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FENOMENO DEL MESE

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TEMA DEL MESE

TEMA DEL MESE

FENOMENO DEL MESE

DI WALTER FERRERI*

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LUNA E MARTE IN CONGIUNZIONE

UN ABBRACCIO CELESTE IL 21 LUGLIO NEI NOSTRI CIELI, CON URANO E GIOVE SPETTATORI

» Questa è una congiunzione virtuale: così apparirebbe Marte se si trovasse alla stessa distanza della Luna.

Tra i fenomeni celesti del mese di luglio, uno dei più notevoli è la congiunzione che si verifica la sera di giovedì 21 luglio tra la Luna e Marte nella costellazione dell’Ariete. L’avvicinamento maggiore fra la Luna e il pianeta si ha alle ore 19 del nostro Orario Legale Estivo, con la Luna che transita meno di mezzo grado a nord di Marte.

DA OSSERVARE APPENA SORGONO

Quando si verifica la minima distanza, i due corpi celesti sono sotto l’orizzonte per l’Italia, però il fenomeno è ancora notevole quando finalmente sorgono, circa un’ora dopo la mezzanotte, quando sarà già il 22 luglio. Marte è ancora lontano dall’opposizione (che avremo nel prossimo dicembre), ma brilla già come una delle

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stelle più luminose del cielo, ed è questa sua luce intensa a rendere spettacolare la congiunzione. Il suo diametro è invece ancora piuttosto ridotto (7,9”), tale da non renderlo un soggetto telescopico interessante, anche se su questo aspetto ci sono pareri contrastanti; un argomento che riprenderemo in una prossima occasione. Per un osservatore situato idealmente al centro della Terra, la minima distanza tra la Luna e Marte è di soli 0,3°; un valore così ridotto che per alcune regioni della Terra (più a est rispetto all’Italia) si ha anche l’occultazione del pianeta. Purtroppo, bisogna anche considerare che se il cielo non è più che limpido, è difficile vedere Marte proprio quando sorge, anche se la sua magnitudine è intorno allo zero. È facile che brume e foschie che stazionano abitualmente nei pressi dell’orizzonte lo “cancellino”. Inoltre, per le regioni più occidentali, la levata avviene circa mezz’ora dopo l’orario che abbiamo indicato come medio per l’Italia. La distanza angolare che i due astri presentano al loro sorgere è eccessiva per averli contemporaneamente nel campo di un comune telescopio, ma non lo è in quello di un binocolo, anche se è dotato di un ingrandimento piuttosto elevato, come può essere un 15x70. Sempre un binocolo, ma anche meno potente di questo, ci mostrerà, pochi gradi a est della Luna, la debole luce di Urano, che è di sesta magnitudine e si trova anch’esso nella costellazione dell’Ariete.

FOTOGRAFARE

LA CONGIUNZIONE

L’osservazione classica attraverso il telescopio è interessante, ma fa perdere il concetto di congiunzione, ovvero si otterrebbe lo stesso risultato se gli astri fossero a maggiore distanza l’uno dall’altro. Un avvicinamento così notevole tra la Luna e Marte è un invito per gli astrofotografi. Molto però dipende dalle condizioni atmosferiche: l’ideale è un cielo sereno e trasparente. Le focali migliori per evidenziare il quadretto celeste sono quelle che fanno distinguere bene i soggetti, ma non al punto da distanziarli fino ai bordi del campo inquadrato. Una focale ottimale si situa intorno ai 200 mm nel formato pieno (24x36 mm) o in quella del teleobiettivo classico da 135 mm per il più diffuso formato APS-C. Un aspetto positivo di questa congiunzione è la luminosità unitaria o brillantezza comparabile tra la Luna e Marte. Il nostro satellite è più vicino al Sole e quindi riceve da questo una luce più intensa, ma il pianeta riflette una percentuale di luce maggiore e i due effetti tendono così a equilibrarsi. Al contrario, un aspetto negativo (ma non più di tanto) è il forte divario di luminosità tra la Luna e le stelle circostanti. Infatti, la Luna è passata per la fase di Ultimo quarto solo il giorno precedente, con una magnitudine nell’ordine di –8, che corrisponde a una luminosità oltre mille volte maggiore di quella di Marte. Questo ci fa capire perché nelle immagini esposte correttamente per la Luna le stelle circostanti risultino sottoesposte, mentre se esponiamo correttamente per stelle, otteniamo un’immagine sovraesposta del settore illuminato della Luna. Fortunatamente, le fotocamere digitali più recenti sono dotate di sensori dalla grande “dinamica”, ovvero con una grande latitudine di posa, in grado quindi di registrare correttamente nella stessa immagine

» La Luna e Marte in congiunzione alle 3 del 22 luglio sopra l’orizzonte est. A sinistra le Pleiadi, in alto a destra, Giove (Stellarium).

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DI WALTER FERRERI

» Una congiunzione velata Luna-Marte ripresa da Andrea Rapposelli (Carnago,

VA) il 29/10/2020, Pentax K5 con Pentax 50 mm f/1,7; posa di 0,25 s a 1600 ISO.

livelli di luminosità molto differenti. I programmi di fotoritocco, inoltre, aiutano moltissimo nel bilanciare i forti divari in luminosità. Se per la ripresa si utilizza una focale normale o (meglio) un po’ grandangolare, si riesce ad avere nel campo anche Giove, che brilla circa 30° a ovest della coppia Luna-Marte. Inoltre, le focali brevi fanno apparire la congiunzione più stretta. Per questi motivi, vale la pena riprendere l’evento con focali diverse.

IMMAGINI

STEREOSCOPICHE

Una serie di fotografie ottenute a distanza di tempo l’una dall’altra possono mettere in evidenza il movimento della Luna e dare un senso di profondità. In particolare, con due di queste immagini si può ricavare una foto stereoscopica. Non è necessario attendere molto tra una foto e la successiva: un’ora è già sufficiente. Questo intervallo è condizionato dalla focale utilizzata: con le focali minori è bene attendere almeno un paio d’ore, che si riducono a mezz’ora o meno con le focali maggiori, quelle che a malapena comprendono sia la Luna che Marte. Siccome si deve riprodurre la visione binoculare dei nostri occhi, che si ha dalla distanza della visione distinta (25 cm) fino a circa 200 metri, le tolleranze sono piuttosto ampie. Ma a noi interessa una visione tridimensionale piacevole e naturale, che in genere si ottiene per oggetti posti tra 1 e 5 metri. Dal momento che la distanza media tra le pupille umane vale 65 mm, a una distanza di 3 metri (= 3000 mm) abbiamo un angolo pari a 65/3000 = 0,022

radianti, cioè poco più di un grado. Considerando le distanze da 1 a 5 metri, si ottengono rispettivamente circa 4 e 0,8 gradi. Anche con spostamenti minori o maggiori si ha la sensazione della profondità, ma meno percettibile nel primo caso, troppo forzata e artificiosa nel secondo. Questi valori angolari hanno un senso solo se sono riferiti a obiettivi di focale “normale”, come quelli da 50 mm nel 24x36, cioè in quello che nel digitale viene definito full frame. Se si utilizzano obiettivi di focale diversa, occorre variare l’angolo secondo la relazione: focale obiettivo normale/focale obiettivo impiegato. Per esempio, se si usa un 200 mm sul 24x36, si ha 50:200 = 0,25, cioè occorre uno spostamento quattro volte minore di quello calcolato, quindi circa 0,30°. A rigore, l’obiettivo normale dovrebbe avere una focale identica alla lunghezza della diagonale del sensore, ma ciò non accade quasi mai, anche se le differenze sono piccole e del tutto tollerabili per i nostri scopi. Ricordiamo che si possono ottenere ottime foto stereoscopiche anche della sola Luna, sfruttando il fenomeno delle librazioni (vedi la rubrica Cielo del mese per le date in cui si verificano le librazioni massime), che a parità di fase mostrano i dettagli in posizioni un po’ diverse rispetto ai bordi. Ma in questo caso l’immagine della Luna deve essere grande e non può comprendere quella del pianeta. Un discorso analogo vale per i pianeti, e Marte si presta molto bene allo scopo, sfruttando il suo movimento tra le stelle. Si riprende il pianeta a distanza di un numero di giorni tale da ottenere un buon effetto stereo in base alla focale utilizzata. Questa possibilità si estende a tutti gli altri corpi celesti che mostrano uno spostamento sensibile tra le stelle che fanno da sfondo. È importante che questi corpi non siano né troppo deboli né troppo luminosi, così da accordarsi armonicamente con lo sfondo stellato. Ottenute le foto stereoscopiche, si presenta il problema di come osservarle.

*WALTER FERRERI SI È OCCUPATO DI RICERCA SCIENTIFICA, DI TELESCOPI E DI ASTROFOTOGRAFIA PRESSO L’OSSERVATORIO ASTROFISICO DI TORINO. NEL 1977 HA FONDATO LA RIVISTA ORIONE. » La Luna 3D da guardare con gli occhi incrociati (il destro guarda l’immagine di sinistra e viceversa). Riprese effettuate dalla sonda Lunar Reconnaissance Orbiter della Nasa).

» La Luna e Marte in congiunzione in campo più ristretto.

A sinistra della Luna (fuori campo) si può individuare anche Urano (Stellarium).

L’ideale sarebbe servirsi degli appositi stereovisori, ma è possibile sostituirli con un paio di lenti da ingrandimento con potenza nell’ordine delle 10 diottrie, ovvero con potere di ingrandimento da 2x a 3x. Si fa in modo che le due foto nello schermo del nostro computer (o in qualsiasi altro visore) abbiano gli stessi dettagli distanti tra loro fra i 60 e i 70 mm. Le due immagini si possono anche stampare, in modo che le stampe presentino la stessa dimensione. Al primo sguardo è difficile notare la profondità, ma grazie al potere di accomodamento dell’occhio, quando si riesce a sovrapporre esattamente le due immagini, la profondità si rende improvvisamente visibile, con un effetto estremamente avvincente.

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