Balabanews giugno 2022+ allegato contro il bullismo

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BALABA

News 2021/2022
IL GIORNALINO DELLA SCUOLA “A. BALABANOFF” - A cura di Luana Catini e M. Cristina Diamantini

LA BALABANOFF

E'’ TORNATA!

"La storia sembrava sempre la stessa: settembre arriva, portando con sé la prima campanella, e subito dopo bussa giugno, annunciando lieto che la scuola sta finendo, ansioso di mandarci in vacanza. Stavolta, però, c’è qualcosa di diverso, stavolta di anni, in realtà, ne finiscono tre tutt’insieme, gli anni mangiati dal Covid, gli anni in cui abbiamo imparato cosa sono DAD e DDI, gli anni dei banchi monoposto e a rotelle, dei visi e dei visetti rosicchiati dalle mascherine, dei sorrisi soltanto immaginati, intuiti dallo scintillio di uno sguardo, gli anni delle parole soffocate…ma la scuola è andata avanti perché la scuola è scritta dentro di noi, perché della scuola non possiamo fare a meno. Abbiamo fatto come la canna di bambù, che, quando il vento soffia forte e rischia di spezzarla, dolcemente si flette, aspettando che le raffiche passino per

era offerta da una guerra, cioè da una delle cose più terribili che possiamo immaginare. Quel giorno tutti, guardandoci negli occhi e, perché no?, commuovendoci, ci siamo detti:

Botta & risposta

Sono giunte tante domande alla nostra redazione e abbiamo provato a rispondere con tutta la “saggezza” dei nostri 13 anni. Troverete le domande, sintetiche, inviate dai ragazzi della scuola e le nostre risposte.

Un saluto dalla Redazione di Balabanews

COME CAPISCO SE PIACCIO A UNA RAGAZZA?

Ti piace ma non sai se ricambia?

Non ti preoccupare, ci penso io a te. Prima di cominciare però, assicurati che sia quella giusta. Bene, se sei sicuro che sia quella giusta, ora ti do dei consigli sul come capire se le piaci.

1. Se state in classe insieme o fate un’attività insieme, se le piaci noterai che è sempre girata verso di te, e appena incroci il suo sguardo si gira dall’altra parte

2. Se state in classi vicine, molto probabilmente durante la ricreazione si apposterà sul ciglio della porta, e al tuo passaggio non esiterà a salutarti

3. Se le piacete tanto, lei sarà timida quando parla con voi, e appena finita la conversazione andrà dalle sue amiche a riferire tutto quello di cui avete parlato

del tuo amico passi.

Se siete davvero amici il resto verrà da sé, e presto riderete e scherzerete di nuovo insieme.

Come riuscire a non parlare romanesco?

Parlare romanesco, è assolutamente normale se si è romani, premesso ciò, se in qualche occasione non si volesse parlare romanesco? Come si fa? Allora, sicuramente bisognerebbe non essere romani, ma se questo non è possibile, allora si può semplicemente evitare di parlare romanesco. Se pensi che sia troppo difficile allora posso aiutarti a imparare, lettore! In una conversazione prova, magari con un genitore o un amico, a parlare solo italiano.

Alcuni esempi: Al posto di “Ciao ‘a bello comete butta oggi? Annamo a pijà er gelato?”

tornare a ergersi svettante. E così per un po’ ci siamo piegati, ma eravamo sempre noi, solo un po’ nascosti, rifugiati nelle mille bellissime e importantissime cose che abbiamo continuato a fare, pronti a tornare allo scoperto non appena fosse stato possibile. E infatti siamo tornati, organizzando a marzo delle giornate contro la guerra in Ucraina, uscendo finalmente all’aria aperta, cantando, ballando, suonando, gridando slogan, in un crescendo di manifestazioni che ha coinvolto tutti i plessi e ha infiammato ed entusiasmato bambini e ragazzi, pur nella consapevolezza che l’occasione

”La Balabanoff è tornata!”. E’ tornata la Balabanoff che non sta mai ferma, che parte, che viaggia, che corre, che salta, che vince coppe e trofei, che organizza eventi di ogni tipo. E’ tornata la Balabanoff che fa la Festa della Natura, un piccolo memento di quello che era, un minimo assaggio di quello che sarà il prossimo anno, ma l’occasione per dire che siamo ancora qui, pronti a riprenderci tutto ciò che ci è stato tolto e, soprattutto, a ridarlo alle nostre alunne e ai nostri alunni, a quelli che devono ancora stare un po’ con noi. A quelli che invece si sono fatti grande e partiranno per l’alto mare aperto della scuola superiore abbiamo già dato tutto quello che potevamo: l’otto giugno molti di loro, dopo essersi sciolti in pianti inconsolabili e aver consumato quintali di fazzolettini, usciranno urlando dalla scuola dopo aver fatto il conto alla rovescia per l’ultima campanella e scorrazzeranno per tutto il quartiere sfinendosi di risate e gavettoni, portandosi via un pezzetto del nostro cuore e portandoci nel loro per un po’. O magari per sempre."

Se lei fa anche una tra queste cose, allora hai fatto BINGO. Se non fa nessuna di queste cose, le piaci lo stesso, è solo più speciale di quanto pensi.

Matteo Onorati, III F

COME FACCIO A NON DISTRARMI IN CLASSE?

È molto difficile non distrarsi in classe, soprattutto durante certe lezioni, però se pensi a quanto tempo potresti risparmiare a casa, se seguissi durante la lezione, fidati: la voglia ti verrà. Potresti passare tutto il pomeriggio a fare quello che vuoi, perché se segui in classe basta solo leggere una o due volte le pagine che hai da studiare e già saprai tutto. Quindi il punto è: per quanto possa essere noiosa la lezione, se segui in classe risparmierai un sacco di tempo. Fatti furbo!

Bianca Iannilli, 3F

COME FACCIO A RICONQUISTARE LA FIDUCIA DI UN AMICO?

Riconquistare la fiducia di un amico è molto difficile, parliamoci chiaro.

Ma non è impossibile.

Allora, se l’amico del quale hai perso la fiducia è un amico stretto, sarà molto complicato e richiederà pazienza e tempo, ma con calma si può riconquistare la fiducia di chiunque tu voglia.

Cosa fondamentale è non tormentarlo chiedendogli perdono per qualche settimana dopo l’accaduto, così che la rabbia

Potresti esercitarti a dire : “Ciao come stai oggi caro? Gradiresti, esimio avventore, un buon gelato? Continuate a fare prove su prove, ma cominciate anche a esercitarvi in vere conversazioni, con gli amici...anche se penseranno che siate impazziti. Aggrappatevi al percorso di italiano a scuola noterete che, dopo massimo 1 mese, avrete imparato perfettamente l’italiano normale. Spero che abbiate capito! Grazie per l’attenzione!

Come diventare l’alunno perfetto?

Diventare l’alunno che ogni professore/essa ha sempre desiderato è quasi possibile, ma la perfezione non è raggiungibile, ma posso e voglio consigliarvi come diventare un alunno modello (funzionante al 50 %). Bisogna fare 3 semplicissimi passi: studiare e prendere bei voti, fare i compiti bene e completi e non parlare troppo in classe. Ma mi raccomando, per diventare degli alunni modello, non basta farlo una sola volta, ma si deve mantenere un ritmo!

Luca Bongiorno, III F

Come farsi interrogare in storia dalla Catini?

Di interrogazioni di storia della Catini, ne ho viste e fatte tante, quindi posso con piacere rispondere a questa domanda; per essere interrogati secondo me ci sono 3 modi: dimostrare di NON aver studiato, fare gli occhioni enormi o fissare a morte la prof e chiedere a ripetizione “posso essere interrogato/a?” fino a che, sfinita., cederà!

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Come faccio a “farmi” tanti amici?

Per “farsi” tanti amici bisogna innanzitutto essere pronti ad accogliere un/a nuovo/a amico/a ed essere estroversi,, dopo di che bisogna comprendere l’amico/a e poi bisogna socializzare! Il mio passaggio preferito! Per socializzare basta anche solo un “Ciao” e una sfilzadi domande del tipo; “come ti chiami?” “cosa ti piace?” ecc. ecc.. dopo di che col passare dei giorni, si diventerà amici!

Come faccio a conquistare una ragazza?

...ho diversi ettari di terra!

Non capisco bene perché parli della terra come elemento di conquista, ma ok. Se alla ragazza piace la natura, allora forse hai una speranza. Sai...non molti secoli fa, ti avrebbero tutti rispettato, Garibaldi promettendo terre convinse il popolo del Sud a combattere al suo fianco, per la I Guerra Mondiale ancora una volta ci si armò con la promessa di terre di proprietà, vari matrimoni venivano combinati per unire le terre.. ma.. ma nel 2021, ahimé, a nessuno interessa della terra. Però non ti scoraggiare: useremo comunque la terra per conquistarla. Ho un’ idea: coltiverai su quel “latifondo” dei fiori da regalarle. Conosci una ragazza a cui non piacciono i fiori? So io la risposta, NO! Invitala a fare un giardino floreale con te e lì, dedicale una poesia. Magari come questa: “Aaaaahhh! (il suo nome) tu sei cosi gentile e bella (le fai vedere i fiori) che in confronto loro non sono niente!”. Insomma invitala sempre alla tua terra e fai ricrescere l’orgoglio di Garibaldi.

Come mangiare durante la lezione?

Dunque, ti svelerò il mio metodo infallibile: ti metti con la testa sotto al banco, fingendo di cercare qualcosa dopo un boccone ti rimetti la mascherina e ripeti la procedura a tuo piacimento.

Nicolò Casoria, III F

Come far capire ai tuoi genitori che ti sei fidanzato/a?

Un metodo infallibile è sicuramente quello di postare una storia su Instagram e poi dire loro “Andate a vedere la storia che ho messo su Instagram” e così la vedono; però nelle foto devi far vedere che state insieme, magari con un bacio o con una musica romantica. Se vi lasciate, glielo dici tranquillamente e se poi ti rimetti con qualcun altro, ripeti la stessa procedura.

Marco Glenowski, III F

Come faccio a “rimorchiare” un ragazzo?

Fatti notare, magari passagli davanti: né eccessiva, né timida, decisa! Dipende anche dal ragazzo: seguilo sui social e ricava informazioni, conosci i suoi amici e i suoi hobby e

poi, quando ne hai l’occasione, parlaci!

Come “si fa” la matematica?

Bella domanda!

Le ragazze della 3C

Sono entrata da sola in prima, come faccio a “legare”?

La matematica “si” fa a partire dall’osservazione degli oggetti intorno a noi, fin da quando, da bambini, impariamo a contare le caramelle o i nostri amichetti.

La parola _calcolo_ deriva dal latino “calculo”, perché prima si contava con i sassolini. La matematica è osservare che i numeri relativi sono stati inventati perché oltre alle montagne esistono anche le profondità marine e perché la temperatura può scendere anche sotto lo zero. Anche la musica è matematica: 1⁄4, 1/8, 4/4. Oppure quando devo dividere un oggetto in parte uguali, quella è matematica.

L’andamento del Covid, ahimé, le leggi dell’ereditarietà dei caratteri... tutto è matematica! Per poter osservare tutte queste cose dobbiamo imparare a fare le espressioni, le equazioni che sono un po’ noiose, ma sono solo strumenti che ci aiutano a capire i fenomeni e il mondo intorno a noi.

In questo occorre tanta buona volontà e non arrendersi alla prima difficoltà, la matematica “si fa” con pazienza ed entusiasmo e, al di là di ciò che si può pensare, è una disciplina in cui la fantasia è importante. C’è anche chi è morto per colpa della matematica. Si narra che quando i pitagorici scoprirono i numeri irrazionali, colui che ne divulgò l’esistenza, Ippaso di Metaponto, fu gettato in mare. E allora forza, scopriamo la grande bellezza della matematica!

Conclusione:

E che non si dica mai la frase "Io non sono portato per la matematica!" perché le abilità matematiche si apprendono come si apprendono tutte le altre .A differenza di ciò che credono molti studenti e purtroppo anche molti genitori, la capacità (o l'incapacità) di risolvere problemi o equazioni non è ereditaria.

Insomma caro/a studente/essa se la tua domanda "come si fa la matematica?" voleva essere un modo per chiedere come riuscire in questa disciplina sappi che servono fondamentalmente due cose:

1) capire il perché di una formula o di un procedimento (chiedendo aiuto all'insegnante, ad un amico, ad un genitore);

2) una buona dose di ostinazione che significa provare e riprovare e riprovare ancora.

Se ci pensi non è molto diverso da quando si vuole imparare uno sport o a suonare uno strumento.

Come piacere a una prof?

Per piacere a una prof bisogna prima di tutto essere bravo o quantomeno mostrare interesse nella materia in questione. Portare il materiale, fare osservazioni e mostrare tanta voglia di lavorare ti faranno scalare la sua classifica di gradimento. Provare a parlarle o farle anche solo un saluto quando lo \ la incontrate le mostrerà che non la odiate e questo vi aiuterà nell’ intento.

Elisa Pirato, III F

È difficile trovarsi da soli con nuovi compagni senza qualcuno su cui contare ma dopo un po’, vedrai, andrà meglio. Prova a cominciare una conversazione con qualcuno, basta un semplice commento e partirà subito una bella chiacchierata. In quel modo avrai già una faccia conosciuta. Applicando lo stesso procedimento con altri compagni avrai più amici che poi ti presenteranno ade altri loro amici e in men che non si dica avrai legato con tutti, o quasi tutti, i tuoi compagni.

Elisa Pirato, III F

Come passare i bigliettini durante la lezione, senza essere scoperti?

È difficile farlo se si è da due lati opposti della classe ma se si è vicini, è molto semplice. Devi approfittare di un momento di distrazione della \ del prof e poi devi attirare l’attenzione del destinatario. Lancia o passa, in qualunque modo comodo a cui riesci a pensare, il bigliettino e poi comportati normalmente.

Elisa Pirato, III F

Come riconoscere un vero amico/a?

Lo vedi da come si comporta con te, se ti cerca e non sei sempre tu a cercarlo. Puoi cercare i suoi vecchi amici e se loro vogliono, potresti chiedere perché non sono più amici, così scopri come si comporta abitualmente Provaci a diventare amico, ma senza troppe illusioni.

Come dire ai genitori che ti sei f idanzato/a?

Quando torni a casa puoi dire ai tuoi genitori che sei diventata/o molto amica/o di quella persona, ma non digli che vi state frequentando! Puoi rivelare che stai molto bene con quella persona e poi, alla fine, puoi che vi siete fidanzati/e. Tranquilli non succede niente!

Ti sei mai innamorata/o di un tuo compagno/a di classe? Cosa mi consigli?

Mi ricordo ancora le ore in cui dovevo “studiare”, anche se i mie pensieri finivano sempre su di lui, il compagno di classe che non mi si sarebbe mai filato per nessun motivo al mondo, le verifiche in cui gli facevo copiare spudoratamente e le battute sue a cui ridevo, anche se non facevano ridere nessuno, perché si sa, la maggior parte delle volte, ci si innamora di una persona che magari non sa nemmeno della nostra esistenza, o magari dei coatti che si credono gli imperatori di tutta la classe, che credono di dominare un intero impero. Non mi è capitato una volta, mi è capitato sempre e comunque, un minimo sorriso e già ti sciogli, anche se è appena un giorno che lo conosci. Punto primo: NON GUARDARLO MAI, lo so che è difficile la sua bellezza ti annebbia, i suoi occhi poi...tutto è stupendo, ma pensa che se un giorno dovessi ritrovarti a guardarlo un po’ troppo ...

vuoi farti scoprire subito? non credo, ricorda che se vuoi sopravvivere a una cotta soprattutto in classe ti devi sentire superiore e non guardare in faccia nessuno (letteralmente) perché se lo guardi troppo ne rimarrai segnata per tutti gli anni che starai con lui, e nel frattempo lui si sarà già fidanzato con tutta la scuola, TRANNE che con TE. Punto secondo: lo so che vuoi restargli vicino MA NON FARLO, almeno non troppo, ai ragazzi non piacciono le sanguisughe e ti capisco che vorresti già portarlo all’ altare ma sai se gli stai troppo, ma troppo, ma troppo vicino, i compagni di classe saranno ancora più crudeli della forza superiore che ti sta torturando e ti ha inflitto la condanna di pensare solo a lui E DI ESISTERE SOLO PER LUI, lo sai cosa faranno quelle “bestie di satana” per metterti in ridicolo? Vi avranno già impostato come coppia dell’anno e ogni volta che vi rivolgete qualche minima parola ci saranno le risatine e i commenti a cui lui risponderà con la sua solita eleganza: ”no ma lei me fa solo copià, è pure brutta” tu dirai lo stesso forse in modo più “pacato” ma sai già che a casa piangerai come una fontana, ma che ti piacerà ancora.

Terzo consiglio: NON DIRLO MAI A NESSUNO né a tua madre e nemmeno alla tua migliorissimissima amica perché le cose girano e di mezzo c’è sempre questa frase:” te lo dico ma non lo dire a nessuno eh” e poi tua madre che lo dice alla madre di quel tuo amico di classe che ti aveva fatto le foto di comunione alle elementari e da lì inizia a saperlo tutto il condominio, poi la scuola e alla fine l’intero quartiere. Se vuoi una risposta precisa, circa il 98% delle persone che si innamorano in classe non ce la fanno. L’unico vero consiglio che posso dare però è di non innamorarsi proprio, ma naturalmente è un consiglio che non può essere seguito.

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L’IMPORTANTE È PARTECIPARE!

Eventi promossi dalla Scuola

FLASH MOB… FOR THE PEACE

The flash mob was a project organized by our school against the war in Ukraina.

This project united us bath as a class and as a group of friends, to support Ukraina in this difficult and very sad moment.

Before the flash mob we were making a lot of class works like bilboards of all colors, a poetry and we also song law songs like «Give peace a chance» by Jhonn Lennon.

We had the protest last week, on tuersday, the 17, with the english teacher and we all stayed together with other classes for about one hour, out the school singing all together.

This experience was very special, wonderfull and very important for all of us because, give us the opportunity to help Ukraina in this very difficult period!

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II E Secondaria
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Il pregiudizio è inganno! Il pregiudizio è deformazione! Il pregiudizio non ci fa vedere la realtà!

Ci abbiamo riflettuto parecchio, noi alunni della IIE grazie alla MOSTRA

INTERATTIVA “GLI ALTRI SIAMO NOI” promossa dalla Caritas. E non bisogna neppure fermarsi alle apparenze... se volete capire realmente chi avete davanti, vi consigliamo di parlare, dialogare, confrontarvi...e il solo modo per conoscere realmente

Un’esperienza davvero sensazionale!

Noi ragazze e ragazzi delle classi 2 E e 2 I della scuola secondaria abbiamo partecipato al progetto Doors di Digital Storytelling - Narrazione Applicata al Digitale: "Parole di Classe - Narrarsi ai tempi della Pandemia“, abbiamo partecipato tutti con grande interesse!

Se non lo avete ancora fatto, guardate i video sulla nostra pagina web! ... Ritraggono i momenti più significativi della nostra esperienza formativa!

https://www.wevideo.com/ view/2583773780 https://www.wevideo.com/ view/2526679334

“LA PORTI UN BACIONE

A FIRENZE!”

A Firenze...sulle tracce del Sommo Poeta...nei luoghi, nella chiesetta in cui Dante vide per la prima volta “la Beatrice”

A Firenze, ad ammirare le meraviglie del Brunelleschi, di Michelangelo, il campanile di Giotto...la fontana del Nettuno!

E...qui sul ponte, per “lanciarsi” in un tuffo nel passato, dove si narra Manzoni venne “a sciacquare i panni nell’Arno”, prima dell’edizione definitiva dei suoi...e nostri...Promessi Sposi

Classe II E e III E

P.s.: un’esperienza bellissima è stata anche quella di giocare a carte sul treno...dimenticando per un po’ il nostro amato cellulare

Classe II E e III E

Siamo tutti eroi ed eroine

Nell’ambito del progetto organizzato dalla Coop “eroine ed eroi in corso”, la nostra classe ha partecipato a tre incontri di formazione in cui abbiamo preso coscienza dei nostri punti di forza e di debolezza. Ci siamo confrontati,

sul significato del termine “eroe” e abbiamo capito che dalla fragilità può nascere la forza e che alla fine siamo tutti eroi ed eroine perché un semplice gesto come un sorriso, può essere considerato “eroico” se rende felice chi lo riceve. Al termine abbiamo realizzato i nostri scudi personalizzati in cui sono riportati i piccoli gesti eroici

anche il nostro “tallone d’Achille” che però non ci deve fermare. Ora siamo veramente invincibili e siamo pronti ad affrontare le nostre paure e le nostre insicurezze con più forza!

Gli eroi e le eroine della 2D

10 11 Gli ALTRI SIAMO NOI!
Classe II E Narrarsi ai tempi della Pandemia Classi 2E e 2I

Consigli degli Esperti

Come non annoiarsi troppo e non fare troppa fatica con i compiti per casa

Ehila’ studentelli belli, so che tutti voi fate i compiti per casa e ovviamente non li copiate, giusto? GIUSTO? Comunque io so che non vorreste farli e avere del tempo libero, ma adesso vi daro’ dei consigli per fare velocemente i compiti e non annoiarvi troppo. Intanto io, mentre vi do i consigli, mi ascolto un po’ di musica. Ah, ecco, il primo consiglio per non annoiarvi troppo è quello di ascoltarsi la musica

Come reggere lo stress di sport e scuola

Ehila’ studentelli belli, so che tutti voi fate i compiti per casa “Devo fare troppi compiti per domani, ma vorrei anche andare ad allenarmi. Come farò?”.

Ti capita spesso -troppo spesso- di trovarti davanti a una situazione del genere? Davanti a due strade: a sinistra i compiti e a destra lo sport. Vorresti fare entrambi, ma sai che tornerai a casa alle 8 e non riuscirai mai a studiare, quindi ti siedi sul tuo letto, piangendo e mangiando gelato. Don’t worry! Sono qui per aiutarvi e migliorarvi la vita!

1. Innanzitutto, la prima cosa in assoluto e anche la più importante, è quella di cercare sempre di anticiparsi i compiti. È fondamentale per evitare di stare in sovraccarico durante la settimana e per riuscire ad avere qualche momento libero nel week end, per vedere quella serie che hai interrotto circa 6 mesi fa.

2. Cerca di non distrarti mentre studi. Lo so, è difficile, anche io quando studio a volte avrei voglia di leggere un libro super noioso di 800 pagine piuttosto che fare quella materia, oppure perdo minuti preziosi a osservare un singolo uccello che svolazza libero nel cielo; ma nonostante tutto devi riuscire a tenere gli occhi incollati sul libro per tutto il tempo.

3. Infine ultimo, ma sicuramente non per importanza, quando cominciate a fare i compiti non partite con il pregiudizio che non riuscirete a finirli. La cosa fondamentale nello studio è l’ottimismo e partire con il pensiero che riuscirete a finire

mentre si fanno i compiti. Quando state per iniziarli, prendete il vostro cellulare e mettete un po’ di musica. Non mettetela a volume troppo alto, sia per non distrarvi troppo, ma anche perché il vostro vicino di casa, PincoPallo, potrebbe urlarvi di abbassare il volume. Dopo aver regolato il volume, mettete uno di questi 2 tipi di musica: classica o un pezzo jazz. Con questa musica rilassante, iniziate a fare i compiti. Un altro consiglio per non stressarvi e’ quello di organizzarvi i compiti. Se avete 4 materie per il giorno dopo, fate 2 o 3 materie subito, prendetevi una pausa di mezz’ora e poi le finite. Infatti, fare troppi compiti insieme, porta sia dolore alla mano, sia stress che si potrebbe trasformare in rabbia. Se avete deciso di fare tutti i compiti insieme, ogni volta che finite una materia, fate una pausa di 10/15 minuti e poi ricominciate. Un altro consiglio e’ quello di partire dai compiti piu’ difficili e stancanti, per poi finire a quelli piu’ semplici e tranquilli, infatti all’inizio avrete molta carica e utilizzarla per i compiti più' difficili e’ molto piu’ comodo. L’ultimo consiglio è quello di anticiparvi i compiti nei momenti liberi, Lo so, vorreste usare quel tempo per fare quello che vi pare, ma anche solo un compito, anche il più semplice, fatelo se avete tempo. Be’, questo e’ tutto quello che vi posso dire sui compiti, e ricordatevi: fate sempre i compiti, oppure se volete, potete copiarli o non farli e farvi fare la giustificazione da mamma o papà…ma noi siamo eroi e li facciamo, giusto?

i compiti è la base della scuola; anche se non avete voglia (cosa che accadrà la maggior parte delle volte) dovrete pensare alla soddisfazione che proverete il giorno dopo ad andare a scuola con il quaderno riempito di puliti e ordinati esercizi.

Non riuscite a studiare? Non fa niente, date sempre la colpa al tempo.

Spero che questi consigli vi siano stati utili e ricordatevi di non abbattervi mai, se riuscite a sopportare il peso di scuola e sport insieme senza avere problemi e con voti alti, siete ufficialmente invincibili!

Consigli sentimentali da un conquistador acclamato

E Le ragazze? Sono tutte strane e tutte diverse tra loro, ci ho messo molto tempo a capirle, ma dopo 13 lunghi anni posso finalmente annunciare al mondo intero di aver compreso come funzionano.

Oggi cerco di spiegarvele, e come farle cadere tutte ai vostri piedi.

Come vi ho già detto ognuna ha gusti diversi e quindi prima di iniziare le manovre di “rimorchio” dovete farvela amica, e conoscere il più possibile lei e i suoi gusti.

Altra cosa fondamentale è il numero di telefono.

Ragazzi miei, fidatevi che senza poterla contattare, con il pensiero a distanza non funziona.

Una volta acquisiti tutti i contatti comincia la parte in cui dovete far vedere tutte le vostre migliori qualità. Mantenete sempre un buon rapporto con lei e fatela sentire a suo agio, in poche parole deve trovarsi bene con voi. Poi tocca a voi, dovete farla vostra con le vostre caratteristiche e con i vostri pezzi forti.

Soldato, segui questi consigli e sarà tua.

Dal capitano Matteo Onorati, 3F

Come allontanare gli ammiratori molesti

Quante volte vi sarà capitato di avere dei pretendenti non graditi? Sempre e comunque c’è sempre qualche stolto che pensa di stare al vostro livello: non permetterglielo! Fastidiosi, molesti, sono loro sempre e continuamente, pensano di conquistarvi con i loro baffi adolescenziali e i capelli con tonnellate di gel e la camminata “tamarra”, certo efficace per loro ma non per voi.

Oggi vi insegnerò come allontanare questi soggetti e sentirvi libere di sfoggiare la vostra bellezza senza “stendere” tutti.

Punto numero uno: se vi rivolge la parola, guardatelo dall’alto in basso, lo farà sentire inferiore e non così sicuro di sé come un inutile gorilla…lo avrete spodestato!

Punto numero due: se vi chiede di uscire e non sapete come allontanarlo in modo carino: FATE TUTTO IL CONTRARIO, rispondetegli per le rime, come se vi avesse detto che la crema Pandistelle è meglio della Nutella, fatelo nero e avrà paura anche soltanto di rivolgervi il suo sguardo e voi potrete seguire le lezioni senza sguardi molesti da stalker.

Punto numero tre: fategli capire chi comanda, se lui trova una stupida scusa per occupare il vostro prezioso tempo, guardatelo e ditegli queste testuali parole: “Bello, non ho tempo per te e per le tue scuse, né per i tuoi problemi sentimentali. Fattene una ragione, sono troppo per te!” e non lo vedrete più.

Quarto e ultimo punto: bloccatelo su Whatsapp, degli stalker come lui avranno sicuramente la vostra password e il vostro codice fiscale, meglio non dargli questa soddisfazione. Se seguirete questi consigli sicuramente ne uscirete vive, anche se zitelle!

Come SCAPPARE dalla lezione di ginnastica

Se volete consigli su come alzare i voti, piacere alle ragazze e distrarsi dalla lezione, beh allora questo articolo non fa per voi. Se siete degli sfaticati, ma non sapete come fuggire dalla lezione di motoria, state tranquilli ci penso io. Le prof ti diranno che le parole sono le armi più forti che ci siano ma non è vero: devi farti i muscoli e spaccare la scuola che tanto odi. Purtroppo dovrai fare ginnastica ma, se non hai voglia, non so se stimarti o considerarti una di quelle persone che dà ogni colpa alla vita. Iniziamo con un metodo semplice ovvero le storte, il miglior amico dello studente a ginnastica!

Non serve spiegare, basta dire “Ho una storta”. Forse però vuoi provare qualche novità? Ok, lo hai voluto tu. Mentre ti stai stiracchiando, fa’ finta di incriccarti la schiena: é qui che entra in gioco il cervello. Il prof non è nel tuo corpo e quindi non può sentire il (finto) dolore che provi. Potresti anche provare con vari mali. Tipo alla gamba, alla testa, al cuore. Ok ok… forse il cuore è un po' troppo esagerato.

Ma adesso il mio asso nella manica, siete pronti? Non mi importa se dici di no, ho già scritto, solo tre parole: metti i jeans! In quel caso non ti potranno dire niente, con i jeans è impossibile muoversi e potrai fare tutto quello che ti pare. Rimedio extra: nasconditi in bagno finché non finisce l’ora. Perchè? Perchè sì, ok? Bene adesso non dovrai più sgobbare e sarai felice. Se hai bisogno puoi anche scrivermi, dai ti do il mio numero… ah ah ah, scherzo non te lo darò mai. Adesso te la caverai da solo. Ciao e buona fortuna.

PS. Ah e comunque ti sei scordato di dire “grazie”.

Consigli su come saltare la scuola

(A mali estremi-estremi rimedi) Volete saltare la scuola ma vostra madre è peggio di Sherlok Holmes? Bene, siete nel posto giusto! Cominciamo con i trucchi che vi svelerò! Iniziamo da un classico: l'influenza intestinale, la sera prima dite a vostra madre di avere il mal di pancia e fatevi dare una borsa dell'acqua calda, poggiateci un termometro sopra fino a che non arriva a 38.5 e a quel punto direte a vostra madre, facendole vedere il termometro, di avere la febbre. Si è convinta? Bene! Se invece avete una madre di ferro, che non vi crede, aspettate 10/20 minuti, andate in bagno davanti al wc e infilatevi due dita in bocca fino a che non rimetterete, se volete evitare questo ho una soluzione anche in questo caso! Prendete la cipria di vostra madre, spalmatela sulla faccia fino a che sembrerete pallidi, aspettate 5 minuti chiusi in bagno, dopo di che tirate lo sciacquone e dite a vostra madre di aver rimesso, ma di aver scaricato perchè volevate risparmiarle lo spettacolo. Il consiglio che sto per darvi non l'ho mai provato, perciò fatemi sapere voi se funziona: sempre la sera prima rubate le borse del ghiaccio dal freezer dei vostri genitori (che poi in realtà è anche il vostro) e mettetelo sotto il vostro cuscino, date la buonanotte ai vostri genitori e andate a dormire, la mattina seguente svegliatevi almeno 10 minuti prima dei vostri genitori e andate a posare il ghiaccio: dovrebbe esservi venuta la febbre. Se siete arrivati disperati fino a questo punto perchè non ha funzionato devete agire dalla scuola: dite alla prof di sentirvi male e andate in bagno, aspettate 20 minuti e tornate in classe e dite di aver rimesso. Bene, spero di esservi stata utile, a me questi consigli non sono serviti perchè mia madre sarebbe capace di mandarmi a scuola anche se avessi il covid.

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Maria

Come convincere i propri genitori a comprarti un nuovo cellulare

Per convincere i propri genitori di comperarti un nuovo cellulare, bisogna mostrarsi obbedienti e laboriosi, essere convincenti e sicuri in quello che si dice.

L’IPhone 13 pro ora come ora è molto richiesto fra i giovani, ma se si ha dei genitori severi non è molto facile ottenerlo. Qui ci sono dei metodi e dei trucchi che fanno al caso vostro, figli di una generazione antica e non molto alla mano con la nuova tecnologia.

Se la tua media non è tanto alta, dovresti impegnarti di più nello studio così da ottenere buoni voti. Dovresti aiutare in casa con i lavori domestici: ordinare la camera, fare il letto, la lavatrice, pulire i piatti, portare fuori la spazzatura, ecc… Facendo ciò i tuoi genitori potrebbero pensare che tu sia una persona matura che si meriterebbe un cellulare nuovo. Non devi utilizzare troppo il cellulare così i tuoi genitori non ti possono rimproverare dicendo che quest’oggetto ti rimbambisce o ti distrae dalla realtà, soprattutto dai compiti. Potresti anche utilizzare il telefono per fare delle ricerche e dei compiti su internet, così da dimostrare loro che può essere anche un oggetto utile all’apprendimento e per usi scolastici.

Ricordati di non insistere troppo sul chiedere loro di voler un nuovo cellulare, altrimenti potrebbero subito negartelo e volere solo che tu la smetta di essere così assillante, ma non pensando ai benefici che un nuovo cellulare potrebbero portarti.

Esponi a tua madre e a tuo padre perché vuoi un cellulare nuovo, con motivazioni valide e che non sottolineino le diffidenze dei tuoi a proposito del cellulare. Ad esempio potresti dire loro che ha uno schermo più grande che non ti affatica la vista; se sono degli esperti della tecnologia potresti dire che c’è una funzionalità che permette di regolare i colori dello schermo per renderli più caldi e riposanti per gli occhi; potresti dire che il formato del cellulare è più piccolo e quindi facile da maneggiare e da non far cadere, quindi anche da non rompere.

Non devi assolutamente ricordare loro che ti sei comportato bene e ti sei impegnato solo per ottenere quello che vuoi, altrimenti potrebbero pensare che se poi ti regalassero il cellulare, poi potresti smettere di essere un/a “bravo/a bambino/a”.

Se hai seguito tutti questi miei consigli ma ancora non avete ricevuto l’IPhone, sii paziente. Può capitare infatti che i tuoi genitori non vogliano compratelo perché troppo costoso. In questo caso puoi aspettare che arrivino i saldi o gli sconti, oppure racimolare un po’ di soldi così da provare che lo vuoi a tutti i costi, non sprecandoli per altre cose di minor valore per te, oppure puoi chiederlo per il tuo compleanno o per Natale, così che i tuoi famigliari si dividano il costo del regalo. Per raggiungere i propri obiettivi, non solo qualcosa di concreto, ci vuole sempre un po’ di pazienza e di impegno. Chi va piano va sano e va lontano.

Poeti si nasce...

Concorso"Poeti per il Futuro"

XXIV^ Edizione Anno Scolastico 2021-22

Poeti vincitori

La commissione incaricata dalla Biblioteca Scolastica Multimediale Territoriale "Via Rina De Liguoro" dell'I.C. BRUNO MUNARI, riunitasi per selezionare le poesie partecipanti al Concorso "Poeti per il Futuro"XXIV^ Edizione - A.S. 2021-22, è lieta di comunicare che quest'anno per il concorso del tema "DI-versi irriverentemente consapevoli’"

ha selezionato

TI ASPETTERÒ NEL MIO FUTURO

In fondo alla via vidi la vita mia, era lì sola e sconsolata perché da nessuno apprezzata.

La presi per mano, la portai via lontano da tutti e dai sogni distrutti.

Da piccolo bocciolo, ho imparato a respirare l’aria di una vita nuova che ho cominciato ad amare.

Dalla crisalide uscirò per vivere anche se per poco tempo ma intensamente, o come il sole che da tanto brilla e illumina la nostra buia mente.

Mi rinnovo come il silenzio del bosco in piena notte che viene interrotto dal rumore di lancette rotte, di un orologio che le ore non ha mai segnato e dal tempo viene sgretolato

e finalmente eccola lì la mia anima nuova,

RINASCITA

C’era un prato fiorito

Di verde vestito

Ad un tratto…

Rumori di sparo, grida d’aiuto

Si cerca una rinascita per un nuovo futuro

Un prato bruciato da bombe e fuoco

Ora per i bambini non è più un gioco

Un prato innevato, nel gelido inverno

Protegge un germoglio con istinto materno

Un fiore di speranza è pronto a sbocciare

Su quel prato incenerito si tornerà a giocare.

e nella speranza di rivederla ancora vicino a me nei momenti bui la aspetterò ovunque lei vorrà.

(Arianna Serra Chekolet Mattone Valentina Pudico Gabriele Platania, Gabriele Ambrosetti) Classe 2G

Come un fiore

Come un fiore a primavera rinasce quando è sera, come un occhio che vede al buio tu sei l’anima del mio futuro.

Rinascita

La rinascita è un popolo che trova la pace dopo aver visto la guerra, la rinascita è un abbraccio tra due amici che riscalda la terra, la rinascita è ritrovare una persona speciale dopo un periodo di lontananza, la rinascita è il sorriso di un bambino che colma una mancanza, la rinascita è ritrovare la felicità dopo un tempo di lontananza, la rinascita è una giornata con i cari che ti riempie di dolcezza.

La mia rinascita

Si stacca dal ramo una piccola foglia un altro capitolo della mia vita si sfoglia. Mi sentivo come pagine bianche la gioia non la percepivo neanche. Ero diversa il vuoto mi opprimeva mi sentivo persa la mia anima piangeva.

Dopo il tunnel però una luce l’angoscia si riduce prende vita la speranza non più chiusa in una stanza. Si chiude una ferita come un fiore tra le dita le crepe non si vedono più e con il sorriso torni anche tu.

LA RINASCITA

Rinascita è luce, bagliore di un orizzonte irraggiungibile e lontano. Rischiare nell’ottenerla piccola sfida grande traguardo posto alla fine d’ogni cosa che buio porta senza pietà alcuna. Forse dolore mai andrà via oscuro pensiero ch’ora mi mangia, tentazione all’abbandono che tortura quest’anima. Riesco però a vedere, come leggera speranza ch’invade, la Rinascita.

Risveglio di Primavera

Intenso è il colore della vita, intenso il suo significato, intense l’emozioni e tutto ciò che la compone

Stremata rinasce col più vivo colore, il rosso del fiore che sboccia glorioso.

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Joanna Gambod Gacutan, 3 F
S a t t e s t a c h e l a p o e s a “ RINASCITA ” d F L A V O C A T E R N I Della classe 2 E I C BALABANOFF E v n c t r c e d e l l a X X V ^ e d z o n e d e l c o n c o r s o P o e t p e r l F u t u r o roma,16/05/2022 il dirigente Scolastico Dott.ssa Eva Pasqualini MINISTERO DELL ISTRUZIONE DELL UNIVERSITA DELLA RICERCA UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER LAZIO I.C. BRUNO MUNARI Via C. Perazzi 46 00139 Roma Cod. M.P.I. RMIC8B400C C.F. 97197810589 TEL. 06/87136922 Fax www.icmunari.edu.it.06/87236301 X X V ^ E D I Z O N E C O N C O R S O P O E T I P E R L F U T U R O “ D V E R S R R V E R E N T E M E N T E C O N S A P E V O L ” BIBLIOTECA SCOLASTICA MULTIMEDIALE TERRITORIALE Via Rina de Liguoro 50
FLAVIO CATERINI Classe II E Secondaria Rebecca Liberatore 2 H Bagalà Beatrice classe III I Marta Fabri, 2C

migliorai andando avanti e arrivò il momento in cui rinacqui

Riuscivo ad essere felice finalmente, aspettavo con ansia questo momento e non ero nell’angolo buio ma ero pronto a riniziare nuovi giorni. Finalmente ero rinato!

dove la meta di un lungo viaggio giace dopo un incessante cammino di una morte ardita.

Quando ci ritroveremo anime vaganti non ancora pronte, ci sarà qualcuno che prenderà coraggio e ricomincerà a vivere.

E così il buio nella mia testa scomparve lentamente: l’alba era arrivata in festa.

La Rinascita

Maschere, per coprire il nostro viso. Dolore, per strapparci anche l’ultimo sorriso.

Morte, ecco il primo pensiero. Devi essere forte, mi dicevano a cuor leggero.

Ma io non li ascoltavo, rivolevo la mia libertà, quella che realmente amavo ed era quella la strada per la felicità.

L’INCUBO

Un demone che esiste da quando l’uomo ha iniziato a sognare, un demone invocato da chi con esso vuol fare del male. Dall’incubo il risveglio sudato e spaventato spinto a riiniziare. Ma il demone riappare, perché l’incubo è lo specchio del male. Reale.

Luce in tempesta

Trovarsi dal lato opposto di un mondo incompreso, parole che hanno riempito il vuoto di un’anima in silenzio dando vita ad un conflitto senza tempo.

Inchiostro nero che valorizza un foglio bianco,

(Federico Di Marco,Yeisy Pardo Acosta,Flaminia Bernardini. Sebastian Dwayne Carlos,Eleonora Cocco, Classe 2G)

DI NUOVO NATI

Una donna, un uomo, un bambino, separati.

Senz'acqua, senza cibo, senza speranza ma devono sopravvivere.

Dopo giorni, mesi, anni, non si riconoscono sono ormai nudi, spogli della loro identità ma devono sopravvivere

un passo dopo l'altro, aspettando la fine che non arriva devono sopravvivere

Ecco…. Sono diversi, diversi da prima, separati, ma di nuovo nati.

(Giacomo

CHI SONO?

Chi sono? Son forse un atleta? No, certo. Non chiedo trofei Non salto, non corro, non faccio nessuna acrobazia. Son dunque uno semplice?

Neanche. Dentro

Son pieno di speranze. La mia testa non si accontenta di quello che è. Vorrebbe sempre avere altre sembianze. Sono…

Un attore, dunque? Nemmeno. Non voglio un copione. Voglio esser solo guidato dal caso e da un po’di follia. Son dunque … che cosa? Io vivo la vita come più mi piace. Chi sono? Non so: in fondo son solo ciò che voi volete ch’io sia.

Poetica ortu aquae

Il vuoto mi riempie Sentendo la pioggia che scorre nella terra, una nuova vita la attende donare la speranza al nuovo bocciolo in primavera che aspetta…. Buio e silenzio intorno come nel limbo: una luce, uno spiraglio, un gusto sopraffino di vita Ecco ora vedo

Un cielo cinereo e un calmo mare Ecco la rinascita, dopo il mio affondare La rinascita delle cose avviene dentro di me ripensando ai bei ricordi che bagnano le sponde del mio animo e sento un dolce calore poi vedo il buio che con il suo manto copre la mia mente ma ancora la illumina una luce turchina è la speranza di ricominciare seduto qui sotto a festeggiar la fine l’inverno delle rose ad aspettar che qualcuno mi chiami tra una tazza di te e il pensiero dell’acqua che come un fiume in piena riempie la mia fantasia con parole che volano via e mi sento bene con un raggio di sole che mi bacia la guancia mi cullo tra la dolce brezza dell’estate: destatevi o piante è tempo della rinascita in voi ancor non si è spenta la voglia di brillare,come nell’anima del verseggiatore le parole che solo il compito ha di portar nel mondo incanto o uomini voi tutti disperati e rattristati apprendete dalla più semplice delle creature , il fior ,che dopo la lunga stagione nordica ha la forza di risbocciare imparate dalla madre natura che i suoi figli vuole ben educare quindi tranquilli cari che come fiori ci ritroveremo sullo stesso ramo.

L’inizio di una fine

Tornò a casa la donna dopo una lunga giornata. Iniziò a comporre melodie nell’attesa che suo marito le rivolgesse la parola. Ma il silenzio regnava tra loro troppo orgogliosi per ammettere di aver sbagliato dopo il lungo litigio. Ed eccoli lì all’inizio di un triste abbandono.

DOPO UN LUNGO LETARGO

Finalmente si aprono gli occhi e la luce del sole mi illumina, mi accarezza e mi riscalda facendomi vedere ciò che prima non mi era permesso guardare, chiusa da me stessa e dagli altri.

È brutto essere costretti a nascondersi e fuggire senza poter fare niente, a nasconderci più di quanto non possiamo fare con gli altri. Sentire il senso di solitudine, senza possibilità di poter sprofondare in un abbraccio affettuoso

Ma ora mi sono risvegliata, da un lungo letargo. E adesso vedo il mondo più luminoso che mai.

RISVEGLIO

Questo periodo è come un refuso: ma io sono stufo, le crisi sono arrivate e le cose sono cambiate. E’ per colpa di questa pandemia che tutti siamo un po’ giù; speriamo che vada via, e salutiamo le persone che sono andate lassù. Come se non bastasse è arrivato anche Putin che cambia la nostra routine, ha lanciato la guerra con l'intenzione di rovinare questa terra. Calmi e sangue freddo,

18 19
Cardellini, Giulia Gollini, Emiliano Palluotto , Francesca Principessa) Classe 2G Valerio Ciccotti 3G
Lorenzo Murdocca classe 3G
Manuela Carnale Seconda F (Greta Mariani, Flavia Dionisi, Michela Ritucci, Paolo Bucci classe 2G) Matteo Bonifazi Federico Forlini

che alla fine di tutto io ci credo, stiamo calmi e senza malanni e non roviniamo questi anni.

La Rinascita

Non è altro che una recita

Un vuoto profondo In un secchio rotondo

Non si sa cosa aspettarsi Né quanto meno se fidarsi

Solo e soltanto una nuova vita, Se, con o meno di cinque dita

Se diventare un secchione

O se rimanere il solito fifone

Se le persone ascoltare O se con la propria testa pensare

E se proprio io dovessi rinascere?

Nuove persone dovrei conoscere?

La voglia di vita ci sarebbe?

E cosa di nuovo mi servirebbe?

Chi sono?

Son forse una ballerina? No, certo

Poesie Ermetiche

Nicolò Casoria, 3F

Non metto né tutù, né ballerine

Son forse una bambina?

Neanche

Son dunque Anita: una ragazza, camminatrice e studentessa Non sono una cantante

Una pittrice allora?

Nemmeno.

Non sono una pattinatrice Son dunque che cosa?

Una ragazza che ama la vita Chi sono?

Sono Anita e questo basta.

Sperare di rinascere

Nocilla Anita 3G

Poesia futurista

Contenitori del tutto Grandi-piccoli contenitori del tutto Computer linee numeriche icone numeri interi millimetri numeri irrazionali briciole compongono il pane Vita gestita dai computer capi delle esistenze Premere pulsante di accensione cominciare un viaggio per tuuuuuutttttto il mondooooo Computer rivoluzione globale piccoli-grandi contenitori del tutto

Poesia Ermetica

Samuele Scalisi 2 C

Marciando e lavorando rincorrendo la paura nel dolore consumavano le ore lottavamo per vivere con la speranza di non morire volevamo scappare per ricominciare a volare una notte gli spari cessarono e i soldati ci aiutarono potevamo di nuovo volare finalmente liberi di vivere abbiamo ricominciato a sorridere

FILASTROCCA CON I FALSI ALTERATI

Karen Brai, 3F

ASPETTIAMO L'ESTATE CON ANSIA, NON PER ANDARE A CAVALLO MA SUI CAVALLONI, PER ABBANDONARE LE MELE E MANGIARE I MELONI, NIENTE PIÙ LAMPI, SOLO LAMPONI, VOLANO LE AQUILE MA ANCHE GLI AQUILONI. LA FILASTROCCA DEI FALSI ALTERATI È FINITA, CHE SIA UNA BELLA ESTATE PER TUTTI, INCROCIAMO LE DITA!

GIULIA DI FLUMERI - PRIMA F

Poesie Futuriste

LIBERTA’

Si rompono le catene della malinconia… Luce!

TUFFO IN ACQUA circondata senza aria

Irene Manzi 2

Luca Bongiorno, 3F

Interrogazione

Il cuore si ferma e sale l’ansia

Daniele Chialastri, 3F

ROBOT Vita Metallo sviluppo grande rivoluzione d’oggi giorno vita oltre a noi?

Come scimmie ma di metallo che nel futuro umane saranno

LA CONFEZIONE PIÙ GRANDE DI BURRO NON SARÀ MAI UN BURRONE, O LA PIÙ ALTA TORRE UN TORRONE. LA LANCIA PICCOLETTA NON È UNA LANCETTA. UNO SPAGO SOTTILE NON È UNO SPAGHETTO COME IL MERLO CARUCCIO NON È UN MERLETTO.

UNA BRUTTA FOCA NON È UNA FOCACCIA

UN POLPO BULLO E PREPOTENTE NON SARÀ MAI UN POLPACCIO.

MATTEO DI TORO - PRIMA F

AI PIEDI DI UN MONTE HO VISTO UN MONTONE, CHE OSSERVAVA UN’AQUILA VOLTEGGIARE COME UN AQUILONE.

DI BOTTO UN LAMPO ILLUMINÒ UN LAMPONE CHE SEMBRAVA UN RUBINO, NON UN RUBINETTO, GRANDE COME UN BOTTONE.

PIÙ IN LÀ, IN UNO STAGNO, NOTAI DEI GIRINI MENTRE UN FORTE VENTO AGITAVA LE PALE DEI MULINI, TRA LE CANNE ERA NASCOSTO UN CANNONE CHE SPARAVA IN UN BURRONE.

RISCHI DI RITROVARTI PER CENA UNA FOCA E NON UNA SQUISITA FOCACCIA!

IL LUPO PIÙ PICCOLO

NON È UN LUPINO, UN POSTO STRETTO NON È UN POSTINO.

SE DAI DELLE BOTTE A UNA PERSONA, NON OTTERRAI NESSUN BOTTINO E IL CANE PIÙ PICCINO

NON FARÀ MAI MALE COME UN CANINO.

L'AQUILA PIÙ GRANDE

NON SARÀ MAI UN AQUILONE

E UN MATTO DI STAZZA GRANDE NON SARÀ MAI UN MATTONE.

IL TACCO PIÙ CORTO

NON SARÀ DI CERTO UN TACCHINO

E IL GIRO PIU PICCINO NON È UN GIRINO.

L’ENORME CANNA MANGIATA DAL PANDA NON È UN CANNONE

E IL BURRO PIÙ GRANDE NON È UN BURRONE.

Luca Bongiorno, 3F

E RITIENI I FALSI ALTERATI UNA PAROLACCIA,

20 21
Cifaratti Giulia,Diallo Maurizio Ibrahim,Loreti Emanuele, Ciannavei Greta classe 2G Irene Manzi 2 MATTEO LUCA DI NICOLA - PRIMA F

...Scrittori si diventa!

Il mio Inferno

Era la sera dell’ultimo giorno delle vacanze di Natale. La mattina dopo sarei dovuta tornare sul mio banco di liceo ed ero molto preoccupata perché tirava aria di interrogazione, se non addirittura di compito in classe, in … grammatica!

Iniziai a preparare lo zaino, ma molto, molto lentamente, quasi a voler allungare il tempo che mancava per arrivare al giorno dopo.

Ero preoccupata e piangevo. Forse durante le vacanze avrei potuto studiare di più.

Aprii l’armadio per pensare quali vestiti mettere il giorno dopo. Fu in quel momento che, tra le lacrime, mi sembrò di vedere una luce in fondo all’armadio; mi avvicinai e mi ritrovai, non so come, in un bosco fitto e buio.

Poco più avanti c’era come un passaggio e sopra una scritta minacciosa: “Lasciate ogni speranza, voi che entrate e che offendeste la Grammatica”.

Avevo molta paura ma per fortuna vidi accanto a me la mia professoressa di Italiano delle Medie. Sapevo che con lei avrei avuto una guida spirituale e … “grammaticale” per poter affrontare qualunque difficoltà in quel posto.

La prof mi propose di seguirla in un viaggio attraverso tre regni cominciando dall’Inferno dove avrei visto le anime degli studenti che avevano studiato poco e male la grammatica condannati a soffrire pene bruttissime per l’eternità.

Io la seguii fiduciosa.

Entrammo nel primo girone, quello del congiuntivo : entrai con molto timore chiedendomi se fosse il caso di essere così curiosa. D’altra parte il congiuntivo è il modo del dubbio, dell’incertezza … o no?

Non mi aiutò la scritta che vidi entrando: “Se tu avessi studiato meglio il congiuntivo non saresti giunto qui per restarvi eternamente!”, ma la mia prof mi incoraggiò e io andai avanti. Tra le fiamme c’erano studenti che urlavano : “Se non stassi qui…”, “Vorrei che queste fiamme mi dassero meno fastidio”, “Vorrei che voi spegnete queste fiamme”, “Ero convinto che lo sapevo bene il congiuntivo”.

I poveretti dovevano scrivere su una lavagna infuocata per dieci volte la frase corretta ma quando arrivavano a scrivere l’ultima, le fiamme avevano già consumato le prime nove e perciò la loro condanna non aveva fine.

Proseguimmo nel secondo, quello degli avverbi : tutti i dannati erano immobili, ma anche le fiamme e le loro ombre non si muovevano anche se mandavano un calore insopportabile. Era tutto fermo, anzi, per dirla meglio, invariabile! E così, dopo un po’, capii che ero nel girone degli Avverbi. Entrando c’era infatti scritto: “Gli studenti dannati soffrono molto, quaggiù, dolorosamente, eternamente!”. Se non sbaglio quattro avverbi uno dietro l’altro.

Gli studenti erano come statue, non potevano parlare né muoversi, insomma: invariabili come la parte del discorso che

non avevano mai voluto studiare. Solo i loro occhi potevano agitarsi e lo facevano rapidamente come se tremassero di paura.

Continuammo il nostro cammino nel girone degli errori di punteggiatura:

la scritta all’ingresso era lunghissima, tante parole una dopo l’altra senza pause, oppure dopo ogni parola una virgola o un punto, o una virgola e punto (proprio così, una virgola e punto al posto di un punto e virgola) e non riuscivo a venirne a capo.

C’erano ragazzi che scrivevano su grandi lavagne e ogni tanto una campana suonava: qualcuno cominciava a correre senza più fermarsi, qualcun altro correva a singhiozzo, altri si fermavano un po’ di più e si scontravano fra loro.

Vidi che ognuno aveva un cartello sulla schiena con scritte diverse: “troppe virgole“ oppure “ogni tanto metti una virgola“ ecc. e che le loro corse erano lunghissime, corte o incrociate così come usavano la punteggiatura.

Uscite ci trovammo davanti al girone dei vocabolari: di fronte a me c’era una scritta “Qui raccoglierai e ordinerai le parole che non hai mai voluto conoscere”.

Entrai e vidi tantissimi ragazzi che si trovavano in una grotta piena di vento a rincorrere le pagine staccate di un enorme vocabolario che volavano per aria. La loro pena era di rimetterle in ordine ed eliminare le parole che non erano corrette, di certo scritte dagli studenti quando andavano a scuola.

Le definizioni da eliminare erano, per esempio: “Religioso: quello che diventi magicamente tu la notte prima della verifica.”

“Chili: fanno dei giri immensi e poi ritornano”

“Studiare: l’atto di mangiare, chattare e guardare la TV con il libro aperto nelle vicinanze.”

Tutti si davano da fare per mettere in ordine ma poi all’improvviso suonavano delle campane rumorosissime il vento diventava più forte, le pagine venivano rimesse tutte in volo e si doveva ricominciare.

A un certo punto doveva essere successo qualcosa di molto grave, forse i ragazzi avevano sbagliato tutti contemporaneamente perché si sentì un suono ripetuto di campanelli di tutti le tonalità.

I suoni crescevano di volume sempre di più fino ad essere insopportabili e mi ricordavano qualcosa. Si, sembravano quasi come la mia sveglia…

Ma certo, era proprio la mia sveglia: era ora di alzarsi, si ritornava a scuola!

Che strano sogno avevo fatto quella notte: sentirmi studente di liceo e viaggiare per il regno infernale della grammatica!

Confesso che in quei momenti avevo avuto tanta paura e che, alla fine, mi faceva piacere rientrare a scuola nella mia amata IIC.

PS: spero che il rientro a scuola con questo testo non mi vada di traverso … magari perché ho fatto qualche errore di … grammatica!

Il viaggio di Cristoforo Colombo

Iniziò tutto nel 1492. Allora avevo solo 22 anni, mi avevano chiamato per partecipare a una spedizione verso le Indie sotto il comando di Cristoforo Colombo. Sinceramente non avevo per niente voglia di andare, mi rendevo perfettamente conto del fatto che c'erano altissime probabilità che non sarei più tornato in Spagna ma alla fine, il 3 agosto 1492, l'ammiraglio Colombo salpò dal porto di Palos.

Mentre la caravella dove mi trovavo si allontanava, salutai mia moglie nella speranza di poterla rivedere. Stavo sulla Pinta, una barca non molto grande e un po’ malridotta, ma è lì che ho incontrato una persona che ancora oggi occupa un posto grande nel mio cuore. Sto parlando di Ettore. Era diventato in pochissimi giorni il mio migliore amico, con lui parlavo di tutto, ci lamentavamo dei pasti, delle condizioni igieniche e del fatto che erano già passate più di due settimane e non c'era ancora ombra di terra.

Parlare con lui mi faceva star bene, era l'unico che mi ascoltava veramente.

Un giorno, non so precisamente quale poiché stare su quella barca mi aveva fatto perdere la cognizione del tempo, ci fu una fortissima tempesta, così forte che vari pezzi della caravella si staccarono.

Pensai che ormai non ci fosse più niente da fare, non sarei più tornato in Spagna e non avrei più rivisto mia moglie. Questi pensieri mi affollavano la testa mentre eravamo tutti concentrati nell'uscire da quella bufera. E poi mi sentii crollare il mondo addosso, vidi Ettore cadere nell'oceano e scomparire tra le onde davanti ai miei occhi. Non riuscivo più a ragionare, avevo appena perso il mio migliore amico e ancora oggi ho impressa nella mente l’immagine di lui che scompare nel mare e di me che guardo la scena consapevole di non poter far niente davanti a un oceano imponente. Per i giorni successivi smisi di parlare di mangiare fino a quando non sentii urlare quelle parole, le parole che aspettavo di sentire ormai da mesi, le parole che annunciavano finalmente l'avvistamento della terraferma. Sbarcammo e ci accolse un popolo molto affettuoso, raccolsi vari fiori di molti colori e li legai insieme, li avrei dati a mia moglie una volta tornato in Spagna.

Oggi posso dire che quel viaggio fu solo il primo di una lunga serie che sicuramente per noi e per gli indios rappresentò un punto di non ritorno.

UN MITO…SECONDO ME

Prima era la figlia di Romolo e di una donna sabina. era nata in una notte d'estate.

Prima aveva i capelli biondi come la seta e gli occhi verdi come lo smeraldo.

Sua madre la abbandonò sotto un albero, per non soffrire troppo, perché prima aveva una malattia.

Prima fu presa e adottata da una famiglia di pastori e ogni giorno andava ad aiutare il padre adottivo a far pascolare le pecore.

Prima non sapeva di essere stata adottata ma, quando compì 18 anni, i suoi genitori adottivi glielo dissero.

Lei non si arrabbiò piuttosto continuò a donare i soldi ai poveri, poi prima scoprì di avere una malattia molto grave e smise di sorridere.

Per non parlare con nessuno, iniziò a passeggiare per i prati a piedi nudi e, quando incontrò la sua vera madre, dopo averla riconosciuta, la strinse in un abbraccio fortissimo.

Nicole Simeoli - 1 F

Una buona tazza di tè

In una stanza spoglia di un bar di New York una ragazza con uncappello giallastro e una lurida giacca verde sta bevendo un tè caldo.

Nel locale regna il silenzio e il termosifone non riesce a scaldare l'aria fredda e buia che entra dalla finestra.

Al tavolo è da sola e la voglia di una persona cara al suo fianco scorre dentro di lei.

Solo il buon odore che emana il suo té la consola dalla paura del futuro che continua a tormentarla.

Giulia Di Flumeri - 1 F

Parigi è la città dell'amore?

Parigi è la città dell'amore?

Sentite la mia storia e cambierete idea.

Mi chiamo Margot e un giorno conobbi una persona, una persona di cui mi innamorai follemente.

Di sicuro non eravamo fatti l'uno per l'altra: lui era un uomo ricco, nato in una famiglia di nobili, un uomo raffinato e di classe, molto concentrato nel suo lavoro.

Io, a differenza sua, sono nata in una famiglia di contadini. Sono povera fin dal giorno in cui sono nata. Nonostante tutte queste differenze ci siamo innamorati. Lui mi ha confidato le sue paure, le sue passioni e i problemi con la sua famiglia che pretendeva che nella sua vita dovesse solamente lavorare.

22 23

Mi raccontò che da piccolo sognava di diventare un pianista ma, per volere della sua famiglia, non poté diventarlo. Ogni sera mi suonava un brano diverso che non sapevo dove imparasse.

Sembrava una storia senza fine ma, purtroppo, tutto finisce dopo un po’.

Una sera tornò a casa e mi disse che la storia non poteva

LA MACCHINA DEL TEMPO

Alcuni scienziati volevano prendere un campione di DNA dei dinosauri per riportarli in vita e così costruirono una macchina del tempo color triganio che li portò nell’era mesozoica, in una foresta dove vivevano varie specie di dinosauri, dai più piccoli ai più grandi. Loro riuscirono a prendere il campione di cui avevano bisogno ma purtroppo il macchinario era difettoso e non li riportò indietro. Il gruppo di scienziati si rifugiò in un macatro ma dopo un po’ sentirono dei dinosauri che si stavano avvicinando. Presi dal panico scapparono in una grotta dove videro un’oroddora gigante. Continuarono a fuggire e alla fine trovarono una grossa buca. Così decisero di nascondersi al suo interno e vissero lì per molti giorni, studiando il modo per uscire da quel luogo inospitale. Provarono anche a chiamare il laboratorio con il loro dinopronto ma senza successo. Un giorno dopo l’ennesimo tentativo, fortunatamente uno scienziato rispose alla loro richiesta d’aiuto e così costruì un’altra macchina del tempo e andò a recuperare i suoi amici scienziati, riportandoli alla vita moderna. Per festeggiare, andarono tutti in un ristorante, mangiarono delle minelle con strapunzi su comode castaghe G. Senese – L.Nobili – A. Mannucci– M. Santicchia V. Chen – F. Caruso 1D

LA SCUOLA INCANTATA

La nostra scuola rimane chiusa durante le vacanze di Natale come tutte le altre.

Succede però che avvicinandosi il Natale strane luci e strani rumori provengano dal suo interno. Si dice che il Natale porti avvenimenti fantastici nel nostro istituto.

Dalle finestre lasciate aperte entrano piccoli folletti vestiti di rosso che vanno a sedersi ai banchi dei ragazzi. Le renne che portano i regali entrano dalle uscite di emergenza e con i libri di testo sotto zampa si siedono in cattedra facendo i professori. Le lezioni riguardano materie di imballaggio, incartamento e consegna regali natalizi.

La “scuola di Natale” avviene solo di notte e in grandissimo segreto, Babbo Natale stesso, quale preside di ogni scuola natalizia, controlla sempre di notte quello che succede nelle scuole.

Si dice che alcune fatine portino dei misteriosi zainetti illuminati ai folletti e che durante la ricreazione provvedano a portare fantastiche bibite e dolcetti fluorescenti per gli strani alunni. Quando le lezioni finiscono suonano delle campanelline natalizie e tutti quanti in gran silenzio escono e volano via sulle slitte colorate.

In fondo nessuno ha mai saputo il vero motivo per cui in piena notte suonino queste campanelline, ma ora il mistero è svelato.

continuare; non riuscivo a capire, fino a ieri sognavamo e suonavamo il piano felici. Mi confessò che la sua famiglia pensava che la nostra relazione lo distraesse troppo dal lavoro. Mi misi a suonare il pianoforte provando tanta disperata malinconia. Era tutto finito.

Susanna Zav - 2 F

Le Nostre Parole Speciali

Il libro di A. Clements “Drilla”, racconta la storia di Nick, un bambino molto sveglio che un giorno decide di inventare una nuova parola per definire la penna, chiamandola “drilla”. Dopo aver letto questa storia, ci siamo divertiti ad inventare delle parole che abbiamo poi inserito nei nostri racconti e chissà , forse un giorno alcune di queste parole entreranno a far parte del nostro vocabolario.

NICASTRO: PIANTA RARA DAI FIORI BLU

DINOPRONTO: APPARECCHIO CHE PERMETTE LA TRASMISSIONE DELLA VOCE A DISTANZA

CIARILLA: PENNA CON L’ INCHIOSTRO SIMPATICO

TITTO: BOTTONE DI UN PIGIAMA

CASTACA: COMODA POLTRONA A DONDOLO

CHICHIRIS: ESPRESSIONE DI TRISTEZZA CHE TI LASCIA

SENZA PAROLE

GRITE: AGGETTIVO USATO PER INDICARE UNA PERSONA SCIOCCA

STAPUNZO: FUNGO COMMESTIBILE DI COLORE ARCOBALEMO

TRIGANIO: COLORE SIMILE AL MARRONE

CELCO: FIORE ORIGINARIO DELL’ ASIA DI COLORE BIANCO, CELESTE E VERDE CON SPINE E PETALI A PUNTA

PECO: GOMMA PER CANCELLARE

BELEMME: AGGETTIVO PER DEFINIRE UNA PERSONA GOFFA E IMPACCIATA

time machine

ORODDOLA: MAMMIFERO SIMILE AD UN GROSSO TOPO ASTESO: CHE SI PRESENTA DI UNO O PIÙ COLORI

BLOBLEOCCOLO: GENERE DI PIANTE ORIGINARIE DELLE ZONE ARIDE CON FOGLIE RIDOTTE AD ACULEI

MENUNAMI: ARMA DA TAGLIO RICURVA USATA IN COMBATTIMENTO

LUBBO: REGISTRO GIORNALIERO USATO DAI RAGAZZI PER ANNOTARE I COMPITI

PRITEMMA: SINONIMO DI PENSIERO

MACRATO: UN TIPO DI CAPANNA CHE CAMMINA

MINELLA: TIPO DI MINESTRA ROSA CONSUMATA DA SASHA E ORSO

STABILLO: GIOIELLO DEL CANADA A FORMA DI CAROTA CON DIAMANTI A FORMA DI CASTORO

GRANDUSSOLO: GRAFIA DELLE LETTERE DELL’ALFABETO AL CONTRARIO

...Artisti ci si scopre!

Lo stabillo magico

Era una giornata nuvolosa e noiosa. Stava per finire l’ora di grammatica e la ricreazione si stava avvicinando. Suonò la campanella e tutti gli studenti cominciarono a correre in giardino. Sei ragazzi molto curiosi trovarono una buca e iniziarono a scavare. In mezzo alla terra c’era uno stabillo; lo pulirono dalla terra, lo nascosero in una cavità di un albero color triganio e poi ci misero davanti un celco per non farlo vedere.

Alla ricreazione seguente andarono a prendere il gioiello nascosto nell’ albero. Lo cercarono da tutte le parti per tutto il giardino ma non lo trovarono. Poi, tornarono alla buca e ripresero a scavare. Alla fine videro uno strapunzo asteso che li teletrasportò in un posto sconosciuto. Si guardarono intorno, provarono a chiamare la segreteria della scuola ma non c’ era connessione. Scrutando attentamente il luogo, videro una porta con una serratura simile a un titto.

Provarono a scardinare la porta usando un po’ di ingegno e di fantasia.

Tutti si sentivano dei chichiris. In quel momento comparve un’oroddora pronta ad attaccarli. Dopo un intenso combattimento, riuscirono a sconfiggerla. A quel punto toccarono tutti insieme lo stabillo e vennero teletrasportati in giardino, durante la seconda ricreazione, come se non fosse successo niente. Nessuno si era accorto della lo assenza e loro non dissero nulla. Ricoprirono subito la buca e insieme lo stabillo magico.

2°C

24 25
Classe
1D
4 E Primaria 3E Il BACIO -
Kristiana Manolache

Cogito ergo Sum

Bidello o professore?

Fare il bidello è il sogno di ogni ragazzo. I ‘’bidelli’’, i quali ufficialmente predo il nome di ‘’collaboratori scolastici’’, vengono pagati per fare un lavoro che a noi ragazzi sembra poco impegnativo.

Uno dei loro compiti è quello di pulire i bagni di maschi e femmine, lavoro discretamente semplice, che forse si complica un po’ nel bagno maschile.

Portano avvisi agli insegnanti nelle classi, svuotano i cestini e mantengono l’ordine nei corridoi, o almeno ci provano.

Sono persone con un’anima d’oro, sorridono e scherzano con noi ragazzi e tra di loro.

Poi sono quelli che ti rendono più felice in tutta la scuola, perché quando entrano in classe (di solito senza bussare) e ti chiamano per uscire, vorresti abbracciarli e non lasciarli più.

A volte sembrano ragazzi, si mettono seduti sulla cattedra in gruppo a chiacchierare del più e del meno, mentre le prof disperate chiedono il cambio.

Hanno una coordinazione spaventosa. Arrivano tutti insieme a soccorso di una sola prof, che lascia a loro il testimone e se ne va.

Un altro dei compiti che hanno è suonare la campanella, ma anche quel compito non sempre riesce alla

perfezione, sicuramente non per colpa loro ma…tant’é.. Alcuni suoni si sentono a malapena, altri possono durare ore intere.

Fare i bidelli è quindi un lavoro come gli altri?

Si, ma possiamo oggettivamente dire che è un lavoro in cui non mi sembra si fatichi moltissimo ma vieni degnamente retribuito, mentre ci sono lavori più faticosi in cui la paga è inferiore.

Fare il bidello è quindi un’opzione B, nel caso il lavoro a cui aspiri sfugga, ed è un’ottima opzione!

Fare il professore è più complicato, ma la passione può spingerti a fare qualunque cosa.

questo con uno stipendio rispettabile.

Delle “conoscenze esterne” cercano di manipolarmi e di spingermi verso la professione del professore, secondo loro più pagato, raffinato e rispettabile. Ma ho molti esempi di professoresse sottopagate e poco rispettate, che lavorano tante ore al giorno senza stop e se vanno in malattia non vengono sostituite e i loro alunni restano i “ciuchi” che sono. Anche per questo mi auguro di fare il bidello qui a scuola. Il bidello è un mestiere che ti garantisce una paga senza spremerti troppo, a parte dare la preziosissima carta igienica, da loro custodita, a chi ne ha bisogno. Qui a scuola, ci sono bidelli che nel corso degli anni sono diventati delle leggende, come Angelo e il mitico Pasquale, di cui però non si hanno più notizie. Tutto ciò mi spinge a diventare un bidello, per potere avere una carriera grandiosa al secondo piano.

molto l’idea di guadagnare non facendo niente, se fossi professoressa avrei io il potere nelle aule che mi hanno perseguitato per tutta la mia gioventù, il che è una proposta non poco allettante. Naturalmente quasi nessuno aspira al faticoso lavoro del professore (che a mio parere dovrebbe essere pagato il doppio solo per la pazienza…se ce l’ha ovviamente), infatti io non voglio fare la professoressa, ho migliori aspirazioni nella vita invece di stare dietro a un branco di ragazzini scalmanati. Per fare il “prof” bisogna studiare molto; devi essere proprio convinto per scegliere quella strada, ma devo dire che la soddisfazione di trovarsi dietro al tavolo della giuria (quasi sempre mezzo rotto), con in mano il futuro di un branco di povere anime ignare, vale decisamente tutta la fatica. Nonostante la mia idea iniziale trovo comunque che i bidelli siano “tosti”, insomma, nessuno ti presta assistenza medica come loro: la leggenda narra che l’acqua ghiacciata della loro bottiglietta possa guarire ogni malattia, dalla storta al tumore (è ancora da testare però). Quindi, se da una parte vorrei fare la prof.ssa (soprattutto per osservare in modo compiaciuto le facce terrorizzate degli studenti al momento del fatidico sorteggio per l’interrogazione), dall’altra mi affascina non poco l’idea di fare la collaboratrice scolastica per apprendere la sacra arte della guarigione. Nel dubbio comunque non farò nessuno dei due, non si sa mai.

esatta fra le delicate consonanti, per rendere il ritmo più angelico.

Il loro lavoro consiste nell’occuparsi dell’incantevole e maestoso edificio quale lo è la scuola, dove le menti fresche dei giovani ragazzi vengono preparate al futuro. Si occupano di pulire la sporcizia per rendere il luogo più accogliente e pulito, come svuotare i cestini della spazzatura, pulire le aule e i bagni, spazzare, lucidare, spolverare e smacchiare ogni cosa.

Può sembrare un lavoro sporco, non dignitoso, ma se ci pensate bene anche Cenerentola spazzava, lucidava, spolverava e smacchiava ogni cosa fino a diventare una bellissima principessa, ma oltre che bella, era anche una pulitrice professionista! Sicuramente anche tu avrai incontrato dei bidelli nella tua scuola. Anche se dall’esterno potrebbero sembrare delle comuni persone, all’interno sono come dei simpaticissimi gnomi.

per niente ma che sono costretti ad ascoltare, anche perché, ahimè, se non le ascoltassi potrebbero guardarti con quel loro sguardo torvo e nefasto, che ti immobilizza all’istante, rendendoti incapace di muoverti o parlare.

I professori all’inizio erano persone normali, ma quando hanno iniziato a svolgere il loro mestiere, la loro vita è cambiata in peggio. Se avessero saputo di più sui bidelli, a quest’ora sarebbero stati felici e tranquilli, a pulire e a chiacchierare vivacemente.

Vengono retribuiti per il loro lavoro alla stessa maniera, ma in più i bidelli hanno una vita spensierata e agiata.

Fare il bidello è decisamente un lavoro più onorevole rispetto a fare il professore.

Bidello o professore, quale mestiere mi augurerei di svolgere? Ognuno ha i suoi pregi. Ma il bidello è ciò a cui punto per lavorare. I miei idoli sono i bidelli del secondo piano della Balabanoff, il cui compito tra gli altri è quello di pulire le aule e i bagni, cosa che non mi sembra complicatissima.

Quando li vedo presi nel loro passatempo preferito, cioè giocare a carte negli sgabuzzini e chiacchierare sotto il vano della porta per il giardino, li ammiro con tutto me stesso.

Lavorano e sanno godersi la vita: tutto

Se in futuro mi dovessi trovare a scegliere tra bidello o professore io sceglierei di fare la professoressa. Non ho niente in contrario al lavoro assolutamente ben svolto e non trascurato dei collaboratori scolastici, ma preferisco l’idea di passare da vittima a carnefice. Molti sceglierebbero di fare il bidello perché, effettivamente, non si fa praticamente nulla e si guadagna comunque una somma di denaro più che sufficiente per sopravvivere nel mondo odierno. Nonostante mi attiri

Si muovono lentamente, al buio, osservando e spiando ogni cosa, senza sosta né pietà, confabulando giorni e notte, come dei piccoli gnomi con quel buffo cappelletto a punta, che tintinna ogni volta che spunta dallo spigolo di una porta. Si trovano più vicino a te di quanto ti aspettassi, in un luogo affollato, dove le informazioni passano da un orecchio all’altro alla velocità della luce.

Il nome di queste creature non puoi non conoscerlo, si fanno chiamare da tutti “BIDELLI”.

Ascolta il suono di questa magnifica parola… “bidelli”… Un suono soave, ricca di consonanti dolci come la “b” e la “l”, accompagnati dalle vocali dalla musicalità indescrivibile, in posizione

Trascorrono il loro tempo anche a badare ai bambini, che a loro volta li adorano a tal punto da lasciare le cartacce e gli involucri delle merendine a terra e le scritte sul banco perché sanno che agli gnomi piace tanto pulire così da prepararsi per diventare un giorno una principessa-pulitrice professionista!

Dovete sapere però che nella scuola abitano anche altre creature: i “PROFESSORI”.

Sono esseri tristi, sempre arrabbiati per qualcosa o qualcuno, che usano la loro voce come arma, una voce aspra e stridula oppure una voce tombale e sinistra, tutte e due molto temibili; scagliano libri e quaderni sulla cattedra creando un’onda d’urto che distrugge i timpani degli alunni; le loro labbra sono sempre in movimento, per dire cose che ai ragazzi non interessano

Sono d'accordo con Dante quando dice che non dobbiamo vivere come bruti ma seguire la conoscenza, perché scoprire è bello quanto importante, non si deve limitare la conoscenza, ci si deve aprire alla realtà ed è solo così che noi abbiamo i nostri televisori e cellulari. Se qualcuno, qualche centinaio di anni fa, non avesse fatto quella sua importantissima scoperta che adesso ci da le nostre comodità, vivremmo forse ancora sotto la monarchia di un sovrano, in mezzo a più guerre di quelle che ci sono adesso o chissà, forse non sarebbe cambiato niente.

Io sono pienamente d'accordo con l'idea di Dante che dice che non siamo fatti “per viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza”, perchè ognuno è libero di vivere come crede e come vuole, noi non siamo destinati a vivere come dei servi o delle bestie che vengono comandate e fanno tutto quello che viene loro chiesto. Noi siamo liberi di conoscere e di apprendere quello che ci porta alla felicità, quello che ci fa rendere la vita come un dessert a fine pasto. È come quando scegli il liceo, i tuoi e i professori ti

26 27 4 E Primaria 4 E Primaria
Matteo Onorati, 3F
Joanna Gambod Gacutan, 3F
Siamo “fatti per viver come bruti” o “per seguire virtute e canoscen za”?

dicono la loro rispetto alle tue capacità. Forse i tuoi e i professori avrebbero voluto che tu facessi lo scientifico, però a te piace il disegno l’arte, e allora… che fai?Con lo scientifico avresti potuto affinare le tue capacità, magari andando avanti saresti diventato un matematico oppure un professore, però a te piace disegnare… e allora disegna! Tu sei libero: sei tu che decidi! Nell’ XI e XII secolo se la tua era una famiglia di contadini, tu il tuo discendente e così via sareste rimasti dei contadini, ma ora tu puoi provare a cambiare! Valorizzare le proprie capacità significa che se sei bravo in qualcosa, sei libero di applicarle per accrescere le tue conoscenze. I valori della vita sono le cose a cui tieni di più, possono essere obbiettivi che sembrano raggiungibili o quasi impossibili: questo serve a farti capire quali sono i tuoi limiti, che però con tanta forza e determinazione puoi superare. Anche sentirsi apprezzati, stimati delle persone può essere tra i valori primari della vita.

“Quanto l’abbigliamento e la moda sono importanti per me e quanto condizionano la mia vita e quella dei miei coetanei”.

La prima cosa che io vedo in una persona, quando la incontro, è il modo in cui è vestita. Le scarpe, i pantaloni, la maglia e, a volte, persino i calzini. Ma non per giudicarla o per prenderla in giro, non sono quel tipo di persona. Ma per capire il carattere della gente. Ad esempio, se una persona si veste Indie, secondo me è una persona spensierata e libera, con un tocco di vintage. Oppure se si veste più accuratamente, ci tiene al modo in cui appare e probabilmente è una persona insicura di sé. Ecco, questa è la mia idea di moda. La moda per me è un mezzo per capire le persone. Io tengo molto all’abbigliamento e alla moda, al modo in cui mi vesto e al modo in cui voglio apparire. Cerco di comprare sempre le cose che sono di moda in quel determinato periodo, come le scarpe o i jeans. Questo non per essere uguale a tutti o, come dice mia mamma, per seguire la massa. Ma

perché la moda e l’abbigliamento per me sono una passione, che coltivo disegnando bozzetti o guardando video di stilisti che spiegano come creare abiti meravigliosi.

Purtroppo però, non tutta la gente la pensa come me. Per alcuni la moda e i vestiti sono una vera e propria ossessione, ma non in senso buono. Nel senso che se non si vestono firmati o con cose di marca che costeranno minimo 250 euro si mettono a prendere in giro la gente o a deriderla sul modo in cui si veste. Questo è un comportamento che io non approvo assolutamente. La moda è una cosa bellissima, se vista da un certo punto di vista e penso che molti ragazzi della mia età la vedano come un motivo per bullizzare o essere bullizzati. Quello che io vorrei dire, alla fine, è che bisogna essere liberi di vestirsi come ci pare, essendo liberi e soprattutto orgogliosi dei nostri vestiti e della nostra idea di moda, senza preoccuparsi dell’opinione degli altri, perché vestirsi come ci si sente a proprio agio è una delle cose più belle al mondo. Io amo seguire la moda per distinguermi a modo mio, ma se a qualcuno non piace come mi vesto, non mi importa, perché l’importante è piacere a noi stessi.

Per questo il messaggio che vorrei mandare è di essere sempre felici e fieri di come ci si veste, senza giudicare, dato che essere noi stessi è il modo migliore per distinguersi dagli altri.

chiedono i suoi genitori ma anche perché, in fondo, a lui piacerebbe esserlo. Sarebbe il tipico ragazzo studioso, molto serio e riservatissimo che nel tempo libero divora libri come un topo da biblioteca circondato dalle sue amatissime “sudate carte”, sempre immerso nel suo mondo fatto di poesia e cultura classica, di eroi, di sognatori e amori impossibili.

Un tipo che definiresti strano solo perché non lo conosci e non parla molto, sempre seduto in disparte, pallido e silenzioso. Se avessi la fortuna di conoscerlo penso che proverei ad avvicinarlo e affrontare la sua e la mia timidezza. Vorrei parlarci, all’inizio forse solo per farmi copiare i compiti di grammatica, letteratura ed epica, lo ammetto, ma poi vorrei scoprire quel suo mondo dolce e triste che tanto assomiglia al mio o così mi va di fantasticare.

normale"

È un libro che consigliamo ai bambini della scuola primaria.

Le illustrazioni sono chiare e molto belle.

Balabalibri e Balabafilm

Lo consigliamo perché è molto divertente e anche grandi lo potranno apprezzare.

Nicole Sciubba e Lorenzo Pacifici - 1 F

"Il vestito di Lia"

Le autrici sono Sara Marconi e Daniela Costa.

La casa editrice è Edizioni Corsare.

"Inventario dei giorni sospesi"

Questo libro parla di tante attività da fare nei giorni noioisi e difficili, come quelli in cui non siamo potuti uscire a causa del covid.

Un amico di nome Giacomo

Non posso certo conoscere a fondo Leopardi ma voglio immaginare come potrebbe essere se vivesse nella nostra epoca (anche se uno come lui sarebbe sprecato per la nostra epoca).

Leopardi sarebbe il tipico studente modello, non solo perché glielo

Certo a differenza mia penso che lui sarebbe il tipico amico bacchettone che non si lascia mai andare, che se fai qualche cavolata ti rimprovera a mo’ di mamma, sarebbe il suo modo di dimostrare quanto tiene a te. Da parte mia, se fossi sua amica lo consolerei se, piacendogli qualcuna, lei non lo ricambiasse. Dopo, una volta che si sia ripreso ci metteremmo insieme ad ascoltare musica, un Mozart andrebbe benissimo, poi guarderemmo uno di quei film romantici ma drammatici che ci farebbe piangere ancora, come due stupidi. Me lo immagino come uno di quegli amici che cercano di spiegarti la lezione di matematica o di grammatica, ma che poi non capisci niente perché da una lezione di matematica lui passerebbe a Pirandello alla poesia e alla filosofia, dalla Luna alla Natura. Non puoi certo stargli dietro con la sua cultura sconfinata riuscirebbe a collegare tutto con tutto e farti perdere in una foresta di rimandi ai poeti greci e latini.

Forse sarebbe una persona insicura, sarebbe un po’ quello preso di mira da tutti in classe, ma se avessi il privilegio di essere sua amica lo difenderei a spada tratta, sempre e comunque, ma mi arrabbierei ogni volta con lui per il fatto che non reagirebbe mai, perché… diciamolo, zodiacalmente parlando lui è del Cancro, e le persone Cancro sono buone…troppo buone!

Parla di un bambino, Norman, a cui un giorno spuntarono le ali. Decise di non farle vedere a nessuno nascondendole sotto un giubbetto giallo.

Piano piano diventò sempre più triste e un giorno i suoi genitori gli chiesero perché non si togliesse mai quel giubbotto. Allora Norman …. Questo libro insegna ad accettarsi per come e per quello che si è.

Giulia Di Flumeri – 1 F

"La forma del tempo"

La forma del tempo è un libro scritto da chiara lorenzoni e illustrato da francesca dafne vignaga. È stato scritto nel 2018 e pubblicato nell'aprile del 2020 dalla casa editrice "Lapis".

Il libro parla delle varie sfumature del tempo. Consigliamo questo libro ai ragazzi delle medie per il semplice fatto che in diversi punti bambini potrebbero non capire le similitudini e il senso del libro.

Il libro associa a ogni sfumatura del tempo un animale.

“il tempo è ingombrante come un elefante. Il tempo è gentile come una balena. Il tempo è libero come un’aquila” A noi è piaciuto molto questo libro perché fa riflettere molto sul tempo che sprechiamo ogni giorno per sciocchezze. Questo libro fa riflettere e ci insegna ad apprezzare ogni momento della nostra vita.

Diamante Di Grazia, Livia Pisano, Aurora Bove – 1 F

Come? Cosa?

L'autore e illustratore del libro è Fabian Negrin.

Racconta di un padre che è tornato a casa e ha chiesto un purè di patate ma, per colpa del vento, nessuno capisce cosa vuole.

Lo consigliamo ai bambini dai 6 ai 9 anni perché è una storia simpatica di parole fraintese. Le immagini sono colorate e disegnate molto bene.

Lia è una bambina che ha paura quasi di tutto, in particolare di esibirsi in teatro.

Un giorno la mamma le dice che deve suonare davanti a tutti e … Leggete il libro e vedrete cosa succede!

Manuela daria - 1 F

"Il volo di Sara"

L'autrice è Lorenza Farina, le illustrazioni sono di Sonia Possentini.

Il libro è molto bello e poetico.

Parla della shoah, un periodo buio della seconda guerra mondiale, e dell'incontro tra sara, una bambina, e un pettirosso che l’aiuterà a sopravvivere.

Sara è una bambina ebrea che viene separata dai suoi genitori in un campo di concentramento nazista.

Un giorno incontra un uccellino che le donerà … Il libro parla della libertà che purtroppo non tutti hanno potuto e possono avere.

Lo consigliamo molto alle ragazze e ai ragazzi e di 10-11 anni.

Elisa Di Giovambattista, Luca Camilli, Pietro Cepparulo, Marta Giardina - 1 F

È molto poetico e ha avuto molti commenti positivi.

Le due autrici, Agnes Lestrade e Valeria Docampo, hanno avuto una bellissima idea e invito tutti, grandi e piccoli, a leggere questo piccolo capolavoro!

"Piume arcobaleno"

Questo libro di Laurent Cardon parla di un pollaio e della gallina vanessa che vuole cambiare il colore delle sue penne.

È una storia divertente e ci insegna che dobbiamo accettarci per quello che siamo e che ognuno di noi è unico e prezioso.

"Piccolo in città"

L’autore è Sidney Smith e la casa editrice è orecchio acerbo.

"La buca"

Questo libro mi è piaciuto molto e lo consiglio perché rappresenta molti aspetti della vita dei bambini di età compresa tra 7 e gli 11 anni.

Parla di un posto, “la buca”, nel cortile di una scuola dove i bambini giocano, anche se gli adulti non vogliono.

Un giorno una bambina si fa male e gli adulti tolgono definitivamente la buca.

I bambini, però, trovano un altro posto e …

Franco Toscano Prachkouski, Matteo Gramiccia, Matteo Di Toro - 1 F

L’autore descrive in modo poetico un bambino piccolo che cammina in una città e affronta tutti gli aspetti di un mondo più grande di lui.

È una storia calda e dolce che dà voce a tutti quei bambini che hanno difficoltà a esprimersi e che in un mondo immeso si sentono piccoli.

Ha poco testo e molte immagini piene di dettagli.

Le immagini rappresentano sempre il bambino tra gli alti palazzi e la folla.

Matteo Gasperini e Marta Giardina – 1 F

"Nel paese dei libri"

Il testo è in rima ed è associato a splendide immagini.

È un libro per appassionati di libri e non solo!

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"Norman e la storia di quando pensò di essere

"Il suo piede destro"

Questo libro parla della statua della libertà e del movimento del suo piede destro.

Se volete conoscerne la storia, non vi resta che sfogliare questo libro che ha anche splendidi disegni.

"A che pensi?"

Questo libro è stato scritto da Laurent Moreau.

Parla dei pensieri diversi che ci sono nella testa di varie persone, grandi e piccole.

Questo libro ci è piaciuto molto perché le illustrazioni sono molto colorate e allegre.

"Mappe delle mie emozioni"

Questo libro s’intitola

“mappe delle mie emozioni” e parla di un bambino che viaggia nelle sue emozioni. Viaggia nelle terre della speranza, nelle terre della paura e in altre che scoprirete leggendolo.

Che dire? È un libro emozionante, istruttivo e divertente!

"Tutti i colori della vita"

Questo libro di Chiara

Gamberale ci è piaciuto molto e lo consigliamo ai bambini dai 9 anni in su.

Racconta di persone che conoscono solo un colore, ma poi … Scoprite voi cosa succede!

"Sognando Beckham" e "Malala"

Nei due film, le protagoniste hanno difficoltà a fare ciò che desiderano e che più piace loro.

Nel film “Sognando Beckham” si parla di una ragazza indiana che vuole giocare a calcio, ma i genitori glielo impediscono perché nella cultura indiana le donne non possono farlo.

Nel film “Malala”, che racconta una storia vera, la protagonista vive in pakistan e il suo più grande desiderio è studiare e andare a scuola ma, a causa dei talebani, questo le è vietato.

talebani addirittura, per non farla andare a scuola, le sparano in testa.

In tutti e due film le protagoniste non smettono mai di credere ai propri sogni e con coraggio, determinazione e tenacia riescono a realizzarli.

Malala sarà la più giovane vincitrice del premio nobel per la pace nel 2014.

Questi film mi hanno fatto pensare che nel mondo non tutti hanno la fortuna di fare ciò che desiderano e, in particolare, per le donne può essere ancora più difficile.

È incredibile che ciò che per ragazzi e le ragazze dovrebbe essere normale, come studiare e giocare, ancora oggi in alcuni paesi del mondo è proibito.

Sono Noemi

Ciao, sono Noemi.

Io sono una ragazza di dodici anni, alta, un po’ sovrappeso, ho dei capelli rossi e occhi verdi. Sono timida e silenziosa. Prendo bei voti a scuola ma questo non significa che ho degli amici, infatti alle elementari mi consideravano strana. Quando ho cominciato le medie mi sono detta “Oggi tutto cambierà!”

Smontare i Bulli

Gli alunni e le alunne delle classi prime di scuola secondaria nel corso del corrente anno scolastico 2021-2022, all’interno del progetto finanziato dal Comune di Roma, sul bullismo e sul cyberbullismo, hanno realizzato disegni, fumetti, scritto racconti e riflettuto su questo tema.

L’intento è quello di prevenire episodi di violenza sia verbale che fisica, educando all’uso consapevole e responsabile delle nuove tecnologie.

Gli elaborati dei ragazzi e delle ragazze, sono confluiti in un libricino che contribuirà in modo creativo e originale a divulgare un messaggio importante contro ogni forma di bullismo.

Buona lettura!

I miei compagni sembravano molto simpatici e gentili, di sicuro molto allegri. Nei primi giorni di scuola mi sentivo sperduta. Pensai che fosse normale perché erano i miei primi giorni alle medie e non conoscevo nessuno. Nei giorni successivi nessuno dei miei compagni e delle compagne di classe si occupò di me, sembrava fossi trasparente. Cercai, quindi, di inserirmi in qualche gruppetto che si formava a ricreazione o al cambio dell’ora. Come per magia l’allegra compagnia si scioglieva e si spostavano tutti più in là.

In classe alcuni cominciarono a notare e a farmi notare che non ero proprio una modella; infatti, per rivolgersi a me, mi davano dei “simpatici” soprannomi come: ciambella, mucca, elefante, secchiona e grassona.

Questi soprannomi non mi piacevano ma stavo al gioco, pensando che fosse un modo per far parte del gruppo, ma non cambiava mai niente. A ricreazione ero sempre sola; le mie compagne scherzavano e ridevano anche con il gruppo dei maschi, mi sentivo sbagliata e volevo essere come loro.

A casa per non sentirmi sola mangiavo continuamente e di tutto, fino a sentire la nausea. Mi ero creata una nuova identità sui social, lì potevo essere come avrei voluto.

A scuola le cose peggiorarono quando, nel giro di pochi giorni, mi chiusero a chiave nel bagno e mi misero una gomma da masticare nei capelli. Dovevo essere proprio ridicola ai loro occhi e nei giorni seguenti, a casa, finsi di stare male. Mi chiusi in camera e mi facevo rivedere solo all’ora di cena. Non volevo più andare a scuola, mi veniva l’ansia solo al pensiero di essere in classe, o meglio di oltrepassare il cancello.

A casa cominciai sempre più spesso a inventare dei mal di

pancia che mi costringevano a stare a letto, altre volte uscivo di casa ma invece di entrare a scuola andavo in giro. Un giorno decisi di allontanarmi dal quartiere, presi la metro e scesi senza vedere la fermata. Mi trovai in una parte della città che non conoscevo. Mi sentii persa. Non sapevo cosa fare, piangevo a dirotto, credevo che non sarei più riuscita a tornare a casa. Alla fine chiamai mia madre. La sua voce allarmata dall’altra parte del telefono e le sue parole di incoraggiamento mi aiutarono a calmarmi e a riprendere la metro e fare il percorso al contrario. Arrivata a casa mia mamma mi chiese perché non ero andata a scuola, le risposi che avevo un’ interrogazione e non avevo studiato bene. Non fece fatica a crederci, a scuola non ero più la prima della classe. La mia vita era un disastro non credevo più in me, non parlavo con i miei genitori e l’unica cosa che mi importava erano i social, dove nessuno sapeva chi fossi.

Vivo da un anno chiusa nella mia stanza, il mio computer è sempre acceso, anche di notte chatto con tanti amici, che non conoscono la mia vera identità.

Ciao, sono Noemi.

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1 C
Classe
Elisa Francesconi,
1H

Tutta colpa di un cerotto

Luca era un ragazzo basso, cicciottello, aveva gli occhiali e molti brufoli. Un giorno mentre tornava da scuola per andare agli allenamenti di basket, nel tragitto cadde e si fece male al ginocchio. Quando arrivò in palestra, andò in infermeria e si fece dare un cerotto. Nello spogliatoio Nicolas, il bullo della scuola, fu colpito dal cerotto di Peppa Pig con i cuoricini che Luca aveva sul ginocchio. Nicolas era un ragazzo con un bel fisico, con una pettinatura alla moda, alto e biondo, con gli occhi verdi ed era molto ammirato dalle ragazze. Vedendo Il cerotto esclamò :”Wow, è arrivata la femminuccia sfigata, che bel cerotto che hai!!!!!”. Luca, rosso dalla vergogna, uscì fuori dalla palestra mentre gli altri ridevano e si chiuse in ba gno piangendo. Dopo essersi asciugato le lacrime, si strappò il cerotto e rientrò. Inizio l’allenamento e fece finta di niente mentre gli altri continuavano a ridere. Dopo la lezione tornò nello spogliatoio e Nicolas riprese a prenderlo in giro insieme agli altri. Il problema era che Luca e Nicolas si trovavano nella stessa classe e le prese in giro continuarono anche in classe. Tutti ridevano e lo chiamavano “Peppa Luca”, tranne Janette, la ragazza più bella della classe. Stanca di quella situazione che andava avanti da giorni, andò dalla professoressa denun ciando quanto stava accadendo. Nicolas venne aspramente rimproverato davanti alla classe e dovette chiedere scusa a Luca. Nei giorni successivi Janette spesso andava a parlare con Luca e divenne ben presto la sua migliore amica. Egli fi nalmente non venne più preso in giro e decise di aiutare sui social, i ragazzi che subivano atti di bullismo, convincendoli a denunciare i bulli.

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Disegni 1 e 2 H e I

ACQUA PULITA….

L’ORO BLU STA SPARENDO!

Vièmaicapitatodicamminareinriva al mare e notare alcuni pesciolini morti? Nonostante esistano molti impianti di depurazione, infatti, sembra proprio che l’inquinamento delle acque sia sempre più evidente. Cerchiamodicapireperché: i fertilizzanti sintetici ad esempio, sonomoltoutiliallepiantemasoloil 5% serve allo scopo, il resto viene disperso finendo nelle acque. La “eutrofizzazione” infatti, soprattutto in un lago, provoca la morte degli esseri viventi presenti. Conclusione: sono circa 400 le zone “morte” negli oceani.

E non possiamo permetterci di restareaguardare!

Glistudiosihannonotatocheintutto il mondo gli stagni e i laghi stanno sparendo a causa dei cambiamenti climatici ma anche per mano dell’uomo. Delle zone umide restanti inoltre,ancheinItalia,solo1su4èin

buona salute. L’uomo, attraverso l’uso smodato dei pesticidi, dei fertilizzanti e degli scarichi abusivi dove vengono gettati coloranti, metalli,plasticaesostanzeoleose,ha contribuito a questo stato di calamità.

Cosapossiamofarequindi? Avanzate tecnologie a Singapore hanno permesso di trasformare l’acqua di scarico in potabile e questo ha risolto, ad esempio, il problema dell’esigenza di acqua in un paese di grande densità di popolazione.

Altra soluzione è stata l’invenzione dell’irrigazione a goccia che, non solo è migliore per la crescita delle piantemaevitaladispersioneinutile, risparmiandomoltaacqua.

Non è corretto perciò dire che l’acqua è una risorsa inesauribile, anzi, e c’è ancora molto da fare.

__________________BALABABLU

L’acqua che cade sulla superficie terrestre non è infatti tutta utilizzabile; quella che cade sugli oceani, ad esempio, non lo è. Se pensiamo alle precipitazioni poi, notiamochenoncadononellastessa quantità ovunque. Ci sono aree desertiche dove anche per un anno non piove mai. L’inquinamento poi rende inutilizzabili molti bacini di acquerestanti

Le cause dell’inquinamento possono esserenaturali,prodotteadesempio da detriti o polveri ma spesso sono, come abbiamo detto, antropiche, cioè causate dall’uomo.

Cosa evitare quindi se vogliamo salvare l’Oro blu?

Limitare la produzione di scarti alimentaricheproduconocarbonioe azoto.

Limitare l’uso degli insetticidi che oltretutto sono nocivi anche alla salute dell’uomo.

Vietare gli scarichi industriali senza controllo.

Evitare sostanze organiche tipo i detersivi che provocano la morte delle alghe e, di conseguenza, accelerano il consumo di ossigeno

da parte dei batteri decompositori, quindi la morte degli organismi acquatici.

Non viviamo perciò un periodo fortunato per le nostre acque ed è per questo che siamo obbligati a “rimboccarci le maniche” se non vogliamo trovarci in futuro senza acqua pulita o addirittura, e ancora peggio,senzaacqua.

Dobbiamo cambiare il nostro stile di vita. Non è facile ma dobbiamo sicuramenteimpegnarci.

EmanueleBucolo IAsecondaria

FUMO – LIBERI DI SAPERE, LIBERI DI SCEGLIERE!

Gentili lettori, oggi abbiamo intervistato Etta, la signora sigaretta:

Signora Etta può dirci, data la sua esperienza, chi fuma in Italia?

In Italia ci mette tra le labbra il 25,1% degli uomini e il 16,9% delle donne, per un totale di circa 11 milioni di persone.

Il dato che ci conforta di più riguarda proprio le donne come me: l’Italia è uno dei paesi europei in cui il fumo al femminile è in costante crescita.

Il numero di donne fumatrici è aumentato e di conseguenza anche quello delle patologie legate al fumo: in Italia, nel 1970 morivano 2.300 donne per tumore al polmone, oggi questo numero è salito superando i 3.600 casi all’anno.

È in aumento anche il numero di adolescenti che iniziano a fumare fra i 15 e i 17 anni. Entrare in polmoni così giovani, mi creda, è un vero piacere.

Signora Etta di quali sostanze è composto il suo corpo?

Principalmente di nicotina, monossido di carbonio e catrame, lo so, sono bellissima! Ma divento ancora più bella quando mi accendono: con la combustione, sono oltre 4.000 i composti che si sprigionano dal mio corpo, di cui 80 sono cancerogeni, cioè in grado di provocare tumori nell’uomo.

Signora Etta quando qualcuno accende ed aspira qualche suo parente, cosa succede nel corpo? I miei poveri parenti si trasformano in fumo che annerisce i polmoni, provoca ostruzioni nelle arterie ed il sangue fa più fatica a circolare e può provocare infarti.

Qualche mio parente è solito provocare anche tumori alla vescica e decadimento dell’epidermide. Qualcun altro reca disturbi alla vista, attacca i collegamenti oculari e provoca nella maggior parte dei fumatori la cataratta e altri disturbi. La cosa di cui andiamo più fieri è la dipendenza che creiamo: quando ci aspirano stimoliamo il rilascio di dopamina, il

neurotrasmettitore responsabile dei meccanismi di ricompensa e gratificazione. E siamo abilissimi ad accelerare la morte dei neuroni

Signora Etta cosa succede quando si smette di fumare?

Spero non avvenga mai questo momento! Nelle prime 48 ore la persona che smette inizia a sentirsi meglio, poverino. Poi inizia la crisi di astinenza, capisce che siamo irresistibili e si pente di averci abbandonato. Non è facile sopportare la mancanza della nostra nicotina e della nostra compagnia. Passerà un mese molto tormentato, e per cosa? La salute?

Signora Etta la ringrazio moltissimo per la sua disponibilità nel rispondere alle domande.

Grazie a lei, se vuole ora può fumarmi!

Meglio di no, grazie.

Vorrei concludere questo articolo con una mia personale opinione sul fumo: IncontrareEttanonèstatomoltopiacevole. Gliscienziatielestessepersonechefumanohanno dimostrato che fumare fa male al corpo e alla mente. Purtroppo, la famiglia di Etta continua ad essere prodotta e venduta in tutto il mondo. Anche se siamo consapevoli del danno che provocano le sigarette, molte persone continuano a consumarle. Fumare fa male, non iniziate se ancora non l’avete fatto. Se siete fumatori, smettete subito, perché mettete a rischio la vostra vita e quella degli altri.

Moreno Cuciniello- IIA

Sofia Ayovi Lopes, Iris Pietroiusti, Stella Rodia

In questo libro sono raccolti i racconti, le poesie, i fumetti e gli slogan realizzati dagli alunni e dalle alunne delle classi prime di scuola secondaria nel corso del corrente anno scolastico 2021 2022, all’interno del progetto finanziato dal Comune di Roma, sul bullismo e sul cyberbullismo.

prevenire episodi di violenza sia verbale che fisica, educando all’uso consapevole e responsabile

Si ringraziano tutti i docenti che hanno coordinato le attività nelle rispettive classi e i ragazzi e le ragazze che hanno contribuito in modo creativo e originale a divulgare un messaggio importante contro ogni forma di bullismo.

Un ultimo ringraziamento alle professoresse per aver curato l’impaginazione

____________________ PRESENTAZIONE

ILBULLISMO

Il termine bullismo definisce il comportamento aggressivo e ripetitivo nei confronti di chi non è in grado di difendersi. Il Bullo è colui che si comporta con violenza sia fisica che psicologica nei confronti di una vittima, che subisce tali atteggiamenti. La sofferenza psicologica e l’esclusione sono spesso comportamenti che alcuni bambini sono costretti a subire attraverso ripetute umiliazioni da coloro che invece ricoprono il ruolo di bullo.

Un esempio di bullismo è quando un bambino che va a scuola e incontra un altro compagno più grande e più forte di lui subisce violenze verbali e fisiche per cercare di sottometterlo, umiliarlo isolarlo. Spesso questi atteggiamenti si manifestano in gruppo verso un unico bambino, perché la maggioranza è più forte.

Il cyberbullismo è un atto aggressivo, intenzionale condotto da un individuo o un gruppo usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel tempo contro una vittima che non può facilmente difendersi.

Il bullo riesce a mantenere in rete l’anonimato, ha un pubblico più vasto, ossia il Web, e può controllare le informazioni personali della sua vittima

Per esempio un ragazzo va in un sito dove si può chattare e riceve da un altro utente messaggi con frasi con cattiverie come: ucciditi, fai schifo, non vali niente, che lo fanno ovviamente soffrire.

CYBERbullismo
Classe1H- 1I,2H-2I

IL BULLISMO CONTRO LE DONNE

Fin dall’antichità le donne venivano uccise, frustate e fatte schiave. Per me questo atteggiamento è una forma di bullismo, perché lo considero una forma di violenza, anche verso le donne. I fatti di cronaca che ascolto al telegiornale, mi fanno capire che continuano a succedere.

L’8 marzo di tutti gli anni si festeggia la giornata internazionale delle donne. Questa data si ricorda perché, proprio l’8 marzo del 1908, in una fabbrica dove lavoravano, con orari massacranti, molte donne, mamme e ragazze, scoppiò un terribile incendio e le donne che erano all’interno non riuscirono a scappare, perché i cancelli erano chiusi e sorvegliati dai caporali. Tentarono di fuggire, ma restarono intrappolate e molte di loro morirono bruciate e soffocate.

Tutti gli anni, l’8 marzo, si ricorda il sacrificio di queste donne offrendo e regalando un bellissimo fiore, la mimosa. Secondo me, la donna, la mamma, e tutte le ragazze, di tutti i colori, senza distinzione, devono essere rispettate e amate, non solo l’8 marzo, ma tutti i giorni.

A
1

________Alessandro e la preside

Un giorno un bambino di nome Alessandro veniva preso in giro per la sua bassa statura.

Una volta venne picchiato così fortemente che gli venne un occhio nero. Tornato a casa la madre gli chiese il motivo dell'aggressione ed egli le spiegò tutto; la madre prese subito provvedimenti e chiamò la preside, ma la preside era la madre di uno dei ragazzi violenti che aveva picchiato Alessandro e non credette che proprio suo figlio era stato coinvolto nella triste vicenda. I bulli continuarono a prendere in giro Alessandro finché la preside non si rese conto di persona, vedendoli con i suoi occhi, che anche suo figlio faceva parte del gruppo dei ragazzi " bulli" e nel vederli urlò subito:<<Smettetela immediatamente, siete sospesi per una settimana!>>. In più i ragazzi dovettero prestare servizio presso una casa famiglia con bambini orfani e, grazie, anche a questo tipo di esperienza i ragazzi “bulli” avevano capito che bullizzare ragazzi non era né divertente né carino e si scusarono con Alessandro.

Beatrice Sergio, Matteo Rosati, Federica Zarabini, Leonardo Aricò classe 1E

La mia cicatrice

Cominciò tutto dalla mia cicatrice sulla fronte. Mi chiamo Mattia, frequento la seconda media e sono un bambino tranquillo, molto timido, magrolino e di media statura. Ho i capelli castano chiaro non molto lunghi, gli occhi verdi, il naso piccolino a patata e una bocca piccola con labbra sottili. Il mio segno particolare è una cicatrice sulla fronte che mi sono fatto cadendo dalla bicicletta e che cerco di coprire con la frangetta. Spesso indosso vestiti casual perché sono un tipo sportivo e mi piace molto correre.

Qualche mese dopo l’inizio della prima media, un gruppo di miei compagni che si conoscevano dalle elementari, cominciarono a prendermi in giro, prima alle mie spalle e poi in modo diretto. Ero bersagliato continuamente dalle loro battute, ogni pretesto era buono per deridermi. Il capo del gruppo era Antonio, un tipo grosso, molto alto, robusto e presuntuoso.

Ci fu un evento specifico, che accadde dopo le feste natalizie, che mi segnò veramente tanto. Fu un video postato sui social che prima si diffuse nella classe, ma poi fece il giro della scuola.

Il video mostrava il mio volto e Antonio e i suoi amici che mi deridevano, mostrando la mia brutta cicatrice.

Mi sentivo un insetto schiacciato da una scarpa, provavo a nascondere la mia cicatrice con i capelli ma inutilmente. Mi sentivo solo e perso e non riuscivo a parlarne con altre persone. Poi entrammo in lockdown per via del covid e quando cominciò la DAD, loro continuarono a prendermi in giro, mandandomi messaggi orribili sul mio profilo Instagram. Un giorno non ce la feci più, non riuscivo a tenermi tutto dentro e così confidai il mio malessere ai miei genitori. Loro riferirono l’accaduto alla polizia postale e alla preside. Fortunatamente il fatto si risolse in pochi giorni e tutto tornò presto alla normalità.

Tutti i compagni vennero sospesi e Antonio poi cambiò scuola. Ora sono tranquillo, ho tanti amici con cui condivido la passione per il calcio ma quando rivedo la mia cicatrice, mi torna nella mente tutta la sofferenza che ho provato in quel periodo.

G.Bove, M.Santicchia, S.Romani Cinelli, V.Chen

Classe1D
Classe 1 C MarioDeLuca,SofiaAyoviLopes,MarcoSemeraro,MarcoSergenti.

Giuseppe “smonta” il bullo

Tutto era cominciato per gioco. Piccoli scherzi in classe, poi a ricreazione quando si scendeva a giocare in giardino, l’arrivo di Andrea e….. la vita di Giuseppe ad un tratto cambiò. L’estate prima di cominciare le medie era ingrassato di qualche chilo. Giuseppe era il più basso della classe, ma anche il più piccolo per età. Aveva un buon carattere ed era molto bravo a scuola. Andrea era arrivato alla fine del mese di settembre, era molto vivace e subito aveva attirato l’attenzione dei compagni con i suoi racconti e gli scherzi che faceva. Giuseppe lo osservava mentre tutti gli stavano intorno e lo seguivano. Nel giro di pochi giorni Giuseppe era diventato la vittima di Andrea, mentre i compagni ridevano per ciò che accadeva: gli nascondeva l’astuccio, gli attaccava bigliettini sulla schiena, lo spingeva quando erano in fila, lo prendeva in giro per il suo aspetto fisico. Giuseppe, non sapendo con chi confidarsi, tornava a casa disperato e si chiudeva in camera. Rimaneva da solo per ore e ripensava a quello che era successo a scuola, poi scoppiava a piangere. Era arrivata la primavera e, come ogni giorno, la sua classe faceva ricreazione in giardino. Andrea sapeva che Giuseppe era allergico al polline. Spesso lo prendeva in giro per il naso che gli colava e il viso che gli diventata tutto rosso quando starnutiva. Un giorno, nella prima settimana di aprile si avvicinò a Giuseppe, con la scusa che voleva regalargli qualcosa per farsi perdonare per quello che gli aveva fatto in precedenza. Lo trascinò fino alla siepe, dove c’erano molte piante e tra queste una alla quale Giuseppe doveva essere sicuramente allergico. Dopo pochi minuti, infatti, Giuseppe faceva fatica a

respirare, il suo viso diventava sempre più rosso e non riusciva a parlare. Andrea sghignazzando lo indicava e rideva di lui e gli altri facevano lo stesso.

La professoressa di matematica, che era lì in giardino a sorvegliare la classe, si accorse di ciò che stava succedendo. Soccorse Giuseppe e fece chiamare un’ambulanza.

Appena Giuseppe fu fuori pericolo chiese spiegazioni ad Andrea, lo portò in classe e gli fece capire quale rischio avesse corso il suo compagno. Quel fatto rimase nella mente di Andrea. Di pomeriggio, mentre era a casa da solo, come al solito, cominciò a riflettere su quello che aveva fatto.

Il giorno seguente, mentre erano nel laboratorio di informatica, Giuseppe notò che Andrea stava seduto in disparte e allontanava i compagni che gli si avvicinavano. All’inizio pensò che fosse arrivato il momento di vendicarsi, ma non era capace di fare certe cose. Si fece coraggio, si avvicinò ad Andrea, gli disse che si sentiva meglio e gli chiese se volesse fare un giro del giardino con lui durante la ricreazione. Si abbracciarono.

Andrea si commosse e gli spiegò che era dispiaciuto per quello che aveva fatto e che era confuso. Gli raccontò che si sentiva molto solo perché a casa nessuno gli dava attenzioni. I suoi genitori non parlavano mai con lui e non si preoccupavano di ciò che gli succedeva. Aveva pensato di prendersela con qualcuno e Giuseppe gli era sembrato quello giusto. Con i suoi scherzi avrebbe attirato l’attenzione su di sé e avrebbe avuto tanti amici. Da quel giorno Giuseppe e Andrea sono amici inseparabili. Giuseppe aveva trovato il coraggio di smontare il bullo

Classe 1 C
BeatriceColuccia MatteoIacovone IlariaLuchetti
Tiziano De Paolis, 1 H

Il passato che ritorna

Ginny stava per varcare la porta del teatro della scuola, aveva il fiatone e la gola secca. Voleva scappare quando vide un volto familiare: era Tracy, la sua amica d’ infanzia! Era proprio lì, davanti a lei! Ogni volta che la guardava le venivano in mente dei brutti ricordi collegati a lei, in particolare le tante prese in giro anni prima, quando erano piccole. Tracy la notò subito e sul suo volto comparve una risatina malefica. L’insegnante accolse Ginny con un caloroso saluto, l’accompagnò in sala e lei si mise seduta. Dopodiché l’insegnante disse: “Pronti ragazzi? Proviamo la prima scena!” Dopo la lezione di teatro il maestro chiese a Ginny di socializzare un po’ con gli altri poiché lui doveva andare dalla preside Mrs Brook , dall’altra parte dell’istituto. Subito Marie e Tracy si diressero da lei, la presero e la strattonarono dicendole che era una fallita, un’imbecille e una buona a nulla. Poi la presero per un braccio e la rinchiusero nello sgabuzzino del teatro. L’insegnante tornò e salutò tutti perché la lezione era finita ma non si accorse che Ginny era rinchiusa nella stanza accanto. Questa storia si ripeté per alcune settimane e Ginny piano, piano stava perdendo la fiducia in se stessa. Stava rivivendo una storia già conosciuta e la paura e l’angoscia pian piano presero il sopravvento. Ogni volta che lei tornava a casa scoppiava in lacrime, si buttava sul suo lettino scricchiolante e non faceva più entrare nessuno nella sua camera. I suoi compagni Stefy, Mark, Emma, e Charlie assistevano a queste violenze ma nessuno di loro aveva il coraggio di riferirlo all’insegnante.

Un giorno Emma dopo l’ennesimo atto di bullismo, prese coraggio e andò a raccontare tutto alla sua insegnante.

Il giorno dopo a lezione la docente esordì con un tono di voce brusco: “Fermi ragazzi, prima di cominciare vorrei dirvi una cosa.” Ginny era agitata, ogni volta che sentiva la frase “Vi devo parlare” si spaventava molto. L’insegnante iniziò schiarendosi la voce: “Ragazzi, ho sentito da una vostra compagna che qualcuno sta facendo cose brutte a Ginny.”

Ginny ,Tracy e Marie si pietrificarono. L’insegnante continuò: “Tracy, Marie, chiedete subito scusa alla vostra compagna!” Le due con un filo di voce si scusarono davanti a tutta la classe e promisero che non le avrebbero più fatto del male. Sembravano seriamente pentite e Ginny le perdonò. L’insegnante rispose: “Brave ragazze, ora sedetevi ai vostri posti e alla fine della lezione chiameròivostrigenitori.”

Tracy parlò a lungo con i genitori e con la preside. Di comune accordo, decisero di assegnare alla ragazza un’attività di solidarietà in una casa di accoglienza dove erano ospitati bambini orfani. Anche Ginny partecipò al progetto e insieme lavorarono in piena sintonia fino a diventare migliori amiche. A.Sernicoli, A. Mannucci, M.Bonesi, F. Anicini 1D

Il nuovo alunno

Era un giorno come gli altri, quando la professoressa annunciò l’arrivo in classe di un nuovo alunno. In quel momento entrò un ragazzo che timidamente si presentò in un italiano un po’ stentato. Diceva di chiamarsi Mohammed e che veniva dall’Egitto. Suo padre lavorava in Italia da alcuni anni e lui e la madre lo avevano raggiunto da pochi mesi. Da quel giorno diventò vittima di Josh, il bullo della classe. Un giorno durante l’ora di buco, mentre tutti erano in giardino, Josh e i suoi quattro amici, iniziarono a prenderlo in giro pesantemente per come si vestiva e per come parlava. Egli provò a reagire, ma Josh e gli altri lo picchiarono. Quando tornò a casa, la madre, vedendolo con i lividi sulle braccia, chiamò la preside che convocò subito i genitori di Josh. Egli venne sospeso per tre giorni ma quando tornò a scuola, continuò a prendere in giro Mohammed. Esasperato, riferì tutto alla madre e così lei chiese ai genitori di Josh di incontrarsi per risolvere questa situazione. Dopo l’incontro, la mamma di Josh parlò con suo figlio e gli raccontò la difficile storia di Mohammed: il lungo viaggio attraverso il Mediterraneo, l’arrivo in Italia e il difficile inserimento in un paese straniero. Il giorno dopo a scuola Josh si scusò con Mohammed e gli disse che gli dispiaceva di tutto quello che aveva fatto e che aveva capito di aver sbagliato. Lui accettò le scuse, si strinsero la mano e da quel giorno divennero migliori amici.

A.DiRubbo,Y.Hovarth,M.Maltese,M.Ortenzi,G.Senese 1D

NicolòGarroni,1H

Classe1C_SaraAntonelli,JacopoBalbi,GretaMarroni,ValerioMiglietta.

Le ferite rimangono

Federico aprì la porta sperando che la madre non lo sentisse. Ma non fu così e la madre gli chiese preoccupata: “ Cosa hai fatto all’occhio?”.

Non era la prima volta che Alessio lo picchiava …

Cominciò tutto all’inizio della scuola media. Alessio ed i suoi complici lo avevano già preso di mira, lanciandogli aeroplanini e palline di carta, ma lui non aveva dato peso a questi fatti perché sperava che prima o poi loro si sarebbero stancati o lo avrebbero lasciato stare.

Dopo qualche mese però, iniziarono ad offenderlo con brutte parole ma Federico continuò a far finta di niente anche se dentro soffriva e si vergognava a parlarne con i suoi genitori. Finché un giorno Alessio e il suo gruppo lo trovò in bagno e iniziò, prima a prenderlo in giro e poi a spintonarlo. Fortunatamente arrivò il bidello che li separò e li rimandò in classe. Federico aveva paura e non voleva più andare a scuola. Anna una sua compagna di classe che conosceva la sua vicenda, non vedendolo da più di una settimana a scuola, si confidò con la professoressa, raccontandole tutto quello che era accaduto. Lei convocò i genitori di Alessio e degli altri del gruppo e vennero presi dei provvedimenti disciplinari. Alessio, dopo essere stato sospeso, cambiò scuola.

Passò circa un mese e un pomeriggio, Federico sentì suonare il campanello di casa. Andò ad aprire e si trovò davanti Alessio. Egli si era reso conto degli errori che aveva commesso ed era pentito. Federico lo perdonò però quelle

cicatrici rimarranno purtroppo per sempre nel suo cuore come un foglio stropicciato.

R.Gorgolini, L.Nobili, F. Salvia, V. Spadoni 1D

Classe
1 H

Disegno Classe 1 H e I , 2 H e I

Un giorno c’era un bambino di nome Lucas, che, come sempre dopo la scuola andava a giocare a basket. Ogni volta che finiva l’allenamento e che l’allenatore se ne andava, dei ragazzi prendevano i palloni e li lanciavano addosso a Lucas, che raccontava quanto gli accadeva solo ad un suo amico di nome Mirko. Qualche settimana dopo questo gruppo di ragazzi rinchiusero Lucas nel bagno e lo picchiarono. Quando arrivò Mirko, liberò Lucas che gli raccontò tutto. Mirko, stanco di quello che l’amico stava subendo, corse nella palestra e, quando quei ragazzi tirarono i palloni a Lucas, fece un video. Il giorno seguente, Mirko e Lucas fecero vedere la registrazione all’allenatore che chiamò subito le famiglie dei ragazzi, raccontando tutto ai genitori.

La madre ed il padre del ragazzo più violento del gruppo che avevano rinchiuso Lucas non dissero niente al figlio; l’allenatore, quindi, capì che era cambiato ben poco e cercò di comprendere come mai quel ragazzo si comportasse in quel modo.

Parlando con lui, l’allenatore capì che i genitori lo avevano trattato male durante l’infanzia e quindi lui si comportava allo stesso modo con altri coetanei. Da quel momento l’allenatore prese a cuore sia Lucas che il ragazzo “bullo” con cui parlò a lungo e alla fine riuscì a far riappacificare i due che tornarono a giocare insieme nella stessa squadra.

Laura Maria Trenti, Robert Miranda, Davide Poggi, Claudia De Giorgi (classe 1E).

L’unione fa la forza

Un giorno una ragazzina di nome Ariel stava pranzando con alcuni suoi amici. Ad un certo punto arrivò un gruppetto di ragazzi che cominciò a prenderla in giro per la sua bassa statura. Il giorno seguente Ariel rivide quel gruppo di ragazzi a scuola che, dopo aver preso le sue cose e averle messe in alto, la presero in giro ridendo del fatto che non poteva riprenderle a causa della sua statura; lei si mise a piangere e loro la derisero canticchiando: “Ah, ah, ah, nana, nana!”. Allora Ariel piangendo corse in bagno e dopo le sue amiche, accortesi della sua assenza, andarono a cercarla e dopo essersi fatte raccontare quanto fosse accaduto, le consigliarono di andare a raccontare tutto alla loro maestra. Appena uscirono dal bagno, essendo il momento della ricreazione, ritrovarono in corridoio il gruppo di ragazzi che continuò a prenderla in giro dicendo: “Uh, la ragazzina che piange e che chiama le sue amichette…ah, ah, ah!”.

Disegno Classe 1 H e I , 2 H e I

Ariel tornò in classe e la maestra le chiese come mai avesse pianto, ma lei rispose che aveva un bruciore agli occhi.

Purtroppo Ariel continuò ad essere bullizzata per diversi giorni, così, alla fine, si decise a parlarne con la sorella maggiore. La sorella la esortò a farsi difendere dalla classe contro i ragazzi “bulli” che accettarono di unirsi per rimproverare i ragazzi violenti. Gli amici di Ariel spaventarono il gruppo di ragazzi violenti e, attraverso le loro parole forti e chiare, dal quel momento in poi, non presero più in giro nessuno.

1E).

GiorgiaNovella,PrimaI

Amici nemici

Un pomeriggio, come al solito Will arrivò tardi agli allenamenti di calcio. Will era un ragazzo grassottello, basso e pieno di brufoli. Quando entrò negli spogliatoi, Alex era lì ad aspettarlo, pronto per fargli i soliti scherzi. Egli era un ragazzo in forma, era bravo a calcio e a scuola e se ne vantava con tutti. Dall'inizio della scuola prendeva in giro Will per il suo aspetto e gli scherzi erano continuati anche in rete.. Alex e i suoi amici, prima che Will entrasse negli spogliatoi, avevano rovesciato dell'acqua per terra e Will entrando scivolò, cadendo a terra. Tutti si misero a ridere, ma come al solito Will per non fare brutta figura, sorrise facendo finta di niente. Ma quando tornò a casa, si buttò sdraiato sul letto e si mise a piangere. Ad un certo punto però il pianto si trasformò in rabbia e decise di dare una bella lezione ai suoi aggressori, insomma “Chi la fa, l’aspetti”. Così il giorno dopo arrivò in anticipo agli allenamenti e si accorse che non c'era Alex e così mise in atto il suo piano, sperando che funzionasse. Quando Alex arrivò, non trovò i suoi scarpini, li cercò dappertutto e non si rese conto che Will li aveva nascosti in un posto sicuro. Per questo non si poté allenare e dopo la lezione Will confessò lo scherzo ma Alex non accettò le sue scuse e gli urlò che gliela avrebbe fatta pagare. Allora Will si fece coraggio e riferì tutto quello che era successo al mister, il quale sgridò Alex, informò i suoi genitori e non lo fece più giocare per tutta la stagione. Così Alex rifletté su ciò che aveva fatto e si convinse a chiedere scusa a Will. Da quel giorno divennero amici e compagni di squadra imbattibili.

A.Tarasov,A.Antonioli1D
Classe 1B

Sono Noemi

Ciao, sono Noemi.

Io sono una ragazza di dodici anni, alta, un po’ sovrappeso, ho dei capelli rossi e occhi verdi. Sono timida e silenziosa. Prendo bei voti a scuola ma questo non significa che ho degli amici, infatti alle elementari mi consideravano strana. Quando ho cominciato le medie mi sono detta “Oggi tutto cambierà!”

I miei compagni sembravano molto simpatici e gentili, di sicuro molto allegri. Nei primi giorni di scuola mi sentivo sperduta. Pensai che fosse normale perché erano i miei primi giorni alle medie e non conoscevo nessuno. Nei giorni successivi nessuno dei miei compagni e delle compagne di classe si occupò di me, sembrava fossi trasparente. Cercai, quindi, di inserirmi in qualche gruppetto che si formava a ricreazione o al cambio dell’ora. Come per magia l’allegra compagnia si scioglieva e si spostavano tutti più in là.

In classe alcuni cominciarono a notare e a farmi notare che non ero proprio una modella; infatti, per rivolgersi a me, mi davano dei “simpatici” soprannomi come: ciambella,

mucca, elefante, secchiona e grassona.

Questi soprannomi non mi piacevano ma stavo al gioco, pensando che fosse un modo per far parte del gruppo, ma non cambiava mai niente. A ricreazione ero sempre sola; le mie compagne scherzavano e ridevano anche con il gruppo dei maschi, mi sentivo sbagliata e volevo essere come loro. A casa per non sentirmi sola mangiavo continuamente e di tutto, fino a sentire la nausea. Mi ero creata una nuova identità sui social, lì potevo essere come avrei voluto. A scuola le cose peggiorarono quando, nel giro di pochi giorni, mi chiusero a chiave nel bagno e mi misero una gomma da masticare nei capelli. Dovevo essere proprio ridicola ai loro occhi e nei giorni seguenti, a casa, finsi di stare male. Mi chiusi in camera e mi facevo rivedere solo all’ora di cena. Non volevo più andare a scuola, mi veniva l’ansia solo al pensiero di essere in classe, o meglio di oltrepassare il cancello.

A casa cominciai sempre più spesso a inventare dei mal di pancia che mi costringevano a stare a letto, altre volte uscivo di casa ma invece di entrare a scuola andavo in giro.

Un giorno decisi di allontanarmi dal quartiere, presi la metro e scesi senza vedere la fermata. Mi trovai in una parte della città che non conoscevo. Mi sentii persa. Non sapevo cosa fare, piangevo a dirotto, credevo che non sarei più riuscita a tornare a casa. Alla fine chiamai mia madre. La sua voce allarmata dall’altra parte del telefono e le sue parole di incoraggiamento mi aiutarono a calmarmi e a riprendere la metro e fare il percorso al contrario. Arrivata a casa mia mamma mi chiese perché non ero andata a scuola, le risposi che avevo un’interrogazione e non avevo studiato bene. Non fece fatica a crederci, a scuola non ero più la prima della classe. La mia vita era un disastro non credevo più in me, non parlavo con i miei genitori e l’unica cosa che mi importava erano i social, dove nessuno sapeva chi fossi.

Vivo da un anno chiusa nella mia stanza, il mio computer è sempre acceso, anche di notte chatto con tanti amici, che non conoscono la mia vera identità. Ciao, sono Noemi.

Classe 1 C

Sara Cirelli, Rebecca Di Rubbo, Iris Pietriiusti, Giulia Valeri

Tutta colpa di un cerotto

Luca era un ragazzo basso, cicciottello, aveva gli occhiali e molti brufoli. Un giorno mentre tornava da scuola per andare agli allenamenti di basket, nel tragitto cadde e si fece male al ginocchio. Quando arrivò in palestra, andò in infermeria e si fece dare un cerotto. Nello spogliatoio Nicolas, il bullo della scuola, fu colpito dal cerotto di Peppa Pig con i cuoricini che Luca aveva sul ginocchio. Nicolas era un ragazzo con un bel fisico, con una pettinatura alla moda, alto e biondo, con gli occhi verdi ed era molto ammirato dalle ragazze. Vedendo Il cerotto esclamò:”Wow, è arrivata la femminuccia sfigata, che bel cerotto che hai!!!!!”. Luca, rosso dalla vergogna, uscì fuori dalla palestra mentre gli altri ridevano e si chiuse in bagno piangendo.

Elisa Francesconi, 1H

Dopo essersi asciugato le lacrime, si strappò il cerotto e rientrò. Inizio l’allenamento e fece finta di niente mentre gli altri continuavano a ridere. Dopo la lezione tornò nello spogliatoio e Nicolas riprese a prenderlo in giro insieme agli altri. Il problema era che Luca e Nicolas si trovavano nella stessa classe e le prese in giro continuarono anche in classe. Tutti ridevano e lo chiamavano “Peppa Luca”, tranne Janette, la ragazza più bella della classe. Stanca di quella situazione che andava avanti da giorni, andò dalla professoressa denunciando quanto stava accadendo. Nicolas venne aspramente rimproverato davanti alla classe e dovette chiedere scusa a Luca. Nei giorni successivi Janette spesso andava a parlare con Luca e divenne ben presto la sua migliore amica. Egli finalmente non venne più preso in giro e decise di aiutare sui social, i ragazzi che subivano atti di bullismo, convincendoli a denunciare i bulli.

G.Di Tella, G.Di Paolo 1D

La nostra classe, la prima F, ha partecipato al progetto contro il bullismo. Il bullismo è un termine utilizzato per indicare atti di violenza che, frequentemente, si verificano nel periodo adolescenziale e preadolescenziale, soprattutto a scuola. Questo fenomeno si manifesta con derisioni, umiliazioni e minacce, soprattutto nei confronti della VITTIMA, considerata debole. Spesso l’azione del BULLO è continuativa e ha lo scopo di far stare male la vittima con prepotenze fisiche e verbali. Per approfondire sull’argomento abbiamo partecipato ad alcunieventicome ilpercorso interattivo “Gli altri siamo noi”, l’incontro con la polizia postale e la visione del film “Wonder. Abbiamo anche realizzato un video in cui raccontiamo le nostre esperienze. Se volete vederlo, scaricate un lettore di QR code sul vostro cellulare, inquadrate il codice qui sotto e il gioco è fatto!

Matilde Veneri Prima F

Le persone affrontano il bullismo in diversi modi, ma per me la cosa più astuta da fare è far capire al bullo che quello che sta facendo non è una cosa buona, ma sta sbagliando.

Ho riflettuto su una cosa… se io non aiutassi i miei compagni un po’ più aggressivi, loro continueranno a fare sempre la cosa sbagliata e quindi in un certo senso vorrei prendermi cura di loro, cioè far capire che non è bello bullizzarsi.

- Ogni anno in tutte le scuole del mondo dovremmo organizzare degli incontri in cui le persone che sono state bullizzate spiegano come hanno superato questa situazione.

Potremmo risolvere questo problema parlando anche con i bulli che potrebbero avere bisogno di aiuto, per farli sfogare in cose che non avrebbero mai detto a nessuno.

Vorrei dire a tutte le vittime di bullismo che anche se credete che nessuno vorrà ascoltarvi o se avete troppo timore, fidatevi delle persone più care a voi: loro vi ascolteranno sempre.

Il bullismo e le prese in giro sono inutili perchè invece di trattarsi male si potrebbe parlare senza far niente a nessuno. Certo, i litigi possono esserci sempre, ma l’importante è fare pace.

A parer mio i bulli sono solo persone che non hanno avuto una bella infanzia e per sfogarsi se la prendono con altre persone.

Per me la regola per risolvere questo problema è essere amici, essere sempre uniti tra di noi e aiutarsi a vicenda.

Secondo me nessuna forma di bullismo deve essere tollerata e vorrei proporre sanzioni maggiori.

classe 1 L

I modi per combattere i bulli sono due: non reagire e parlarne con genitori e insegnanti. Non bisogna mai cedere alle provocazioni perché è quello che il bullo vuole. Molti ragazzi bullizzati non fanno niente, però dovrebbero reagire, non con le mani ma con l’intelligenza: dovrebbero dire tutto ad un adulto. Quindi, se venite bullizzati, parlatene.

Classe 1B, Lorenzo, Leonardo, Luca, Ester.

Questa breve poesia nasce d alle frasi e dalle riflessioni raccolte in classe.

Forti e deboli

Nei loro occhi non c’è paura. Non temono la conseguenza. Sentono solo mancanza forse d’affetto o d’attenzione. Mai avvertono un’emozione.

Stringono i pugni, mostrano i denti ma da soli sono inconcludenti.

Negli occhi dell’altro, leggi la paura che rende la vita sempre più scura.

Sente di essere inadeguato poiché ogni giorno viene umiliato. Chiuso in se stesso lo vedi soffrire e non sa a chi può dire

Aspetta una fine che mai arriverà per poter vivere in tranquillità.

C
Matteo Alfieri, Matteo Caputo, Stella Rodia, Alice Salvatorelli
Classe 1
Marta Paglialunga, 1H

TRA LA NEBBIA DELLA VITA

OSSERVAI UN RAGAZZINO

DAL PICCOLO CUOR INFRANTO.

TRA LE LACRIME LA SUA FELICITA’ SVANI’, FRA PIANTI E INSULTI CONTINUI

A VAGAR SENZA IL COR

A LUI TESI LA MANO

E PER L’ AMOR DELLA VITA INSIEME LOTTAMMO. ALL’IMPROVVISO IL DOLORE SVANI’

E CON IL RISPETTO E L’AMORE

IL CIELO SI SCHIARI’.

Luca Pelle 1B

Cuore
con le ali

Le parole come pistole Mi colpiscono le parole, proprio come pistole. IL bullo non è mai gradito dalle scuole dovrebbe essere bandito ma purtroppo non succede così e vengo picchiato ogni dì. Non parliamo dei social media, ricordando che sono ancora in prima media. Si usa l’altruismo per combattere il bullismo. Purtroppo questo non succede e lo pago a mie spese.

Francesca Cardinale IB

I VALORI DELL’AMICIZIA

L’AMICIZIA È UN CALDO ABBRACCIO. L’AMICIZIA È COME UN AMICO IMMAGINARIO NON SI VEDE MA TI DA’ CONFORTO.

LA GENTILEZZA È COME UN ALBERO CHE TI PORGE I RAMI E TI SORREGGE.

LA FEDELTA’ È UN PATTO CHE NON VA TRADITO.

AIUTARE IL PROSSIMO È UN DOVERE E UN PIACERE.

IL RISPETTO È UNA PAROLA D’ORDINE NON BISOGNA TRADIRLO.

Leonardo Annessi 1B

Insieme contro il bullismo.

Il bullismo fa male ti fa affogare nel mare

Il bullismo è brutto non ti dà gusto. Il bullo non è mai solo forma coalizioni d'oro. Il bullismo si può e si deve fermare via terra e via mare.

Il bullismo si deve fermare perché non ti fa più respirare.

Il bullismo si vince insieme con la stessa forza con cui cresce un seme

Davide Valentini Andrea Cillis IB

Mille difetti

Quel bullo dal cuore di ferro che crede di essere tanto bello Quel bullo, quel giorno di scuola quegli occhi pieni di odio color nocciola

Ti picchia, ti insulta perché sei diverso torni a casa, lo pensi e ti sei perso Con lealtà e altruismo abbattiamo il bullismo Se c’è un consiglio che vi posso dare non vi fermate continuate a camminare!

Simone di Nino e Davide Rocchetti

Sharon Fabiana Galletti Martina Astolfi Francesco Maciocia Carlo Del Fuoco Walter Salmasi

Il Bullismo secondo la Prima G

Il bullismo è una minaccia vera e concreta. Spesso non la riconosciamo, oppure la tolleriamo soprattutto se non siamo noi o chi ci è vicino a patirne le conseguenze. Chi è bullizzato, spesso è solo e non ha il coraggio di ribellarsi. Il bullismo è un cancro per la comunità. Se preso in tempo può essere estirpato con facilità, ma se lasciato proliferare può risultare deleterio.

Purtroppo non è raro che ci accorgiamo della sua presenza quando ormai è troppo tardi, e per questo è indispensabile parlarne e far comprendere che è un nemico vulnerabilissimo.

Il bullismo non fa paure se lo si affronta con la consapevolezza che contare sull’aiuto degli altri, ragazzi o adulti, non è un atto di codardia, ma è l’unica risposta sensata ad una condotta vile e intollerabile.

Per questo è indispensabile parlarne, parlarne, parlarne… Questo in sintesi il contenuto degli elaborati dei ragazzi della Prima G frutto di una attività intensa e partecipata che si è sviluppata in più fasi e alla quale sono state dedicate diverse ore di lavoro.

La tematica è stata analizzata attraverso la lettura, l’ascolto e la visione di testimonianze esterne, raccolte da internet, tv o pubblicazioni cartacee.

Non sono però mancati anche i contributi diretti dei ragazzi che si sono raccontati e hanno raccontato esperienze dei propri coetanei apprese direttamente o raccolte dai media.

La narrazione è stata accompagnata dal dibattito che ha riguardato soprattutto la riconoscibilità di questo fenomeno. Ci si è interrogati su quali siano effettivamente i limiti da non superare, affinché lo scherzo e la goliardia tra pari, non assuma il carattere dell’insulto e della sopraffazione. Il pericolo maggiore è stato individuato proprio nella mancanza di percezione del pericolo incombente, un equivoco che può risultare fatale.

A fare chiarezza su questo punto ci hanno pensato Alessio, Francesco e Ludovico che hanno rappresentato in maniera colorita ed efficace un decalogo per difendersi dal bullo. Si sono soffermati in particolare su una minaccia ancora più grave rispetto a quella già intollerabile del “bullo analogico” di vecchio stampo: si sono riferiti infatti al cosiddetto cyber bullismo. Il bullismo via internet può avere un eco ed una diffusione inimmaginabili, soprattutto se si utilizzano immagini o addirittura filmati. Post o discussioni sul web possono

avere enorme risonanza, tanto sfuggire al controllo sia di chi li pubblica, sia di chi ne risulta vittima.

Non si tratta dunque del comune vilipendio (comunque da condannare), si va ben oltre! Vengono divulgati gli aspetti intimi della vittima, quelli che la rendono più vulnerabile ed incapace di giustificarsi di fronte al mondo che la circonda.

Dunque dopo le parole ed il confronto, la classe si è divisa in gruppi ed ha tradotto le opinioni raccolte in un manifesto del proprio modo di combattere questo pericoloso fenomeno.

Superata l’iniziale comprensibile insicurezza, ha preso avvio l’elaborazione condivisa, motivata e creativa di un cartellone.

Il foglio bianco ha abbandonato in breve tempo il suo candore, popolandosi di parole, suggerite da una moralità spontanea priva di retorica, accompagnate da disegni fantasiosi e colorati. Diego, Sara ed Alpha hanno ricordato che l’equilibrio della comunità dipende dai legami e dalle relazioni tra tutti i suoi componenti. I ragazzi hanno paragonato questa condizione ad un puzzle che via, via si compone di infiniti pezzi che vanno a definire la nostra società. È significativo riflettere sul fatto che l’esclusione o lo smarrimento, anche di una sola tessera in questa

enorme distesa di tasselli, significa correre il rischio di non poterla sostituire con una uguale, cioè perderla per sempre.

Lasciare da solo chi viene escluso da una parte insignificante della comunità, è una sconfitta della stessa comunità che non può essere tollerata. Nicolò, Flavio, Alessandro ci hanno ricordato che un arcobaleno gioioso di pace e amicizia possono tranquillamente contrastare il bullo, costringendolo all’isolamento e alla riflessione: è diverso chi offende e crede di farsi forte con la violenza verbale e fisica! Stella, Tommaso e Gaia hanno però ricordato che “...anche il bullo potrebbe essere o essere stato vittima”. Quindi non bisogna dimenticare che la società ha il compito di educare e di far comprendere che esiste una soluzione per rimediare ad uno sbaglio

essere o essere stato vittima”. Quindi non bisogna dimenticare che la società ha il compito di educare e di far comprendere che esiste una soluzione per rimediare ad uno sbaglio. Ludovica, Marta e Martina hanno indicato la strada da percorrere individuando nell’uguaglianza, nella garanzia dei propri diritti e nella condivisione delle difficoltà, le risorse indispensabili per poter percorrere insieme l’accidentato cammino della vita. Il bullismo non è che una tra le tante forme di violenza e di sopraffazione che rischieremo di incontrare lungo la strada. Da soli non si vince. Solo l’unione di intenti, la condivisione delle risorse e delle responsabilità, la solidarietà, possono permetterci di affrontare e superare gli ostacoli. La direzione in cui

marciare è la stessa per tutti: non è indispensabile essere davanti agli altri; non dobbiamo necessariamente essere sempre noi a guidare le fila; non c’è nessun traguardo da tagliare per primi. Le regole da seguire non sono molte, ma una cosa è assolutamente vietata: approfittare di chi è più debole

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