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La parola
from L'Espresso 46
by BFCMedia
sbarcare
Il “ lunario” era una sorta di almanacco che segnava tutte le fasi dell’anno, con riferimento particolare all’agricoltura e in base ai movimenti del nostro satellite; pian piano, passò a designare l’anno e «sbarcare il lunario» divenne un modo per esprimere il successo di aver vinto contro la miseria anche per quei dodici mesi. Molti italiani hanno ripreso a considerare un’impresa quel farcela, alla fine anche solo del mese, a pagare tutto e avere anche la pancia moderatamente piena, ma per qualcuno lo «sbarco» non è questione di debiti, di scegliere se cenare con la carne o con il pesce, di rimandare al mese venturo l’acquisto di un capo: per i migranti in mare «sbarcare» è letteralmente essere stati scelti per vivere o morire, secondo un’interpretazione, come minimo, arbitraria. E già, li avevamo dimenticati, nell’emergenza sanitaria del Covid-19 di questi ultimi anni e, vedi un po’, si affrettano a disturbarci adesso che l’Italia è lì lì per diventare una Patria sicura e meravigliosa, che tutto il mondo eleggerebbe a proprio eden, tranne gli italiani che sempre di più cercano altri lidi per poter almeno lavorare. E ritorna in mente la figura di Rackete, quando si sentono le parole ferme di Ebeling, che rifiuta di lasciare il porto di Catania, 568 persone a bordo, obbedendo a una legge che se ne frega degli equilibrismi e dei salvataggi selettivi, legge internazionale e dettato morale. E mentre il ministero degli Interni prova a scaricare la responsabilità sui capitani, ora più che mai coraggiosi, poteva tacere chi avevamo lasciato al Papeete? È sbarcato alle Infrastrutture e alla Mobilità sostenibili, si muove; quanto sia sostenibile, in questo giochetto da irriducibile duro con la fissazione contro i migranti, lascio giudicare agli italiani, brava gente.
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