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Al fianco del made in Italy globalizzato

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Dall’Italia al mondo

Mindful Capital Partners affianca le Pmi nazionali che guardano all’estero Forchielli (fondatore): “Nuove rotte per i commerci internazionali”

DI MASSIMILIANO CARRÀ

Investire in aziende italiane che avevano potenzialità di crescita in Cina. Con lo scopo di affiancarle con risorse adeguate e sostenerne i piani di internalizzazione. Nasce con questo scopo, a metà del 2007, Mindful Capital Partners (all’epoca Mandarin Capital Partners), che oggi vanta una presenza internazionale, da Shangai al Lussumbergo, passando per la Germania e gli Stati Uniti. Con un focus incentrato soprattutto verso il mercato mid to small italiano, la società negli ultimi anni si sta sempre più concentrando sulle tematiche Esg, ormai traino fondamentale delle aziende e della società, come raccontano in questa intervista Lorenzo Stanca, managing partner, e Alberto Forchielli, founding partner di Mindful Capital Partners.

Partendo dal principio, quale era l’obiettivo fondamentale di Mindful Capital Partners? Lorenzo Stanca

Sicuramente affiancare le aziende del nostro paese non solo con risorse adeguate a sostenerne i piani di internazionalizzazione, ma anche con una conoscenza del mercato cinese che consentisse loro di generare una crescita in loco in modo veloce ed efficace. Alla luce di questi obiettivi, e considerando le complessità del mercato, la società decise di dotarsi da subito di una sede a Shanghai e un team integrato con membri di nazionalità cinese. Una scelta che si rivelò particolarmente centrata, dal momento che negli anni ci ha permesso di superare una serie di barriere, anche culturali.

E i primi risultati quali sono stati?

Fin da subito ci siamo accorti di trovarci difronte a una casistica abbastanza differenziata, in termini di approccio, delle aziende italiane. A volte il mercato cinese era davvero il perno centrale dello sviluppo delle strategie di espansione all’estero. È stato il caso dell’Ima di Bologna che finalizzò con il nostro supporto una importante acquisizione in Cina. In altri casi, il focus delle società era invece rivolto ad altre aree geografiche che, per gli specifici settori o per altre dinamiche di mercato, presentavano un maggiore potenziale di sviluppo. Ad esempio, un’azienda farmaceutica in cui avevamo investito, Euticals, si è sviluppata moltissimo in Europa e ha portato avanti alcune acquisizioni negli Stati Uniti, mentre in Cina non aveva trovato una domanda adeguata alle proprie ambizioni commerciali.

Da qui il vostro cambiamento, giusto?

Sì, seguendo questi trend, la nostra missione è diventata sempre di più puntare su aziende con un potenziale di crescita non limitato al mercato cinese ma rivolto ai mercati internazionali. Una svolta nella nostra strategia che abbiamo scelto di rappresentare anche con il recente cambio di nome (da Mandarin Capital Partners a Mindful Capital Partners), per evidenziare da un lato il nostro approccio di investimento ponderato, dall’altro la nostra crescente attenzione nei confronti delle tematiche Esg, allo scopo di rendere le aziende in cui investiamo sempre più sostenibili e adattabili ai cambiamenti economici e produttivi, che caratterizzeranno i prossimi anni. Tra l’altro, oggi, oltre

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EQUITY

Da sinistra: Lorenzo Stanca e Alberto Forchielli

al primo fondo raccolto nel 2007, ne abbiamo chiuso un secondo nel 2013 e un terzo a fine 2021.

Qual è il quindi il vostro ruolo nel private equity e cosa vi contraddistingue rispetto ai vostri competitor?

Siamo focalizzati sul mercato mid to small italiano, uno dei più interessanti al mondo, se consideriamo il track record di eccellenze che il nostro sistema imprenditoriale è stato in grado di generare nel tempo. Inoltre, si tratta di un segmento poco battuto dai fondi di private equity, con il risultato che, come investitori, possiamo concederci il lusso di valutare attentamente le nostre scelte, non subendo la pressione dei competitor. Questo accade perché in media i grandi fondi internazionali sono poco interessati a questo tipo di dimensioni, mentre i fondi più piccoli tendono a focalizzarsi maggiormente sul mercato domestico. In Italia, noi possediamo inoltre un asset fondamentale: un team e una presenza internazionale. Possiamo infatti contare su una presenza, in Lussemburgo, in Germania, a Shanghai e negli Stati Uniti tramite Alberto Forchielli. Un aspetto non usuale per un fondo della nostra dimensione e taglio. Questo è un valore aggiunto che ci consente di dare molto più agilmente rispetto ai nostri competitor un boost alla crescita internazionale delle società in cui investiamo.

E in termini di target, di settori di riferimento e di ticket di investimento?

Investiamo in aziende caratterizzate da un’ebitda fino ai 10 milioni di

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euro, e ci concentriamo soprattutto su operazioni di crescita per linee esterne, attraverso aggregazioni. Il nostro focus è più geografico che settoriale, dal momento che investiamo in aziende italiane. Tuttavia, guardando agli investimenti passati, la quasi totalità delle aziende appartiene al manufacturing, che, rispetto al terziario, ha un’alta potenzialità di crescita cross border.

Recentemente, invece, quali sono le operazioni più importanti che avete e quelle di maggior rilevanza?

Tra i più recenti, possiamo indicare Italcer, che ha previsto un’importante operazione di aggregazione nel settore della ceramica; l’investimento in IFFH, leader nella produzione di alimenti surgelati e l’aggregazione di tre aziende del vicentino impegnate nella produzione di macchinari per panettieri e pasticceri, a cui stiamo aggiungendo altre aziende, al fine di creare un leader di riferimento del settore. Infine, sulla scia dell’esplosione del settore della pet economy, abbiamo finalizzato un investimento in Croci, leader made in Italy nella produzione di accessori per animali.

Cosa significa quindi operare nel private equity e come sta cambiando questo settore, anche in considerazione di quanto accaduto con la pandemia e con l’attuale conflitto in Ucraina? Alberto Forchielli

Il contesto attuale sta cambiando in molti modi l’attività di private

2007

ANNO DI NASCITA DELLA SOCIETÀ

3

I FONDI DI INVESTIMENT FIN QUI LANCIATI

537

I MILIONI DI EURO FIN QUI INVESTITI

LE SOCIETÀ IN PORTAFOGLIO

equity. Alcuni trend profondi stanno riplasmando le griglie decisionali per le scelte d’investimento. Penso ad esempio alle spinte verso la deglobalizzazione e alla conseguente necessità di evitare supply chain molto lunghe. Questo sta portando a una rinascita dell’interesse verso settori che in passato sono stati trascurati in Italia, come la componentistica meccanica o elettronica. Inoltre, il contesto attuale sta naturalmente penalizzando i settori maggiormente esposti all’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime. In generale, il contesto inflattivo sta dando più importanza ad aziende con maggiore potere decisionali sui prezzi – quindi dotati di brand e tecnologie importanti.

Guardando ai prossimi mesi, quali sono i settori da tenere sott’occhio e gli obiettivi che si è prefissata la società?

Stiamo assistendo ad un forte interesse per l’Italia, testimoniato da una crescente presenza di operatori italiani ed internazionali. Questo sta portando a una maggiore e positiva competizione, che si sta riflettendo su multipli di valutazione più elevati, determinando una maggiore vitalità dell’industria del private equity rispetto ad altre fonti di funding, come la Borsa. Inoltre, si stanno sempre più affacciando sul mercato i cosiddetti continuity fund, che hanno orizzonti temporali di investimento più lunghi della media.

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