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Consoli onorari, gli intoccabili Paolo Biondani, Gloria Riva e Leo Sisti 52 Il Parlamento faccia le leggi, i magistrati le interpretino Nicola Graziano 57 Gli Usa oltre Biden e Trump Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni 58 Se l’arbitro entra in partita colloquio con Alec Ross e Isabella Weber di Federica Bianchi 64 Israele, estremisti al potere. In Medio Oriente cambia tutto Zlatko Dizdarevic 67 Doppio binario per la pace Sabato Angieri 68 Per la tregua separeranno i vivi Gigi Riva 72 Ipocrisia mondiale, calcio ai diritti Gianfrancesco Turano 74 Valuta virtuale, crack reale Vittorio Malagutti
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by BFCMedia
VALUTA VIRTUALE CRACK REALE
DI VITTORIO MALAGUTTI ILLUSTRAZIONE DI GIOVANNI GASTALDI
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vviso ai naviganti, quelli in Rete: nel fanta-
Astico mondo delle criptofinanza succede anche questo. Quella che segue è una breve storia di balene, pesci piccoli, crack annunciati. E di un mercato globale da mille miliardi di dollari che d’ora in poi non sarà più lo stesso. Il primo atto va in scena il 6 novembre scorso, una domenica. Quel giorno Changpeng Zhao, fondatore e padrone di Binance, annuncia su Twitter ai suoi 7,7 milioni di follower che venderà 500 milioni di dollari in monete virtuali (token) del suo concorrente Ftx. Quest’ultimo, così come Binance, è un cosiddetto exchange, cioè una borsa digitale, senza una sede fisica, in cui milioni di clienti in tutto il mondo comprano e vendono Bitcoin, Ethereum e decine di altre criptovalute.
Il tweet di Cz la sigla con cui è conosciuto il miliardario di origine cinese, viene letto dal mercato come un’implicita conferma delle voci ricorrenti sulle difficoltà finanziarie di Sam Bankman-Fried, il ragazzo prodigio, ora trentenne, che ha creato dal nulla la piattaforma di scambi Ftx. Nei tre giorni successivi succede di tutto. Prima il gran capo di Binance racconta, sempre via Twitter, che il suo gruppo è pronto a scendere in campo per evitare il crack della creatura di Bankman-Fried. Anzi no, a ventiquattro ore di distanza dalla prima dichiarazione d’intenti, Cz fa marcia indietro, abbandona al suo destino l’exchange rivale e Ftx scivola così verso una bancarotta da 10 miliardi di dollari, con un milione di clienti in tutto il mondo, decine di migliaia anche in Italia, che potrebbero aver perso per intero il loro investimento.
Questi però sono solo i danni collaterali di una classica storia di malafinanza. La triste parabola di un presunto genio con buoni appoggi nel giro che conta, figlio di professori di grandi università Usa, finanziatore del Partito
IL FALLIMENTO DELLA PIATTAFORMA FTX HA BRUCIATO I RISPARMI DI MILIONI DI INVESTITORI, ANCHE ITALIANI. MA UNA REGOLAMENTAZIONE DELLA CRIPTOFINANZA È ANCORA LONTANA
Democratico americano, sostenuto a più riprese per centinaia di milioni di dollari da fondi e banche internazionali. Serviranno mesi, forse anni, per ricostruire il labirinto di società, quasi tutte con base nei paradisi fiscali dei Caraibi, che ha fatto da schermo agli affari, quelli in dollari, soldi veri non virtuali, dell’imprenditore californiano precipitato dal sessantesimo posto della classifica dei miliardari stilata dal periodico statunitense Forbes. Fin d’ora però sono evidenti le conseguenze del crack di Ftx sulla credibilità e la stabilità dell’intero sistema delle criptovalute. Un mondo da sempre in equilibrio precario che meno di sei mesi fa è stato scosso da un altro colossale fallimento come quello di Terra, una valuta digitale, una stablecoin, tra le più scambiate sul mercato. Il doppio crack amplifica gli effetti della crisi di liquidità innescata dal rialzo dei tassi varato quest’anno da tutte le banche centrali del mondo. In sostanza, è diventato molto più co-
stoso farsi prestare soldi da investire in criptovalute e affini. E così il valore globale di questo tipo di attività, che un anno fa superava i 2.500 miliardi di dollari, si è sgonfiato fino agli 800 miliardi di questi giorni. Il Bitcoin, di gran lunga la più diffusa delle monete digitali in circolazione, è arrivato a perdere oltre il 70 per cento del suo valore nell’arco di un anno. «Le criptovalute sono un nuovo Far West che minaccia la stabilità finanziaria globale», aveva avvertito già nell’aprile scorso Fabio Panetta, il banchiere italiano che siede nel comitato esecutivo della Bce. E infatti in questi anni il mercato è cresciuto a gran velocità senza regole né controlli.
Vittorio In Rete si sono moltiplicate le offerte con
Malagutti promesse di guadagni mirabolanti per gli
Giornalista investitori. E la crescita velocissima delle quotazioni a partire dal 2017 ha attirato milioni di risparmiatori insieme a molti profeti di una presunta nuova frontiera che prometteva soldi facili in un universo alternativo, libero e irraggiungibile dalla casta dei politici e dei finanzieri del vecchio mondo.
«Ci sono migliaia di valute digitali, se ne contano almeno 21 mila, e gran parte di queste sono semplici strumenti speculativi senza nessun concreto progetto d’investimento», riassume Leonardo Maria De Rossi, responsabile dei corsi "Blockchain and Cryptoassets" all’università Bocconi di Milano. E mentre gli azionisti delle società quotate, così come i clienti delle banche tradizionali, possono contare su un sistema di regole che, tra l’altro, serve a limitare i danni di eventuali fallimenti, chi si avventura nel mondo della criptofinanza lo fa suo rischio e pericolo.
Esemplare, a questo proposito, è la catena di eventi che ha portato al fallimento di Ftx. La notizia che ha dato il

2500 miliardi
2000 miliardi
1500 miliardi UN ANNO IN PICCHIATA
valore del mercato delle criptovalute in miliardi di dollari
1000 miliardi
500 miliardi 14 novembre 2021 2.817 mld di dollari 14 novembre 2022 801 mld di dollari
gennaio 2022 marzo 2022 maggio 2022 luglio2022 settembre 2022 novembre 2022
Fonte: coinmarketcap.com colpo di grazia alla società già sull’orlo del collasso è di convegni con Tony Blair e Bill Clinton e anche gran fistata diffusa sul mercato dal principale concorrente di nanziatore di svariate organizzazioni non profit, tra le Bankman-Fried, cioè il patron di Binance, Changpeng quali il sito americano di giornalismo investigativo ProPuZhao. Inevitabile il sospetto che il tweet di Cz facesse par- blica. Con l’andar del tempo, evidentemente, gli investite di una manovra per affossare il rivale. Tanto che il mi- menti (col denaro altrui) del giovane e rampante miliardaliardario cinese, ma cresciuto in Canada e residente a Du- rio hanno scavato un buco sempre più profondo nei conti bai, ha dovuto smentire, sempre via twitter, di aver pianifi- del gruppo. Il colpo di grazia è arrivato con il tweet del cato in anticipo l’attacco. Anzi, ha spiegato, «il crack pro- patron di Binance, che confermando i sospetti già in circovoca danni enormi per la credibilità di tutto il mercato». lazione sul mercato, ha funzionato come lo sparo dello Difficile negarlo, tanto è vero che nei giorni scorsi diverse starter per quella che può essere definita una sorta di bank altre piattaforme di scambi, tra cui la statunitense Coinba- run, la corsa agli sportelli delle banche tradizionali. Un se, l’unica quotata in Borsa, a Wall Street, si sono affrettate numero imprecisato di clienti, di certo nell’ordine delle a tranquillizzare i clienti, affermando che la situazione era centinaia di migliaia, ha cercato di ritirare le proprie cripsotto controllo. Sarà, ma intanto il titolo Coinbase ha per- tovalute incautamente affidate a Ftx. so quasi il 20 per cento in un mese, addirittura l’80 per cen- Com’era prevedibile, l’exchange è collassato nel giro di to nell’arco di un anno. «Il nostro bilancio è tremenda- poche ore e siccome non esiste alcun meccanismo di promente forte», si è sbilanciato Kris Marszalek, numero uno tezione dei depositi, come invece succede per gli istituti di di Crypto.com, un altro importante exchange. E lo stesso credito in Italia e quasi ovunque nel mondo, adesso i riCz ha minimizzato («registriamo solo un trascurabile aumento dei prelievi») il deflusso di fondi, un paio di miliardi in soli IL CROLLO È ARRIVATO DOPO IL TWEET sei giorni, segnalato da alcuni analisti. «La falla nel sistema è proprio nel moDI UN CONCORRENTE. MA LE FALLE DEL dello di business degli exchange», spiega SISTEMA, SEMPRE PIÙ NUMEROSE, SONO Christian Miccoli, fondatore di Conio, so cietà di gestione di portafogli di criptova - FRUTTO DI UN MODELLO DI BUSINESS lute. «Nella gran parte dei casi i clienti consegnano ai gestori della piattaforma di PRIVO DI QUALUNQUE CONTROLLO scambi le chiavi private (una sequenza di lettere e numeri) che danno accesso al proprio portafoglio sparmiatori sono costretti a sperare che dalla liquidazione digitale. Va da sé - conclude Miccoli - che questo espone i dell’impero di Bankman-Fired emergano attività sufficienrisparmiatori al rischio che il gestore si appropri del loro ti a rifondere almeno in parte le loro perdite. L’unica cerdenaro per investirlo altrove». E visto che i controlli sugli tezza è che la procedura durerà anni. Intanto, Chanpeng exchange sono pressoché inesistenti, la tentazione di pre- Zhao, mister Binance, si è fatto promotore di quello che ha levare i soldi altrui può diventare irresistibile per gli ope- definito un «industry recovery fund» col lodevole intento ratori disonesti. di contenere i danni della crisi di liquidità (e credibilità)
Nel caso di Bankman-Fried, le criptovalute depositate innescata dal crack del rivale e sostenere altri operatori in presso Ftx sono andate a finanziarie le attività di Alameda, difficoltà. Da incendiario a pompiere è un attimo, miracoli un fondo d’investimento del vulcanico miliardario califor- della criptofinanza. niano con base e faraonica residenza alle Bahamas, ospite






Martha Nussbaum è filosofa, fra le più ascoltate degli ultimi decenni. Classe 1947, una carriera da Harvard alla Brown University e fino all’Università di Chicago, dedicata agli studi su etica, diritti, giustizia sociale, teoria delle emozioni e all’insegna di una ricerca calata nella realtà dei fatti e che vada oltre i principi astratti e i dibattiti accademici. Ha pubblicato quasi una trentina di volumi, in Italia soprattutto con il Mulino. Fra questi: “La fragilità del bene”, “Rabbia e perdono. La generosità come giustizia”, “Disgusto e umanità. L’orientamento sessuale di fronte alla legge” (Il Saggiatore). Di prossima pubblicazione “Justice for Animals. Our Collective Responsibility ” (Giustizia per gli animali. La nostra responsabilità collettiva). Il 25 novembre riceverà dalle mani del presidente della Repubblica il Premio Balzan per Filosofia morale. Per la cronaca: i premi Balzan ammontano a circa 770 mila euro. Metà da destinare a progetti che coinvolgano giovani ricercatori. Si comincia questa intervista (che si è svolta per iscritto) con l’attualità e lo stato della democrazia negli Usa: «La democrazia è una forma fragile di governo dato che dipende dai cuori e dalle menti di molte persone. E in questo momento è a rischio negli Stati Uniti. Tuttavia, sono ancora ottimista grazie alla grande vitalità delle nostre organizzazioni della società civile. I risultati delle elezioni di mid-term sono incoraggianti: l’elettorato ha a cuore i diritti delle donne, la verità e la decenza». Tuttavia, il nazionalismo è tornato

In alto: Ucraina, graffito
sul muro di un edificio distrutto dall'esercito russo a Borodyanka, a nord-ovest di Kiev; la filosofa Martha Nussbaum ovunque nel mondo. «Voglio fare una distinzione fondamentale tra patriottismo e nazionalismo. Il patriottismo è amore per il proprio Paese e per gli obiettivi che il Paese vuole raggiungere. Ammesso che gli obiettivi siano degni di rispetto, il patriottismo è buono e perfino essenziale, dato che l’amore del popolo è essenziale perché la democrazia proceda verso obiettivi buoni. Uno degli obiettivi del patriottismo può e deve essere un mondo di pace e cooperazione. Il nazionalismo, al contrario, implica l’idea di superiorità della propria nazione. È quindi intrinsecamente competitivo». Ha scritto molto della paura: un sentimento diffuso in questo momento di grande incertezza globale. Cos’è la paura? «Sembra ancora utile la definizione che ne dava Aristotele. La paura, per lui, era una dolorosa attesa di un danno grave, imminente, insieme alla convinzione di non poterlo prevenire. La paura, quindi, è utile e necessaria alla conservazione di ciascuno di noi e di coloro che amiamo. Senza, saremmo presto morti. Ma la paura comporta pericoli. È una nostra emozione primordiale, ha la forma di un pensiero arcaico



gogna riguarda l’intera identità della persona. Le società sono sempre state abili a far vergognare le minoranze, sia con rituali pubblici, come con la “ lettera scarlatta” di Hester Prynne (la protagonista dell’omonimo romanzo di Nathaniel Hawthorne), sia imponendo alle minoranze una sorte di invisibilità forzata, come nel caso di gay e lesbiche. Ma le persone dovrebbero resistere alla vergogna, dovrebbero affermare la propria dignità. Siamo tutti impotenti in molti modi. Le donne stuprate spesso provano vergogna, come se lo stupro fosse colpa loro, perché le società insegnano che la sessualità femminile è cattiva e provoca azioni violente negli uomini. Ai miei studenti di Giurisprudenza mostro il film “Sotto accusa” con Jodie Foster, storia di un processo per stupro che ha finito col cambiare la legislazione americana in materia. I miei alunni ne sono entusiasti perché vedono come un buon avvocato possa migliorare lo stato di cose esistente. In quel procedimento i giudici stabilirono che “no significa no”, e non importa se una donna balla o ha atteggiamenti sexy». Un film simile, “Processo per stupro” del 1979, con l’arringa di Tina Lagostena Bassi, ha influito nella stessa direzione sulla legislazione italiana. Ma un’altra domanda emerge dai suoi studi. Dobbiamo fidarci gli uni degli altri? A quali condizioni? «Non ci sono risposte univoche alla sua domanda, né nella vita né nella filosofia. Ma se comprendiamo quanto la fiducia sia essenziale per le relazioni personali e politiche, possiamo adottare una politica di fiducia in determinate circostanze come quelle che Kant chiamava un “postulato pratico”: non dimostrabile, ma necessario per poter vivere. Vede, la cautela è sempre utile all’inizio di una relazione, ma a un certo punto occorre abbassare le difese, altrimenti non si possono ottenere i vantaggi che dà l’amore, sia personali che politici». Ma allora, è possibile una politica fatta di gentilezza? Una politica che non segue la contrapposizione amico-nemico? «Ciò che serve è una politica di curiosità, desiderio di verità, disponibilità all’ascolto e a vivere assieme a coloro con cui non siamo d’accordo. Ad esempio: la mia ex studentessa Liz Cheney ( figlia di Dick Cheney, ex vicepresidente Usa e deputata per il Partito repubblicano, in dissenso totale da Trump; Ndr) è tornata nel nostro campus per tenere una conferenza. Non sono d’accordo su molto di ciò in cui crede, e quando era una studentessa sembrava una piantagrane. Ma è diventata una piantagrane nel senso migliore, disposta a scommettere tutta la sua carriera sulla difesa della nostra fragile democrazia. Abbiamo bisogno di persone come lei». Definiti i parametri della politica resta la domanda sui diritti. Dai suoi libri si evince che non sono un concetto astratto, ma debbono essere commisurati alle condizioni concrete in cui vivono gli esseri umani. Può spiegarlo? «Le scelte di ciascuno di noi sono fatte in condizioni sociali concrete, appunto. Dal momento che le donne hanno il diritto di essere libere dalla violenza maschile, quel diritto deve essere reso reale: dalle leggi che rendono reato le aggressioni sessuali, dal lavoro delle forze dell’ordine che fanno rispettare le leggi e dall’istruzione pubblica che informa i giovani cittadini sull’importanza dell’autodeterminazione femmi-



Dall’alto: Olga Tokarczuk, Premio Nobel Letteratura ; la politica Liz Cheney, figlia dell’ex presidente Usa. A destra: un recente raduno a sostegno dei candidati repubblicani, in Ohio

le che l’azione faccia progredire le donne e la loro causa». E allora rendiamo esplicita la domanda sui limiti. Le femministe ucraine, polacche e in genere dei Paesi dell’ex blocco sovietico sottolineano di non essere comprese dalle sorelle in Occidente. Il dissenso verte intorno alla questione della guerra e l’invio delle armi a Kiev. Lei cosa ne pensa? «La guerra di Putin contro l’Ucraina è qualcosa di orribile e Biden ha ragione a sostenere Kiev e a inviare armi. L’unico modo per prevenire le guerre di conquista più ampie è restare saldi in difesa degli alleati. Abbiamo imparato questa lezione dall’esperienza degli anni Trenta». Olga Tokarczuk, Nobel per la Letteratura, dice spesso che il romanzo è l’invenzione più bella della modernità perché permette di dire cose che la filosofia in senso stretto non può dire e quindi di comprendere il mondo. Lei da sempre è interessata alla Letteratura, l’ ha praticata, cita spesso i classici greci.
nile e inviolabilità dei corpi. Altrimenti “il diritto” è solo una parola scritta su un pezzo di carta. Lo stesso vale per tutti gli altri diritti. Le persone non hanno il diritto alla libertà di parola semplicemente perché hanno idee e sanno parlare. Devono avere quello che io chiamo la “capacità” di parola, cioè una situazione in cui la libertà di parola non è soppressa né è impedito il suo esercizio». L’esempio che ha appena fatto riguarda le donne. E in questa conversazione la situazione delle donne è stata molto presente. Del resto, l’universo che vedeva al centro il maschio bianco è stato decostruito dal femminismo. Ma quali sono i limiti del pensiero femminista? «Non sono sicura di essere del tutto d’accordo con la formulazione della sua domanda. Ci sono molte varietà di femminismo e molti disaccordi, alcuni produttivi e altri meno. Ma tutte le femministe sono unite nella convinzione che le donne subiscono ingiustizie ovunque e che dobbiamo combatterle: in ambito politico e a casa. Mi chiede del pensiero? Ogni pensiero ha sempre dei limiti: serve quindi un attivismo coraggioso. Ma senza che il pensiero femminista diriga l’azione è improbabi-
«Penso che tutte le arti siano essenziali per comprendere il mondo. In questo momento sto scrivendo due libri sulla musica: uno sull’opera e il suo rapporto con i valori dell’Illuminismo (incentrato su Mozart, ma anche su Beethoven e Verdi), l’altro su “Il Requiem di guerra” di Benjamin Britten e su come la musica ci aiuti a capire gli orrori della guerra e a muoverci, per quanto possiamo, verso un mondo di pace e di amore fraterno». Ma in fondo, quanto sono importanti nel nostro sistema di valori i principi filosofici e quanto conta la contingenza, il caso? «Rispondo così: non sappiamo mai cosa ci aspetta, quindi dobbiamo sviluppare principi che siano flessibili e ci preparino ad adattarci al mondo mentre cambia».
Il signore dei nonsense
topi abbandonano l’aereo che I cade?... Ennio Flaiano, di cui quest’anno si festeggiano i cinquant’anni dalla morte, era un indipendente. Un indipendente, diceva Geno Pampaloni, che viveva nella solitudine dell’intelligenza.
Dove per intelligenza si intende la versatilità - quel suo essere giornalista, sceneggiatore, scrittore, geniale aforista, che attraverso l’acume metteva in prospettiva la realtà, seppur, come scriveva in una lettera a Enzo Forcella, detestasse essere trovato divertente, perché lui non si divertiva affatto. Si sarebbe detto il contrario a vederlo scendere in via Veneto dopo aver incrociato
Brancati in bicicletta. Si sarebbe detto un burlone a vederlo inseguire una ragazza con il fisico da modella, fermarla e invitarla a mangiare di più: «La prego, lo faccia per me!».
Era uno degli sceneggiatori più richiesti: aveva scritto per Fellini (“La dolce vita, “I vitelloni”, “8 e mezzo”, ecc.), ma anche per Rossellini, Lattuada, Pietrangeli, Risi, Antonioni, Monicelli,
Zampa, Ferreri. Era nato a Pescara ma visse a Roma, sempre. La amava e la odiava; la sapeva raccontare come nessuna altro, soprattutto nei film. «Sto lavorando con Fellini e Tullio Pinelli a rispolverare una nostra vecchia idea per un film, quella del giovane provinciale che viene a Roma a fare il giornalista.
Fellini vuole adeguarla ai tempi che corrono, dare un ritratto di questa società del caffè che folleggia tra l’erotismo, l’alienazione, la noia e l’improvviso benessere...». Leo Longanesi gli disse dopo averlo conosciuto: «Che aspetta? Non perda tempo, vada, vada. Vada a scrive-
Cinquant’anni fa moriva lo scrittore e sceneggiatore Ennio Flaiano. Lasciando un’eredità di acume e intelligenza , ironia e malinconia più viva che mai
di Gaia Manzini
re». E infatti Flaiano scriveva, non solo per il cinema. A ventitré anni, cominciò la sua attività di giornalista. Scrisse su Oggi, Documento, Mondo, Il Corriere della sera, L’Espresso, Il Risorgimento liberale, Omnibus. E non solo, continuava a scrivere anche in altre forme, in altre posture. Come se in quella sua prismaticità e in quel suo trasformismo ci fosse un evitamento: uno sfuggire all’impossibilità di dare un senso alla vita.
Nel “Diario degli errori”, che tenne per vent’anni dal 1950, il suo sguardo si frammenta. La realtà è quel ragazzo scorto per caso a Valenza che giocava da solo a guardie e ladri, facendo entrambe le parti: correndo, sparando e cadendo, prima come ladro e poi come gendarme. La vita prende un senso e poi quello opposto, perché se c’è la Divina Provvidenza, c’è sicuramente anche la “Divina Imprevidenza”, altrettanto vigile. E poi «un corso delle cose, che non è giudicabile». E quel corso delle cose, talvolta - per puro caso - può essere generoso; come quel 22 agosto in spiaggia, quando il teatro viaggiante declamava dall’altoparlante il canto V dell’Inferno e intanto, come colombe dal disio chiamate, arrivarono quattro reattori a fare le loro bellissime evoluzioni sopra la linea dell’orizzonte.
Il caso, che torna e ritorna in tutta la sua opera. «Se potessimo saperlo avremmo una chiave della sua storia. Invece così ci appare non più importan-



te di una partita a dadi, dove tutto è affidato al caso», scrive nel suo primo e unico romanzo, “Tempo di uccidere” (1947), con il quale vinse il premio Strega. Il caso come aspetto tangibile di un mondo privo di scopo e direzione. È per puro caso che il camion su cui viaggia il protagonista, un ufficiale che ha preso parte all’invasione italiana in Etiopia, si rovescia. L’ufficiale prosegue il suo viaggio a piedi in cerca di qualcuno che curi il suo terribile mal di denti, ma poi si perde. Quella che ha intorno è una realtà allucinata dal caldo, come calata in un quadro del doganiere Rousseau, con la vegetazione che nell’afa assume l’aspetto di animali impagliati. E mentre cammina senza un’idea precisa del percorso da compiere, intravede tra gli arbusti una ragazza. La donna si sta lavando, strofina la pelle come se il corpo non le appartenesse. Ha un fazzoletto in testa portato con tanta regalità da farla sembrare vestita. L’ufficiale le chiede indicazioni e lei gli risponde, ma a quel punto lui non è più interessato al suo mal di denti. Vorrebbe andarsene, ma non ci riesce. Si trattiene con quella donna incontrata per pura fatalità, fa l’amore con lei, e non se ne andrebbe mai più. Poi, all’improvviso, succede che l’uomo scorge un’ombra nella boscaglia, potrebbe essere un animale, oppure un agguato, e allora, terrorizzato, spara. Quando torna dalla donna, però, la trova ferita. La pallottola è stata de-
Da sinistra, in senso orario: Ennio Flaiano con Federico Fellini e Anita Ekberg, sul set del film “La Dolce Vita”; lo scrittore con una copia di “Un marziano a Roma”; Vittorio De Sica e Flaiano sul set di “Vergine moderna”
viata da una pietra e ha colpito la ragazza al ventre. L’uomo la fa sdraiare, l’accarezza, ma è troppo tardi per prendersi cura di lei. La ferita è profonda e insanabile, e allora per pietà la finisce: spara il suo colpo attraverso il turbante bianco. Si è trasformato in un assassino; ancora una volta per colpa del caso. Dopo averla seppellita con amore, se ne andrà senza andarsene mai.
C’è qualcosa di inspiegabile nella realtà, sembra ripetersi l’autore. «Quando credo di essere, non sono. Di avere, non ho»: la Mostra a lui dedicata, al 39° Festival internazionale del film di Locarno, aveva scelto questa didascalia per accompagnare la fotografia di copertina in cui Flaiano appare tra le luci argute e le ombre malinconiche del suo viso. Per Carlo Bo, Ennio Flaiano è il primo a essere colpito dall’universale tristezza delle cose. Lui che aveva una figlia amatissima, Lelé, malata di encefalite e preda di continue crisi epilettiche. «C’ è un amore», confessò Flaiano ad Aldo Tassone, «quello che ho io per mia figlia o quello che ha mia moglie per mia figlia, che è un amore purissimo». Un dramma che proteggeva con la sua discrezione, il suo essere appartato. E allora se tutto è demandato al caso, non si può che essere estatici osservatori dei nonsense: gli eventi inspiegabili che popolano la realtà; come il camaleonte che se ne va per la foresta africana con una sigaretta in bocca. Oppure come “i divorziati” del “Diario degli errori”: un giornalista lascia la moglie per una mannequin, ma nel frattempo la mannequin sposa un omosessuale perché molto affezionata al cane di quest’ultimo, e così il giornalista