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DI MODA, COVID-19 E POLARIZZAZIONI Rubrica Quadrante a cura di Mara Licia Frigo
«Mara, che ne dici se nel prossimo articolo parli di moda e Covid19?» …Gaudio e tripudio. Perché insistete nel farmi parlare di questo argomento? Fior fiore di testate e giornalisti, da marzo ad oggi, hanno già raccontato passo a passo le vicissitudini del settore. Personalmente ho ritardato il cambio di armadio, acquistato alcuni capi (in negozio, non in modalità virtuale) e mi sono perplessa della moda milanese di andare in giro con la mascherina a sottogola. Ma si sa, io ho un’opinione su tutto. Faccio però un passo indietro. Non vorrei che qualcuno pensasse che la mia ritrosia sull’argomento sia dettata dal fatto che mi vesto come un albero di Natale o che, aprioristicamente, io odi la moda. Quello che non sopporto è che, se non sei à la page scatta nell’altro la necessità fisiologica di giudicare. Perché alla fine è tutto qui. Una questione di giudizio. Formulare dentro di sé, o esprimere, un giudizio di valore, di merito, di approvazione o di biasimo su persone o cose. Ho come l’impressione che, ad oggi, sia diventata questa la nuova Moda. E lo faccio anche io, non mi nascondo certo dietro ad un dito. Tendo però a contestualizzare. Cosa vuol dire? Sono al supermercato, jeans e camicetta, borsa “da donna” – quelle che contengono anche le carte delle caramelle che ti ripromettevi di buttare 3 anni fa per capirci – ballerine, e un trucco più da abitudine che da velleità. Giro con il “cestino” sadico, quello con le ruote, al quale non si alza mai il manico se non dopo aver effettuato una mossa alla Hulk.
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