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Criptovalute, l’ora delle regole

OPINION

Regole benvenute

L’Unione europea lavora a una cornice normativa per le criptovalute Una prospettiva che può favorire uno sviluppo sano del settore

DI ADRIANO MARCONETTO*

Mi costa di più starne fuori o mettere un piede dentro e iniziare a capire? E nel caso, come posso evitare passi falsi? Si può riassumere in questo modo il dilemma, di milioni di clienti del private banking in tutto il mondo relativamente a quella che stava diventando a tutti gli effetti una nuova asset class, le cripto.

Strategie per Hnwi

Bitcoin, nato per fare la rivoluzione, negli ultimi anni è diventato mainstream. Certo, è ancora una goccia nel mare e il suo valore fluttua come tante small cap quotate in Borsa, un fenomeno che riguarda tutte le criptovalute. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un passaggio per molti versi epocale: da fenomeno underground le criptovalute si sono via via diffuse. Così cresce l’interesse da parte degli HNWI che però, abituati dai loro consulenti di finanza classica, difficilmente accettano le logiche “fai da te” dei primi dieci anni del mercato cripto. Questo mercato, dunque, per crescere davvero necessita di un significativo cambio di marcia a livello tecnologico, di tipologia di servizi e di approccio in generale. Nello specifico ci sono cinque bisogni che devono essere soddisfatti. Vediamoli. Il primo e fondamentale è quello di poter disporre di solide strutture di custodia e di facile utilizzo, così da evitare ciò che è successo nei primi dieci anni di questa industria nata da zero, nel corso dei quali ben il 20% di tutti i Bitcoin sono andati persi per sempre grazie a sistemi rudimentali di custodia.

Obiettivo diversificazione

Il secondo importante bisogno consiste nel poter aumentare la quantità del proprio patrimonio cripto giorno dopo giorno. Tra le

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Il primo bisogno è poter disporre di solide strutture di custodia, così da evitare ciò che è successo nei primi dieci anni di questa industria nata da zero

tante soluzioni oggi disponibili le più interessanti sono lo staking, un modo per validare i nodi di determinate blockchain ricevendo in cambio un certo numero di monete digitali, oppure ancora la fornitura di liquidità cripto agli exchange decentralizzati, di fatto diventando tutti dei piccoli money maker remunerati dalle commissioni sugli scambi. Il terzo, tipico di un mercato costituito da un pubblico adulto, è legato alla necessità di avere un supporto puntuale per quanto riguarda sia gli aspetti fiscali che quelli relativi a eventuali passaggi di proprietà o successioni. Il quarto, fondamentale, è la trasparenza. I clienti devono sempre avere il pieno controllo dei loro asset e la consapevolezza di dove essi, eventualmente, “lavorano” per generare compensi, cosa che non è avvenuta in tante imprese centralizzate, il cui modello sostanzialmente opaco è crollato di fronte alla crisi di questi ultimi mesi. Il quinto è la separazione netta degli asset dei clienti da quelli aziendali, così da scongiurare qualsiasi tipo di intoppo legato al funzionamento dell’impresa: separazione che non avviene solitamente negli exchange centralizzati, dove le cripto dei clienti, in base ai Terms & Conditions sottoscritti, entrano a pieno titolo nel P&L aziendale. Questi ingredienti dovrebbero essere alla base di ogni impresa che operi nella catena del valore del mercato cripto. In Italia lo sono certamente per quanto riguarda Anubi Digital, la piattaforma che ho contribuito a creare a fine 2020 con l’obiettivo di rendere più sicuro, trasparente e remunerativo il possesso di criptovalute ed NFT e che è stata lanciata con una soluzione del tutto nuova e in esclusiva per il nostro Paese: la DeFi istituzionale, riservata a soggetti che abbiano superato le verifiche KYC/KYB e antiriciclaggio e dunque utilizzabile da family office e soggetti regolati.

Lavori in corso a Bruxelles

Ma per crescere veramente, il mercato deve soddisfare un bisogno ineludibile: una buona regolamentazione, che sta per arrivare. Il Parlamento Europeo la voterà entro l’estate e poco dopo sarà pienamente operativa in tutto il continente. Diventeremo il primo luogo multi-nazione al mondo dotato di una regolamentazione per il possesso e la gestione dei cripto asset. Le norme che entreranno in vigore saranno piuttosto severe - troppo, secondo i più. Ma consentiranno finalmente a tutti i soggetti regolati di offrire ai propri clienti varie tipologie di prodotti cripto nel pieno rispetto della compliance. Non è un caso che banche, Sim e molti soggetti regolati da qualche tempo vogliano capirci di più, mentre più d’uno sta già lavorando alla messa a punto di una propria strategia al riguardo: perché se buona parte dei clienti anziani non dimostra alcun interesse per Bitcoin e le sue sorelle, al contrario più l’età scende più il desiderio di essere esposti a cripto sale e diventa consapevole. Dopo una decina di anni in cui finanza classica e cripto hanno viaggiato su linee parallele, spesso ignorandosi e talvolta polemizzando, da poco è iniziata una nuova fase: quella della convergenza. Qualcuno pensa che decentralizzazione e soggetti centralizzati non possano realmente funzionare insieme. Altri, tra cui chi scrive, ritengono che solo l’avvento dei capitali istituzionali possano realmente far crescere il mercato dei digital asset e portarlo a una prima, significativa maturità.

*Co-founder e managing partner di Anubi Digital, piattaforma italiana per custodire le principali criptovalute nella DeFi istituzionale

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