Beata Mamma Rosa. Madre di Famiglia e di sacerdoti, 1-2-3\2020 ISSN 2531-8764

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Eurosia Fabris Barban

Beata Mamma Rosa

N U M E R O 1-2-3 GENNAIO - DICEMBRE 2020 ANNO V - ISSN 2531-8764

Madre di famiglia e di sacerdoti XV Anniversario della Beatificazione

Editoriale Jonathan Pradella 3 | AttualitĂ ecclesiale Enzo Pellegatta OFM 5, Fabio Spiller OFM 7| SpiritualitĂ / testimonianze Ornella Pengo OFS 9, Emilia Flocchini 10| Vita del Santuario 11| Il mondo di Mamma Rosa Maciej Tryburcy 12, James F. Heyd 14| Vetrina di libri Giovanni Spagnolo OFMCap 18

eurosiafabrisbarban.it


Beata Mamma Rosa Madre di famiglia e di sacerdoti

ISSN n. 2531-8764. Pubblicazione “on line” Periodica Quadrimestrale della Parrocchia-”Santuario Beata Mamma Rosa” viale della Vittoria, 52 – 36040 Marola di Torri di Quartesolo (VI) – Italy Telefono: 0444 580008 Sito internet: beatamammarosa.wordpress.com E-mail: beatamammarosa@gmail.com Instagram: beata_mamma_rosa Facebook: BEATA MAMMA ROSA Twitter: @BeataMammaRosa Anno V (2020) n. 1-2-3 [Gennaio-Dicembre]

Direttore Responsabile: Gianluigi Pasquale OFMCap Direttore Editoriale: Jonathan Pradella Consiglio di Redazione: Federica Berti, Federica Costantin, Luigi Dal Lago, Maria Luisa Dal Pozzo, Dario Guarato, Marina Mazzego, Gianluigi Pasquale, Maria Carla Piccolo, Lorenzo Raniero Hanno collaborato a questo numero unico: Gianluigi Pasquale, Enzo Pellegatta, Fabio Spiller, Ornella Pengo, Emilia Flocchini, Maciej Tryburcy, James Heyd, Shahzad Khokher, Giovanni Spagnolo, Mery Turcato. Fotografie: © Parrocchia della “Presentazione del Signore” in Marola (VI), © Maria Carla Piccolo, © Gianluigi Pasquale, © Archivio della Diocesi di Vicenza, © Archivio Famiglia Barban, © Jonathan Pradella, © Shahzad Khokher. Riguardo alle Fotografie, Illustrazioni, e testi degli articoli la Direzione ha richiesto l’autorizzazione scritta degli aventi diritto. Nel caso di irreperibilità resta a disposizione. Ricordiamo alle nostre Lettrici e ai nostri Lettori che nella Parrocchia-Santuario “Beata Mamma Rosa”, in Marola (VI), viale della Vittoria, 52, il lunedì di ogni settimana viene celebrata una S. Messa alle ore 7:30, in onore della Beata, e ogni terza domenica del mese alle ore 17:30 vi è una veglia vocazionale con la recita del S. Rosario: entrambe sono trasmesse in diretta da “Radio Oreb” (www.radioreb.org) di Lisiera (VI), in modulazione di frequenza [FM 90.200].

Impaginazione e stampa a cura di AREAGRAPHICA - Marghera (Venezia)

Foto di copertina: © Maria Carla Piccolo

Per “Grazie ricevute” scrivere a: beatamammarosa@gmail.com oppure a: Parrocchia-”Santuario Beata Mamma Rosa”, viale della Vittoria, 52 – 36040 Marola di Torri di Quartesolo (VI) – Italy Per “Lettere al Direttore” scrivere a: beatamammarosa@gmail.com Ai lettori ricordiamo che tutti i diritti relativi all’Epistolario inedito dei figli della Beata Mamma Rosa (Padre Bernardino, Don Secondo, Don Giuseppe e Suor Teofania) sono riservati. Per informazioni, contattare: beatamammarosa@gmail.com Alle Lettrici e ai Lettori: ai sensi del D. Lgs 196/2003 del 30.06.2003 (Codice in materia di Protezione dei Dati Personali) si informa che i dati relativi ai lettori della Rivista, nonché ai firmatari, alle autrici e agli autori degli articoli, delle rubriche, delle immagini della Rivista sono ad uso esclusivo del Direttore Responsabile ed Editoriale e non verranno ceduti ad uso di terzi. Direzione e Amministrazione: Parrocchia della “Presentazione del Signore”, viale della Vittoria, 52 Marola di Torri di Quartesolo (VI) – Italy Autorizzazioni: Registrazione al Tribunale di Vicenza n. 4, in data 07 Marzo 2016 [rivista a “carattere scientifico” per delibera dell’OGV n. 100/2016 del 29/02/2016. prot. U – n. 792/2016 del 15/03/2016] Iscrizione Registro Nazionale della Stampa n. 769/2016 Con approvazione ecclesiastica: P. Dr. Fabio Ferdinando Longo OFM, Vice-Postulatore, Padova, 15 Settembre 2016 La Rivista “Beata Mamma Rosa. Madre di famiglia e di sacerdoti”, è consultabile gratuitamente “on line” a questo indirizzo: beatamammarosa.wordpress.com/rivista/ adatta a tutti i tipi di device (PC, Tablet, Smartphone]. Solo a quanti ne fanno richiesta viene spedita gratuitamente anche in formato cartaceo. Essa non contiene pubblicità e si sostiene con le offerte delle sue Lettrici e dei suoi Lettori, che possono essere devolute in Santuario a Marola (VI). Con questo numero viene chiuso l’anno V (2020).


Editoriale

Jonathan Pradella

Abitando in Italia e non essendo abbastanza anziano, non ho vissuto il tempo di guerra. Certo che non avrei potuto immaginare la trepidazione con cui in quest’anno di pandemia sto aspettando il Santo Natale. Non perché m’importi se la Messa “di mezzanotte” sarà alle 18 o alle 20, se i fedeli saranno ammessi contemporaneamente in chiesa o se bisognerà prenotare il posto via web con una “app”: il punto è se il Bambino che viene alla (anzi, che porta la) luce è la nostra speranza o no. E qui è questione di scelta, una di quelle impegnative, perché cambia tutto: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5). Molto più in piccolo, è una novità – e dunque fonte di gioiosa preoccupazione – anche il servizio che, in maniera del tutto inaspettata, mi è stato chiesto dal direttore responsabile p. Gianluigi Pasquale: curare

la pubblicazione di questa Rivista, giunta ormai al quinto anno e al settimo numero. Da un lato la gratitudine per la fiducia accordatami mi spinge a cercare un po’ alla volta di meritarmela, dall’altro ho come l’impressione che una “benedizione” mi precedesse e mi stesse aspettando. Si tratta essenzialmente dell’incontro con la beata Mamma Rosa: al di là del fatto curioso che un mio amico fosse il pronipote di una santa, non sentivo un particolare afflato verso di Lei, e nemmeno, confesso, verso le pubblicazioni di carattere agiografico in genere. Ma la mia ignoranza si è parzialmente ridotta quando ho letto 3 la biografia del p. Bernardino e soprattutto quando il p. Gianluigi mi ha accompagnato nei luoghi eurosiani: il Castello, Quinto Vicentino, Marola. Lo scorcio sul Santuario della Madonna di Monte Berico che si vede

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persone con gli occhi di Gesù, come fa ogni buon sacerdote, è un cammino di cui non si conoscono le tappe. Mamma Rosa pregava incessantemente per i suoi figli e soprattutto per i tre preti, perché sapeva che se in quei sei occhi non si fossero visti quelli di Gesù la loro missione sarebbe stata vana.

dal campo adiacente l’abitazione dove Eurosia ha trascorso praticamente tutta la sua vita. Quando il 9 gennaio celebreremo ancora la memoria della Beata, il tempo liturgico si congiungerà proprio, qui nella campagna vicentina, con una “geografia della salvezza”. Del 2020 resterà negli annali soprattutto il Covid-19, ma nelle pieghe della storia s’intrufolano i piani di Dio: quindici anni sono trascorsi dalla beatificazione, per molti aspetti straordinaria, di una moglie e 4 mamma ordinaria e ben due contributi se ne occupano in questo numero. Cosa c’è di più normale che dedicarsi alla famiglia? o impegnarsi nella catechesi? o di prendere del proprio e donarlo a chi ne ha bisogno? Se questo ci sembra eccezionale, addirittura uno squarcio di luce divina sulla terra, allora abbiamo bisogno di guardare alla signora Barban, alla Rosina, e di chiederci cosa ci sta dicendo il Signore attraverso di Lei. Una terziaria francescana mamma di un novello sacerdote gode di un ottimo punto prospettico: ci testimonia nel suo testo la sensazione quasi fisica di essere toccata dalla grazia ricevuta dal e attraverso il figlio, ma anche una strana vertigine, come quando si prova un nuovo paio di occhiali; perché provare a guardare le

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Un’altra testimonianza riflette ancora sulla Beata la quale, messo a fuoco l’annuncio che Dio non vuole il male per le sue creature, si fa lei stessa “mantello” come quello della Madonna di Monte Berico che accoglie e custodisce chi vi si rifugia. Anche al Santuario di Marola, nonostante il virus, la vita continua a fluire. Nell’anno del 50° di ordinazione sacerdotale del parroco e rettore don Dario Guarato, il compleanno della Beata Eurosia è stato solennizzato lo scorso settembre con la presenza del vescovo di Chioggia, che ha ricordato come Eurosia sia stata una donna che nella sua umiltà ha detto di sì al Padre e, facendo propri i sentimenti di Gesù, ne ha messo in pratica i comandamenti. Ultima novità di questa Rivista è la sezione “Il mondo di Mamma Rosa”. È curioso, forse, scoprire come, per una donna che non ha mai varcato i confini nazionali, la devozione stia valicando le frontiere dell’Italia e anche dell’Europa. L’obiettivo è quello di conoscere e condividere come lo Spirito santo sta operando anche in comunità cristiane lontane migliaia di chilometri dal Vicentino e rendergli lode e onore. Concludo con un ringraziamento al mio predecessore in questo servizio, la prof.ssa Laura Dalfollo, che con generosità mi ha aiutato e mi sta insegnando a intraprendere questa nuova avventura.


La beatificazione della sarta di Marola: quindici anni dopo fr. Enzo Pellegatta

Quindici anni dalla beatificazione di Mamma Rosa, la prima del pontificato di Benedetto XVI: quindici anni, più o meno il tempo trascorso dalla prima volta che mi imbattei nella figura della beata.

per me mai frequentato perché impegnato in altre direzioni. Non combinai né combino granché, ma fu l’occasione di approfondire la conoscenza di Venerabili e Beati del Nord Italia, tra cui appunto la nostra Eurosia.

Ho un preciso ricordo: ero nella sagrestia del santuario della Madonna della Difesa, a Cortina, dove mi ero recato per la prima volta nel luglio del 2006 avendo scoperto che lì c’era un convento francescano, e appeso alla parete c’era un quadretto con l’effigie di una donnina dallo sguardo serio e sereno, con le mani strette al rosario e al crocifisso, e sotto il ritratto un semplice nome: Mamma Rosa. Chiesi chi fosse ai frati lì presenti, e mi fu detto che era una santa donna conosciuta e venerata nel Veneto.

Che dire ora su di lei, a quindici anni dalla beatificazione, che non sia già stato formulato o scritto? Il tempo che passa porta con sé nuove prospettive da cui ricordare e rendere come presente il passato. Papa Benedetto XVI, che il 6 novembre 2005 dichiarò come prima Beata italiana Mamma Rosa, ha avuto come successore Papa Francesco, che ha cara un’espressione: “i santi della porta accanto”. Nell’Esortazione Apostolica Gaudete et Exsultate del 2018 si esprime così:

In seguito venni anche a sapere che era mamma di un frate, padre Bernardino Barban, che avevo conosciuto agli inizi degli anni ’70 a Milano, nel convento di Sant’Angelo, dove era venuto con il confratello fra Samuele Girotto per un ciclo di “Conferenze Cristocentriche” (mi aveva colpito il nome…) e che avevo anche ascoltato in una accalorata predica su sant’Omobono, patrono di Cremona e dei sarti. Ogni volta che tornavo al santuario cortinese rivedevo quella effigie di Mamma Rosa, ma senza approfondire la conoscenza della sua vita, finché tre anni orsono mi fu chiesto di interessarmi delle Cause dei Santi, territorio

Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, “la classe media della santità”. Lasciamoci stimolare dai segni di santità che il Signore ci presenta attraverso i più umili membri di quel popolo che “partecipa pure dell’ufficio profetico di Cristo col diffondere dovunque la viva testimonianza di Lui, soprattutto per mezzo di una vita di fede e di carità”.

Parole queste che si addicono perfettamente, addirittura letteralmente, ad Eurosia quando ancora non era mamma: saputa la situazione di Carlo Barban, rimasto vedovo con due figlie di quattordici e quattro mesi, un fratello giovane e un padre anziano, dalla sua casetta ha percorso la poca distanza che la separava dall’abitazione di Carlo e ha bussato alla sua porta, offrendo la sua Attualità ecclesiale

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disponibilità a prendersi cura delle due bimbe e delle faccende domestiche. Per sei mesi, dalla porta accanto, continuò l’andirivieni, finché da Carlo le fu chiesto se volesse rimanere stabilmente oltre la soglia che varcava ogni giorno per portare il suo aiuto, diventando sua moglie. Sappiamo come non fu una risposta facile, che richiese tempo per riflettere, pregare, confrontarsi con il confessore, e alla fine Eurosia acconsentì, interpretando quanto accadeva come volontà di Dio, che le chiedeva di offrire tutta la sua vita come sacrificio, nell’umile, faticoso, costante, ma sereno servizio alle persone. Una vita famigliare, quella seguente, che realizza un’altra nota espressione, coniata da don Tonino Bello: ”la Chiesa con il grembiule”. Possiamo immaginare quella che ormai sarà Rosa Barban con addosso quell’accessorio da lavoro, affaccendata per mandare avanti la sua nuova casa, per tirar grandi i numerosi figli che avrà e anche altri tre adottati, con le mani ruvide per il contatto con manici di scopa ed utensili da cucina, ma sempre agili

in ago e filo, da sarta esperta qual era: un grembiule che era come il segno esteriore dello spirito di servizio e di dedizione che animava il suo cuore. Un cuore, il suo, che attingeva forza e costanza dal dialogo con Dio: è stato scritto della sua fede granitica, sostenuta dall’Eucaristia e dalla preghiera personale, della sua devozione alla Madre di Gesù, spesso visitata al santuario di Monte Berico, e all’angelo custode, amorevole presenza che infonde fiducia. Un cuore illuminato ed acceso dallo Spirito Santo invocato costantemente da lei, convinta di potere, con il suo aiuto, affrontare e superare ogni prova della vita. Sappiamo come Mamma Rosa avesse dimestichezza con la Sacra Scrittura e forse aveva ben presente quanto dice san Paolo nella lettera ai Galati: “Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. Un frutto gustoso che nutriva non solo la sua vita, ma la vita di molti altri con cui lo condivideva, spendendosi per loro. Inizio e fine del Breve apostolico (6 novembre 2005)

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Attualità ecclesiale


Quando nel 1916 nella parrocchia fu costituito il Terz’ Ordine francescano (oggi denominato Ordine Francescano Secolare, e di cui la Beata è stata proclamata nel 2017 Patrona nella zona veneta), la spiritualità del santo di Assisi trovò una piena rispondenza nello stile di vita di Mamma Rosa, che prontamente aderì alla nascente Fraternità. Non v’è dubbio che abbia messo in atto quanto Francesco d’Assisi scrive nella Lettera ai fedeli:

del Padre celeste, di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo. Siamo sposi, quando l’anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l’azione dello Spirito Santo. E siamo fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo, che è in cielo. Siamo madri , quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l’amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri.

Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo la carne, ma piuttosto dobbiamo essere semplici, umili e puri. Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio. E tutti quelli e quelle che si diporteranno in questo modo, fino a quando faranno tali cose e persevereranno in esse sino alla fine, riposerà su di essi lo Spirito del Signore, ed egli ne farà sua abitazione e dimora. E saranno figli

Ora, a quindici anni dalla beatificazione di Mamma Rosa, facciamo nostro l’augurio che il Postulatore Generale fr. Giangiuseppe Califano OFM formulava nel primo numero di questa rivista: che la Beata Eurosia Fabris Barban sia sempre più conosciuta, amata, imitata ed invocata, e che la sua efficace intercessione, resa più presente dalla corale invocazione di sempre più numerosi devoti, possa affrettarne il giorno della canonizzazione.

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Quindici anni dopo la prima beatificazione di Benedetto XVI Fr. Fabio Spiller

Il titolo dell’ultima enciclica di papa Francesco è un richiamo a tutti i cristiani, e ben a ragione anche ai francescani, che si sentono chiamati a fare del dono della fraternità il loro stile di vita. La Chiesa Cattedrale di Vicenza, il 6 novembre 2005, è stata lo scenario liturgico che ha ospitato la prima Beatificazione sotto il pontificato di Benedetto XVI. Il papa aveva stabilito che per il “primo” grado di santità la dichiarazione fosse da farsi nelle singole terre di provenienza del Beato, mentre la Canonizzazione a Roma.

L’arazzo svelato quel 6 novembre a Vicenza, ha mostrato un’immagine molto semplice e lineare di una donna vestita sobriamente con un rosario tra le mani. Era Eurosia Fabris Barban, conosciuta meglio come mamma Rosa. Semplicemente una donna, non una suora e nemmeno una fondatrice: una sposa e madre. In questi quindici anni la Chiesa attraverso il magistero pontificio ha donato a tutti sei encicliche. Sono rimasto sempre ammirato dalla scelta della Beata Eurosia di sposare a vent’anni un vedovo con due bambine piccole, avendo in casa il padre e il fratello Attualità ecclesiale


di lui. Rosa afferma di essersi sentita chiamata a fare un atto d’amore per quelle bambine, private troppo presto dell’affetto di una madre. Questo amore scaturito da Dio trova eco nell’enciclica Deus Caritas est, dove vengono mostrati gli aspetti cristiani dell’amore. Sì, perché di amore si sente parlare tanto, ma quello di Rosa è stato un amore cristiano. Questa nostra sorella Beata ha conosciuto il dolore per la morte di tre figli, due in tenera età e un altro a quattordici anni mentre era seminarista. Dei sei figli che sono diventati adulti, i primi tre si avviarono alla consacrazione: due come preti diocesani e uno come frate minore. A questa bella schiera se ne sono aggiunti altri tre, senza mamma e dunque adottati. Ci chiediamo se tutto questo fosse incoscienza o una vita intrisa di speranza cristiana che porta ad allargare gli orizzonti e non rimanere imprigionati nell’individualismo. È il contenuto della Spe salvi! L’educazione che mamma Rosa dava ai suoi figli – in tutto undici! – era al rispetto 8 e all’impegno nella giustizia e nella pace. La sua vita laboriosa ha permesso alla sua famiglia di plasmarsi al sacrificio e nell’onestà. Da Rosa tante ragazze hanno imparato il mestiere di sarta, che ha reso la donna autonoma e di sostegno nei difficili bilanci familiari. Caritas in veritate, amore nella verità, muoveva mamma Rosa nelle relazioni con chi aveva bisogno di aiuto ed era spesso un aiuto concreto per far fronte alla difficile condizione di molte famiglie. All’inizio del suo pontificato, papa Francesco ha portato a termine la stesura di Lumen fidei iniziata dal suo predecessore e ha portato a riflettere come la fede sia la luce del cristiano. Tanti si saranno chiesti come

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mamma Rosa riuscisse a condurre una vita così impegnativa sotto numerosi aspetti. La luce della fede ha illuminato e guidato ogni sua scelta: era chiaro che c’era una forza in lei che le veniva dalla fede in Dio. Nel 1916 Rosa entrò nel Terz’Ordine Francescano quasi a completamento del suo vivere da cristiana. Il suo vivere il Vangelo, la sua essenzialità di vita hanno trovato radice nella grande famiglia di laici che vivono camminando sulle orme di San Francesco d’Assisi. Chissà quante volte lei ha pronunciato nella sua intensa preghiera: Laudato si’! Era il suo stile di vita, quello di lodare il Signore per quanto viveva, nelle gioie e anche nei dolori che hanno accompagnato il suo vivere. Laudato si’, la prima enciclica senza un nome in latino, che tutti hanno compreso come seria riflessione tra crisi ambientale della terra e crisi sociale dell’umanità. Il giorno in cui tutti i francescani ricordano la morte di Francesco, il 3 ottobre, papa Francesco ha firmato l’enciclica Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale a partire dalla pandemia da Covid-19. Mi sono chiesto come la Beata Mamma Rosa avrebbe vissuto in questo tempo. Tutto riferito a Dio e con la richiesta di forza da Lui, solo con la certezza che Lui è più grande e che non può abbandonare i suoi figli. Mamma Rosa ha vissuto prima quello che le encicliche di questi quindici anni ci hanno portato a riflettere. Forse perché chi si mette in seria sintonia con Dio non può vivere altrimenti. Forse tutti quei fratelli e sorelle Beati e Santi sono riusciti a farlo. Quello che è certo è che mamma Rosa ci è riuscita!


Sei orgogliosa di essere la mamma di un sacerdote? Ornella Pengo OFS

Alle molte persone che mi chiedono “Come ti senti? Sei la mamma di un sacerdote! Sarai orgogliosa!” rispondo così: “Sono sincera, la parola orgogliosa un po’ mi infastidisce. Non userei questo aggettivo… Sono contenta, felice perché vedo nello sguardo di mio figlio la gioia; segno della presenza del Signore.” Il giorno prima dell’Ordinazione di mio figlio, ho sentito crescere dentro di me, dal profondo del mio cuore, una grande e bella responsabilità. Perché? Perchè mio figlio sacerdote è chiamato ad accogliere tutti, perché in lui è Dio che è venuto a cercare chi era perduto. E io, sua mamma, mi sento chiamata a fare altrettanto. Ad esempio quando un figlio o una figlia si sposano, la mamma accoglie la nuora o il genero come se fossero suoi figli. Ecco, allo stesso modo, nel momento in cui mio figlio è stato ordinato sacerdote, è nato in me il desiderio di vedere le persone con gli occhi del cuore, con gli occhi di Cristo. Ricordo che quando diventò frate, i suoi confratelli mi dissero: «la mamma di un frate Ornella e il figlio fr. Giacomo Facco

è la mamma di tutti i frati». Ora però non solo i frati… Sappiamo che il desiderio del Signore è formare una grande famiglia che è il suo popolo. Essere accoglienti, disponibili, caritatevoli, persone di speranza è segno dell’amore di Dio che rende presente Gesù. Un sacerdote deve essere così, ma penso che anche ognuno di noi debba fare altrettanto perchè cristiano, figlio in Cristo. “Tale padre e tale figlio” si dice. Oppure “il padre assomiglia al figlio”. E mi chiedo perché non lo diciamo anche quando parliamo di Dio: ci sentiamo veramente figli suoi? Sono grata a Dio di essere mamma di un sacerdote. E so che questo è un cammino. 9 Un altro cammino che in grazia e col tempo mi porterà ad imparare che cosa voglia dire essere mamma di un sacerdote. In questo però sono aiutata anche dal fatto di essere una terziaria francescana. Un cammino che intrapresi senza sapere dove mi avrebbe portato, ma guidata dalla santità di Chiara e Francesco mi sono accorta di come il Vangelo sia veramente la buona notizia per ogni uomo. In esso trovo la forza per vivere la vita anche se condizionata dalla fatica, dalle preoccupazioni, dalle incomprensioni, ecc. Ma il Vangelo ci dona occhi nuovi, capaci di vedere nelle pieghe poco felici della nostra storia la presenza di un Dio che mai ci lascia soli. È il cammino di santità e di conversione. E questo accade perché quella Parola che ascolto è sopra di me e mi guida. In tutto ciò mi affido continuamente alla Vergine Maria. Lei, esempio straordinario di donna e di madre. L’ammiro tantissimo e Le chiedo ogni giorno di aiutarmi a pronunciare il mio “sì” nel suo “sì” con fiducia. Con Lei e da Lei imparo anche ad essere mamma di un sacerdote. Spiritualità/Testimonianze


Mamma Rosa, come il mantello della Madonna di Monte Berico Emilia Flocchini

Ho trentasei anni e abito a Milano. Dalla Pasqua 2012 curo il blog Testimoniando (http://testimoniando.blogspot.it), dove racconto il legame che sento di avere con i Testimoni della Fede, vivi e defunti, canonizzati e non.

Alla maternità si univa poi la carità espressa nell’accoglienza, anche temporanea, di pastori e famiglie in fuga dalla prima guerra mondiale. Tutte queste doti portarono i suoi compaesani a riconoscere in lei i segni della santità.

Come ho raccontato nel post ivi pubblicato lo scorso 12 novembre, il mio incontro con la Beata Eurosia rimonta almeno al 2011. In quell’anno, infatti, fui messa in contatto con una signora di Roma, Carla, del gruppo delle “Mamme Rose”, che aveva come finalità principale il sostegno nell’orazione a sacerdoti e seminaristi. In effetti, conoscevo la nostra Beata solo di nome, perciò non sapevo perché fosse stata designata proprio lei come patrona.

Penso che la buona notizia di mamma Rosa passi necessariamente per la sua vita domestica, per i giorni lenti trascorsi tra i campi, il cucito e la cura dei figli. È però troppo facile dire che ha vissuto in maniera straordinaria l’ordinario: questo vale per tutti i veri Testimoni.

Più di una volta mi venne in mente di documentarmi sul suo conto, ma puntualmente lasciavo perdere. Il mio interesse si riaccese nel 2016, a ridosso del 10 centocinquantesimo anniversario della nascita, quando pensai di dedicarle un articolo per La Croce – Quotidiano e corressi, aiutata dall’allora vicepostulatore, il profilo biografico su santiebeati.it. La prima caratteristica che mi attrasse, leggendo la piccola biografia di fr. Claudio Bratti, fu il fatto che lei era piuttosto istruita per il suo tempo, anche se non aveva proseguito gli studi oltre la seconda elementare. La sua sapienza maggiore, però, arrivava dal confronto con la Parola di Dio, ascoltata in chiesa e meditata tramite il sussidio della Storia Sacra. Mi sorprese la scelta del matrimonio per dare una nuova mamma alle figlie del vedovo Barban. Temevo che questo fosse preludio a un’unione infelice, ma dalle fonti biografiche non risulta che abbia subito episodi di violenza o di sopraffazione da parte del marito; al massimo si rileva la sua sopportazione di fronte al suo carattere burbero. Più di tutto, però, rimasi meravigliata di fronte a come visse la maternità: sia nei riguardi dei figli naturali, sia di quelli accolti in casa, sia ancora di quelli a cui fece da balia o a cui provvide nelle necessità materiali. Allora mi fu chiaro perché era stata assunta come patrona da quel gruppo di preghiera: perché tre dei suoi figli, più quello della nipote che era rimasto da lei – e senza contare Mansueto che morì da seminarista – erano diventati sacerdoti, ma anche perché lei stessa sosteneva, nei limiti del possibile, le strutture dove stavano studiando. Spiritualità/Testimonianze

La sua originalità risiede nell’aver compreso e trasmesso con la propria vita un concetto non da poco: che Dio non permette il male per le sue creature. La sua volontà non era, ad esempio, che lei perdesse i primi due figli, ma che affrontasse quella perdita continuando a fidarsi di Lui e della Madonna, che, da buona vicentina, venerava nel santuario di Monte Berico. Al di là dell’intuizione che ebbe in quel luogo, ossia che avrebbe avuto molti altri figli e che tre di essi sarebbero diventati sacerdoti, penso che abbia osservato con cura l’immagine lì custodita. Volle quindi modellare il suo stile di famiglia come quel manto ampio, sotto cui la Vergine accoglie moltissimi fedeli. Anche la modestia con cui vestiva e con cui arredava la casa erano un riflesso dell’unico modo in cui sapeva essere contenta, come è attestato in una delle sue affermazioni: «È meglio essere poveretti che ricchi!... Non sono le ricchezze che fanno contento il cuore, ma il fare la volontà di Dio». Prego allora che le “Mamme Rose” che si rifanno al suo esempio, ma anche quanti lo conoscono per la prima volta, possano prendere spunto e agire di conseguenza. Mater misericordiae (Venezia, Chiesa di San Tomà, XV sec.). Foto di Didier Descouens riprodotta su licenza CC BY-SA


154° compleanno di Mamma Rosa

S.E.R. Mons. Adriano Tessarolo, vescovo di Chioggia, ha celebrato la Santa Messa a Marola il 27 settembre 2020 alla presenza di don Dario Guarato (parroco e rettore del Santuario) e del fratello don Demetrio Guarato, del sindaco di Torri di Quartesolo sig. Diego Marchioro e del gruppo degli Alpini di Marola. Nell’omelia il presule ha commentato le letture della domenica corrente (XXVI del tempo ordinario). Il profeta Ezechiele innanzitutto («Se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso»), quindi l’Apostolo («Ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso» e «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù» che «umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte»); infine la pagina evangelica dei due figli invitati dal padre ad andare a lavorare nella vigna: uno svicola ma poi va, l’altro, al contrario, obbedisce solo a parole ma non va. In definitiva, se ci si chiede chi è un vero cristiano, la risposta potrebbe riservare delle sorprese: coloro infatti che hanno deciso di seguire Cristo senza calcoli umani e con il cuore aperto, che solo Dio vede, avranno la precedenza nel regno dei cieli. Nella ricorrenza del compleanno della Beata Eurosia Fabris Barban, mons. Tessarolo ha indicato in lei una che ha risposto di sì subito e contemporaneamente

una che è entrata subito a lavorare nella vigna del Signore nel servizio umile e generoso e nel dono di sé. Sulle tracce dello stupendo inno ai Filippesi, l’imitazione di Gesù, umile e obbediente fino alla morte, ha accompagnato tutta l’esistenza di mamma Rosa, che accolse come sua famiglia per la quale donare la vita non solo i figli “nati da lei”, ma anche quei figli “per bisogno d’amore” che si è trovata accanto e che lei ha 11 accettato come datile dal Signore. Proprio perché ha vissuto tutti quegli atteggiamenti che l’apostolo Paolo richiedeva ai suoi nella seconda lettura, la sua obbedienza e il suo sacrificio, nella testimonianza concreta e viva del vangelo nella vita quotidiana, hanno reso feconda la sua preghiera e il suo servizio al Vangelo nella catechesi.

Vita del Santuario


QUI VARSAVIA: la devozione a Mamma Rosa in Polonia Maciej Tryburcy

Apostolate of bl. Mamma Rosa in Poland. How it started Eight years ago, my friend Marcelina and I were sitting around the kitchen table in our house in a village close to the Polish capital – Warsaw. We were discussing about an idea of establishing a new association that would take care of Catholic families. We had known each other from wielodzietni.org message board. In Polish “Wielodzietni” means “parents of many children”. We had started this web site in 2006 and in pre-Facebook era it was a very popular parenting site, thanks to a huge experience with large families. We had many friends in digital space, but we wanted to move our activity to real life.

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During this meeting Marcelina told me about bl. Eurosia Fabris Barban, a saint from Italy, who was then totally unknown in Poland. I was delighted with the story of her life, her bravery and consequence in going through her life together with Christ. We knew very well that marriage and upbringing of kids are not always easy and painless. We wanted the patron of our Association to be a flesh-and-blood person, to find our life in her life. And we found it in bl. Mamma Rosa. Registration of the “Bl. Mamma Rosa Families’ Association” was a great joy for us. We could plan our projects not just privately, but as a legal organisation. This was very important in contacts with public institutions, which prefer to co-operate with other institutions rather than with private citizens. We could also collect money using the bank account of our Association, which was much more trustworthy for our donors. On the other hand we needed to learn all formal procedures required by law, like accounting, reporting and going through the whole bureaucratic obstacle course. Our first big project was called “Mamma Rosa Academy”. We knew the experiences of many moms, who had Il mondo di Mamma Rosa

decided to suspend their educational or professional careers for childcare and housekeeping. Our Academies helped them to broaden their horizons thanks to regular meetings with interesting and inspiring people, retreats or discussions about serious topics. We also organized philosophy courses for them. It was a completely new look at mothers who stay at home. Many people were surprised that they wanted to talk about Saint Thomas Aquinas and not about diapers and baby pacifiers. We organized such meetings in many towns in Poland; also Catholic media informed gladly about them. At the same time, we were thinking about projects referred to kids and youth. We knew it was the main battlefield of the present war against Christianity. Sexual revolution of 1968 announced “We will steal your children” and this threat was not void. We have observed many children from Catholic families who got seduced by leftist ideologies and broke with the Church. After some experiments with pure charity or educational projects, we decided to establish our own scouting movement. As parents of many children we had experiences with existing organisations that were rather paramilitary or survivalfocused, but without evangelical spirit. What we wanted to achieve was a Christian community of scouts, not soldiers’ troops or adventures of Indiana Jones in the jungle. We have organised two branches of our scouts: Bl. Mamma Rosa Rovers for girls and St. Maximilian Kolbe Rovers for boys. We engage children as young as 6 and lead them up to 17 years old. They learn all scoutrelated knowledge, but also work to strengthen their faith and serve the local parish. Their involvement is extremely important in a situation of priests’ shortage. In our wards we develop self-reliance and initiative, in order to create true leaders in the future. This project is not dedicated to calm times. Just the opposite: we know how hard the situation is and we fight for every single kid. I would like to thank Dr. Jonathan Pradella for his invitation in the magazine about Bl. Mamma Rosa. I hope our experience from Poland will be fruitful for her worshippers from other countries.


Apostolato della b. Mamma Rosa in Polonia: come ha avuto origine Otto anni or sono, la mia amica Marcelina ed io eravamo a casa, seduti attorno al tavolo della cucina, in un paesino vicino alla capitale della Polonia, Varsavia. Stavamo discutendo intorno all’idea di fondare una nuova associazione che si occupasse delle famiglie cattoliche. Ci eravamo conosciuti nella piattaforma online wielodzietni. org. In polacco “wielodzietni” significa “genitori di molti figli”. Avevamo creato questo sito web nel 2006 e in epoca pre-Facebook era un sito sulla genitorialità molto popolare, grazie anche a un’enorme esperienza con le famiglie numerose. Avevamo molti amici nel cyberspazio, ma volevamo spostare la nostra attività nella vita reale. Durante quell’incontro, Marcelina mi raccontò della Beata Eurosia Fabris Barban, una santa italiana allora completamente sconosciuta in Polonia. La sua storia mi ha riempito di gioia, ma in particolare il coraggio e la determinazione nel condurre la sua vita insieme con Cristo. Sapevamo molto bene che il matrimonio e l’educazione dei figli non sono sempre facili e indolori. Volevamo quindi che la patrona della nostra Associazione fosse una persona in carne ed ossa, in modo da riconoscere la nostra vita dentro la sua. E l’abbiamo trovata in Mamma Rosa! La registrazione dell’“Associazione di Famiglie Beata Mamma Rosa” fu per noi una grande gioia. Fummo in grado di portare avanti i nostri progetti non solo come privati, ma come un ente formalmente riconosciuto. Questo fu di grandissima importanza nei contatti con le istituzioni pubbliche, che preferiscono cooperare con altre istituzioni piuttosto che con semplici cittadini. Avemmo anche la possibilità di raccogliere offerte attraverso il conto corrente della nostra Associazione, in modo da aumentare la fiducia dei donatori nei nostri confronti. D’altra parte abbiamo avuto bisogno di imparare tutte le procedure formali richieste dalla legge, come la contabilità, la rendicontazione e il sapersi muovere entro il percorso a ostacoli della burocrazia. Il nostro primo grande progetto era chiamato “Accademia Mamma Rosa”. Conoscevamo le esperienze di molte mamme che avevano sospeso la loro formazione o la

loro carriera per la necessità di occuparsi dei bambini e della casa. Le nostre Accademie le hanno aiutate ad allargare i loro orizzonti grazie a incontri regolari con persone interessanti e motivanti, ritiri e anche discussioni su argomenti impegnativi. Abbiamo organizzato per loro anche corsi di filosofia: uno sguardo completamente nuovo sulle mamme casalinghe. Molte persone si sorprendevano del fatto che ci tenessero a parlare di san Tommaso d’Aquino, non solo di pannolini e ciucci. Tali incontri sono stati organizzati in diverse città polacche, tanto che i media cattolici ne hanno parlato volentieri. Allo stesso tempo stavamo pensando a progetti per i bambini e la gioventù. Sapevamo che si tratta del principale campo di battaglia della guerra in corso contro la Cristianità. La rivoluzione sessuale del 1968 annunciava “Porteremo via i vostri bambini” e questa minaccia non era vuota. Abbiamo osservato che molti figli di famiglie cattoliche sono stati sedotti da ideologie sinistrorse e si sono staccati dalla Chiesa. Dopo alcuni esperimenti con soli progetti caritativi o educativi, decidemmo di fondare il nostro movimento scout. Come genitori di famiglie numerose avevamo esperienza con organizzazioni esistenti che avevano un’impostazione paramilitare o comunque da corso di sopravvivenza, ma senza spirito evangelico. Ma noi volevamo formare una comunità cristiana di scout, non truppe di soldati o piccoli Indiana Jones all’avventura nella giungla. Così abbiamo organizzato due rami dei nostri scout: le Rover della beata Mamma Rosa per le ragazze e i Rover 13 di san Massimiliano Kolbe per i ragazzi. Coinvolgiamo bambini dai sei anni e li guidiamo fino ai 17. Imparano tutto quanto è tipicamente scout, ma s’impegnano anche a rafforzare la propria fede e a prestare servizio presso la loro parrocchia. Il loro coinvolgimento è estremamente importante in una situazione di carenza di preti. Nei bambini sotto la nostra tutela sviluppiamo il senso dell’autonomia e dell’iniziativa, in modo che da grandi possano diventare dei veri leader. Non si tratta di un progetto per tempi tranquilli. Al contrario, sappiamo quanto siano dure le circostanze attuali e combattiamo per ogni singolo bambino. Vorrei infine ringraziare il dott. Jonathan Pradella per il suo invito a contribuire alla Rivista sulla Beata Mamma Rosa: spero che la nostra esperienza in Polonia possa essere feconda per i suoi devoti anche in altri Paesi.

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QUI CHICAGO: la devozione a Mamma Rosa in America Fr. James F. Heyd

A Mother from Marola (part 1) During October 2017, I found myself at St. Peter’s Basilica at the Vatican. Accompanied by a pilgrimage group from the United States, I took part in the usual customs and religious practices of such a sojourn. There were many memorable moments: spending time at a Wednesday audience with Pope Francis, special church visits throughout the Eternal City, and time to break bread with fellow pilgrims getting to know them. However what was really special was the opportunity to see my Capuchin friar friend and theologian, Fr. Gianluigi Pasquale, OFMCap.[1] Fr. Gianluigi is a consummate host, affable and kind. In the spirit of the Capuchin Order, which has a great solicitude for us diocesan priests – engrained in them is to offer us hospitality and welcome (benvenuto) –, he extended time to me and my fellow pilgrims. On one of the days I saw him, he had a few books for me, a couple of his recent works that were of the variety of Systematic 14 Theology, more time-consuming to read and to analyze. Then, he handed me another book written by a relative of his, Fr. Bernardino Angelo Barban OFM, and the title was “Beata Mamma Rosa.” Published in 2014 and edited by Fr. Gianluigi it tells the story of the life and heroic virtues of Eurosia Fabris Ved. Barban (1866-1932).[2] Here in my hands was something dear to my friend: a book written about his maternal great-grandmother (bisnonna) by his great uncle (prozio) Fr. Bernardino. Moved very much by this gesture, I thanked Fr. Gianluigi and eventually made it back to America, to resume my pro-life and mission work. Lo and behold, a little while ago, the Mamma Rosa Association requested I write a short reflection on Beata Mamma Rosa for the English-speaking world, more specifically, America. I do that here and I will refer to Eurosia throughout this reflection as Beata Mamma Rosa. I will be honest, in truth, I never had heard of Beata Mamma Rosa before her great grandson (pronipote), Fr. Gianluigi told me about her and provided me with this book. Who was this woman from Vicenza, in the northeastern part of Italy? The region is not unknown to us Americans since Andrea Palladio (1508-1580), the Renaissance architect who influenced Jefferson’s Monticello is from that part of the Venetian Republic. Besides, being from the Windy City, where Mother Francis Xavier Cabrini performed her daily ministrations with devotion and love, and having a shrine dedicated to her on our beautiful lakefront, I was skeptical about studying in depth the life of another 19th century saint. We had just celebrated the 100th anniversary of Mother Cabrini’s death in 2017 and there is much to sort Il mondo di Mamma Rosa

through as you learn about her life and legacy and how it spans from Italy to Buenos Aires, New York to Chicago. The question to ponder was: why not just focus on one “Mother” or “Mamma”? However I was intrigued. Mamma Rosa was a real mother, giving birth to seven children, adopting two, and opening her home to many other local children. She gave the world three priests, and one religious sister. She was devoted to marriage. She was a Franciscan Tertiary, known as at the time. Something was unique about her. I was sold on the idea of learning and writing about her. It was no less than the saintly Pope John Paul II, or known by Fr. Gianluigi as “il papa globetrotter”, who proclaimed her venerable on July 7, 2003, and in doing so recognized the holiness of ordinary men and women, not just professional religious. I decide to move ahead and would not only appreciate Mother Francis Xavier Cabrini but Mamma Rosa as well. Especially given the fact that Pope Francis wishes us today to begin again, to re-evangelize through a Franciscan lens, and to be inspired by the likes of Beata Mamma Rosa. Enter a Catholic church anywhere in the world and in most cases it is adorned with statues of saints, dressed in religious garb, and appearing very celestial, “otherworldly.” Our apostolic faith indeed has the sense of the transcendence, something beyond this world. However, with Beata Mamma Rosa I think that she demonstrated the immanent side of our faith as well: she was an ordinary 19th century Italian wife and mother in a rural setting. I think Bishop Cesare Nosiglia of Vicenza got it right when he asserted during her beatification ceremony (the step before an individual’s full canonization as a saint) that Beata Mamma Rosa “represents a model of sanctity accessible to everyone.” This re-echoes the spirit of the Second Vatican Council (1962-65) when our church leadership put forth consideration that “sanctity is for everyone.” In his Making Saints, Kenneth L. Woodward writes «my journey convinced me that the figure of a saint, though faded is not disappearing. It is changing. So too is the process by which saints are made. That process ends in Rome but it does not begin there. It can, as I discovered, begin anywhere».[3] Beata Mamma Rosa began her saintly journey in Vicenza and is recognized as someone worthy of veneration and is beatified now. Hopefully, one day, at St. Peter’s at the Vatican she will be declared a saint for the world.


Una madre da Marola (I)

questione da ponderare era: perché non concentrarsi solo su una “Madre” o ”Mamma”?

Però ero incuriosito. Mamma Rosa era una vera mamma, che Nell’ottobre del 2017 mi trovavo nella Basilica di san Pietro ha dato alla luce sette figli, ne ha adottati due e ha aperto la in Vaticano. In compagnia di un gruppo di pellegrini dagli sua casa a molti altri bambini del posto. Ha dato al mondo tre Stati Uniti, presi parte alle consuete tradizioni e pratiche sacerdoti e una suora. Era devota al matrimonio. Al suo tempo religiose. Ci furono molti momenti memorabili: l’Udienza del era nota come una Terziaria Francescana. mercoledì con papa Francesco, le visite speciali alle chiese disseminate per la Città Eterna e il tempo per spezzare il pane C’era qualcosa di unico in lei. L’idea di imparare e scrivere con i compagni di pellegrinaggio facendo la loro conoscenza. su di lei mi ha alla fine convinto. Era stato addirittura il santo Ma davvero speciale fu l’opportunità di incontrare il mio papa Giovanni Paolo II, o come lo chiama p. Gianluigi “il amico p. Gianluigi Pasquale, frate cappuccino e teologo.[1] Il papa globetrotter”, a proclamarla venerabile il 7 luglio 2003, p. Gianluigi è un perfetto padrone di casa, affabile e gentile. riconoscendo così la santità di donne e uomini normali, non Nello spirito dell’Ordine Cappuccino, che ha grandi premure solo religiosi “professionisti”. per noi preti diocesani e l’offrirci ospitalità e benvenuto è radicato nei suoi membri, egli regalò tempo per me e i miei Decisi di andare avanti e che non avrei apprezzato solo compagni di pellegrinaggio. Uno dei giorni in cui lo vidi, aveva Madre Francesca Saverio Cabrini ma anche Mamma Rosa. alcuni libri per me: un paio dei suoi lavori recenti sul genere Soprattutto considerato il fatto che papa Francesco vorrebbe della teologia sistematica, piuttosto impegnativi da leggere che noi oggi riprendessimo a evangelizzare da un punto di e analizzare. Quindi mi passò un altro libro scritto da un suo vista francescano e ispirandoci a personaggi del calibro di parente, p. Bernardino Angelo Barban OFM, intitolato “Beata Mamma Rosa. Mamma Rosa”. Pubblicato nel 2014 e curato dallo stesso p. Entri in una chiesa cattolica in qualsiasi parte del mondo e Gianluigi, racconta la vita e le virtù eroiche di Eurosia Fabris, nella maggior parte dei casi è ornata da statue di santi, vedova Barban (1866-1932). [2] Nelle mie mani c’era qualcosa vestite con abiti religiosi e dall’apparenza molto celestiale, di caro al mio amico: un libro sulla sua bisnonna scritto dal suo “ultraterrena”. La nostra fede apostolica infatti ha il senso prozio p. Bernardino. Davvero commosso per questo gesto, della trascendenza, qualcosa oltre questo mondo. Ma con la ringraziai p. Gianluigi e infine tornai in America, per riprendere Beata Mamma Rosa credo che abbia dimostrato anche il suo il lavoro a favore della vita e della missione. lato immanente: lei era una normale moglie e madre italiana Eccoci qua, poco tempo fa la “Mamma Rosa Association” dell’Ottocento in un contesto rurale. Penso che il vescovo mi chiese di scrivere una breve riflessione sulla Beata per il di Vicenza Cesare Nosiglia abbia avuto mondo anglofono e più specificamente ragione nell’affermare durante la cerimonia Vetrata del santuario di s. Francesca Cabrini per l’America. Lo faccio qui e nel resto di (Chicago, Church of the Assumption, Illinois St. di beatificazione (il gradino precedente questa nota mi riferirò a Eurosia come a la piena canonizzazione) che Mamma Beata Mamma Rosa. Rosa «rappresenta un modello di santità Devo dire la verità, non avevo mai sentito accessibile a tutti». della Beata Mamma Rosa prima che il Questo riecheggia lo spirito del Concilio suo pronipote, p. Gianluigi, mi parlasse Vaticano II (1962-1965) quando l’autorità di lei e mi donasse questo libro. Chi era della Chiesa espresse la convinzione che questa donna di Vicenza, nel Nordest “la santità è per tutti”. dell’Italia? La regione non è sconosciuta a noi Americani, dal momento che Nel suo libro La fabbrica dei santi, Kenneth Andrea Palladio (1508-1580), l’architetto L. Woodward scrive «il mio viaggio mi ha rinascimentale che influenzò il “Monticello” convinto che la figura di un santo, anche di Thomas Jefferson [autore nel 1776 della se sbiadita, non sta scomparendo. Sta Dichiarazione d’Indipendenza americana, cambiando. Come anche il processo con la sua casa in stile palladiano è riconosciuta cui i santi sono fatti. Quel processo finisce come patrimonio UNESCO, NdT], proviene a Roma, ma non inizia lì. Può, come ho da quella parte della Repubblica Veneta. scoperto, iniziare ovunque». [3] Tra l’altro, essendo originario della “Città Mamma Rosa iniziò il suo santo viaggio a ventosa” [Chicago, NdT], dove Madre Vicenza ed è ora riconosciuta come degna Francesca Saverio Cabrini svolgeva i di venerazione e beata. Speriamo che un suoi quotidiani servizi assistenziali con giorno, a san Pietro in Vaticano, venga devozione e amore, e avendo un santuario dichiarata santa per il mondo. a lei dedicato sul nostro stupendo lungolago, ero scettico sul fatto di studiare Note in profondità la vita di un’altra santa del 1 Fr. Gianluigi Pasquale was born in 1967 and is on the Pontifical Faculty of the Pontifical Lateran University XIX secolo. Avevamo appena celebrato in Rome; from here on end, I will refer to him as Frate il centenario della morte di Madre Cabrini Gianluigi and use the same title for his great uncle. nel 2017 e c’è parecchio da scartabellare 2 Bernardino Angelo Barban, Beata Mamma Rosa, ed. quando vuoi informarti sulla sua vita e la Gianluigi Pasquale, Bologna, Dehoniana Libri, 20149. sua eredità, su come spazia dall’Italia a 3 Kenneth L. Woodward, Making Saints, New York, Simon and Schuster, 1990, p. 19 [it. La fabbrica dei Buenos Aires, da New York a Chicago. La santi, Milano, Rizzoli, 1991].

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QUI PAKISTAN: la devozione a Mamma Rosa in Asia La santità della Chiesa pulsa dove essa vive il Vangelo In pieno agosto del 2014 due giovani Frati Minori Cappuccini giunsero a Rovigo da Roma per imparare la lingua italiana: p. Shahzad Khokher e p. Newton Thangaraj, il primo Pakistano e il secondo di origini indiane. I frati stranieri che giungono in Italia per studi di specializzazione sono tenuti ad approfondire la lingua trascorrendo la vita di preghiera e fraterna assieme ai confratelli Cappuccini, in questo caso di Rovigo, alla cui comunità religiosa appartiene anche il nostro direttore responsabile p. Gianluigi Pasquale. Come sua consuetudine con gli ospiti speciali, egli regalò ad entrambi una biografia in Inglese della Beata Mamma Rosa, sua bisnonna materna. In poco tempo fu evidente come la sua spiritualità 16 avesse trovato un’eco singolare soprattutto in p. Shahzad; dai colloqui in refettorio o in ufficio, emergeva un progressivo interesse verso la sarta di Marola, soprattutto perché in lei si erano congiunte mirabilmente tre peculiari caratteristiche: essere stata una mamma eroica nell’apertura alla vita, aver formato una famiglia aperta a qualsiasi vocazione Dio avesse chiesto ai suoi figli, ma soprattutto essersi spesa per l’evangelizzazione degli ultimi attraverso la

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catechesi e la carità. Nessuno poteva però immaginare la saldatura che si sarebbe creata tra p. Shahzad e Mamma Rosa: ne leggeva la biografia anche fino a tarda notte e di giorno aveva sempre qualche domanda da fare circa la sua statura agiografica. Una domenica volle anche recarsi in treno da Rovigo fino a LerinoMarola (VI) per visitarne le spoglie mortali conservate nella Chiesa Parrocchiale di Marola, di lì a poco elevata a Santuario diocesano. Dopo la visita alla tomba, con convinzione profonda e una certa invidiabile tenacia, il p. Shahzad si mise a tradurre in lingua Urdu – la lingua nazionale del Pakistan, dove i Cattolici costituiscono solo il 2% dell’intera popolazione a maggioranza mussulmana – anzitutto l’immaginetta della Beata con le sue frasi più significative, ma anche brani della sua biografia, sapendo che alla fine di agosto sarebbe dovuto rientrare per una settimana in Pakistan in occasione del Capitolo provinciale. Ciò gli diede la possibilità di attuare, soprattutto nelle due città di Gugranwala e Lahore, una capillare quanto estesa opera di evangelizzazione a tre livelli: con la catechesi in parrocchie diocesane anche rette da sacerdoti secolari, quindi attraverso la costituzione di gruppi mariani per la recita del Santo Rosario e, soprattutto, formando una rete di “famiglie sacerdotali”, dal momento che in Pakistan molte famiglie donano i propri figli alla Chiesa, ritenendola una grazia singolarissima della Santissima Trinità.


Nel settembre 2014 per puro caso p. Gianluigi ebbe modo di incontrare nuovamente a Roma i due frati di rientro in Italia: mai si sarebbe immaginato di poter vedere testimoniato attraverso le foto il miracolo di evangelizzazione e di spiritualità che l’umile mamma di Marola ha suscitato nella due summenzionate città pakistane, grazie alla catechesi di p. Shahzad e dell’équipe di evangelizzatori da lui coordinati. Dal punto di vista teologico, innanzitutto il carisma materno di Mamma Rosa ha trovato un terreno fertile in una porzione di Chiesa oppressa, ma che vive nutrendosi del buon seme del Vangelo. La santità poi, una volta riconosciuta dalla Chiesa di Roma, non ha per sé confini, perché la gente, al di là della lingua, fiuta quando una di loro si è fatta immagine di Gesù Cristo durante la sua esistenza terrena. Ma vi è un terzo elemento che più è brillato nella sua dimensione ecclesiale, ossia il fatto che la Beata Eurosia sia stata una donna e mamma autenticamente francescana, un segno di consolazione e di sicura speranza per tante famiglie numerose e con bambini piccini, in un contesto difficile e pur felici di essere cristiane cattoliche. Solo così si spiegano le chiese strapiene all’inverosimile di gente che è venuta a conoscere la Beata Europea di Benedetto XVI, conoscenza che p. Shahzad si è impegnato a diffondere non solo con la predicazione, la catechesi, la recita del Santo Rosario, l’adorazione notturna, la celebrazione dell’Eucarestia, ma approntando anche una variegata oggettistica devozionale in lingua Urdu. Forse nemmeno il biografo ufficiale di Mamma Rosa, p. Bernardino Barban, avrebbe mai immaginato all’inizio del secolo scorso che la devozione, dopo essersi diffusa all’Ovest del mondo (USA e Canada), per le vie misteriose della Divina Provvidenza si sarebbe propagata in Asia, là dove la Chiesa vive e pulsa dei bagliori del primo cristianesimo, ma

anche là dove essere è chiamata a testimoniare la propria fede in una terra a maggioranza islamica. Con la ragione illuminata dalla fede s’intuisce che Dio opera molto di più e oltre i confini di quanto noi riusciamo a programmare o pianificare. La bellezza della fede cristiana, ovvero lo stigma di appartenere alla Chiesa Cattolica, sta proprio qui: nell’osservare come una poverissima e umile donna della campagna vicentina del secolo XIX sia “di casa” oggi nelle terre cattoliche dell’Asia del secolo XXI. Con gli occhi della fede si intravedono i bagliori dell’eternità, ossia il riflesso dell’iride degli occhi meravigliosi di Gesù, del cui Sacro Cuore Mamma Rosa era innamoratissima. Il Cristianesimo, infatti, non è una risposta, ma rimane una dolcissima domanda, una squarcio aperto al futuro di Dio che è la speranza di poter sperare ancora.

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Padre Shahzad Khokher, nato in Pakistan nel 1981, ha vestito il saio cappuccino in Sri Lanka nel 2004. Ha emesso la Professione perpetua dei voti a Lahore (Pakistan) nel 2011, dove è stato consacrato sacerdote l’anno successivo. Tra i vari incarichi finora ricoperti è stato per due anni membro della Commissione per il Dialogo tra le diversi Fedi (20122014), della Commissione Internazionale per l’Unità delle Chiese (2013-2014), Superiore della Fraternità Cappuccina di “San Giuseppe” e Vice-Parroco a Lahore (2013-2014), nonché Assistente Diocesano della Gioventù dell’Arcidiocesi di Lahore. Nel 2017 si è laureato in Islamistica a Roma presso il Pontificio Istituto di Studi Arabi. Il mondo di Mamma Rosa


Invito alla lettura

Fr. Giovanni Spagnolo

FRANCESCO OCCHETTA, Carlo Acutis. La vita oltre il confine, Elledici-Editrice Velar, 2013, prima ed. - Ristampato per la beatificazione, 2020 [collana Blu-Messaggeri d’amore]. Eucaristia e computer, adorazione e libri di scuola, rosario e volontariato: la via alla santità di Carlo Acutis, morto a Monza nel 2006 per una leucemia fulminante all’età di 15 anni e beatificato ad Assisi, dove riposa il suo corpo, il 10 ottobre 2020, è stata una mirabile combinazione di straordinario e ordinario, di slanci spirituali e passioni umane. Su tutte quella per l’informatica, per la quale dimostrava una predisposizione quasi incredibile considerando la sua età. Così, proprio grazie alla Rete, la vicenda di Carlo è riuscita ad andare oltre i confini, pur molto ampi, delle amicizie e conoscenze dirette. Oggi, infatti, anche grazie alla mostra virtuale sui miracoli eucaristici da lui ideata (www.miracolieucaristici.org), la sua eredità spirituale è stata raccolta, lo si può ben dire, in tutto il mondo: dalle Filippine a Capo Verde, dal Brasile alla Cina. Qualcuno ha già proposto di proclamare questo “influencer di Dio” come patrono di Internet. Nelle librerie religiose questo volumetto, di agile lettura, si è classificato tra i libri più venduti, segno che l’eco della beatificazione di Carlo Acutis è destinata a durare nel tempo con la testimonianza della sua santità.

FRANCESCO, Fratelli tutti. Sulla fraternità e l’amicizia sociale, Assisi, 2020 [prezzo vario, secondo le case editrici].

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È questa la terza Enciclica del papa gesuita argentino, Jorge Mario Bergoglio, che ha voluto chiamarsi Francesco per ricordare alla Chiesa e proporre al mondo lo stile di vita evangelico che fu proprio di Francesco d’Assisi. Infatti, come leggiamo nel testo, “presso la tomba di San Francesco, il 3 ottobre, vigilia della Festa del Poverello, dell’anno 2020, ottavo del mio pontificato”, il Pontefice ha voluto firmare e rendere pubblico questo documento, che si conclude con due preghiere: una “al Creatore” e una “cristiana ecumenica”, visto che quello del Papa è un appello alla pace, alla giustizia e alla fraternità, rivolto a tutti gli uomini di buona volontà che vogliono mettersi in dialogo.

ROBERTO PASOLINI, Non siamo stati noi. Fuori dal senso di colpa, Edizioni San Paolo 2020, pp. 224, euro 16,00. In questo saggio il frate cappuccino Roberto Pasolini, biblista e docente di Sacra Scrittura, attraverso un’acuta indagine della psiche umana alla luce dell’esperienza biblica, dimostra che Dio non è più il giudice severo davanti a cui ci sentiamo guardati con diffidenza, ma siamo noi stessi i crudeli custodi di parametri tanto ideali e inarrivabili che ci impediscono di sentirci in pace con quello che siamo. Un percorso biblico di liberazione per credenti, e non, dai sentimenti di colpa che ci opprimono. Un cammino verso una nuova responsabilità condivisa che coinvolge la libertà dell’uomo e la sua relazione con Dio.

Vetrina di Libri


Quaderni della corrispondenza tra i figli di Mamma Rosa Libro 1, 262

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21 - 1- [19]32

Jan. 21, 1932

Mio caris.[simo] P. Bernardino, Grazie di cuore delle fotografie della nostra s.[anta] mamma; fu un nuovo dolore! E quale! Però mi sforzo di ripetere il Fiat; ma Gesù tace nell’anima mia, anzi mi prova di più che per lo passato, ma passerà anche questo! Il ricordo della mamma! quanto vivo, e quanto presente al mio cuore! Speriamo che Gesù si degni glorificarla! Incomincerò presto a mettere giù in carta i miei ricordi; tu prepara le lettere che ti ho inviato a suo tempo – riguardanti la mamma. Oggi otto verrò a Vicenza e ci parleremo. Fa[‘] tirare (dal tuo Padre) alcune copie (15) anche per me, della posa [!] di fianco. Il triduo è sospeso, ti dirò a voce il perché – Tu puoi venir lo stesso l’ultima Dom.[enica] di Genn.[aio] oppure il 7 febb.[raio] per ...la cena? Consegna alcuni libri a D.[on] Luigi. Sto per celebrare (ore 7) per mamma.

My dearest Fr. Bernardino, thank you so much for the photographs of our holy mother; it was a new pain! and which! But I strive to repeat the “Fiat” [let it happen]; but Jesus is silent in my soul, indeed He tries me more than for the past, but this too will pass! The memory of my mother! how alive, and how present to my heart! Let us hope that Jesus deign to glorify her! I will soon begin to put my memories down on paper; you prepare the letters I sent you at the time – about mom. In a week I will come to Vicenza and we will talk to each other. Have (your Father) draw some copies (15) for me too, of the [prose?] alongside. The triduum is suspended, I’ll tell you why – You can come anyway on the last Sunday of January or on February 7 for ...dinner? Give some books to Don Luigi. I’m about to celebrate (7 am) for mom.

Benedici il tuo. D.[on] Giuseppe.

Bless your Don Giuseppe


Preghiera nel XV Anniversario della Beatificazione Beata Mamma, esempio di bontà, di amore, di sacrificio e di preghiera: quella preghiera che Ti ha tenuta devota e confidente alla Vergine Maria, quella preghiera che ha portato i tuoi figli alla consacrazione sacerdotale. Beata Mamma Rosa, Tu, che profumi di Cielo e ci vedi da lassù, aiutaci a superare o sopportare le angosce di questo mondo. Fa’ che si uniscano le famiglie divise e che i bambini crescano in armonia. Che abbia a terminare la peste che sta distruggendo parte dell’umanità. Supplica la Mamma Celeste di proteggerci sotto il Suo manto: non dimentichi chi vive indigente nella solitudine, gli ammalati e gli anziani privati di ogni affetto. Beata Mamma Rosa, ti preghiamo, intercedi per noi, aiutaci anche Tu. (Mery Turcato)


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