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DI CHIARA CHIESA* E ANDREA SOMENZI**
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SPAZIO
A POCHE SETTIMANE DAL SUO RITORNO SULLA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE, LA STORIA, LE EMOZIONI E GLI OBIETTIVI DI SAMANTHA CRISTOFORETTI. CON UNA SPERANZA: CHE SIA LA PRIMA ITALIANA SULLA LUNA
“In un certo senso è lo spazio ad aver scelto me”. Così, nel 2014, Samantha Cristoforetti inizia l’intervista della Nasa all’equipaggio della Expedition 42, la prima missione in orbita cui prenderà parte. “42”, come la risposta definitiva alla “domanda fondamentale sulla vita, l’Universo e tutto quanto”, è una coincidenza significativa per lei, che notoriamente è un’ammiratrice del genio britannico di Douglas Noel Adams e della sua Guida galattica per gli autostoppisti. Prima italiana a entrare nell’Agenzia spaziale europea e ad andare nello spazio, Cristoforetti ha conseguito il record europeo e quello femminile di permanenza oltre l’atmosfera in un singolo viaggio, ben duecento giorni (quest’ultimo successivamente superato dalle statunitensi Peggy Whitson e, poi, da Christina Koch). Oggi si appresta a stabilire un nuovo record, come prima donna
europea a svolgere un’attività extra
veicolare, in occasione della missione Expedition 68, che la riporterà sulla Iss in primavera (al momento di andare in stampa, la data di lancio non è ancora stata ufficializzata).
AVVENTURIERA… FUTURA
La futura AstroSamantha manifesta fin da bambina una passione per l’avventura, che evolve via via nel convinto desiderio di spingersi oltre il cielo.
» Samantha Cristoforetti durante diverse fasi dell’addestramento.
Cortesia Esa. COVER STORY



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DI CHIARA CHIESA E ANDREA SOMENZI
Studia ingegneria aerospaziale all’Università di Monaco, in Germania, e consegue un master in Ingegneria meccanica con specializzazione in propulsione aerospaziale e in strutture leggere. La forte attrazione per il volo è ripagata nel 2000, quando, in Italia, alle donne viene permesso per la prima volta di svolgere il servizio militare volontario e l’età massima estesa da 21 a 24 anni. Sembra il destino voglia incastrare i pezzi per lei, che non si lascia sfuggire l’occasione e accantona la carriera da ingegnera per entrare nell’accademia aeronautica. Cristoforetti cita spesso la fortuna come forza decisiva negli eventi della vita, ma è sua la qualità di coglierne le opportunità anche nei momenti più improbabili. Proprio al passaggio alla carriera operativa e dopo aver raggiunto il grado di capitano, decide di partecipare alla selezione Esa per i nuovi astronauti, nella campagna di reclutamento 2008/2009, una chance che capita ogni 10, 15 anni. La ricompensa è straordinaria: viene
selezionata il 18 maggio 2009
e, nel suo Diario di un’apprendista astronauta (pubblicato nel 2019 per La Nave di Teseo e i cui proventi vengono devoluti all’Unicef), racconta di “una gioia quieta e… un profondo sollievo” e di come, la notte in cui apprende di avere superato la selezione, sogni quando sarà finalmente a bordo della Stazione spaziale internazionale, “anch’io un puntino luminoso lassù”. Nel 2012 il sogno si traduce in una data: le viene assegnata la spedizione 42/43 sulla Iss, chiamata Futura. Entro tre anni diventerà la donna dei record.
LA PRIMA VOLTA DI TANTI PRIMATI
È il 23 novembre 2014 quando inizia la sua prima missione. Una volta in orbita, Cristoforetti si dedica a esperimenti che la coinvolgono anche in prima persona, perché deputati a comprendere gli effetti della microgravità sul corpo umano. Come Drain Brain, che analizza i flussi venosi che dal cervello arrivano al cuore; si punta allo sviluppo di tecnologie di monitoraggio non invasive da applicare sulla Terra. Un altro esperimento riguarda l’analisi del sonno: il suo obiettivo è comprendere le difficoltà degli astronauti a dormire bene. Sulla Stazione, Cristoforetti supervisiona poi il quinto e ultimo Atv, l’Automated Transfer Vehicle dell’Esa, un programma che ha portato alla produzione dei Moduli di servizio europei per la Orion della Nasa, la cui prossima destinazione sarà la Luna. Tornata a terra e concluse le attività di missione, prima guida Spaceship Eac, un team di studenti e ricercatori occupati con tecnologie per l’esplorazione lunare, poi, nell’ambito del progetto Lunar Orbital Platform Gateway, assiste lo sviluppo di un modulo abitativo, mettendo a disposizione la propria esperienza: è un passaggio che presagisce quanto potrebbe coinvolgerla in futuro. È infatti in lizza per uno dei pochi posti riservati agli astronauti dell’Agenzia spaziale europea destinati alla Luna con il Gateway. La speranza, lo si permetta a chi sta scrivendo, è di vederla presto come la prima italiana sul nostro satellite naturale.
RITORNO IN ORBITA
Il 3 marzo 2021 viene annunciato il ritorno di AstroSamantha sulla Iss. Farà parte della Crew-4 di SpaceX, il quarto volo commerciale Nasa con una capsula Dragon prodotta dall’azienda di Elon Musk (e per l’occasione completamente nuova). Con lei, tre astronauti Nasa: Kjell Lindgren, Robert Hines e Jessica Watkins, che è già stata parte di un equipaggio con Cristoforetti nella missione Neemo23, una ricerca di dieci giorni nella stazione Aquarius, sul fondo dell’Atlantico, per testare simulazioni di missioni sulla Luna e su Marte. AstroSamantha parteciperà in qualità di leader del Segmento Orbitale Americano (UsOs) nella spedizione 68, assumendo ruoli di comando che coinvolgono moduli e componenti americani, europei, giapponesi e canadesi. Già in occasione della sua prima missione, era perfettamente pronta per un’eventuale Eva, poi non concretizzatasi. Un allenamento intenso, che nella prossima spedizione potrebbe essere ricompensato – il condizionale è d’obbligo, vista la precarietà della situazione internazionale e il suo riverberarsi oltre l’atmosfera -, come annunciato lo scorso settembre all’Eac da Frank De Winne. L’esecuzione dell’uscita dovrebbe essere ospitata dal segmento russo dell’avamposto orbitante, con una tuta Orlan-GN e un probabile coinvolgimento nelle operazioni di installazione del braccio robotico europeo Era sul modulo russo Nauka. Nel ruolo di astronauta e ora capo dello UsOs, Cristoforetti è senza dubbio un esempio per chiunque
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» Nella sua prossima missione, AstroSamantha sarà leader del segmento UsOs della Stazione spaziale internazionale.
Cortesia Esa/Nasa.

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aspiri a tanto: per le donne, poi, rappresenta una immensa dose di coraggio, l’evidente prova che anche in un settore elitario e dove la rappresentanza femminile è ridotta, ce la si possa fare. È una posizione privilegiata, dice. Fondata però su competenze e capacità uguali per tutti. E a riprova di quanto detto, le nuove selezioni Esa, nel 2021, hanno visto
un aumento percentuale delle candidature femminili dal 15% del
2008 al 24%. L’Italia è risultata quarta in questo senso, ma le nostre domande nel complesso sono più che raddoppiate (da 151 a 353). Sono già noti i risultati della prima scrematura, che rendono ancora più significativa la partecipazione femminile: il 39% dei candidati rimanenti è costituito da donne.

SPACE WOMEN: NON SOLO FANTASCIENZA
Essere una donna, madre, impegnata in missioni di rilevanza mondiale è un segnale importante per la cultura italiana: indica che è possibile, anche nelle carriere e nelle operazioni tradizionalmente maschili, vedere
le donne ai più autorevoli tavoli
decisionali e aumentarne il numero che, oggi, è ancora minoritario, tanto più nel settore spaziale. Eppure già dagli anni Sessanta, in America, almeno nell’immaginario narrativo approdano tante donne spaziali, super eroine pronte a conquistare nuove galassie: da figure audaci come Uhura, comandante sull’Enterprise in Star Trek, e Barbarella, in viaggio su un pianeta ignoto per una missione di salvataggio, a figure materne come Lady Jessica, madre di Paul Atreides nel mondo di Dune, oppure villain con personalità come la Diana di Visitors. L’apice è forse raggiunto nell’Alien di Ridley Scott, che affascina il pubblico di tutto il mondo con la tenacia del tenente Ellen Ripley, interpretato da Sigourney Weaver. Da allora la presenza delle space heroes ha arricchito svariati settori; un esempio recente è la
Barbie modellata a immagine e somiglianza proprio di Samantha
Cristoforetti. Occorre tuttavia chiedersi se bastino questi esempi e la partecipazione femminile per portare al grande pubblico la consapevolezza dell’importanza delle missioni spaziali. Triste ma vera, la risposta è: non ancora. Lo scetticismo non è scomparso e gran parte del pubblico generalista percepisce gli investimenti spaziali come un’assurdità. Eppure tutti usiamo ogni giorno tecnologie come il Gps, le microcamere o sofisticati esami medici che esistono grazie al trasferimento tecnologico spaziale. Non tutti, però, ricordano Katherine Johnson, che calcolò la rotta dell’Apollo 11 per la missione lunare. Anche le Nazioni Unite vogliono dimostrare, con l’avvio nel 2020 del programma Space4Women, che le donne possono dare un contributo essenziale allo sviluppo del settore spaziale, che vede impegnate nel mondo solo il 30% dei ricercatori, il 30% di studenti Stem, l’11% di astronaute e il 6,6% di donne protagoniste di una space walk. E, ancora, solo il 19% in posizioni di leadership, con un’occupazione nel
Cortesia Esa
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settore che totalizza un esiguo 2022% di presenze femminili. Ciò detto, e contrariamente a quanto si possa pensare, in questo settore quasi esclusivamente maschile trovano occupazione e con salari decisamente alti donne che spesso stanno dietro le quinte, figure diverse come legali, medici, space architect, addette alla comunicazione, manager e business developer, astrofisiche, ingegnere, esperte di informatica e cybersecurity e anche artiste. “Non puoi essere ciò che non vedi”, ci ricorda una sorridente Sally Ride fluttuante sulla Iss. Space4Women nasce per questo, per fare conoscere le nuove donne dello spazio e renderle role model, affinché altre ragazze capiscano che studiare materie Stem può fare la differenza, per loro, le loro carriere, e il nostro futuro. D’altronde, tornando alla fantascienza, nell’ultimo Guerre Stellari è Rey a rappresentare tutti i Jedi e a decidere il destino dell’universo insieme, ma solo insieme, con Kylo Ren. AstroSamantha rappresenta anche questo: abbiamo bisogno di lei e di giovani Jedi, ora più che mai.
*CHIARA CHIESA È PR INTERNAZIONALE E SPACE ADVISOR, LEAD DI “NASA SPACE APPS CHALLENGE BRESCIA” E MENTORE DEL PROGRAMMA SPACE4WOMEN DI UNOOSA.
**ANDREA SOMENZI HA STUDIATO INGEGNERIA ELETTRONICA E DELLE TELECOMUNICAZIONI, APPROFONDISCE E INDAGA INFRASTRUTTURE SPAZIALI E TECNOLOGIE DI GESTIONE DEL CARBONIO

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» La missione prevede che Samantha Cristoforetti effettui, prima donna europea a farla, una attività extraveicolare.
Cortesia Esa.
