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ARTE E PUBBLICITÀ Quando il prodotto diventa veicolo di un messaggio culturale Rubrica a cura di Brand Jam
Le collaborazioni tra il mondo dell’arte e quello delle imprese di consumo sono sempre più frequenti. Molti brand decidono infatti di affidarsi alle “mani” più o meno famose di maestri che spaziano tra diverse tecniche artistiche, dall’analogico al digitale – o con commistioni delle due – per creare delle limited edition che “sfruttano” il potere attrattivo ed evocativo dell’arte. Tra i marchi più attivi, quelli del lusso rivolgono da sempre una particolare attenzione all’art licensing. Primo tra tutti il gruppo LVMH, che tramite la Fondation Louis Vuitton ha come scopo proprio il sostegno, la valorizzazione e la divulgazione della cultura attraverso mostre, restauro di opere e monumenti, concerti e progetti pluridisciplinari. Questa attenzione si traduce anche nelle strategie di comunicazione, branding e innovazione dei suoi marchi più celebri, e il brand Louis Vuitton è stato tra i primi ad individuare il grande potenziale delle collaborazioni artistiche. Non solo per quanto concerne la comunicazione o per scatenare la corsa al collezionismo, ma per elevare i propri prodotti a veri e propri pezzi d’arte, dando nuovo senso al concetto di esclusività. Esempi lampanti sono le
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collaborazioni di successo con Stephen Sprouse, Takashi Murakami, Richard Prince e Yayoi Kusama, ormai parte della storia del brand, o l’ultima collaborazione con Jeff Koons dell’anno scorso.