Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 10 febbraio 2014 • N. 07
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Società e Territorio Annuncio pubblicitario
L’opera di Paolo Mariotta Architettura La Fondazione Archivi
Architetti Ticinesi dedica un volume al locarnese che progettò intensamente dagli anni Trenta ai Settanta, oltre i confini svizzeri e europei
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Fondo P. Mariotta, AAT
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Elena Robert Paolo Mariotta è stato uno dei protagonisti dell’architettura del Novecento in Ticino e ha contribuito tra gli anni Trenta e Settanta, al pari di altri colleghi come Rino Tami, Bruno Brunoni, Alberto Camenzind, Bruno Bossi e Augusto Jäggli, all’evoluzione della stessa, da prima della guerra a dopo il conflitto, traghettandola dalla tradizione alla modernità. Lo fece distinguendosi con un’attività intensissima (che suscitò a volte anche controversie) fino alla sua scomparsa a 67 anni nel 1972, lasciando decine di opere realizzate solo nel Locarnese, la sua regione. Fu uomo di mondo che andò oltre i confini svizzeri e europei, unico della sua epoca in Ticino a costruire a Zurigo, Lucerna, Basilea, in Spagna a Saragozza, Barcellona e Madrid, in Portogallo a Lisbona e persino a Lima in Perù. Dalla sua morte sono trascorsi più di quarant’anni e nei decenni si è sfumata la memoria del suo operato, nonostante il successo in vita e forse proprio per il carattere internazionale della sua attività. Negli ultimi sei anni la Fondazione Archivi Architetti Ticinesi (AAT) ha portato a termine la catalogazione dei copiosi materiali ricevuti dai figli Alfredo e Carlo Mariotta nel 1997. I progetti conservati nel Fondo Paolo Mariotta sono 186, corredati da documenti e bellissimi disegni prospettici acquarellati su cartoncino o eseguiti a carboncino su carta da schizzo, foto d’epoca delle opere realizzate. L’approfondimento dell’AAT è sfociato nella pubblicazione Paolo Mariotta Architetto 1905-1972, edita dalla fondazione, a cura di Angela Riverso Ortelli con testi di quest’ultima, di Paolo Fumagalli, di Simona Martinoli e di Lorenzo Cotti. Grazie a questo studio si sono potuti mettere a fuoco il lavoro e la personalità in ambito professionale di Paolo Mariotta. La curatrice del volume evidenzia che l’architetto «ha saputo trarre ispirazione dai desideri di una committenza sì benestante e desiderosa di innovazioni, ma anche fortemente legata al territorio e conservatrice». Ha progettato ville, case unifamiliari, d’appartamenti, di vacanza, palazzi amministrativi, supermercati, cimiteri, centri parrocchiali, restauri di monumenti (S. Nicolao a Giornico nel 1942), «riuscendo a tematizzare ogni progetto», rileva Paolo Fumagalli, trovando soluzioni architettoniche differenti, anche discordanti e non senza contraddizioni, ottenute in modo libero. Simona Martinoli indica nell’«intreccio di arcaismi
e novità» la peculiarità di molte opere di Mariotta degli anni Trenta. Il suo ricorso, fino alla fine di quel decennio e in particolare nelle abitazioni private, a elementi classici come armoniosi porticati con archi e colonne, splendidi cancelli in ferro battuto va interpretato, annota Fumagalli, come una «necessità» in quanto valori da conservare oltre che per rendere più chiare le scelte compositive e formali. Per Fumagalli siamo di fronte a un’architettura colta sostanzialmente razionale e geometrica, che parte da un progetto totale, quasi sempre da uno spazio centrale capace di ordinare la gerarchia della composizione all’interno di un edificio nonché di entrare in stretta relazione con l’esterno e il paesaggio intorno (Villa Gioia a Ascona del 1938, Villa Dörner a Orselina del 1938, Villa Eugster a Castagnola del 1947). A partire dagli anni Quaranta e Cinquanta Mariotta la esprimerà in modo ancora più marcato soprattutto nelle realizzazioni di carattere pubblico. Tra queste il Garage Biffoni a Muralto, il nuovo emporio Feldpausch a Zurigo (demolito), entrambi del 1946, la Palazzina Ambrosoli a Locarno del 1951, il grande magazzino Sepu a Madrid del 1951, la Centrale Verbano a Brissago del 1952, la sede amministrativa La Colmena a Lima in Perù del 1958 (nella foto sopra), l’ampliamento del cimitero di Locarno (un concorso vinto nel 1961), i grandi magazzini Epa a Lugano del 1962, il palazzo amministrativo Ofima a Locarno del 1965, gli appartamenti al Bosco Isolino a Locarno del 1971. Temi cari all’architetto Paolo Mariotta sono la cura dei dettagli costruttivi e la scelta dei materiali naturali, l’«invenzione» delle vetrine a sé stanti negli ampi spazi d’accoglienza all’entrata dei grandi magazzini, il ricorso a lavori in ferro battuto del suo amico fabbro, l’artigiano e artista Arrigo Spertini, il ricorso a interventi e sculture dell’amico Remo Rossi, l’uso di vetri colorati come strumenti compositivi, lo sviluppo della scala, quasi un elemento scultoreo. La ricerca della misura, cioè dell’equilibrio nei suoi progetti si traduce, come evidenzia Lorenzo Cotti, nell’eleganza che si trasforma in leggerezza. E non è un caso che l’architetto si distinguesse per raffinatezza, signorilità e naturale riservatezza. Bibliografia
Paolo Mariotta Architetto 1905-1972, a c. di A. Riverso Ortelli, Fondazione Archivi Architetti Ticinesi, 2013
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