziende prima interessate alla nuova piattaforma hanno deciso di guardare altrove. Grossi potenziali clienti, tra cui Bank of America, sembrava interessata ad inserire l’ iPhone come terminale mobile ufficiale. La mancanza del multitasking e della possibilità di creare alcuni


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Tecnologia A cura di: Nicola Tesone

applicativi ad uso professionale l’hanno invece convinta a fare marcia indietro. In pratica, se Apple non colmerà questa lacuna, difficilmente l’iPhone potrà fare un deciso salto di qualità verso l’utenza professionale. In effetti, le potenzialità di questa micro-machine general purpose, sono davvero infinite, dunque penso che Apple per ora non sia interessata ad acquisire fette di mercato aziendali. Questo è evidente anche considerando e valutando le sempre più sofisticate applicazioni che possono essere acquistate da AppStore. La maggior parte delle applicazioni non sono di natura professionale e sempre più spesso l’iPhone sembra privilegiare il lato gamer del prodotto per cui l’iPhone sembra essere più una console che uno smartphone professionale. Ma del resto forse questo è quello che voleva Steve Jobs. Dunque: “L’iPhone di Apple è pronto per l’utilizzo business?” Per noi la risposta è no! L’utilizzo “business” non è una lista di caratteristiche specifiche per quell’uso, ma un complesso di parametri che determinano, nell’ambito delle caratteristiche esistenti, l’usabilità e l’affidabilità dello strumento. Uno strumento la cui batteria, durante una giornata di uso intenso che spazia dalla telefonata alla navigazione, dal GPS alle email, non riesce ad arrivare a fine giornata è già zoppo: chi fa un uso professionale dei cellulari sa bene che già quelli con la maggiore autonomia costringono comunque il professionista ad avere in tasca una seconda batteria pronta. Altro punto a sfavore è il seguente: nel sistema manca un sistema VPN, per l’accesso diretto alla rete aziendale. Questa mancanza pesa tantissimo, perché se un professionista deve discutere di particolari per una nuova operazione commerciale su cui c’è riservatezza fino al lancio, di certo non sfrutta le comuni mail per

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inoltrare i dati, ma preferisce utilizzare una fonte sicura su un circuito privato e la mancanza di questo supporto influisce negativamente.

Blackberry 8900 Curve – Poche Chiacchiere, Tante Prestazioni, ma… Il BlackBerry 8900 Curve è da poco sul mercato ma già fa parlare tanto di se. Questo nuovo modello punta tutto sulla messaggistica. Del resto, i prodotti Blackberry, sono in prima linea per quanto riguarda la produzione aziendale di mail, messaggi e cifrature. Ci sono diversi punti a favore da tenere presente. Usabilità: rispetto ai modelli precedenti, Storm e Bold, Curve ha migliorato tantissimo l’ergonomia, i materiali di produzione e la comodità della tastiera. Si fa impugnare con saldezza, comunicando una certa idea di solidità. Di fondo, conferma quelle che sono per tradizione le armi vincenti di Blackberry: il mix tastiera Qwerty (tra le più comode in commercio) e la trackball (joystick fisico a pallina). Ho effettuato personalmente un test con il nuovo blackberry 8900 curve utilizzando sia la tastiera che la trackball. Nonostante le dimensioni ridotte dell’apparecchio, la tastiera risulta essere di semplice utilizzo e la trackball permette una navigazione a 360° in tutti i menù. Interoperabilità: passiamo ora alle note per il business. Molte delle applicazioni maggiormente utilizzate dalla fascia professional, sono pre-installate all’interno del sistema che gestisce il blackberry. Quindi vi si trovano le applicazioni usuali per gestire fogli di lavoro, per realizzare presentazioni, per scrivere documenti per gestire le mail. Un punto decisamente a sfavore (che a dirla tutta mi ha sorpreso negativamente), è la mancanza di connessione UMTS. Potrebbe darsi che una tale mancanza non sia di elevata importanza per il fatto di rinunciare alla videochiamata. Ma il punto


non è questo. Un prodotto che deve essere utilizzato in completa mobilità non riesce a gestire pienamente le connessioni alle reti usufruendo solo del servizio EDGE. Questa è una mancanza grave. Il navigatore del Blackberry non è all’altezza di quello Nokia nel guidare sia a piedi sia in auto ed inoltre il browser si conferma uno degli aspetti deboli del marchio Blackberry. Dunque ci chiediamo: “Il Blackberry 8900 Curve è pronto per l’utilizzo business?” Rispondiamo: “Sì/2. Nonostante i prodotti Blackberry ed in particolare l’8900 Curve siano realizzati appositamente per coprire la fascia professional, ci sono delle mancanza fondamentali da tenere seriamente in considerazione prima di acquistare il prodotto in esame”.

Nokia E72 – Tantissimi Concorrenti, Molte Sfide, Sempre Vincitore! Nokia ha sempre lanciato prodotti per la fascia business che mirano alla produttività. L’interfaccia utente, l’ergonomia, i software preinstallati, sono solo alcune delle caratteristiche per raggiungere questo scopo. si pensi alla serie Comunicator, uscita oramai da parecchio tempo, fu concepita proprio per soddisfare questi criteri. La casa finlandese ha esteso poi l’offerta inaugurando la serie E, pensata per andare incontro alle diverse esigenze professionali, senza tralasciare aspetti concernenti design ed eleganza. Questi terminali sono dotati di funzionalità avanzate per accedere a documenti di vario tipo, email e restare costantemente in contatto con colleghi e collaboratori. Il Nokia E72 è l’ultimo prodotto che comprende queste caratteristiche di usabilità, semplicità e professionalità. Usabilità: i punti forte di questo modello di smartphone sono la tastiera estesa ergonomica, lo schermo generoso ed una suite di applicazioni per favorire l’immediatezza

d’uso e l’integrazione con le attività d’ufficio. La tastiera QWERTY è una soluzione che si presta per favorire usabilità ed immediatezza d’uso, specialmente quando le attività di scrittura testi e messaggistica sono preponderanti. Interoperabilità: Il supporto push email è utile per scaricare la posta elettronica in tempo reale, potendo sincronizzarla anche con un server aziendale mediante Microsoft Mail for Exchange o IBM Lotus Note Traveler. Il tasto Optical Navi consente in modo intuitivo l’esplorazione di menù, mappe, pagine web ed immagini. La connettività è favorita dall’interfaccia Wi-Fi e dal modulo HSPA, che fa raggiungere la velocità massima di 10,2 Mbps in download e 2 Mbps in upload. La batteria offre un’ampia autonomia, riuscendo a raggiungere in modalità GSM sino a 12 ore e 30 minuti in conversazione e 492 ore in standby, valori che consentono di essere pienamente operativi per qualche giorno. Nokia E72 si pone dunque all’attenzione dell’utenza professionale per la sua versatilità operativa, senza tralasciare richiami multimediali che sono ormai irrinunciabili su telefoni di fascia alta. Per cui, alla domanda: “Il Nokia E72 è pronto per l’utilizzo business?” Rispondiamo: “Sì, il Nokia E72 è decisamente un prodotto completo per la sua versatilità, estendibilità e per la performance che le rendono adatto all’uso professional a 360°”. In conclusione vogliamo far notare come la tendenza sia quella di realizzare prodotti che mirano sempre di più alla fascia consumer. Spesso gli smartphone sono completamente dediti a questa tendenza come nel caso dell’iPhone. In altri casi invece si cerca una via intermedia, soddisfando sia clienti consumer che business come nel caso del Blackberry mentre in altri casi si raggiunge un ottimo equilibrio tra le due fasce come nel caso del Nokia E72.

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Games A cura di: Simone Trimarchi

Oro Olimpico Virtuale Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Simone “AKirA” Trimarchi è stato campione italiano di molti RTS e ha viaggiato i cinque continenti per guardare in faccia i suoi avversari. Ora ulra la sua passione per i videogiochi in TV, ai microfoni dei tornei e sul blog insidethegame Simone Trimarchi aka AKirA Blog: http://www.insidethegame.it

Ho partecipato più volte ad un “Olimpiade dei videogiochi” ed ogni volta è stata un emozione fantastica. Nonostante in Italia l’esistenza dell’evento sia nota quasi ed esclusivamente alle varie community dei titoli coinvolti (prevalentemente giocati su piattaforma PC), i World Cyber Games sono una kermesse mastodontica. Ogni anno si tengono in un continente diverso e quest’anno hanno tenuto banco nuovamente in Asia, in Cina, con un montepremi da 300.000$ e la partecipazione di 600 giocatori provenienti da 70 nazioni diverse. Dopo la mia esperienza da giocatore come componente della nazionale italiana nel 2001 (la prima edizione a Seoul) e nel 2005 a Singapore, ho avuto la fortuna di essere il telecronista ufficiale dell’edizione tenutasi nel nostro paese nel 2006. Quest’anno ho raggiunto Chengdu, capitale della provincia del Sichuan, per assistere come reporter alla prima edizione cinese dei WCG: un’esperienza paragonabile ad un rito di iniziazione, visto che ho provato sulla mia pelle cosa significano gli “Sport Elettronici” in Asia (cioè videogiochi competitivi) per la prima volta. Sì perché nonostante ogni anno le più belle sfide alle maggiori “discipline” olimpiche si tengano comunque durante questo torneo, per la prima volta c’è stato un

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contorno di pubblico e fan non dissimile da quello che potrebbe richiamare una partita di tennis tra due super star dello sport. Appena scesi dal pullman che portava i vari giocatori alla fiera “Century City”, la nostra nazionale è stata infatti assalita dai fotografi e da centinaia di ragazzi a caccia di qualche foto o autografo con i vari campioni tricolore. Incredibile. Figuriamoci cosa succedeva ai giocatori più famosi come Grubby (Olanda), Moon (Corea del Sud) o ai beniamini di casa come Sky. Erano addirittura costretti a muoversi tra le varie aree dell’evento scortati da arbitri e guardie del corpo Questo il primo impatto, da brivido, di un’esperienza che ha visto gli Sport Elettronici riempire una platea con circa 10.000 persone durante le finalissime dell’ultimo giorno. Striscioni con i più svariati slogan, tifo ululante e scene di panico da stadio per un confronto tra cervelli in un videogioco. Senza contare i numeri della TV: la finale di Counter Strike (una delle discipline tra l’altro meno seguite in Asia, dove gli strategici Starcraft e Warcraft 3 sono i veri protagonisti) tra Polonia e Svezia, ha avuto 8 milio-


ni di spettatori sulla televisione nazionale NeoTV. Sinceramente per un patito di videogiochi come il sottoscritto sembrava di trovarsi persi anni luce in un futuro che in Italia non vedremo mai. Quando l’evento si è tenuto all’autodromo di Monza, complice il brutto tempo e l’isolamento della location, il pubblico è stato di poche migliaia in tutti e cinque i giorni, nonostante i concerti di Frankie Hi nrg, Carmen Consoli, Gianna Nannini ad abbellire la cerimonia di apertura e di chiusura.

Inoltre abbiamo vinto un oro, anche se in una disciplina non ufficiale ma facente parte del Samsung Mobile Challange cioè il torneo per giochi su telefonino. Enrico “Hauntspy” Aurora ha giocato la sua finalissima a Wise Star 2 proprio sul gigantesco palco principale.

A Chengdu ci sono state 80.000 presenze da mercoledì a domenica, senza bisogno di specchietti per le allodole: anzi suona incredibile che i vari stand “collaterali” della fiera sono risultati praticamente abbandonati mentre i due palchi su cui venivano trasmesse le partite più importanti erano presi d’assalto e spesso si doveva sgomitare per trovare un posto decente non troppo lontano dal megaschermo.

Questo il bello dei World Cyber Games, quindi, un festival multiculturale con una missione molto difficile: unire sotto la stessa bandiera del divertimento elettronico popoli di diversa nazionalità e cultura.

L’Italia ha avuto in questo senso una doppia menzione d’onore. Carlo “Cloud” Giannacco è stato protagonista di una partita di Starcraft sul palco secondario (da poche centinaia di posti a sedere) contro il giocatore professionista cinese Toodming, anche questa trasmessa in diretta nazionale.

Dopo la vittoria sul francese, ricordo di una coppa del mondo di calcio finita con una testata, ha anche preso il tricolre italiano sventolandolo davanti alla folla, scatenando una vera e propria ovazione.

Qualcosa che rimarrà ovviamente nel cuore dei partecipanti soprattutto per la possibilità offerta di visitare un paese e un continente straordinario totalmente spesati (basta vincere le eliminatorie nazionali). Vedere chiacchierare un ragazzo italiano, uno portoricano e uno cinese appassionati di Guitar Hero piuttosto che di Virtua Fighter rappresenta l’abbraccio “virtuale” definitivo, dopo mille partite giocate online senza neanche conoscere il viso dei propri avversari.

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Focus A cura di: Riccardo Mares

RealtĂ aumentata

Riccardo Mares aka Merlinox Blog: http://blog.merlinox.com

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Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Lavora presso una azienda software nazionale e si occupa dello sviluppo di un nuovo progetto di gestione contenuti (e siti web), in ambiente Microsoft. La passione per la blogosfera però non si è mai frenata. Decine e decine di progetti sono iniziati, alcuni hanno continuato a vivere, altri sono morti e defunti.


Si chiama Augmented Mix Reality, o semplicemente AR, ma in Italia è uso chiamarla Realtà Aumentata, anche se secondo me ne toglie un po’ di donabbondiesco rigore tecnico. La Realtà Aumentata rappresenta tutti quei sistemi tecnologici in grado di sovrapporre informazioni aggiuntive ad una realtà. Il termine è stato coniato dal prof. Tom Caudell, dopo l’implementazione per la ditta Boeing del primo sistema AR: consisteva in un visore che trasmetteva al casco dei tecnici informazioni necessarie per la manutenzione degli aerei. Il percorso della AR partì dalla realtà virtuale, ovvero da quei sistemi che permettono di creare delle rappresentazioni della realtà in forma digitale. Nel 1962 Morton Heilig creò il primo simulatore di un motociclo chiamato Sensorama, con lo scopo di coinvolgere i vari sensi umani: rumore, vibrazioni, movimento, … Si passa al 1989 quando Jaron Lanier definì la frase Realtà Virtuale per indicare il suo nuovo applicativo commerciale che rappresentava un mondo virtuale. La storia della VR porta poi fino ai giorni nostri, con qualsiasi tipo di rappresentazione, dai videogiochi con un 3D sempre più reale fino al mondo parallelo di Second Life (si vede l’articolo di BM Aprile 2009). Nel 1992 Tom Caudell e Boeing posarono la prima pietra miliare della AR, tecnologia super sfruttata nel mondo militare, per arrivare ai giorni nostri dove lentamente si sta trasformando in evoluto strumento commerciale e futuristico helper turistico.

Layer = Sovrapposizione Per chi mastica grafica, la parola layer è di uso comune e rappresenta un nuovo livello grafico indipendente dagli altri. L’insieme dei layer sovrapposti, con caratteristiche diverse di sovrapposizione e trasparenza, creano l’immagine finale. Nel mondo AR il layer rappresenta l’insieme delle informazioni che si sovrappongono alla realtà. Immaginatevi di essere un turista in una storica città sconosciuta. I vostri occhiali potrebbero diventare la

guida del futuro: collegati ad un sistema GPS, a una bussola e a un server ricco di informazioni, ecco come: il GPS riconosce esattamente la vostra posizione, la bussola sull’occhiale riconosce dove state guardando e l’inclinazione sui tre assi d’orientamento (x, y, z), infine il server recupera le informazioni sulle strade che state guardando, gli edifici e i monumenti. In tempo reale tutto ciò che state guardando verrà arricchito da informazioni contestuali. Fantastico no? Pensate che la realtà non è così distante, anzi! Tanto per giocare con la fantasia, vi ricordate il mostro alieno protagonista di Predator? Anche lui aveva un visore AR che gli trasmetteva informazioni sui nemici. E Dragon Ball? Quando i Sayan arrivarono sulla terra, sfruttavano un visore monoculare per capire il livello di energia degli avversari.

Applicazione della Realtà Aumentata Finora vi ho rappresentato la Realtà Aumentata come un livello intermedio (layering visivo), aggiungendo informazioni importanti a quello che vedete. Oggi l’applicazione del AR è molto più ampia e potrebbe diventare il nuovo controller che tutti i giorni usate per giocare con il PC.

Layering visivo Vediamo insieme quali sono le principali applicazioni di layering visivo già utilizzate. L’esempio della Boeing testimonia l’utilizzo del AR come supporto al lavoro: lavori di alta precisione, in cui è necessario verificare numerosi parametri per ogni singolo oggetto, l’AR diventa strumento indispensabile. Come citato prima nel mio esempio futuristico, l’AR è protagonista nel campo della navigazione e del turismo (sightseeing): nel traffico un visore, magari sul cristallo dell’auto, può integrare la visione, con informazioni sul traffico o con le informazioni del GPS. In mare le condizioni meteorologiche o del fondo possono essere sempre disponibili senza dover controllare altri sistemi.

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Focus A cura di: Riccardo Mares

Infine la stessa comunicazione tra team in luoghi diversi, può trasformarsi da una videoconferenza, in qualcosa di più interattivo: immaginatevi la creazione di un oggetto di design, con l’oggetto virtualizzato che viene toccato con mano dagli architetti distribuiti nelle varie sedi nel territorio. Curiosità: guardatevi questo documento della NASA marchiato 1991 “Augmented Reality Applications”.

Integrazione della realtà Nel campo pubblicitario l’avvento della AR è diventata l’ultima frontiera della tendenza: la possibilità di accompagnare i lettori dalla carta stampata, tramite la pubblicità, in un mondo virtuale per nuove esperienze col proprio prodotto. Vorrei illustrarvi due esempi di questa applicazioni: Audi, col lancio della nuova A5 quattro porte e Ray Ban, con la virtualizzazione del proprio catalogo online.

Audi A5 La mia prima esperienza con AR è iniziato proprio da una pubblicità Audi, pubblicata su Wired: Audi Augmented Design. Solitamente le pubblicità con l’immagine da scannerizzare per ottenere un link non le ho mai guardate: mi sembra una cosa assurda usare un MMS per un link. Mentre nel caso Audi l’utilizzo della webcam e la possibilità di una nuova esperienza mi hanno incuriosito. Entro nel sito Audi, autorizzo il Flash Player ad usare la mia webcam e metto la rivista con il logo Audi in inquadratura: in un attimo, sul mio monitor, è apparsa una splendida Audi A5 virtualizzata ed ero io che la stavo muovendo spostando la rivista: wow! Da provare.

Ray Ban Questa volta Ray Ban ha fatto le cose in grande, tanto da doversi staccare dalla web application, decidendo di creare un vero programma per desktop. Questo infatti l’unico neo: armatevi di pazienza, scaricate il software

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Virtual Mirror, procedete all’installazione e a tutto ciò che l’applicativo scaricherà dal web. Dopo qualche minuto – non siete più abituati alle attese vero? - finalmente l’applicativo è pronto e vi prenderà per mano, per configurare la webcam e la vostra corretta inquadratura. Quello che segue è una esperienza innovativa: il “cliente” è il protagonista assoluto, con l’opportunità di provare tutti i Ray Ban presenti nel negozio ufficiale, di specchiarsi con tutta calma sul proprio monitor e addirittura vedersi con due paia di occhiali allo stesso tempo, muovendosi e rimuovendosi. Vi pare poco?

Controller Altra importante frontiera dell’AR, già comunque protagonista dell’integrazione con la realtà, è la possibilità di sfruttare tale tecnologia come controller. E sufficiente un PC dotato di una buona webcam ed online potete già trovare centinaia di applicativi che sfrutteranno il vostro corpo, o un oggetto, come controller. Siete attaccati da mini ninja che vogliono punzecchiarvi il volto? Schiaffeggiateli e lanciateli lontano! L’evoluzione nata dal rivoluzionario sistema WII, basato su accelerometri (italiani, by Bruno Murari!!!) oggi potrebbe raggiungere un ulteriore unità di misura: basta mouse, joypad o strani “telecomandi”, ma il vostro corpo, lo strumento che potete gestire e comandare con la massima naturalezza e sensibilità. Il famoso sito Banner Blog recensisce ben 35 diverse applicazioni basate sulla webcam e sui concetti della AR, con link e video dimostrativo: si va dai videogiochi come Assassins Creed 2, alla possibilità di fare ruotare il globo terrestre sul palmo della vostra mano, dalle demo di prodotti commerciali (come RayBan) alle simulazione di messaggistica. Ormai la Realtà Allargata si sta divulgando sempre più, e vede come protagonisti grossi nome della software evolution. La stessa Microsoft è impegnata in prima


linea con il progetto Natal, ovvero il futuro della XBOX: il payoff del progetto dice già tutto “no controller is necessary”. E ancora un prodotto dedicato al mondo desktop è CamSpace, già recensito ottimamente dal blog Mambro, che permette un servizio da installare nel proprio PC in grado di notificare le nuove applicazioni e i nuovi giochi disponibili online. Presente l’esempio dei Ninja? Qui potete provarlo in prima persona.

Mobile application Se il mondo desktop vede come protagonista dello sviluppo il gruppo Adobe, che ha messo a disposizione librerie per la gestione dell’AR, integrando le proprie tecnologie AIR e Flex (si legga lo howto di Web Torbe), nel mondo mobile i protagonisti sono due: Google Android e l’immancabile iPhone. Il celebre sito mashable.com ci propone 6 demo di applicazioni mobile per portare l’AR nel palmo della vostra mano, ovunque voi siate (digital divide e bollette permettendo!). Così con il vostro superfonino potrete cercare con la vostra telecamera chi tweetta vicino a

voi, oppure la toilette più vicina o la stazione della metropolitana. E ancora, per i turistici instancabili, arricchire le vostre gite con dettagliate wiki informazioni semplicemente inquadrando il panorama.

Futuro dell’AR Il futuro dell’AR si sta già spostando verso il non-device, ovvero verso lo studio di nuovi tipi di media che non siano concretamente esistenti. Immaginatevi di lavorare sul vostro portatile e, con un tasto, fare in modo che le icone escano nello spazio e possano essere spostate prendendole in mano. Oppure, in visione un po’ startrekkiana, videoconferenza in modalità ologrammatica, ovvero con la riproduzione tridimensionale degli interlocutori davanti a voi, e magari – non limitiamo la fantasia – coi quali possiamo interagire. In queste poche righe l’intenzione non era quella di creare una summa sul mondo dell’AR, ma quella di donarvi un po’ di curioso prurito, e qualche base, nel caso in cui vogliate approfondire lo studio di questo fantastico mondo.

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Webdesign A cura di: Rocco Palermo

Photoshop: Croce e Delizia! Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Rocco Palermo

Grafico Freelence e Blogger di 23 anni. Attualmente sta per entrare a far parte di uno staff di parsone per lo sviluppo di un’azienda informatica locale sul web.

Blog: http://webandroll.altervista.org

Quando si parla di Photoshop si intende un programma in grado di modificare le foto, quindi secondo logica dovrebbe essere un programma semplice e diretto in grado di poter caricarci su le proprie foto e applicare effetti pre-impostati per alleggerire i colori del mondo fotografico. In realtà quando si apre per la prima volta questo fantastico programma ci si trova davanti a centinaia di pulsanti e menù, e il più delle volte chiudiamo tutto e ci mettiamo alla ricerca di programmi molto più semplici che ci permettono di avere il nostro risultato in minor tempo. Ma siete sicuri che il risultato che volevate è proprio quello? Siete ancora sicuri che Photoshop sia soltanto un programmino per Smanettoni? Photoshop è Croce e Delizia del mondo informatico, c’è chi lo usa per il foto ritocco, c’è chi lo usa per creare pagine web, c’è chi lo usa per creare loghi e c’è chi lo usa perché vuole imparare tutto. Non tutti sanno che la prima versione di Photoshop è nata nell’ormai lontano 1990 dal genio dei Fratelli Knoll, che per dare una mano al padre Fotografo crearono questo programma in grado di agevolare i compiti del

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foto ritocco, quindi Photoshop nasce come programma di Foto ritocco utile a coloro che possono essere definiti Fotografi di professione, ed è in grado di aiutarli nel modificare i loro lavori. A questo punto mi sorge un dubbio, se questo software nasce in modo così professionale, come mai ora lo possiamo trovare in tutti i computer dei 15enni che lo usano per strapazzare le loro Foto? Le colpe sono attribuibili a molti fattori ma io punterei il dito sulla tecnologia e sul mercato, che giorno dopo giorno diventa sempre più frenetico, così che un programma come photoshop nasce per agevolare e muore per complicare. Il mondo di Internet poi ha dato una grossa mano alla diffusione del Software, milioni e milioni di siti sul web trattano di tutorial per Photoshop, ci sono quelli Facili, quelli medi e persino quelli difficili! Ma Photoshop è così complicato da usare? Sembra quasi impossibile per alcuni, ma in realtà la difficoltà sta nella passione che ognuno di noi mette per le cose che fa, l’apprendimento è proporzionato alla nostre esigenze, siano esse lavorative o semplicemente quelle di stupire i propri amici con foto diverse dal


solito. La cosa più facile che un Photoshopper può fare con photoshop sarà sicuramente complicata per chi photoshop lo vede come una bestia nera. CON PHOTOSHOP CI SI PUO’ LAVORARE? Il ruolo del Graphic Designer oramai è molto diffuso nel mondo, ed il numero degli aspiranti grafici continua sempre di più a salire, ma per essere un buon grafico non serve solo saper usare Photoshop, come molti pensano, ma serve essere creativi e originali.

ULTIMI DUBBI Quanti dubbi può far venire un programma nato in modo semplice come Photoshop, quante pagine sono state scritte dopo il 1990 su questo straordinario modificatore di forme e colori, quanti dubbi farà ancora venire a chi come me e come molti in Italia e nel mondo si alza la mattina per aggiornarsi costantemente sulle ultime Release, su un nuovo tutorial più figo di quello di un mese fa, su una nuova scorciatoia da tastiera.

La Casa produttrice attuale Adobe ha reso il programma un tantino più commerciale, in modo che anche chi non conosce bene tecniche e trucchi della fotografia possa usarlo in modo molto semplice.

Insomma, ci siamo un po’ persi tra quello spazio che divide il nostro corpo dal monitor del nostro computer, quello spazio in cui ci piace, e in cui siamo costretti a creare!In conclusione direi che Photoshop può essere lo strumento che ti cambia la vita, nato senza nessuna prospettiva è entrato nel mondo di chi lo usa in maniera costante al punto da spingere molte persone a pensare che quello sta diventando pian piano il proprio lavoro.

Direi che è anche un bene, visto che molti grafici non hanno fatto nessun corso sull’apprendimento del programma, ma hanno soltanto letto tonnellate di guide trovate in giro per il web.

Cambiamo la gente, modifichiamo la realtà, un colpo di pennello qui e un po’ di sfocatura li, trasformiamo tutto in pochi click ma infondo quando spegniamo il computer ci accorgiamo che è stato solo un PhotoSogno!

Quindi possiamo affermare che Photoshop inseme ad una mente brillante può creare grandi cose.

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Gadget Hi-Tech A cura di: Stefano Bolzonetti

Tre accessori da avere! Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Stefano Bolzonetti Aka: Bulk

Studente presso la facoltà di Ingegneria Civile, durante il tempo libero cura il blog di iStuff. Appassionato del mondo Apple e tutto quello che gli ruota attorno.

Blog: http://istuff.it/iblog

Innaguriamo questa nuova rubrica presentandovi degli accessori che a qualsiasi possessore di un iPhone non possono mancare. Una custodia, una carica batterie d’emergenza e uno splendido speaker per iPhone/iPod.

Il costo della custodia e di 20,00 € ed è disponibile in svariati colori: trasparente, nera, bianca, argento, marrone, rosa, azzurra, viola, blu, oro e rossa.

Per quanto riguarda la custodia l’abbiamo scelta in base a due criteri: comodità ed estetica, quindi abbiamo puntato sulle Shield. Sono custodie molto comode, veloci da applicare, colorate e soprattutto proteggono da urti e graffi. Sono costruite interamente in policarbonato, un materiale speciale con la caratteristica di essere molto flessibile, aderiscono perfettamente all’iPhone senza rovinare l’incredibile design del telefono. E’ costruita in modo che tutte le porte di ingresso e uscita dell’iPhone rimangano libere quindi possiamo inserirlo in un dock, scattare foto, inserire le cuffie, alzare e abbassare il volume, metterlo in modalità silenzioso o spegnerlo senza rimuovere la custodia. Gli angoli, la parte più delicata, sono interamente protetti dagli urti e inoltre non avremo più quelle brutte impronte nel retro del nostro telefono. Dentro la confezione c’è anche un panno colorato per pulirlo senza fare dei graffi.

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Ed ora passiamo a parlare del successivo accessorio che a parer mio non deve mancare a nessun possessore di iPhone, la batteria di emergenza. E’ un comodissima batteria ricaricabile che al momento che decidiamo noi possiamo collegarla alla porta dock dell’iPhone per ridargli vita. Fornisce una carica quasi completa in un tempo di circa 2 ore e questo è anche il tempo che impiega per ricaricarsi la batteria d’emergenza da 1900 mAh.


La batteria ha anche un utilissima funzione simile a quella che c’è nei macbook ovvero ci permette di controllare il livello di carica tramite 4 led, semplicemente premendo il pulsante che si trova sopra la batteria. E’ comodissima da portare sempre con se, ha delle dimensioni ridottissime 67x62x15 mm ed ha un peso di 48g. Sono presenti due versioni in commercio una nera e una bianca per adattarsi il meglio possibile all’iPhone. Il costo è di 39,00 €. Infine parliamo di uno speaker per iPhone/iPod è un accessorio comodissimo per tutti gli amanti della musica e non perché ci permette in pochissimo tempo di ascoltare la nostra musica preferita. Lo speaker di cui andremo a parlare è lo Zeppelin Mini marchiato Bowers & Wilkins che è uscito in commercio poche settimane fa ma che iStuff ha avuto modo di provare in anteprima. La prima cosa che colpisce dopo averlo visto è il design: semplice ed elegante. Come il fratello maggiore, lo Zeppelin, il colore predominante è il nero con un cornice cromata nel fondo. La cosa che stupisce alla prima vista sono anche le sue dimensioni, ridottissime, infatti ha uno spessore di appena 10 cm, molto maneggevole così potremo spostarlo da una stanza all’altra senza nessuna fatica. Il dock a differenza del modello precedente è stato modificato, ora può ruotare

di 90° autonomamente, ovvero basta dargli un colpetto dalla parte che vogliamo che giri e in automatico si posizionerà in orizzontale, permettendoci di utilizzare iPhone/iPod in modalità coverflow, ottima per sfogliare i nostri album. Un’ altra novità inserita, è il collegamento Usb, quindi si può collegare lo speaker al computer e sincronizzare il nostro iPhone/iPod semplicemente ponendolo sul dock senza ulteriori collegamenti. Ora passiamo a parlare della parte più interessante di uno speaker, la qualità del suono. Sembra incredibile come un accessorio di queste dimensioni possa sprigionare una qualità così alta. Grazie ai suoi 2 altoparlanti da 20W ciascuno e un amplificatore riesce a riprodurre suoni che mai ci aspetteremmo da uno speaker di queste dimensioni, questo grazie alla particolare forma dello chassis studiata in laboratorio e anche grazie all’intensa ricerca nel campo del DSP compiuta da B&W e ad altre numerose tecnologie. Lo Zeppelin Mini ha un costo di 399,00€ più basso del suo fratello maggiore per raggiungere una maggiore fascia di clientela. Tutti i prodotti presentati li potete trovare nel negozio iStuff di Milano oppure nello store online iStuff.

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Internet A cura di: Alex Zarfati

Sarà il mercato a salvare il nanopublishing? Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Alex Zarfati aka aka 8hands

Alex è uno dei fondatori di isayblog.com un network digitale che conta decine di blog, di cui è anche responsabile dei contenuti editoriali. Trasformare il blogging in un’impresa, con contenuti di qualità e sostenibile senza l’impiego di grandi capitali, è la sfida che lo appassiona in questa tappa della vita.

Blog: http://isayblog.com

Il nanopublishing - ovvero quell’attività realizzata da un mix di blogger e giornalisti, in cui il linguaggio, e la rapidità della notiziacostituiscono una rete di impegno condiviso sottoforma di contenitori verticali - nel nostro paese non è stata una formula editoriale troppo popolare. I motivi sono fin troppo noti: laddove si cerca di trasformare l’espressione libera per eccellenza piegandola ai meccanismi rudi del business si perde la verginità come blogger e spesso si banalizzano i contenuti.

le vicende di Nick Denton di Gawker Media e di B5Media, network guidato da Jeremy Wright).

Per di più retribuire gli autori con compensi esigui e obbligarli a sottostare a regole collaudate da imparare a memoria per riportare contenuti che nel migliore dei casi, sono traduzioni di idee altrui, sono quanto di più lontano dell’idea di internet come opportunità per migliorare la società.

Nell’azienda nella quale lavoro (e di cui sono responsabile editoriale) si è sempre pensato che laddove i tempi fossero stati maturi - cioè gli investimenti pubblicitari fossero tornati a decollare - la qualità dei contributi sarebbe cresciuta proporzionalmente, avendo avuto a disposizione un margine operativo più consistente.

Prima venerati, poi osteggiati, infine ignorati, in un momento in cui i social network sono esplosi, i blog network con vicende alterne sono proliferati e poi declinati, e quelli oltreoceano costretti a rivedere pesantemente il sistema retributivo che avevano organizzato per i propri blogger, congelando i benefits dell’”età dell’oro” e dismettendo blog minori (su tutti

Ma giorno dopo giorno, conciliare la produzione di contenuti simil-giornalistici, quindi originali, interessanti e d’inchiesta col margine strettissimo imposto da un modello di business incentrato solo sulla pubblicità (primariamente su Adsense) si è dimostrato come pretendere di navigare in un mare in tempesta con una piccola zattera.

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Non intendo certo produrmi in una difesa dell’utilizzo del blog come mezzo espressivo al fine di conseguire un risultato economico (non ne avrei la capacità né la serenità d’animo, visto che ne faccio parte). Anzi: trovo che molte delle accuse che vengono rivolte a queste forme editoriali sono giustissime, per quanto ci siano delle clamorose eccezioni.


Ma c’è qualcosa di nuovo all’orizzonte del nanopublishing. Qualcosa che lascia intravedere la possibilità di smarcarsi da questi margini impossibili. La soluzione sembra venire dai mercati, che in tanti scenari di rilievo, come negli spunti emersi dai dati dello IAB Forum di Milano (si vedano le testimonianze dei manager Randall Rothenberg di IAB US, Guy Phillipson di IAB UK e Alain Heureux di IAB Europe) hanno confermato la rilevanza assoluta di internet nello scenario della comunicazione (e purtroppo anche la situazione stagnante che su questo fronte viviamo in Italia). A più riprese nelle aziende si insiste sul concetto di come la comunicazione (e in particolare i social media) possano essere utili alle aziende in termini di risorsa informativa di supporto al business (si veda Business Social media benchmarking study, anche questo ripreso da Mauro Lupi). E in particolare, tra le azioni principali svolte dalle aziende ci sono preminentemente quella di mantenere un profilo sui social media (e conseguentemente di monitorare la conversazione che riguarda il marchio), di avere un corporate blog e di utilizzare il micro-blogging come ad esempio Twitter. Ma per le aziende, che cominciano a destinare ad internet intenzioni e soprattutto capitali autentici, orientarsi non è facile: che “markets are conversations” è piuttosto noto, ma per le aziende intercettare la comunicazione non è troppo semplice (e non mi produrrò nell’elenco di decine di tentativi sballati in tal senso). Sembra arrivata l’ora di una fase nuova rispetto ai publiredazionali, alle “marchette”, al buzz marketing di conquista a suon di gadget promozionali, o alle di semplici sponsorizzazioni delle testate. Da qualche mese, cominciano ad arrivare sul tavolino di isayblog! proposte serie di aziende serie che hanno fiducia del lavoro svolto dai network di nanopublishing. Sono aziende che hanno capito che i blog-network, oltre a conoscere le insidie della blogosfera e le sue reazioni, le strategie aggressive di posizionamento, e come generare una conversazione, sanno perfettamente

come tenere sotto controllo i budget e quindi come ottenere “il massimo con il minimo”. Ma che allo stesso tempo sanno bene che “il contenuto è il re” e che sono disposte a mettere in campo capitali in grado di sostenere un lavoro da vero web-journalist, in qualità e in profondità. Che vogliono contenuti scritti da noi, dunque. Speriamo che questa sia la strada giusta per affrancare il largo plotone di blogger malamente retribuiti (alcuni di loro svolgendo un lavoro di sorprendente qualità) da questi stretti limiti in cui sono confinati, e aprendo alle testate digitali scenari simili per disponibilità a quelli che hanno permesso in altri momenti ai magazine cartacei di fiorire. La combinazione tra gli introiti pubblicitari (che ci auguriamo attivino finalmente forme più interessanti dell’onnipresente banner pay-per-click) e l’intervento di questi partner assetati di contenuti, sembra proprio il modo di avere garantita una sostenibilità del progetto network di blog, che magari potrà fare a meno delle intrusioni di grandi gruppi editoriali come Dada in Blogo e Il Sole24 Ore in Blogosfere. Un esempio molto recente è Green: il magazine verde scritto da alcuni blogger italiano e “sostenuto” da IBM. “Guadagnare visibilità anziché acquistarla”; o quantomeno acquistarla in modo diverso”, sembra essere il nuovo trend. Chiudo con una riflessione dal blog dell’eccellente Mauro Lupi, capace di cogliere il senso delle cose in maniera lucida e da cui ho attinto a piene mani molte delle riflessioni di questo articolo: “Salgo solo per un momento da un punto d’osservazione più in alto: e se una parte del web vivesse come oggi vivono molti musei e gallerie d’arte, ossia con il sostegno delle imprese? Si tratterebbe sempre di comunicazione pubblicitaria ma con la possibilità di declinare meglio i possibili coinvolgimenti sui contenuti. Ora che ci penso, inizio a vedere queste forme di “sponsorizzazioni 2.0”. “

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Mobile A cura di: Claudia Baglioni

Nokia N900: un degno concorrente dell’iPhone Claudia Baglioni

Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Studia Giornalismo presso l’università “La Sapienza” di Roma ed ama tutto ciò che è tecnologia, con un occhio di riguardo al mondo Apple. Dal 2008 è amministratrice di iSpazio.net, il sito italiano dedicato all’iPhone e all’iPod Touch.

Blog: http://www.ispazio.net

Se non ve ne siete accorti siamo nell’era del touchscreen, di dispositivi capaci di tutto, o quasi. Ed è proprio in questo contesto che trova la giusta collocazione il nuovissimo gioiello targato Nokia: N900. Forte di un design accattivante in linea con quello che è, da sempre, lo stile che contraddistingue i prodotti dell’azienda finlandese, il Nokia N900 appare innovativo sotto ogni punto di vista e darà, con ogni probabilità, del filo da torcere all’iPhone che, nonostante tutto, continua a difendersi in maniera egregia conquistando nuovi utenti giorno dopo giorno. La prima grande novità la ritroviamo nel sistema operativo di questo mini tablet che non è più Symbian bensì Maemo 5. Si tratta di un OS open source basato interamente su kernel linux che, oltre ad aggiornarsi automaticamente attraverso internet, offre un browser di navigazione sviluppato da Mozilla. Quest’ultimo, a differenza di Safari per iPhone, è in grado di riprodurre filmati e animazioni che sfruttano il formato Flash 9.4 e questo sembra essere un grande punto a favore del nuovo Nokia. Maemo 5, inoltre, supporta il multitasking con possibi-

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lità di desktop multipli: questo vuol dire che l’utente potrà facilmente passare da una schermata all’altra senza dover necessariamente chiudere le altre applicazioni. Il consumatore, ad esempio, potrà interagire con i propri contatti Skype mentre naviga sul web o mentre legge gli SMS. Per quanto riguarda il software nativo, il Nokia N900 promette una gestione completa e avanzata dei contatti, delle e-mail e dell’agenda grazie anche all’interfaccia touch davvero funzionale e alla tastiera QWERTY a scorrimento laterale. A completare il tutto ci pensano l’ottimo lettore multimediale integrato e l’Ovi Maps, che vi consentirà di trovare rapidamente la destinazione che preferite con tanto di itinerari. Analizzando il lato hardware, invece, sono emerse molte caratteristiche che non hanno niente da invidiare al nostro amato iPhone, di cui abbiamo parlato ampiamente nei precedenti numeri di BlogMagazine. Il Nokia N900, infatti, dispone di un display touchscreen resistivo da 3.5” con risoluzione 800x480 pixel, un processore ARM Cortex A8 con 256MB di RAM dedicata


Applicazioni -Browser Maemo -Telefono cellulare -Conversazioni -Rubrica -Fotocamera -Foto -Lettore multimediale -Email -Agenda -Ovi Maps -Orologio -Note -Calcolatrice -PDF reader -Gestione file -Lettore di RSS -Sketch -Giochi -Widgets -Gestione download

alle applicazioni ed altri 768MB allocati in memoria virtuale, 32GB di memoria interna con possibilità di estensione tramite microSD fino a 16GB, due fotocamere (una da 5 megapixel con ottica Carl Zeiss, autofocus e doppio flash LED ed una Web VGA), un ricevitore A-GPS integrato, un trasmettitore FM, connettività Bluetooth 2.1 e TV-out con cavo di connessione ed, infine, il supporto alle reti GPRS, EDGE, WCDMA, HSPA e Wi-Fi.

hanno iniziato ad investire servendosi, però, di Android, un altro sistema operativo basato in parte su linux ed utilizzato sull’HTC HD 2, di cui torneremo a parlare nei prossimi numeri.

L’iPhone, invece, oltre a disporre di una fotocamera da 3 megapixel con autofocus grazie al quale sarà possibile cambiare il fuoco sull’oggetto inquadrato attraverso un semplice tocco, 16 o 32GB di memoria, supporto alle reti Bluetooth 2.1, HDSPA, EDGE e Wi-Fi, A-GPS integrato, vanta uno schermo touchscreen capacitivo da 3.5” che rappresenta la vera rivoluzione nel mondo degli smartphone.

Sarà proprio quest’ultimo a svelarci se il mini tablet finladese riuscirà a risollevare le entrate della Nokia che, negli ultimi mesi, hanno registrato un calo dovuto, ovviamente, all’impatto che l’iPhone ha avuto sul mercato mondiale.

Ad oggi, infatti, le prestazioni del display touchscreen del melafonino si confermano tra le più avanzate tecnologicamente parlando. Tale tecnologia, che ha trovato molti consensi da parte degli utenti poiché la sensibilità al tocco risulta nettamente superiori rispetti agli schermi resistivi, ha attirato l’attenzione delle più grandi aziende del settore che

Per quanto riguarda i prezzi e l’acquisto, il Nokia N900 può essere prenotato online oppure ordinato con una semplice telefonata al prezzo di 599€.

Mentre l’N900 proverà ad affermarsi prepotentemente, il dispositivo di Cupertino continuerà la sua scalata: basti pensare che nel giro di 2 anni la Apple è arrivata a detenere il 17% del mercato degli smartphones contro il 32% di Nokia che, nonostante tutto, resta in cima. Sarà, dunque, l’N900 a contrastare la popolarità dell’iPhone? Per avere una risposta certa non possiamo far altro che aspettare i fatturati di Nokia concernenti il primo quadrimestre del 2010.

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Blogging A cura di: Jacopo Nardiello

Credibilità e Autorità sul web Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Jacopo Nardiello

Studia ngegneria dell’Automazione presso il Politecnico di Milano. E’ un appassionato di Comunicazione e Nuovi Media, argomenti cui dedica gran parte del suo tempo libero. Cura il suo Blog personale e collabora con diversi altri portali cercando di creare valore aggiunto al già vasto web 2.0

Blog: http://www.jacoponardiello.com

Troppo spesso in giro per il web si legge di pageviews, visitatori unici e tempo medio trascorso. Ecco che integriamo Google Analytics nel nostro blog/sito, se va bene sistemiamo le keywords e i tags dei nostri contenuti in modo che piacciano a google e aspettiamo che la gloria venga da se, che il mondo si accorga di noi. Un mese sarà più che sufficiente perchè ci si convinca del fatto che qualcosa non quadra. Nonostante i nostri sforzi di produrre assiduamente e costantemente contenuti originali il grafico delle nostre statistiche sembrerà molto simile al battito cardiaco del moribondo, con qualche picco degno di nota nei giorni di maggiore attività e piattezza per il resto del tempo. Ma allora, come è possibile che esistano Bloggers che sono in grado di macinare statistiche abnormi con numeri quasi impronunciabili postando magari pochi articoli a settimana? Bene, ponendosi questa domanda facciamo il primo passo nella direzione che ci porterà a diventare dei professionisti del 2.0. Si perchè finalmente ci renderemo conto che le statistiche sono solo degli indicatori di “un qualcosa d’altro”. Parliamo di un processo ibrido fatto di studio, competenze tecniche e, manco a dirlo, rapporti tra persone.

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AUTORITA’ vs. FIDUCIA E’ essenziale capire le differenze che esistono tra questi due concetti. Autorità è quello stato mentale cui veniamo educati sin da piccoli, ci sono i genitori e ci sono gli insegnanti. E’ una dinamica che ci portiamo dietro per tutta la durata della nostra vita, ci fa scegliere gli esempi da seguire e ci mette in soggezione di fronte ad un camice bianco, ad una divisa o, più semplicemente, al nostro capo in ufficio. Fiducia invece è quella che nutriamo verso colui che conosciamo, verso l’amico o il parente. Un rapporto decisamente più intimo che ci avvicina ad un altro individuo e fa si che le sue idee e pareri influenzino le nostre scelte.

DALLA PARTE DEI BLOGGER Esistono molti buoni motivi per cui è prioritario per un blogger lavorare sulla fiducia ed incrementare la propria autorità. EMERGERE e fare in modo che i propri contenuti o il proprio Brand si differenzino rispetto al “rumore” che governa i social networks. Far si che l’utente possa distinguere a colpo d’occhio il nostro materiale dedicando ad esso la propria attenzione. Non a caso, come dice il buon Robin Good, l’attenzione è il ROI della nuova Economia Sociale.


MONETIZZARE, parola magica che fa sognare i tanti che aspirano a diventare ProBlogger. A lungo termine un solido network sociale fondato sulla fiducia e l’autorità porta ad avere un seguito di persone disposte ad ascoltare quello che vogliamo dire e ad accogliere i prodotti e le risorse che proponiamo. Proprio questo rende più di ogni possibile campagna di marketing.

AUTORITA’ E GOOGLE Anche al motore di ricerca per eccellenza (almeno per ora) piace valutare la vostra autorità in rete. Diciamo che è proprio il suo lavoro indicizzare contenuti e posizionarli nelle SERP in funzione dell’autorità della fonte. Più piacete, più sarete un riferimento per gli altri e più avrete citazioni, proposte di collaborazione e una presenza capillare all’interno dei network sociali. E’ inevitabile: si traduce in tanti link entranti e una montagna di traffico.

ALLA BASE DI TUTTO: La Credibilità Il Processo di crescita personale parte da qui. Non si può iniziare a parlare nè di Autorità nè di Fiducia se non riesci a trasmettere Credibilità. Alla base della credibilità ci sono due fattori che assumono rilevanza: il primo di questi è l’esperienza

che hai accumulato nel tempo rispetto l’argomento di cui parli; il secondo è la competenza che dimostri di avere. Parla solo di argomenti che conosci (anche se questo NON significa che tu debba essere un esperto) e soprattutto delle tue esperienze personali, è quello che i lettori cercano: esperienze verso cui rapportarsi, da prendere come riferimento. Sii trasparente, la diffidenza è un sentimento diffuso e la fa da padrona quando si parla di nuovi utenti. La linea che divide lo squalo dal buon blogger è sottile ma netta. Non dare la sensazione di voler sfruttare i tuoi lettori cercando di vendere a tutti i costi un prodotto, ricordati che nell’”economia sociale” il fine ultimo non è guadagnare bensì stabilire un rapporto. Cerca di dare consistenza alla tua immagine, cerca di utilizzare i tuoi contenuti per trasmettere la tua identità e le tue competenze. Inoltre PARTECIPA, Relazionati con i tuoi lettori, ascoltali. Le opinioni degli altri hanno importanza primaria e far vedere di essere disponibile al dialogo è il primo vero passo verso la costruzione di un canale preferenziale di comunicazione con l’utente. Infine cerca di renderti utile, spesso capiterà che i nuovi utenti arrivino sulle tue pagine perchè hanno un problema. Aiutali a risolverlo e ti sarai guadagnato uno

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Blogging A cura di: Jacopo Nardiello

slot speciale all’interno della loro sfera di interesse.

FIDUCIA: LA RICETTA VINCENTE Semplice ma non scontata: prendete le vostre competenze e mischiatele con onestà e trasparenza. Lasciate scaldare per tutto il tempo necessario.

SFERA DI INFLUENZA: Cerca di costruire nuove amicizie con persone che possano promuoverti. Ogni nuovo rapporto è una ottima occasione per interagire con punti di vista differenti e costruttivi. Una possibilità di migliorare la qualità del tuo lavoro.

- ALLA

COMPETIZIONE

PREFERISCI

LA

La Fiducia è un processo che richiede tempo ed è il risultato di una costante dimostrazione di competenza e disponibilità verso gli utenti. E’ fondamentale essere se stessi e non fare promesse che non puoi mantenere, sarebbe un distrastro annunciato.

COLLABORAZIONE: Non ha senso parlare di competizione, al contrario devi sfruttare ogni possibilità di collaborare con persone che occupano la tua stessa sfera di interesse per far nascere progetti comuni e contenuti di qualità.

AUTORITA’: PERCEZIONE E REALTA’

- NON VENDERE, INSEGNA: “DON’T SELL... TEACH!”

Molto spesso accade che l’autorità percepita dall’utente sia differente rispetto l’autorità reale. Paradossalmente persone con un bagaglio di esperienza ridotto possono guadagnarsi presso l’utenza meggiore fiducia e maggiore autorità di un vero esperto semplicemente perchè condividono tutto quello che imparano. Pubblicano una gran quantità di informazioni che tornano utili agli utenti. Questo non caso è un caso troppo lontano dalla realtà, un esempio perfetto in cui autorità percepita è qualcosa di diverso dalla autorità reale. La chiave è “LEARN ALL YOU CAN, SHARE ALL YOU CAN” citando una frase di Chris Pearson. Non è sufficiente essere degli esperti, è anche necessario condividere le proprie competenze il più possibile. Essere preparati è un presupposto ma la diffusione della conoscenza non è un aspetto secondario.

9 OTTIMI CONSIGLI CHE DOVRESTI SEGUIRE PER COSTRUIRE LA TUA AUTORITA’ - CREA CONTENUTI DI VALORE: Contenuti completi, curati e accessibili. Dai modo di approfondire l’argomento fornendo fonti e renditi disponibile a discuterne. La qualità dei tuoi contenuti è il cuore pulsante del tuo blog e del tuo lavoro.

- GUADAGNA 34

NUOVI AMICI PER AMPLIARE LA TUA

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Sempre citando Chris Paerson è importantissimo, per riuscire a convertire i tuoi articoli in denaro e sfruttare l’autorità che eserciti, capire che nulla vale più di un buon consiglio disinteressato. Insegnare ai tuoi utenti attraverso tutorial, howtos, materiale informatico e fornire contenuti d’approfondimento è un ottimo modo per accrescere la tua autorità e generare traffico verso il tuo sito. Ricordati poi: compreresti mai un libro perchè pubblicizzato in televisione? io no. Al contrario lo comprerei se me lo consigliasse un amico.

- SEO

e SEM: Poco fa ho detto che un buon posizionamento è perlopiù conseguenza del fatto di avere una immagine forte e ben definita e questo è indubbiamente vero. La SEO però rimane comunque un ottimo strumento per attrarre nuovi utenti verso i tuoi contenuti, questo non va dimenticato. Ottimizza i tuoi articoli inserendo tag e keywords appropriati, studia la nicchia in cui lavori e cura la qualità del codice del tuo sito. - MEGLIO POCHI MA BUONI: Ricordati che un utente è un valido contatto che genererà traffico e valore se e solo se ti considererà parte integrante della suo Network, viene da se che avere decine di migliaia di followers su Twitter, migliaia di iscritti al feed rss e via dicendo non hanno alcun valore se non sono contatti “guadagnati” attraverso il duro lavoro. Aggiungere casualmente migliaia di persone su twitter non genererà valore e i vostri tweet saranno solo rumore/spam, questo non solo non accrescerà la fiducia nei vostri confronti, al contrario danneggerà la vostra immagine.


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Blogging A cura di: Jacopo Nardiello

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- RICORDATI DI ASCOLTARE: L’ascolto non è una attività secondaria, ogni rapporto sociale è fatto di interazione bidirezionalità: “Io parlo, tu ascolti. Tu parli, io ascolto.” Ricordatevi di dare modo ai vostri lettori di esprimersi, saranno loro stessi attraverso osservazioni e vere e proprie discussioni a migliorare e promuovere i vostri contenuti.

- PARTECIPA ALLA COMUNITA’: Verifica dove potenziali lettori del tuo blog si incontrano e partecipa. Parlo di forum, gruppi, newsletters, blog, liste twitter. Molte delle persone con cui interagirai, sempre se lo farai contribuendo in modo qualitativamente alto, diventeranno nuovi ed affezionati lettori.

Essere se stessi, coltivare le proprie passioni e le proprie competenze senza voler strafare e senza cercare a tutti costi il consenso, che arriva da se a seguito del lavoro svolto. - Claudio Gagliardini

Evitare tutte le strategie per ottenere quelle cose PRIMA piuttosto che DOPO - Robin Good ITALIA

Creare contenuti di grandissimo valore - un gradino sopra quello dei tuoi concorrenti - cura nella pubblicazione, formattazione, e nel fornire risorse e link utili di approfondimento - Robin Good ITALIA

- CURA

L’ASPETTO DEL TUO BLOG: Avere una interfaccia studiata con un design accattivante ha un suo senso, è un pò come un biglietto da visita. Notate bene: non per forza deve essere colorato o pieno di immagini. Al contrario, spesso è l’essenzialità la scelta vincente. L’importante quando si sceglie un template per un blog è di individuare le sezioni importanti e utilizzare uno stile che valorizzi i contenuti.

Oltre i consiglio di Robin e Claudio ne aggiungerei uno :) : “Fatti volere bene” :) - Alessandro Sportelli

Quoto Alessandro...e aggiungo “Sii umile” - Davide Licordari

LA SORPRESA FINALE:

Consiglio? Essere presente e far partecipare la tua community - Tin Hang Liu

Durante la revisione dell’articolo ho avuto l’idea di girare la seguente domanda su FriendFeed: Credibilità e Autorità sul web, consigli pratici per i bloggers? Ecco alcune delle risposte che ho ricevuto:

Essere umili e farsi volere bene... consigli un po’ francescani, ma sicuramente utili! ;-) Grazie a @Davide e @Alessandro! - Claudio Gagliardini

E’ d’obbligo ringraziare tutti gli autori degli interventi per la disponibilità alla pubblicazione su BM.

Link di approfondimento: http://authorityrules.com/toc/ http://www.problogger.net/archives/2009/10/08/trust-principles-of-successful-blogging-2/ http://www.problogger.net/archives/2009/09/30/listening-successful-bloggin/ http://lifehacker.com/5383526/manage-your-google-reputation http://www.masternewmedia.org/it/2009/08/19/strategie_di_online_marketing_leconomia_della_fiducia.htm http://www.masternewmedia.org/it/2009/07/31/online_roi_la_credibilita_e_il_nuovo.htm

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Cinema A cura di: Giovanna Gallo

Giovanna Gallo

Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

aka Gioska

Lavora da un anno per Bianqo, un’ agenzia di comunicazione, come responsabile editoriale, blogger esperta di costume, cinema e tv, social-attivissima, ironica e attenta.

Blog: http://blogposh.com

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Federico Moccia un furbetto tra i giovani d’oggi Se c’è qualcuno che si è fatto due conti prima di scrivere un libro, quello è Federico Moccia, quello romano, quello tarchiatello, quello che ha scritto “Tre metri sopra il cielo”e poi “Ho voglia di te”, e ancora “” e “Scusa ma ti voglio sposare” e adesso “Amore 14”. Da poco è anche quello che vaglia e seleziona le frasi da infilare nella cartaccia dei Baci Perugina. Quello che ha trasformato Ponte Milvio in un negozio di ferramenta a cielo aperto, per intenderci. I conti se li è fatti in tasca e c’ha visto giusto: ora è milionario. Perché paga più un filmetto sulle giovani generazioni che pensare ai dialoghi, o alla costruzione di una storia che sia davvero degna d tale nome. Se sei Federico Moccia, in primo luogo devi sapere che i tuoi personaggi non potranno mai avere dei nomi normali. Giovanni, Paolo, Francesco: troppo poco teen. Se sei Federico Moccia, quindi, i tuoi protagonisti dovranno necessariamente chiamarsi Gin, Step, Babi, Pallina, Pollo, Niki, Timmy, Tommy e Tammy, Gengis Khan o Mauriziano. Dopo il nome, che presumibilmente è la prima cosa che l’autore crea in fase di produzione, si passa alla storia, e che sia una storia forte anche cinematograficamente, perché è chiaro che quando scrive, Moccia vede già una massa di ragazzine trendy sculettare sul set. Prima c’è stato il film di lancio, scritto e sceneggiato da Moccia, girato da Luca Lucini (L’uomo perfetto, Oggi sposi). Tre metri sopra il cielo, un film di forte impatto emotivo, se sei un arancia. O qualunque altro essere inanimato. Lì c’erano Step, Babi e Pollo. Un film che Riccardo

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Cinema A cura di: Giovanna Gallo

Se c’è qualcuno che si è fatto due conti prima di scrivere un libro, quello è Federico Moccia, quello romano, quello tarchiatello, quello che ha scritto “Tre metri sopra il cielo”e poi “Ho voglia di te”, e ancora “Scusa ma ti chiamo amore” e “Scusa ma ti voglio sposare” e adesso “Amore 14”. Da poco è anche quello che vaglia

cinematograficamente, perché è chiaro che quando scrive, Moccia vede già una massa di ragazzine trendy sculettare sul set. Prima c’è stato il film di lancio, scritto e sceneggiato da Moccia, girato da Luca Lucini (L’uomo perfetto, Oggi sposi). Tre metri sopra il cielo, un film di forte impatto emotivo, se sei un arancia. O qualunque

e seleziona le frasi da infilare nella cartaccia dei Baci Perugina. Quello che ha trasformato Ponte Milvio in un negozio di ferramenta a cielo aperto, per intenderci.

altro essere inanimato. Lì c’erano Step, Babi e Pollo. Un film che Riccardo Scamarcio cerca di (far) dimenticare da anni. C’erano le moto, c’erano i tatuaggi, c’erano i murales romantici. Dialoghi? Sceneggiatura? Un mondo a parte.

I conti se li è fatti in tasca e c’ha visto giusto: ora è milionario. Perché paga più un filmetto sulle giovani generazioni che pensare ai dialoghi, o alla costruzione di una storia che sia davvero degna d tale nome. Se sei Federico Moccia, in primo luogo devi sapere che i tuoi personaggi non potranno mai avere dei nomi normali. Giovanni, Paolo, Francesco: troppo poco teen. Se sei Federico Moccia, quindi, i tuoi protagonisti dovranno necessariamente chiamarsi Gin, Step, Babi, Pallina, Pollo, Niki, Timmy, Tommy e Tammy, Gengis Khan o Mauriziano. Dopo il nome, che presumibilmente è la prima cosa che l’autore crea in fase di produzione, si passa alla storia, e che sia una storia forte anche

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Poi, giustamente, a Dio piacendo, arriva la fine della storia Step-Babi: lui, pur di non superare le 2 sillabe, si trova una tipa, Gin, che nel nome ne racchiude una e una sola. E’ tempo di Ho voglia di te. Nel 2008 Moccia ci prova con la regia, in Scusa ma ti chiamo amore: Raoul Bova, che per una volta nella vita, quella sbagliata, lascia i panni del carabiniere/infiltrato/agente speciale, si ritrova a recitare la parte del innamorato perso di una tipetta Moccia-friendly, dal vocabolario stravagante e con un bel po’ di anni di differenza. Un’altra storia furbetta per Moccia? Naaaaaa, dicono i fan. Perché Lui


racconta i sentimenti. Racconta le emozioni dei giovani d’oggi, nell’età più difficile, quella dell’adolescenza. Parla dell’amore, quello vero, nello slang dei ragazzi. E così, se fino alla storia proibita con lui più grande e lei teen-ager, il regista/scrittore romano aveva ondato l’animo solo degli over 15, in Amore 14, al cinema in questi giorni e già successo editoriale da un po’ di settimane, racconta di tredicenni. In quel modo che solo lui sa usare. Facendoli parlare di punto G, ad esempio, una di quelle robe di cui neanche i quarantenni sanno nulla. La protagonista, una tredicenne (interpretata da una diciannovenne), si trova alle prese con il primo amore, con la prima volta, con i primi tradimenti e i primi ripensamenti. Cose che la sottoscritta, in 24 anni di vita, si è giocata in un decennio. Ma Federico Moccia lo sa che i giovani sono anche questo. Perché lui va nelle scuole, li ascolta. In certe cose è meglio degli psicoterapeuti che girano nei salotti tv in questi tempi di crisi. Lui racconta un mondo magico di giovinette dai capelli lisci lisci lisci con cerchietto d’ordinanza, vestitino griffato, in una Roma aperta a

tutto. Di ragazzi tormentati, di etichette appiccicate addosso, di adolescenti che sanno troppo e troppo dicono e fanno. Ovviamente c’è sesso. E in questo ha ragione, perché i giovani di oggi, già a dieci anni, sanno cosa vuol dire il termine “trombamico”, avendone uno del cuore. Moccia ha capito che il mercato degli adolescenti rende, e rende parecchio. Rende in popolarità (se Fiorello ti imita sei arrivato, d’altronde) e rende a livello economico. Dopo Amore 14, criticato, tra l’altro, dai ragazzini all’uscita del cinema dopo la première a loro dedicata, perché poco verosimile, a febbraio 2010 arriva un altro film, il sequel Moccia-friendly Scusa ma ti voglio sposare, con Raoul Bova imperterrito che persevera sulla strada dell’errore. Di nuovo quei dialoghi, di nuovo quei personaggi. Tutti creati con lo stampino da uno che ha capito tutto della vita e tutto da lei sta prendendo. A intervalli sempre più brevi, a ritmi allucinanti (due film in sei mesi, uno a ridosso di San Valentino), con un solo risultato: soldi a palate.

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Internet A cura di: Marco Iorio

L’ identità su Internet

da Supereroi Mascherati a protagonisti del Grande Fratello.

Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Marco Iorio

Uno dei fondatori e autori della blog-zine Camminando Scalzi, una rivista online gestita da giovani che ha come target noi ragazzi -e non solo!-, un punto di vista trasversale sulla realtà che ci circonda, una visione delle cose diversa dal solito.

Blog: http://www.camminandoscalzi.it

Era da poco trascorsa la prima metà degli anni novanta. La gente cominciava ad affacciarsi su internet, barcamenandosi tra una linea dial-up e l’altra, accompagnati dal cacofonico suono del modem che brontolava il numero telefonico a ogni login, annotando magari su un quaderno il tempo trascorso online, per evitare sorprese in bolletta.

potevamo essere un Paolo Rossi qualunque, di notte, passata l’ora dello “scatto alla risposta”, assumevamo la nostra identità segreta online. Alcuni di noi erano dei veri e propri miti sui chan di discussione su IRC (ricordo diatribe infinite per avere la moderazione di un dato chan, status per pochi vip), si trattava di un’era totalmente romantica.

Era un mondo tutto nuovo, da scoprire, ancora non consapevole di se stesso. I primi mezzi di comunicazione di massa online, superata una prima fase composta da email e newsgroup, erano principalmente due: i canali IRC e i primissimi Instant Messenger.

Ci si poteva fingere chiunque. Poco importava che dall’altro lato della chat ci fosse un camionista di cinquant’anni… Lola25 per noi era la bellissima ragazza che si era descritta come tale. Ci credevamo perché volevamo così, perché eravamo protagonisti di un enorme gioco di ruolo di massa, senza regole scritte, ma rispettate da tutti. Era un po’ come essere dei supereroi, o forse è meglio dire antieroi. Si smettevano i nostri panni di studenti, lavoratori, quant’altro e si indossava la nostra maschera sotto forma di nick.

Ci sentivamo tutti un po’ hacker, novelli Neo (e pensare che Matrix sarebbe uscito solo qualche anno dopo!), tizi a metà strada tra i Lone Gunman di X-files e Matthew Broderick in War Games, in realtà tutti un po’ spaventati da questa nuova forma di comunicazione senza controllo. In questa prima fase, che noi usassimo ICQ o MSN (liste di contatti ristrettissime ovviamente… ricordo che l’indirizzo msn si dava solo a persone fidatissime!) o mIRC, l’imperativo era uno soltanto: nascondere la propria identità. Ed ecco che nascevano i nickname, i soprannomi, gli alias che ci avrebbero identificati online. Di giorno

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Ogni nick poi aveva la sua storia, e si trovava spesso sui Forum di discussione un thread dedicato esclusivamente al significato e alla storia di ogni nickname. L’unicità era fondamentale, e andava di pari passo con il totale anonimato. L’avvento di C6 portò l’instant messaging e la comunicazione sociale su internet alle masse. Chattare


non era più una roba da soli nerd, ma cominciava a diventare il modo per conoscere gente, per comunicare, per flirtare. Internet cominciò ad essere l’estensione naturale della Smemoranda dell’adolescente di turno. Inutile dire che la prima generazione, più nerd, non vedeva molto di buon occhio questa innovazione.

Nel frattempo la lista dei contatti msn è diventata spropositata, ci sono contatti che nemmeno conosciamo più, e riguardare quello screenshot di dodici anni fa, con quattro – QUATTRO – contatti totali fa quasi scendere una lacrima di commozione.

Tutto questo spostò lentamente il concetto di comunicazione attraverso internet verso qualcosa che fosse più massificato, qualcosa che fosse utilizzabile da tutti. La lista dei contatti di Msn cominciava ad allungarsi, ICQ passava di moda, i Forum spopolavano.

Il nickname perde tutto il suo valore, gli account di Gmail e di Google in generale premono per una totale “esibizione” della propria identità, fino all’arrivo di Facebook, che come uno tsunami inarrestabile spazza via tutti gli ultimi dieci anni di antieroismo virtuale. E’ finita l’era del “segreto”.

Erano i primi anni ’00. Nasceva un nuovo fenomeno sociale di massa, quello dei Blog. Weblog, siti precostituiti in cui ognuno poteva scrivere i propri pensieri, anche con una conoscenza minima del codice html. I blog di allora erano totalmente diversi da oggi: era un fiorire di diari personali, di sfoghi, di considerazioni.

Siamo entrati nell’era del Grande Fratello. Ma non un Grande Fratello Orwelliano, imposto dall’alto, gioco a cui siamo costretti. Piuttosto un Grande Fratello in salsa Endemol, dove noi tutti, nostro malgrado, ci siamo iscritti volontariamente e volontariamente facciamo a gara a scrivere di tutti i nostri più intimi fattacci.

Era cominciata l’era dell’esibizionismo su internet. Era un periodo in cui nascevano delle vere e proprie Blogstar, personaggi della blogosfera che erano preceduti dalla loro popolarità, alcuni giunti persino a scrivere dei libri. Nascondersi stava diventando ormai fuori moda, i nick stavano cominciando a sparire a favore di persone vere, che avevano delle facce vere, magari delle foto personali, e non più avatar che li rappresentassero.

Pensateci, fate un salto su facebook e guardate un po’ quante informazioni dei vostri amici avete sott’occhio: potete sapere dov’era una data sera, con chi era, se è fidanzato o meno, se legge e cosa, che film ha visto al cinema, qual è il suo gruppo preferito.

Gli elfi e i cantanti rock lasciavano spazio alle facce della gente comune, il supereroe toglieva la sua maschera e si svelava per quello che era in realtà. Il “romanticismo” era finito. Ci si avvicina così al giorno d’oggi, l’epoca dell’esplosione del social network. Da noi in Italia il primo boom l’ha avuto Badoo, ricettacolo dei peggiori elementi alla ricerca di una conquista facile, sintesi internettiana della discoteca nella vita reale. Snobbato dalla classe nerd, è stato il primo Social network a far parlare di sé dalle nostre parti.

Tutto esibito, fotografato, taggato e impacchettato volontariamente. Un immenso supermercato di informazioni che costano un semplicissimo “Richiedi amicizia”, e null’altro. Internet non spaventa più come un tempo, e se nella vita reale proprio non siamo riusciti a guadagnarci il nostro quarto d’ora di celebrità tanto agognato, cerchiamo nel fluire della vita telematica uno scampolo di notorietà di cui tanto abbiamo bisogno.

A pensarci bene, che lo facessimo –nei primi tempinascondendoci dietro un nick e fingendoci altri da noi, o lo facciamo oggi mostrando tutte le volte che andiamo in bagno, rimane ancora un fattore in comune: la continua e costante fuga dalla vita reale.

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