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Cape de fiirre

di Gabriele Mari e Roberto Gravina

I nonni baresi le chiamano ancora “cape de fiirre”: sono le antiche fontane in ferro che nei decenni scorsi era possibile trovare sui marciapiedi di Bari. Di quelle fontane, oggi, ne è rimasto un numero esiguo. Alte all’incirca un metro e mezzo, con un rubinetto sporgente, una manopola laterale, una coppa a terra utile per raccogliere l’acqua e un “cappello”, tutte rigorosamente in ferro battuto. Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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Sulla superficie ormai usurata dal tempo (le più antiche risalgono agli anni 20 del secolo scorso) non manca la scritta “Acquedotto Pugliese”.

A Bari ci sono tantissime “cape di ferro” (le fontanelle pubbliche che a Roma chiamano “nasoni”), ma solo una, rarissima e in disuso da decenni, è del tipo “siamese”. Si trova a Bari vecchia, in piazza San Marco, dietro strada del Carmine, e da settembre sarà interessata da un intervento di restauro che le conferirà nuova vita.

Quella di Bari vecchia è una delle prime fontane installate nella città di Bari, verosimilmente negli anni ‘20, priva di pomello di apertura per l’erogazione dell’acqua e quindi del tipo a getto continuo con due beccucci e pilozze contrapposti fra loro rispetto alla conformazione a colonna con cappelletto superiore, elemento distintivo delle fontane cape di ferro.

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