Bergamo Salute - 2016 - 5 – settembre/ottobre

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numero Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

CATTIVA DIGESTIONE I RIMEDI PER PREVENIRLA E CURARLA VEGANISMO PRO E CONTRO COPPIA FLIRT O AMORE VERO? PIÙ FORTI E MAGRI CON L'INTERVAL TRAINING

Sagi Rei VOLEVO FARE L'IMMUNOLOGO INVECE CANTO LA PACE CON LA MIA CHITARRA

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anno 6 - settembre - ottobre 2016


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anno 6 - settembre - ottobre 2016

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

5 Editoriale

Grazie Martina, Alberto e Oney

6 Attualità

1-16 ottobre Ritorna BergamoScienza, la scienza spiegata a tutti

SPECIALITÀ A-Z

10 Gastroenterologia

Cattiva digestione, come prevenirla e contrastarla 12 Oculistica Miopia. Un problema in aumento anche tra i giovani 14 Reumatologia Artrite reumatoide: se presa per tempo, si può curare  PERSONAGGIO 16 Sagi Rei Volevo fare l’immunologo invece canto la pace con la mia chitarra  IN SALUTE 18 Stili di vita Interferenti endocrini: il decalogo per difendersi 20 Alimentazione Veganismo, pro e contro 22 Caffè fa bene o male? È tutto una questione di quantità

IN ARMONIA

24 Psicologia

Come sopravvivere a un collega “demotivante” …e non farsi contagiare dalla sua negatività 26 Coppia Flirt o amore vero?

IN FAMIGLIA

28 D olce attesa Vaccinazioni prima e durante

la gravidanza: istruzioni per l'uso 30 Bambini Mamma, come nascono i bambini?  IN FORMA 32 Fitness Più forti e magri con l'interval training 34 Bellezza Forfora, cause e rimedi  RICETTA 44 Crumble di mele ai fiocchi e semi  RUBRICHE 46 Altre terapie Superbrain Energy per energizzare il cervello e migliorare le performance 48 Guida esami Così si fa l'autoesame del seno 50 Animali Colonie feline. Come prendersene cura

 DAL TERRITORIO 52 Onlus Abilitare convivendo 55 Malattie rare Associazione A.R.M.R. 56 Testimonianza 15 minuti sul fondo del lago. Vivo per miracolo 58 News  STRUTTURE

64 Habilita 66 Terme di Trescore  GUIDA ALLE PROFESSIONI SANITARIE 68 Tecnico di radiologia, non solo RX  REALTÀ SALUTE 71 InsiemeAte Onlus 73 Pianeta Sorriso 75 Fisioforma 77 Centro di radiologia e fisioterapia 79 Ananda Allegato centrale: AMICI DI BERGAMO SALUTE

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EDITORIALE

GRAZIE Martina, Alberto e Oney

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uesto editoriale vogliamo dedicarlo a tre persone speciali, tre atleti straordinari che alle recenti Paralimpiadi di Rio De Janeiro ci hanno fatto emozionare, tifare, gioire e ci hanno resi orgogliosi di essere italiani e bergamaschi. Loro sono Martina Caironi, ventisettenne di Borgo Palazzo, che ha conquistato la medaglia d'oro nei 100 metri T42, centrando la seconda medaglia dopo il trionfo di Londra 2012 (oltre a un argento nel salto in lungo), Alberto Simonelli, arciere quarantanovenne di Gorlago, atleta delle Fiamme Azzurre, che a Rio è salito sul secondo gradino più alto del podio nella gara di

compound open individuale e Oney Tapia, quarantenne italocubano, trevigliese di adozione, vincitore nel disco. Tre esempi di grandissima tenacia, forza di volontà, determinazione. Non solo perché hanno affrontato a testa alta e vinto la loro disabilità, ma perché lo hanno fatto con una mentalità da veri campioni. «Al di là delle medaglie, spero che questa Paralimpiade apra definitivamente il cervello a tutti: la disabilità è solo una delle infinite variabili dell’esistenza umana». È in queste parole di Martina, dette al quotidiano “L’Eco di Bergamo” prima della partenza per Rio, che si riassume il senso delle Paralimpiadi e in gene-

rale della vita. Imparare ad accettare e trasformare in punti di forza le “infinite variabili dell’esistenza”. Senza vittimismo, senza pietismo, solo con la voglia di farcela. Proprio come hanno fatto Martina, Alberto e Oney. L’augurio è che ognuno di noi, nel suo piccolo e di fronte alle sfide - diverse per ognuno - che la vita inevitabilmente ci pone, possa avere un po’ della loro forza per vincere le proprie… Paralimpiadi!

Elena Buonanno Daniele Gerardi

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ATTUALITÀ

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1-16 OTTOBRE Ritorna BergamoScienza, la scienza spiegata a tutti Più di due settimane di conferenze, spettacoli, laboratori e mostre con numerosi ospiti internazionali che animeranno tutta la città per la gioia di grandi e piccoli a cura di LUCIO BUONANNO

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LABORATORI IN TUTTA LA PROVINCIA Quest’anno è l’esplosione dei laboratori. Almeno cinquanta. Scuole, biblioteche, case di cura, atenei, musei, istituti religiosi, ex opifici come il cotonificio di Crespi d’Adda e in quasi tutta la provincia di Bergamo. Oltre a quasi tutti gli istituti scolastici della città, gli appuntamenti si terranno ad Albino, Azzano, San Giovanni Bianco, Sarnico, Lovere, Torre Boldone, Trescore Balneario, Treviglio, Piazza Brembana, Nembro, Seriate, Desenzano al Serio.

agli umani virtuali e robot agli asteroidi. Dal trapianto di faccia alle onde gravitazionali. Quest’anno a “Bergamo Scienza”, festival di divulgazione scientifica ideato e organizzato dall’Associazione BergamoScienza, sono attese almeno 150 mila presenze nelle 16 giornate di apertura (da sabato primo ottobre a domenica 16). Per la 14° edizione sono state fatte le cose ancora più in grande con sempre più eventi aperti gratuitamente al pubblico. Laboratori, conferenze, mostre, spettacoli, concerti e incontri con premi Nobel e scienziati di fama mondiale, che tratteranno, in modo semplice alla portata di tutti e interdisciplinare, temi di neuroscienze, chimica, fisica, spazio, tecnologia, robotica, neurobiologia, evoluzione, arte, lingua, sociologia, musica e suono. Ma si parlerà anche di ecologia, di sfruttamento indiscriminato e dei pericoli che corre il nostro pianeta, di scienza e alimentazione, di meteoropatia, di “fossili urbani”, d'inquinamento. Ce n’è davvero per tutti i gusti e gli interessi. E si cercherà di proporre una soluzione concreta con i diversi relatori. Ce ne sono di importanti, come il premio Nobel per la chimica 2011, il fisico israeliano Dan Shechtman che ha ottenuto il più alto riconoscimento per la sua teoria dei cristalli quasi periodici che ha cambiato il modo dei chimici di osservare la materia. La sua lectio ha come titolo “Cristalli quasi periodici, un cambio di paradigma in cristallografia” e si terrà l’8 ottobre alle 17,30 al Teatro Donizetti. Ad aprire la 14° edizione di “Bergamo Scienza” sempre al Teatro Donizetti (il primo ottobre alle 17,30) saranno però due imprenditori di rilievo, Andrea Moltrasio e Pierluigi Celli che parleranno di “Manager confusi tra algoritmi e neuroscienze”. Alle 21 gli “Arvo part e vox clamantis - the dder’s cry” terranno un concerto alla Basilica di Santa Maria Maggiore in Città Alta. Come dicevamo, la scienza sarà affrontata da diBergamo Salute

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ATTUALITÀ verse angolazioni. Ci sarà il chirurgo belga Benoit Lengelé che ci descriverà le emozioni, la tecnica e le aspettative del trapianto di faccia che ha fatto per primo al mondo. Il fisico americano Carl Haber parlerà dei suoi studi sul suono. Fisico sperimentale delle particelle, Haber ha progettato e costruito i dispositivi ottici per misurare le traiettorie delle particelle, come parte dell'esperimento ATLAS presso il Large Hadron Collider al CERN. Dall'inizio della ricerca sulla conservazione e il restauro del suono registrato. Il tema che tratterà il 14 ottobre alle 17 e il 15 alle 21 è: “Come usare la fisica per riascoltare le voci del passato”. Grande interesse anche per la pioniera nelle ricerche sugli esseri umani virtuali, Nadia Thalmann che farà il punto su “umani robotici o robot umani?” l’8 ottobre al Teatro Donizetti alle 11,30. «In questi ultimi anni, si è posta molta attenzione al ruolo dell’essere umano nell’interazione uomo-robot e/o con ambienti virtuali 3D (es. ambienti di Realtà Virtuale in genere» spiega. «Quindi diventa importante capire come essere umani, robot ed essere umani virtuali posso interagire tra di loro in modo naturale per migliorare la presenza fisica e tutti gli aspetti sociali che caratterizzano le in-

IL FARMACISTA NEI SECOLI: UNA MOSTRA-VIAGGIO DAGLI ANTICHI SPEZIALI A OGGI Anche quest’anno l’Ordine dei Farmacisti di Bergamo, in collaborazione con Fondazione Bergamo nella Storia e Orto Botanico di Bergamo, ha organizzato una mostra volta a valorizzare il ruolo di Farmacista nelle diverse fasi storiche. L’esposizione dal titolo "Giovare a la salvezza de gli humani corpi - Piante medicinali tra storia e scienza", sarà allestita presso Palazzo del Podestà e avrà le caratteristiche di una mostralaboratorio ambientata tra storia, farmacia e botanica: libri, carte e piante animeranno le sale del prestigioso museo in un percorso multidisciplinare che consentirà di riscoprire il legame esistente fra fitoterapia e moderna chimica farmaceutica. Come nelle edizioni precedenti, la mostra si propone di mettere in risalto le importanti funzioni svolte dai farmacisti nei secoli: dagli antichi speziali abilitati alla preparazione delle piante medicinali sino agli odierni dottori in Farmacia, i farmacisti sono sempre stati figure di riferimento per i cittadini, professionisti disponibili al consiglio e all’assistenza oltre che esperti nella gestione del farmaco.

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150 WORKSHOP Sono oltre 150 i workshop interattivi allestiti di cui 90 realizzati da 48 scuole di Bergamo, Mantova e Modena con il coinvolgimento di oltre 300 insegnanti e circa 3000 studenti nel ruolo di “peer educators”. Quattro delle più importanti piazze della città verranno vestite di scienza grazie alla collaborazione con studenti e insegnanti degli istituti e dei licei artistici di Bergamo. Il primo weekend della manifestazione è dedicato alle scuole in piazza con circa 50 scuole ad animare il centro della città con laboratori di scienza on the road.

terazioni umane. In quest’ambito i robot sociali stanno attirando sempre più attenzione. Con l’invecchiamento della popolazione, i robot sociali potrebbero essere utilizzati per fornire un’assistenza continua e personalizzata alle persone anziane e rappresentare una delle tecnologie future per i servizi della sanità». Il paleontologo e biologo inglese Henry Gee proporrà invece domenica 9 ottobre al teatro Donizetti alle 15 un intervento sulla storia dell’evoluzione dal titolo “Nell’ignoto”. «Molte persone pensano che la scienza sia solo accumulare fatti e fare avanzare la conoscenza. Niente di più sbagliato. Più nuove scoperte facciamo, più c'è da scoprire» sostiene. «La scienza non si occupa di verità ma di dubbio; non di conoscenza ma di ignoranza; non di fatti rivelati ma di incertezze. Nel mio libro “La Specie Imprevista” mostro come nuove scoperte abbiano rivelato possibilità fino ad ora non immaginate (e non immaginabili), rendendo la storia dell'evoluzione umana più vasta e più eccitante del quadro precedente di una fila di specie connesse da “anelli mancanti”. La scienza è un viaggio nell'ignoto. Ma per favore, non siate spaventati - siate elettrizzati». A “BergamoScienza” si parlerà anche di interazioni personali con il neuropsichiatra Ray Dolan che si confronterà con il neurologo Stefano Cappa dell’Ospedale San Raffaele il 15 ottobre alle 17. Ma anche di spazio con Ian Carnelli e Fabio Favata dell’Agenzia Spaziale Europea che il 9 ottobre alle 9,30 parleranno di “Asteroidi, pericolo di impatto e opportunità per l’esplorazione”. Ma la scienza ha legami anche con le discipline umanistiche e a metterle in risalto ci penserà la pittrice statunitense Kate Nichols il 1° ottobre alle 18,30. L’artista sintetizza nanoparticelle per imitare animali colorati dal punto di vista strutturale, crea pelle artificiale usando microrganismi e prepara i suoi colori seguendo ricette del XV secolo. La lunga tradizione di pittori come innovatori ha ispirato Kate a diventare la prima artista con


DA 13 ANNI UN FESTIVAL DI SCOPERTE BergamoScienza è un Festival di divulgazione scientifica che dal 2003, grazie all’intuito e alla volontà di un gruppo di amici, Soci dell’Associazione Sinapsi, coinvolge la città proponendo un programma fitto di eventi gratuiti. Lo scopo è portare la scienza "in piazza” e renderla fruibile a tutti, soprattutto ai giovani e alle scuole. Nel 2005 è nata l’Associazione BergamoScienza: tra i Soci Fondatori vi sono, oltre al gruppo ideatore del progetto, l’Università degli Studi di Bergamo, l’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano, la Camera di Commercio, Industria, Artigianato, Agricoltura di Bergamo, Confindustria Bergamo e UBI Banca. Con il Comune di Bergamo e la Provincia di Bergamo tra i Soci Ordinari, la manifestazione si svolge quest'anno con l'adesione del Presidente della Repubblica. Sono molti gli eventi che rendono il Festival, in programma ogni anno nelle prime due settimane di ottobre, una manifestazione di grandi scoperte, incontri ed emozioni: conferenze, tavole rotonde, mostre, laboratori interattivi, spettacoli e molto altro fanno di BergamoScienza uno degli appuntamenti più attesi dell'autunno.

MOMENTI DI MUSICA Come in tutte le edizioni BergamoScienza propone esibizioni e concerti con artisti di fama internazionale. Tra questi ci sarà il compositore estone Arvo Part la cui musica è definita “minimalismo sacro” con il coro “Vox clamantis”.

residenza all'Alivisatos Lab, un laboratorio di nanoscienze all'UC Berkeley. Il sociologo francese Geral Bronner, professore di sociologia all'Università di Parigi Diderot e membro dell'Accademia delle tecnologie, l’8 ottobre alle 15, si occuperà invece della “Democrazia dei creduloni” e analizzerà come e perché si formano e diffondono credenze che non hanno alcun fondamento scientifico. «Non poteva mancare un approfondimento sulla scoperta dell’anno, le onde gravitazionali, teorizzate nel 1916 da Albert Einstein come conseguenza della sua teoria della relatività generale e confermate sperimentalmente nel 2016 con tre studiosi italiani del team internazionale che ha firmato la scoperta: i fisici Laura Cadonati, Eugenio Coccia e Adalberto Giazotto» spiegano all’Associazione BergamoScienza. Saranno sul palco l’8 ottobre alle 11,30. Questa è solo una sintesi dei vari eventi. Ce ne sono infatti tanti altri che potete trovare sul sito di www.bergamoscienza.it dove ci si può prenotare per assistere alle conferenze o per frequentare i tanti laboratori.

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SPECIALITÀ A-Z

GASTROENTEROLOGIA

Cattiva digestione COME PREVENIRLA E CONTRASTARLA a cura di NICOLA GAFFURI

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Le malattie che colpiscono l’apparato digerente - tra le quali le più note sono la dispepsia (in gergo comune “cattiva digestione”), l’irritabilità del colon, il reflusso gastroesofageo e la gastrite - sono tra le patologie più diffuse in assoluto, tanto che almeno il 40% della popolazione italiana, secondo il Ministero della Salute, ne soffre costantemente. Il cattivo funzionamento sia dello stomaco

SE IL DISTURBO È OCCASIONALE In caso di difficoltà digestive saltuarie esistono diversi rimedi naturali che hanno dimostrato una certa efficacia. Tra questi: il finocchio, il rosmarino, il carciofo sotto forma di tisana, il succo di limone e bicarbonato; lo zenzero sotto forma di infuso; il pompelmo (in succo o intero); salvia e camomilla sotto forma di decotto.

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DOTT. NICOLA GAFFURI Specialista in Gastroenterologia - RESPONSABILE SERVIZIO DELL’UNITÀ DI GASTROENTEROLOGIA ED ENDOSCOPIA DIGESTIVA HUMANITAS GAVAZZENI DI BERGAMO -

sia dell’intestino sono nella maggior parte dei casi correlati. Con il termine di dispepsia s'intende una serie di sintomi quali ad esempio nausea, mal di stomaco ricorrente, senso di ripienezza epigastrica postprandiale, bruciore, gonfiore addominale. Le cause principali di una “cattiva digestione” sono molteplici e le più frequenti e importanti sono la gastrite acuta o cronica anche supportata dall’infezione da Helicobacter Pilory; ulcere gastriche o duodenali; ernia jatale spesso associata alla malattia da reflusso gastroesofageo; patologie a carico di pancreas, fegato e intestino; patologie più gravi (per fortuna molto più rare) che riguardano le patologie tumorali del tubo digerente.

QUANTO CONTA LO STILE DI VITA? C’è sicuramente una correlazione tra queste malattie e uno stile di vita scorretto. I disturbi digestivi, così come quelli legati alla cosiddetta dispepsia funzionale, non legata a malattie organiche e all’ irritabilità dell’intestino, trovano infatti spesso la loro origine in alcuni aspetti del nostro sistema di vita, frenetico e poco attento agli accorgimenti che possono far bene alla nostra salute. Infatti una delle cause del cattivo funzionamento dell’apparato digerente, e dei conseguenti fastidi patologici derivati, è la cattiva o comunque poco curata alimentazione. Per prevenire problemi di digestione bisognerebbe seguire le regole dei cinque pasti a giornata, tra cui figurano gli spuntini a metà mattina e a metà pomeriggio. E, nei pasti principali, ideale sarebbe adottare una dieta ricca di fibre, verdura, frutta e molta acqua. Le patologie che colpiscono l’apparato digerente hanno però anche un’origine di tipo nervoso. Lo stomaco e l’intestino sono infatti strettamente collegati alle strutture nervose e risentono dunque degli stati di stress cui siamo sottoposti quotidianamente. Per cercare di non subire conseguenze gastrointestinali occorre adottare soluzioni che riescano a ridurne la portata (lo yoga, tecniche di rilassamento come il training autogeno o la meditazione, ad esempio, secondo diversi studi, hanno dimostrato una certa efficacia). Anche la mancanza di movimento può contribuire a rendere più difficoltoso il


transito gastrointestinale. Un buon consiglio quindi può essere quello di svolgere un’attività fisica anche leggera, come una camminata giornaliera di almeno 15/30 minuti.

DISTURBI ED ETÀ: LA RELAZIONE ESISTE Alcune patologie gastrointestinali trovano maggiore sviluppo a seconda dell’età e del sesso delle persone che ne vengono colpite. Il colon irritabile, ad esempio, colpisce soprattutto le giovani donne in una età compresa tra i 20 e i 30 anni: in questa fascia le statistiche parlano addirittura di 1 donna colpita su 5. La motivazione può essere ricercata nella maggiore emotività ed esposizione allo stress delle giovani donne rispetto ai coetanei maschi. Per quanto riguarda la gastrite, la maggiore diffusione viene registrata al di sopra dei 35-40 anni, indipendentemente dal sesso. Purtroppo, negli ultimi anni, questa patologia sta aumentando, con sintomi più sfumati, anche nei bambini e negli adolescenti e, in particolare, durante l’età scolare sia per la tensione legata alle prestazioni scolastiche sia per spiacevoli situazioni familiari o ambientali che si possono verificano quotidianamente. Il reflusso, invece, può colpire in egual misura tutti, indipendentemente dall’età, e quindi anche i bambini.

LA TERAPIA: ATTENZIONE AL “FAI DA TE” La grande diffusione delle patologie legate all’apparato gastrointestinale è accompagnata dall’opinione che queste malattie possano essere tenute sotto controllo da sé, senza l’intervento di un medico. Questo però può essere vero solo nei casi in cui i sintomi siano episodici. Ma è del tutto sbagliato quando ci si trova di fronte a malattie di tipo congenito o che dipendono da una relazione di familiarità parentale. In questi casi, “la cura fai da te” protratta nel tempo, fino al punto in cui la situazione diventa preoccupante se non grave, rischia di allungare i tempi della diagnosi e, di conseguenza, della cura. Le terapie variano a seconda della patologia che viene diagnosticata e le più comuni riguardano farmaci che inibiscono la secrezio-

ne acida dello stomaco oppure gli antiacidi sino ad arrivare ai farmaci cosiddetti “procinetici” che permettono un aumento della velocità di svuotamento gastrico. Comunque, se i sintomi non sono episodici, è bene rivolgersi allo specialista che predisporrà un piano di control-

lo costante pensato per il singolo paziente, attraverso esami anche specifici come la gastroscopia e la colonscopia. È vero che di patologie gastrointestinali non si muore ma è altrettanto vero che, trascurandole, si rischia di agevolare lo sviluppo di malattie più gravi.

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SPECIALITÀ A-Z

OCULISTICA

Miopia

ATTENZIONE A SMARTPHONE E TABLET

UN PROBLEMA IN AUMENTO ANCHE TRA I GIOVANI a cura di GIULIO LEOPARDI

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il difetto della vista più frequente al mondo. In Italia riguarda circa il 25% della popolazione, cioè 1 persona su 4, giovani compresi. Parliamo della miopia, ovvero il difetto refrattivo che impedisce di vedere bene a distanza. Costantemente in aumento negli ultimi 40 anni (negli anni Settanta riguardava il 13% della popolazione) il problema può insorgere a tutte le età anche se spesso si sviluppa nell’adolescenza per poi stabilizzarsi intorno ai 20-25 anni. Esiste anche una familiarità per la miopia: quando lo sono entrambi i genitori, i figli hanno alte probabilità di diventarlo. Prevenirla è possibile in minima parte. Non resta che far sempre ricorso alla giusta correzione sin da quando si presenta il difetto: usare le lenti giuste è fondamentale per rallentarne l’evoluzione, senza però mai, soprattutto nei giovani, andare in sovracorrezione. DALL’AFFATICAMENTO DELLA VISTA AL MAL DI TESTA: I CAMPANELLI D’ALLARME In una persona miope l’occhio è più lungo della norma. Le immagini vanno a fuoco davanti alla retina causando una visione sfuocata

DA LIEVE A ELEVATA La miopia si può distinguere, sulla base dell’entità del difetto, in lieve (fino a 3 diottrie), media (da 3 a 6 diottrie), elevata (oltre le 6 diottrie).

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da lontano. Altre cause di miopia, meno frequenti, possono essere una curvatura maggiore della norma della cornea (potrebbe essere spia di cheratocono) o del cristallino oppure un eccessivo potere refrattivo del cristallino (la lente all’interno dell’occhio è più “potente” della norma). I sintomi tipici sono: visione sfuocata quando si guardano gli oggetti lontani. Quanto maggiore è il difetto visivo, tanto minore è la distanza alla quale si vede bene; necessità di strizzare gli occhi, per cercare di mettere a fuoco gli oggetti lontani; affaticamento della vista e mal di testa per il continuo sforzo di messa a fuoco. BASTA UNA VISITA SPECIALISTICA PER LA DIAGNOSI La diagnosi di miopia avviene durante la visita oculistica, con la quale si misura innanzitutto l’acutezza visiva, facendo leggere sui tabelloni appositi lettere o numeri. Quanto più piccoli sono i simboli riconosciuti tanto maggiore è l’acutezza visiva (gli occhi sani hanno una capacità visiva di 10 decimi senza correzione ottica, gli occhi miopi hanno una capacità visiva di 10 decimi con una lente correttiva anteposta all’occhio, la capacità visiva scende quando la cornea o il cristallino non sono perfettamente trasparenti oppure quando la retina presenta alterazioni. La capacità visiva si misura in decimi, le diottrie misurano la curvatura delle lenti e non vi è nessun rapporto tra queste due misure). I RIMEDI, DALLE LENTI ALLA CHIRURGIA REFRATTIVA I metodi più comuni per correggere la miopia sono gli occhiali da vista

Il considerevole aumento di miopi registrati negli ultimi 40 anni sarebbe imputabile allo stile di vita “artificiale”, che si svolge sempre meno alla luce naturale. Secondo numerosi studi, provenienti in particolare dal nord Europa, i bambini che trascorrono il tempo libero all'aperto sono meno a rischio miopia rispetto a quelli che giocano in ambienti chiusi. E quindi una buona dose di colpe sarebbe attribuibile anche al maggior numero di ore che i bambini e i ragazzi passano guardando oggetti vicini, libri, smartphone e tablet, questi ultimi imputati attualmente per l’emissione di luce blu, ed il cattivo uso, troppo prolungato, di TV e computer.

e le lenti a contatto. Nei bambini e negli adolescenti fino ai 14-16 anni è preferibile la correzione con occhiali, seguendo alcuni accorgimenti, ovvero preferire modelli in cui il margine superiore della montatura arriva al sopracciglio; usare lenti infrangibili; fare in modo che l’occhiale venga portato praticamente sempre (è importante che al cervello arrivino immagini nitide, per evitare uno stimolo al peggioramento del difetto). Un’altra opzione per correggere la miopia è la chirurgia refrattiva, indicata quando la miopia sia stabile da almeno un anno e successivamente a un’attenta valutazione dell’occhio con esami specifici (misura dello spessore corneale, mappatura della cornea, valutazione del diametro pupillare etc.) che permettono di selezionare correttamente i candidati all’intervento. Si avvale dell’uso del laser a eccimeri che agisce rimodellando la superficie anteriore della cornea, la prima lente dell’occhio, dopo che meccanicamente viene asportato l’epitelio di superficie (con una procedura chiamata disepitelizzazione),


scolpendovi una “lente a contatto naturale” del potere diottrico desiderato per la correzione del difetto. Solo la precisione del raggio laser può permettere di asportare lembi di tessuto corneale di un micron (un millesimo di millimetro) a ogni “spot” (colpo). Perché l’intervento abbia gli esiti desiderati, oltre alla tecnologia, fondamentale è la fase pre-operatoria e in particolare l’esatta valutazione del difetto refrattivo, della curvatura e dello spessore corneali, del diametro della pupilla, dati da cui discende il programma computerizzato personalizzato per il trattamento di ogni occhio. Per questo motivo vengono effettuati con grande attenzione gli esami preliminari, nel corso dei quali questi parametri vengono valutati più volte. Il trattamento di superficie (PRK) è assolutamente indolore per il paziente, che ha l’occhio anestetizzato. I fastidi e il dolore iniziano due – tre ore dopo l’intervento e si protraggono un paio di giorni. In genere la guarigione completa richiede circa due - tre mesi. È utile ricordare che il trattamento laser viene costruito sul valore presente al momento, è difficile fare previsioni sul futuro. Per questo si operano pazienti che abbiano superato i vent’anni di età e che abbiano un

PRK O LASIK, CHE DIFFERENZA C’È Esistono due tipi principali di interventi: con tecnica PRK e con tecnica LASIK. Nella PRK il laser ad eccimeri lavora sulla superficie corneale disepitelizzata meccanicamente modificando la superficie della cornea e rimodellandone la curvatura e lo spessore. La LASIK prevede un primo tempo in cui il laser a femtosecondi taglia la cornea, il lembo viene sollevato e all’interno della cornea il secondo strumento, il laser ad eccimeri, scava modificando la curvatura della cornea secondo i parametri di trattamento richiesti. Finito questo secondo tempo laser il lembo viene riposizionato e si richiude grazie alla particolare curvatura delle estremità “a becco di flauto” costruite per incastrarsi nella parte di cornea non tagliata dal femtolaser. In entrambi i casi alla correzione della miopia si associa, quando presente, il trattamento dell’astigmatismo. È nata da pochi anni una tecnica che si definisce “SMILE”: il lenticolo da asportare viene scavato nel centro della cornea dal femtolaser e tolto chirurgicamente attraverso un piccolo taglio laterale alla cornea. Attualmente la “SMILE” può correggere solo la miopia e l’astigmatismo miopico.

valore di correzione stabile da un paio d’anni. Non è prevedibile un eventuale cambiamento successivo al trattamento. Però l’esperienza fa affermare che in particolare i miopi e gli astigmatici miopici laser trattati tendono a conservare nel tempo il valore di correzione raggiunto molto più a lungo rispetto ai pari età non trattati; come una specie di autodifesa dell’occhio stesso a mantenere il “vederci bene”.

DOTT. GIULIO LEOPARDI Responsabile U.O. Oculistica - PRESSO POLICLINICO SAN PIETRO DI PONTE SAN PIETRO E ATTIVITÀ AMBULATORIALE DI OCULISTICA DEL SAN MARCO DI ZINGONIA -

Adriano Merigo Bergamo Salute

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SPECIALITÀ A-Z

REUMATOLOGIA

Artrite reumatoide

SE PRESA PER TEMPO, SI PUÒ CURARE

La recente scomparsa dell’attrice Anna Marchesini ha riacceso i riflettori sull'artrite reumatoide, malattia infiammatoria cronica per la quale la diagnosi precoce rappresenta la prima “terapia”

a cura di MASSIMILIANO LIMONTA

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iguarda circa 300mila italiani, con una maggiore frequenza nelle donne (con un rapporto maschi/femmine di 1 a 4) e un picco di incidenza tra i 35 e i 50 anni. Pur non essendo una patologia con ereditarietà diretta, è più diffusa tra i parenti di primo grado di persone malate. È l’artrite reumatoide, malattia infiammatoria cronica sistemica, ad andamento progressivo, con carattere erosivo, deformante e talora anchilosante, che colpisce in prima battuta le articolazioni ma, se non adeguatamente trattata, ha ripercussioni su tutto l’organismo.

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Bergamo Salute

DOLORE E RIGIDITÀ DELLE ARTICOLAZIONI, I PRIMI SINTOMI L’esordio più comune dell’artrite reumatoide è rappresentato da una sintomatologia dolorosa poliarticolare associata a rigidità generalizzata; il dolore e la rigidità articolare sono presenti soprattutto al risveglio e possono perdurare per molte ore della mattinata. All’inizio della malattia, le articolazioni più frequentemente colpite, tipicamente in modo simmetrico (stesse localizzazioni a entrambi i lati del corpo), sono le piccole articolazioni delle mani, in particolare le

DOTT. MASSIMILIANO LIMONTA Specialista in Reumatologia - RESPONSABILE UNITÀ DI REUMATOLOGIA ASST PAPA GIOVANNI XXIII BERGAMO -


UN FATTORE DI RISCHIO PER INFARTO E MALATTIE CARDIOVASCOLARI I pazienti affetti da questa malattia hanno una tendenza a sviluppare un’aterosclerosi (malattia delle arterie caratterizzata dalla formazione di placche sulla superficie interna della parete arteriosa) precoce, conseguenza del processo infiammatorio cronico. Questo determina, soprattutto nelle forme aggressive di malattia, una diminuzione della spettanza di vita di 5-10 anni rispetto alla popolazione generale. La principale

articolazioni metacarpofalangee (localizzate tra dorso della mano e base delle dita) e le articolazioni tra la prima e la seconda falange denominate interfalangee prossimali. Anche i piedi sono colpiti all’esordio di malattia con localizzazione del dolore tra dorso del piede e dita e tra le falangi. Se non trattata adeguatamente, però, l’artrite reumatoide tende a peggiorare, colpendo nuove articolazioni, dalle estremità verso la radice degli arti, come i polsi, le ginocchia, i gomiti, le caviglie, le spalle e le anche. La progressione di malattia comporta la possibile insorgenza di disabilità permanente. UN’ORIGINE MULTIFATTORIALE MA ANCORA SCONOSCIUTA Le numerose ricerche finalizzate a individuare un unico agente causale della malattia hanno dato esito negativo. L’artrite reumatoide è attualmente considerata una malattia che dipende da molti fattori. Si manifesta in individui geneticamente predisposti nei quali l’esposizione a un agente scatenante (virus o batteri) determina la comparsa di un processo infiammatorio cronico.

causa di morte non è però rappresentata direttamente dalla malattia reumatica bensì dall’incrementato rischio cardiovascolare (infarto miocardico, aterosclerosi periferica/carotidea). Il trattamento precoce dell’artrite reumatoide mirato alla remissione di malattia, unitamente al controllo dei tradizionali fattori di rischio cardiovascolare, è comunque in grado di ridurre significativamente il rischio cardiovascolare in questi pazienti.

dificare l’andamento della malattia. I farmaci di fondo sono invece in grado di controllare i meccanismi patogenetici dell’artrite reumatoide, consentendo di rallentare o arrestare la progressione di malattia. Vengono così denominati, perché, a differenza dei farmaci sintomatici, non hanno un effetto immediato ma impiegano del tempo per consentire di controllare la malattia. I principali farmaci di fondo sono il methotrexate, la leflunomide, la ciclosporina, la sulfasalazina e gli antimalarici di sintesi. Si sono aggiunti in questi anni anche i cosiddetti farmaci “biologici”; con questo termine non ci riferiamo a sostanze naturali bensì a un gruppo di farmaci, sintetizzati grazie ai progressi fatti nel campo delle biotecnologie. Rispetto ai farmaci di fondo tradizionali, che peraltro sono utilizzati tuttora con successo in numerosi pazienti affetti da artrite reumatoide, i “biologici” sono estremamente selettivi in quanto riescono a colpire un singolo bersaglio (recettore o proteina citochinica) responsabile dello scatenamento e del mantenimento del processo infiammatorio articolare. Vengono utilizzati nei pazienti scarsamente responsivi ai farmaci di fondo tradizionali, ai quali peraltro sono spesso associati per ottimizzarne il risultato.

FARMACI ANTIINFIAMMATORI PER IL DOLORE E FARMACI COSIDDETTI DI FONDO (TRADIZIONALI O BIOLOGICI) PER ARRESTARNE L’EVOLUZIONE L’artrite reumatoide è una malattia curabile. La diagnosi precoce è estremamente importante per consentire un completo recupero funzionale del paziente. Gli obbiettivi del trattamento sono rappresentati dal controllo della sintomatologia dolorosa articolare e dall’arresto o rallentamento dell’evoluzione dell’artrite. I farmaci utilizzati nella terapia dell’artrite reumatoide possono essere suddivisi in 2 grandi gruppi: il primo comprende i QUANTO CONTA farmaci “sintomatici”, il seconLO STILE DI VITA? do comprende i cosiddetti Il fumo è l'unico fattore di rischio ad “farmaci di fondo” denomioggi riconosciuto come concausa nati anche DMARDs (Diseadella malattia. se Modifying Anti-Rheumatic Per il momento non ci sono Drugs). I farmaci sintomatici studi affidabili sull'impatto sono rappresentati dai farmaci dell'alimentazione. antinfiammatori non steroidei (FANS), dai cortisonici e dagli analgesici (farmaci contro il dolore). I sintomatici, pur essendo utili per controllare il dolore e la rigidità articolare, non sono in grado di moBergamo Salute

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PERSONAGGIO

VOLEVO FARE L’IMMUNOLOGO INVECE CANTO LA PACE CON LA MIA CHITARRA

La storia di Sagi Rei che arrivato da Israele ha abbandonato il sogno di diventare medico come il nonno e lo zio “bergamasco” per incidere dischi e fare concerti a cura di LUCIO BUONANNO

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Bergamo Salute


«S

ono venuto a Bergamo per studiare. Avevo sedici anni. Ho fatto ragioneria, poi mi sono iscritto alla Facoltà di medicina a Brescia. Sognavo di diventare medico come mio nonno e mio zio che vive e lavora qui come cardiologo e che all’inizio mi ha ospitato a casa sua. Volevo dedicarmi all’immunologia. Mi affascinava, mi vedevo in laboratorio a fare ricerche, a trovare soluzioni per salvare vite umane. Invece dopo quattro-cinque anni di studi intensi ho abbandonato. Ho scelto, non senza rimpianti, di fare il cantante. Ho imparato a suonare la chitarra e ho cominciato a fare serate con il mio amico Claudio che adesso fa l’avvocato, e non ho più smesso». Sagi Rei (il cui vero cognome è Reitan) è nato a Tel Aviv, in Israele, ha 43 anni, una compagna, Francesca, bergamasca doc, e un figlio di due anni Adam. Vive a Paladina perché “amo il verde e l’aria buona”. Lo incontriamo mentre è in partenza per Favignana, nell’Isole Egadi, impegnato in un concerto in piazza con un’orchestra locale. «Ho tanti fans al Sud, in Sicilia, in Puglia, in Campania. Ogni volta che tengo un concerto lì è un successo». Il primo successo che l’ha imposto alla critica musicale e agli appassionati è del 2005 con l’album “Emotional Songs” pubblicato in più di 15 nazioni tra cui Stati Uniti, Canada, Germania e Spagna, e tra i 100 album più venduti in Italia, grazie anche alla notorietà del singolo “L’amour toujours” o “I’ll fly with you” scelto, qualche anno dopo, come accompagnamento musicale dello spot pubblicitario per il marchio “Intimissimi” ed entrato nella classifica dei singoli più scaricati in Italia. Sagi non si è montato la testa e ha continuato nelle sue ricerche musicali che risentono della musica black, ispirandosi a cantanti come Marvin Gaye, Stevie Wonder e Michael Jackson, a cui ha addirittura dedicato nel 2010 il disco “Sagi sings Michael Jackson”. «Non è stato tutto rose e fiori» ci rivela. «Ho fatto tanti sacrifici. Già quando sono arrivato a Bergamo. È stato difficile ambientarsi. Non conoscevo la lingua e nei miei confronti c’era una certa diffidenza. Il mio è stato un inserimento non facile soprattutto sul piano sociale. L’Italia era un Paese completamente diverso dal mio. Ma sono maturato in brevissimo tempo, ho imparato la lingua e, grazie anche a mio zio, ho fatto tante conoscenze. Dopo qualche mese che ero a casa del mio parente sono però andato a vivere al Patronato San Vincenzo, un contesto sociale interessante, favorevole per lo studio, ma io mi sentivo attratto dalla musica. E un po’ alla volta ho preso la decisione di dedicarmi soltanto alla musica, alle canzoni. All’inizio, quando ho abbandonato l’università, ho provocato una certa delusione nei miei genitori e in mio zio che mi volevano laureato in medicina. Ma non potevo continuare così. La musica mi faceva sentire libero, l’università mi stressava. E una

sera, dopo un concerto ho conosciuto Francesca che era tra il pubblico e mi ha chiesto l’autografo. È nato così il nostro amore e ora abbiamo un bambino. Adam è uno spettacolo: sorride sempre, non piange mai, e spero che in futuro ami la pace come me. Io vengo da un Paese che è segnato dall’odio con i palestinesi. Purtroppo in molte zone sia in Palestina sia in Israele insegnano a odiare gli altri fin da piccoli. Ci sono stati tanti tentativi di trovare una convivenza pacifica ma all’ultimo momento è saltato tutto ed è ricominciata la guerra e i morti». E un messaggio di pace e di speranza c’è nell’album che sta preparando e che dovrebbe uscire a febbraio. «Non accenno a Israele e Palestina» spiega. «Ma vuole essere un invito a tutto il mondo a toglierci le armature, a confrontarci con gli altri perché i nostri figli possano crescere senza avere paura delle guerre e dell’odio». A Tel Aviv torna almeno una volta l’anno, possibilmente a Pasqua. E cerca di ritrovare tutti i sapori della sua adolescenza. «Mangio di tutto, potrei addirittura ingrassare un chilo al giorno» dice sorridendo. «Sono goloso delle nostre salse a base di ceci e altro. Ne mangerei fino a sfinirmi. Ma a Pasqua vado anche in Sinagoga a seguire le funzioni della festa. Sono di religione ebraica ma mi sento soprattutto laico». Il suo mondo è però la musica, la chitarra. Ha una voce stupenda. Se non lo avete mai sentito andate sul suo sito e scoprirete le sue molteplici suggestioni musicali. A scoprirlo è stata sua madre Nili, musicista. A Milano ha anche cantato in un coro gospel, ma deve a un produttore la sua scalata nel mondo della musica, Cristian Piccinelli che lo sente cantare in acustica in un locale e insieme con produttori come Mario Fargetta e i discografi Mauro Marcolin e Diego Abaribi danno vita a un progetto. E nasce la rilettura in chiave acustica di alcuni dei più noti successi dance degli Anni Novanta. La raccolta intitolata “Emotional Songs” viene replicata due anni dopo con “Emotional Songs parte 2” ampliata con sonorità più varie che includono il pianoforte. «Eravamo tornati da un concerto e quasi per sfida proviamo alle due di notte a fare in acustica con la chitarra vari brani. Li abbiamo incisi e la traccia, come si dice in gergo, è piaciuta tantissimo. Allora abbiamo registrato dodici brani. Un progetto che è durato tre mesi, quasi un gioco, vissuto con tanta gioia. Ora sto preparando il mio album, con le canzoni che ho scritto ispirandomi alla pace e alla speranza di un mondo migliore ma anche e soprattutto all’amore in tutte le sue forme». Intanto pensa ancora alla facoltà di medicina che ha lasciato senza laurearsi. «A volte ho avuto la tentazione di riscrivermi e di laurearmi, ma poi mi sono detto che la musica mi fa sentire libero lontano da ogni odio, come quando la mattina faccio footing a Paladina o quando vado al cinema, i miei due hobby preferiti». Bergamo Salute

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RUBRICHE

STILI DI VITA

INTERFERENTI ENDOCRINI: il decalogo per difendersi Si tratta di un gruppo di sostanze chimiche presenti in oggetti di uso comune, come padelle, contenitori per alimenti, plastiche, che possono alterare il funzionamento del sistema ormonale

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a cura di ELENA BUONANNO

DOTT. OSCAR LUCIANO ATZORI

Biologo - ESPERTO DI SICUREZZA ALIMENTARE E TUTELA DELLA SALUTE -

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Bergamo Salute

mballaggi, plastiche, vernici, padelle antiaderenti, schiume per imbottiture, carta per alimenti, incensi possono contenere, o in passato hanno contenuto, gli interferenti endocrini, sostanze chimiche che possono essere una minaccia per la salute, in particolare la fertilità, e per l'ambiente. «Nell'ultimo decennio diversi studi stanno evidenziando che una categoria di sostanze chimiche con le quali conviviamo quotidianamente possono influire pesantemente sulla fertilità di coppia. Sostanze sospettate anche di essere causa di tumori ormono-dipendenti, disturbi neuro

comportamentali e altre patologie, oltre che interferire con lo sviluppo cerebrale» dice Oscar Luciano Atzori, biologo, esperto di sicurezza alimentare e tutela della salute. Lo abbiamo contattato per saperne di più sull’argomento e soprattutto per capire come limitare i rischi. DOTTOR ATZORI, DI CHE TIPO DI SOSTANZE STIAMO PARLANDO? DOVE SI TROVANO? I cosiddetti “interferenti endocrini”, che l’Organizzazione Mondiale ha definito come “sostanze o miscele esogene che alterano la funzione del


sistema endocrino e di conseguenza provocano effetti negativi sulla salute di un organismo intatto, o la sua progenie o (sotto) popolazioni", sono costituiti da un grande ed eterogeneo gruppo di sostanze chimiche che possono permanere nell’ambiente o concentrarsi negli alimenti e in molti prodotti di consumo di uso comune (imballaggi, prodotti per la casa, abbigliamento, inquinanti ambientali). Tra questi: il perfluorottano sulfonato (PFOS) e l’acido perfluoroottanoico sale ammonico, due composti chimici persistenti sempre più diffusi usati in processi industriali e beni di consumo tra cui tappeti e rivestimenti in tessuto idrorepellente e antimacchia, prodotti di carta per uso alimentare resistenti all’olio, padelle con rivestimento antiaderente, ritardanti di fiamma contenuti nelle schiume presenti sia in alcuni materassi sia nei sedili delle auto, vernici per pavimenti; il dietilesilftalato, un plastificante che si può trovare in contenitori quali bottiglie usa e getta, pellicole, vassoi, confezioni blister, tappi a corona, imballaggi per il trasporto; gli idrocarburi policiclici aromatici provenienti non solo dall’inquinamento atmosferico, ma anche da fumo di sigaretta, fumo di cottura, combustione di incenso e fumo di candela. QUALI SONO I MAGGIORI PERICOLI A CUI POSSONO ESPORRE? Oltre all'incremento del rischio di patologie riproduttive (infertilità, endometriosi, aborto, criptorchidismo, intersessualità, ipospadia, diminuzione della qualità del seme umano), possono essere fattori di rischio per alcuni tipi di tumori (specialmente al seno e nei testicoli), causa di disturbi comportamentali nell'infanzia, forse anche di diabete e obesità. COSA SI PUÒ FARE PER DIFENDERSI? Considerato che queste sostanze si trovano in tantissime sostanze con

IL BISFENOLO: FINO A QUALCHE ANNO FA NEI SUCCHIOTTI DEI BEBÈ Uno degli interferenti endocrini più conosciuto è il discusso BPA, meglio noto come bisfenolo A, definito ad esempio nei testi del progetto “Previeni” - promosso qualche anno fa dal Ministero dell’ambiente in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità - come una “sostanza con effetti estrogenici e capace di alterare la funzione di tiroide e sistemi riproduttivo, nervoso e immunitario”. Il suo impiego è stato limitato solo da alcuni Paesi europei. L’Italia, in particolare, ha accolto la direttiva europea che riguarda il divieto di utilizzare il BPA nei biberon in policarbonato.

le quali conviviamo anche a stretto contatto, è necessario utilizzare verso questi probabili o sicuri interferenti endocrini delle misure atte a ridurre, ove possibile, l'interazione con il nostro organismo. Ecco le principali. 1) Non riutilizzare mai i recipienti in plastica per gli alimenti se sono di tipo monouso. 2) Non utilizzare gli utensili da cottura (padelle, pentole e così via) antiaderenti se il loro rivestimento interno risulta deteriorato e soprattutto non acquistarli via Internet se non si è sicuri della loro provenienza (evitare gli utensili antiaderenti extra Ue, quindi privi della sigla Ce). 3) Accertarsi che quando si cuociono gli alimenti ci sia un'adeguata ventilazione, oppure utilizzare la cappa aspirante. 4) Non travasare mai i liquidi caldi in contenitori di plastica che non sono stati fabbricati per sopportare le alte temperature. Prima di effettuare questa operazione è bene far raffreddare il liquido. Per tale motivo sono stati eliminati dal commercio i biberon in policarbonato che comunque si possono ancora trovare all'estero o su Internet. 5) Utilizzare le pellicole trasparenti e le carte per alimenti sempre rispettando le indicazioni del produttore che sono obbligatoriamente riportate in etichetta.

6) Non assumere gli alimenti con parti carbonizzate. 7) Ridurre il consumo degli alimenti affumicati a caldo. 8) Limitare ogni forma di combustione negli ambienti chiusi, specialmente dovuta a sigarette, sigari, pipa, candele e incenso. Se ciò dovesse accadere, effettuar un adeguato ricambio dell'aria. 9) Se possibile moderare l'utilizzo dell'abbigliamento trattato con idrorepellenti e antimacchia. 10) Nell'acquisto di componenti d'arredo per la casa e l'ufficio limitare la scelta di prodotti fabbricati con Pvc morbido. MA SE SONO COSÌ PERICOLOSE, PERCHÉ NON SONO VIETATE? In realtà molte sostanze che contengono interferenti endocrini sono regolamentate e alcune anche vietate. Questo è il caso di specifici pesticidi e biocidi. Quindi si può affermare che la corrente legislazione già attua delle tutele nei confronti dei consumatori e dei lavoratori. Recentemente c'è stata un'azione dell'Ue che potrebbe portare a un'evoluzione della regolamentazione in merito, anche se presenta ancora delle ampie zone d'ombra. La strategia migliore per difendersi, quindi, resta per ora adottare nella quotidianità alcune precauzioni, come quelle che abbiamo suggerito. Bergamo Salute

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IN SALUTE

ALIMENTAZIONE

DOTT.SSA BARBARA VITALI Farmacista - MASTER IN ALIMENTAZIONE E DIETETICA VEGETARIANA -

i latto-ovo-vegetariani, gli ovo-vegetariani e i latto-vegetariani che consumano uova e/o latte e i vegani che escludono dalla dieta ogni derivato animale. MA QUINDI COSA MANGIA UN VEGANO? Cereali, legumi, verdure, semi oleaginosi, frutta fresca e secca. Questi alimenti apportano carboidrati complessi, fibre, vitamine, minerali, antiossidanti, fitocomposti (benefici per il nostro corpo) e non sovraccaricano l’organismo con proteine acide, grassi saturi, colesterolo e sale dannosi per l’organismo.

VEGANISMO

pro e contro a cura di VIOLA COMPOSTELLA

È

stato uno dei temi caldi dell’estate. Complici anche fatti di cronaca come quello della bambina di 3 anni, figlia di genitori vegani, ricoverata d’urgenza perché malnutrita e persino proposte di legge che vorrebbero rendere reato imporre la dieta vegana ai bambini sotto i 16 anni. Parliamo del veganismo, uno stile alimentare che, polemiche a parte, riscuote sempre più successo anche nel nostro Paese (sarebbe vegano circa l’1% degli italiani, mentre i vegetariani l’8%). Ma cosa significa “essere vegano”? E che differenza c’è rispetto

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Bergamo Salute

all’essere vegetariano? Quali sono i rischi e i benefici per la salute? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Barbara Vitali, farmacista. DOTTORESSA VITALI, CHI SONO I VEGANI E IN COSA SI DIFFERENZIANO DAI VEGETARIANI? Nel vegetarismo confluiscono diversi stili alimentari accomunati dall’esclusione dalla dieta di tutti i tipi di carne animale (di terra, aria e mare). Ciò che differenzia tali stili alimentari è il consumo dei derivati animali. Tra i vegetariani troviamo

LE PROTEINE IN UNA DIETA VEGANA CI SONO? Certo, le proteine sono presenti in tutti gli alimenti sopra citati, in particolare in cereali, legumi e frutta secca. Le proteine si formano dalla diversa combinazione di 20 amminoacidi, 8 dei quali sono essenziali, ovvero devono essere introdotti con la dieta perché il nostro organismo non è in grado di produrli. Mentre le proteine di origine animale contengono tutti e 8 gli amminoacidi essenziali in quantità ottimale, le proteine vegetali sono carenti di alcuni amminoacidi. Gli amminoacidi carenti nei cereali però sono abbondanti nei legumi e viceversa, quindi combinandoli è possibile ottenere la completezza amminoacidica. Anche le verdure sono caratterizzate da amminoacidi limitati, ma ognuna ne ha uno diverso. La completezza proteica di


una dieta non si valuta sul singolo alimento, ma su ciò che viene consumato durante la giornata. Quindi, a condizione che vengano assunti alimenti vegetali in modo variato e che venga soddisfatto il fabbisogno energetico, le proteine vegetali possono tranquillamente soddisfare i fabbisogni nutrizionali proteici. È NECESSARIO RICORRERE A QUALCHE INTEGRATORE? I soggetti che non assumono cibi di origine animale o ne limitano fortemente l’utilizzo rischiano di incorrere in una carenza di vitamina B12 e devono pertanto utilizzare integratori specifici. La vitamina B12 viene infatti sintetizzata solo ed esclusivamente da alcune alghe, batteri e lieviti ed è assente nel re-

gno vegetale. Il rischio di carenza di vitamina B12 nell’alimentazione vegetariana, soprattutto vegana, viene proposto come prova a supporto della posizione che considera “innaturale” l’esclusione di cibi animali. In realtà l’organismo umano richiede quote molto ridotte di vitamina B12 che, verosimilmente, la dieta originaria dell’uomo era in grado di fornire anche a partire da cibi vegetali contaminati da batteri e insetti. Esistono poi nutrienti ingiustamente considerati carenti nella dieta vegana, come ferro, calcio e acidi grassi Omega-3, per i quali in realtà non esistono problemi di adeguatezza. Il ferro è un minerale contenuto in grandi quantità nei vegetali, ma per favorirne l’assorbimento è fondamen-

LE MOTIVAZIONI: DA QUELLE ETICHE E QUELLE DI SALUTE • Etiche. Gli animali sono esseri senzienti che, come confermato da studi etologici, provano sentimenti ed emozioni al pari degli esseri umani. Inoltre spesso dietro la produzione di latte e di uova ci sono animali sfruttati, maltrattati e uccisi. • Ambientaliste. La produzione di ogni tipo di cibo richiede energia, materie prime (terra e acqua) e comporta emissioni inquinanti. Il consumo di alimenti vegetali permette però di impattare sull’ambiente in minor misura rispetto all’utilizzo di alimenti di origine animale. Se si calcola il “rapporto di conversione” da mangimi vegetali per gli animali a “cibo” per gli umani (carne, latte, uova) otteniamo mediamente un valore pari a 15:1. Ciò significa che per ogni chilo di carne ricavata da un animale, lo stesso animale ha dovuto assumere mediamente 15 chili di vegetali, appositamente coltivati. L’utilizzo della stessa quantità di risorse per la produzione di alimenti vegetali a uso umano invece che per mangime, permetterebbe quindi di ottenere una quantità 15 volte maggiore di cibo e evitare la produzione di emissioni inquinanti legate al bestiame o, al contrario, sarebbero necessarie 15 volte meno risorse per ottenerne la stessa quantità di cibo per uso umano anziché per mangime. • Sociali. Se cereali e soia utilizzati come mangimi per animali venissero usati per sfamare direttamente le popolazioni malnutrite dei Paesi in via di sviluppo, si ridurrebbe la fame nel mondo. • Salutiste. Una dieta a base vegetale avrebbe un effetto protettivo nei confronti delle cosiddette “malattie del benessere” (sovrappeso, diabete, ipertensione, infarto, ictus, gotta).

tale ricorrere ad alcune strategie: una delle più importanti è assumere la vitamina C (anche poche gocce di limone) contemporaneamente al cibo ricco di ferro. Il calcio non si trova solo nei latticini ma è presente in grandi quantità anche nei vegetali, quali mandorle, rucola, cavoli, broccoli, sesamo, soia e suoi derivati. Per coprire il fabbisogno giornaliero di acidi grassi Omega-3 non è necessario consumare pesce, ma è sufficiente assumere quotidianamente due cucchiaini di olio di lino oppure ottodieci noci e limitare l’assunzione di grassi saturi e colesterolo (assente nei vegetali). CI SONO SITUAZIONI IN CUI SAREBBE MEGLIO EVITARE UNA DIETA VEGANA? Secondo la posizione ufficiale dell’ADA (American Dietetic Association), se ben bilanciata e pianificata, un’alimentazione vegetariana (sia essa latto-ovo-vegetariana, latto-vegetariana o vegana) è salutare per adulti, ma anche donne in gravidanza e allattamento, bambini ed adolescenti, e apporta tutti i nutrienti di cui l’organismo necessita. Ovviamente, come evidenziato, è importante informarsi e non improvvisare per non incorrere in carenze nutrizionali dannose per l’organismo. COME MAI ALLORA SI SENTE PARLARE DI OSPEDALIZZAZIONE DI ALCUNI BAMBINI VEGANI? Questi casi specifici sono il frutto di gravi negligenze di genitori e pediatri. Per alcune decine di bambini vegani carenti di vitamina B12, esistono però in Italia più di un milione di bambini onnivori in grave sovrappeso, a rischio diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari. La disinformazione in campo nutrizionale esiste ed è dannosa. Per questo il dovere dei professionisti della salute (medici, pediatri, nutrizionisti) non è dissuadere chi intraprende una dieta vegana, ma sostenerlo e accompagnarlo fornendogli quelle semplici competenze necessarie a ottenere il massimo dei vantaggi da un’alimentazione totalmente vegetale. Bergamo Salute

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IN SALUTE

ALIMENTAZIONE

CAFFÈ FA BENE O MALE?

È tutto una questione di quantità a cura di VIOLA COMPOSTELLA

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'è chi lo preferisce espresso, chi all'americana, chi lungo, chi corto. In ogni caso il caffè, soprattutto per noi italiani, è molto più di una semplice bevanda. È un rito, un’abitudine quotidiana irrinunciabile per la maggior parte delle persone. Non a caso è spesso al centro di studi scientifici che, di volta in volta, elogiano i suoi benefici o al contrario mettono in guardia dai rischi di un consumo eccessivo. Ma quindi, fa male o bene? Tutto dipende dalla quantità. Come ci spiega la dottoressa Roberta Delmiglio, dietista. DOTTORESSA DELMIGLIO, IL CAFFÈ PUÒ FARE DAVVERO BENE? Una vasta letteratura scientifica riporta i numerosi benefici associati a un moderato consumo di caffè su ulteriori importanti aspetti della fisiologia umana: dalla performance fisica al rallentamento del fisiologico declino cognitivo legato all’età, dalla

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Bergamo Salute

riduzione del rischio di malattie neurodegenerative (come ad esempio il morbo di Alzheimer e la malattia di Parkinson) a un’azione protettiva nei confronti del diabete di tipo 2 e di alcune malattie del fegato tra cui cirrosi, steatosi ed epatite. Inoltre, la caffeina esercita un certo ruolo di stimolazione del sistema nervoso centrale, migliorando il livello di attenzione. Uno studio ha dimostrato come il caffè possa aumentare del 10% la velocità di elaborazione delle informazioni. Un caffè dopo pranzo, poi, aiuta a combattere la sonnolenza post-prandiale e a mantenere la capacità di concentrazione. Un altro vantaggio del caffè dopo i pasti è la sua capacità di favorire la digestione, grazie all’incremento della produzione di saliva, di secrezione gastrica e di bile, oltre alla stimolazione della motilità intestinale. In conclusione, un’assunzione moderata di caffè, quindi, può far parte di una dieta sana ed equilibrata e di uno stile di vita attivo.

MA COSA S'INTENDE PER ASSUNZIONE MODERATA? IN ALTRE PAROLE QUANTI SE NE POSSONO BERE AL GIORNO? Un consumo moderato di caffè, valutato sulla quantità di caffeina introdotta, è pari a 300 mg/die di caffeina per l’individuo adulto. Per avere un’idea di cosa significhi in termini di dosaggio, sono riportati nel box i quantitativi di caffeina contenuti in alcune delle bevande più comuni (Coffee Science Infor-

DOTT.SSA ROBERTA DELMIGLIO Dietista - A STEZZANO E TREZZO SULL'ADDA -


INFORMAZIONI NUTR QUANTITATIVO DI CA

Caffè istantaneo Caffè decaffeinato

40-80 mg per tazzina

Cola Bevanda energetica

115-120 mg per tazza 65-100 mg per tazza <5 mg per tazzina

QUESTE REGOLE VALGONO PER TUTTI OPPURE CI SONO PERSONE O SITUAZIONI DI SALUTE PER LE QUALI SAREBBE CONSIGLIABILE RIDURNE IL CONSUMO? Attenzione dovrebbero farla le persone che soffrono di disturbi gastrici e intestinali, per le quali il consumo di caffè ed altre bevande possono essere irritanti. Il consumo di caffè è invece sconsigliato a chi soffre di disturbi d’ansia e del sonno, in quanto il suo effetto

IZIONALI

FFEINA PER PORZIONE

Espresso o moka Caffè americano

mation Centre e altre fonti). Un consumo moderato corrisponde mediamente a 3-4 tazzine moka, ammesso che non vengano consumate altre bevande contenenti caffeina, come il tè o le bevande a base di cola o energetiche. Attenzione poi va posta al caffè americano e a quello istantaneo, che presentano un contenuto maggiore di caffeina, anche in virtù del maggior quantitativo assunto con una tazza.

diovascolari né di colesterolo nel sangue. Per quanto riguarda l’effetto sulla pressione arteriosa, spesso menzionato, è stato effettivamente osservato un temporaneo lieve aumento della pressione in seguito all’assunzione di caffè, paragonabile però a quello provocato da attività quotidiane come salire le scale. Al contrario, un consumo moderato e abituale di questa bevanda si associa alla lunga con un più basso livello di pressione, grazie all’effetto diuretico della bevanda e della presenza di potassio. Nei soggetti ipertesi è comunque consigliato consultare il medico per valutare il consumo di caffeina adeguato per la propria condizione.

40-50 mg per tazza 35-50 mg per lattina

50-100 mg per lattina

stimolante può, nei soggetti par- E IN GRAVIDANZA? ticolarmente sensibili, generare Il consumo moderato di caffè non un sonno disturbato specialmen- influenza in alcun modo il tempo te nelle prime fasi. Abbiamo par- di concepimento o la fertilità femlato di “soggetti particolarmente minile, né comporta problemi per sensibili” perché effettivamente la donna in gravidanza o per la saesistono diverse variabilità uma- lute del nascituro. Considerando ne che possono modulare l’effetto però che non sono ancora del tutdella caffeina sull’organismo, come to chiariti gli effetti della caffeina l’età (anziani e bambini sono più in dosi elevate, alle donne incinte sensibili), la personalità e il peso e in allattamento si raccomanda corporeo (all’aumentare del peso di limitare il consumo di tutte le aumenta la tolleranza). Inoltre bevande contenenti caffeina, pova tenuto presente che la caffeina nendo una particolare attenzione sembra manifestare maggiormen- a non oltrepassare i già menzionati te i suoi effetti quando assunta 300 mg al giorno. nella seconda parte della giornata (pomeriggio e sera). Chiaramente, gli effetti collaterali del consumo di caffè si manifestano qualora vengano consumate dosi eleNEMICO DELLE OSSA? vate in un’unica assunzione Il caffè induce una perdita e non se il consumo viene di calcio a livello renale, fattore frazionato all’interno delche potrebbe aumentare il rischio la giornata, permettendi osteoporosi in persone che non do al fegato e ai reni di consumano sufficienti quantità di questo metabolizzare ed elimiminerale, prezioso per la salute delle ossa. nare la caffeina.

Il problema però non si pone in caso di assunzione adeguata di calcio. Inoltre nella genesi dell’osteoporosi concorrono altri fattori fisiologici e patologici e sono coinvolti altri nutrienti, come la vitamina D e le proteine.

MA ANCHE CHI SOFFRE DI PROBLEMI CARDIOVASCOLARI O PRESSIONE ALTA PUÒ BERLO? Gli studi più recenti confermano che il consumo di caffè non aumenta il rischio di malattie car-

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IN ARMONIA

PSICOLOGIA

COME SOPRAVVIVERE A UN COLLEGA “DEMOTIVANTE”

…e non farsi contagiare dalla sua negatività a cura di ELENA BUONANNO

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hi di noi non ha conosciuto, nella propria vita lavorativa, il classico collega o dipendente svogliato, perennemente negativo, carico di insofferenza per ogni compito, astioso verso gli altri e che trova ogni cosa difficile oltremisura? “Affari suoi”, verrebbe da dire di primo acchito. E invece no: un atteggiamento del genere può ripercuotersi con effetto domino su tutti quelli che lo circondano, caricando di malcontento anche gli altri e compromettendo la qualità del lavoro, e motivazione, di tutto l’ufficio o ambiente lavorativo. Ne parliamo con la dottoressa Giorgia Marletta, psicologa del lavoro. DOTTORESSA MARLETTA, QUAL È L’IDENTIKIT DEL COLLEGA “DEMOTIVANTE”? Al di là dell’esagerazione caricaturale, questo tipo di individuo, per le complicate dinamiche che genera nel suo contesto professionale, è stato a più riprese oggetto di analisi e ricerca nel campo della Psicologia del Lavoro. In particolare sono state identificate 10 caratteristiche che denotano una persona “demotivante”. • È incline alla lamentela e quando comunica è per evidenziare aspetti negativi: brutte notizie riguardo a progetti o ad altre persone, cose che non sono state fatte bene, manchevolezze etc. • Ha poco spirito di iniziativa e non sviluppa mai idee proprie, non si attiva in maniera propositiva e di fronte a compiti affidati deve venire continuamente sollecitato. • Tende a non comunicare, in manie-

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ra chiara e orientata alla risoluzione, il proprio malcontento ma anzi, durante confronti o riunioni, diventa silenzioso e comincia a lavorare sempre più spesso in solitudine. • Fatica ad accettare le direttive: le istruzioni devono essere ripetute spesso e sostiene di faticare a comprenderle adducendo frequentemente ragioni per declinare determinati incarichi. • Rimanda i lavori più difficili o se ne lamenta, cercando spesso di “girare” il compito a qualcun altro oppure non li porta a termine o lo fa in ritardo. • Manifesta la tendenza alla “difensiva”: conversare con lui è difficile, all’insegna di cambiamenti d’umore e frasi sarcastiche o trancianti. • Evita o boicotta la possibilità di collaborare con gli altri dipendenti e spesso stimola le occasioni di conflitto. • Ha un atteggiamento passivo, come se gli obiettivi del gruppo non lo riguardassero e lui fosse uno spettatore esterno. • È sempre pronto a dare la colpa di un errore agli altri: sembra essere più interessato a scoprire chi è il responsabile di un problema piuttosto che trovare una soluzione. • È incline al pettegolezzo: cerca di scoprire gli errori altrui e lo dice agli altri colleghi, si preoccupa troppo per le voci d'ufficio e ama condividere cattive notizie. In casi estremi, tutte queste caratteristiche sono condensate in un'unica persona. Più in generale però, se anche solo una o due di queste sono presenti, ciò si manifesta, sul clima professionale ed emotivo delle per-

sone che gli stanno vicino, con la potenza deflagrante di una bomba. CON QUALI CONSEGUENZE? Secondo una ricerca condotta su un campione di mille dirigenti e dipendenti statunitensi, il cosiddetto “dipendente demotivante” produce un effetto domino intorno a sé. L’atteggiamento di questi individui dilaga a macchia d’olio al punto da debilitare il morale di chi lavora con loro, limitando efficienza e produttività dell’intera squadra. Un po’ alla volta, come la goccia d’acqua che alla lunga buca anche una roccia, la persona demotivante inizia a influenzare le persone che le stanno intorno, genera un ambiente di sfiducia al punto di impedire l’emergere del potenziale degli altri.


COSA SI PUÒ FARE ALLORA PER EVITARE TUTTO QUESTO? Ignorare questa tipologia di persona è di certo una tentazione ma non è la soluzione. Dal punto di vista psicologico dare la colpa al “dipendente demotivante” non è di alcuna utilità se non si analizzano le ragioni del problema. È fondamentale innanzitutto accertarsi che questa persona non si trovi a svolgere un lavoro inadatto alle sue caratteristiche, che le dinamiche del gruppo non siano a lui avverse e appurare che il dipendente non stia vivendo nel privato una situazione angosciosa. Una volta fatto ciò vi sono alcuni modi possibili per gestire questo tipo di persone: se ci troviamo a lavorare al suo fianco c’è un’importante stratagemma che possiamo adottare. Ad esempio, chiedersi “come mi sento dopo che ho parlato con questa persona?”, “cosa ha fatto per farmi sentire così?”; queste due semplici domande possono aiutarci a vedere con chiarezza che gli stati d’animo negativi non nascono dal nostro interno e quindi non ci appartengono. In questo modo possiamo facilmente lasciarli andare come in una sorta di “rispedizione al mittente”! Se, invece, ci troviamo a gestire un “dipendente demotivante” abbiamo

il dovere di adottare le modalità migliori per permettergli di manifestare al meglio il suo potenziale e con esso la capacità di vivere le relazioni in modo costruttivo e propositivo. Per aiutarci a fare ciò è bene tenere presenti 3 importanti strategie: 1. Ascoltare. Spesso, quando un dipendente è difficile la cosa che viene spontanea per difenderci è smettere di prestare attenzione. In realtà conoscere il punto di vista del dipendente demotivante può scoperchiare questioni legittime che devono essere affrontate. Ascoltarlo, incitandolo attivamente al confronto ed esortandolo a manifestare il suo pensiero riguardo a decisioni, compiti e obiettivi contribuirà inoltre a farlo sentire partecipe e quindi responsabile. 2. Dare feedback comportamentali chiari rispetto a specifici comportamenti da migliorare e impostare con altrettanta chiarezza le conseguenze se le cose non cambiano. Se il dipendente demotivante non percepisce che il suo atteggiamento negativo avrà conseguenze per sé, perché dovrebbe cambiare? 3. Non avvelenare il pozzo. Non im-

DOTT.SSA GIORGIA MARLETTA Psicologa del Lavoro, Coach e Trainer - PRESSO CENTRO COUNSELING INTEGRATO DI SCANZOROSCIATE -

porta quanto difficile il dipendente può essere, la cosa importante è non parlarne in termini negativi con gli altri dipendenti per non creare un ambiente di sfiducia e carico di conflitti che inquinerebbe il clima. Più in generale è importante evitare di apporre etichette sulle persone che ci circondano, anche quando queste ci sembrano, come nel caso del nostro collega o collaboratore, “difficili”. Chiedendo in prestito le parole a un filosofo (Seneca) “Non è vero che noi non agiamo perché le cose sono difficili. Invece le cose ci sembrano difficili proprio perché non osiamo agire.”

IGNORARE QUESTA TIPOLOGIA DI PERSONA È DI CERTO UNA TENTAZIONE MA NON È LA SOLUZIONE

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IN ARMONIA

COPPIA

FLIRT o amore vero? a cura di GIULIA SAMMARCO

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i siete incontrati, e piaciuti, in palestra, sotto l’ombrellone oppure attraverso uno dei tanti social network. E avete deciso di uscire insieme. Una volta e poi altre ancora. Siete stati bene, vi siete divertiti, corteggiati. In altre parole avete flirtato. E ora, cosa succederà? Come capire se questo flirt ha le carte in regola per diventare una relazione vera e propria oppure rimarrà una, seppur bella, avventura? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Laura Grigis, psicologa.

INNANZITUTTO, DOTTORESSA GRIGIS, QUANDO DICIAMO FLIRT DI COSA STIAMO PARLANDO? La parola flirt è un termine inglese che si traduce come "svolazzante buffetto" e sta a indicare una particolare tipologia di interazione umana, caratterizzata da una relazione di simpatia o di amoreggiamento leggero, superficiale, temporaneo e avventuroso, con atteggiamenti sentimentali ma senza un reale impegno o progetto. Il flirt può essere inteso in diversi modi: come la fase iniziale, più disimpegnata, del corteggiamento; come una modalità stabile di interazione, 26

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scelta da chi preferisce non impegnarsi ma anche da chi, già impegnato, non rinuncia al piacere del gioco e della seduzione. Il flirtare, inoltre, può accadere in situazioni specifiche (cene, feste, aperitivi) in cui è considerato accettabile, in un gioco delle parti vissuto attraverso sguardi, ammiccamenti e linguaggio non verbale, ma senza andare oltre. MA PERCHÉ SI FLIRTA, CHE RUOLO HA QUESTO COMPORTAMENTO NELLE RELAZIONI UMANE? Flirtare è un comportamento naturale. Alcune persone flirtano in cerca di un'emozione, per vincere insicurezze o paure, per trovare conferme. Altre lo fanno per sentirsi sempre e comunque desiderati, per colmare una necessità o una sensazione di vuoto: quello del flirt è un sistema capace di provocare ebbrezza e tensione emotiva, attivando immagini e pensieri su se stessi e sull'altro, proiettandoci in una dimensione illusoria e fantastica. Altre persone ancora flirtano per puro divertimento e senza curarsi troppo delle conseguenze, dando per scontato che il gioco

sia condiviso e accettato. Quando il flirt è un gioco tra persone consenzienti e consapevoli, è innocuo, piacevole e divertente. Può avere però risvolti negativi se si agisce con l'intenzionalità di ingannare l'altro oppure se è l’espressione di una difficoltà personale: in entrambe le situazioni può causare delusione, amarezza o reazioni aggressive. I risvolti positivi si hanno invece quando il flirt dà spazio alla creatività, all’emozione e al divertimento e quando (anche al di là di ogni pronostico e previsione) sfocia in una relazione d’amore duratura. SE IL NOSTRO INTENTO È QUELLO DI TRASFORMARE UN FLIRT IN UNA RELAZIONE STABILE, COME DOBBIAMO COMPORTARCI? Innanzitutto bisogna tenere presente che le relazioni, per definizione, si sviluppano tra due persone: non c’è nulla di più frustrante che “sintonizzarsi” su due modalità relazionali differenti. Per evitare la più classica delle delusioni d’amore, è bene chiarire quindi fin dall’inizio quali siano le intenzioni di entrambi: non dimentichiamoci però che


4 SEGNALI CHE È DIVENTATA UNA COSA SERIA Lo psicologo Gabriele Iacono, nel suo libro "D’amore e d’accordo", ha individuato come fondamentali per il buon funzionamento della vita di coppia: • la capacità di affrontare la disillusione, ovvero quel momento in cui la reltà delle cose ci appare per quella che è, l’eccitamento iniziale e la “luna di miele” terminano e bisogna fare i conti con i difetti dell’altro e le difficoltà quotidiane; • la capacità di comunicare, fondamentale per poter comprendere l’altro e per esprimere se stessi, aiutandosi a vicenda; • la capacità di gratificare il partner, facendo in modo che stare insieme sia per entrambi un piacere e che la compagnia reciproca sia gratificante; • la capacità di affrontare i conflitti, inevitabili in ogni coppia, ma che vanno affrontati evitando di ferirsi a vicenda ed alimentando l’insoddisfazione reciproca.

stiamo parlando di sentimenti ed emozioni, perciò, anche ad accordi presi, è bene “restare in ascolto” di noi stessi e dell’altro per poter cogliere importanti segnali di mutamento nelle intezioni. Non dare mai nulla per scontato è un utile stratagemma per fare in modo che siano le emozioni e i sentimenti a guidarci dal flirt alla relazione stabile, lasciando da parte pregiudizi e stereotipi. Un’altra caratteristica del flirt è che, strutturandosi come uno stile relazionale leggero e giocoso, ci permette di mostrare solo il meglio di noi stessi e di godere della piacevolezza del momento: questo vale per noi come per il nostro compagno di avventure, che perciò si presenterà sotto la miglior luce possibile, celando difetti e imperfezioni. Trasformare un flirt in una relazione seria è possibile solo se non abbiamo esagerato con l’idealizzazione dell’altro. Quando l’eccitazione iniziale svanisce, infatti, lascia il campo a sentimenti basati su una valutazione più realistica del partner. Ed è sulla base di questa valutazione che sarà possibile costruire una relazione stabile oppure decidere di concludere la conoscenza o ancora proseguire con

il flirt. I difetti dell’altro appaiono come tali, emergono le differenze e stare insieme non è più sempre facile come prima. Questo cambiamento può cogliere impreparati: è quindi importante conoscere le diverse fasi dell’andamento della relazione e riconoscersi all’interno dell’una o dell’altra. Trasformare un flirt in una storia d’amore è possibile solo se ci si pone entrambi l’obbiettivo di ricomporre e gestire le differenze proseguendo il rapporto su nuove basi. Le probabilità che la nostra avventura abbia le carte in regola per diventare una storia importante, poi, aumentano se dalle chiacchiere allegre si passa all’organizzazione del futuro, anche a brevissimo termine: se viene naturale a entrambi darsi un nuovo appuntamento, organizzare un fine settimana insieme, invitarsi reciprocamente alle cene con gli amici, significa che la nostra mente è in grado di andare oltre il momento presente. Questa può anche essere una strategia per testare la vostra relazione: facendo “esercizi di immaginazione”, provate a trasportare il partner nella vostra vita quotidiana, seduto al tavolo della vostra cucina o al bar con i vostri

amici. Se queste immagini non vi generano ansia, paura o vergogna, significa che vale la pena di provarci. In conclusione, nella nostra perenne ricerca di sicurezza e prevedibilità, il bisogno di avere accanto una persona che amiamo e di cui ci fidiamo è fondamentale, ma si scontra spesso con l'altrettanto fondamentale bisogno di novità: quello che trasforma un flirt in una relazione stabile e duratura è un insieme di numerosi e complessi fattori, la somma di elementi profondi come la fiducia, il rispetto, la stima oltre all'impegno attivo di entrambe le persone.

DOTT.SSA LAURA GRIGIS Psicologa - A MOZZO -

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IN FAMIGLIA

DOLCE ATTESA

VACCINAZIONI PRIMA E DURANTE LA GRAVIDANZA:

istruzioni per l'uso a cura di GIULIA SAMMARCO

L'

80% delle donne è informata sulle malattie infettive e i rischi durante la gestazione. Ma soltanto il 50% ha fatto il vaccino prima di intraprendere la gravidanza. Ma quali sono le vaccinazioni consigliate prima e durante i nove mesi? Esistono rischi per il nascituro? Ne parliamo con il dottor Georgios Eleftheriou, referente del Servizio di informazione sul farmaco in gravidanza e allattamento. «Lo sviluppo dei vaccini contro le malattie infettive rappresenta uno dei più grandi successi della medicina moderna e in particolare dell’immunologia, già a partire dal 1796 quando Edward Jenner immunizzò un bambino contro il vaiolo. Quasi 150 anni dopo sono comparsi anche i primi articoli scientifici che indicavano come le vaccinazioni in gravidanza garantivano una profilassi contro le infezioni puerperali e neonatali. Per esempio, la vaccinazione contro la pertosse, crea anticorpi materni che, oltre a proteggere la madre, possono attraversare la placenta fornendo al neonato un’iniziale difesa contro la malattia» spiega l’esperto. DOTTOR ELEFTHERIOU, MA SONO DAVVERO SICURI I VACCINI IN GRAVIDANZA? Dalla prima ricerca pubblicata nel 1945 sono seguiti migliaia di articoli scientifici che evidenziano la sicurezza di molti vaccini in gravidanza. In effetti, durante la gravidanza la vaccinazione non interessa solo una persona ma due e la decisione deve essere presa in base alla probabilità e severità dell’infezione, al perio28

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do di incubazione, allo stato immune, storia di anafilassi, possibili effetti collaterali agli agenti adoperati o ai conservanti. Per esempio, la presenza del conservante Thimerosal (sodio-etilmercurio-tiosalicilato) che contiene mercurio organico, ha suscitato non poche perplessità sulla sua sicurezza in gravidanza. In risposta, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che per la quantità di Thimerosal utilizzato nei vaccini non c'è nessuna prova che dimostrerebbe un rischio per la salute o una chiara associazione con i casi di autismo del neonato. QUAL È IL MOMENTO MIGLIORE PER VACCINARSI? In genere, tutte le vaccinazioni dovrebbero essere fatte prima dell’inizio di gravidanza o subito dopo la nascita del bimbo. Molto spesso, però, la gravidanza non è programmata e la donna può trovarsi a volte in uno stato vulnerabile alle infezioni che possono avere un effetto deleterio per il feto (ad esempio rosolia) o per la salute (e a volte la vita) della donna. Purtroppo le indicazioni e l’epoca gestazionale in cui potrebbe vaccinarsi cambiano nei vari Paesi (sia in Europa sia in America), non tanto per una diversa valutazione scientifica, piuttosto per la percezione che ha il pubblico nei riguardi dei vaccini, a volte rafforzata da molte “informazioni scorrette”. Cerchiamo dunque di sciogliere i dubbi che possono creare tutte queste opinioni non realmente scientifiche. Per tutto il periodo di gravidanza, primo trimestre incluso, sono


raccomandati tutti i vaccini inattivati, cioè quelli contenti virus inattivati o loro particelle (ad esempio quello per l’influenza) o batteri uccisi o con estratti di tossine (anatossine) come per esempio il vaccino della pertosse, del tetano e della difterite. Anche la vaccinazione anti-meningococcica, quando necessaria, può essere utilizzata in gravidanza. Qualora ci siano delle norme limitative, esse sono dovute alla mancanza di ampi studi epidemiologici che ne abbiano confermato l’assoluta sicurezza in gravidanza. E PER QUANTO RIGUARDA QUELLA CONTRO L’INFLUENZA, È POSSIBILE E RACCOMANDABILE FARLA DURANTE I NOVE MESI?

DOTT. GEORGIOS ELEFTHERIOU Specialista in Tossicologia Medica - REFERENTE DEL SERVIZIO DI INFORMAZIONE SUL FARMACO IN GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO ASST PAPA GIOVANNI XXIII -

Per la vaccinazione contro l’influenza potrebbero essere giuste le indicazioni di vaccinarsi nel secondo o terzo trimestre di gravidanza. Nel terzo trimestre, aumenta notevolmente anche il rischio di avere complicanze gravi, addirittura mortali, come avvenuto nel 2009 per la pandemia H1N1. Il CDC, cioè il Centro governativo per il Controllo e Prevenzione delle Malattie e l’associazione più accreditata statunitense ACOG (Collegio Americano dei Ginecologi e Ostetrici), consigliano di vaccinarsi con il virus inattivo entro la fine di ottobre, a prescindere dall’epoca gestazionale. QUALI SONO INVECE LE VACCINAZIONI SCONSIGLIATE IN GRAVIDANZA? I vaccini con virus vivi e attenuati (rosolia, morbillo, febbre gialla). In realtà la controindicazione in gravidanza sarebbe per il rischio “del tutto teorico” di un’eventuale riattivazione del virus con successiva infezione fetale. A tutt’oggi, però, non si è mai verificato un caso simile. Inoltre, se il rischio di contrarre la malattia infettiva è elevata, la somministrazione del vaccino specifico supera di gran lunga il remoto rischio teratogeno. Nel caso la paziente venga vaccinata e successivamente scopra di essere in gravidanza non vi è alcuna indicazione per interrompere la gravidanza. Ricordiamoci che l’infezione dalla rosolia è una delle prime malattie associate con altissimo rischio di malformazioni, mentre l’infezione della febbre gialla può essere molto grave per la paziente e per il feto.

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IN FAMIGLIA

BAMBINI

MAMMA

come nascono i bambini? a cura di MARIA CASTELLANO

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Illustrazione Laura Pagnoncelli

ra i 3 e i 5 anni il bambino inizia a porre delle domande su ciò che lo circonda e a chiedere molti “perché”: “Perché il cielo è azzurro?”, “Perché gli uccelli volano?”, “Perché i fiori profumano?”. Quelle che per un adulto sono questioni banali, per lui sono di grande importanza e indice del suo interesse verso il mondo. La curiosità del bambino, però, non si limita al mondo esterno, è rivolta anche a se stesso, alle differenze che osserva tra sé e gli altri, alla sua vita e alle sue origini. Da qui nascono anche le domande sulle differenze tra maschi e femmine, sul concepimento e sulla nascita, che spesso mettono in difficoltà i genitori. «Un tempo questi erano argomenti tabù, che i genitori evitavano o sviavano trasformandoli in magia o in fiaba: i bambini venivano comprati, portati dalla cicogna, trovati sotto i cavoli. Al giorno d’oggi si cerca di parlare con più sincerità ai bambini senza negare la verità, sia a livello fisico sia emotivo. Non dare risposta agli interrogativi del bambino potrebbe soffocare la sua curiosità o trasmettere il messaggio che ciò di cui sta parlando è qualcosa di brutto e che non va menzionato» spiega la dottoressa Sofia Raffa, psicologa e psicoterapeuta. «Se il bambino pone domande sulle sue origini, significa che è pronto per sentirsi dare una risposta e significa anche che prima ci ha pensato da solo, sollecitato da qualcosa che ha visto o di cui ha sentito parlare. Ogni bambino ha le sue teorie ingenue rispetto alle differenze di genere, al concepimento e

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È ATTRAVERSO L’ACCOGLIMENTO OFFERTO DAI GENITORI E LA PERCEZIONE DELLA LORO DISPONIBILITÀ A PARLARE DI CIÒ CHE LO PREOCCUPA O LO CONFONDE CHE IL BAMBINO COSTRUISCE UN RAPPORTO DI FIDUCIA. QUESTO È IMPORTANTE ANCHE PER IL SUO SVILUPPO INTELLETTUALE, PER GLI APPRENDIMENTI E PER AIUTARLO A MANTENERE VIVA LA SUA CURIOSITÀ VERSO IL MONDO E VERSO SE STESSO Bergamo Salute


alla nascita, che si è creato osservando la mamma che aspetta un fratellino, la gatta di casa che ha avuto i cuccioli o captando qualche nozione dagli adulti o dalla TV». DOTTORESSA RAFFA, AVERE RISPOSTE E SPIEGAZIONI REALISTICHE È UN DIRITTO DEI PICCOLI, ANCHE QUANDO LA DOMANDA È “COME NASCONO I BAMBINI”. PERÒ NON SEMPRE È FACILE PER I GENITORI TROVARE IL MODO GIUSTO PER AFFRONTARE ARGOMENTI COME QUESTO… Trovare le parole giuste per spiegare al proprio piccolo di 3 anni da dove è arrivato, non è facile. La tentazione sarebbe quella di prendere un bel DVD di un corso per l’educazione all’affettività per bambini in età prescolare e dargli tutte le risposte che cerca, ma non dovrebbe essere lasciato da solo. Se il bambino ha interrogato i suoi genitori, forse ha bisogno di sentire informazioni, ma anche di dare significato alle sue credenze oltre che alle sue emozioni (cosa che la TV non può di certo fare!). QUALI PAROLE USARE, ALLORA? Prima di tutto i genitori devono tenere in mente che il bambino non può venire completamente educato sulla sessualità perché la sua capacità di comprensione (vista la sua fisicità e le sue esperienze) è limitata. È poco utile, perciò, che ci si metta a dargli spiegazioni complesse che poi non potrebbe capire. È importante limitarsi a rispondere a quelle che sono le domande del bambino, senza aggiungere altro che in quel momento forse non è in grado di capire. Se vorrà dei chiarimenti o avrà bisogno di altre informazioni, sarà lui a chiederlo. Una delle prime domande che il bambino pone riguarda la differenza tra maschi e femmine. I maschi scoprono di avere il pene e che le femmine ne sono prive, allora cerca di capire come mai, a volte immaginando che le bambine l’abbiano perso. Un genitore dovrebbe capire cosa il bambino sa a riguardo, poi potrebbe aiutarlo a capire l’anatomia dei sessi, ad esempio dicendo che le bambine hanno internamente ciò che i maschi hanno all’esterno e che le femmine non hanno un pene perché hanno un utero, il posto in cui crescono i bambini. Un’altra domanda che il bambino pone è: “Da dove sono venuto?”. Anche in questo caso si potrebbe cercare di capire prima cosa lui sa di questo argomento: “secondo te, da dove sei venuto?”. È raro che un bambino sappia rispondere a questa domanda in modo corretto. Ogni bambino si è creato la sua teoria a riguardo. Alcuni si costruiscono la fantasia di essere entrato nella bocca della mamma per poi essere sceso nella pancia, altri ancora pensano di essere scesi dal cielo per poi aver trovato posto nel pancione. Partendo da ciò che il bambino porta, si può correggerlo, senza dare spiegazioni troppo

DOTT.SSA SOFIA RAFFA Psicologa Psicoterapeuta Terapista EMDR - TRESCORE BALNEARIO -

difficili e senza anticipare le sue domande. Si potrebbe dire, ad esempio: “Avevi un tuo spazio nella pancia della mamma, diverso dallo spazio del cibo. Questo spazio si chiama utero, non si vede, ma sei cresciuto lì!”. Se al bambino interessa sapere anche come è uscito dalla pancia della mamma si potrebbe spiegare che quando è diventato abbastanza grande è uscito dalla pancia attraverso una fessura che non è la stessa delle feci, ma che hanno solo le femmine e serve per fare nascere i bambini. Non è consigliabile entrare nei dettagli del parto, perché potrebbe far sentire in colpa il bambino per il dolore provocato alla mamma o spaventarlo. Vi è poi il momento in cui il bambino vuole capire il ruolo del papà nella sua nascita. Si può spiegare che quando un uomo e una donna si amano e decidono di avere un bambino, l’uomo mette un seme nella pancia della donna, attraverso la stessa fessura dalla quale uscirà il bambino e che lì incontra l’ovulo. Da questo incontro nasce il bambino, che poi crescerà nella pancia della mamma. Se il bambino lo chiede, gli si può spiegare anche il ruolo dell’apparato genitale maschile. È importante legittimare le domande del bambino ed è altrettanto importante cercare di rispondergli con serenità. CI POSSONO ESSERE PERÒ MAMME E PAPÀ CHE, PER L’EDUCAZIONE RICEVUTA, SI IMBARAZZANO A PARLARE DI SESSUALITÀ… Certo, non per tutti i genitori risulta “naturale” e spontaneo affrontare con il proprio piccolo l’argomento della sessualità. Alcuni si sentono a disagio, altri sono preoccupati, altri ancora restano senza parole. Ogni tanto i bambini lasciano a bocca aperta e non si sa bene come rispondere. In questi casi non bisogna preoccuparsi, né farne una tragedia perché se un genitore non sa cosa rispondere potrebbe informarsi e quando il bambino riapre l’argomento si troverà più preparato. Bergamo Salute

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IN FORMA

FITNESS

PIÙ FORTI E MAGRI

con l'interval training a cura di MARIA CASTELLANO

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i chiama interval training e promette di rinforzare i muscoli, tonificare, migliorare il ritmo cardiovascolare e far dimagrire molto di più di qualsiasi altra disciplina ma con allenamenti molto più brevi. Come ci spiega il dottor Giovanni Crotti, fisioterapista e personal trainer.

CHE COSA SI INTENDE PER INTERVAL TRAINING? Nell’interval training a oggi maggiormente conosciuto nel mondo del fitness come HIIT (High Intensity Interval Training o Allenamento Intervallato ad Alta Intensità), la regola di base è alternare periodi brevi di esercizio a elevata intensità (80-90% della massima frequenza cardiaca), a periodi di recupero attivo o esercizio a bassa intensità (50-60% della massima frequenza cardiaca). Lo scopo di questa modalità di allenamento è alternare l'allenamento aerobico (che sfrutta prevalentemente il metabolismo dei grassi) a quello anaerobico (che sfrutta prevalentemente carboidrati) cercando di mettere in gioco entrambi i sistemi energetici. CHE TIPO DI ESERCIZI PREVEDE? All'interno dell'interval training non sono incluse le attività con sovraccarichi. Servono invece attrezzi da cardiofitness che si possono trovare in ogni palestra come: tapis roulant, cicloergometro, vogatore, ellittica, vario, stepper o esercizi a corpo libero. Secondo alcuni ricercatori italiani e autori di libri di fisiologia dello sport si possono distinguere: 1) allenamenti di slow interval training che comportano la ripetizione, ad esempio, di 30 ripetizioni di 100m. di corsa percorse in 16'' ciascuna, con intervalli di recupero attivi raggiungendo la stessa distanza in 45'' a un'intensità decisamente inferiore. Tale tipo di allenamento sviluppa la potenza aerobica del soggetto in quanto il suo consumo di ossigeno rimane molto elevato per lunghi periodi di tempo. 2) allenamenti di fast interval training , nei quali i 100m. saranno percorsi a velocità superiori rispetto a quelli di slow interval training , con periodi di recupero attivo più brevi, ma suddividendo l'attività in 3 serie da 3 a 5 ripetizioni, separate da alcuni minuti di riposo. Si tratta di una procedura particolarmente 32

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indicata per allenarsi con prove anaerobiche, in quanto comportano una riduzione delle riserve di energia come fosfati altamente energetici, seguiti da periodi di sintesi degli stessi (Margaria & Coll. 1969). QUALI SONO I BENEFICI? Una diminuzione della frequenza cardiaca di riposo è forse la più ovvia manifestazione di una regolare attività fisica. I sostenitori dell’Allenamento Intervallato ad Alta Intensità affermano che questa tecnica unisce il meglio di due mondi che vengono generalmente considerati incompatibili: mantenere/aumentare il tessuto magro e simultaneamente perdere grasso (con solo 20 minuti si consumano le stesse calorie che si spendono in 40 o 50 minuti di allenamento a intensità costante). Si pensa che questo tipo di allenamento possa anche far raggiungere un altro importante obbiettivo e cioè bruciare più calorie in meno tempo rispetto al classico allenamento cardiovascolare e all'allenamento di resistenza. L’Allenamento Intervallato ad Alta Intensità migliora la resistenza alla fatica, permettendo agli atleti di allenarsi a intensità molto alte per periodi di tempo molto più alti rispetto ad un allenamento ad intensità costante. Inoltre


UNA LEZIONE TIPO

DOTT. GIOVANNI CROTTI Fisioterapista e Personal Trainer - SPORTPIÙ CURNO E CENATE SOTTO -

produce un effetto secondario estremamente interessante chiamato EPOC (Extra Consumo di Ossigeno Post Esercizio). L’effetto EPOC generato dall’accelerazione metabolica creata dall’HIIT fa sì che il corpo continui a bruciare ulteriori calorie su un periodo che può arrivare fino alle 24 ore successive all’esercizio. È dimostrato inoltre che fare HIIT aumenta la soglia di lattato; significa che cresce la capacità del corpo di affrontare la costruzione accresciuta di acido lattico nei muscoli. Aumentando la soglia del lattato, gli atleti sono in grado di allenarsi più duramente e per periodi di tempo più lunghi, promuovendo la crescita muscolare. L’HIIT può anche migliorare la sensibilità all’insulina. L’ottimizzazione degli effetti di questo ormone porta il corpo a utilizzare rapidamente il glucosio disponibile come fonte energetica anziché immagazzinarlo nel tessuto grasso. Questo migliora anche diverse funzioni associate al recupero e allo sviluppo muscolare. A CHI È INDICATO? Grazie alla sua versatilità e spendibilità può essere proposto a diverse tipologie di persone. Per esempio al bambino sotto forma di gioco, con esercizi volti a mantenere la sua attenzione su un obbiettivo per pochi secondi seguito da pause di ristoro, allo sportivo alla ricerca della condizione ottimale o della prestazione, all'amatore o ex sportivo che decide di migliorare la sua condizione di allenamento. Esistono alcune controindicazioni assolute e altre relative per la prescrizione dell'esercizio intervallato. La principale controindicazione assoluta è allenare un soggetto affetto da patologia cardiaca che limita i livelli di intensità. Nei soggetti fortemente sovrappeso o con patologie muscolo-scheletriche può provocare stress articolare o muscolare; la ridotta capacità di recupero o deficit di percezione corporea in persone affette da patologie reumatiche o psichiatriche. Anche il semplice essere principianti è di per sé un fattore di rischio. L'intensità

Un esempio potrebbe essere: cicloergometro con 40 secondi di pedalata a bassa intensità (60% Fcmax) seguito da 20 secondi ad alta intensità (90% Fcmax). Il cambio di intensità deve essere rapido e deve ripetersi più volte fino ad arrivare almeno a 15 minuti totali. Il periodo di allenamento svolto ad alta intensità può variare da pochi secondi per i principianti a 1 minuto per gli atleti. Lo sforzo nella fase anaerobica dovrebbe essere costante per la durata del tempo previsto ad alta intensità, quindi risulta ovvio che non potrà essere protratta per molto tempo.

dell'allenamento va aumentata progressivamente nel tempo fino a quella ideale a massimizzare i risultati. È fondamentale dunque avere oltre alla prescrizione di sana e robusta costituzione da parte del medico sportivo (previa una accurata visita medico sportiva con elettrocardiogramma sotto sforzo onde escludere particolari patologie cardiache) anche un'iniziale valutazione della persona che decide di avvicinarsi allo sport o che per contro decide di impegnarsi a migliorare la sua condizione fisica. PERCHÉ SIA EFFICACE QUANTE VOLTE A SETTIMANA BISOGNEREBBE PRATICARLA? QUANTO DURA UNA LEZIONE? Perché risulti efficace bisognerebbe svolgerlo almeno due volte a settimana, meglio tre, ma questo dipende dalla condizione fisica del soggetto che si allena. Considerato l'impegno metabolico non si può programmare un appuntamento quotidiano con l’HIIT, ma bisogna preventivare una giornata di recupero poiché l’organismo ha bisogno di almeno 24 ore per ritrovare il suo equilibrio. Per i principianti si consiglia un programma introduttivo di 8 settimane. Una lezione dura da 15 minuti a 30 minuti, sempre in relazione all'intensità proposta, esclusa la fase di attivazione e defaticamento con le quali il tempo della seduta può durare 40-50 minuti totali.

PER PRATICARE L’INTERVAL TRAINING È NECESSARIO UN CARDIOFREQUENZIMETRO, MEGLIO SE COME FASCIA TORACICA E TELEMETRIA DIRETTA, POICHÉ GLI INTERVALLI DI FREQUENZA CARDIACA DEVONO ESSERE MONITORATI

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IN FORMA

BELLEZZA

FORFORA cause e rimedi

DOMENICO VERGNAGHI Esperto in tricologia - RESPONSABILE DEL SERVIZIO DI TRICOLOGIA SVENSON PRESSO LE SEDI HABILITA BERGAMO E CLUSONE a cura di VIOLA COMPOSTELLA

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olpisce tutti, uomini e donne a qualsiasi età, ed è davvero fonte di grande imbarazzo. Parliamo della forfora, ovvero la desquamazione del cuoio cappelluto, un problema che può insorgere all'improvviso e durare pochi giorni oppure persistere e può avere diverse cause dalla malnutrizione ai disturbi ormonali o più semplicemente all'uso frequente di shampoo e saponi che alterano il cuoio capelluto. Come prevenirla e come eliminarla una volta comparsa? La parola a Domenico Vergnaghi, esperto in tricologia. COSA È DI PRECISO LA FORFORA? La forfora è formata da cellule epidermiche necrotizzate (morte). Si rende evidente con l'apparizione sul cuoio capelluto di particelle di desquamazione, accompagnata spesso da prurito più o meno forte. Può comparire a tutte le età, però maggiormente si manifesta nella pubertà sia negli uomini sia nelle donne. MA PERCHÉ VIENE? Innanzitutto dobbiamo suddividere la forfora in due tipologie: fisiologica e patologica. La prima è costitu-

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STILE DI VITA E CONSIGLI PRATICI Ecco alcuni semplici accorgimenti per diminuire il rischio che la forfora si presenti. 1. Imparare a gestire lo stress. Lo stress colpisce la salute in generale, rendendovi maggiormente soggetti a diversi disturbi e malattie. È addirittura in grado di provocare la forfora o di peggiorare i sintomi esistenti. 2. Lavare spesso i capelli, se si tende ad averli grassi. 3. Cercare di non eccedere con i prodotti per la cura dei capelli. Lacche, gel, spume e cere per i capelli possono accumularsi sui capelli e sul cuoio capelluto, rendendoli più grassi. 4. Seguire una dieta sana che fornisca il giusto apporto di zinco, vitamine del gruppo B e alcuni tipi di grassi (i cosiddetti “grassi buoni” come gli Omega 3).


ita dallo strato corneo che si desquama in continuazione dall'epidermide, a causa di molti agenti esterni quali sole, aria, lavaggi, pettinature e spazzolature. La desquamazione fisiologica è poco appariscente in quanto le particelle cornee che si distaccano sono piccole. Si parla, invece, di forfora patologica quando il distacco è molto evidente e lo sfaldamento diventa anomalo. In questo caso le cause possono essere: disturbi del ricambio (alimentazione - eliminazione), disturbi circolatori (circolazione linfatica e sanguigna), fattori vitaminici (avitaminosi o assenza di vitamine, ipovitaminosi o carenza di vitamine, ipervitaminosi o eccesso di vitamine, disvitaminosi o cattiva utilizzazione delle vitamine da parte dell’organismo). L'insieme di alcune di queste cause provocano, con meccanismi e forme diverse, l'alterazione del cosiddetto "complesso biologico idro-lipidico-proteico” agendo sulla secrezione sudoripara, sulla secrezione sebacea e sul trofismo cellulare (processo nutritivo delle cellule). Le insufficienze epatiche, i disordini di circolazione e i disturbi del ricambio, presenti contemporaneamente nell'organismo, possono provocare l’autointossicazione, cioè un "autoavvelenamento" generale o locale causato dalla non eliminazione di tossine e/o rifiuti organici. Tale modificazione compromette anche il pH della pelle e in particolare l’effetto autosterilizzante (autodisinfettante) del mantello idrolipidico (detto anche film, cioè la sottile pellicola composta da acqua e lipidi, cioè grassi, che funge da strato protettivo naturale della pelle) lasciando via libera a microrganismi patogeni che sviluppano le infezioni. Altra conseguenza dell'autointossicazione è la disidratazione cutanea causata dai grassi presenti nelle cellule. Quando nel sangue esiste una forte concentrazione di questi grassi, il cui eccesso dovrebbe essere eliminato, avviene uno squilibrio nel rapporto "fissaggio/eliminazione" dei sali minerali che vengono eliminati in quantità eccessive. La conseguenza è la disidratazione cutanea, un’anomala nutrizione e riproduzione delle cellule e una forte desquamazione. Per quanto riguarda infine gli squilibri vitaminici, le vitamine che interagiscono con i processi cutanei sono la A, E, F, PP, H e le vitamine del gruppo B: se presenti in eccesso o in difetto possano modificare l'aspetto della cute causando la forfora. QUALI SONO, INVECE, I FATTORI DI RISCHIO CHE POSSONO PEGGIORARE LA SITUAZIONE O AUMENTARE IL RISCHIO DELLA SUA COMPARSA? • Età. Di solito si inizia ad avere la forfora da giovani e si continua in età adulta. Anche gli anziani, però, possono avere la forfora. In alcuni pazienti il problema può durare per tutta la vita. • Sesso. Gli uomini corrono un maggior rischio, quindi alcuni ricercatori ritengono che gli ormoni maschili abbiano un ruolo nella sua formazione. Le ghian-

NON SOLO UN PROBLEMA ESTETICO In alcuni casi la forfora provoca la caduta dei capelli e ne impedisce il normale ciclo fisiologico di ricambio; infatti favorisce l'insorgere di infezioni provocate da microbi di vario tipo che generano prurito, quindi si genera un ciclo perverso di prurito, grattamento, conseguenti lesioni superficiali e infezioni sempre più serie.

dole sebacee del cuoio capelluto degli uomini sono più grandi e anche questo potrebbe avere una qualche importanza nell’origine della forfora. • Capelli e cuoio capelluto oleosi. Il lievito Malassezia furfur, fungo in molti casi vero “colpevole” della forfora, si nutre del sebo presente nel cuoio capelluto. Per questo motivo, se pelle e capelli sono troppo oleosi, si è maggiormente soggetti alla forfora. • Dieta scorretta. In particolare carente di zinco, vitamine del gruppo B o di alcuni tipi di grassi. • Trattamenti igienici sbagliati. Shampoo troppo essiccanti, lozioni troppo alcoliche, abuso di sostanze alcaline, ossidanti, riducenti e phon e/o casco con aria surriscaldata sono per buona parte responsabili di molte anomalie del cuoio capelluto e dei capelli. Lavare i capelli con shampoo troppo alcalini, l'uso di shampoo molto sgrassanti troppo di frequente provocano l'impoverimento del sebo cutaneo con la conseguenza che lo strato epidermico, non più protetto adeguatamente, si disgrega velocemente. L'alcool, invece, ha un'azione disidratante ed essiccante delle cheratine che compongono lo strato corneo dell'epidermide. COSA SI PUÒ FARE INVECE PER ELIMINARLA? Oltre a modificare alcune abitudini di vita e, se necessario, l’alimentazione (vedi box), si può ricorrere a trattamenti locali che dovranno svolgere le seguenti funzioni: • rendere solubile e distaccare la parte squamosa dello " strato corneo" della cute; • distruggere i microrganismi con un'adeguata azione antimicotica e disinfettante; • avere un'azione antipruriginosa; • favorire l'assorbimento delle sostanze attive ed antimicrobiche; • stimolare gli elementi di autodifesa dell'organismo; • avere un'azione balsamica sulle cellule dell'epidermide; • ricreare l'equilibrio del “mantello acido-idro-lipidico" della cute. Bergamo Salute

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PREPARAZIONE Iniziate pelando le mele e privandole del torsolo, tagliatele poi a cubetti piccoli. Aggiungete la scorza di limone grattugiata, la cannella e l’uvetta ammollata e scolata. Disponete sul fondo di 4 cocottine oliate. Frullate tutti gli ingredienti del crumble tranne il succo di mela. Frullateli a impulsi in modo da ottenere un composto sbriciolato. Disponete in una ciotole e legate con il succo di mela. Distribuite il composto sbriciolato sopra le mele. Schiacciate leggermente e infornate a 200 ° per 30 minuti in forno ventilato. La superficie dovrà risultare croccante. Servite tiepido.

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rende spunto dall’auricoloterapia orientale e promette di migliorare le prestazioni del cervello con pochi minuti di esercizi al giorno. È la Superbrain Energy, tecnica energetica che sta riscuotendo sempre più successo in tutto il mondo. Ma come è pos-

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sibile? Come funziona? E che benefici offre? Ne parliamo con Bruno Rocchi, specializzato nel potenziamento delle capacità ed energie personali. IN COSA CONSISTE QUESTA TECNICA E COME FUNZIONA? La tecnica Superbrain Energy è un’applicazione energetica avanzata che proviene dell’auricoloterapia orientale e dalla corrispondenza corpo-orecchio e cervello-lobo. La tecnica è stata creata e messa a punto da Gran Master Choa Kok Sui (GMCKS), fondatore del moderno Pranic Healing (Guarigione con l’energia) diffuso in 70 Paesi del Mondo. Richiede solo 3 minuti al giorno e consiste nel portare

energia, “pompandola” internamente al corpo dai chakra inferiori (sex, base, ombelico) ai chakra superiori (ajna, fronte, corona) che quindi si energizzano e nutrono tutto il cervello e le relative ghiandole (ghiandole pituitaria e pineale) migliorandone l’energia e il funzionamento. MA NON BASTA TENERE IN FORMA IL CORPO? Non basta perché pensiamo già a mantenere in forma e curare il corpo; e il nostro cervello? Anche il cervello va nutrito ed energizzato! Il cervello pesa circa il 2% del corpo ma assorbe il 20% dell’energia e spesso è poco energizzato: da qui l’origine di piccoli e grandi disfun-


zioni; mal di testa, emicranie, pesantezza mentale, capogiri, stress, confusione mentale, fino alle malattie neurovegetative.

A CHI SI RIVOLGE LA TECNICA E CI SONO CONTROINDICAZIONI? La tecnica Superbrain Energy non comporta interventi esterni al cervello o di sensori o macchinari e può essere usata da tutti, maschi e femmine di tutte le età. Non ci sono controindicazioni ma consigli che

è bene seguire: non fumare, evitare droghe, evitare superalcolici, consumare poca carne rossa e di maiale, per le donne non effettuare la tecnica due giorni prima e due dopo il ciclo mestruale.

IL CERVELLO? UN MUSCOLO DA ALLENARE SEMPRE Un bambino nasce con circa 100 bilioni di cellule nervose (neuroni). Il cervello è così importante per l’uomo che già dopo quattro settimane dal concepimento un embrione produce milioni di neuroni ogni minuto. Come tutti gli altri muscoli, però, anche il cervello deve essere mantenuto in esercizio e “nutrito”, in modo da favorire le connessioni tra i neuroni e la sua salute ed efficienza.

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QUALI SONO I BENEFICI? Aiuta a migliorare la memoria e le capacità di apprendimento nello studio e nei lavori mentali e di intelletto; aumenta l’energia personale e la concentrazione; allevia l’ansia e lo stress; rallenta il decorso di malattie neurovegetative (demenza senile, Alzheimer). Si rivela utile ad esempio, in caso di studenti svogliati o con apprendimento difficile, persone stressate o che hanno la sensazioni di star perdendo la memoria; per chi vuole avere più energia al mattino e allenare la mente a risolvere problemi velocemente; per migliorare deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD Attention Deficit/ Hiperactivity Disorder); per alleviare i sintomi di malattie neurovegetative lievi.

COME SI SVOLGE UNA SEDUTA? Si partecipa a un breve corso iniziale di tre ore nel quale viene spiegata la tecnica, i suoi benefici e come eseguirla correttamente; in seguito si esegue la tecnica autonomamente per soli 3 minuti/giorno e di solito non sono necessarie altre sedute. In pratica la seduta consiste nella auto-stimolazione, attraverso apposite pressioni, di alcuni punti specifici dell’orecchio e del lobo collegati, secondo i principi dell’auricoloterapia e dell’agopuntura, alle nostre energie mentali.

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GUIDA ESAMI

Così si fa l'autoesame DEL SENO

Un’abitudine preziosa che ogni donna può fare da sola. Vi spieghiamo come a cura di ELENA BUONANNO

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l tumore della mammella continua a essere la prima causa di morte per malattia neoplastica nel sesso femminile. Si stima che ogni anno in Italia si riscontrino oltre 45.000 nuovi casi di tumore della mammella. La buona notizia però, è che nell’85-90% dei casi si può guarire. A patto che venga diagnosticato tempestivamente. «Per ottenere buoni risultati terapeutici è necessario poter fare una diagnosi precoce. È importante quindi che le donne, a seconda dell’età, si sottopongano periodicamente a indagini clinico strumentali. Gli esami più importanti sono l’autoesame, la visita senologica, l’ecografia mammaria e la mammografia» spiega il dottor Roberto Sacco, Presidente

Onorario LILT (Lega Italiana Lotta Tumori) Bergamo. Lo abbiamo incontrato in occasione della campagna “Nastro Rosa”, iniziativa promossa alla LILT ogni mese di ottobre ormai da anni per sensibilizzare sull’importanza della diagnosi precoce del tumore al seno. DOTTOR SACCO, IN COSA CONSISTE L’AUTOESAME DEL SENO? Consiste nell’osservarsi allo specchio e poi palparsi le mammelle. Il fine dell’autoesame è la conoscenza del proprio corpo in modo che individuandone un cambiamento la donna sia indotta a rivolgersi al proprio medico curante. In concreto, le “regole” da seguire sono: 1. Guardarsi allo specchio con busto eretto e mani sopra la testa in modo da osservare se compaiono irregolarità della cute o retrazioni di cute e capezzolo o differenze fra le due mammelle.

DOTT. ROBERTO SACCO

Specialista in Chirurgia Generale, Pediatrica e Vascolare - RESPONSABILE DIPARTIMENTO CHIRURGICO CLINICA CASTELLI PRESIDENTE ONORARIO LILT BERGAMO -

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2. Evidenziare, con una leggera spremitura dei capezzoli, se compaiono secrezioni. 3. In posizione supina distesa su un piano abbastanza rigido tenere una mano dietro la testa ed esaminare con la mano libera la mammella controlaterale. La mano deve avere dita distese e accostate fra loro (no pollice). Mantenendo le dita premute su una zona del seno eseguire

un movimento circolare in modo da far scorrere la pelle e la ghiandola sulle ossa sottostanti. Esaminare tutta la mammella partendo dal lato esterno per giungere sino allo sterno, facendo attenzione a non prendere con le punte delle dita oppure ad afferrare la mammella fra il pollice e le altre dita. Alla prima visita specialistica si avrà la conferma che quanto palpato corrisponde a un quadro di normalità per le caratteristiche specifiche della propria mammella. OGNI QUANTO ANDREBBE FATTO? L’autoesame del seno è un controllo che ogni donna dovrebbe eseguire ogni mese. C’È UN PERIODO DEL MESE MIGLIORE PER ESEGUIRLO? A partire dai 20 anni, nelle donne in età fertile, l'esame dovrebbe essere effettuato una volta non appena terminato il ciclo. La struttura del seno, infatti, si modifica in base ai cambiamenti ormonali mensili e si potrebbero di conseguenza creare, in alcuni casi, confusioni o falsi allarmi. Con il sopraggiungere della menopausa, l'esame può essere eseguito indifferentemente in qualunque periodo del mese e deve essere effettuato con regolarità anche e soprattutto dalle over 60 poiché il picco di incidenza del tumore del seno si registra proprio tra i 65 e i 70 anni.


RUBRICHE Guardate allo specchio se vi sono irregolarità della cute

Palpate entrambe le mammelle in senso rotatorio (circolare) con le dita unite e a piatto. Non tralasciate la palpazione dell'ascella e del capezzolo.

Evidenziate con una leggera spremitura del capezzolo se vi sono secrezioniasciare la palpazione dell'ascella e del capezzolo.

L'AUTOPALPAZIONE RAPPRESENTA UN PRIMO STRUMENTO DI PREVENZIONE DEL TUMORE DEL SENO, MA DA SOLA NON PUÒ BASTARE E DEVE ESSERE ABBINATA, A PARTIRE DAI 45-50 ANNI, O ANCHE PRIMA IN CASO DI FAMILIARITÀ O ALTERAZIONI, A VISITE SENOLOGICHE ED ESAMI STRUMENTALI PIÙ PRECISI COME ECOGRAFIA O MAMMOGRAFIA

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RUBRICHE

ANIMALI

COLONIE FELINE

Come prendersene cura a cura di ELENA BUONANNO

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vete trovato un gattino apparentemente abbandonato? Portarlo al gattile o a casa propria è l’ultima soluzione, mai la prima. I gatti, infatti, sono animali che sono abituati a girare senza costrizioni. Valutate bene lo stato dell’animale: se vi appare tranquillo, socievole, ben nutrito, con pelo pulito, occhi puliti, i gommini lisci e non rovinati, con grande probabilità è semplicemente un micio girovago che se n’è andato a fare una passeggiata poco lontano da casa sua. Se poi non è solo, ma è in compagnia di altri suoi simili, con grande probabilità fa parte di una colonia felina, ovvero un gruppo di gatti che vivono in stato di libertà e frequentano abitualmente una

DOTT.SSA ELEONORA RAVENNA - ENPA SEZIONE BERGAMO -

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zona protetti dalla legge che vieta a chiunque di maltrattarli o di allontanarli dal loro habitat. È importante infatti sapere che, a differenza dei cani, non si può parlare di gatti randagi, bensì di gatti che vivono in stato di libertà sul territorio. Cosa fare allora in questo caso? Chi gestisce queste colonie? Ne parliamo con la dottoressa Eleonora Ravenna di ENPA sezione Bergamo. COSA SONO LE COLONIE FELINE? Le colonie feline sono vere e proprie aggregazioni strutturate di animali non di proprietà, legate a un qualsiasi territorio o porzione di territorio urbano e non, edificato e non, sia esso pubblico o privato in cui i gatti trovano le risorse necessarie per sopravvivere (rifugio e cibo). Si definiscono patrimonio indisponibile della cittadinanza sotto la tutela del primo cittadino (Sindaco). I membri che formano il gruppo si riconoscono tra loro: perciò, i gatti abbandonati nei pressi di una colonia troveranno grande difficoltà a inserirsi in essa. La Legge regionale n. 33 del 30/12/2009 e la 15/2016 stabiliscono che i gatti che vivono in stato di libertà sul territo-

rio sono protetti ed è fatto divieto a chiunque di maltrattarli, prelevarli o di allontanarli dal loro habitat. CHI È RESPONSABILE DI QUESTI ANIMALI? La responsabilità è del Comune dove si trova la colonia ma, di fatto, le persone che si occupano della nutrizione e della cura dei gatti sono privati cittadini o volontari appartenenti ad associazioni di volontariato per la protezione animale, anche iscritte al Registro Regionale o Nazionale. È importante far sapere alle persone che accudiscono gatti liberi sul territorio che registrando la colonia felina di cui ci si prendono cura presso l'Amministrazione e l'ATS (ex ASL) gli animali saranno tutelati dal punto di vista sanitario: l’ATS si occuperà gratuitamente delle sterilizzazioni. Inoltre, i “gattari” saranno tutelati secondo la prospettiva giuridica in quanto responsabili riconosciuti dalle Autorità. COME SI GESTISCE UNA COLONIA FELINA? Una corretta gestione della colonia permette di tenere sotto control-


ENPA: PUNTO DI RIFERIMENTO PER ASSISTENZA SANITARIA, LEGALE E COMPORTAMENTALE L'ENPA Bergamo offre consulenza sanitaria, legale, comportamentale sia ai singoli cittadini interessati ad accudire i gatti liberi sul territorio, sia alle Pubbliche Amministrazioni per gestire nei migliori dei modi situazioni complesse. Inoltre, d'intesa con l'ATS Veterinaria di Bergamo, ENPA, tramite la struttura del gattile, offre la degenza pre e post operatoria gratuita a soggetti appartenenti a colonie riconosciute. L'ENPA Bergamo fornisce le gabbie trappola per la cattura dei selvatici e informa sul loro corretto ed efficace utilizzo. Per ultimo, ENPA nel 2015 ha distribuito gratuitamente alle colonie feline sul territorio bergamasco 10 tonnellate di cibo donato durante le raccolte alimentari.

lo diversi inconvenienti: da quelli igienici, a quelli di convivenza con i vicini, alla prolificazione indesiderata. Fondamentale è la corretta gestione del punto cibo. • Il cibo deve essere distribuito ad ore fisse, in modo che i gatti consumino subito la loro razione; i contenitori - di preferenza usa e getta - devono essere rimossi quanto prima evitando di lasciarli sotto le auto parcheggiate o sulla pubblica via. • Le eventuali “stazioni di rifornimento”, ove possibile, devono essere collocate al riparo dal sole e della

pioggia per evitare decomposizioni e cattivi odori; per prevenire questo fenomeno, inoltre, è meglio fornire cibi secchi. • Si deve provvedere sempre affinché ci sia dell’acqua a disposizione degli animali. Ma queste regole non bastano se non si è provveduto alla sterilizzazione dei gatti, necessaria alla salvaguarda della salute e ad evitare la crescita incontrollata della popolazione felina: a oggi la sterilizzazione chirurgica è l'unica possibilità che abbiamo per controllare la crescita

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della popolazione felina, per rendere sostenibile la gestione della colonia e per limitare i conflitti di convivenza con gli umani. La scelta più corretta è quella di sterilizzare sia maschi sia femmine. La sterilizzazione dei maschi è consigliata per contenere la trasmissione del FIV (immunodeficienza felina) e per evitare gli spostamenti da una colonia all'altra con i rischi connessi (incidenti, lotte per il territorio, etc.). Da qui l'importanza di qualcuno che segua con costanza gli animali, li conosca e quindi possa intervenire o richiedere ad altri un intervento.

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DAL TERRITORIO

ONLUS

ABILITARE CONVIVENDO Superare la disabilità imparando a vivere fuori casa, in modo autonomo, ma senza allontanarsi da amici e affetti a cura di MARIA CASTELLANO

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ostenere le persone disabili e le loro famiglie nella ricerca di soluzioni di vita indipendente e autonoma, che possano migliorare il loro benessere e mantenere il loro radicamento e le loro relazioni sul territorio di Mozzo e Curno. È questo l’obbiettivo di Abilitare Convivendo, onlus nata nel 2011 da un gruppo di genitori, fratelli e sorelle di persone disabili di Mozzo e Curno. Per farlo, l’Associazione ha attivato diversi progetti, tra i quali in particolare “Vivi la diversità a casa tua”. «Questo progetto è partito nel 2013 grazie a percorsi formativi rivolti alle famiglie e a tavoli di lavoro con la presenza delle Amministrazioni Comunali di Mozzo e Curno e con il Gruppo Volontari Curno» racconta Danilo Perico, presidente dell’Associazione. «L’iniziativa vede coinvolte 19 persone disabili del territorio di Mozzo, Curno, Bergamo, Treviolo e Dalmine che vengono ospitate una volta al mese a casa di altrettante famiglie accoglienti di Mozzo e Curno (per qualche ora durante il giorno). Tutt'ora in corso, è volta a costruire e sviluppare le relazioni e l’integrazione dei ragazzi sul territorio che abitano, creando quella rete di supporto che si ritiene fondamentale per sostenere i loro passi futuri di vita indipendente e autonoma». Parallelamente, nel novembre 2015 è stato inaugurato un altro progetto, sempre finalizzato ad aiutare le persone con disabilità ad aumentare il loro 52

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livello di autonomia e poter aver così una vita il più indipendente possibile, ma ancora più “ambizioso”. «Si tratta del primo progetto di “prove di residenzialità”, nato dalla collaborazione tra il nostro gruppo, le amministrazioni comunali di Mozzo e Curno, le cooperative Lavorare Insieme e Alchimia» continua Danilo Perico. «“Welcome una casa per noi”, questo il nome, coinvolge 9 persone con disabilità, suddivise in gruppi da 3 persone: ogni gruppo, una volta al mese, nel week end, con la presenza 24 ore su 24 di un educatore, abita l’appartamento e sperimenta le proprie autonomie. Il progetto dà la possibilità di sperimentare cosa significa abitare in una casa al di fuori della propria famiglia, imparando a cucinare, prendendosi cura della casa e apprendendo le regole della convivenza e le scelte da compiere per la propria autonomia. Tutto questo però sempre stando nel proprio paese, salvaguardando quindi il tessuto sociale costruito negli anni. L'appartamento si trova nel centro del paese di Mozzo ed è stato messo a disposizione dal Comune di Mozzo». E le iniziative di questa giovane ma volenterosa associazione non si fermano qui. Durante questi cinque anni di attività Abilitare Convivendo ha seguito le iniziative proposte dalla rete di associazioni di Mozzo e Curno e

dallo scorso febbraio è parte anche del progetto a valenza ambientale e sociale “Centro di Riutilizzo La Miniera - chi cerca trova”, finanziato da Regione Lombardia, al quale partecipano Comune di Curno, Comune di Mozzo, Rete Città Sane, Abilitare Convivendo Onlus, Cooperativa Biplano Onlus e volontari. Al centro vengono raccolti e poi distribuiti oggetti, arredi, capi di abbigliamento etc. ancora utilizzabili e non inseriti nel circuito della raccolta dei rifiuti urbani. L’idea nasce con diversi intenti: diminuire il quantitativo di rifiuti avviati in discarica; sostenere la diffusione di una cultura del riuso dei beni, prolungandone il ciclo di vita; consentire l’acquisizione, a titolo di libera offerta, di beni di consumo usati ma funzionanti ed in condizione di essere ancora utilizzati; realizzare possibilità e percorsi di inserimento lavorativo per persone in situazione di fragilità.



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DAL TERRITORIO

SINDROME DA REGRESSIONE CAUDALE

A.R.M.R.

INSIEME CONTRO LE MALATTIE RARE Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 6000 secondo l’OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a 5 persone per 1000 abitanti secondo i criteri adottati dall’Unione Europea). Con base genetica per l’80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell’organismo umano. In questo numero parliamo di Sindrome da regressione caudale.

INCONTRI CON I SOCI E GLI AMICI DI A.R.M.R •MARTEDì 11 Ottobre Organizzato dalla Delegazione ARMR di Cremona: Concerto Ensamble “Un Pizzico di Corda” al Teatro dei Filodrammatici di Cremona •VENERDì 21 Ottobre ORE 19,00 Chiesa di S. Leonardo di Bergamo: S.Messa in ricordo dei soci e amici della Fondazione A.R.M.R. ore 19,45 Concerto ORCHESTRA ESTUDIANTINA ENSEMBLE BERGAMO •LUNEDì 7 Novembre ore 20,00 Consiglio Fondazione A.R.M.R. •SABATO 26 Novembre ore 10 Sala Mosaico Borsa Merci C.C.I.A.A. di Bergamo Consegna Borse di Studio 2017 ore 13,00 Pranzo Hotel San Marco Roof Garden si festeggiano i nuovi Borsisti

Codice esenzione. RN0300 Categoria. Malformazioni congenite. Definizione. La sindrome è caratterizzata da uno sviluppo anomalo della regione caudale del feto, che dà luogo a un’ampia serie di anomalie. Nei casi gravi può verificarsi compromissione neurologica. Epidemiologia. È stimata essere di 3/100.000 nati vivi. Maschi e femmine sono egualmente affetti. Segni e Sintomi. Gli aspetti principali della sindrome sono rappresentati da agenesia o ipoplasia (cioè sviluppo incompleto o ridotto) delle vertebre lombo-sacrali, della pelvi e del coccige, paralisi e parestesie degli arti inferiori, incontinenza urinaria e fecale, lussazione dell’anca, rigidità articolare permanente, ipoplasia muscolare, piede torto, volvolo (torsione) intestinale, cisti renali multiple o parziale fusione renale. Eziologia. Nella maggior parte dei casi la causa è sconosciuta. In alcuni casi è stata ipotizzata una trasmissione autosomica dominante (ovvero genetica). Diagnosi. È esclusivamente clinica, essendo sconosciuto il difetto di base. Nelle forme particolarmente gravi si può porre in diagnosi differenziale con la sirenomelia (malformazione congenita, conosciuta anche come “sindrome della sirena”, a causa della quale gli arti inferiori sono fusi insieme). Terapia. L’intervento chirurgico può essere utile per la correzione di alcune anomalie associate alla sindrome, quali l’ano imperforato, le anomalie del Sistema Nervoso Centrale, la labiopalatoschisi (detta anche “labbro leporino”) e le dita soprannumerarie. Il trattamento ortopedico può essere utile per le alterazioni dell’anca, degli arti inferiori e della colonna. Altro tipo di trattamento è sintomatico e di supporto. Dott. Angelo Serraglio Vice Presidente Commissione Scientifica ARMR

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TESTIMONIANZA

15 MINUTI SUL FONDO DEL LAGO

Vivo per miracolo La drammatica avventura di un ragazzo di tredici anni salvato dai medici dell’Ospedale Papa Giovanni a cura di LUCIO BUONANNO

È

rimasto 15 minuti sul fondo del Lago d’Iseo. Il cuore si era fermato, il respiro bloccato. Le speranze di salvarlo erano al lumicino, eppure ce l’ha fatta. E ora ha anche ripreso a giocare a pallone con la maglia del Barcellona di cui è un gran tifoso. Per Assane Diop, ragazzo senegalese di 13 anni residente a Villongo, si parla di miracolo. E lo stesso Carlo Nicora, direttore generale dell'ASST Papa Giovanni XXIII, non fa fatica a ripetere quella parola. «I miracoli succedono e succedono perché professionisti, tecnologia e testardaggine permettono di recuperare una situazione che non sembrava esserlo. Dopo sei giorni Assane si è svegliato e ha iniziato a riprendersi: un grande grazie a tutti gli uomini e le donne che lavorano sul territorio. Sul luogo dell’incidente c’erano nove persone, in ospedale una cinquantina di medici e infermieri hanno contribuito al recupero di Assane. Era in condizioni gravissime: anche se l'attività cardiaca era ripresa, il quadro clinico era molto compromesso. Dopo un mese il miracolo lo tocchiamo con mano».

vento di alcuni bagnanti che l’hanno soccorso e i medici che non si sono arresi nemmeno di fronte a una situazione che sembrava irrecuperabile e gli hanno salvato la vita. Assane non ricorda nulla di quegli attimi, la sua mente ha completamente rimosso l’episodio. Per lui parla il dottor Manuel Moretti, medico rianimatore del 118 che è arrivato sul posto con l’elisoccorso. «In base alla letteratura Assane sarebbe dovuto rimanere sul pontile, ma abbiamo tentato l'impossibile, e quando il battito è ripreso l'abbiamo portato in ospedale con l'elisoccorso» racconta. «La macchina dei soccorsi era già partita. Ho proseguito le manovre svuotando anche lo stomaco dall’acqua: ho trovato un bambino fortemente ancorato alla vita, che nonostante tutto aveva una fibrillazione ventricolare e un respiro inefficace. La sua temperatura corporea era scesa a 30 gradi: con quattro scariche di defibrillatore e adrenalina abbiamo fatto riprendere le funzioni vitali, poi lo abbiamo coperto per riscaldarlo e lo abbiamo trasferito al Papa Giovanni».

Il 7 luglio scorso Assane stava giocando insieme al fratello Ouzeynou, quando è scivolato e caduto nel lago. Lì è rimasto, sott’acqua, per 15 interminabili minuti. Non sapeva nuotare ed è andato a fondo. Una fatalità che poteva trasformarsi in tragedia, se non fosse stato per il coraggioso inter-

In ospedale ad attenderlo c’era un’equipe di cardiochirurgia già pronta a intervenire. «Alle 17 del 7 luglio ho ricevuto una chiamata per un bimbo annegato» racconta Luca Lorini, direttore del Dipartimento di Anestesia e rianimazione. «Stando al tempo rimasto sotto acqua e a quello in arresto cardiaco

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la possibilità di recuperarlo non era altissima. Mediamente si recuperano annegati rimasti in apnea per 6-7 minuti, non 15. Andando oltre le linee guida ho deciso di farlo portare comunque in ospedale dove per anni abbiamo simulato questo tipo di situazione: in mezz’ora grazie all’Ecmo, una macchina che si sostituisce alle funzioni di cuore e polmoni, abbiamo recuperato l’acidità del sangue che era schizzata già su valori preoccupanti. Gli organi hanno pian piano ricominciato a funzionare autonomamente, fino a darci la possibilità di spegnere la macchina». L’Ospedale Papa Giovanni XXIII è l’unico centro pubblico lombardo autorizzato all’utilizzo di questa tecnica sui bambini, consentendo quindi di curare pazienti anche molto piccoli con gravi insufficienze d’organo causate da traumi o da malattie (malformazioni congenite, sepsi, polmoniti, ipertensione polmonare, miocarditi, etc.) e/o come ponte verso un intervento chirurgico o trapianto.


di per sé riduce i rischi di danni cerebrali). Ndeye Amy Counta, la mamma di Assane, ricorda ancora il momento in cui è stata avvisata dell’accaduto. «Ho pensato che fosse morto. Il primo grazie va a chi si è tuffato nel lago, rischiando la propria vita per salvare quella di mio figlio. Tutta la comunità di Villongo ha pregato per lui, italiani, stranieri, cristiani e musulmani». Ad accompagnare la donna in ospedale è stato Khadim, lo zio di Assane. Il papà era infatti bloccato in Africa per lavoro ma si è tenuto costantemente informato telefonicamente. «Ho subito chiamato in Senegal per avvertite il padre di Assane e per chiedere ai nostri leader religiosi di pregare per mio nipote. È successo un miracolo e questo dà speranza alla gente». «Dalla catena dei soccorritori, che per primi hanno reso possibile tutto questo ripescandolo dal lago, alle tecniche messe in atto dal 118 all'ospedale, tutto ha funzionato. In questi casi anche due minuti fanno la differenza, il nostro team è addestrato da anni all'impiego dell'Ecmo e questo ha fatto la differenza» continua Lorini. Ora Assane si è ripreso completamente grazie alla tempestività dei soccorsi e alle cure intensive a cui è stato sottoposto all'Ospedale Papa Giovanni XXIII, unico centro di riferimento in Lombardia per il trauma pediatrico. Non ha riportato nessuna conseguenza permanente e potrà avere una vita normale. Il suo è un caso eccezionale perché, oltre ad essere stato sott'acqua per 15 minuti (il tempo compatibile con la vita è circa la metà), la temperatura del lago non era così fredda da proteggere il bambino da danni cerebrali (i rarissimi precedenti sono avvenuti in acque a basse temperature, condizione che Bergamo Salute

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DAL TERRITORIO

NEWS

NASCE IL CENTRO PER LO STUDIO E LA RICERCA SULLE PERICARDITI Più di mille pazienti, dai 3 agli 80 anni, più della metà provenienti da fuori regione e dall'estero: questi i numeri del “Centro per lo studio e la cura delle pericarditi” dell’ASST Papa Giovanni XXIII, istituito nel febbraio scorso e ufficializzato il mese scorso alla presenza di molti pazienti e del Direttore della Medicina Interna, Antonio Brucato, responsabile del Centro. Fra i pazienti colpiti da questa patologia del pericardio, il foglietto che avvolge il muscolo cardiaco, attualmente sono seguiti anche 30 bambini e molte donne in gravidanza, grazie alla stretta collaborazione fra internisti, cardiologi, cardiochirurghi, medici e tecnici dei laboratori, infettivologi e oncologi, quando necessario. «La pericardite è una malattia orfana» ha spiegato Brucato. «Per i pazienti è difficile trovare un centro di riferimento, perché tante sono le cause e un solo specialista non può fare fronte da solo a tutte le implicazioni di una patologia che spesso si risolve in un unico episodio, ma che può cronicizzare e avere un forte impatto sulla vita del paziente». L’équipe del Papa Giovanni ha sviluppato delle linee guida per il trattamento delle pericarditi riconosciute a livello europeo dalla Società europea di cardiologia sulla diagnosi e gestione delle malattie del pericardio.

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TROVATA UNA CHIAVE PER ENTRARE NELLE CELLULE TUMORALI E BLOCCARLE

Come degli agenti in missione speciale, hanno trovato una delle chiavi giuste per entrare nel covo segreto e intervenire prima che accada il peggio. Gli agenti sono dieci ricercatori delle Università di Trento e di Washington. La missione: bloccare lo sviluppo di cellule tumorali. La scoperta, pubblicata sulla rivista internazionale “Nature Chemical Biology”, è il risultato di una collaborazione internazionale tra il laboratorio diretto da Paolo Macchi (Lab of Molecular and Cellular Neurobiology, Centro per la biologia integrata – CIBIO, Università di Trento) e quello diretto da Gabriele Varani (Department of Chemistry, Washington University. I ricercatori per la prima volta hanno creato una proteina ingegnerizzata (della famiglia Rbfox) che è in grado di legarsi a un particolare tipo di acido nucleico (miR-21, elemento associato allo sviluppo di cellule tumorali), come una chiave con la sua serratura, e che, una volta dentro la cellula tumorale, riesce a inibirne lo sviluppo. L’interazione tra proteine e acidi nucleici (in particolare RNA) è molto complessa e capire come ciò avvenga e come sia regolata permette di creare, ad esempio, molecole ingegnerizzate con nuove proprietà biologiche, per scopi non solo di ricerca, ma anche - questa è la speranza per il futuro - terapeutici.


“L’ALIMENTAZIONE NEL MALATO ONCOLOGICO”: UN CONVEGNO APERTO A TUTTI E UN CORSO DI CUCINA PER SAPERNE DI PIÙ Quale relazione esiste tra cibo e cancro? Può un’alimentazione sana e mirata essere di supporto alle terapie oncologiche? Qual è il ruolo e quali i benefici di alimentazione e attività fisica durante la terapia oncologica? Quali sono le linee guida da seguire per un’alimentazione corretta e adatta a un paziente oncologico? A queste e molte altre domande cercherà di rispondere il convegno “L’alimentazione nel malato oncologico”, che si terrà l’1 ottobre presso il Policlinico San Marco di Zingonia Osio-Sotto. Al convegno - organizzato dall’unità di gastroenterologia del Policlinico San Marco, unità di medicina interna e oncologia del Policlinico San Marco e unità di oncologia del Policlinico San Pietro – interverranno come relatori oncologi, gastroenterologi ed esperti di terapie alimentari e naturopatia. Nell’occasione verrà presentato anche un corso di cucina, articolato in momenti teorici e pratici, riservato a pazienti oncologici e loro familiari che si prefigge di diffondere la conoscenza e promuovere la consapevolezza degli effetti benefici di una alimentazione sana in relazione alla patologia e a tutte le problematiche connesse. Il convegno è aperto a tutti gli interessati (medici, infermieri, parenti di pazienti, gente comune etc.). Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria: 333.4061823 - lellacrotti61@gmail.com; 035.886427 - qualita.psm@grupposandonato.it

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DAL TERRITORIO

NEWS

BERGAMO SALUTE SPONSOR DI GOODFOOD VEG

per una serata dal sapore indimenticabile a cura di VIOLA COMPOSTELLA

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iù di 300 persone. Deliziosi piatti rigorosamente biologici. Uno spettacolo di magia comica. E tanto entusiasmo. Sono stati questi gli ingredienti che hanno reso speciale l’inaugurazione di Goodfood veg, il nuovo progetto di ristorazione naturale biologica, vegana e vegetariana con consegna a domicilio, del talentuoso Chef Mirko Ronzoni (vincitore di Hell's Kitchen 2015 andato in onda su Sky 1). La presentazione ufficiale è andata “in scena” il 10 settembre. A fare da cornice alla serata, una location d’eccezione, Domus Bergamo in Piazza Dante. “Bergamo Salute”, sponsor dell'evento, era presente con il suo staff. Vi raccontiamo i momenti salienti di questo magico evento. In una serata dalla temperatura tipicamente estiva, in una delle piazze più belle di Bergamo, in moltissimi sono accorsi per toccare con mano il progetto dell'ambizioso chef bergamasco e anche per conoscerlo personalmente. Abbiamo avuto la possibilità di degustare numerose chicche preparate per l'occasione, direttamente da Mirko Ronzoni. Tra i piatti più "gettonati" sicuramente le lasagne, i falafel, i vari hummus senza dimenticare i dolci che hanno concluso il buffet lasciando gli ospiti visibilmente soddisfatti. A completare la serata, uno spettacolo di magia comica con Mr. Magic Mariano e la partecipazione del comico Stefano Chiodaroli noto per essere il panettiere più famoso della tv, presenza fissa di Colorado su Italia 1. Da sempre sensibili al tema 60

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di un'alimentazione sostenibile, sana e con prodotti il più possibile a Km0, tema spesso affrontato anche dai nostri nutrizionisti negli articoli della rivista, Bergamo Salute ha voluto promuovere questo evento per offrire un'opportunità in più a Goodfood veg di far conoscere questo progetto a tutti, soprattutto a chi

conosce poco del cibo vegano, a chi è curioso e anche a chi magari è un po’ scettico. Parlando con Mirko abbiamo percepito subito una grande personalità, una positività innata e soprattutto un grande talento in cucina. Si sente spesso dire che i giovani di oggi non abbiano creatività e intraprendenza. Scoprire


come un giovane ragazzo di 25 anni sia stato in grado di creare e portare avanti un progetto così ambizioso, è sicuramente una buona motivazione per seguire da vicino l'attività, offrendo il nostro contributo. Goodfood veg oltre ad aver sviluppato un concetto di ristorazione gourmet con delivery innovativo, si è fatto apprezzare anche per aver adottato una modalità d'ordine originale e lungimirante. I clienti infatti possono ordinare quotidianamente i piatti, utilizzando l'App "Goodfood veg"

scaricabile su smartphone o tablet, riportare la fascia orario di consegna e attendere la borsa personalizzata contenente il proprio ordine, comodamente a casa, in ufficio o al parco. eh! Che dire, noi alcune ricette di Mirko Ronzoni le abbiamo assaggiate, lasciamo a voi la curiosità di lasciarvi tentare per comprendere quanto il cibo vegano possa essere anche buono e gustoso... Lo staff di “Bergamo salute”

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STRUTTURE

HABILITA

LA RIABILITAZIONE?

Funziona solo se integrata Presa in carico globale del paziente, équipe multidisciplinare e progetto riabilitativo individuale i punti di forza del servizio di Habilita San Marco a cura di VIOLA COMPOSTELLA

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elle strutture del Gruppo Habilita è andata affermandosi la consapevolezza che, per rispondere a un bisogno di salute, è necessario un disegno organizzativo concreto, nel quale sia favorita la relazione fra le componenti: conoscenze, competenze e tecniche. In questo contesto uno dei centri strategici di Habilita è il Poliambulatorio San Marco, ubicato nel centro di Bergamo. Oltre ad attività ambulatoriali specialistiche come la Diagnostica per immagini, la Cardiologia, l’Oculistica e la Genetica, è presente un settore specifico dedicato alla Medicina

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Fisica e Riabilitazione. «L’offerta riabilitativa è basata sul lavoro in équipe» spiega la dottoressa Paola Sabattini, responsabile delle Attività Riabilitative di Habilita «L’obbiettivo è il raggiungimento dei livelli massimi di autonomia fisica e di integrazione sociale del paziente attraverso la sinergia delle varie figure professionali. La condivisione del percorso riabilitativo tra terapista e paziente è fondamentale per ottenere i risultati prefissati: ogni programma terapeutico infatti è personalizzato in base ai bisogni della persona, a partire dal progetto riabilitativo redatto

dal medico specialista, fino al programma svolto dai terapisti». Il terapista si avvale di molteplici metodiche e tecniche riabilitative, utilizzate in base alla tipologia di trattamento e al problema clinico del paziente. «Tra queste menzioniamo le terapie manuali e metodiche neurodinamiche e miofasciali, utilizzate quando si ipotizza che i sintomi siano correlati a una disfunzione muscolare» continua la dottoressa Sabattini. «Vengono utilizzate anche tecniche osteopatiche, mirate in prevalenza ad alleviare il dolore e al miglioramento


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delle funzioni che possono essere state alterate da posture o atteggiamenti lavorativi scorretti, sforzi o traumi fisici. In molte di queste condizioni il trattamento può aiutare il ripristino delle normali funzioni muscolari e articolari». Il centro vanta anche la presenza di una vasca riabilitativa con temperatura adeguata alla riabilitazione in acqua (o idrokinesiterapia). «I benefici che l’acqua produce a livello psicofisico sono molteplici» spiega ancora la responsabile. «Le tensioni muscolari si riducono, l’escursione articolare e la postura migliorano, vengono stimolati il circolo linfatico e venoso. Il lavoro in acqua facilita il recupero funzionale, riducendo il dolore e i tempi di recupero, aumentando sia il lavoro aerobico di resistenza sia il lavoro muscolare di tonificazione». La possibilità di associare all'esercizio e alla terapia manuale l'efficacia delle più moderne terapie fisiche strumentali risulta determinante nella conduzione del programma riabilitativo: il Poliambulatorio San Marco offre un settore dedicato proprio a queste terapie (come Tecarterapia®, Magneto terapia, onde d’urto, etc.), con lo scopo di ottenere risultati ottimali di tipo analgesico, antifiammatorio e di stimolazione nervosa, tramite energia di tipo elettrico, meccanico o termico. «Anche la massoterapia rappresenta un importante supporto alla riabilitazione: essa si distingue in decontratturante, a scopo terapeutico, o linfodrenante, indispensabile nei casi di linfedema (erogabile in regime convenzionato se accompagnato da regolare progetto riabilitativo per gravi linfedemi)». Terminato il percorso rieducativo (riabilitazione, fisioterapia), la persona può proseguire l’attività di potenziamento muscolare e riallenamento al gesto sportivo, avvalendosi della presenza di personale qualificato. Il Poliambulatorio offre anche attività di ginnastica preventiva organizzata in piccoli gruppi con l’obiettivo di mante-

nere il benessere della persona. I percorsi riabilitativi del servizio di Medicina Fisica e Riabilitazione di Habilita San Marco si rivolgono a tutti i soggetti affetti disabilità tem-

poranea e/o difficoltà causata da eventi traumatici o malattie neurologiche che necessitano di recuperare l’autonomia nello svolgimento delle attività di vita quotidiana.

TERAPIE A 360 GRADI Le prestazioni riabilitative disponibili presso Habilita San Marco si articolano in: prestazioni di rieducazione neuromotoria (posttraumatica, post-chirurgica), riabilitazione del cammino, RPG (posturale globale), terapie fisiche (Tecar®, ultrasuoni, laser, tens, elettrostimolazione, magnetoterapia), molteplici tecniche di terapia (metodiche osteopatiche, terapia manuale, mobilizzazione fasciale), chinesiterapia attiva e passiva per sintomi osteoarticolari, applicazione di Neurotaping, idrokinesiterapia, attività di ginnastica posturale individuale o in gruppo, massoterapia, linfodrenaggio, oltre a visite fisiatriche, ortopediche e neurologiche. Il servizio può essere erogato sia in convenzione con il SSN per le patologie rare e per patologie dell’età evolutiva, sia in regime privato, per il quale è possibile usufruire di convenzioni con diverse compagnie assicurative e fondi sanitari. Per informazioni: 035 4815515 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 8 alle ore 19) o www.habilita.it

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STRUTTURE

TERME DI TRESCORE

BRONCHITE CRONICA Una patologia sempre più diffusa ma spesso sottovalutata a cura di FRANCESCA DOGI

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na leggera tosse al mattino, raffreddori e influenza sempre più frequenti durante la stagione invernale… la bronchite cronica inizia così, in modo “subdolo” e spesso sottovalutato. Peggiora col tempo ed è sempre più diffusa, tanto da indurre a prevedere che possa diventare nel mondo (ma in Italia lo è già!) la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari acute e i tumori. Sembra che per ogni paziente cui tale patologia viene diagnosticata, possa di fatto essercene un altro a cui, invece, non viene riconosciuta e che ne siano affetti circa 60 soggetti ogni 1000, benché poco più della metà abbiano avuto una corretta diagnosi. Non deve stupire, quindi, che dal 2013 il Servizio Sanitario Nazionale l’abbia inserita, prima tra tutte le malattie croniche, nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). Approfondiamo l’argomento con dottor Sauro Rigamonti, Responsabile del Centro di Pneumologia delle Terme di Tre66

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score, dove è stato messo a punto un ciclo di cure termali specifico per la BPCO. QUESTE LE CONSIDERAZIONI DI CARATTERE GENERALE E NUMERI. MA LE CAUSE, DOTTOR RIGAMONTI? Se l’inquinamento atmosferico, le polveri sottili e l’esposizione lavorativa ad agenti inquinanti costituiscono dei fattori aggravanti, il fumo di sigaretta resta certamente la principale causa dello sviluppo della BPCO (BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva) che, pertanto, deve essere considerata una malattia quasi completamente prevenibile ed efficacemente trattabile se diagnosticata con precocità e precisione adeguate. È importante tenere presente, però, che non esiste uno “standard”, tant’è che individui particolarmente sensibili ai danni prodotti dalla nicotina possono ammalarsi anche fumando solo cinque sigarette al giorno, mentre soggetti

più refrattari presentano forme minori della patologia pur fumando molto. Certo è, comunque, che con il passare del tempo si alterano fino a scomparire le piccole ciglia polmonari, che rivestono le cellule dei bronchi e che servono a respingere il pulviscolo, i microbi e le secrezioni. L’assenza delle ciglia polmonari impedisce di espellere naturalmente, se non tossendo, tanto le secrezioni quanto il pulviscolo presente nell’aria che si respira. Ma la tosse insistente genera un’infiammazione che trasforma profondamente il rivestimento mucoso dei bronchi e ne può provocare una “metaplasia”: le cellule, invece di rimanere su un solo strato, si sovrappongono facendo da terreno al possibile sviluppo di forme cancerogene. QUALI SONO I SINTOMI? La diagnosi di Bronchite Cronica riguarda soggetti che presentano tosse cronica ed espettorazione (catarro) per almeno tre mesi


all’anno e per due anni consecutivi. Quando subentrano ristagno catarrale e mancanza di fiato, dapprima sotto sforzo e successivamente anche a riposo (dispnea), in genere si tratta di Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO). In entrambi i casi, uno degli esami più utili è costituito dalla spirometria, che permettendo di misurare in modo semplice e non invasivo sia la quantità di aria che una persona può inspirare ed espirare, sia il tempo necessario per farlo, fornisce al Medico parametri utili in fase diagnostica. SI PUÒ CURARE? COME? Ci sono quattro fasi fondamentali per affrontare la BPCO: 1. Inquadramento e monitoraggio della malattia. 2. Riduzione dei fattori di rischio (fumo in primis). 3. Trattamento della forma cronica stabile. 4. Prevenzione delle riacutizzazioni e corretta gestione di quelle che si dovessero presentare.

LA VENTILAZIONE POLMONARE MEDICATA Grazie alle proprietà immunostimolanti, antinfiammatorie e antiossidanti, la terapia inalatoria sulfurea risulta anche in grado di “amplificare” l’efficacia della Ventilazione Polmonare, utilissima come mezzo di somministrazione dei farmaci ritenuti più indicati sulla base della valutazione clinica e della spirometria. Duplice il vantaggio della ventilazione polmonare: poter utilizzare bassi dosaggi del farmaco terapeuticamente necessario, riducendo al minimo gli effetti collaterali sistemici. Il ciclo integrato della Ventilazione Polmonare Medicata proposto dalle Terme di Trescore, sempre preceduto da una spirometria e da una visita specialistica pneumologica, ha la durata standard di 12 giorni e si compone di 12 Ventilazioni polmonari associate a due o più cure inalatorie prescritte ad hoc dal Medico Specialista in fase di accettazione (inalazioni a getto di vapore, inalazioni a gas, aerosol). Trattandosi di malattie croniche gli effetti si apprezzano maggiormente a distanza di tempo e dopo ripetuti cicli terapeutici. Poiché, peraltro, i problemi più evidenti e consistenti causati da queste patologie si presentano con maggior frequenza nel periodo invernale, si potrebbe pensare che la stagione più adatta per sottoporsi a cure termali possa essere l’autunno. Di norma, però, il periodo dell’anno non influisce in alcun modo sull’efficacia “a lungo termine” delle terapie e molti pazienti con malattia strutturata si sottopongono correttamente a due cicli di cura ogni anno, uno primaverile e uno autunnale.

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Il ciclo di cure termali specifico per la BPCO, estremamente efficace soprattutto nella fase 3 e nella parte relativa alla prevenzione della fase 4, prevede l’utile abbinamento tra la terapia inalatoria con acqua sulfurea e la ventilazione polmonare medicata a pressione positiva (Ciclo integrato della Ventilazione Polmonare). PERCHÉ? Perché l’acqua sulfurea, da sempre utilizzata nell’ambito del trattamento di patologie broncopneumologiche, esercita azioni terapeutiche che, soprattutto di recente, hanno suscitato vivo interesse nella comunità scientifica grazie alla pubblicazione di importanti lavori. Oggi si può infatti affermare che, accanto alle ben note attività mucolitiche e favorenti l’espettorazione, le acque sulfuree risultano dotate di veri e propri effetti immunostimolanti, antinfiammatori e antiossidanti. Bergamo Salute

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GUIDA ALLE PROFESSIONI SANITARIE

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Non solo RX a cura di VIOLA COMPOSTELLA

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olti lo associano, in parte correttamente, all’esecuzione delle lastre e delle radiografie. In realtà il tecnico di radiologia, svolge un ruolo più ampio, in autonomia o in collaborazione col medico e rappresenta una figura sanitaria indispensabile sia nell’ambito della diagnostica per immagini sia in ambito terapeutico, ad esempio nel caso di trattamenti radioterapici. «Il Tecnico Sanitario di Radiologia Medica (TSRM) è un professionista sanitario responsabile degli atti di sua competenza e autorizzato a espletare indagini e prestazioni radiologiche, nel rispetto delle norme di radioprotezione previste dall’Unione Europea» osserva il dottor Stefano Chiodini, Coordinatore Didattico di Sezione del Corso di Laurea in Tecniche di Radiologia Medica, per Immagini e Radioterapia dell’Università Bicocca. «I laureati in Tecniche di Radiologia Medica per Immagini e Radioterapia sono abilitati a svolgere, in via autonoma o in collaborazione con altre figure sanitarie, su prescrizione medica, tutti gli interventi che richiedono l’uso di sorgenti di radiazioni ionizzanti, sia artificiali sia naturali, di energie termiche, ultrasoniche, di risonanza magnetica nucleare nonché gli interventi per la protezionistica

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fisica o dosimetrica, al fine di espletare le competenze previste dal proprio profilo professionale. Il TSRM interviene inoltre nella protezionistica fisica e dosimetria, partecipa alla ricerca scientifica di settore e svolge la propria attività nelle strutture sanitarie pubbliche e private». CHE TIPO DI ESAMI PUÒ ESEGUIRE? Il TSRM esegue le modalità diagnostiche relative alla: • Radiodiagnostica tradizionale • TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) • Radioterapia • Risonanza magnetica • Medicina nucleare • Fisica sanitaria In ambito diagnostico il TSRM conduce le procedure per la formazione dell'immagine nella radiologia tradizionale (radiografia, fluoroscopia, mammografia, etc.), nella tomografia computerizzata (TC o CT), nell'imaging a risonanza magnetica (MRI o RMN), in angiografia e nella medicina nucleare. Prepara il paziente per lo svolgimento dell'esame spiegandogli, quando possibile, la procedura e posizionandolo adeguatamente per lo studio del distretto anatomico interessato, ap-

plicando inoltre, nel caso di pazienti in età fertile o donne in stato di gravidanza, le opportune e necessarie protezioni piombate. In medicina nucleare il TSRM prepara, per ogni paziente, anche la dose di radiofarmaco da iniettare per lo svolgimento della scintigrafia o della tomografia ad emissione di positroni (PET), occupandosi delle attività correlate al laboratorio chimico chiamato "camera calda". Nell'ambito terapeutico (Radioterapia), il TSRM conduce le procedure per la terapia radiante, preparando il paziente per lo svolgimento della stessa, spiegandogli la procedura e posizionandolo adeguatamente. Prepara, inoltre, per ogni paziente, dispositivi personalizzati necessari per un corretto trattamento (schermi, maschere, etc.). Il TSRM si occupa nella radiologia interventistica, in questo caso in stretta collaborazione con il medico radiologo, di tutte le procedure invasive o mini-invasive diagnostiche o terapeutiche effettuate mediante la guida ed il controllo delle metodiche radiologiche, quali fluoroscopia, TAC, ecc. Inoltre ha un ruolo essenziale durante gli interventi chirurgici, specialmente di tipo ortopedico, vascolare e neurochirurgico, fornendo al chirurgo immagini fluoroscopiche o radiografiche. Il TSRM in fisica sanitaria collabora con i responsabili dei servizi per la risoluzione di alcuni problemi nell'impiego di sorgenti di radiazione per la diagnostica, la terapia e la ricerca e per la protezione del paziente dalle radiazioni ionizzanti


che possono nuocere alla salute, se assorbite con intensità superiore al dovuto o senza le necessarie precauzioni. Recentemente il TSRM ha trovato nuova collocazione anche nella gestone dei sistemi informativi dedicati alla radiologia, come ad esempio amministratore di sistemi RIS-PACS, che permettono la distribuzione e archiviazione delle immagini diagnostiche digitali. Inoltre le nuove tecnologie digitali permettono anche la Radiologia Domiciliare cioè l’esecuzione su prescrizione dello specialista delle radiografie al domicilio del paziente. COME SI DIVENTA TECNICO SANITARIO DI RADIOLOGIA MEDICA? Per accedere alla professione di TSRM bisogna conseguire il Diploma di Laurea in Tecniche di Radiologia Medica, per Immagini e Terapia (TRMIR), abilitante all’esercizio della professione di Tecnico Sanitario di Radiologia Medica. Può esercitare solo dopo l'iscrizione al rispettivo collegio provinciale di residenza. I

collegi provinciali sono riuniti nella Federazione Nazionale che si articola in 69 Collegi provinciali e interprovinciali. Attualmente sono iscritti agli Albi Professionali italiani circa 28.000 Tecnici Sanitari di Radiologia Medica. Per la provincia di Bergamo il corso di Laurea TRMIR triennale è attivato in conformità con il Protocollo d’intesa regionale e la convenzione stipulata tra l’ASST Papa Giovanni XXIII e l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Precedentemente, fin dal 1972 era attivo presso i vecchi Ospedali Riuniti di Bergamo un corso Regionale, sempre di durata triennale che abilitava alla professione i TSRM. Con la riorganizzazione delle professioni sanitarie dovute al Dlgs 502\92 all’art.6 prevedeva che la formazione fosse attuata con appositi accordi tra le università, le aziende ospedaliere e le USL introducendo i diplomi universitari, i corsi di studio furono soppressi a decorrere dal gennaio ’94. Nelle successive leggi di riforma degli atenei DM 509\99 e il successivo DM 270/2004 questi diplomi vennero trasformati in lauree di primo livello

della durata triennale. Grazie alla convenzione con l'Università degli studi di Milano Bicocca, nel 2002 anche all’Ospedale di Bergamo venne inaugurato il corso di Laurea In Tecniche di radiologia Medica per Immagini e Radioterapia attualmente frequentato dai giovani laureandi della provincia di Bergamo e dintorni. La carriera è regolata da percorsi specialistici quali Master (I e II livello) e/o Laurea Magistrale (di II livello). Alcuni dei percorsi di crescita che possono intraprendere i laureati in Tecniche di Radiologia Medica per Immagini e Radioterapia sono: • didattica, come tutor o coordinatore o docente nei Corsi di Laurea in Tecniche di Radiologia Medica per Immagini e Radioterapia, contribuendo alla formazione del personale di supporto e concorrendo direttamente all'aggiornamento relativo al profilo professionale; • dirigenziale, nell'organizzazione e gestione delle risorse tecniche e tecnologiche e dei TSRM all'interno dei dipartimenti di diagnostica per immagini e radioterapia; • ricerca, nell'area tecnico-scientifica e industriale.

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E come aiutare le persone che vivono questa condizione a cura di FRANCESCA DOGI

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el mondo ogni 3 secondi viene diagnosticato un nuovo caso di demenza. Nel 2015 circa 46,8 milioni di persone convivevano con una forma di demenza e questa cifra è destinata a raddoppiarsi nel 2030 poiché in Italia e, in generale nel mondo occidentale, si sta verificando un invecchiamento della popolazione. L’esigenza di saper entrare in relazione e supportare nella vita quotidiana una persona con demenza diventa sempre più importante. L’Associazione InsiemeAte Onlus (impresa sociale che fornisce assistenza domiciliare a favore di persone fragili e delle loro famiglie) apre per la prima volta in Italia a tutta la popolazione “Viaggio nel cuore della demenza”, un percorso interattivo nella fragilità e nella demenza che nasce con l’obbiettivo di far vivere in prima persona, attraverso un percorso esperienziale, le percezioni, il vissuto e le emozioni che la persona con demenza vive quotidianamente. Il percorso dura un’ora e trenta minuti ed è composto da tre fasi: introduzione (10 minuti), esperienza interattiva (20 minuti) e discussione e suggerimenti pratici (1 ora). Il primo evento, organizzato lo scorso maggio presso la sede di San Paolo d'Argon ha visto la partecipazione attiva delle autorità e delle istituzioni, che ne hanno apprezzato impatto ed efficacia (On. Giovanni Sanga, Dott. Mario Barboni Assessore Re-

gione Lombardia, Dott. Benvenuto Gamba Presidente Ambito Valle Cavallina, Sindaci e Assessori ai Servizi Sociali del territorio). «Durante il percorso interattivo, ideato e gestito da psicologi specializzati nell’invecchiamento, le persone devono svolgere delle simulazioni di situazioni di vita quotidiana (ad esempio accoppiare dei calzini, pagare una bolletta etc.), indossando degli appositi ausili (ad esempio occhiali, cuffie, guanti). La contemporanea esposizione a suoni, rumori, effetti visivi, nello svolgimento delle suddette azioni, darà come risultato la sensazione provata dalle persone affette da demenza» spiega la dottoressa Marta Zerbinati, Presidente e Responsabile della Formazione dell'Associazione InsiemeAte Onlus. Il metodo di InsiemeAte è basato sull’approccio Person Centred Care (PCC), ossia Cura Centrata sulla Persona, un modello di intervento psicosociale, diffuso in tutto il mondo, che pone al centro

del processo di cura la persona, indipendentemente dall’età e stato di salute, valorizzando la sua prospettiva di vita e dando un’importanza fondamentale alle relazioni. «L’Associazione InsiemeAte Onlus si impegna a diffondere sul territorio nazionale una diversa percezione della demenza e della condizione di fragilità per combattere la mancanza di comprensione e conoscenza, che porta chi vive questa condizione alla solitudine e all’isolamento» le fa eco la dottoressa Giorgia Monetti, Responsabile Organizzazione e Sviluppo dell‘Associazione InsiemeAte Onlus. «Noi crediamo fortemente che sia possibile vivere bene con la demenza, ma affinché questo si possa realizzare è importante che non solo i caregivers e i familiari siano di aiuto e di supporto nella vita quotidiana, ma anche il contesto sociale in cui vive la persona con demenza» conclude la dottoressa Paola Bringoli, Direttore Operativo dell’Associazione InsiemeAte Onlus.

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Un dispositivo semplice e poco fastidioso… per tanti benefici a cura di FRANCESCA DOGI

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alato stretto e affollamento dentale con conseguenti malocclusioni sono problemi molto diffusi tra i bambini. La soluzione in molti casi è rappresentata dall’espansore palatale, un semplice dispositivo utilizzato routinariamente in ortodonzia nei giovani pazienti. Come ci spiega il dottor Maurizio Maggioni, odontoiatra, direttore sanitario della Clinica Dentale Pianeta Sorriso, struttura specializzata in tutti i settori dell’odontoiatria e protesi dentaria e nell’approccio multidisciplinare anche e soprattutto per la cura delle situazioni complesse, grazie all’alta professionalità dei suoi specialisti e a strumenti sempre all’avanguardia. DOTTOR MAGGIONI, IN CHE MODO AGISCE L’ESPANSORE DENTALE? Gli obbiettivi principali della terapia con espansore sono correggere il morso crociato posteriore, allargare l’osso mascellare e ampliare l’arcata dentale per risolvere l’affollamento. Per raggiungerli, l’espansore agisce sulla sutura palatina mediana e sulle suture circummascellari, cioè quelle suture che collegano tra loro le ossa dello scheletro facciale, e ne permette l’apertura. La procedura risale ormai a più di 50 anni fa, quando un medico la propose per la prima volta scatenando inizialmente pareri discordanti tra i suoi colleghi: alcuni infatti ritenevano il procedimento di apertura della sutura palatina mediana troppo rischioso o anatomicamente impossibile da realizzare,

mentre altri ne rimasero affascinati e iniziarono a utilizzarla con successo. DI CHE TIPO DI DISPOSITIVO SI TRATTA? COME È FATTO? Il dispositivo presenta una vite centrale connessa a due anelli per lato che vengono posizionati sugli elementi dentali. La vite viene periodicamente attivata e la forza risultante determina l’apertura della sutura palatina. In circa 60/90 giorni lo spazio creatosi tra i due mascellari si ricalcifica perché nuovo osso si deposita dell’area dell’espansione. La sua azione, come accennato, non si

limita alla sutura palatina mediana, ma coinvolge anche le suture circummascellari. In questo modo, oltre a ottenere una corretta relazione reciproca tra arcata dentale mascellare e mandibolare, si ottengono una serie di effetti positivi sulle vie aeree: in seguito all’espansione si assiste infatti a una riduzione della respirazione orale e alla risoluzione di molti problemi respiratori. Separando i due mascellari infatti si ottiene l’aumento delle dimensioni delle cavità nasali e l’allargamento del lume faringeo, ripristinando così la respirazione nasale.

I (TANTI) BENEFICI SU NASO E DINTORNI Chi respira con la bocca non può beneficiare delle importanti azioni svolte dalla mucosa nasale (ovvero fornire l’umidificazione adeguata all’aria inspirata, filtrarla e riscaldarla): l’aria inspirata può così contenere microparticelle e inquinanti e può essere dannosa sui tessuti molli, favorendo infezioni e disturbi a livello di orofaringeo (cioè di bocca e naso). L’espansione favorisce un notevole miglioramento in queste situazioni, in particolare per quanto riguarda infezioni delle alte vie respiratorie, otiti, riniti allergiche, asma, problemi respiratori del sonno. In alcuni casi, poi, è possibile evitare l’intervento di adenotonsillectomia semplicemente effettuando un’abbondante espansione. E gli effetti benefici non si fermano qui: si riscontrano miglioramenti nell’alimentazione, nella parola e nei livelli dell’ormone della crescita. Non a caso si ritiene che esista una correlazione stretta tra anatomia e funzione respiratoria: se da un lato palato stretto e altre alterazioni anatomiche determinano respirazione orale e più o meno severi problemi respiratori, è anche vero che la respirazione orale influisce negativamente sullo sviluppo facciale. Un’ostruzione cronica del flusso aereo nasale porta il paziente a sviluppare un tipo di respirazione orale, con i conseguenti problemi a essa connessi. La respirazione orale, a sua volta, influenza la posizione della lingua e della mandibola, causando cambiamenti indesiderati nella crescita facciale. Alla luce di tutto questo, è molto importante trattare il problema della respirazione orale il più precocemente possibile. Dott.ssa Laura Pellegrinelli - Pianeta sorriso Bergamo Salute

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interesse verso il Pilates, in questi ultimi anni, è esploso. In molti si sono avvicinati a questa disciplina, per curiosità, per moda o per necessità… e di pari passi passo è cresciuta l’offerta. Frequentemente viene prescritto tra le terapie consigliate in alcune problematiche dolorose. «La richiesta per questa disciplina è aumentata negli ultimi anni» conferma Manuela Mai, Laureata in Scienze motorie e insegnante di Pilates, certificata BBU (Balanced Body University), presso lo studio Fisioforma. «Ciò nonostante è ancora poco chiara o sconosciuta la sua versatilità. In Italia, quando si parla di Pilates, si fa riferimento principalmente al Mat, cioè svolto a corpo libero, mentre l’aspetto che rende questa tecnica particolarmente funzionale e duttile è l’utilizzo dei macchinari. In America vengono utilizzati da anni nei centri riabilitativi». QUALI SONO I MACCHINARI PILATES E QUALE È LA LORO PARTICOLARITÀ? Cadillac, Reformer, Ledder Barrel e Chair. La genialità del signor Pilates e la sua grande intuizione (considerando che era un uomo del secolo scorso) è stata proprio l’invenzione di questi attrezzi. Per ognuno ha sviluppato un protocollo di esercizi, di diversi livelli, volti tutti a migliorare la postura e il benessere della persona. Ogni macchinario è mirato a finalità particolari e può

essere di supporto ma anche allenante. Questa versatilità lo rende uno strumento prezioso in ambito riabilitativo e terapeutico, giocoso e gratificante quando ci si allena. SE SI VOLESSE PROVARE, DA DOVE SI DOVREBBE COMINCIARE ALLORA? La tecnica è stata pensata partendo dai macchinari per insegnare al corpo il corretto movimento e per renderlo capace di svolgere il corpo libero in completa autonomia.Il repertorio del Mat è graduale e complesso e prevede due livelli. Considerando le nostre posture lavorative, lo stress e la sedentarietà, qualsiasi proposta di movimento è positiva, ma la distinzione tra una pratica e l’altra è davvero significativa. APPROFONDIAMO ALLORA IL PERCHÉ… Quando ci muoviamo inevitabilmente lo facciamo utilizzando anche i compensi che abbiamo messo in atto negli anni e che caratterizzano la nostra postura. Questo significa che difficilmente riusciamo a modificare uno schema motorio acquisito e riconfermato nel tempo. L’ausilio dell’attrezzo ci permette di fare proprio questo: insegnare al

nostro corpo la posizione corretta o la migliore per quel momento, per svolgere un movimento. Ci consente anche di capire e distinguere quali sono i muscoli che vanno attivati e quali invece sono limitanti all’esecuzione corretta. Questo apprendimento avviene attraverso un’informazione cosiddetta propiocettiva che ci rende consapevoli della posizione che stiamo assumendo mentre eseguiamo l’esercizio, ci permette di correggere e modificare, laddove serve, e di utilizzare al meglio i nostri muscoli. QUINDI IL “COME” SI SVOLGE UN’AZIONE, UN ESERCIZIO, È DI FONDAMENTALE IMPORTANZA… Assolutamente sì, perché il più delle volte, posizioni scorrette e movimenti imbrigliati da muscoli erroneamente reclutati sono l’origine e la causa di dolori diffusi, ricorrenti e limitanti. UN ULTIMO CONSIGLIO… Provate entrambe le metodiche e scegliete quella che sentite più affine alle vostre caratteristiche e soprattutto verificate sempre che chi vi segue sia personale preparato e regolarmente certificato.

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a cura di FRANCESCA DOGI

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ercorsi terapeutici ad hoc, efficacia nella diagnosi, cura e prevenzione di patologie e disturbi in tutte le specialità mediche, tempi di attesa brevissimi. Il Centro di Radiologia e Fisioterapia di Gorle Bergamo è, da 30 anni, un sicuro punto di riferimento sul territorio non solo bergamasco. Struttura accreditata e convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale, il Centro offre al pubblico un'ampia gamma di servizi che spazia dalla Radiologia al Polo odontoiatrico, includendo anche visite specialistiche per ogni esigenza individuale. La struttura inoltre, grazie a un'attenta politica di organizzazione delle proprie risorse, affinata negli anni di esperienza, e dalla presenza costante di medici e paramedici che garantiscono un'offerta di servizi quotidiana a orario continuato per 12 ore consecutive, è in grado di offrire prestazioni sanitarie in tempi brevi (per la diagnostica massimo tre giorni di attesa), ponendo sempre al centro della propria attenzione i bisogni del paziente. «Qualità certificata, grande esperienza ed efficienza nella risposta al pubblico sono solo alcune delle caratteristiche della nostra struttura, che si distingue soprattutto per la scelta e il continuo aggiornamento delle proprie apparecchiature, interamente computerizzate e dotate di tecnologie di ultima generazione» osserva la dottoressa Marianna Franzini, direttore amministrativo. «Tra i punti di forza del Centro fi-

gurano la radiologia, la TAC multislide, la Risonanza Magnetica 1.5, senza trascurare gli ecografi di ultima generazione. Tutti gli esami tridimensionali sono eseguiti con tecnica digitale, ottenendo così l'ottimale definizione delle immagini. Nella struttura è altresì presente un'unità mammografica autonoma per soddisfare tutte le esigenze della moderna diagnostica senologica». Altro servizio di particolare importanza è la riabilitazione, composta da una equipe di 5 medici fisiatri, oltre a più di 20 fisioterapisti, massofisioterapisti preparati per praticare ogni metodica di riabilitazione motoria e neuromotoria, cui si aggiunge anche la terapia fisica strumentale e massoterapia. Le attività

si svolgono sia a livello ambulatoriale (in 3 palestre, in un reparto interamente dedicato alla terapia fisica e in studi appositi) sia in ambito domiciliare. Il polo odontoiatrico con oltre 10 dentisti, ognuno con specializzazione in una determinata branca dell'odontoiatria, e 7 poltrone ha come punto d'eccellenza l'implantologia avanzata, effettuata in sedazione cosciente. Grande attenzione è rivolta all'estetica del sorriso, anche attraverso l'uso di un software che permette al paziente di vedere a inizio cure una simulazione del risultato finale. L'area CUP e sale d'attesa del centro, a piano terra, è stata rinnovata lo scorso agosto, per offrire ancora un maggiore comfort al pubblico.

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l Centro di Medicina Complementare Ananda, fondato dal dottor Maurizio Chiarolini, è dal 1987 pioniere nel campo delle terapie convenzionali e non convenzionali. Quando ancora parole come agopuntura, omeopatia e osteopatia erano sconosciute al grande pubblico, il Centro già si avvaleva di personale qualificato con competenze specifiche, utilizzando un approccio medico integrato di diagnosi non invasive. «La Medicina Complementare non si vuole imporre come sostituta della medicina tradizionale ma come integrazione, prefiggendosi uno scopo ben determinato: “migliorare la salute dell’individuo, stimolando le sue proprie risorse energetiche, abituandolo a uno stile di vita salubre e rispettoso dell’ambiente”» osserva la dottoressa Laura Oliviero, medico chirurgo, omeopata e con esperienza nella nutrizione integrata. «Per raggiungere questo obbiettivo è indispensabile che il terapeuta strutturi un percorso di terapia individualizzato, scelto in base alla costituzione fisica, alle malattie pregresse, ai sintomi fisici e mentali, all’ereditarietà e al livello di energia del soggetto stesso». SEMPRE PIÙ DI FREQUENTE SI SENTE PARLARE DI PATOLOGIE CRONICHE, DIFFICILI DA SRADICARE, PER LE QUALI LA MEDICINA TRADIZIONALE PROPONE TERAPIE COMPLESSE E SPESSO NON RISOLUTIVE... Al nostro Centro accedono spesso pazienti con stanchezza cronica, disturbi intestinali, quali stitichezza o diarrea frequente, disordini

ormonali, disturbi circolatori, cefalee, dolori articolari, lombalgie e cervicalgie, asma, allergie, disordini immunitari, vaginiti, cistiti, disturbi digestivi, intolleranze alimentari etc.. Queste sono malattie che possono sopraggiungere se in un individuo è l’intestino a non funzionare correttamente. Se infatti è in buona salute controlla la maggior parte dei processi metabolici e di risposta del sistema immunitario del corpo, produce vitamine, enzimi e aminoacidi vitali, oltre a neutralizzare tutte le sostanze tossiche che quotidianamente ingeriamo. Se invece non lo è e la flora batterica intestinale è perturbata, le sostanze tossiche ristagnano e vengono assorbite dal sangue. È indispensabile dunque mantenere l’intestino pulito e sano, non solo con un’idratazione corretta e un’alimentazione sana ed equilibrata, ma anche avvalendosi di tecniche diagnostico-terapeutiche specifiche. Si rende quindi necessaria un’indagine approfondita sulla funzionalità e sulla composizione della flora batterica intestinale.

ANANDA Centro di medicina complementare Via A. Maj 10/I - Bergamo www.centroananda.eu info@centroananda.eu tel 035 0142061

(qualità nutritive scadenti, contaminazioni tossiche, le modalità di cottura degli alimenti e lo stato d’animo con cui sono assunti) e numerose le patologie causate dalla sua alterazione. La principale causa è il tipo di alimenti introdotti. Il Gut Screening è un efficace check up, che permette di attuare una strategia personalizzata di prevenzione e di recupero funzionale dell’intestino.

QUALI TIPI DI ESAMI O TEST POSSONO ESSERE UTILI? Il Centro Ananda utilizza il Gut Screening: un sofisticato test microbiologico che permettere l’identificazione completa di batteri patogeni e non, di funghi e parassiti contenuti nel lume intestinale. Identificato il problema si passa all’indicazione della corretta terapia con i probiotici (fermenti lattici), oli essenziali, rimedi omeopatici e fitoterapici. Molte sono le cause che possono modificare l’equilibrio della flora intestinale Bergamo Salute

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Bergamo Salute anno 6 - n°5 - set. - ott. 2016

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

Direttore Editoriale Elena Buonanno Direttore Responsabile Daniele Gerardi Redazione Rosa Lancia redazione@bgsalute.it Grafica e impaginazione Catherine Coppens | Cut n' Paste catherine.coppens@hotmail.it Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Dollar Photo Club, Adriano Merigo, Laura Pagnoncelli, Federico Buscarino Stampa Elcograf S.p.A Via Mondadori, 15 - 37131 Verona (VR) Casa Editrice Pro.Ge.Ca. srl Viale Europa, 36 - 24048 Curnasco di Treviolo (BG) Tel. 035.201488 - Fax 035.203608 info@bgsalute.it - www.bgsalute.it Hanno collaborato Lucio Buonanno,Maria Castellano, Viola Compostella, Giulia Sammarco

Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010 Iscr. ROC N°21019 © 2014. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L’editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche.

Comitato Scientifico • Dott. Diego Bonfanti - Oculista • Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario • Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo • Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medicina Legale e delle Assicurazioni • Dott. Andrea Cazzaniga - Idrologo Medico e Termale • Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo • Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra • Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale • Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo • Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa • Dott. Antoine Kheir - Cardiologo • Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa • Dott. Roberto Orlandi - Ortopedico Medico dello sport • Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista • Dott. Antonello Quadri - Oncologo • Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo • Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta • Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra • Dott. Giovanni Taveggia - Medicina Fisica e Riabilitazione • Dott. Massimo Tura - Urologo • Dott. Paolo Valli - Fisioterapista

Comitato Etico • Dott. Maurizio Pagnoncelli Folcieri Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo • Dott. Ezio Caccianiga - Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo • Dott. Piero Attilio Bergamo - Oculista • Dott. Luigi Daleffe - Odontoiatra • Dott. Tiziano Gamba - Medico Chirurgo • Beatrice Mazzoleni - Presidente IPASVI

I canali di distribuzione di Bergamo Salute • Abbonamento • Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile leggerla nelle sale d’attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.) • Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute".

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