Biolcalenda gennaio 2017

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ditori che lo usavano non facevano nulla d’illegale, pur non potendo verosimilmente ignorare ciò che la Medicina, intendo quella vera e non quella degli scienziati a gettone, sapeva da molti secoli. Così, a far pendere la bilancia da una parte piuttosto che dall’altra sono l’abilità degli avvocati, l’umore dei giudici e, soprattutto, quello dei consulenti tecnici. Se mi è permesso esprimere un parere, pure estraneo come sono alle sottigliezze delle leggi umane, essendo al corrente solo di quelle naturali, e alle logiche della giustizia, da condannare dovrebbero essere i corruttori e i corrotti, cioè coloro che commissionavano le firme su articoli probabilmente scritti da altri (accade spesso in Medicina) e coloro che quelle firme le mettevano. Poi da condannare sono i politici che, lasciando da un canto valutazioni riguardanti la loro onestà, legiferavano su argomenti a loro sconosciuti. A questi dovrebbero seguire immediatamente gli amministratori locali che non solo non fanno nulla per cercare almeno di mettere in sicurezza edifici e acquedotti ma continuano a mentire alla popolazione. E mi astengo dal commentare sulle gallerie scavate attraverso montagne che di amianto ne contengono a iosa. Senza sorpresa, costoro non sono assolti: non sono nemmeno processati. Non ci s’illuda, però, che l’amianto costituisca uno scandalo eccezionale. Il trattamento folle dei rifiuti, l’altrettanto folle impiego dei vaccini come sono fabbricati e somministrati oggi, l’uso di sistemi stravaganti per il contenimento dell’inquinamento e, in definitiva, senza perdere tempo a compilare un elenco che sarebbe lunghissimo, una quantità di veleni probabilmente inaspettata dai più dovrà prima o poi venire a galla. Allora, quando arriverà quel momento, sarà troppo tardi e il rischio aggiuntivo sarà che le pezze possano essere peggiori del buco. STEFANO MONTANARI gennaio 2017

Nanopatologie

Ministero della salute temo resterebbe deluso. Come accade per una quantità di altri prodotti, ancora una volta con tanti farmaci a primeggiare, quel ministero dorme sonni tranquilli. E sonni parimente tranquilli dormono parecchi sindaci, vale a dire le massime autorità sanitarie del comune di loro competenza. Un numero mai censito del tutto, ma, comunque, enorme, di costruzioni pubbliche e private e addirittura moltissimi chilometri di acquedotto contengono quella mistura micidiale di cemento e amianto nota con il nome di Eternit. Come accade per ogni prodotto, anche l’Eternit invecchia e, invecchiando, cede le fibre di amianto, mandandole nell’aria quando si tratta di murature o nell’acqua definita potabile che sgorga da non pochi rubinetti se sono gli acquedotti ad essere interessati. In quelle condizioni, a chi chiede lumi di natura sanitaria si risponde evasivamente quando non in modo truffaldino, raccontando che è tutto regolare, tutto entro i valori di legge e, dunque, visto che l’organismo umano si deve inchinare ai voleri dei burocrati, burocraticamente non c’è nessun pericolo. E, invece, il pericolo c’è, eccome. Prescindendo dalle valutazioni sulle quantità di fibre in aria e nell’acqua, valutazioni sulla cui affidabilità temo ci sia più di qualche motivo per dubitare e ancor di più sul valore scientifico dei limiti quantitativi, il problema è l’esposizione continua all’inquinante. Come la goccia che scava la pietra, giorno dopo giorno l’amianto si accumula dentro l’organismo incapace di liberarsene e, senza fretta, fa il suo lavoro di patogeno. Così, anche se sono passati oltre vent’anni dalla pur grottescamente ridicola messa fuori legge dell’amianto, i casi patologici continuano ad aumentare. Impossibile per la magistratura non occuparsene e, infatti, se ne occupa. E se ne occupa come accade non di rado: in modo totalmente incoerente. Stando alle sentenze che via via escono dai tribunali, la stessa azione è un reato tanto grave da comportare durissime pene pecuniarie e detentive qui ed è innocente là dove gl’imputati se ne vanno assolti e con tante scuse per il disturbo. In effetti, per un giudice che di Medicina non sa granché e deve stare al dettato delle leggi, non è facile emettere sentenze: fino al 1993 l’amianto era legalmente lavorabile nel nostro paese e, dunque, gl’impren-

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