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Ergastolo ostativo da cambiare Pietro Grasso 30 Contro la “paura della firma”regole chiare e trasparenti Tommaso Miele 33 Gratta e ricicla Rosaria Capacchione 34 La giustizia secondo Nordio, mix di idee contraddittorie Nicola Graziano 37 Governati da un ologramma Fabio Chiusi 38 Che fine ha fatto il “green deal” Eugenio Occorsio 40 Energia verde quanto mi costi Alessandro De Pascale 44 I forzati delle politiche migratorie Andrea Segre 48 Parigi-Berlino, l’asse spezzato Michel Derdevet 52 Il patto immobiliare francese per rifilare un palazzo alla Ue Federica Bianchi 57 I proiettili che mi hanno cambiato Aristide Barraud 58 “Siamo sopravvissuti, non reduci per sempre” Leonardo Petrini 60 Il terrore casa per casa Sabato Angieri 64 Diari di guerra graphic novel di Nora Krug 68 Se l’America chiude i rubinetti Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni
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Strat eg i e mi lit ari SE L’AMERICA C H I U D E I RUBINETTI
DI MANUELA CAVALIERI E DONATELLA MULVONI
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DA WASHINGTON DC
s long as it takes». Se questo
Amantra continua a tuonare nei corridoi della Casa Bianca, l’eco della promessa di sostegno «fino a quando sarà necessario», nelle ultime settimane, arriva flebile in Ucraina. Kiev teme i risultati che usciranno dalle urne americane, in occasione delle elezioni di metà mandato per il rinnovo del Congresso. I sondaggi parlano di un’onda rossa e prevedono che i repubblicani non solo riprenderanno la maggioranza alla Camera, ma avranno buone chance anche al Senato.
In dubbio non c’è il sostegno bipartisan all’Ucraina nel breve periodo, ma la tenuta e la consistenza dell’impegno se i tempi della guerra dovessero allungarsi. All’interno del partito repubblicano aumentano le voci che chiedono conto degli ingenti finanziamenti elargiti finora dagli Usa. La minaccia di non firmare «assegni in bianco», come ha detto Kevin McCarthy, leader della minoranza alla Camera, lasciando intendere la chiusura dei rubinetti, non è più una posizione isolata. E la contingenza economica incalza: l’inflazione molto alta sta piegando gli statunitensi e la loro solidarietà.
Sin dai primi giorni dell’invasione della Russia, Washington ha garantito il suo sostegno al presidente ucraino Zelensky impegnando per la causa quasi 60 miliardi di dollari, tra cui 18 in materiale bellico. Ultimo, un pacchetto da 275 milioni costituito soprattutto da munizioni aggiuntive per le armi già in loco, compresi gli Himars, i sistemi missilistici ad alta mobilità.
«Hanno detto che se vinceranno, non continueranno a finanziare l’Ucraina contro i russi. Questa gente non capisce. È una questione molto più grande dell’Ucraina: è l’Europa orientale. È la Nato», ha ammonito il
CON LE ELEZIONI DI METÀ MANDATO, NEGLI USA CRESCONO DUBBI E MALUMORI SULLA PORTATA DEL SOSTEGNO DA FORNIRE ALL'UCRAINA QUALORA L'INVASIONE RUSSA SI PROLUNGASSE

presidente americano Biden, durante una raccolta fondi a pochi giorni dalle elezioni. In realtà, otto mesi di guerra qualche dubbio lo hanno insinuato anche in alcuni legislatori democratici. Ha creato imbarazzo l’appello per negoziazioni dirette con Mosca di una trentina di deputati progressisti, firmatari di una lettera poi ritirata a seguito delle scontate rimostranze della Casa Bianca.
La domanda riguarda la strategia in Ucraina, in una guerra che si teme possa diventare infinita. Ci si interroga su un piano dai contorni sfumati, data l’imprevedibilità di un avversario come Putin. L’impegno di Biden, comunque, non conosce tentennamenti e supera di gran lunga quello dei predecessori. Obama, ad esempio, nella crisi del 2014 si era rifiutato di fornire armi letali agli ucraini, puntando invece all’addestramento. Trump, pur sbracciandosi per migliorare le relazioni con Mosca, aveva approvato un pacchetto di aiuti e l’invio di missili Javelin anticarro. Ma aveva incluso la richiesta di un “favore” a Zelensky, quello di indagare su Hunter, figlio di Biden, e i suoi rapporti con la società energetica ucraina Burisma. Operazione costatagli un impeachment nel 2019.
«La stanchezza dell’opinione pubblica inizia a farsi sentire. In realtà, pensavo che sarebbe arrivata prima, sono molto sorpreso della solidarietà che hanno espresso gli americani», ci dice Sean McFate, esperto di strategie militari dell’Atlantic Council: «Le questioni interne influiranno, così come potrebbero diventare un problema i rifugiati ucraini che iniziano a stabilirsi nel nostro Paese. E se poi all’America venisse chiesto di pagare il conto del riscaldamento dell’Europa? L’inverno non aiuta».
Ma soprattutto non aiutano le minacce di un attacco nucleare arrivate direttamente dalla bocca del presidente russo Putin. E neanche la risposta nebulosa di Biden, «il rischio Armageddon» che evoca la catastrofe atomica.
«La Casa Bianca vuole comunicare al mondo di avere la situazione sotto controllo. Però credo che nello Studio Ovale sia ancora vivo un dibattito con posizioni molto diverse», precisa McFate: «È difficile fare previsioni. In Russia l’azione nucleare non dipende dalla decisione di un’istituzione politica, ma di un solo essere umano. E nessuno può entrare nella testa di Putin. Sono pericolose, però, le posizioni avventate. Ad esempio, quella del generale in pensione David Petraeus, che ha ipotizzato che in caso di attacco nucleare potremmo distruggere le loro forze armate e le flotte sul Mar Nero. E se poi la Russia lanciasse bombe atomiche su Washington e New York?». Di «conseguenze catastrofiche» per la Russia ha parlato il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan. L’ultima diffida di questa portata risale a sessant’anni fa, quando Kennedy garantì che qualsiasi missile balistico lanciato da Cuba sarebbe stato considerato un attacco sovietico agli Usa. L’espressione conseguenze catastrofiche sembra includere qualsiasi cosa, dai gravi danni all’econo-
Bandiere dell’Ucraina, dell’Unione europea, degli Stati Uniti d’America e della Nato sventolano a Washington Square Park, a New York, durante una manifestazione del febbraio scorso contro l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia
Manuela Cavalieri Giornalista Donatella Mulvoni Giornalista

mia russa agli attacchi militari sul territorio, sottolinea su “Foreign Policy” Michael Auslin, ricercatore della Stanford University : «Questa ambiguità strategica di astenersi dal rivelare specificamente dove, quando e quale sarà la risposta scelta da Washington è una tattica consolidata, progettata per creare incertezza e rafforzare la deterrenza. Questo approccio è stato adottato soprattutto in relazione a Taiwan: non sapendo come reagiranno gli Stati Uniti, è difficile per la Cina calcolare i propri rischi. Dal punto di vista della deterrenza classica, togliere l’opzione nucleare dal tavolo indebolisce la posizione degli Stati Uniti, perché, se Putin non teme una risposta equivalente, potrebbe decidere che il rischio vale la pena».
Ad aumentare gli interrogativi è il piano sulla National Defense Strategy - presentato nei giorni scorsi dal Pentagono - in cui la Russia viene definita «minaccia acuta». La classificazione sembra far pensare a un ridimensionamento del problema. Arrivato dopo mesi di ritardo, il documento, invece, descrive come «sfida a lungo termine» quella cinese, con Pechino pronta a raggiungere circa 1.000 testate nucleari entro il 2030. Emerge un dato fondamentale: gli Stati Uniti abbandonano la dottrina del «no first use» e non escludono di usare per primi le armi nucleari.
La National Defense Strategy non soddisfa i repubblicani, che lanciano l’allarme sull’effettivo stato di salute della forza militare americana. Debole, secondo la classifica dell’Index of U.S. Military Strength, il rapporto per il 2023 che gira tra le scrivanie di media e politici di destra. A stilarlo è il think tank conservatore Heritage Foundation. «L’esercito americano rischia sempre più di non essere in grado di soddisfare le esigenze di difesa degli interessi nazionali vitali dell’America, logica conseguenza di anni di finanziamenti insufficienti, di priorità mal definite», si legge. L’indebolimento sarebbe evidente soprattutto per marina e aeronautica.
«Se fossimo coinvolti attivamente in una guerra in Europa saremmo pronti, però non saremmo capaci di fare nient’altro nel mondo e questo potrebbe dare l’opportunità alla Cina di invadere Taiwan o alla Corea del Nord di attaccare quella del Sud. L’amministrazione Biden continua a promettere supporto a tutti, ma dobbiamo aumentare il budget per
la difesa», ci spiega Dakota Wood, ex ufficiale e oggi responsabile delle ricerche dell’Heritage Foundation nel settore della difesa.
In realtà, il budget è già ingente: ogni anno vengono spesi oltre 700 miliardi. «L’America è ancora una grande potenza mondiale. Ma per l’Heritage Foundation il concetto di guerra è fermo all’era giurassica», replica McFate. La verità è che i numeri non rendono la reale forza.
«Dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli Usa hanno portato a casa pochi risultati. Se bastasse la forza militare, non si spiega perché non abbiamo sconfitto i talebani, non abbiamo vinto in Iraq o in Vietnam contro uomini in ciabatte». Non si vincono le guerre non convenzionali con armi e strategie convenzionali. «Sappiamo che è fondamentale la cyber security, che l’America deve migliorare, il ruolo della disinformazione, la gestione della strumentalizzazione di problemi come quello dei migranti, solo per fare alcuni esempi».
WASHINGTON VUOLE COMUNICARE AL MONDO DI AVERE LA SITUAZIONE SOTTO CONTROLLO, MA NON È CHIARO QUALE SAREBBE LA SUA RISPOSTA IN CASO DI AZIONE NUCLEARE DA PARTE DI MOSCA
L'ANNIVERSARIO
Il presidente degli Stati Uniti d'America, Joe Biden, ricorda l'assalto al Congresso a un anno di distanza parlando nella sala delle Statue di Capitol Hill, a Washington. Un assalto che definisce come insurrezione armata contro la democrazia
I GIGLI DI NOL A TRA FOLKLORE E CULTO : L’ EVEN TO NOL ANO CONQUISTA PRO CIDA
Sono stati migliaia i turisti che si sono lasciati conquistare dal fascino della Festa dei Gigli di Nola. La spettacolare kermesse in onore di San Paolino ha letteralmente conquistato l'isola di Procida.
Da lunedì 17 fino a Domenica 23 Ottobre, Piazza Marina Grande nell'isola di Arturo ha ospitato i momenti culturali e di intrattenimento legati alla Festa dei Gigli di Nola. Un evento reso possibile grazie alla sinergia tra il Comune bruniano, l'Associazione Festa Eterna – Mamma Nola, la Fondazione Festa dei Gigli e tutte le associazioni locali grazie al Protocollo d’Intesa siglato tra le due città. Sette giorni ricchi di attività e di promozione della Festa Eterna affidate eccezionalmente a un gruppo di giovanissimi diciottenni, destinatari di una borsa di studio speciale per aver ottenuto il massimo dei voti all'esame di maturità lo scorso mese di luglio. La borsa di studio è stata interamente finanziata da Associazione Mamma Nola. Per tutto il periodo di permanenza sull'isola sono stati loro gli “Ambasciatori delle tradizioni culturali nolane”. Sono state tre le tavole rotonde che hanno animato il dibattito culturale sulla Festa, grazie a relatori impegnati in campo universitario e della ricerca, esponenti politici locali e regionali con le preziose testimonianze dei protagonisti della kermesse nolana, come capi paranza, musicisti, cantanti e cartapestai. Mercoledì 19 Ottobre ha preso ufficialmente il via la settimana di eventi dedicati alla città di San Paolino nell'ambito delle iniziative di "Procida Capitale della Cultura 2022". Piazza Marina Grande si è trasformata in un salotto culturale con dibattiti e confronti stimolati dai protagonisti della Festa, a cui hanno preso parte anche Carlo Buonauro, Sindaco di Nola, Leonardo Costagliola, Assessore al Turismo del Comune di Procida, i rappresentanti delle associazioni dell'isola e membri del mondo universitario, di studio e ricerca e del settore turistico regionale. Lo stesso giorno si è tenuta la prima Tavola rotonda: “Valorizzazione e tutela della cartapesta” alla quale ha partecipato la dott.ssa Nadia Murolo, Dirigente Politiche Culturali della Regione Campania, Prof. Saverio Carillo, docente Università Luigi Vanvitelli e la dott. ssa Paola Pagliuca di Fondazione I.T.S. BACT Napoli. L’appuntamento è stato moderato da Stefania Sirignano di Radio Punto Zero. Giovedì 20 Ottobre si è svolta la seconda Tavola rotonda: “La Tradizione popolare – Corporazione, Cullatori, Paranze”. Hanno partecipato Antonio Napolitano, Tino Simonetti; i capi paranza Lello Guerriero, Francesco Pollicino, Luca Iorio e Felice Aruta; Ciccio Franzese, Presidente Corporazione storica degli Ortolani con la presenza del gonfalone centenario; le botteghe d’arte Tudisco e Nal; il Priore Matteo Germinario della Congrega dei Turchini e Giuseppe Lavadera, Pres. Ass. “L’isola dei Misteri” di Procida. Ha moderato l’incontro Alberto Isidoro di Videonola. Venerdì 21 Ottobre è stata organizzata la terza Tavola rotonda: “La Festa dei Gigli di Nola, in onore di San Paolino” alla presenza dell’Assessore al Turismo di Procida Leonardo Costagliola, il Sindaco di Nola Carlo Buonauro, la prof.ssa Katia Ballacchino, Università degli Studi di Salerno, la prof.ssa Piscitelli Teresa, Università Federico II di Napoli e il prof. Raffaele Palumbo, Università Luigi Vanvitelli . A fare da scenografia la presenza della Barca, simbolo della Festa, che è rimasta esposta per l’intera settimana. Si è tenuta anche una mostra dedicata agli obelischi di legno e cartapesta con le immagini più rappresentative della manifestazione popolare e un momento riservato al filosofo nolano Giordano Bruno con gli attori della “Compagnia Teatrale Nolana Pipariello”. Sabato 22 ottobre, a chiudere la settimana di appuntamenti, lo scambio culturale tra le due comunità con un omaggio musicale della fanfara nolana dei F.lli Forino e dei cantanti Enrico Bernardo. Prima della processione dei gonfaloni delle bandiere delle Corporazioni e della Santa Messa presso Abbazia San Michele Armando della Pia, Salvatore Minieri e Rosario Caccavale si sono esibiti interpretando alcuni brani caratteristici della Festa. La Santa Messa è stata celebrata da Monsignore Michele Del Prete e animata dal Coro Polifonico San Leonardo, grazie alla preziosa collaborazione di Rino D’Orio. "Un successo strepitoso - dichiara Carlo Fiumicino, promotore dell’evento – a seguito di un anno intenso di duro lavoro per mettere insieme tutti i tasselli, necessari alla promozione della nostra amata Festa in un contenitore straordinario come “Procida 2022 - Capitale Italiana della Cultura”. Un ulteriore traguardo, - prosegue Carlo Fiumicino - dopo Brescello e Parma, che ci ha consentito di approfondire alcune tematiche importanti quali la ricettività turistica, ma anche di far conoscere le antiche tradizioni delle arti e dei mestieri su cui si fondano le nostre botteghe artigianali e le storiche Corporazioni. La Festa dei Gigli non è esclusivamente spettacolo e folklore, racchiude anche molteplici altre componenti essenziali per il nostro patrimonio storico, culturale e religioso. Ringrazio infinitamente l'Amministrazione Comunale di Procida per l'accoglienza e per aver creduto nel nostro progetto promozionale. Un sincero abbraccio all’assessore Leonardo Costagliola per avermi accompagnato con pazienza permettendomi di concretizzare un obiettivo alquanto prestigioso”. "Un punto di partenza o meglio di ri-partenza e non di arrivo - aggiunge Carlo Buonauro, Sindaco di Nola - Un banco di prova per ritornare a far festa in attesa di vivere il nostro evento di giugno al quale stiamo già lavorando con impegno e serietà. Rimbocchiamoci le mani perché siamo comunità festiva e di fede nel segno di San Paolino".

