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Una Ferrari di razza

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Una Ferrari di razza Da Maranello non si era mai visto niente di simile: la nuova Purosangue è grande, spaziosa e comoda, ma non rinuncia al V12 dei “Cavallini” d’annata

di Paolo Mangili

Non va chiamato suv, a Maranello non apprezzano. Loro pensano che una Ferrari non possa essere assimilata a nessuna formula utilizzata da altri e non è il caso di inimicarseli. Ad esempio potrebbero relegare chissà dove nella lista d’attesa, che già adesso pare sia lunga un paio d’anni. Questo significa che, suv o no, una buona parte del popolo ferrarista ha votato a favore della Purosangue. Ed è un bel risultato, visto che Luca di Montezemolo non ne voleva neanche sentire parlare. E neppure Sergio Marchionne, all’inizio. Anche se poi, dopo avere constatato il benefico effetto della Urus sui bilanci della Lamborghini, aveva autorizzato il progetto. Resta il fatto che Purosangue è la Ferrari più grande mai costruita, ha la trazione integrale, un abitacolo nel quale in quattro si sta davvero bene, un bagagliaio degno di questo nome ed è tenuta piuttosto lontana dall’asfalto da cerchi enormi. E comunque le forme modellate e muscolose, come dev’essere per un “Cavallino”, un po’ di attinenze con la coupé Roma ce l’hanno. Un’originalità, che invece hanno poche altre auto come le Rolls Royce, sono le portiere posteriori che si aprono controvento per migliorare l’accessibilità a un abitacolo sontuoso, arredato con pelle, carbonio, materiali tecnici di vario genere e con quattro poltroncine singole che sembrano sedili da corsa e, bisogna riconoscere, tengono gli occupanti un po’ più in basso rispetto ai suv ai quali si è abituati. Anche la plancia è fuori dal coro: conducente e passeggero anteriore hanno a disposizione un monitor a testa e manca quel megaschermo centrale che, dopo essere stato sdoganato dalle Tesla nell’alta società automobilistica, sembra ormai diventato “conditio sine qua non” di tutte le vetture di

Davanti, la Purosangue sa un po’ della Roma, ma è lo stile delle Ferrari di ultima generazione. Un plancia così, invece non si era mai vista.

nuova progettazione. E siccome era necessario ribadire che la Purosangue, sebbene sia diversa da tutto ciò che è uscito finora da Maranello, resta una vera Ferrari, nel cofano è stata infilata direttamente la leggenda, cioè il 12 cilindri a V che, per la circostanza, ha una cilindrata di 6.500 centimetri cubici e oltre 700 cavalli. 725, Per essere precisi. Quel che basta alla Purosangue per passare i 300 all’ora con una certa nonchalance e per giocarsela nello scatto con le sue consanguinee, infischiandosene del “gap” delle sue tonnellate e passa di peso. Le ultime due pennellate che separano questa Ferrari dal resto del mondo sono una trazione integrale; in realtà, una trazione posteriore che si fa aiutare dalle ruote anteriori quando proprio non ne può fare a meno e una dotazione poco invasiva di sistemi elettronici di supporto alla guida, perché nessun cervello elettronico deve potersi intromettere tra “lei” e chi sta al volante.

Le porte posteriori ad apertura controvento non sono più una prerogativa esclusiva delle Rolls Royce. Per la Purosangue servono almeno 400mila euro.

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