Azione 03 del 16 gennaio 2017

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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 16 gennaio 2017 • N. 03

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Cultura e Spettacoli

L’Anima del segno

Mostra Opere di Hartung, Cavalli e Strazza esposte al Museo Civico Villa dei Cedri di Bellinzona,

fino al 29 gennaio 2017

Isabella Steiger Felder L’obiettivo della mostra è di avvicinare il visitatore ai modi di fare arte e a una riflessione sui materiali e i mezzi espressivi. Hartung come precursore dell’informale che appare sulla scena artistica negli anni 50 e si contrappone alla vecchia maniera dell’astrazione geometrica delle scuole del Costruttivi-

smo, di De Stijl e del Bauhaus. La complementarietà tra pittura e grafica, che qui riconferma la dignità della grafica come tecnica a sé e non è più vista come appendice della pittura. Sia in Hartung (1904-1989), sia in Strazza (1922), sia in Cavalli (1930) la pittura, il disegno e la grafica comunicano uno stesso sentire artistico. Hartung si afferma sulla scena ar-

Intervista a Massimo Cavalli Massimo Cavalli, quali sono, dal suo punto di vista, le affinità tra il suo lavoro e quello degli artisti Hartung e Strazza, a prescindere dalle tecniche artistiche che vi accomunano?

Hartung è una figura di riferimento per tutta la mia generazione. Con Strazza siamo colleghi. Sono stato nel suo studio a Roma intorno al ’96. Il linguaggio espressivo ci accomuna tutti e tre. Gli strumenti di lavoro e le tecniche sono molto personali. L’accento specifico nel proprio lavoro diventa personale. A proposito del suo lavoro i critici hanno ricordato il suo interesse per Morandi e per Braque. In che modo questi artisti hanno contribuito alla sua ricerca personale?

In particolare vi è il mio interesse per il lavoro di Morandi che non pratica la litografia, cosa che ho approfondito con interesse. In lui impressiona l’aderenza a un problema specifico, un desiderio molto personale. Braque segna il mio percorso, attraverso la raffinatezza e l’intelligenza del suo lavoro, soprattutto nei disegni. Entrambe le figure sono state di interesse per il mio lavoro. Picasso desta il mio interesse, ma in modo molto più moderato. La ragione di esporre insieme Hartung, Cavalli e Strazza si evidenzia soprattutto nell’uso del linguaggio informale. Ci sono casi in cui il mio lavoro e quello di Strazza sono molto vicini, senza volerlo sono nate delle affinità.

È stato docente per molti anni: in che modo l’insegnamento ha contribuito alla ricerca artistica?

L’insegnamento dell’incisione a gruppi di cinque o sei allievi interessati alla materia mi dava, nei vari problemi espressivi, moltissimo.

Le diverse tecniche quali la pittura, il disegno e l’incisione che ruolo hanno nel suo lavoro?

Ho sempre lavorato la pittura e l’incisione come tecniche con uguali interessi. Nella litografia, nella calcografia e nella pittura il problema espressivo fa stato. È la tecnica che diventa il problema espressivo e molto personale. La xilografia è un ambito poco conosciuto della sua attività. Come mai?

Ho praticato la xilografia a due riprese, nel 1950, nel ’60 e nel ‘70 in modo impegnativo ma ho sempre, sbagliando, distrutto tutto. Nella mia generazione il distruggere diventava necessità espressiva, come pratica contagiosa. Di litografie ce ne sono parecchie, realizzate da uno stampatore di Baulmes, Edmond Quinche, conosciuto grazie allo stampatore Gianstefano Galli, attivo a Novazzano. Mentre da Giorgio Upiglio ho lavorato e imparato moltissimo. Ho stampato lastre di zinco preparate per la litografia. Ho praticato la litografia durante tutto il mio percorso artistico e credo che l’ultima sia del 2011.

tistica con i lavori degli anni 1953-59, esposti alla Documenta di Kassel nel 1959. I primi acquarelli astratti sono del 1922, mentre nel 1924 realizza le prime tele astratte. Nel 1933 a Minorca crea opere dagli accenti sempre più informali, sulla base dei primi acquarelli. Nel ’54 Strazza è a Venezia e incontra tra gli altri Parmeggiani e Vedova. Cavalli completa gli studi a Milano (Accademia di Brera, 1954) ed espone nel 1967 alla nota Galleria il Milione di Milano. Tutti e tre seguono le orme della tradizione artistica europea indirizzando lo sguardo verso l’origine del segno dei grandi maestri. Cavalli s’interessa al lavoro di Morandi e Braque, Hartung a Frans Hals, a Rembrandt e a Goya, mentre Strazza s’interessa a Piranesi e Rembrandt. Tutti e tre gli artisti rivolgono l’attenzione ai loro predecessori, affrancandosi da ciò che è stato fatto per dar vita a nuovi modi di intendere e fare arte. L’esposizione si sviluppa su due diverse scelte museografiche. La disposizione è cronologica, susseguendo sale dedicate al singolo artista ad altre comuni. In particolare, il quadro dai toni bianco/grigio di Strazza (dal formato stabile, con poche variabili cromatiche e con un segno continuo che deborda lo spazio) riconferma il titolo Segno continuo, 2012, è contrapposto al quadro nero di Cavalli Senza titolo, 1990, di formato verticale (dai molti segni bianchi, contrastanti e verticali che riconfermano il formato), per poi ritrovare Hartung con L 1973 -12 1973, dove il doppio si evidenzia nella campitura e nei segni (vi è una contraddizione tra formato verticale e le campiture nere orizzontali). È messo in evidenza il fare arte di ognuno di loro: dal segno singolo, al doppio, al multiplo. Bellinzona diventa luogo di confluenza di un dialogo artistico tra cultura italiana – in cui operano sia Strazza sia Cavalli – e francese, terra di adozione di Hartung e luogo di elezione di Cavalli. La mostra indaga il tema del segno e la contrapposizione tra la pittura e l’incisione. Hartung sviluppa modi avanguardistici utilizzando strumenti di

Massimo Cavalli Vibrazioni, 1978 Acquaforte su rame Museo Civico Villa dei Cedri, Bellinzona Donazione dell’artista 1996. (Museo Civico Villa dei Cedri, Bellinzona)

uso comune quali spatole, raschietti, spazzole dalle setole di ferro già nel ’60, imprimendo una nuova svolta al suo lavoro (utensili ben visibili nella mostra a lui dedicata nel 2008, La quadratura del cerchio, Saint Paul de Vence). Strumenti che hanno forti affinità con quelli utilizzati da Cavalli e Strazza. Oltre a lasciare il segno e a moltiplicarlo, tendono a sottrarre materia. Negli artisti in mostra la ricerca estetica non è fine a se stessa, ma è la risposta a un connubio tra materia e segno, tra gestualità e controllo, tra corpo e strumento (in Hartung il corpo privato di una gamba durante la seconda guerra mondiale lo costringe a lavorare da seduto sulla sedia a rotelle). L’arte è intesa quale mezzo capace di ridare al soggetto una possibilità di conoscenza del mondo, attraverso le emozioni di un’esperienza pratica e tangibile. Cavalli persegue già negli anni 60 tutti gli elementi presenti nel suo linguaggio artistico futuro. L’astrazione come vigore e incisività dell’immagine, la ripetizione del

gesto, il segno che opera per eliminazione (Senza titolo, 1960). La pittura rappresenta ancora vaghi elementi paesaggistici, mentre la grafica di allora si allontana sempre più dalla mimesi, per dirigersi verso l’astrazione, anche se alcuni titoli (Canneto, Fili d’erba, SALA 04) rimandano a immagini naturalistiche. Alla fine degli anni 50 Strazza afferma di essersi interessato alla pittura di Hartung. Strazza opera già allora sul «fare segni» (Racconto segnico o Segni in attesa). Va ricordato il suo contributo didattico per l’incisione, tra cui il libro Segno e gesto, tecnica dell’incisione, Milano Edizioni Scheiwiller, punto di riferimento di un’intera generazione. Ciò che accomuna i tre artisti in esposizione è la particolare attenzione per materiali diversi, che raggiungono incredibili risorse espressive ed emozionali nella loro azione e lettura del mondo, per restituirci il piacere di una visita a una mostra degna d’interesse sia per i contenuti sia per il luogo suggestivo in cui si trova.

Al LAC un asino e una famiglia in maschera

Teatro A lan Alpenfelt ripesca dall’archivio radio una farsa di Dürrenmatt, mentre la celebre Familie Flöz

porta a Lugano un formula scenica di grande originalità e di successo internazionale Giorgio Thoeni Fra i radiodrammi di Friedrich Dürrenmatt, Il processo per l’ombra dell’asino è forse quello più famoso e rappresentato. Negli archivi radiotelevisivi della RSI è conservata una versione radiofonica del 1961 (con Ketty Fusco, Tino Carraro, Alberto Canetta, Raniero Gonnella e altri) e un’altra realizzata nel 1983 per il piccolo schermo da Sandro Bertossa. Oggi il testo è tornato alla ribalta grazie alla passione multimediale di Alan Alpenfelt, un artista che riunisce le caratteristiche ideali per declinare una commedia nata per essere ascoltata. Ecco dunque che Il processo per l’ombra dell’asino ha debuttato venerdi scorso al Teatro Foce di Lugano nell’allestimento diretto dal giovane regista (assistito da Adele Raes) come prima tappa di un’operazione antologica sui radiodrammi dell’autore di Konolfingen curata della compagnia V XX ZWEETZ in collaborazione con il Teatro d’Emergenza, Radio Gwendalyn, la rassegna Home e in coproduzione con LuganoInScena. La commedia è costruita come

una grottesca allegoria sociale, una «struttura sperimentale» per illuminare orrori, ipocrisia e immoralità del mondo. Alpenfelt rilegge Dürrenmatt per un affresco sonoro alla Bosch con pennellate espressioniste, humus drammaturgico dove coltivare il paradosso fra voci, atmosfere e attori che ruotano attorno al manichino «olofono» per quella speciale magia dove le regole dell’emozione le dettano i suoni, i timbri di una dimensione radiofonica senza leggìo (tutt’altro che scontata)

per un ascolto interamente in cuffia di una platea avvolta dall’illusione sonora, nel fascino teatrale della penombra. La storia racconta di una Grecia antica, di un dentista che affitta un asino e della disputa che nasce con l’asinaio per aver usato l’ombra del quadrupede, una prestazione non compresa nell’affitto. La vertenza finisce in tribunale e si trasforma in un affare di stato... tra voci registrate e attori in scena. I bravissimi Adalgisa Vavassori, Ulisse Romanò, Nello Provenzano, Roberto

La locandina per lo spettacolo del Teatro d’Emergenza. (www. luganoinscena.ch)

Albin e Mssimiliano Zampetti. Musiche dal vivo di Gabriele Marangoni, sonorizzazione di Enrico Mangione, luci di Andrea Borzatta, costumi di Laura Pennisi e «dramaturg» Simone Gonella. Sala piena e bella accoglienza alla prima. Un noir senza parole

Per aprire il cartellone del nuovo anno LuganoInScena ha scelto di ospitare la compagnia tedesca Familie Flöz con Hotel Paradiso, uno spettacolo che approda per la prima volta nella sala del LAC e che non passa inosservato grazie al suo linguaggio teatrale originale. La produzione nata dieci anni fa ha ormai fatto il giro del mondo registrando ovunque un grande successo di pubblico e di critica. Nata a Essen, oggi con sede a Berlino, la Familie Flöz è uno degli esempi più acclamati di «teatro fisico», rappresentazioni cioè che non fanno uso della parola ma che sfruttano il corpo, la pantomima e la maschera per dar vita a personaggi e a storie sorrette da una linea drammaturgica. Per intenderci, come nello stile dei Mummenschanz, dove gli artisti associano

studiate tecniche di movimento a vari tipi di maschera. La particolarità del linguaggio e dello stile della Familie Flöz si lega alla maschera espressiva in una dimensione esagerata, grottesca e non convenzionale (come la si ritrova nei Fasnacht di area germanofona), per personaggi al centro di scene in cui la clownerie diventa sale per trame gustose, complesse, volutamente paradossali. Non una parola, pochissimi effetti di luce e musica quanto basta per novanta minuti di gran teatro: in Hotel Paradiso sono solo quattro attori (gli straordinari Anna Kistel, Matteo Fantoni, Nicola Witte e Daniel Matheus diretti da Michael Vogel) che creano il vortice di una giostra con sedici personaggi in un noir in salsa bavarese ambientato in un albergo di montagna a gestione familiare dove ruotano sentimenti, scene esilaranti, melanconia, poesia. Un’allegoria della vita dove amore e morte vengono sdrammatizzati da un teatro dinamico, ironico, ritmato, unico e intelligente. Un lavoro di alta classe e con una gran cura del dettaglio. In altre parole: irresistibile.


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