BlogMagazine Maggio 2009

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N.3 Maggio 2009

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Internet

Trema la terra, trema il Web In una notte, in pochi secondi, centinaia di vite si sono spente, migliaia di persone hanno perso la propria casa, per sempre.

Scienze

Universi paralleli Realtà o Fantasia? Dopo aver letto il titolo potresti continuare a leggere questo articolo oppure passare ad altro. Se qualcuno ti dicesse che in realtà farai entrambe le cose come reagiresti?

Hi-Tech

Il Giappone: un paese nel Futuro Da sempre il Giappone porta alla mente di noi occidentali parecchi clichè e simboli.

Cinema

Obama al Cinema?

Dopo la svolta, il film. Dopo la vittoria, il cinema. Dopo la poltrona presidenziale, quella all’interno di una sala buia.

La Sopravvivenza

si gioca in RETE

Alla ricerca di teorie apocalittiche e millenariste che emergono dal web


http://www.liquida.it

NOTIZIE DAI BLOG


SOMMARIO 20

BlogMagazine N.3 Maggio 2009 10 La rete: tra libertà

La Sopravvivenza si gioca in Rete

e controllo

23 Chi scrive i Video Games? 30 16 Modi per non ottenere

buoni link verso il Tuo Blog

34 Dottore, ho un

bug nel cervello!

36 App Store: La vera

rivoluzione dell’iPhone

40 BMW insegna la Tecnologia

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In Evidenza

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Trema la terra, trema il Web

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Il Giappone: un paese nel Futuro

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In una notte, in pochi secondi, centinaia di vite si sono spente, migliaia di persone hanno perso la propria casa, per sempre.

Da sempre il Giappone porta alla mente di noi occidentali parecchi clichè e simboli. Scopriamo insieme i gadget hi-tech più curiosi e futuristici.

Universi paralleli Realtà o Fantasia?

Dopo aver letto il titolo, potresti continuare a leggere questo articolo oppure passare ad altro. Se qualcuno ti dicesse che in realtà faraientrambe le cose come reagiresti?

Obama al Cinema?

Dopo la svolta, il film. Dopo la vittoria, il cinema. Dopo la poltrona presidenziale, quella all’interno di una sala buia.


www.isayblog.com


EDITORIALE DIRETTORE EDITORIALE Giuliano Ambrosio

PROGETTO GRAFICO Giuliano Ambrosio

AUTORI DI QUESTO NUMERO

Giuliano Ambrosio aka Julius Blog: http://www.juliusdesign.net

Stiamo crescendo

Morena Ragone La rete: tra libertà e controllo

Francesco Gavello 16 Modi per NON OTTENERE buoni link verso il Tuo Blog

Daniele Aprile Dottore: ho un hacker nel cervello!

Roberto Beretta Il Giappone: Un paese nel Futuro

Con quasi 10.000 download totali effettuati dei primi due numeri e oltre 1.500 articoli pervenuti in redazione, sono orgoglioso di presentarvi il terzo numero di BlogMagazine con qualche piccola sorpresa a livello grafico e di contenuti.

Claudia Baglioni App Store: La vera rivoluzione dell’iPhone

Alessandro Martinisi La Sopravvivenza si gioca in Rete

Alan Rodaro BMW insegna la Tecnologia

Simone Trimarchi Chi scrive i Video Games?

L’idea di sviluppare un magazine partecipativo è la nostra forza, in quanto BlogMagazine si propone come strumento al fine di far percepire alcune tipologie di articoli con un taglio diverso, un taglio da Blogger.

Vi auguro buona lettura...

Giovanna Gallo Obama al Cinema?

Daniele Di Gregorio Universi paralleli e dimensioni superiori: Realtà o Fantasia?

Sono passati due mesi dalla prima pubblicazione del magazine, è posso confermare con molto entusiasmo che il progetto BlogMagazine sta crescendo, anche grazie a voi, con i vostri consigli e suggerimenti con i quali si sta cercando di migliorare, numero dopo numero, l’impaginazione e i contenuti.

La speranza è che questo numero sia qualitativamente migliore dei primi due perchè l’obiettivo è quello di continuare a crescere e a migliorare. Un ringraziamento a tutti i blogger che hanno partecipato a questo numero ed anche a tutti quelli che non hanno trovato spazio. Continuate a scrivere e, per ora, godetevi il nuovo numero del primo magazine scritto da blogger.

Riccardo Mares Trema la terra, trema il web

Contatti Redazione: redazione@blogmagazine.net Direttore Editoriale: info@blogmagazine.net

Legal & Disclaimer In questa fase sperimentale BlogMagazine non rappresenterà una testata giornalistica in quanto i contenuti e la rivista verrà aggiornata senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62/2001

Il Progetto

Direttore Editoriale

Giuliano Ambrosio

BlogMagazine è un’idea di Giuliano Ambrosio, un progetto di editoria virtuale, una rivista elettronica gratuita scritta da soli Blogger fruibile in modalità sfogliabile Flash e in formato PDF. Gli articoli pubblicati nella rivista elettronica sono unici e originali, rilasciati con Licenza Cretive Commons, scritti principalmente da Blogger conosciuti nella Blogosfera, selezionati con cura a seconda della rubrica da gestire. L’idea è anche di far uscire dalla rete dei contenuti per farli vivere sotto forme diverse, al fine di raggiungere persone che normalmente non leggerebbero un blog e trovare questo materiale interessante ed incominciare a leggerlo. BlogMagazine da spazio a tutti, non solo a Blogger conosciuti nella blogosfera, ma crede nel talento di tutte quelle persone appassionate di Blogging capaci di scrivere con dedizione e competenza sulle tematiche da gestire.

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Internet A cura di: Riccardo Mares

Trema la terra, trema il Web In una notte, in pochi secondi, centinaia di vite si sono spente, migliaia di persone hanno perso la propria casa, per sempre. Un’eco che dal borgo è volata nel web ed ora deve ritornare in Abruzzo.

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Riccardo Mares aka Merlinox Blog: http://www.merlinox.com

Sono le ore 3.31 di lunedì, 6 aprile 2009. Come ogni lunedì tutto è pronto per un nuovo inizio settimana. Si smaltiscono le sbornie del weekend. Studenti e lavoratori assaporano le ultime ore di materasso. Qualcuno forse sta andando a dormire. Ore 3.32: tutto cambia. Improvvisamente. Per l’Abruzzo, per l’Italia. Aquilani e limitrofi sono persone tranquille, buoni lavoratori. Persone anche abituate a convivere con piccole ripetute scosse. Una terra che vive, la loro. Una pachamamaI che ha deciso, in un attimo, di impazzire, sfoderando la sua rabbia a cinque chilometri di profondità: magnitudo di cinquevirgolaotto. Meno di un minuto di naturale follia, che costa la vita a centinaia di persone, più di duecentocinquanta. Centinaia di innocenti colpevoli di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Migliaia di sfollati la cui unica ricchezza potrebbe avere il nome di “speranza”. Il resto è cronaca di ogni giorno fatta di persone disperate e di persone che si danno una mano. Di un modo nuovo di vivere le comunità e di soccorsi nazionali ed internazionali. Di paura e di mafia. Di sfollati, di visionari, di sciacalli e di chi oggi “potrebbe vivere” con il peso di molte vite sulla coscienza, per marchette edilizie. Adesso è il momento di ricostruire, di andare avanti, senza dimenticare. E’ il momento dell’orgoglio e della giustizia. Riportare la luce sull’Abruzzo e su chi l’ha segnato per sempre.

La reazione della blogosfera Bisogna sempre cercare i lati positivi in ogni situazione. O almeno dicono. In questa tragica situazione il lato positivo è che la macchina dei soccorsi si è messa in moto repentinamente, senza esitazioni, ognuno a suo modo. Ognuno ha la possibilità di aiutare gli altri, anche senza essere un eroe. Non è necessario recarsi tra le macerie, specie senza competenze specifiche. Ma ognuno può aiutare con la propria opera, con il proprio mestiere. Questa modo di pensare è stato fortemente condiviso dalla blogosferaII: era necessario distribuire un messaggio. Velocemente e in modo capillare. Sono necessari fondi per la ricostruzione. Il microcredito, diventato microfferta: il modo migliore per

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Internet Cosa poter fare oggi?

A cura di: Riccardo Mares

Protezione civile Numero: 48580 - 1€ via sms - 2€ via telefonata

C/C Mediafriends IBAN: IT41 D030 6909 4006 1521 5320 387 Causale: EMERGENZA TERREMOTO ABRUZZO BIC: BCITITMM

ottenere il miglior risultato al minor costo per individuo, coinvolgendo tutti, da chi manda l’sms da un euro, a chi sguaina bonifici e carte di credito. La divulgazione del messaggio è stata esemplare. Blog di qualsiasi settore hanno offerto gratuitamente i propri spazi per un messaggio sano e pulito: aiutiamo l’Abruzzo. Qualcuno con più tempo / creatività ha creato il banner. Altri lo hanno propagato nel web. Altri hanno pubblicato i riferimenti dei vari c/c ufficiali e numeri di telefono ufficiali. Nel giro di 24 ore chiunque sapeva come aiutare, senza paura di incappare in farabutti approfittatori: il risultato è stato esemplare. La Croce Rossa Italiana parla di oltre quattromilioni di euro già raccolti (dal sito C.R.I. il 29/4/2009: news ufficiale). Grazie. Tanto per dare qualche cifra, secondo Google Blog Search, il numero di post ad oggi relativi al terremoto in Abruzzo è di circa centoottantamila! In questo clima sociale, molto più caritatevole che 2.0, non sono mancati sciacalli webosferici, che hanno approfittato della genuinità dei navigatori per creare siti fasulli di raccolta. Purtroppo esistono anche loro. Come esistono quelli che mandano gli sms pro Abruzzo, chiedendo di inoltrare il messaggio aggiungendo un asterisco (*), chiamato stellina, come testimonianza. Peccato che l’unico scopo è gonfiare le tasche dei gestori che si troveranno messaggi multi sms che girano per la nazione. Speriamo vivamente non ci siano i gestori stessi dietro a tutto ciò, ma solo qualche innocente imbecille.

Facebook non sta a guardare Il fenomeno mediatico del momento non è stato certo

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Visitate il sito per donare http://www.cri.it/donazioni

a guardare. Il tam tam degli statusIII ha coinvolto tutti gli abitanti del social network. Il numero di gruppi sul terremoto in Abruzzo è esorbitante: ad ora sono 548. Un gruppo su tutti domina la pagina di ricerca, con quasi trecentomila iscritti. A seguire altri gruppo con ventimila, diecimila e migliaia di iscritti. Le tematiche, dei titoli, dei gruppi sono le più disparate: dalla richiesta di un momento di riflessione, al suggerimento di una preghiera. Dalla denuncia delle motivazioni delle conseguenze del terremoto al sciacallaggio. Purtroppo non mancano anche qui gli sciacalli, che approfittano dell’evento top per creare gruppi OTIV con terremoto e Abruzzo come parole chiave. Il buon Lugaresi di Cesenatico direbbe “E’ da chiudere…”: come dargli torto. Interessante scoprire che anche all’estero se ne è parecchio parlato: circa un centinaio di gruppi in lingua inglese. A tutti coloro che hanno aderito con cuore all’iniziativa della divulgazione di un messaggio innocente e positivo non ci resta che dire grazie.

I social network In questi giorni nella blogosfera geekV si è parlato molto di social networkVI. Di come condizionano la navigazione e soprattutto come condizionano il modus operandi dei blogger e non solo. Critiche di ogni tipo: da chi li definisce strumenti oligarchici a chi li considera solo accessori di marketing. Chi ne attacca la faziosità politica dei propri membri e chi invece ancora dubita della loro effettiva potenzialità e soprattutto degli effetti negativi che possono avere sui motori di ricerca. I primi tre social bookmark in italia sono Oknotizie, Wikio e Diggita. (Liquida non citato in quanto è un aggregatore e non permette di segnalare siti).


Conto Corrente Postale C/C: 300004 Intestato a: Croce Rossa Italiana, via Toscana 12 - 00187 Roma Codice IBAN: IT24X0760103200000000300004 Causale: PRO TERREMOTO ABRUZZO

Causale: PRO TERREMOTO ABRUZZO

Oknotizie presenta oltre 800 articoli segnalati. Wikio oltre un centinaio. Diggita qualche decina. I temi sono sempre i medesimi: solidarietà, critica e attacco alla politica. Ed in tutti spunta il nome di Giampaolo Giuliani, il tecnico tanto criticato da colleghi e protezione civile. Colui che dice di poter prevedere i terremoti e che continua, nonostante le denunce a suo carico, a prevedere futuri cataclismi proprio nei prossimi giorni. Dove è la ragione? Dove è la scienza, la prevenzione e il valore della vita? Nell’ascoltare Giuliani o nell’effettuare controlli preventivi, soprattutto nell’edilizia, per evitare che un ospedale con meno di un decennio di vita imploda come un castello di carta?

contesto attuale, un grande potenziale di utilità sociale. La responsabilità nella divulgazione e l’ambizione di creare una rete di informazione libera sono i presupposti irrinunciabili per dare vita a progetti che si identificano nell’obiettivo di creare una consapevolezza informativa tra gli utenti della Rete. In particolare, su FriendFeed è stata creata una stanza pubblica che genera, grazie al contributo dei suoi membri, un flusso aggiornato di informazione. Al contrario, il Wiki si propone come un concentrato di segnalazioni, un punto di riferimento nella moltitudine di iniziative a sostegno dei terremotati.

I blogger abruzzesi Le reti sociali Per descrivere al meglio i movimenti delle reti sociali e della blogosfera abruzzese ho chiesto aiuto ad un’amica blogger di Pescara che ha provveduto a segnalarmi iniziative di supporto molto interessanti. Grazie Sara del tuo prezioso aiuto, da solo non sarei mai riuscito. Oltre la proliferazione di post, documentati nei social bookmarks e negli aggregatori di feed, è opportuno segnalare anche alcuni esperimenti condotti in chiave solidaristica su piattaforme sociali aggregative come friendfeed e pbwiki. La possibilità di creare risorse fondate sulla partecipazione, una prerogativa del web 2.0, rivela nel

Non è possibile dettagliare in questo spazio tutte le mobilitazioni dei blogger nazionali, ma dagli informatici senza frontiere all’ unione degli universitari aquilani alla proposta da parte di Paola Inverardi di raccogliere idee per la ricostruzione della città , si può dire, senza esitazione, che in breve tempo si è innestato un possente circuito di solidarietà, in cui si inseriscono un buon numero di blog nati proprio dopo il terremoto e soprattutto dalla necessità di ampliare il ventaglio delle informazioni diffuse dal mainstream, offrendo la loro particolare testimonianza. Ne segnaliamo alcuni : epicentro solidale, terremoto09, andataeritorno, tendopoli acquasanta, studentimanent, avezzanoblog.

Note: Pachamama: il nome con cui le comunità indo-latine (lingua quechua) chiamano rispettosamente la terra, la madre terra. E come ogni loro divinità ha una doppia valenza. Premia il bene e punisce il male. II Blogosfera: l’insieme dei blog presenti su internet, indipendentemente dall’argomento trattato. III Facebook status: su Facebook il modo più comune di comunicare è quello di scrivere nel proprio messaggio di stato (status) cosa si sta facendo. IV OT: acronimo di Off Topic, fuori tema. V Geek: è un termine legato al mondo web, per definire coloro che amano la tecnologia, il web e le nuove tendenze mediatiche. Il suo contrario è Keeg. VI Social Network: siti che si occupano di gestire i profili degli iscritti e le comunicazioni fra gli stessi (testuali, immagini, video). I

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Cosa poter fare oggi?

Conto Corrente Bancario C/C: 218020 Banca Nazionale del Lavoro - Filiale di Roma Bissolati Tesoreria - Via San Nicola da Tolentino 67 – Roma Intestato a: Croce Rossa Italiana Via Toscana, 12 - 00187 Roma. IBAN: IT66C0100503382000000218020 Swift Code: BNLIITRR


Diritto A cura di: Morena Ragone

La rete: tra libertà e controllo Morena Ragone Blog: Diritto e Rovescio

Mentre scrivo, la Francia si prepara, il prossimo 4 maggio, alla seconda discussione sulla legge Hadopi1, meglio conosciuta con ‘dottrina Sarkozy’. Numerosi governi, infatti, stanno provando ad arginare il fenomeno della pirateria digitale mediante l’utilizzo di strumenti coercitivi. La proposta di legge francese prevede un vero e proprio filtro operato sui contenuti protetti, sia sui motori di ricerca, che sui computer dei singoli utenti. A riguardo, si ipotizza di installare un software in grado di segnalare ai provider la gestione e l’utilizzo di contenuti protetti (in upload e in download, ma anche l’utilizzo di software privo di regolare licenza d’uso). In tali casi, e in caso di scaricamento da rete p2p, l’utente riceverà un’avviso mediante e-mail, seguito da raccomandata, per cui, in caso di protrarsi della violazione, l’ISP sarà autorizzato a sospendere la connessione per un periodo compreso tra i due e i dodici mesi.

Stati europei devono uniformarsi nell’adozione di testi normativi sulla Rete3. In merito, la raccomandazione è chiara: è vietato tutelare la proprietà intellettuale4 mediante il controllo e la sorveglianza sistematici di tutte le attività degli utilizzatori su Internet, ed è necessario garantire che le sanzioni siano proporzionate alle infrazioni commesse.

Per il funzionamento del sistema è stato creato un nuovo Ente, l’Authority per la diffusione delle opere e la protezione dei diritti su Internet HADOPI (Haute Autorité pour la Diffusion des Œuvres et la Protection des Droits sur Internet), che provvederà a comunicare agli utenti le violazioni riscontrate. A parte il costo dell’operazione (70 milioni di euro annui, secondo le stime del ministro francese alla Cultura Christine Albanel), la proposta di legge sta incontrando una forte opposizione da parte della Commissione Europea, che lo scorso 26 marzo ha approvato con voto quasi plebiscitario la raccomandazione del greco Stavros Lambrinidis2, contenente una serie di principi cui tutti gli

Che c’entra con l’Italia, direte voi? C’entra, visto che la tendenza non è certamente solo francese.

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La posizione francese è dunque questa: scarichi dalla rete materiale protetto? Bene, noi ti avvisiamo, e, dopo il terzo avviso, siamo autorizzati a disconnetterti, ed a ‘condannarti’ ad un periodo di purgatorio di sospensione della connessione (durante il quale continui a pagare). La prima discussione plenaria della legge, lo scorso 9 aprile, si era conclusa con un nulla di fatto: L’Assemblea francese aveva rigettato la proposta, ma, stante la pressione politica intorno al provvedimento, la stessa viene ora ripresentata.

Il mondo si sta dividendo tra chi adotta tale linea dura (l’Asia; la Nuova Zelanda, tornata poi sui propri passi; Taiwan, che la sta esaminando in questo periodo); chi si limita a semplici ammonizioni (in Gran Bretagna, in seguito ad un accordo con le major, ci si limita ad invitare gli utenti al rispetto dei diritti degli autori); chi a comminare sanzioni (la Germania, con notevoli difficoltà applicative;l’Irlanda; la Svezia, in seguito all’entrata in vigore della direttiva IPRED5, con la ben nota sentenza contro The Pirate Bay).


Anche il governo italiano ha provato ad inserire nel nostro ordinamento delle norme tendenti a regolare la Rete ed a ‘controllare’ la libertà dei suoi utilizzatori: la nostra dottrina Sarkozy dovrebbe essere contenuta nel Disegno di Legge Barbareschi n. 21886, contenente “Disposizioni concernenti la diffusione telematica delle opere dell’ingegno e delega al Governo per la disciplina dell’istituzione di piattaforme telematiche nazionali”. Ad esso si sono affiancati l’art. 607 del Disegno di Legge n. 2180, il ‘Decreto Sicurezza’, contenente misure sulla “Repressione di attività di apologia o incitamento di associazioni criminose o di attività illecite compiuta a mezzo internet’, prima, e il Disegno di Legge Carlucci n. 21958, poi, contenente “Disposizioni per assicurare la tutela della legalità nella rete internet e delega al Governo per l’istituzione di un apposito comitato presso l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni”. Riassumo velocemente il contenuto dei provvedimenti: il Disegno di Legge Barbareschi, attribuito in prima battuta alla Siae, prevede l’adozione di drastiche misure antipirateria, citando apertamente, nella relazione di accompagnamento, proprio l’esempio francese, cui sembra più o meno velatamente ispirarsi. Tale bozza, subito avversata, è attualmente oggetto di concertazione con le parti sociali ad opera del Comitato Antipirateria, insediatosi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri9. L’art. 60 del Disegno di Legge 2180 (conosciuto in Rete come il tanto temuto art. 50 bis), invece, avrebbe abilitato e responsabilizzato gli ISP ad una vera e propria

operazione di filtraggio dei contenuti degli utenti, pena pesanti sanzioni amministrative, al minimo sospetto di attività di apologia di reato, di qualsiasi tipo, commessa a mezzo internet (social network, siti, blog, wiki, forum, etc...). In caso di inerzia degli ISP, il governo sarebbe stato legittimato ad oscurare e/o chiudere i siti o le piattaforme resisi, in tal modo, ‘coautori’ della violazione, senza che venissero in alcun modo specificate le modalità tecniche relative, con inevitabili profili di censura. Il Disegno di Legge Carlucci n. 2195, infine, contestatissimo fin dalla sua paternità (attribuita al Presidente di Univideo Davide Rossi), si scaglia contro il diritto di anonimato (costituzionalmente rinvenibile nel disposto degli artt. 2 e 3, quale diritto della persona, strettamente connesso alla ‘riservatezza’) riconosciuto, tra l’altro, dalla stessa legge sul diritto d’autore all’art. 2110 Le due proposte di legge sono al momento in cui scrivo all’esame delle Commissioni presso la Camera dei Deputati. Diverso il destino dell’art. 60: nonostante al Senato il testo dell’emendamento sia stato approvato da una larghissima maggioranza, la strenua opposizione interna (ad opera dello stesso Pdl con Cassinelli e Mannucci), e poi del PD, ne ha sancito il rigetto in Senato lo scorso 28 aprile, liberando, così, la Rete dal fantasma della censura e del controllo che ha animato i dibattiti degli internauti negli ultimi mesi.

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Diritto A cura di: Morena Ragone La Camera, infatti, ha accolto l’emendamento degli On.li Cassinelli e Mannucci, che reca, in riferimento all’art. 60, un testo semplice quanto immediato: “sopprimerlo11”. Chi, come me, si occupa di diritto per lavoro e per passione, non ha potuto non rendersi conto dell’enorme quantità di progetti di legge che sono stati concepiti negli ultimi tempi e che hanno proposto una visione quantomeno parziale di alcuni fenomeni. La verità apparente di regolamentazione di un fenomeno, infatti, si è più volte scontrava con provvedimenti tendenti sostanzialmente ad un controllo (nella migliore delle ipotesi) delle libertà dei singoli. Tutti provvedimenti assolutamente legittimi nelle intenzioni dichiarate: la Rete deve essere libera, ma la libertà, per essere tale e per garantire la pacifica convivenza di tutti, ha bisogno di norme che separino il lecito dall’illecito, e ci permettano di capire cosa si può fare e come. In realtà, spesso la volontà apparente è sembrata scontrarsi con una volontà occulta fortemente limitativa di alcune libertà costituzionali (come la libertà di espressione riconosciuta dall’art. 21 della Costituzione). Quantomeno, tutti i provvedimenti suindicati (e si potrebbe continuare, perchè non sono gli unici) dimostrano una scarsa conoscenza della rete e dei suoi meccanismi, e il sacrificio di alcuni diritti acquisiti (libertà di espressione, anonimato, etc..), spesso per la salvaguardia di diritti economici di terze parti. Tra queste, sicuramente importanza apicale riveste la battaglia per la difesa del diritto d’autore e dei diritti connessi, che, in tutto il mondo, continua a infiammare il dibattito politico-giuridico. E qui si potrebbero aprire un’infinità di discorsi, che premettono, ovviamente, la conoscenza delle reti p2p, dei file torrent, dell’analisi dei traffico degli utenti, etc.., e che richiederebbero un’esame più lungo e specifico. Da sostenitrice della net-neutrality, sono convinta che la rete debba essere assolutamente terza rispetto alle scelte politiche dei singoli governi, né buona né cattiva. A proposito, mi piace riportare alcune parole di Tim Berners-Lee, inventore di Internet come oggi la conosciamo:

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“Vent’anni fa, gli inventori di Internet progettarono un’architettura semplice e generale. Qualunque computer poteva mandare pacchetti di dati a qualunque altro computer. La rete non guardava all’interno dei pacchetti. È stata la purezza di quel progetto, e la rigorosa indipendenza dai legislatori, che ha permesso ad Internet di crescere e essere utile. Quel progetto ha permesso all’hardware e alle tecnologie di trasmissione a supporto di Internet di evolvere fino a renderlo migliaia di volte più veloce, nel contempo permettendo l’uso delle stesse applicazioni di allora. Ha permesso alle applicazioni internet di venire introdotte e di evolvere indipendentemente. Quando ho progettato il Web non ho avuto bisogno di chiedere il permesso a nessuno. Le nuove applicazioni arrivavano sul mercato già esistente di Internet senza modificarlo. Allora provai a rendere la tecnologia del web una piattaforma al contempo universale e neutrale, e ancora oggi moltissime persone lavorano duramente con questo scopo. Il web non deve assolutamente discriminare sulla base di hardware particolare, software, rete sottostante, lingua, cultura, handicap o tipologia di dati.(omissis...) La neutralità della rete è questo: Se io pago per connettermi alla rete con una certa qualità del servizio, e tu paghi per connetterti con la stessa (o una migliore) qualità di servizio, allora possiamo iniziare una comunicazione con quel livello di qualità. Questo è tutto. I fornitori di accesso ad internet (ISP) hanno il compito di interagire tra loro affinché questo avvenga. La neutralità della rete NON è chiedere l’accesso ad internet gratuito. La neutralità della rete NON è affermare che qualcuno non dovrebbe dover pagare di più per una maggiore qualità di servizio. È sempre stato così, e sempre lo sarà12.


E’ questo che auguro a tutti noi: che la Rete resti patrimonio di tutti, libera e accessibile, e che venga rispettata la sua intrinseca neutralità, che sola può consentirne una fruizione libera e democratica. Strumenti e modi per risolvere i giusti problemi cui le proposte di legge citate fanno capo (in primis, la lotta alla pirateria digitale e la tutela del diritto d’autore), si possono trovare senza necessariamente compromettere

Internet riduce le distanze tra le persone: gli scenari prospettati e temuti alla Philip Dick (l’uomo isolato nella sua stanza, con un pc...e se stesso) si sono, al momento, rivelati infondati. La rete, opportunamente usata, avvicina persone lontane decine di migliaia di km, annulla le distanze, permette la condivisione di saperi e conoscenze. E affinchè ciò continui ad avvenire, è importante che la Rete raggiunga una sua coscienza

le libertà individuali: penso, in particolare, alle ‘licenze collettive’, che consentirebbero l’utilizzo di materiale protetto mediante pagamento di una licenza per il suo utilizzo. Ma questa è solo una delle possibili alternative

collettiva, e si presenti compatta alle sfide del futuro. Libera e neutrale.

Mentre quest’articolo era in preparazione, il colpo di scena: il Parlamento Europeo ha votato in data 6 maggio l’emendamento 138 al cosiddetto ‘pacchetto Telecom’, la cui approvazione avrebbe legittimato l’applicazione della dottrina Sarkozy e della cosiddetta doppia sanzione (distacco della connessione e pagamento della stessa, come se il servizio continuasse ad essere erogato). L’emendamento prevede, invece, che in assenza di una decisione preliminare dell’autorità giudiziaria non possano essere imposte limitazioni ai diritti e alle libertà fondamentali degli utenti di Internet. In tal modo, l’Aula ha emendato l’accordo raggiunto con il Consiglio e pertanto l’intero pacchetto Telecom dovrà essere riesaminato13. La relatrice francese Catherine Trautmann ha affermato che «dal momento in cui una parte del compromesso non è stata adottata, l’insieme del pacchetto va in conciliazione». Pertanto, la decisione spetterà al “nuovo” Parlamento ed al Consiglio, nei prossimi otto mesi. La reazione francese? Sembra che il governo d’oltralpe sia intenzionato ad andare avanti. Vedremo. Intanto, per il momento, internet resta libera.

01 La Loi ‘Creation et Internet’ 02 Il testo completo della raccomandazione A6-0103-2009 ed i lavori dell’Europarlamento 03 Tra i punti fondamentali della raccomandazione: internet come strumendo di partecipazione effettiva, di democrazia elettronica, di effettiva libertà e di protezione della vita; internet come rafforzamento della cittadinanza attiva, del diritto di partecipazione alla società dell’informazione, della lotta all’analfabetismo elettronico e all’esclusione democratica; internet come garanzia contemporanea di sicurezza, libertà di espressione, tutela della vita; creare linee condivise di lotta alla cybercriminalità, compreso il furto di identità e le frodi e sensibilizzare l’utenza in merito; proteggere adeguatamente i minori, tramite modifica alle leggi esistenti e adozione di adeguati filtri; garanzia della possibilità di espressione delle proprie convinzioni politiche senza che ciò costituisca reato; libertà di espressione e di cronaca e libera circolazione delle informazioni; 04 Per i non addetti ai lavori, si parla di ‘proprietà intellettuale’ con riferimento alle opere dell’ingegno e alle creazioni artistiche (diritto d’autore, marchi e brevetti le tre macroaree)”. 05 La Intellectual Property Rights Enforcement Directive è stata adottata dal Cosiglio e dal Parlamento Europea nel 2004, seguita dalla IPRED2 nel febbraio 2007 (in vigore in Italia dal maggio dello stesso anno). 06 Consulta il testo integrale 07 Consulta il testo dell’articolo 50 bis 08 Consulta il testo integrale 09 Vi rimando per i dettagli alle relative pagine web 10 In tal senso, ved. A. Augenti 11 Incredibilmente, ma è tutto qui: vedasi all’indirizzo 12 Voce Wikipedia Neutralità della Rete 13 Dal comunicato stampa ufficiale dell’Europarlamento

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Scienze A cura di: Daniele Di Gregorio

Daniele Di Gregorio aka Ikaro Blog: http://www.ikaro.net

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Universi superi


i paralleli e dimensioni iori: Realtà o Fantasia? Bene. Dopo aver letto il titolo potresti continuare a leggere questo articolo oppure passare ad altro. E se qualcuno ti dicesse che in realtà farai entrambe le cose come reagiresti? Questa affermazione apparentemente sciocca in realtà si basa su un ramo della fisica che l’uomo ha iniziato a studiare all’inizio del 1900, scoprendo un mondo straordinario (quello dell’infinitamente piccolo) nel quale spazio e tempo assumono un comportamento bizzarro. Immagina di dover far passare una palla attraverso un foro per colpire la parete che sta dietro, ed andare poi a controllare il segno lasciato dall’impatto. Se fossi infinitamente piccolo scopriresti con stupore che la palla colpisce contemporaneamente tutti i punti della parete. Se collocassi un amico a seguire la traiettoria e lanceresti di nuovo la palla il tuo amico direbbe che sei pazzo perché la palla colpisce la parete solo in un punto. E controllando verificheresti che ha ragione. Potresti ripetere l’esperimento mille volte; scopriresti che la palla, se non viene osservata colpisce tutti i punti della parete, mentre se viene osservata ne colpisce solo uno in maniera causale. Benvenuto alla Scuola di Copenaghen. E’ così che viene definito il gruppo di studiosi capeggiato da Niels Bhor che quella su quella pallina (si trattava

di una particella, un fotone esattamente) fece molte ricerche sin dagli anni 20 per arrivare ad una conclusione incredibile: la particella quando non viene osservata compie effettivamente tutte le azioni possibili. Se viene osservata ne compie solo una. Questa interpretazione venne attaccata allora niente di meno che da Albert Einstein con una frase divenuta celebre “Dio non gioca a dadi”, e da altri fisici tra i quali Alexander Schrödinger che per smontare la cosa ideò un gioco mentale basato sul fatto che, sebbene quelle leggi si riferissero all’infinitamente piccolo, avrebbero dovuto valere anche per l’infinitamente grande visto che la materia è costituita da particelle determinando conclusioni assurde. Per dimostrarlo creò il paradosso noto come Il gatto di Schrödinger. Chiudiamo un gatto vivo dentro una scatola, nella quale è contenuta una fiala di cianuro che viene rotta da un meccanismo attivato dal possibile decadimento di materia radioattiva. Il decadimento delle particelle radioattive è regolato dalle leggi di fisica quantistica pertanto, se non osserviamo, il decadimento avviene e non avviene. Ciò vuol dire che la fiala si rompe e non si rompe. Ma ciò vuol dire anche che sinché teniamo la scatola chiusa il gatto sarà sia vivo che morto. L’ipotesi del Multiverso – Hugh Everett III è stato un

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Scienze A cura di: Daniele Di Gregorio

fisico dell’Università di Princeton che nel 1957 presentò con il suo dottorato l’interpretazione del Multiverso. Riprendendo l’esempio della particella che se non osservata fa tutto quello che può fare, mentre se osservata compie una sola azione, Hugh Everett III afferma che nel momento in cui la particella parte, l’universo si moltiplica tante volte quante sono le traiettorie possibili. L osservatore stesso che osserva una sola traiettoria è stato a sua volta duplicato. Esisteranno altri universi con altre copie dell’osservatore che hanno osservato traiettorie diverse. In poche parole, se è vero ciò che afferma Hugh Everett III, tu in questo momento sei una copia che si trova nell’universo in cui hai deciso di leggere questo articolo.

4 in cui viviamo, che si sono espanse (spazio + tempo). Per fare un paragone, è come se le onde sonore prodotte dalle corde di una chitarra costituiscano un universo con tanto di materia, tempo, vita. Chi ci vive è convinto che non ci sia altro, ma non ha minimamente concezione del fatto che esistano delle corde vibranti che hanno generato il tutto.

Esistono altri te che non lo hanno neppure iniziato, oppure hanno già smesso di leggerlo. La sua ipotesi venne accolta con scetticismo dal mondo accademico, e questa interpretazione rimase più o meno nell oblio, sino a qualche tempo fa. La teoria delle superstringhe, è una delle teorie scientifiche più controverse e discusse degli ultimi anni. Afferma che il nostro universo (materia/spazio + tempo) non è altro che la vibrazione di stringhe presenti in altre dimensioni. Viviamo in un universo a 10 o 11 dimensioni ed il Big Bang di fatto è stato il momento in cui è avvenuto uno strappo che ha fatto collassare 6 dimensioni a vantaggio delle

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Nella foto: Michio Kaku

Michio Kaku è una delle menti più brillanti che esistono al momento. E’ stato co-fondatore della Teoria delle Stringhe e un pioniere della Teoria delle Superstringhe e nei suoi libri di divulgazione scientifica parla di universi paralleli, creature che vivono in altre dimensioni e di come creature di dimensioni superiori possano vedere le dimensioni inferiori. Certo, sono


esercizi mentali ma non privi di un certo fascino.

Sbirciare nelle altre dimensioni Il Prof. Kaku afferma che non abbiamo strumenti intellettivi per provare ad immaginare una dimensione superiore così come un cieco dalla nascita non può avere idea di cosa siano i colori. Possiamo però adottare uno stratagemma: osservare come un cubo tridimensionale poggiato su un foglio verrebbe visto dagli esseri bi-dimensionali che abitano quel mondo a due dimensioni (il foglio, appunto) al fine di immaginare come noi vedremmo la proiezione nel nostro di un corpo quadrimensionale (non ricorda le ombre nella caverna di Platone?). Se poggiassimo un cubo sul foglio, un essere bidimensionale lo vedrebbe come una… linea! Se lo muovessimo, lo ruotassimo o lo alzassimo l’esserino vedrebbe una linea che muta di lunghezza e che scompare istantaneamente, perché non può alzare la testa. In realtà non concepisce proprio il concetto di alzare, perché dovrebbe spostarsi nella terza dimensione a lui ignota e proibita. Immagina che spavento! In due dimensioni non sarebbe possibile vedere più di due lati della base del cubo contemporaneamente, mentre a tre dimensioni si. Quindi… vuol dire che un essere quadrimensionale riuscirebbe a vedere tutti e due gli occhi di una persona messa di profilo?

Le dimensioni superiori nell’arte e nella letteratura Non è noto, ma questo tipo di ossessioni e di idee fanno parte della nostra cultura più di quanto non possiamo

immaginare. Uno dei più grandi artisti del nostro tempo ha espresso questi dubbi col suo lavoro. Il suo nome è Pablo Picasso, e le sue opere rappresentano l’influenza che la quarta dimensione ha esercitato sul Cubismo. Molti dei suoi quadri sono tentativi di rappresentare il punto di vista di un essere di dimensioni superiori che osserva il nostro (i volti di profilo infatti hanno entrambi gli occhi!) In letteratura invece esiste un’opera molto nota, una favola per la precisione, che presenta analogie sorprendenti con ciò che accade nell’infinitamente piccolo: Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carrol.

Scienza, fantascienza o religione? Fritjof Capra è un fisico ed un economista che ha osato andare oltre alle già incredibili argomentazioni prese in esame sino a questo punto. Ha comparato le moderne scoperte della fisica quantistica in merito a dimensioni superiori, spazio e tempo per mettere in evidenza come le loro conseguenze costituiscano il fondamento di antichissime religioni orientali come l’Induismo, Buddismo, Zen e altre. Comparando gli scienziati che esplorano le nuove frontiere della fisica a degli scalatori che tentano di raggiungere la verità sulla cima di una montagna, Fritjof Capra si chiede: e se gli scienziati, una volta raggiunta la cima della montagna dopo anni di sacrifici e di sforzi, vi scoprissero dei monaci che su quella cima vi hanno sempre abitato?

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Hi-Tech A cura di: Roberto Beretta

Il Giappone: Un paese nel Futur Da sempre il Giappone porta alla mente di noi occidentali parecchi clichè e simboli. Non soltanto simboli storici, come i samurai, le geisha, le katana e bellissimi templi, ma anche (forse soprattutto) simboli di un presente/ futuro quanto mai curioso, come le affollate sale di videogiochi, i treni superveloci Shinkansen (che uniscono un paese enorme con una facilità disarmante, neanche fosse Malta), robotica e vari gadget, più o meno utili.

Il nuovo treno superveloce “Shinkansen Fastech 360”, detto “orecchie di gatto” (Nekomimi) per la particolare forma

dei

2012,

avrà

freni una

aerodinamici velocità

di

gialli.

In

esercizio

funzione di

dal

320Km/h

Credo sia superfluo affermare che ovviamente la nostra stampa si concentra molto sui Gizmo più particolari e strani, poiché in molti casi l’invenzione “tradizionale” non garantisce abbastanza visibilità. In realtà ogni giorno in Giappone fiorisce un concentrato di tecnologia da far davvero pensare che i “quattro scogli” siano proprio su un altro pianeta. O forse in un altro tempo. Basta poco per capire che il Paese del Sol levante ha una sorta di propensione ad essere Hi-tech in tutto e per tutto. Il motivo di questo progresso in realtmolto semplice: il sistema aziendale nipponico (il cosiddetto sistema di = keiretsu), esploso negli anni 80, ha

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favorito una sorta di simbiosi tra grandi e piccole aziende, portando un’elevata qualità del prodotto ed a una rapidissima evoluzione tecnologica. Premessa doverosa, perche se oggi vedono la luce oggetti come la “sigaretta elettronica” o la fantomatica batteria che si ricarica con la propria urina (dal nome NoPoPo) è anche grazie alla situazione creatasi con le keiretsu. Ma ora vediamo insieme quali sono attualmente i gadget più curiosi che potete trovare in Giappone. Partiamo proprio dalla sigaretta elettronica. L’idea è in realtà tanto semplice quanto furba; la “sigaretta” è formata da tre parti: un filtro intercambiabile ripieno di nicotina, una parte centrale che ospita la batteria ed infine un piccolo led rosso che si illumina ad ogni “tirata”, per farvi sentire dei veri fumatori. Anche se di primo acchito sembra l’inutilità fatta oggetto, è bene precisare che il fumo non danneggia chi sta accanto. Anche il prezzo è sostanzialmente in linea con il tabacco vero: lo “starter kit”, che comprende una sigaretta elettronica, la batteria, il caricatore, le ovvie istruzioni e ben 6 filtri (con diversi contenuti di nicotina) costa 12000 yen, circa 94 euro. Se vi sembra caro, sappiate che i filtri non sono monouso, ma ognuno “vale” come 10 sigarette e i ricambi sono buon marcati: 50 filtri (equivalenti quindi a ben 500 sigarette normali) costano 4500 yen, circa 35 euro. In questo modo sono tutti più contenti: sia i fumatori che risparmiano e che possono fumare ovunque, sia chi odia il fumo e teme gli effetti di quello passivo, dato che, come precisato, la sigaretta elettronica non è dannosa per gli altri.

La sigaretta elettronica. Traduzione da sinistra: Luce led, Batteria, Cartuccia.


uro

Roberto Beretta aka Shinta Blog: http://www.dondake.it

Altro gadget quanto meno singolare è il controller facciale per iPod. Sì, avete letto bene: grazie a dei sensori presenti nelle cuffie, è possibile controllare il vostro lettore multimediale preferito facendo l’occhiolino, ridendo o addirittura piangendo. Anche in questo caso l’utilità sembra nulla: vi immaginate gli sguardi della gente che vi osserva mentre per cambiare canzone voi fate la linguaccia? A dire il vero il suo inventore, Kazuhiro Taniguchi, spera di poter implementare questa tecnologia nella vita di tutti i giorni, in modo da controllare qualsiasi elettrodomestico senza muoversi. Un’invenzione, quindi, pronta ad aiutare anziani e disabili. Per ora è in fase di progettazione, chissà se avrà successo o se finirà nel dimenticatoio.

in Internet, con un telefono predisposto puoi pagare nei negozi e puoi caricarci anche l’abbonamento dei mezzi di trasporto. Senza contare che, mentre in molti paesi sta arrivando il 3G, il Giappone è già pronto per il 4G. In chiusura, ritengo doverosa una piccola riflessione sulla robotica. E’ risaputo che in Giappone i “robottoni” sono particolarmente amati, ed è anche per questo che è il paese che anno dopo anno compie i passi più significativi nel mondo degli automi. Così, a fianco di simpatici robot ballerini come Aibo della Sony o Asimo della Honda, troviamo robot-infermieri in grado di assistere i malati, o addirittura il sistema di camminata assistita, proposto sempre da Honda, in grado di far camminare chi, per vari motivi, non ci riesce più. In tutto questo lo stesso Governo ha un ruolo importante, poiché ricorrenti e sostanziosi sono i finanziamenti per lo sviluppo tecnologico.

Il “Mimi switch” (controller da orecchio): le cuffie indossate, il sensore ed un esempio di espressione facciale.

Dedichiamo ora una piccola parentesi ai telefoni cellulari: in Giappone, se hai un telefonino, puoi fare di tutto. Da un punto di vista del design gli apparecchi sono più o meno tutti uguali: forma a conchiglia, schermi grandi ad alta risoluzione, fotocamera, lettore mp3 ecc. Ma è a livello di funzionalità che i cellulari nipponici si distinguono dal resto del mondo. Oltre a chiamate, e-mail (gli SMS non esistono) e navigazione

L’assistente di camminata prodotto da Honda.

E’ vero, forse il Giappone è strano. Ma sono proprio questi piccoli miracoli tecnologici a renderlo affascinante. A renderlo un paese che vive nel futuro.

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Speciale A cura di: Alessandro Martinisi

Alessandro Martinisi Blog: http://martinisi.jimdo.com

La Sopravvivenza si gioca in Rete

Alla ricerca di teorie fantasiose e bizzarre, apocalittiche e millenariste che emergono dal Web.

Il 2012 sta bussando alle porte ma già da qualche anno la data del 21 dicembre semina ansie e aspettative che confinano spesso col ridicolo e con l’assurdo. Spesso si ha la forte sensazione che si stia raccontando una grande e ben costruita barzelletta. Ma sarà davvero così? Come per l’anno Mille nel Medioevo, come per il Millennium Bug del Duemila, l’Uomo non riesce a resistere alla tentazione di mettersi nelle mani di eventi più grandi di lui e più grandi della Divinità, qualunque essa sia, in cui crede. Di mettersi nelle mani insomma di eventi inspiegabili e irrazionali che sconvolgono la sua esistenza. Razionalizza, tenta di trovare soluzioni e ad ogni teoria nasce una contro-teoria, ad ogni affermazione una contro-affermazione sicché quelle poche certezze costruite nel tempo con la memoria dei Saggi vengono meno, confuse nel gran calderone di verità e menzogna, follie e illusioni. La vera partita da giocare non è con un futuro incerto o con una predizione più o meno azzeccata ma è forse con noi stessi, così anche per il 2012 anno in cui la nostra vita dovrebbe essere in pericolo cerchiamo tutte le soluzioni per farla franca, per gabbare il pericolo, per vincere la

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partita e sopravvivere a una catastrofe vera o presunta. Ma quale dovrebbe essere poi questa catastrofe? Strani omini verdi che invadono la terra, angeli caduti che vengono a portare la parola perduta, extraterresti da Nibiru, inversione dei poli magnetici, prosciugamento delle acque, asteroidi che colpiranno la terra, guerra atomica o batteriologica, catastrofi finanziarie… Allora i Maya avranno ragione? Avranno torto? Domande, ansie, incertezze che non riescono a trovare punti fermi. Sento di poter dire che certamente non riusciremo a trovare una soluzione finché non vivremo in presa diretta quello che accadrà, ma nel frattempo sugli scaffali delle librerie si ammonticchiano centinaia di volumi pseudoscientifici a caro prezzo che pontificano sul da farsi come estremo godimento dei direttori di marketing editoriale e nel Web, fino a qualche anno fa, uno strano personaggio di nome John Titor, soldato proveniente dal 2036, imperava e metteva in guardia circa catastrofi, guerre nucleari, lacerazioni sociali. Se fino a qualche anno fa ci si affidava a scritture sacre per dibattere dai pulpiti ad oggi è il Web il terreno di scontro preferito da complottisti e anti-complottisti,


proprio sul Web sono prolificati siti e blog sul 2012 che avanzano teorie fantastiche proponendo a volte pacchetti-soluzioni a prezzi non proprio anti-crisi. Nelle Rete si gioca allora una partita, quella della sopravvivenza al 2012, chi avrà la soluzione in pugno potrà raccontarlo alle generazioni future o passate…come John Titor! Così alcuni siti nel solco della tradizione New Age predicano la consapevolezza di un risveglio planetario e invitano ad associarsi ai loro gruppi di meditazione per prepararsi al cambio vibrazionale-dimensionale, come un’associazione culturale no-profit che sul proprio sito dedica Forum e Blog al 2012 avanzando l’ipotesi che Siriani, Pleiadiani, Orionesi ed altre civiltà extraterrestri stiano collaborando con noi per la ricostruzione di un nuovo piano divino. Altri siti vendono un ‘pacchetto-salvazione’ con libro e Dvd a € 99 anziché € 150. Ma alcuni siti sono più precisi e indicano le zone della terra da evitare e dove andare esattamente per salvarsi, proponendo un’ ipotetica mappa del globo terracqueo facendo fede alle teorie di

David Icke o alle teorie di chicchessia. Oltre ai contatti massivi Ufo dunque si prevedono anche catastrofi come maremoti, terremoti, eruzioni vulcaniche. Non solo, ma alcuni siti complottisti avanzano l’idea che il governo norvegese sappia perfettamente cosa accadrà e proprio per questo stia costruendo, con l’aiuto dell’Unione Europea e degli Stati Uniti d’America, un bunker di proporzioni gigantesche per stipare approviggionamenti di massa di cibo e sementi, esattamente nella zona delle isole Svalbard e nel Nord artico. Uno stralcio di un presunto rapporto recita così: “La gente comune non saprà nulla fino alla fine, perché il governo non vuole creare panico di massa. Tutto accadrà silenziosamente e i governanti semplicemente spariranno. Vi dico questo: non girate tranquilli di notte, prendete precauzioni per salvarvi con la vostra famiglia. Unitevi agli altri, lavorate insieme per trovare soluzioni a tutti i problemi che dovrete fronteggiare”. A questi allarmismi del tutto soggettivi si uniscono però lanci di notizie ufficiali fresche di stampa al 21 aprile 2009 in cui si ipotizza per il 2012 un aumento, un picco massiccio, dell’attività solare con tempeste

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Speciale A cura di: Alessandro Martinisi

elettromagnetiche che determinerebbero il tracollo dei mezzi di comunicazione, Internet compreso. Alla notizia ha fatto seguito un tam-tam sul Web che continua ancora oggi. A confermare però il lancio della notizia è la National Academy of Sciences e a riportarlo un Blog che si occupa di informatica: “Evento cosmico dalla portata globale, scatenato dall’interazione tra le esuberanze elettromagnetiche del sole e la magnetosfera terrestre, le tempeste solari sono un fenomeno naturale che da sempre influenza la tecnologia. Nel 1859 massicce tempeste spazzarono via i cavi telegrafici USA, nel 1989 danneggiarono l’intera griglia elettrica canadese e nel 2005 fu il turno dell’elettronica. Quello del 2012, però, potrebbe essere il peggior picco del fenomeno considerando l’attuale e sempre maggiore interdipendenza delle attività umane con gli apparati funzionanti a energia elettrica: la NAS avverte sul pericolo di uno “scompiglio nei trasporti, nelle comunicazioni, nei sistemi bancari e finanziari, nei servizi governativi, di guasto o malfunzionamento della fornitura di acqua potabile a causa di problemi alle pompe, e la perdita di cibo deperibile e medicinali a causa della mancanza di refrigerazione”. Per non parlare dei danni alla rete di satelliti GPS orbitante intorno al pianeta. Dunque Internet sarebbe in pericolo e nel prossimo futuro nuove modalità di connessione sarebbero alle porte a disposizione però di pochi.

Alle teorie esposte è interessante leggere i commenti dei navigatori della Rete ricchi di scetticismo e di rifiuto per un’ umanità che si sta sempre più degradando nella politica e nella società, alcuni si augurano che accada davvero qualcosa altri invece hanno cara la vita, il lavoro, la ragazza o il cane e preferiscono non pensarci. Molti propongono soluzioni fai da te, proponendo progetti per una agricoltura sostenibile per fare solo un esempio o coltivare fiori in quanto certi abbinamenti cromatici possono prevenire eventuali depressioni da 2012. Studiosi, registi, giornalisti dal canto loro si prodigano e si spremono le meningi a scrivere ‘analisi scientifiche’ e a parlare con retorica di ‘fattibilità degli eventi’ pur di vendere qualche copia di libri o documentari-rivelazione. Agli scritti c’è da segnalare comunque moltissimi video costruiti dagli utenti del Web che vogliono mostrare e dimostrare fatti e misfatti per sconfiggere scettici e oscurantisti. C’è davvero da divertirsi a vederli e ci si può fare un’idea più precisa della miriade di teorie a cui abbandonarsi, per ogni gusto e per ogni bizzarria. Ma c’è qualcosa che ancora non è stato rivelato e noi di Blog Magazine vogliamo lanciare una nuova teoria in proposito, perché abbiamo uno scoop che farà certamente il giro del Web. A fine anno è previsto che esca nelle sale cinematografiche il film “2012” del noto regista Roland Emmerich, nuovo disaster movie all’americana, ebbene da fonti certe ma che non possiamo rivelare ci è stato riferito che tutta questa montatura è in realtà pubblicità virale al film, cioè è stata fatta circolare sul Web un’attesa febbrile e una forte aspettativa psicologica sul 2012 affinché il pubblico si riversi in massa nelle sale cinematografiche per far guadagnare ai produttori cifre da capogiro. Un’abile mossa pubblicitaria insomma frutto di qualche signoraggio e di qualche complotto. Forse i Maya sapevano anche questo?

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Games A cura di: Simone Trimarchi

Simone Trimarchi

Chi scrive i Video Games?

aka AKirA Blog: http://www.insidethegame.it

I videogiochi, forti di un giro d’affari di circa 50 miliardi di dollari, sono al momento il mercato entertainment più potente del mondo. Nel 2008, infatti, hanno superato anche il mercato del cinema e della televisione mentre da anni ormai sorpassano costantemente le vendite di CD o di libri. Era ovvio che sarebbe finita così: in un periodo di recessione e crisi, il mercato dell’intrattenimento elettronico aumenta ogni anno almeno del 20% (prima anche con percentuali maggiori). Inevitabile che diventasse un vero e proprio gigante, ora capace di influenzare l’opinione pubblica grazie a campagne pubblicitarie e marketing dai budget sempre più alti e di entrare nella cultura popolare con un appeal che pochi prodotti possono vantare. Da passatempo per sfigati a fenomeno di massa in 25 anni: questi colorati sogni di codice binario devono avere un segreto. Per comprenderlo, è più utile chiedersi quale sia l’alchimia che utilizzano i creatori di videogiochi: ex programmatori prodigio ormai diventati “game designer”, quindi registi di videogiochi. O sarebbe meglio dire scrittori? Nell’industria del media interattivo esistono anche sceneggiatori professionisti che si dedicano a scrivere solamente la storia e le linee di dialogo di un videogioco.

Un prodotto come Gears of War 2, fiore all’occhiello degli sparatutto sci-fi di Xbox 360 sviluppato da Epic Games, si è avvalso della collaborazione di Joshua Ortega, uno sceneggiatore americano, autore di fumetti e romanzi. Ortega ha scritto episodi di SpiderMan, Batman il libro ((FREQUENCIES)) e addirittura un episodio di Star Wars Tales. Logico che per un titolo tripla AAA (significa con un alto budget: per creare un videogioco di questo tipo si sono arrivati a spendere anche 100 milioni di dollari) si sia ormai arrivati ad avvalersi delle migliori professionalità in giro, in tutti i campi: dalla grafica, agli effetti speciali, fino ad arrivare a grandi nomi di Hollywood utilizzandoli come doppiatori o attori virtuali (grazie alla tecnica del motion capture). Recentemente persino Tera Patrick, nota pornostar, ha prestato le sue fattezze reali per un videogioco, Saints Row 2 (segnatevelo, mi raccomando  ). Ma queste sono iniziative spesso usate come specchietti per le allodole o trucchi mediatici per attirare l’attenzione della stampa e del pubblico: un videogioco farà breccia nei cuori dell’utenza anche per altri motivi. Il divertimento, ovviamente, è uno di questi: in fondo stiamo parlando di giochi. Ciò che è sicuro, comunque, è che la firma che verrà ricordata per Gears non sarà quella di Ortega, ma quella di Clifford Bleszinski, detto Cliffy B, appunto game designer del gioco. Prima di passare a qualche esempio di “scrittori” di videogiochi che comunque di solito curano qualunque aspetto nelle loro produzioni, dalla storia al game design (cioè le “regole” del mondo e gli obiettivi da perseguire), è fondamentale notare una grande differenza che intercorre tra il media interattivo e gli altri in termini di scrittura di una storia. Gli sceneggiatori di film o i romanzieri non devono

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Games A cura di: Simone Trimarchi

fare i conti con un protagonista “fuori controllo”, che non risponde ai loro comandi ma a quelli di un’altra persona. Super Mario, Solid Snake o Master Chief non sono altro che simulacri, o “avatar”, delle emozioni e le scelte che scorrono in chi li impersona direttamente. E’ bene dire che non sempre c’è una differenza così marcata: spesso in molti videogiochi bisognerà solamente arrivare sparando/lottando/saltando dal punto di trama A, raccontato attraverso un filmato, allo snodo B dove troveremo un’altra “cut scene”: la scrittura di queste due scene è identica a quella del cinema e quasi sempre il racconto avviene attraverso filmati. I raccordi giocati di questo tipo di titoli non sempre servono a raccontare la trama, al di là di qualche linea di dialogo e milioni di esplosioni. Tuttavia si provi a immaginare la sceneggiatura di un videogioco Horror come Resident Evil (25 milioni di copie vendute in tutti i formati) e quella di un equivalente filmico nel tentativo di creazione della suspence. Mentre in Zombi di George A. Romero (un capolavoro della settima arte mai troppo lodato perché horror) chi scrive può avvalersi di eventi lineari e del controllo assoluto su ciò che lo spettatore sta vedendo, chi vuole far paura con i videogiochi non conosce le azioni del proprio protagonista e dove volgerà il suo sguardo. La bravura di Shinji Mikami, autore rivoluzionario ormai passato alla storia proprio grazie alla succitata serie videoludica, è stata quella di “motivare l’utente a compiere una determinata azione nei tempi previsti, lasciandogli comunque l’illusione di agire liberamente; l’intervento del giocatore è indispensabile tanto quanto il processo creativo del game designer perché la storia veicolata abbia luogo” (Francesco Alinovi, Resident

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Evil Sopravvivere all’orrore, Edizioni Unicopoli). Il videogioco è dunque un media bidirezionale, dove chi gioca è attore e spettatore allo stesso momento; per questo è difficile scrivere grandi storie per i videogiochi e quelle davvero speciali rimangono nel cuore come proprie: sembrano una fetta di vissuto virtuale. Come quella di Zelda, Ocarina of Time, considerato a gran voce il miglior videogioco della storia, capolavoro di Shigeru Miyamoto, il più famoso game designer di sempre, cioè il creatore di Super Mario e della fortuna dietro Nintendo. Prima di “Jumpman”, questo il primo nome dell’idraulico più famoso del mondo, Nintendo vendeva giocattoli e giochi di carte nel solo Giappone: ora è una multinazionale planetaria che combatte (e recentemente vince) contro colossi come Sony e Microsoft, nell’immenso mercato dei videogiochi: non c’è dubbio che molto del merito di un tale successo vada a Super Mario e il suo papà. Entrato in Nintendo come artista, Miyamoto è stato l’ideatore di tutte le serie di successo legate all’azienda di Kyoto, compreso l’ultimo Wii Fit, che non ha bisogno di presentazioni. Nella sua carriera, troviamo capolavori di interazione accanto a storie di rara poesia, raccontate con una sensibilità tutta orientale. Inoltre c’è sempre lui dietro alle idee sull’hardware Nintendo, spesso rivoluzionare: soprattutto le ultime due console, DS e Wii, sembrano aver attratto un pubblico mai coinvolto prima. A questo punto verrebbe da chiedersi se questi scrittori di videogiochi debbano essere considerati solo sceneggiatori o maghi dell’interazione: sembrano anche imprenditori e creativi a tutto tondo. Come John Carmack, l’autore del capostipite degli sparatutto Doom: geniale e schivo programmatore, su cui è stato scritto


addirittura un Libro, Masters of Doom (nel quale si legge che a quattordici anni fu arrestato per aver rubato un Apple 2 da scuola per poter programmare i suoi giochi: il referto dell’accertamento psichiatrico al momento della detenzione recita “nessuna empatia per gli altri esseri umani”), che racconta la storia della società da lui fondata: la id Software. Nato nel 1970, Carmack è stato giudicato la decima mente più influente nella tecnologia dalla rivista Time nel 1999; ora produce razzi pronti ad andare sulla Luna (con l’Armadillo Aerospace), oltre a continuare a programmare videogiochi. Un game designer sicuramente più timido e più lontano da riflettori rispetto a Miyamoto, ma influente e rivoluzionario allo stesso modo. Dietro questi due uomini si celano anche i successi economici delle relative società; Carmack

dei singoli: i creatori di Grand Theft Auto 4 sono circa 1000, sarebbe ingiusto ricordare solo sam houser, cioè il lead designer, meglio “beatificare” Rockstar per l’immenso lavoro svolto (per ricostruire New York, chiamata Liberty City nel gioco, sono state scattate decine di migliaia di foto). Tutto vero tranne in un caso, quello di Hideo Kojima, la vera rockstar del mondo dei videogiochi. Il creatore di Metal Gear Solid e di Solid Snake, ormai idolatrato dai fan come se sia realmente esistito, ha richiamato in Piazza Duomo, per l’evento di lancio del quarto capitolo della saga organizzato da Sony Computer Entertainment Italy, un discreto numero di persone, tutti in visibilio per l’uomo che ha toccato i loro cuori così in profondità. Le scene che hanno raccontato i presenti, sono identiche a quelle

infatti ha praticamente dato vita al concetto di “shareware”, ora colonna portante della new economy, mentre Miyamoto, come già detto, è l’uomo dietro alle idee di Nintendo. Nessuno dei due però, probabilmente, verrebbe riconosciuto se camminasse in pieno centro di Milano: probabilmente il papà di Super Mario ormai è diventato un’icona e quindi qualcuno correrebbe a chiedergli un autografo, ma se c’è un’altra profonda differenza tra i creatori di cinema e di videogiochi è lo status semisconosciuto di molti di questi. Di un prodotto video ludico, nessuno ricorda il nome del creatore: forse perché l’atteggiamento di questi ragazzotti (sono tutti molto giovani, Carmack ha 38 anni e può permettersi di collezionare Ferrari grazie ad id Software) non è mai quello di prendersi i meriti di una produzione talmente corale come quella di un videogioco come farebbe uno Spielberg o un Tim Burton. Oppure perché si ricordano di più i nomi dei team di sviluppo piuttosto che i nomi

di una eventuale apparizione di Madonna o Johnny Depp, con le dovute proporzioni: ragazzine urlanti, fan scatenati e autografi a non finire. Probabilmente questo è dovuto alla proverbiale cura maniacale che Hideo riversa in ogni suo progetto, del quale vuole seguire ogni aspetto creativo: dell’ultimo Metal Gear, Guns of The Patriots pare che non abbia solamente diretto i lavori e creato le interazioni, ma anche scritto la sceneggiatura di suo pugno, seguito il montaggio di ogni scena filmata e dato la voce ad un personaggio molto particolare: Dio. Questo la dice lunga sulle manie di protagonismo di Kojima che, comunque, rappresenta un esempio ancora differente di personalità dietro ad un videogioco. Tra chi rimane defilato a programmare e chi invece lascia un segno indelebile del suo essere in una produzione, è certa solamente una cosa: quello dello scrittore di videogiochi è ancora oggi un mestiere tutto da definire.

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Cinema A cura di: Giovanna Gallo

Obama al Cinema? 26

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Giovanna Gallo aka Gioska Blog: http://blogposh.com

Dopo la svolta, il film. Dopo la vittoria, il cinema. Dopo la poltrona presidenziale, quella all’interno di una sala buia al sapore di pop-corn. Barack Obama, col suo cambio di status da politico degno di nota a Presidente degli Stati Uniti d’Americaha cambiato anche la sua posizione. L’etichetta altisonante, che gli sta appiccicata addosso come un secondo vestito dal giorno dell’elezione, ora gli permette anche di varcare le soglie del grande schermo: da Agosto 2009 il primo Presidente afro-americano della Storia arriverà nei cinema Usa. Sarà lui, lo stesso Obama, a regalare voce e volto a sé stesso, accompagnato dalle sue bambine Sasha e Malia e da sua moglie Michelle. Diretto da due film-makers previdenti, Amy Rice e Alicia Sams, il documentario sul Presidente ha origini lontane: il germe del progetto nasce al congresso dei Democratici del 2004, scintilla che ha acceso la successiva elezione al Senato di un Obama più in forma che mai. C’è solo un battito di ciglia tra quel traguardo e un Yes, we can! urlato a gran voce. Le due registe, adocchiato il personaggio, consapevoli dell’immagine forte e visivamente potente, risolute nel descrivere ogni suo passo, l’hanno filmato: e hanno filmato ogni momento emblematico della sua vita politica e personale sin dal 2006, quando solo nell’aria si respirava l’odore della candidatura alle Presidenziali. Tutto il resto è storia. E’storia che Barack Obama sia nero, e non per via dell’abbronzatura. E’ storia che sia bravo, è storia il suo carisma, il suo impegno, è storia la sua gavetta ed è storia il suo amore per la famiglia. Tutto ciò che un manuale, domani, potrà raccontarci col senno di poi: c’era un volta un Presidente che piaceva alla gente perché vi si rivolgeva dandogli del tu, così si dirà tra tanti anni. Amy Rice e Alicia Sams hanno seguito quest’uomo quando questi non era che un uomo. Hanno intuito il

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Cinema A cura di: Giovanna Gallo

suo appeal cinematografico, e apprezzato il suo lavoro costante. Di più: hanno saputo rilevare in anticipo la Obama-mania, grazie alla quale il viso sorridente di questo gran faticatore è apparso su t-shirt, tazze da prima colazione, manifesti stratosferici. I primi di Aprile, al Mip Tv di Cannes, il mercato internazionale dei contenuti audiovisivi e digitali, sono state presentate dalla Sony alcune immagini in esclusiva del documentario, che oltre ad avere come protagonista il Presidente in persona, la sua famiglia e il suo staff, con una ricca farcitura di avversari politici sconfitti, ha un altro pregio: l’approvazione della Casa Bianca. Il “bollino”, ben fissato sul lavoro delle due registe, fa in modo di rendere meno appetibile il prodotto. Se apprezzi Obama il politico, ma non compreresti mai la sua maglietta, potresti pensare che un film accettato tout-court dalla Casa Bianca sia un elogio e un elegia al personaggio: tanto di guadagnato,

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quindi, ma solo per l’immagine pubblica senza macchie e senza scalfiture del protagonista. Tutti gli altri invece, meno maliziosi e ancora ammaliati dall’ incantesimo- Obama, potranno accorgersi, durante la visione, del montaggio curatissimo, dell’ impostazione da inchiesta, del lavoro costante di una troupe che ha il merito non solo di aver visto giusto, ma anche di aver fatto un buon lavoro. La Sony si è accaparrata i diritti ma anche Edward Norton, acceso sostenitore del Presidente in campagna elettorale, avrebbe voluto l’esclusiva con la sua casa di produzione Class 5 Films. Ha vinto il colosso e hanno vinto le intenzioni più commerciali. Edward Norton, dopo la sconfitta, si è dimostrato deluso e ha decretato il silenzio stampa sulla questione. Non cala il silenzio invece su ulteriori progetti


cinematografici

intorno

al

Presidente.

Will Smith, ex Principe di Bel-Air, ora principe dello schermo, divo incontrastato di questi anni, aveva ammesso in un’intervista del 2008 – anche lui veggente, anche lui lungimirante – che avrebbe impersonato volentieri Obama in un eventuale film sulla sua vita. D’altronde i due ne avevano già parlato: e lo stesso Presidente, sempre nel 2008, aveva buttato lì, come in una chiacchierata tra amici, che l’attore afro-americano avrebbe potuto tranquillamente calarsi nei suoi panni. “Sarà che abbiamo le orecchie uguali”, ha detto Will Smith. “A sventola”, fa intendere Obama, quando ancora non era che un senatore fra tanti, di uno Stato americano fra tanti. Il documentario, dopo lo sbarco nei cinema States in Agosto, approderà sulla rete HBO nel anniversario dell’elezione presidenziale, in tale che tutti possano vedere e toccare con

degli primo modo mano

cosa significhi vivere in campagna elettorale, sempre sotto torchio, sempre sorridente, sempre senza piega e che tutti possano capire come si diventa Presidenti di un paese come l’America del dopo-Bush. Il documentario, che vedrà, loro malgrado, l’amichevole partecipazione di John Mc Cain e di una quantità smodata di politici che ora lo acclamano, ma che una volta speravano di batterlo, ha come unico protagonista Barack Obama, sempre sorridente, ma fermo, conscio del suo essere speranza per molte persone che, la speranza, l’hanno persa per strada. C’era una volta un Presidente che parlava alla gente, diranno un domani i manuali di storia, e la gente lo ascoltava perché diceva cose giuste, e le diceva con forza, e perché molto spesso sorrideva. Può una telecamera riprendere tutto questo? Può cogliere la vita da presidente sotto le luci della ribalta e sotto quello, ancor più schiacciante, della responsabilità?

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Seo A cura di: Francesco Gavello

16 Modi per NON OTTENERE Francesco Gavello Blog: http://www.francescogavello.it

E’ curioso come molte persone, spesso nuove nell’ambito della Search Engine Optimization, leggano blog, seguano gruppi di discussione e indaghino in ogni anfratto nel tentativo ultimo di cogliere “il segreto”.

al grande esperto quanto al piccolo blogger di trarre concreti risultati spendendo una minima frazione del proprio tempo libero al giorno. Sto parlando dei 4 principi cardini di una buona

Già, il segreto.

attività di SEO:

Quella perla di conoscenza arcana, riservata solamente ad un ristretto gruppo di eletti che nelle loro oscure stanze si tramandano da sempre il giusto metodo in grado di posizionare (con successo!) qualsiasi contenuto per le keyword più competitive.

1) Scrivi qualcosa che valga la pena di essere letto; 2) Ricordati delle keyword; 3) Fai in modo che anche gli spider riescano a leggere le tue pagine senza problemi; 4) Cerca montagne di link in ingresso.

E così, mentre loro traggono vantaggio dal conoscere il segreto, il resto del mondo (che invece lo ignora) ne brama ardentemente il possesso. Le persone lo cercano. Lo desiderano. Farebbero di tutto pur di conoscerlo.

Verrebbe da dire che ogni blogger sia sempre in cerca di montagne di link in ingresso. Che domande! Tutti coloro che cercano di guadagnarsi un po’ di visibilità nelle SERP (e hanno le carte giuste per farlo) hanno costantemente bisogno di link in ingresso! Ne va della propria link popularity! E’ che spesso questa mentalità crea dei comportamenti al limite del comprensibile. Come dire: se l’idea di partenza sembra abbastanza sensata, ci si perde poi nella pratica. Sembra facile andare in cerca di montagne di buoni link con i quali sperare in posizionamenti ottimali ma...sai una cosa?

“Guarda che risultati! Se loro ci riescono, e io no, allora (dannazione!) c’è qualcosa che non mi hanno detto!” Ma la realtà dei fatti, come spesso accade, è molto più semplice: Non esiste alcun segreto. Ciò non vuol dire certo che posizionarsi sui motori di ricerca sia qualcosa di banale, anzi. Non è questione di imparare un paio di basi e considerarsi “arrivati”. Al tempo stesso sussistono però pratiche di buona condotta che rendono l’intero processo enormemente più ragionato. Non fosse altro perché simili pratiche consentono tanto

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Esistono un sacco di ottimi metodi anche per non ottenere buoni link in ingresso e anzi mandare tutto all’aria. Sono molto più a portata di mano di quanto si pensi; sino ad ora ne ho contati sedici.


buoni link verso il Tuo Blog cosa la gente ritenga 01 Non porti come “problem solver” 05 Ignorare davvero importante Coraggio, metti insieme qualcosa che serva davvero. Fallo costantemente, non scrivere un singolo post capolavoro per scivolare poi nel banale il giorno dopo. Ricorda che Google non apprezza i picchi sospetti e preferisce una produzione magari di qualità minore ma adeguatamente sostenuta nel tempo.

le potenzialità di una 02 Ignorare buona pagina policy

La stragrande maggioranza dei blogger che si lamentano di non ricevere link in ingresso presenta pagine, beh, decisamente scarne. Un buona pagina di policy ti aiuterà a guadagnare una parte di quella credibilità (fondamentale soprattutto in chi ancora non ti conosce) necessaria a farti ricevere i primi link.

Puoi avere migliaia di ottime idee ed essere convinto di agire al meglio delle tue possibilità, ma fino a quando non farai un giro al di fuori delle tue pagine per scoprire cosa attualmente è ritenuto importante per chi ti legge, non riuscirai mai a scrivere niente che meriti di essere davvero linkato. E’ come dire, se vogliamo, che il confronto continuo genera qualità.

06 Sottovalutare i contest

I contest sono da sempre materia di accesa discussione tra chi li ritiene niente più che un mezzuccio a buon mercato per racimolare link e chi invece li eleva a strumento potentissimo per guadagnare visibilità. Semplicemente dovresti provare e non scartarli a priori. Inoltre, non credo sia sempre necessario mettere in palio un MacBook Pro per potersi lanciare con successo in una simile iniziativa.

03 Disprezzare le liste

07 Non donare nulla

04 Ignorare la grammatica

il tuo blog nelle 08 Includere peggiori directory e aggregatori

Forse fin troppo abusate, le liste sono un mezzo tra i migliori per passare un messaggio senza costringere il lettore a sorbirsi tutte le parole nel mezzo. E più rapidamente si passa il messaggio, più aumentano le possibilità che questo colpisca nel segno. Non male, vero?

Come puoi pretendere che qualcuno ti segnali ai suoi lettori donandoti un link se scrivi in maniera sgrammaticata? Ricorda che ogni link indicato a chi ci legge porta con sé questioni di credibilità e fiducia. Nessuno ti invierà mai i suoi lettori se non ti riterrà all’altezza di soddisfare una minima base qualitativa.

Sai cosa funziona veramente della blogosfera estera? Il fatto che i blogger siano estremamente propensi verso i “freebies”. Già, la produzione di contenuti gratuiti che arrivano poi sino a noi e popolano i “best of the week”. Fornire qualcosa di gratuito (purché di ottima qualità) è ancora oggi il miglior modo di ottenere continuamente buoni link senza muovere un dito.

Da sempre il web pullula di directory “famose” per la loro scarsa qualità che mirano ad includere il tuo blog solo per aumentare il conteggio globale senza darti nulla in cambio. La realtà dei fatti è che esistono (per noi italiani) solo una manciata di ottime directory sulle quali puntare.

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Seo A cura di: Francesco Gavello

09 Assumere che esista un palco

Anche se ti ritieni il miglior esperto in circolazione riguardo la tua nicchia, dovresti ricordare che alla gente piace il dialogo. Il dialogo diretto, non quello dall’alto in basso. Quindi, piuttosto che “istruire” la gente scrivendo un articolo geniale, pomposo e saccente, butta giù qualcosa che si presti semplicemente ad essere ripreso e ampliato. Una buona idea di partenza sufficientemente espandibile potrà fare il suo lavoro. E ricorda di lasciare un po’ d’inchiostro nella penna!

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Usare un fake account No dai, sul serio. Ci crede ancora qualcuno? L’ultima cosa che dovresti fare per ottenere link in ingresso è fingerti un fake su qualche forum o blog a tema per spingere i tuoi articoli. Anche se nell’enfasi della caccia al link puoi pensare il contrario, sappi che si fiuta la fregatura ad un miglio di distanza e una volta scoperto la tua credibilità si scioglie come neve al sole.

11 Usare fake account (reloaded)

Una simpatica variante: allo stesso modo, lasciare un commento sui blog più in vista con il tuo nome composto da keyword verso il tuo URL non è il miglior modo per farmi credere nel tuo interesse verso la discussione.

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Abusare dei trackback Ovvero, scrivere di un argomento a ruota libera e cominciare a pingare chi non hai nemmeno citato, ma che speri ti possa ricambiare in qualche modo. E’ una tecnica che per un pelo non cade nello spam puro, ed è simile a ciò che da qualche tempo imperversa su StumbleUpon, costringendo il malcapitato blogger pingato a sorbirsi pagine e pagine prima di capire di essere stato fregato.

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uno scambio link con 13 Chiedere email precotte

Ok, c’è ancora qualcuno che crede che inviando una mail in CC a dieci, venti blogger almeno uno di questi ricambierà per senso di dovere o semplice compassione. La realtà dei fatti è che se vuoi ottenere un link in ingresso, non solo in uno sperduto blogroll ma all’interno dei miei successivi articoli, la prima e unica cosa che devi fare è dimostrarti interessante.

ogni tuo singolo post sul 14 Inviare social network di turno

Il fatto è questo: se mi costringi a leggere ogni tuo singolo articolo, anche più volte al giorno, l’unica cosa che mi succederà (volente o nolente) è che svilupperò una sorta di “cecità” ai tuoi articoli. Il tempo è limitato, accidenti. Mandami solo ciò che ritieni possa contare davvero, per favore, e io ti prometto che lo leggerò con attenzione.

sponsorizzazioni a ciclo 15 Chiedere continuo

La blogosfera è una gran cosa: in pochi minuti di permanenza hai già a disposizione un panorama vastissimo e centinaia di contatti con i quali relazionarti per ottenere visibilità. Ciononostante, prima di chiedere a qualcuno di sponsorizzare ogni tua singola iniziativa dovresti chiederti quale possa essere il reale valore per chi andrà a leggerti. Procedi con cautela; meglio stupire con tre mesi di ritardo che deludere con uno di anticipo.

ad associare il 16 Cominciare concetto di “commento” a quello di “PageRank”

Infine, qualcuno ti dirà che per guadagnare link in ingresso, traffico in target e visibilità in tempi rapidi devi commentare solo su blog della tua stessa nicchia, interagendo spesso e con contenuti di qualità. Non fa una piega. L’altro lato del ragionamento è però che se cominci a vedere i tuo commenti vincolati a ottiche di PageRank più o meno convenienti, sappi che ti stai perdendo moltissime occasioni di generare nuovi contatti. E generare nuovi contatti, beh, è il principale metodo per avere contatti che ti linkano.


Visita http://www.meemi.com


Salute A cura di: Daniele Aprile

Daniele Aprile aka DanieleMD Blog: http://www.psichesoma.com

Non ti ricordi dove hai messo gli occhiali? Hai rimosso il nome del tuo nuovo collega? Non ti ricordi le password dei 10.000 social network a cui sei iscritto? Hai perso nei meandri della tua memoria il codici del tuo conto corrente? “Dimenticare questo tipo di cose è un segno di quanto siamo occupati” dice Dr. Zaldy S. Tan, direttore della Clinica dei Disordini di Memoria al Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston. “Quando non prestiamo molta attenzione, i ricordi che si formano non sono così stabili e successivamente sarà difficoltoso richiamarli dalla memoria.” La chiave, dice Harry Lorayne, autore del libro Ageless Memory: Simple Secrets for Keeping Your Brain Young, è di tenere in forma il cervello allenandolo come fate (o dovreste fare...) col vostro corpo. Certo voi bravi geek vi potrete annotare le informazioni sul vostro iphone o usare strumenti online tipo remember the milk, ma non vi sembra triste una vita così dipendente dalle batterie del vostro cellulare o dalla possibilità di una connessione ad internet? E come al solito arrivo in aiuto io, con questi semplici consigli alcuni dei quali leggermente diversi dal solito perchè tu sei un lettore di Blog Magazine mica una persona qualunque.

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Come si chiama? Stai attento. Quando ti presentano qualcuno ascolta il nome della persona e, per ricordalo meglio, subito dopo fai mentalmente lo spelling del nome, associalo se possibile ad un altra persona omonima che conosci e usa alcune volte il suo nome nel discorso prima di salutarlo. Visualizza il nome. Se il cognome della persona che hai appena conosciuto ha assonanze con qualche oggetto a te noto prova ad immaginare quell’oggetto. Esempi: per Alberoni immagina tanti alberi grandi, per Bonino un bell’uomo piccolino, per Cassetti i cassetti del comodino. Annota i dettagli. Se la persona ti offre il suo bigliettino da visita prendilo e alla fine dell’incontro appuntati sul retro alcune informazioni aggiuntive in modo da rileggerle per aiutare la memoria.

Dove ho lasciato i miei occhiali? Passo dopo passo. Appuntati nella memoria cosa stai facendo quando poggi gli occhiali da qualche parte, ad esempio ”Mi sto mettendo le chiavi in tasca”. Ti basterà ricordare cosa stavi facendo per trovare gli occhiali. Diventa abitudinario. Metti un piccolo portaoggetti sulla tua scrivania e abituati a lasciare occhiali, chiavi, portafoglio etc etc al suo interno. Dopo un po’ diventerà un gesto automatico e non ci sarà più possibilità di perdere qualcosa.


Dottore, ho un bug nel cervello! Cosa devo fare oggi?

Non mi ricordo più la password!

Fa il pazzo. Per per ricordarti di un lavoretto (andare in lavanderia, pagare le bollette) fa qualcosa di strano... mi spiego meglio: se devi pagare una bolletta non è detto che basterà mettere il bollettino postale sulla tua scrivania per ricordatelo ma se usi come fermacarte qualcosa di insolito tipo una scarpa o una bottiglia di vino allora diventa molto più difficile scordarselo. Canta. Se devi ricordare un piccolo gruppo di nomi (una lista della spesa, un numero di telefono, una lista dei nomi) adattala ad una canzone a te nota. Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte è un must... Usa il corpo. Quando non hai penne o fogli di carta e stai facendo una lista mentale di cose da fare prova a ricordare il tutto associando ogni cosa ad una parte del corpo iniziando dai piedi. Ad esempio la lista di cose da comprare è la seguente: colla, sedano, pollo, dentifricio. Immagina quindi di avere i piedi immersi nella colla, le gambe a forma di gambi di sedano, un pollo che ti becca la pancia e il dentifricio fra i capelli. Usa la casa. Si chiama tecnica della stanza romana ed è molto simile alla precedente solo che al posto delle parti del corpo dovrai usare le stanze della tua casa. Come sempre più è strana l’associazione più sarà facile ricordarsi il tutto.

Un numero una figura. Assegna una figura ad ogni numero: 0 assomiglia ad una sfera o ad un anello; 1 è una penna; 2 un cigno; 3 assomiglia a delle manette; 4 una barca a vela; 5 una donna incinta; 6 una tuba; 7 un boomerang; 8 un pupazzo di neve; 9 una racchetta di tennis. Per ricordare il vostro PIN del bancomat (4298 è il mio...), immaginati mentre navighi su una barca a vela (4), quando un cigno (2) prova ad attaccarti. Lo colpisci con una racchetta di tennis (9) e si trasforma in un pupazzo di neve (8). Prova a dimenticarti questa immagine! Fai una rima. Pensa alle parole che fanno rima con i numeri da 1 a 9 (tre con re, sette con tette, due con bue...) e crea una storia usando le parole della rima: Un re (3) con le tette (7) che cavalca un bue (2).

Ce l’ho sulla punta della lingua! Esercitati con l’alfabeto. Se la parola proprio non riesce a staccarsi dalla punta della lingua prova a recitare l’alfabeto e quando arriverai alla lettere giusta la parola magicamente apparirà.

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Mobile A cura di: Claudia Baglioni

Claudia Baglioni Blog: http://www.spaziocellulare.com/ispazio

App Store: La vera rivoluzione dell’iPhone Se pensavate di sapere tutto, ma proprio tutto, sullo smartphone più chiacchierato del momento, forse è il caso di continuare a leggere questo articolo. L’iPhone, il celebre telefono cellulare targato Apple, non ha fatto altro che dividere l’opinione pubblica sin dal primo momento in cui è sbarcato nel nostro paese. In tanti vedono in esso un dispositivo rivoluzionario, in grado di lasciare un segno indelebile sia nella storia della telefonia mobile che in quella della tecnologia. Altrettante persone descrivono l’iPhone come un cellulare dal costo eccessivo che, per di più, non offre tante delle funzioni basilari presenti, invece, nei più comuni telefonini, quali, ad esempio, MMS, Bluetooth e Copia&Incolla. Tanti lo acquistano solo perché “fa tendenza”. L’iPhone, in realtà, è ben altro. L’argomento che affronteremo di seguito non ha niente a che vedere con la semplice durata della batteria o con le superficiali affermazioni “Mamma mia che mattone questo telefono!!!”. Molti dei consumatori non sanno che la rivoluzione attuata da questo smartphone non risiede soltanto nell’accelerometro, nell’innovativa interfaccia completamente touchscreen e nelle “specifiche tecniche” in generale, ma viene rappresentata soprattutto dal mondo che ruota attorno al telefono stesso, un mondo di cui si parla ben poco e che offre, a tutti noi, l’opportunità di usufruire quotidianamente di nuovi programmi di ottima qualità e, perché no, di dare vita ad un business proprio, creando un’azienda in grado di produrre applicazioni. In altre parole, l’App Store. Giunto al prestigioso record di un miliardo di downloads in soli nove mesi di vita, l’App Store è, di fatto, il più grande negozio di applicazioni online che vanta

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un database nel quale sono disponibili oltre 35.000 programmi, saggiamente suddivisi in categorie in modo tale da renderli facilmente rintracciabili dagli utenti, e che ha dato la possibilità a migliaia di società di presentare al mercato mondiale i propri prodotti senza perder tempo dietro a particolari, e spesso inutili, pratiche burocratiche. Per diventare sviluppatori e venditori di applicazioni, infatti, due sono i requisiti fondamentali richiesti: la conoscenza dei linguaggi di programmazione quali Cocoa e Objective C e l’iscrizione all’area dedicata ai developers presente sul sito Apple nella quale sono disponibili due programmi a cui aderire, ovvero quello Standard al costo di $99 o quello Enterprise che costa, invece, $299.

Il programma Standard è dedicato a tutti coloro i quali voglio diventare sviluppatori di applicazioni gratuite o a pagamento da mettere in vendita nell’App Store mentre, quello denominato Enterprise, è rivolto solamente alle società che hanno 500 o più dipendenti e che vogliono rendere compatibili con iPhone ed iPod Touch i programmi di loro proprietà. Durante la


creazione di un account per sviluppatori all’utente verrà richiesto di aderire ad un regolamento di norme che, come si apprende dalle tante testimonianze di chi ha già affrontato questo tipo di percorso, è piuttosto restrittivo ma non impossibile da rispettare. Dopo aver accettato tali regole, e dopo aver pagato la somma richiesta per entrare a far parte dei programmi Apple, all’utente verrà fornito un pacchetto comprensivo dell’ultimo sistema operativo dell’iPhone in versione beta, di un pratico kit per lo sviluppo, definito SDK, grazie al quale sarà possibile creare applicazioni in modo guidato e piuttosto “facile”, la possibilità di distribuire la propria applicazione ad un numero preciso di betatesters per vericarne il corretto funzionamento, ed, infine, la possibilità di mettere in commercio il

proprio prodotto con tanto di pagina dedicata nell’App Store, previa approvazione da parte della Apple stessa. Non appena la nuova applicazione avrà fatto il suo ingresso nell’App Store, verrà accuratamente indicizzata ed inserita in una delle 20 categorie disponibili, a seconda delle caratteristiche da essa presentate. I consumatori poi, attraverso un account iTunes personale, faranno il resto. Ognuno di loro, infatti, potrà accedere alla pagina dell’applicazione, leggerne la descrizione e procedere con l’acquisto che, senza troppi fronzoli, gli permetterà di scaricare in pochi secondi il programma direttamente sul proprio iPhone ed iPod Touch. I consumatori, per ovvi motivi, rappresentano il vero motore dell’App Store poiché, con i loro feedback -

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Mobile A cura di: Claudia Baglioni

piccoli giudizi o recensioni complete - faranno una buona o cattiva pubblicità ai successivi ipotetici acquirenti che, attraverso la barra di ricerca o semplicemente navigando nelle categorie dello store, arriveranno a consultare la pagina dedicata all’applicazione e a leggere i commenti che la riguardano. In base a questi ultimi, gli utenti decideranno di procedere o meno con l’acquisto. Per permettere all’applicazione di avere una buona riuscita, il developer dovrà tener conto di quattro elementi fondamentali: l’impatto che il prodotto avrà sui clienti e sulle loro esigenze; i consigli che gli utenti gli comunicheranno attraverso i feedback e che dovranno essere messi in pratica attraverso aggiornamenti costanti dell’applicazione; il rapporto qualità-prezzo che dovrà essere il più onesto possibile; ed, infine, l’originalità dei contenuti dell’applicazione vista la concorrenza delle altre 35.000 che mettono a disposizione degli utenti ogni tipo di strumento o gioco possibile ed immaginabile.

Lo sviluppatore avrà, comunque, l’opportunità di distribuire gratuitamente una versione Lite - con funzioni limitate rispetto alla versione completa - della propria applicazione così da permettere ai clienti di fare tutte le prove che ritengono più opportune prima di procedere con l’acquisto del programma Full, ed anche la possibilità di applicare degli sconti periodici alla versione completa per attirare quei clienti che, dapprima scettici, potrebbero decidere di concludere un affare spendendo qualche spicciolo in meno. In un momento di crisi come quello che sta attraversando l’Italia, l’App Store rappresenta, dunque, un innovativo modo di entrare a far parte del commercio a livello mondiale ed una delle tante vie d’uscita per molte persone che, ferrate in materia, potrebbero decidere di avviare una loro attività spendendo solo $99 e standosene comodamente seduti davanti al proprio

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Mac a programmare. Avendo a che fare ogni giorno con sviluppatori di applicazioni che stanno provando ad avere entrate economiche consistenti, attraverso il commercio nell’App Store, mi sono resa conto che, se da una parte la realtà ideata da Apple costituisce una valida alternativa ai lavori comuni, come nel caso limite di una grande azienda in grado di sviluppare un gioco che, in un solo mese, ha venduto oltre 700.000 copie in tutto il mondo portando un guadagno pari a circa 500.000 dollari, dall’altra può rappresentare un fallimento, proprio come nel caso di applicazioni, altrettanto valide ma poco conosciute, che registrano un download ogni due settimane.

Il segreto per far aumentare le vendite, infatti, risiede nelle qualità del progetto e nella giusta sponsorizzazione che lo stesso sviluppatore o società riesce a fare al proprio prodotto. In questo caso è di fondamentale importanza il ruolo giocato dall’informazione in rete. Troppo presi da quello che l’iPhone può offrire praticamente, nessuno di noi si è mai soffermato a pensare ai tanti argomenti che l’App Store è in grado di offrire ai numerosi blog a tema, creati insieme all’iPhone come iSpazio o che continuano a nascere ogni giorno su internet e che si nutrono di ciò che il negozio di applicazioni mette loro a disposizione. Ogni nuova applicazione, infatti, permette allo sviluppatore di guadagnare, alla Apple di recepire il 30% delle entrate dello sviluppatore e ai blog di avere, quotidianamente, nuovi argomenti da trattare. Siamo di fronte ad un meccanismo a catena innescato da uno dei più criticati smartphone di sempre, l’iPhone, che, non solo è entrato prepotentemente a far parte della storia sorprendendo le statistiche e battendo ogni giorno nuovi record, ma ha dato, e continuerà a dare, a ciascuno di noi innumerevoli possibilità di avviare attività lavorative nell’ambito di diversi settori quali, ad esempio, il commercio, la programmazione e l’editoria.


Visita http://www.spaziocellulare.com/ispazio


Tecnologia A cura di: Alan Rodaro

BMW insegna la Tecnologia Alan Rodaro aka A.Rodaro Blog: http://www.topcarnews.it

Vi è mai successo di vedere una portiera sbadatamente aperta e sradicata da un’auto o magari un autobus in transito nella vostra città? Oppure, ancora peggio, un povero ciclista che finisce per sbatterci il grugno? Una scena dal genere può causare qualche sciocco risolino tra i testimoni, ma il pericolo di fare e farsi veramente male serio. “L’orario delle scuole” è un’autentica miniera di stupidi incidenti, che sia all’entrata o all’uscita: genitori stressati e distratti che hanno fretta di arrivare in ufficio prima del capo, bambini scalmanati che fremono per attraversare e raggiungere gli amichetti o per salire sull’auto e correre dall’amata Play Station che li attende in salotto. Bello scherzarci su, ma le statistiche sono impietose: nel 48% degli incidenti che coinvolgono i pedoni, le vittime hanno un’età compresa tra i 6 e i 14 anni. Ma è mai possibile che, con tutta la tecnologia di cui disponiamo, questo non si riesca ad evitare? Nell’epoca dei missili intelligenti, degli aerei senza pilota e dei forni microonde programmabili via SMS, serve solo la buona volontà di spendere tempo su una cosa utile. BMW è un marchio che non solo offre vetture dal design accattivante e dall’incontestabile piacere di guida, ma che lavora anche sul fronte dell’innovazione nella sicurezza. Manca poco, infatti, al momento in cui parcheggeremo vetture che, grazie ad un sistema di microcamere e sensori ultrasonici, controlleranno l’area circostante alla vettura, con copertura 360°, analizzando eventuali pericoli. Se vi capiterà quindi di aprire la portiera mentre raccattate cellulare e palmare dal sedile passeggero senza far caso al ciclista sopra citato che sopraggiunge,

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non correrete più il rischio di decapitarlo grazie allo sportello che opporrà resistenza all’apertura. E per i nostri figli che escono da scuola stanno facendo qualcosa? Assolutamente si, e questo qualcosa si chiama Car-2-X Comunication, sistema di sicurezza attiva per i pedoni. Il funzionamento è semplice: un’antenna sull’auto le permette di dialogare su frequenza 2.4GHz con transponder radio sistemati sui pedoni e i ciclisti circostanti che gli comunicano la propria distanza. Questo permette di allertare chi guida anche se il pericolo è fuori visuale ed eventualmente frenare in autonomia, nel caso in cui il guidatore non adotti in tempo le contromisure del caso. Bella trovata

dirà qualcuno, e i transponder su tutti i pedoni chi ce li mette? Beh, con tutti i soldi che spendete per il giaccone da sci con il locator della Recco (del tutto simile) che userete si e no 2 volte all’anno, potete anche spendere 10 € in più per aggiungerlo allo zainetto dei Gormiti di vostro figlio, che dite? Queste, a dir la verità, sono solo le ultime novità che la casa bavarese propone. Già da un paio d’anni offre come optional il servizio BMW Assist, componente del sistema Connected Drive. Questo prevede una connessione EDGE con tariffa flat, più lenta dell’UMTS ma con migliore copertura, che vi mantiene in continuo contatto con il call center

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Tecnologia A cura di: Alan Rodaro

del marchio tedesco. Potete così effettuare chiamate d’emergenza manualmente o queste possono partire automaticamente nel caso in cui i sensori del mezzo rivelino un incidente (come nel quarto Die Hard, l’avete visto?). Nel caso di problema tecnico, il centro assistenza può eseguire un controllo diagnostico da remoto, intervenire per problemi SW o comunque decidere l’intervento più adatto, inviando un tecnico sul luogo alle coordinate che il GPS inoltra all’operatore.

Quest’ultimo torna utile anche nel caso di furto

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dell’auto, inviando ad intervalli regolari la posizione della vettura facilitandone il ritrovamento. Ovviamente, quest’equipaggiamento ha utilità anche nella routine quotidiana: dall’operatore si possono avere aggiornamenti sul traffico e informazioni da ViaMichelin su punti d’interesse prossimi alla posizione, senza dimenticare la possibilità di una navigazione completa dalla console. Il pomellone dell’iDrive diventa un autentico mouse e sullo schermo (10,2” sulla Serie 7) possiamo accedere alle notizie ANSA, alle Pagine Bianche o Gialle e consultare la casella mail. Possiamo poi programmare un tragitto su Google Maps dal PC di casa e, grazie al portale BMW Online, importarlo sul navigatore in auto. Inutile precisare che non è saggio guidare mentre date un’occhiata alle novità su YouPorn, ed infatti la navigazione è disabilitata se la velocità di marcia è superiore ai 5 km/h, proprio come il sistema TV/DVD. La casa di Monaco non dimentica il reparto moto, con il quale si è distinta con il primo ABS nel 1988 e con il primo anti-pattinamento nel 2005. Ed ora è giunto il momento del Connected Ride.


La causa più diffusa degli incidenti motociclistici è il classico automobilista che arriva lungo allo STOP, sporgendo col muso perché ha visto in ritardo il centauro. Quest’eventualità non lascia scampo a chi si muove su due ruote e causa inevitabilmente rovinose cadute. Il problema potrà essere eliminato grazie ad un sistema GPS differenziale (DPGS) che stabilisce la posizione relativa dei due mezzi che comunicano wireless tra loro. Il conducente del veicolo che si avvicina all’incrocio senza rallentare viene allertato prima visivamente e poi acusticamente dalla propria vettura, mentre l’anabbagliante della moto modula la luce e si accende una lampada LED aggiuntiva situata sulla carena, per aumentare la propria visibilità. Ultima spiaggia, la moto ricorre automaticamente ad una segnalazione acustica con il clacson. A questo punto è facile immaginarci in giro sulla nostra berlina di Monaco, bella da vedere e divertente da guidare, perennemente aiutati dal nostro baby-sitter tecnologico che si oppone ad ogni velleità “auto”-lesionista. Ma aiutati o controllati? Non vi sembrano un po’ invasivi tutti questi gingilli?

E se io volessi effettivamente attentare a quel ciclista, eliminare mio figlio o rimanere in panne in mezzo alla campagna? BMW, proprio per questo, ci tiene a precisare che si parla di integrazione tra capacità umane e tecnologiche, infondo il cervello umano è il primo “circuito” che non può essere optional su una vettura, e quindi tutti questi giocattoli sono disattivabili, lasciando la scelta al conducente. Tanto alla fine, lo sappiamo bene tutti, gli unici che li disabiliteranno sono proprio quelli che ne avevano più bisogno.

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