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Manfellotto
from L'Espresso 46
by BFCMedia
di BRUNO MANFELLOTTO Se in Eur o p a si am o antip ati ci è an ch e c o lp a n o stra
Dice il sagg io che nei rapporti umani non conta solo ciò che sei, ma anche ciò che g li a ltri pensano di te. È così anche in politica . Specie nelle relazioni internaziona li. Preg iudizi? Certo, non mancano, ma spesso si fondano su dati di fatto. E dunque se si v uole capire perché tanti in Europa g iudichino poco affidabile l ’Ita lia, e sia sempre così difficile muoversi a Bru xelles, e poi «i francesi che s’ incazzano… che le ba lle ancor g li g irano» (copy right Paolo Conte), sarebbe necessario non solo sbandierare l ’orgog lio na-
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ziona le, ma prendere atto dei rimproveri che ci vengono da partner e a lleati. Non per punirci, ma per rimediare. Seg ue breve elenco.
Della questione immigrati si è detto molto, e però: è vero che quest’anno sono stati accolti 90 mila uomini, donne e bambini in f uga da g uerre, torture e miseria, e ben trattati come i francesi se lo sog nano, ma è anche vero che una volta arrivati vanno a ltrove, in cerca di un lavoro che qui non c’è. R isu ltato, in rapporto a lla popolazione l ’Italia ospita ogg i la metà deg li immig rati dell ’Austria, e molti meno di Grecia o Spag na . Le richieste d ’asilo qui sono la metà che in Francia, un quarto che in Germania, e i rif ug iati sono 130 mila, un paio di stadi di ca lcio: in Germania sono quattro volte tanto. Ce lo rinfacciano quando chiediamo aiuto ag li a ltri; ce lo rinfacceranno presto ai prossimi tavoli di trattativa .
Un mio cugino tedesco, per esempio, og ni volta che g li parlo dei nostri g uai, tira f uori il solito campionario. Mi ricorda che da anni l ’Ita lia detiene il record del debito pubblico, che a lle nostre spa lle c’è un ven-
tennio di crescita a llo zero v irgola; che però vantiamo il primo posto in Europa, contemporaneamente, sia per risparmio privato che per evasione fisca le, e nonostante questo il governo Meloni-Sa lv ini pensa di premiare chi paga meno tasse (flat ta x, contanti a go-go, riduzione d ’ imposte, condoni). A ltissima è la spesa per le pensioni, il doppio della media Ocse. La g iustizia è lenta o non f unziona; la burocrazia è appesantita e frenata da legg i e regolamenti; la crimina lità organizzata a llunga i tentacoli su lle attiv ità economiche e finanziarie a llontanando g li investitori stranieri. Sette-otto italiani su dieci denunciano al fisco una casa di proprietà, a volte più di una, ma su questa pagano meno tasse di altri, per esempio la metà dei francesi, e non solo perché la prima casa è esentasse, ma per v ia dei valori catastali spesso irrisori pure per appartamenti ampi e costosi nel centro storico delle città.
Non basta . Il Pnrr, Piano Marsha ll deg li anni Duemila, ha concesso a ll ’Ita lia più soldi che a tutti g li a ltri, 122 miliardi e mezzo in prestito più 69 a fondo perduto. Ma in cambio Bru xelles ha chiesto di approvare fina lmente un pacchetto di riforme utili a svecchiare, innovare, mig liorare un sistema per molti versi bloccato. Eppure, i primi messagg i del nuovo governo sono andati in direzione ostinata e contraria: a l suo esordio, Meloni ha cassato la norma che apriva la concorrenza tra ta x i, cincischiato su lle concessioni ba lneari, dimenticato la rev isione del catasto, rimandato la riforma della g iustizia firmata da Marta Cartabia .
Siete sempre gli stessi, commenta l ’ implacabile cugino. Ora, per carità, si può anche arrivare alla conclusione che ci sta bene così, che questo è il migliore dei mondi e che proprio quelli che gli altri giudicano limiti e difetti hanno garantito alla maggior parte degli italiani la migliore v ita possibile. E vabbè, però almeno non dov remmo far finta di non capire perché in Europa, parafrasando Luca R icolfi, «siamo antipatici».
Debito pubblico record, ma anche risparmio privato. Richieste di aiuto e un tenore di vita invidiabile. Il lungo elenco delle lamentele dei nostri alleati
di CAMILLE VIGOGNE LE COAT Ma cr on l ’e qui li bri st a, fer m o e um an o sui mi g ranti
L’idillio è stato (molto) breve. Diciotto giorni precisi sono intercorsi tra il primo incontro Meloni-Macron a Roma, il 23 ottobre, e la prima crisi diplomatica tra i due Paesi, il 10 novembre, conseguenza del rifiuto italiano di concedere l’autorizzazione allo sbarco dei 234 migranti a bordo della Ocean Viking. L’imbarcazione della ong Sos Méditerranée è finita nel porto di Tolone, in Francia, suscitando l’ira del governo francese. Le misure di ritorsione sono state annunciate con effetto immediato. Per cominciare, la sospensione dell’accordo firmato a giugno scorso, che prevede l’accoglienza da parte della Francia di 3.500 migranti provenienti dall’Italia. Ma anche l’invio immediato di 500 poliziotti al confine italo-francese. La Francia ha inoltre chiesto sanzioni da parte degli altri Paesi europei.
Come spiegare una risposta così categorica? La durezza della reazione dimostra il nervosismo dell’esecutivo francese: l’episodio non può ripetersi una seconda volta. Il rischio politico è troppo importante. Di sicuro, non è una novità: a giugno 2018, Emmanuel Macron aveva rifiutato di far accostare l’Aquarius a Marsiglia. «Avere umanità non implica necessariamente farsi guidare dall’empatia. Se avessi seguito questa strada, non avrei fatto altro che rinforzare gli estremismi xenofobi», aveva dichiarato l’inquilino dell’Eliseo. Quattro anni più tardi, i consiglieri del presidente giustificano il cambiamento di rotta sulla base della «dimensione umanitaria» e dei numerosi minorenni a bordo, ma senza tardare a sottolineare il carattere eccezionale dell’accoglienza. Sono cinque anni che Emmanuel Ma-

Il presidente francese Emmanuel Macron alla Cop27 di Sharm el-Sheikh, in Egitto cron gestisce con difficoltà il tema dell’immigrazione, sottoposto a una doppia pressione. Da un lato, la sinistra che lo accusa di applicare una politica disumana nei confronti dei migranti, in particolare a seguito della promulgazione, nel 2018, di un’ennesima legge restrittiva sull’immigrazione (aumento della durata della detenzione amministrativa, riduzione dei termini per presentare una domanda di asilo, ecc.). Dall’altro, la destra e l’estrema destra di Marine Le Pen che si sono specializzate nel denunciare l’impotenza del suo governo nell’imporre una riduzione del numero di clandestini presenti sul territorio. In equilibrio tra le due fazioni, Macron naviga con difficoltà su un crinale stretto invocando a gran voce «fermezza» e «umanità». A Parigi, la polemica è subito diventata nazionale. «Oggi il nostro Paese ha ceduto attraverso la voce del suo dirigente», ha dichiarato Marine Le Pen, anticipando una lunga serie di altre navi. Alcune affermazioni sono più difficili e sorprendenti di altre… L’attacco più feroce è venuto da Gérard Collomb, l’ex ministro dell’Interno e mentore di Macron, ormai in rotta di collisione con il presidente. «Accogliendo l’Ocean Viking, si apre una breccia», ha allertato Collomb che vede nel gesto del presidente «una svolta pericolosa nella gestione della politica migratoria del Paese».
E se Emmanuel Macron, alla costante ricerca del consenso, avesse voluto controbilanciare il suo incontro con Giorgia Meloni? A Parigi, il colloquio discreto è stato molto criticato. Macron è stato, infatti, il primo capo di Stato europeo a incontrare la leader di Fratelli d’Italia. «Una banalizzazione senza confini dell’estrema destra», ha detto il capo dei socialisti Olivier Faure. Argomenti, questi, spazzati via dai membri della maggioranza. «La tradizione francese è una tradizione di accoglienza. C’è il diritto, ma c’è anche quello che si deve fare in quanto esseri umani», ha dichiarato la presidente dell’Assemblea nazionale, Yaël Braun-Pivet. A volte, può anche succedere che l’interesse politico incontri il dovere di umanità.